FONDAMENTI DI ILLUMINOTECNICA - VANTAGGI DELL'ILLUMINAZIONE A LED - Palazzoli Academy

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FONDAMENTI DI ILLUMINOTECNICA - VANTAGGI DELL'ILLUMINAZIONE A LED - Palazzoli Academy
FONDAMENTI DI ILLUMINOTECNICA
                    VANTAGGI DELL’ILLUMINAZIONE A LED

Palazzoli Academy
FONDAMENTI DI ILLUMINOTECNICA - VANTAGGI DELL'ILLUMINAZIONE A LED - Palazzoli Academy
SOMMARIO

    PREMESSA                                                  4

    LA LUCE                                                   6
    Descrizione del fenomeno                                  6
    Onde elettromagnetiche                                    7
    Propagazione della luce                                   7

    VISIONE                                                   8
    Fisiologia dell’occhio                                    8
       - Adattamento                                         10
       - Accomodamento                                       11
       - Convergenza                                         11
    Processo percettivo                                      12
    Prestazione visiva                                       14

    GRANDEZZE FONDAMENTALI                                   15
    Flusso                                                   15
    Intensità                                                17
    Illuminamento                                            18
    Luminanza                                                18

    LEGGI FONDAMENTALI
    DEL CALCOLO ILLUMINOTECNICO                              19
    Legge dell’inverso del quadrato                          19
    Legge fondamentale dell’illuminotecnica per
    apparecchi ad altezza costante                           19
    Tabella comparativa delle grandezze radiometriche e
    fotometriche                                             20
    Fenomeni di riflessione                                  22

    FOTOMETRIA                                               23
    Luxmetri                                                 23
    Goniofometri                                             24
    Sistemi di misura                                        28
    Tecniche di misura                                       30
    La sfera integratrice o di Ulbricht                      31

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SPETTROMETRIA                                          32
 Misure spettrali                                      32
 Il corpo nero                                         34
 Temperatura di colore correlata delle
 sorgenti                                              35

COLORE                                                 37
 Sintesi Additiva e Sottrattiva                        38
 La percezione dei colori                              39
 Misura del colore                                     41
 - Tinta                                               41
 - Luminosità                                          42
 - Saturazione                                         42
 Indici di resa cromatica                              43
 Indici CRI e TM30                                     44

SORGENTI LUMINOSE                                      49
 Tecnologie e tipi di sorgente                         49
 - Incandescenza                                       49
 - Alogene                                             49
 - Fluorescenti                                        50
 - Lampade a scarica                                   50
 - Lampade a scarica agli ioduri metallici             51
 - Lampade a scarica a vapori di sodio                 51
 - LED                                                 52
 Efficacia luminosa                                    56

APPARECCHI DI ILLUMINAZIONE                            57
 Apparecchi tradizionali                               57
 Apparecchi LED                                        59
 Binning                                               62
 File di intercambio                                   63
 Vita media di un apparecchio LED                      65
 Metodo di classificazione della vita media degli
 apparecchi LED                                        68

ILLUMINAZIONE LED
E RISPARMIO ENERGETICO                                 70
 Illuminazione degli ambienti industriali              70
 Metodo del flusso totale                              72
 Relampimg e retrofit                                  76
 Risparmio energetico                                  77
 Payback time                                          78
 Vantaggi dell’illuminazione LED                       79

                                                            3
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PREMESSA

    LA LUCE È VITA.                                       in cui fare delle cose, eseguire dei compiti:
                                                          insomma si è sempre ingegnato per riuscire a
    Quando nasce un bambino si dice che è venuto          proseguire le sue normali attività anche quando
    alla luce, indicando con questa espressione che       la luce naturale, la luce del sole, non ci riscalda
    una nuova vita è iniziata; nella Bibbia, Dio,         più, oppure quando è oscurata dai fenomeni
    dopo aver creato il cielo e la terra, disse “sia la   naturali.
    luce” e così tutto cominciò.                          La luce artificiale ha una storia antichissima,
    I bambini, e spesso anche gli adulti, hanno paura     è connaturata con le attività umane, perché
    del buio e sono subito rassicurati dall’accensione    l’uomo ha sempre tentato di rimanere attivo,
    di una lucina: solo con la luce si scacciano le       di continuare a fare cose, vedere gente anche
    paure, perché prendiamo consapevolezza di noi         quando il sole è ormai tramontato, ma gli rimane
    stessi e dell’ambiente intorno a noi e possiamo       la voglia di proseguire quello che sta facendo,
    intervenire per modificare ciò che ci circonda.       oppure perché vuole operare dove la luce del
    Se non vediamo dobbiamo muoverci a tastoni,           sole non arriva.
    non riusciamo a prevenire i pericoli, perché          Nel sito di Abri Castanet, in Francia, ci sono
    non li avvertiamo in anticipo e, in sostanza,         immagini incise su un blocco calcareo che
    abbiamo un sacco di difficoltà a proseguire le        risalgono a circa 37000 anni fa in una grotta
    nostre normali attività.                              in cui difficilmente filtra la luce del giorno: il
    Il buio ci induce al riposo e al sonno, mentre la     nostro progenitore artista doveva, per forza,
    luce ci sveglia e ci rende attivi.                    disporre di luce artificiale, che gli permettesse
                                                          di incidere e dipingere le pareti e la volta della
    L’uomo ha sempre seguito il ritmo della luce e        caverna.Lo stesso devono aver fatto gli artisti
    del buio, del giorno e della notte, dell’attività     della grotta di Magura, in Bulgaria, circa 8000
    e del riposo, ma ha anche sempre tentato di           anni fa oppure gli artisti sudamericani della
    prolungare le ore di luce, le ore attive, le ore      Cuevas de las Manos, in Patagonia.

4                                               Grotta di Magura
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Cuevas de las Manos

E tanti altri nostri antichi progenitori.          solamente quella dei ceri accesi davanti ai
Tutto questo testimonia una volontà di svolgere    tabernacoli e alle immagini sacre agli angoli
le attività umane anche dove non arrivava la       delle strade. Nel 1788 però in tutta la città
luce del sole o dopo che il sole era tramontato:   c’erano già 1200 lampioni di vari tipi: lumi ad
testimonia la necessità di luce artificiale, che   olio e in un secondo tempo a petrolio.
naturalmente, a quei tempi, non era sicuramente    All’imbrunire arrivavano i Lampedée (coloro
luce elettrica.                                    che si occupano delle lampade) con la scala, la
                                                   perteghetta (la pertica) e la scatola contenente il
Da poco più di cento anni noi tendiamo ad          bricco dell’olio e accendevano i lampioni.
identificare la luce artificiale con la luce       Poi al mattino facevano di nuovo il giro per
elettrica, ma se pensiamo alle grandi città        spegnerli.
Europee della metà del diciannovesimo secolo       Nel 1820 i ceri furono sostituiti dalle lampade
ci vengono subito in mente bellissimi pali in      Argant. Dal 1843 vennero introdotte le lampade
ghisa finemente decorati che servivano per         a gas gestite da una società belga che aveva il
l’illuminazione pubblica a gas. A Milano per       suo gasometro vicino all’attuale Università
tutto il ‘700 l’illuminazione pubblica era quasi   Bocconi.

                                                                                                         5
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LA LUCE

    DESCRIZIONE DEL FENOMENO                            Il nostro lavoro consiste nel permettere agli
                                                        altri uomini di proseguire le loro attività anche
    Per muoverci sicuri di notte, per svolgere          in assenza di luce naturale: l’oggetto del nostro
    le nostre attività quotidiane, per continuare       lavoro è l’uomo, a cui dobbiamo permettere
    a produrre nelle fabbriche abbiamo sempre           di continuare a vedere anche dove il sole non
    cercato di illuminare la nostra vita anche dopo     arriva o quando sta illuminando la vita di altri
    il tramonto del sole o dove la luce del sole non    uomini: i robot non hanno bisogno di vedere
    poteva arrivare, con il risultato aggiuntivo di     per lavorare o fare le altre cose per cui sono
    scacciare la paura del buio.                        programmati.

    Ora noi identifichiamo la luce artificiale con      Al centro del nostro lavoro c’è l’uomo, fin dalla
    la luce elettrica, ma basta citare il nome della    definizione stessa di luce.
    “nostra” unità di misura fondamentale per
    renderci conto che non sempre è stato così: la      Chiamiamo luce la porzione dello spettro
    candela.                                            elettromagnetico compresa tra 380 nm e 780
                                                        nm, cioè la zona compresa tra le frequenze che
                                                        sono in grado di stimolare il sistema visivo
                                                        umano: lo spettro visibile.

                   Spettro visibile a lunghezza d’onda crescente e frequenza decrescente
                Sono indicate anche oggetti di dimensione paragonabile alla lunghezza d’onda

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ONDE ELETTROMAGNETICHE                               PROPAGAZIONE DELLA LUCE

Le frequenze comprese nell’intervallo citato         E noto sperimentalmente fino dall’antichità che
stimolano, con efficacia diversa in funzione         la luce si propaga secondo traiettorie rettilinee
della frequenza, i recettori presenti all’interno    per portarsi da un punto A ad un punto B immersi
dell’occhio umano, i coni ed i bastoncelli, e        nello stesso mezzo otticamente omogeneo.
permettono la visione.
La relazione tra la velocità della luce nel vuoto    L’analisi della propagazione della luce si
c, che è una costante universale, la lunghezza       complica considerando la natura quantistica
d’onda λ e la frequenza f risulta:                   della luce che le attribuisce contemporaneamente
                                                     proprietà ondulatorie e corpuscolari: se il raggio
                                                     che si propaga interagisce con elementi che
                                                     hanno dimensioni paragonabili alla lunghezza
                                                     d’onda del raggio in esame la descrizione si
Lunghezza d’onda e frequenza                sono     complica notevolmente.
inversamente proporzionali.
                                                     Se poi si utilizzasse un approccio relativistico le
Se teniamo conto anche del mezzo in cui si           complicazioni aumenterebbero notevolmente.
propaga la luce, indichiamo con n l’indice di        Ma per i nostri scopi illuminotecnici possiamo
rifrazione del mezzo e con v la velocità effettiva   considerare che la luce si propaghi su traiettorie
di propagazione della luce, la relazione sopra       rettilinee e valgano in ogni caso le leggi
esposta diventa:                                     dell’ottica geometrica.

                                                     Si tratta evidentemente di una semplificazione
                                                     che è pienamente giustificata dalla natura
                                                     dei fenomeni che stiamo studiando, che sono
Lunghezze d’onda più elevata corrispondono a
                                                     limitati nello spazio e nel tempo, e non invalida
frequenze più basse (meno energia).
                                                     i risultati che otterremo.

                                                                                                           7
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VISIONE

    Va sottolineato che noi non vediamo con gli             lunghezze d’onda. Tale sensibilità è dovuta alla
    occhi, ma con il lavoro congiunto di occhi e            presenza all’interno di ogni cono di particolari
    cervello: gli occhi sono i sensori, ma è il cervello    proteine, in grado di percepire         singole
    che ricostruisce le immagini e le interpreta,           lunghezze d’onda.
    in funzione degli stimoli trasmessi dagli
    occhi tramite il nervo ottico, delle precedenti         Bastoncelli: sono fotoricettori responsabili
    esperienze e delle conoscenze acquisite.                della visione in bassa luminosità. Sono molto
    Tutti hanno familiarità con le illusioni ottiche,       sensibili alla luce, ma non hanno sensibilità al
    casi in cui la ricostruzione operata dal cervello       colore
    può trarci in inganno. Dobbiamo pertanto                Si trovano in tutta la retina, più diradati nella
    partire dall’analisi dell’occhio umano per capire       fovea.
    meglio come funziona il processo di visione.
                                                            I coni, come detto, sono responsabili della
    FISIOLOGIA DELL’OCCHIO                                  visione a colori ma sono sensibili solo a
                                                            luci piuttosto intense; i bastoncelli sono
    Tutti sanno fin da bambini che nell’occhio              particolarmente sensibili a basse intensità di
    sono presenti due tipi di recettori: i coni ed i        luce, ma non ai colori.
    bastoncelli.
                                                            Se il livello di illuminamento è sufficiente
    Coni: sono i fotoricettori responsabili                 prevale l’informazione generata dai coni, che è
    della visione dei colori. Si trovano quasi              più ricca, comprendendo anche l’informazione
    esclusivamente nella fovea, che rappresenta             sul colore, mentre a bassi livelli di luce
    un avvallamento di forma circolare nella parte          continuiamo a vedere grazie alle informazioni
    centrale della retina.                                  prodotte dai bastoncelli, e quindi non
    Esistono tre tipi di coni, sensibili a tre specifiche   distinguiamo più i colori.

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FONDAMENTI DI ILLUMINOTECNICA - VANTAGGI DELL'ILLUMINAZIONE A LED - Palazzoli Academy
Eritopsina:     Sensibile a 650 nm (Rosso)
  coni-L con un picco di assorbimento intorno
  ai 570 nm sensibilità per la gamma dei rossi.

  Cloropsina:     Sensibile a 530 nm (Verde)
  coni-M con un picco di assorbimento intorno
  ai 530 nm sensibilità per il colore verde.

  Ciinopsina:      Sensibile a 430 nm (Blu)
  coni-S con un picco di assorbimento intorno
  ai 430 nm sensibilità per il colore blu-violet-
  to.

Di giorno vediamo a colori, utilizziamo la             La rètina è la membrana più interna del bulbo
visione fotopica, in cui prevalgono gli stimoli        oculare ed è una componente fondamentale per
inviati dai coni, di notte vediamo in bianco e         la visione umana essendo formata dalle cellule
nero, visione scotopica, visione regolata dai          recettoriali, i coni e i bastoncelli, responsabili
bastoncelli.                                           di trasformare l’energia luminosa in potenziale
                                                       elettrico, informazione che poi viene inviata
In generale, per quanto possibile, entrambi            – tramite il nervo ottico – al cervello e più in
i recettori lavorano insieme ma prevale di             particolare alla corteccia visiva primaria e
volta in volta l’informazione più opportuna.           secondaria, responsabili della visione e della
Naturalmente, nel passaggio da livelli elevati di      interpretazione della visione.
luminanza a livelli via via più bassi (o viceversa)
si passerà da un tipo di visione all’altro,            La retina presenta uno spessore variabile da 0,4
perdendo (o acquistando) progressivamente              mm a 0,1 mm.
la capacità di distinguere i colori: siamo in
visione mesopica, quando i due meccanismi              Nel complesso forma tutto il rivestimento
di funzionamento operano insieme, senza che            interno del bulbo oculare, dal punto di entrata
nessuno dei due prevalga.                              del nervo ottico al margine pupillare dell’iride.

                                               Occhio Umano                                                 9
FONDAMENTI DI ILLUMINOTECNICA - VANTAGGI DELL'ILLUMINAZIONE A LED - Palazzoli Academy
Nella retina sono distinguibili tre regioni:     Nel complesso i bastoncelli sono circa
                                                      110 milioni, mentre i coni 7 milioni circa.
     l’ora serrata: è il limite fra la parte ottica   I bastoncelli sono disposti a piccoli gruppi
     e ciliare della retina localizzata 6–7 mm        separati da un cono nella maggior parte
     dietro la cornea;                                della retina.
                                                      Nelle vicinanze dell’ora serrata si assiste ad
     la papilla ottica: è il punto di convergenza     una diminuzione del numero di bastoncelli,
     delle fibre nervose per la formazione            mentre nella fovea si ha una disposizione
     del nervo ottico ed anche il punto di            particolare: fino a 0,25 mm dal suo centro
     emergenza dei vasi retinici;                     sono presenti solo coni; più ci si allontana,
                                                      più i bastoncelli si fanno via via più
     la macula lutea: è una regione leggermente       numerosi (fino anche ad essere 20 volte i
     ellittica nel polo posteriore dell’occhio per    coni) a 3–4 mm dal centro.
     il cui centro passa l’asse visivo dell’occhio
     stesso (cioè la direzione dei raggi luminosi);   Gli occhi sono governati da un complesso
     tale centro è noto come fovea, o fovea           sistema neuromuscolare che permette la
     centralis, ed è la regione della visione         sincronizzazione dei movimenti durante
     distinta.                                        la visione e una serie di funzioni visive
                                                      per ottimizzare l’interazione con il mondo
     Lo strato dei fotorecettori è costituito da      circostante.
     una parte delle cellule recettoriali presenti
     nell’occhio e sensibili alle radiazioni          Adattamento: attraverso la variazione
     luminose: i coni e i bastoncelli.                dimensionale della pupilla, regola la
     La principale differenza che si ripercuote       quantità di luce che arriva al cristallino.
     su una diversa capacità funzionale è la          L’adattamento continuo a diverse condizioni
     presenza di rodopsina nei bastoncelli e di       di luce comporta affaticamento. Richiede un
     pigmenti sensibili a tre diverse frequenze di    tempo minore passando da una condizione
     onde elettromagnetiche (rosso, blu e verde)      di buio ad una di luce rispetto al passaggio
     nei coni.                                        contrario.

10
Struttura della retina

Accomodamento: grazie all’azione dei              Convergenza: noi utilizziamo entrambi
muscoli ciliari viene modificata la forma del     gli occhi per vedere lo stesso oggetto; se
cristallino per permettere la messa a fuoco a     si trova a grande distanza le due direzioni
distanze diverse in un tempo medio di circa       di osservazione saranno quasi parallele,
0,7s.                                             mentre se l’oggetto è vicino gli occhi
I bambini riescono a mettere a fuoco oggetti      ruotano verso l’interno e le due direzioni si
distanti anche meno di 10 cm. A 45 anni la        intersecano sull’oggetto stesso.
capacità di adattamento si riduce ed è spesso     Il cervello, sintetizzando le due immagini in
necessario l’uso di occhiali per vedere           un’unica visione tridimensionale (visione
a brevi distanze, per esempio durante la          stereoscopica), è in grado di valutare la
lettura.                                          distanza tra osservatore ed oggetto ed in
                                                  genere di percepire la profondità della scena
                                                  osservata.

                                                                                                  11
Curva di visibilità fotopica diurna

     PROCESSO PERCETTIVO                                     Inoltre nel campione c’era una leggera prevalenza
                                                             femminile. Trattandosi di esperimenti condotti
     Naturalmente ciascuno di noi ha una diversa             in Europa, ed in particolare in Francia, il
     sensibilità e capacità visiva, quindi occorre           campione era costituito sostanzialmente da
     riferirsi ad un modello condiviso per poter             Europei. Quindi, quello che noi chiamiamo
     generalizzare i risultati e dare prescrizioni di        occhio umano medio è in realtà l’occhio medio
     validità generale.                                      di una giovane Europea.

     Nel 1924 a Parigi, furono condotti una serie            Non sappiamo se altre popolazioni vedano allo
     di esperimenti per valutare la sensibilità              stesso modo, ma alcuni esperimenti condotti
     dell’occhio umano alle varie frequenze e fu             soprattutto in Asia confermano i dati ottenuti
     determinato l’occhio umano medio.                       quasi un secolo fa su un campione limitato.

     Il campione era composto da persone giovani,            I risultati indicano che la massima sensibilità
     tra i 23 ed i 24 anni, cioè nell’età corrispondente     spettrale si ha in corrispondenza di una
     alla massima acuità visiva, perché si voleva            lunghezza d’onda di 555 nm, corrispondente
     valutare la rispondenza di un occhio sano ed in         al giallo verde, decrescendo fino a raggiungere
     perfetta efficienza, senza inquinare i dati con         la completa insensibilità sia diminuendo sia
     le risposte di persone invecchiate o affette da         aumentando la lunghezza d’onda.
     patologie.

12
La curva è stata normalizzata in modo che il         Successivamente è stata determinata anche la
coefficiente di visibilità sia 1 a 555 nm e poi      curva di visibilità notturna (scotopica), adottata
decresca fino a zero al di fuori del convenzionale   dalla CIE nel 1955.
intervallo che va da 380 nm a 780 nm.
                                                     Bisogna tener presente che tutti i nostri
L’esperimento è stato condotto con livelli di luce   strumenti sono tarati sulla curva fotopica
che permettevano la visione diurna, o fotopica,      (diurna) e tutte le misure che facciamo hanno
cioè con livelli di illuminamento (meglio di         come riferimento quella curva.
luminanza) ai quali prevale la funzionalità dei
coni e possiamo vedere a colori.                     Riassumendo, la presenza contemporanea dei
                                                     due recettori all’interno dell’occhio ci consente
Quella presentata è la curva di visibilità           sostanzialmente due tipi di visione, in funzione
fotopica, diurna, stabilita da Gibson e Tyndall      dei livelli di luce, o meglio, della luminanza
a Parigi negli anni venti del secolo scorso          presente nella scena che stiamo guadando.
e adottata nel 1924 dalla CIE (Commission
Internationale de l’Eclairage) che è l’organismo     Con elevati livelli di luminanza prevale
scientifico internazionale che regola le questioni   l’informazione proveniente dai coni e siamo in
concernenti la luce.                                 presenza della visione fotopica, a colori, tipica
                                                     del giorno, mentre a bassi livelli di luminanza
Normalmente la curva fotopica viene                  abbiamo una visione scotopica, in bianco e
rappresentata come indicato nella figura             nero, notturna.
seguente, normalizzata a 1:
                                                     Nel passaggio tra una modalità e l’altra
                                                     operiamo una visione intermedia (mesopica)
                                                     che miscela le due modalità fondamentali a
                                                     causa della progressiva insensibilità ai vari
                                                     colori (effetto Purkinije, detto anche effetto
                                                     campo di girasoli).

                                                     fotopica:
                                                     diurna: superiore a 50 lx o a 2 cd/m2

                                                     mesopica:
                                                     transizione: tra 0,005 e 10 lux o tra 0,001
                                                     e 2 cd/m2

                                                     scotopica:
                Curva fotopica                       notturna: inferiore a 0,005 lx o a 0,001 cd/m2

                                                                                                          13
Curva scotopica (nero) a confronto
                                          con la curva fotopica (bianco)

     PRESTAZIONE VISIVA                                    visiva, accomodazione, regolazione della
                                                           luce incidente, convergenza dell’asse visivo,
     Il compito visivo è la richiesta al sistema visivo    motilità oculare, senso cromatico, presenza di
     di avere una visione adeguata degli oggetti           difetti visivi, adattamento), dalle caratteristiche
     su cui si opera e della scena immediatamente          del compito visivo e dalle caratteristiche
     circostante compresa nel campo visivo.                dell’ambiente.

     In fase di progettazione dell’illuminazione il        Per poter svolgere un compito visivo con la
     compito visivo da svolgere viene determinato          corretta efficienza funzionale è necessario
     a priori in base alla destinazione d’uso              rispettare delle condizioni che garantiscano il
     dell’ambiente in cui si opera.                        dovuto comfort.

     La CIE (Pubblicazione n.19/2.1, 1981)                 Affinché       ogni      oggetto     coinvolto
     definisce la prestazione visiva come “la              nell’osservazione sia percepito con sufficiente
     velocità e la precisione con cui viene eseguito       dettaglio dall’osservatore, occorre un livello
     un dato compito visivo” e fornisce metodi             adeguato di illuminamento, una sufficiente
     per quantizzare tale parametro in funzione di         uniformità di illuminamento, una buona
     alcune variabili. Si tratta dell’attitudine che una   distribuzione delle luminanze, l’assenza di
     persona manifesta nel reagire quando i dettagli       abbagliamento, una corretta direzionalità della
     dell’oggetto della visione (compito visivo)           luce ed una buona resa cromatica delle sorgenti
     entrano nello spazio di osservazione.                 e degli ambienti.
     Ciò dipende essenzialmente dalle capacità
     visive del soggetto, (intese come acuità

14
GRANDEZZE FONDAMENTALI

Dopo aver indagato la fisiologia dell’occhio           Tramite il coefficiente di visibilità trasformiamo
possiamo comprendere meglio le grandezze               una grandezza fisica come la potenza spettrale,
fondamentali dell’illuminotecnica.                     la potenza trasportata da una radiazione
                                                       elettromagnetica di determinata frequenza,
FLUSSO                                                 in una grandezza che dipende dal recettore,
                                                       dipende dalla capacità dell’uomo di ricevere
Chiamiamo flusso luminoso la somma dei                 uno stimolo da quella potenza.
prodotti della potenza trasportata dalla
radiazione elettromagnetica per ciascuna               Stiamo mediando una grandezza fisica con la
lunghezza d’onda per il corrispondente valore          capacità umana di recepirla tramite il senso
di visibilità relativa.                                della vista.

In termini matematici:                                 Se ci colpisce una radiazione ultravioletta o un
                                                       raggio X, possiamo ammalarci di cancro, ma
                                                       non vediamo niente.

                                                       Se ci colpisce una radiazione infrarossa di
                                                       adeguata lunghezza d’onda avvertiamo un
                                                       senso di caldo, viene stimolato un altro senso,
                                                       ma comunque non vediamo niente.

Dove:                                                  Noi siamo interessati solo alla parte di spettro
                                                       elettromagnetico in grado di stimolare la
Φ = flusso luminoso                                    nostra vista, e teniamo conto della reazione
K = coefficiente di proporzionalità.                   umana alla stimolazione nella definizione del
     Nel SI vale683 lm/W                               flusso luminoso. Al centro del nostro lavoro
P(λ) = potenza spettrale in W                          c’è l’uomo, che percepisce la radiazione, la
V(λ) = coefficiente di visibilità                      trasforma in segnali elettrici e ricostruisce
λ = lunghezza d’onda in nm                             immagini che ci guidano nelle nostre comuni,
                                                       quotidiane attività.

In sostanza moltiplichiamo la potenza spettrale        Il flusso luminoso si misura in lumen [simbolo
per la funzione di sensibilità spettrale dell’occhio   lm].
umano medio e sommiamo i contributi di tutte
le frequenze a cui siamo sensibili.                    Il valore di K (coefficiente di proporzionalità)
                                                       presente nella formula esposta è 683 lm/W.
Quello che stiamo facendo è di valutare la             Il valore 683 è stato scelto in modo che le
capacità della radiazione elettromagnetica con         definizioni oggi in uso rimangano coerenti
cui interagiamo di stimolare il nostro sistema         con le definizioni date in passato quando le
visivo.                                                conoscenze scientifiche erano più primitive
Il flusso luminoso rappresenta una misura di           delle nostre; tuttavia sono secoli che l’uomo
quanto la radiazione elettromagnetica che ci           studia la luce e occorreva non contraddire le
colpisce sia in grado di essere vista.                 vecchie definizioni.

                                                                                                            15
Come detto ancora oggi la grandezza                    In genere con efficacia si intende il rapporto
     fondamentale      inserita    nel     Sistema          tra due grandezze omologhe ma non identiche,
     Internazionale è la candela [cd], che già nel          in questo caso la potenza luminosa (cioè la
     nome richiama metodi e costumi di altri secoli.        potenza modulata dal coefficiente di visibilità)
                                                            rapportata alla potenza fornita al sistema,
     683 rappresenta un importante limite teorico           mentre con efficienza si intende il rapporto tra
     per l’illuminotecnica: immaginiamo di avere            due grandezze identiche, che risulterà quindi
     una radiazione monofrequenza a 555 nm che              un numero adimensionale; caso classico di
     trasporti un W di potenza.                             efficienza è il rendimento, che è il rapporto tra
                                                            potenza utilizzata e potenza fornita al sistema.
     Poiché il coefficiente di visibilità a 555 nm è pari
     a 1, ed immaginando di riuscire a trasformare          È facile vedere che 683 è la massima
     tutta la potenza in flusso luminoso, otteniamo         efficacia teorica possibile: qualunque altra
     683 lm.                                                onda monocromatica (composta da una sola
                                                            frequenza) avrà efficacia minore, mentre
     La nostra lampadina, cioè l’oggetto in grado           se utilizziamo onde con spettro esteso, che
     di trasformare una potenza, per esempio una            contengano quindi più frequenze, la somma dei
     potenza elettrica, in luce avrà una efficacia di       vari contributi sarà sempre minore di 683 lm/W.
     683 lm/W;                                              Per esempio la luce del sole varia tra i 175
     per efficacia, in illuminotecnica, si intende          lm/W e i 207 lm/W, in funzione delle diverse
     la capacità di trasformare potenza in potenza          ore del giorno, mentre uno spettro in cui tutte le
     luminosa e si misura il lm/W.                          frequenze veicolano la stessa potenza ha circa
                                                            182 lm/W.

16
INTENSITÀ                                          Data una sorgente stiamo identificando e
                                                   seguendo un singolo raggio che esce dalla
Chiamiamo candela l’unità di misura                sorgente stessa.
dell’intensità luminosa, cioè, scelta una
direzione nello spazio, deriviamo il flusso        Abbiamo definito la candela partendo dal flusso
luminoso Φ rispetto all’angolo solido W            luminoso; in realtà, come abbiamo detto, nel
centrato su quella direzione.                      Sistema Internazionale la candela è la grandezza
                                                   fondamentale per l’illuminotecnica ed è definita
In sostanza, data una sorgente ed una semiretta    nel seguente modo:
che parte dalla sorgente, misuriamo il flusso
contenuto in un cono centrato su quella            candéla (derivato del latino candela, da
semiretta e facciamo il rapporto tra il flusso e   candere “essere bianco, splendere”) Unità di
l’angolo solido stesso.                            misura fotometrica dell’intensità luminosa, pari
Stringendo sempre più il cono identifichiamo       all’intensità luminosa, in una data direzione,
l’intensità luminosa nella direzione dell’asse     di una sorgente che emette una radiazione
del cono.                                          monocromatica di frequenza 5.40 1014 Hz, la
                                                   cui intensità radiante nella stessa direzione è

                                                   1/683 W/sr
                                                   simbolo cd

                                                   è fra le unità fondamentali SI e il suo campione
                                                   italiano è conservato presso INRIM (Istituto
                                                   Nazionale di RIcerca Metrologica) di Torino.

                                                   Questa definizione, introdotta nel 1979 dalla
                                                   XVI Conferenza Generale dei Pesi e Misure,
                                                   ha sostituito quella precedente SI del 1948,
                                                   secondo la quale la c. era l’intensità luminosa
                                                   di 1/60 di cm2 del corpo nero alla temperatura
                                                   di solidificazione del platino (2042 K), misurata
                                                   perpendicolarmente alla superficie radiante in
                                                   aria a pressione normale.

                                                   L’unita illuminotecnica fondamentale è la
                                                   candela e non il flusso; questa scelta è stata
                                                   fatta per ragioni pratiche, di riproducibilità
                                                   in laboratorio. In ogni caso resta valida la
                                                   relazione tra intensità e flusso che abbiamo
                                                   descritto precedentemente.

                                                                                                       17
ILLUMINAMENTO                                        LUMINANZA

     Definiamo ora l’illuminamento prodotto da            La luminanza rappresenta la sensazione visiva
     una sorgente puntiforme su un punto di una           percepita dall’occhio umano se colpito dalla
     superficie.                                          luce direttamente prodotta da una sorgente
                                                          luminosa o riflessa da una superficie; è perciò
     Consideriamo puntiforme una sorgente di              definibile come l’intensità luminosa riferibile
     dimensioni trascurabili rispetto alla distanza tra   ad una superficie.
     la sorgente stessa e la superficie da illuminare:
     una lampadina appesa al soffitto ha dimensioni
     trascurabili rispetto al pavimento, considerando
     la distanza tra pavimento e soffitto.

     Definiamo illuminamento su di una superficie
     prodotto da una sorgente il rapporto tra il flusso   Definizione: La luminanza di una superficie
     proveniente dalla sorgente e la superficie stessa.   è data dal rapporto tra l’intensità luminosa I
                                                          emessa, riflessa o trasmessa dalla superficie A
     Se la sorgente è puntiforme il flusso è              secondo la direzione di osservazione e l’area
     contenuto in un angolo solido centrato sulla         apparente della superficie stessa.
     sorgente; restringendo sempre più la superficie
     fino a farla collassare in un punto otteniamo        L’area apparente è la proiezione della superficie
     l’illuminamento prodotto da una sorgente             A sul piano normale alla direzione dell’intensità.
     puntiforme su un punto di una superficie.
                                                          La luminanza dipende           dalla   posizione
     In formule:                                          dell’osservatore.

                                                          Se l’osservatore si sposta verrà raggiunto da una
                                                          intensità diversa da quella che lo raggiungeva
                                                          nella posizione precedente e vedrà la superficie
     L’unità di misura dell’illuminamento è il lux        emittente sotto un angolo diverso: quindi
     [lx].                                                complessivamente la luminanza percepita
                                                          dall’osservatore cambierà.

                                                          La luminanza si misura in candele al metro
                                                          quadro [cd/m2].
18
LEGGI FONDAMENTALI DEL CALCOLO ILLUMINOTECNICO

      LEGGE                                              LEGGE FONDAMENTALE
      DELL’INVERSO DEL QUADRATO                          DELL’ ILLUMINOTECNICA PER
                                                         APPARECCHI AD ALTEZZA COSTANTE
      Per sorgenti puntiformi che illuminano punti
      perpendicolari alla sorgente stessa possiamo       Se il punto non è perpendicolare alla sorgente
      scrivere che:                                      ma il raggio incide sulla superficie da illuminare
                                                         con un angolo α, allora la formula diventa:

      Cioè per una sorgente puntiforme che               Se la o le sorgenti sono tutte alla stessa distanza
      illumina un punto perpendicolare alla sorgente     (h) dalla superficie da illuminare allora la
      l’illuminamento è pari alla intensità emessa       distanza tra punto e sorgente è pari a
      dalla sorgente in direzione del punto divisa per
      l’inverso del quadrato della distanza tra punto
      e sorgente.

                                                         Si veda lo schema seguente, che illustra i calcoli
                                                         sopra esposti:

19                                                                                                             19
TABELLA COMPARATIVA DELLE                           Le prime descrivono fenomeni fisici, le seconde
        GRANDEZZE RADIOMETRICHE                             descrivono gli stessi fenomeni per come sono
        E FOTOMETRICHE                                      percepiti dall’uomo.

        È possibile comparare le grandezze                  Posso essere investito da una grande quantità
        radiometriche, che esprimono quantità               di radiazioni, ma se non sono delle frequenze
        fisiche, con le grandezze fotometriche, che         adeguate non vedrò nulla.
        rappresentano le stesse grandezze mediate dal
        sistema sensoriale umano.

               GRANDEZZA                    RADIOMETRICA                          FOTOMETRICA

     Potenza                                            W                 lumen                        [lm]

     Potenza su Superficie                         W/ m2                  lm/m2 = lux                  [lx]

     Potenza su Angolo Solido                       W/sr                  lm/sr = candela              [cd]

     Potenza su                                                           lm/(m2*sr) =
                                                 W/(m2*sr)                                           [cd/m2]
     Superficie per Angolo Solido                                         lm/sr*1/m2 = cd/m2

20
È possibile instaurare una analogia tra le         Legge dell’inverso del quadrato
grandezze fotometriche e le grandezze idriche:
                                                   Nel caso di una sorgente puntiforme la
                                                   diminuzione del livello di illuminamento su una
Flusso luminoso                                    superficie varia in relazione al quadrato della
                                                   distanza dalla fonte: raddoppiando la distanza
L’equivalente idrico del flusso luminoso è dato    dalla fonte la superficie investita quadruplica
dalla quantità totale di acqua emessa da una       ed il livello di illuminamento diviene quindi un
doccia in tutte le direzioni nell’unità di tempo   quarto.
ed è misurata in litri al secondo.

Intensità luminosa                                 Il livello d’illuminamento su di una superficie
                                                   è massimo quando i raggi luminosi giungono
L’analogia idrica è data dalla quantità di acqua   perpendicolari ad essa e diminuisce
emessa da un singolo ugello della doccia, in un    proporzionalmente al loro angolo d’incidenza.
cono angolare di dimensione infinitesima.          Si ha cioè una diminuzione della capacità
                                                   di raccolta della radiazione al variare
                                                   dell’inclinazione della superficie.

Illuminamento

L’equivalente idrico è dato dalla quantità         Al cinema riusciamo a vedere il film perché lo
di acqua che cade sulla superficie in esame        schermo è perpendicolare ai raggi che arrivano
nell’unità di tempo ed è misurata in litri al      dal proiettore. Se lo schermo fosse parallelo ai
secondo al metro quadro.                           raggi la luce scorrerebbe sullo schermo senza
                                                   esserne intercettata e illuminerebbe la parete di
                                                   fondo.

                                                   Allo stesso modo se innaffiassi il giardino
                                                   tenendo il getto parallelo al terreno, l’acqua
                                                   scorrerebbe sul suolo senza bagnarlo e senza
                                                   penetrare in profondità con la conseguenza che
                                                   le piante morirebbero.

                                                                                                       21
FENOMENI DI RIFLESSIONE                              Superfici con semidiffuse.

     Quando una superficie è illuminata da un fascio      La luce incidente viene riflessa in tutte le
     di luce, rifletterà parzialmente la luce che la      direzioni in modo quasi uniforme perché esiste
     investe secondo regole che dipendono dal             un angolo prioritario di riflessione in funzione
     materiale che la costituisce.                        dell’angolo di incidenza del raggio in arrivo.
     Possiamo classificare le superfici in quattro        Tipico comportamento degli asfalti.
     grandi categorie in relazione alle caratteristiche
     di riflessione:

     Superfici con riflessione speculare.

     L’angolo di incidenza è uguale all’angolo
     di riflessione. Tipico comportamento degli
     specchi.                                             Se la superficie è diffusiva, vuol dire che segue
                                                          la legge di Lambert (superfici Lambertiane).
                                                          Nel modello Lambertiano la luce riflessa
                                                          varia in funzione del coseno dell’angolo di
                                                          emissione rispetto alla normale al piano,
                                                          indipendentemente dal piano di riemissione.

                                                          Supponendo che la massima riemissione sia
                                                          I, in direzione perpendicolare alla superficie
     Superfici con riflessione diffusa.                   riflettente, allora in tutte le altre direzioni

     La luce incidente viene riflessa in tutte le                          Iθ = I * cos(θ)
     direzioni in modo uniforme indipendentemente
     dall’angolo di incidenza del raggio in arrivo.       ed il solido di riemissione è una sfera – vedi
     Tipico comportamento delle superfici amorfe.         esempio b della tabella precedente.

                                                          Si dimostra che se vale la legge di Lambert la
                                                          luminanza della superficie non dipende dalla
                                                          posizione dell’osservatore che percepisce una
                                                          luminanza costante.

                                                          In sostanza se guardo uno specchio, ciò che
                                                          vedo dipende in maniera essenziale dalla mia
     Superfici con semispeculari.                         posizione, ma se guardo un muro imbiancato a
                                                          calce, quello che vedo non dipende dalla mia
     La luce incidente viene riflessa principalmente      posizione, ed anche se mi sposto vedo sempre
     in modo speculare ma il raggio riflesso non è        la stessa cosa.
     ben definito e si manifesta una certa diffusione
     intorno alla direzione di riflessione principale.    Se la superficie non è perfettamente
     Tipico     comportamento       delle    superfici    Lambertiana la luminanza comunque cambia
     metalliche lucidate.                                 cambiando punto di osservazione.

22
FOTOMETRIA

Con fotometria indichiamo l’insieme delle             Il luxmetro deve avere una risposta all’energia
tecniche di misurazione delle grandezze               luminosa quanto più vicina alla curva fotopica
(grandezze fotometriche) che caratterizzano la        di sensibilità relativa V(λ), cioè deve simulare il
luce: flusso, intensità nelle varie direzioni dello   più possibile l’occhio umano normalizzato dal
spazio, luminanza, etc.                               punto di vista fotometrico.

LUXMETRI                                              Questo si realizza impiegando dei filtri in modo
                                                      tale da ottenere una risposta spettrale il più
Il luxmetro è lo strumento di misura dell’            possibile vicina alla curva V(λ).
illuminamento. È composto di solito da una
parte fissa (corpo strumento) e una mobile che        L’esposimetro utilizzato in fotografia è un
contiene il sensore vero e proprio costituito         dispositivo analogo al luxmetro e misura
generalmente da un trasduttore che sotto              l’illuminamento della superficie o oggetto che si
l’effetto dell’energia luminosa reagisce              intende fotografare rispetto alle caratteristiche
provocando una corrente elettrica che viene           della pellicola e non alla curva di visibilità
rilevata da un galvanometro la cui scala è tarata     umana.
in lux.

Il parametro più importante per valutare la
precisione dello strumento è la rispondenza alla
curva di visibilità e di conseguenza la sensibilità
del sensore.

                                                                                                            23
GONIOFOTOMETRI                                   Per cercare di mantenere nella posizione di
                                                      normale funzionamento l’apparecchio durante
     Il goniofotometro è lo strumento usato per la    la misura sono state sviluppate macchine e
     misurazione delle intensità luminose emesse      tecniche di misura specifiche.
     da un apparecchio o da una sorgente luminosa
     nelle diverse direzioni dello spazio.            Il modo più semplice è di posizionare
                                                      l’apparecchio di illuminazione e far ruotare
     Esistono vari tipi di goniofotometro, ciascuno   la fotocellula intorno ad esso; si realizza
     impiegato in diverse configurazioni per          così il goniofotometro a testina rotante, che
     rispondere ad esigenze specifiche.               però richiede spazi enormi per funzionare
                                                      correttamente se l’apparecchio ha dimensioni
     I goniofotometri che ruotano l’apparecchio       elevate.
     intorno a due assi perpendicolari tra
     loro modificano la normale posizione di
     funzionamento dell’apparecchio durante la
     misura.

24
Negli anni settanta del secolo scorso è stata       in particolare resta costante la sua posizione
sviluppata la tecnica di misurare l’immagine        rispetto alla gravità, garantendo la corretta
dell’apparecchio riflessa in uno specchio: questo   dissipazione termica.
permette di mantenere l’apparecchio nella
normale posizione di funzionamento durante          Un’altra possibilità è di tenere l’apparecchio
la misura sfruttando il movimento relativo tra      al centro e far ruotare lo specchio intorno
apparecchio e specchio.                             all’apparecchio che rimane sostanzialmente
                                                    fermo, semplicemente ruota intorno al proprio
L’apparecchio trasla in direzione verticale         asse.
e può ruotare intorno al proprio asse, ma
resta comunque nella normale posizione di
funzionamento durante tutta la misura, anche se
ad altezze diverse;

                                                                                                     25
Questo tipo di goniofotometro è indicato            Questa prescrizione ha naturalmente dato grande
     esplicitamente nella norma LM-79 della IES          popolarità a questo tipo di strumento, anche se
     (Illuminating Engineering Society), che è l’ente    è stato poi chiarito che anche i goniofotometri a
     normatore Americano, come uno dei due soli          specchio centrale soddisfano le specifiche
     tipo di goniofotometro utilizzabile per le misure   LM-79.
     su apparecchi LED, insieme ai goniofotometri a
     testina mobile che abbiamo descritto sopra.

26
L’immagine seguente illustra il principio di      Da notare il setto rotante con foro eccentrico
funzionamento di questo tipo di goniofotometro.   sincrono con i movimenti dello specchio che
                                                  scherma la luce proveniente dall’apparecchio
Il sensore vede l’immagine nello specchio         e la luce parassita che può essere presente
dell’apparecchio e non deve invece ricevere       nell’ambiente a causa delle residue riflessioni
luce direttamente dall’apparecchio stesso.        di soffitto, pareti e pavimento.

                                                                                                    27
SISTEMI DI MISURA                                  stesso, si individua un asse polo Nord, polo
                                                        Sud che corrisponde all’asse perpendicolare
     Nella fotometria esistono due sistemi di           alla superficie emittente dell’apparecchio e
     coordinate sferiche normalmente usati              si genera un sistema di meridiani, che sono le
     nella pratica, che coprono campi applicativi       intersezioni tra i piani passanti per l’asse Nord-
     complementari.                                     Sud e la superficie della sfera, e di paralleli che
                                                        indicano diversi gradi di elevazione rispetto
     Il primo sistema, indicato come C-γ (C-gamma),     all’asse centrale.
     viene usato per gli apparecchi per interni e per
     gli apparecchi stradali e corrisponde al sistema   Per ogni intersezione tra meridiani e paralleli
     di meridiani e paralleli che troviamo su un        si effettua una misura. La scelta dei meridiani
     normale mappamondo.                                e dei paralleli determina la maggiore o minore
                                                        densità dei punti di misura.
     L’apparecchio da misurare viene posto al
     centro di una sfera ideale di raggio molto più     Naturalmente occorre scegliere un meridiano di
     grande delle dimensioni dell’apparecchio           riferimento, indicato come C0.

28
Il secondo sistema, indicato come V-H,            Per ogni intersezione tra meridiani e paralleli si
oppure come B-β (B-beta), viene usato per gli     effettua una misura.
apparecchi da proiezione stradali e corrisponde
ad un sistema di coordinate sferiche con asse     La scelta dei meridiani e dei paralleli determina
orizzontale (Est-Ovest).                          la maggiore o minore densità dei punti di
                                                  misura.
L’apparecchio è posto al centro di una sfera
ideale di raggio molto più grande delle           Il meridiano di riferimento è generalmente
dimensioni dell’apparecchio stesso, ma si         perpendicolare alla superficie emittente.
individua un asse Est-Ovest che determina
un sistema di meridiani e paralleli ruotati di
novanta gradi rispetto al mappamondo.

                                                                                                       29
TECNICHE DI MISURA                                 Nel caso di fotometria relativa, conoscendo
                                                        esattamente il flusso uscente dalla lampada
     Quando si misura l’emissione di un apparecchio     e quello uscente dall’apparecchio è possibile
     o di una sorgente i dati possono essere esposti    calcolare il rendimento dell’apparecchio stesso
     in maniera assoluta o relativa.                    come rapporto tra i due flussi.
     Fino a pochi anni fa la normale tecnica
     di laboratorio prevedeva di fornire i dati
     normalizzati a 1000 lm, cioè si fornivano i
     risultati di misura in candele per ogni 1000
     lm di emissione della lampada contenuta
     nell’apparecchio. Si fornivano i dati, cioè,
     come se la lampada fornisse sempre 1000 lm di      Dove:
     flusso, più propriamente diremo che i dati erano
     normalizzati a 1000 lm.                            η       = rendimento luminoso
                                                        φA      = flusso uscente dall’apparecchio
     La fotometria relativa ha il vantaggio che è       φL      = flusso uscente dalla lampada
     possibile cambiare lampada semplicemente
     indicando il flusso della nuova lampada,           Il rendimento è un numero adimensionale.
     perché si da per scontato che meccanicamente       In sostanza il rendimento indica quanta parte
     ed otticamente le lampade che possono essere       del flusso fornito dalla lampada riesce ad
     montate nell’apparecchio si comportano allo        uscire dall’apparecchio, misura l’efficienza
     stesso modo.                                       dell’apparecchio.

     Il parametro che può cambiare è il flusso, ma
     la fotometria è normalizzata a 1000 lm, per cui    Con l’avvento dei LED (Light Emitting
     basta moltiplicare le candele normalizzate per     Diode) diventa problematico cambiare le
     i kilolumen emessi dalla lampada inserita per      sorgenti all’interno dell’apparecchio, perché
     ottenere la fotometria assoluta, cioè le candele   se anche fosse possibile sostituire i singoli
     realmente emesse dall’apparecchio in quella        LED o le matrici di LED che costituiscono il
     configurazione.                                    motore luminoso dell’apparato, la sostituzione
                                                        influirebbe sui meccanismi di dissipazione
     Per effettuare una fotometria relativa si misura   del calore, quindi sull’equilibrio termico
     il flusso emesso dalla sorgente, si misura la      dell’apparecchio, variandone l’emissione.
     fotometria dell’apparecchio e si normalizzano
     i dati rendendo la misura indipendente dalla       Per questa ragione le norme di settore che
     lampada specifica utilizzata.                      regolano le misure sugli apparecchi LED
                                                        richiedono fotometrie assolute, in cui non ha più
     La tecnica complementare prevede di                senso parlare di rendimento luminoso, perché
     misurare semplicemente le candele uscenti          l’apparecchio influisce in modo sostanziale
     dall’apparecchio che contiene quella specifica     sull’emissione della sorgente, cambiandone le
     sorgente. Si dice che è stata effettuata una       condizioni termiche.
     fotometria assoluta; in questo caso non è
     possibile cambiare la lampada, a meno di non       Diventa quindi importante misurare l’efficacia
     conoscere esattamente il flusso della lampada      dell’apparecchio cioè il rapporto tra il flusso
     stessa e con tale valore normalizzare la           emesso dall’apparecchio e la potenza (elettrica,
     fotometria rendendola relativa.                    trattandosi di luce elettrica) fornita.

30
Le norme specificano che occorre valutare            La misurazione viene effettuata per mezzo
la potenza complessiva fornita all’apparato          di una cellula fotovoltaica posta dietro una
di illuminazione, tenendo in considerazione          piccola fessura praticata sulla superficie della
anche le perdite all’interno dell’alimentatore       sfera.
o qualunque altra dispersione all’interno
dell’apparecchio.                                    Per evitare che la cellula riceva direttamente
                                                     i raggi luminosi emessi dalla sorgente, la
L’efficacia mette in relazione il flusso emesso      fotocellula è schermata in modo che non veda
dall’apparecchio con la potenza complessiva          direttamente la sorgente.
fornita dalla rete elettrica.
                                                     L’illuminamento E sul sensore è direttamente
                                                     proporzionale al flusso totale emesso dalla
                                                     lampada.

Dove:

ξ       = efficacia luminosa
φA      = flusso uscente dall’apparecchio            Dove K è una costante che dipende dalle
W       = potenza fornita complessivamente           caratteristiche del sistema e che si determina
          all’apparecchio                            per taratura, misurando una sorgente campione
                                                     che abbia caratteristiche simili alla sorgente in
L’efficacia si misura in lm/W.                       esame e flusso luminoso noto.

LA SFERA
INTEGRATRICE O DI ULBRICHT

l flusso luminoso di una sorgente può essere
calcolato (per integrazione) dalle intensità
luminose misurate secondo le diverse direzioni,
oppure misurato direttamente attraverso la sfera
integratrice o di Ulbricht.

Si tratta di una sfera la cui superficie interna è
verniciata con vernice bianca opaca diffondente
e non selettiva, che significa che riflette allo
stesso modo tutte le frequenze che compongono
lo spettro da misurare.

La sorgente viene sospesa al centro della sfera. A
causa delle continue riflessioni l’illuminamento
di ogni punto della superficie interna della
sfera è costante e proporzionale al flusso totale
emesso dalla lampada.

                                                                                                         31
SPETTROMETRIA

     Con il termine spettrometria indichiamo una
     serie di tecniche per misurare lo spettro della
     luce emesse da una sorgente o riflessa da una
     superficie.

     Lo strumento usato è lo spettroradiometro, che
     può essere usato direttamente oppure come
     elemento sensibile di una sfera integratrice o di
     un goniofotometro.

     MISURE SPETTRALI

     Lo spettro di emissione di una sorgente è
     la distribuzione di energia in funzione della
     frequenza (o della lunghezza d’onda) e
     rappresenta l’emissione di una sorgente; lo
     spettro può limitarsi al campo del visibile o
     estendersi anche alle altre frequenze.

     Valutare lo spettro di emissione di una lampada
     all’interno di un progetto permette di verificare
     in modo adeguato la qualità della luce prodotta.

     Gli spettri possono essere continui, composti da
     una sequenza ininterrotta di frequenze, oppure a
     righe, se vengono emesse solo alcune frequenze
     o solo alcuni campi di frequenza.

     I LED normalmente usati per l’illuminazione
     hanno uno spettro continuo caratterizzato da un
     picco nel blu, un avvallamento tra blu e verde e
     da basse emissioni nel rosso.

     Il tipo di spettro rappresentato per i LED è
     quello più comunemente usato, e le differenze
     si giocano normalmente sull’altezza del picco
     blu, in funzione del quale varia la temperatura
     di colore del LED stesso.

     Naturalmente si trovano sul mercato anche
     molte altre soluzioni, corrispondenti a diverse
     tecnologie per produrre luce.

32
33
IL CORPO NERO                                          La radiazione emessa da un corpo nero viene
                                                            detta radiazione del corpo nero.
     In fisica un corpo nero è un oggetto
     ideale che assorbe tutta la radiazione                 Lo spettro di un corpo nero è uno spettro dalla
     elettromagnetica incidente senza rifletterla, ed       caratteristica forma a campana, dipendente
     è perciò detto “nero” secondo l’interpretazione        unicamente dalla sua temperatura T e non dalla
     classica del colore dei corpi.                         materia che lo compone.

     Assorbendo tutta l’energia incidente, per              Negli esperimenti in laboratorio un corpo nero
     la legge di conservazione dell’energia il corpo        è costituito da un oggetto cavo mantenuto
     nero re-irradia tutta l’energia assorbita. Si tratta   a temperatura costante le cui pareti emettono
     di una idealizzazione fisica, dal momento che          e assorbono continuamente radiazioni su tutte
     in natura non esistono corpi che soddisfano            le possibili lunghezze d’onda dello spettro
     perfettamente tale caratteristica.                     elettromagnetico.

34
TEMPERATURA DI COLORE                                 Se una sorgente emette uno spettro con
CORRELATA DELLE SORGENTI                              coordinate cromatiche che giacciono sul
                                                      Locus Planckiano possiamo specificare la sua
Dato lo spettro di emissione di una sorgente, o       cromaticità mediante la temperatura del corpo
di un corpo che emetta luce o di una superficie       nero che emette uno spettro con le stesse
riflettente, è possibile elaborare i dati spettrali   coordinate cromatiche, indicandola come
per rappresentare il colore della luce tramite le     Temperatura di colore.
coordinate cromatiche x,y nel diagramma CIE           Se invece le coordinate della sorgente sono in
1931.                                                 prossimità della Planckiana, ma non esattamente
                                                      sovrapposte, specifichiamo una Temperatura di
Il bordo a ferro di cavallo del diagramma             Colore Correlata (in Inglese Correlated Color
rappresenta i colori puri, spettrali, associati       Temperature – CCT) cioè la temperatura del
ad una singola frequenza; la linea di chiusura        punto più vicino del Locus.
inferiore è la cosiddetta linea delle porpore,
colori non spettrali, perché non associati a          Nella figura seguente sono indicati i segmenti
nessuna frequenza monocromatica, malgrado             che individuano le Temperature di Colore
siano sul bordo, mentre l’interno del diagramma       Correlate o, in Italiano, isoprossimali.
rappresenta i colori dati dalla miscelazione dei
contributi dei colori primari; le porpore sono        Nel caso si usi una temperatura correlata è
ottenuti dalla miscelazione del rosso e del           buona pratica indicare anche la distanza dal
violetto spettrale.                                   locus, per dare una indicazione di quanto ci
                                                      scostiamo dall’emissione del corpo nero.
Siamo in presenza di una sintesi additiva: per
creare nuovi colori si mescolano, si sommano,         In realtà la temperatura di colore correlata
altri colori, preferibilmente i colori scelti come    si misura in uno spazio che costituisce una
primari.                                              trasformazione dello spazio colore CIE del
                                                      1931, adottato dalla CIE nel 1960 e ormai
Sul diagramma è anche indicato il Locus               abbandonato.
Planckiano, la linea su cui giacciono le
coordinate cromatiche degli spettri di emissione      Per questa ragione la distanza dello spettro in
del corpo nero a varie temperature.                   esame dalla Planckiana viene indicata con duv.

                                                                                                        35
La Temperatura di Colore o la Temperatura di       intorno al Locus Planckiano, dove l’emissione
     Colore Correlata (CCT), espressa in Kelvin         è paragonabile a quella del corpo nero alle
     [K], è una caratteristica dell’emissione di una    varie temperature, o, vedendo la questione da
     sorgente, che viene classificata come fredda o     un altro punto di vista, se siamo in presenza
     calda in funzione della sua CCT: più la CCT        di una luce che sia simile ad una emissione
     aumenta più la sorgente è considerata fredda,      nel visibile che contenga tutte le frequenze,
     perché la classificazione come fredda o calda      variamente miscelate: ad una temperatura di
     di una sorgente si riferisce alla sensazione       colore di 2000 K corrisponde una prevalenza
     prodotta nell’osservatore e non alla temperatura   dell’arancione, a valori di temperatura
     del corpo nero.                                    inferiori corrispondono il rosso e, ancora più
                                                        in basso, l’infrarosso, non più visibile; mentre
     Più aumenta la temperatura del corpo nero          a temperature superiori ai 2000 K la luce è
     più aumenta la componente blu nello spettro,       dapprima gialla, poi bianca, azzurra, violetta
     generando una sensazione di freddezza              e ultravioletta.
     nell’osservatore.
                                                        In pratica usiamo la Temperatura di Colore
     Ha senso parlare di Temperatura di Colore          (eventualmente Correlata) per distinguere le
     Correlata (CCT) solo in una fascia ristretta       varie tonalità della luce “bianca”.

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COLORE

                                                   Il colore è un mezzo che consente di
                                                   esercitare un influsso diretto sull’anima.
                                                   Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto,
                                                   l’anima è il pianoforte dalle molte corde.

                                                                   da Dello spirituale nell’arte,
                                                                             Vassilij Kandinskj

Noi, normalmente, vediamo il mondo a colori        Ricondurre ciò che sperimentiamo con i nostri
ed associamo questa sensazione multiforme ai       sensi a qualcosa di oggettivo, misurabile e sul
nostri sentimenti: vedere il mondo in bianco       quale tutti concordano?
e nero significa non apprezzare le sfumature,
dividere ciò che ci circonda in categorie nette,   Sappiamo rispondere alla domanda di ogni
non distinguere le gradazioni.                     bambino: “il mio amico vede il rosso come lo
                                                   vedo io?”.
Il colore è gioia, pienezza di vita, completezza
di informazione.                                   Non abbiamo tutte le risposte a queste domande,
                                                   vediamo quello che sappiamo finora.
È possibile dare una misura oggettiva del
colore?

                                                                                                     37
SINTESI ADDITIVA E SOTTRATTIVA                      Definendo colore complementare quello
                                                         che si ottiene sottraendo dal bianco il colore
     Nell’ambito della sintesi dei colori si deve        dato, si può constatare che i rispettivi colori
     evidenziare la distinzione tra il caso in cui si    complementari di rosso, verde e blu, e cioè
     sommano luci e quello in cui si mescolano           ciano, magenta e giallo, costituiscono una base
     pigmenti colorati.                                  per la sintesi sottrattiva dei colori.

     Nel primo caso il numero delle componenti           È riportato uno schema di base per la sintesi
     cromatiche che raggiungono l’occhio aumenta,        sottrattiva; si noti come la somma dei tre colori
     e si parla di sintesi additiva; nel secondo         di base generi il nero.
     caso, essendo i pigmenti sostanze assorbenti,
     il numero delle componenti cromatiche che
     raggiungono l’occhio diminuisce, e si parla di
     sintesi sottrattiva.

     Il modo più semplice per sperimentare la sintesi
     additiva consiste nell’avvicinare l’occhio allo
     schermo di una TV a colori sino a distinguere gli
     elementi emittenti dello schermo; si potrà notare
     così come attraverso diverse combinazioni
     di blu, verde e rosso si ottengano, alla dovuta
     distanza, gli altri colori visualizzabili.

     Viene riportato uno schema di base per la sintesi
     additiva; si noti come la somma dei tre colori
     fondamentali generi il bianco.

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