FONDAMENTI DI ILLUMINOTECNICA - VANTAGGI DELL'ILLUMINAZIONE A LED - Palazzoli Academy
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SOMMARIO PREMESSA 4 LA LUCE 6 Descrizione del fenomeno 6 Onde elettromagnetiche 7 Propagazione della luce 7 VISIONE 8 Fisiologia dell’occhio 8 - Adattamento 10 - Accomodamento 11 - Convergenza 11 Processo percettivo 12 Prestazione visiva 14 GRANDEZZE FONDAMENTALI 15 Flusso 15 Intensità 17 Illuminamento 18 Luminanza 18 LEGGI FONDAMENTALI DEL CALCOLO ILLUMINOTECNICO 19 Legge dell’inverso del quadrato 19 Legge fondamentale dell’illuminotecnica per apparecchi ad altezza costante 19 Tabella comparativa delle grandezze radiometriche e fotometriche 20 Fenomeni di riflessione 22 FOTOMETRIA 23 Luxmetri 23 Goniofometri 24 Sistemi di misura 28 Tecniche di misura 30 La sfera integratrice o di Ulbricht 31 2
SPETTROMETRIA 32 Misure spettrali 32 Il corpo nero 34 Temperatura di colore correlata delle sorgenti 35 COLORE 37 Sintesi Additiva e Sottrattiva 38 La percezione dei colori 39 Misura del colore 41 - Tinta 41 - Luminosità 42 - Saturazione 42 Indici di resa cromatica 43 Indici CRI e TM30 44 SORGENTI LUMINOSE 49 Tecnologie e tipi di sorgente 49 - Incandescenza 49 - Alogene 49 - Fluorescenti 50 - Lampade a scarica 50 - Lampade a scarica agli ioduri metallici 51 - Lampade a scarica a vapori di sodio 51 - LED 52 Efficacia luminosa 56 APPARECCHI DI ILLUMINAZIONE 57 Apparecchi tradizionali 57 Apparecchi LED 59 Binning 62 File di intercambio 63 Vita media di un apparecchio LED 65 Metodo di classificazione della vita media degli apparecchi LED 68 ILLUMINAZIONE LED E RISPARMIO ENERGETICO 70 Illuminazione degli ambienti industriali 70 Metodo del flusso totale 72 Relampimg e retrofit 76 Risparmio energetico 77 Payback time 78 Vantaggi dell’illuminazione LED 79 3
PREMESSA LA LUCE È VITA. in cui fare delle cose, eseguire dei compiti: insomma si è sempre ingegnato per riuscire a Quando nasce un bambino si dice che è venuto proseguire le sue normali attività anche quando alla luce, indicando con questa espressione che la luce naturale, la luce del sole, non ci riscalda una nuova vita è iniziata; nella Bibbia, Dio, più, oppure quando è oscurata dai fenomeni dopo aver creato il cielo e la terra, disse “sia la naturali. luce” e così tutto cominciò. La luce artificiale ha una storia antichissima, I bambini, e spesso anche gli adulti, hanno paura è connaturata con le attività umane, perché del buio e sono subito rassicurati dall’accensione l’uomo ha sempre tentato di rimanere attivo, di una lucina: solo con la luce si scacciano le di continuare a fare cose, vedere gente anche paure, perché prendiamo consapevolezza di noi quando il sole è ormai tramontato, ma gli rimane stessi e dell’ambiente intorno a noi e possiamo la voglia di proseguire quello che sta facendo, intervenire per modificare ciò che ci circonda. oppure perché vuole operare dove la luce del Se non vediamo dobbiamo muoverci a tastoni, sole non arriva. non riusciamo a prevenire i pericoli, perché Nel sito di Abri Castanet, in Francia, ci sono non li avvertiamo in anticipo e, in sostanza, immagini incise su un blocco calcareo che abbiamo un sacco di difficoltà a proseguire le risalgono a circa 37000 anni fa in una grotta nostre normali attività. in cui difficilmente filtra la luce del giorno: il Il buio ci induce al riposo e al sonno, mentre la nostro progenitore artista doveva, per forza, luce ci sveglia e ci rende attivi. disporre di luce artificiale, che gli permettesse di incidere e dipingere le pareti e la volta della L’uomo ha sempre seguito il ritmo della luce e caverna.Lo stesso devono aver fatto gli artisti del buio, del giorno e della notte, dell’attività della grotta di Magura, in Bulgaria, circa 8000 e del riposo, ma ha anche sempre tentato di anni fa oppure gli artisti sudamericani della prolungare le ore di luce, le ore attive, le ore Cuevas de las Manos, in Patagonia. 4 Grotta di Magura
Cuevas de las Manos E tanti altri nostri antichi progenitori. solamente quella dei ceri accesi davanti ai Tutto questo testimonia una volontà di svolgere tabernacoli e alle immagini sacre agli angoli le attività umane anche dove non arrivava la delle strade. Nel 1788 però in tutta la città luce del sole o dopo che il sole era tramontato: c’erano già 1200 lampioni di vari tipi: lumi ad testimonia la necessità di luce artificiale, che olio e in un secondo tempo a petrolio. naturalmente, a quei tempi, non era sicuramente All’imbrunire arrivavano i Lampedée (coloro luce elettrica. che si occupano delle lampade) con la scala, la perteghetta (la pertica) e la scatola contenente il Da poco più di cento anni noi tendiamo ad bricco dell’olio e accendevano i lampioni. identificare la luce artificiale con la luce Poi al mattino facevano di nuovo il giro per elettrica, ma se pensiamo alle grandi città spegnerli. Europee della metà del diciannovesimo secolo Nel 1820 i ceri furono sostituiti dalle lampade ci vengono subito in mente bellissimi pali in Argant. Dal 1843 vennero introdotte le lampade ghisa finemente decorati che servivano per a gas gestite da una società belga che aveva il l’illuminazione pubblica a gas. A Milano per suo gasometro vicino all’attuale Università tutto il ‘700 l’illuminazione pubblica era quasi Bocconi. 5
LA LUCE DESCRIZIONE DEL FENOMENO Il nostro lavoro consiste nel permettere agli altri uomini di proseguire le loro attività anche Per muoverci sicuri di notte, per svolgere in assenza di luce naturale: l’oggetto del nostro le nostre attività quotidiane, per continuare lavoro è l’uomo, a cui dobbiamo permettere a produrre nelle fabbriche abbiamo sempre di continuare a vedere anche dove il sole non cercato di illuminare la nostra vita anche dopo arriva o quando sta illuminando la vita di altri il tramonto del sole o dove la luce del sole non uomini: i robot non hanno bisogno di vedere poteva arrivare, con il risultato aggiuntivo di per lavorare o fare le altre cose per cui sono scacciare la paura del buio. programmati. Ora noi identifichiamo la luce artificiale con Al centro del nostro lavoro c’è l’uomo, fin dalla la luce elettrica, ma basta citare il nome della definizione stessa di luce. “nostra” unità di misura fondamentale per renderci conto che non sempre è stato così: la Chiamiamo luce la porzione dello spettro candela. elettromagnetico compresa tra 380 nm e 780 nm, cioè la zona compresa tra le frequenze che sono in grado di stimolare il sistema visivo umano: lo spettro visibile. Spettro visibile a lunghezza d’onda crescente e frequenza decrescente Sono indicate anche oggetti di dimensione paragonabile alla lunghezza d’onda 6
ONDE ELETTROMAGNETICHE PROPAGAZIONE DELLA LUCE Le frequenze comprese nell’intervallo citato E noto sperimentalmente fino dall’antichità che stimolano, con efficacia diversa in funzione la luce si propaga secondo traiettorie rettilinee della frequenza, i recettori presenti all’interno per portarsi da un punto A ad un punto B immersi dell’occhio umano, i coni ed i bastoncelli, e nello stesso mezzo otticamente omogeneo. permettono la visione. La relazione tra la velocità della luce nel vuoto L’analisi della propagazione della luce si c, che è una costante universale, la lunghezza complica considerando la natura quantistica d’onda λ e la frequenza f risulta: della luce che le attribuisce contemporaneamente proprietà ondulatorie e corpuscolari: se il raggio che si propaga interagisce con elementi che hanno dimensioni paragonabili alla lunghezza d’onda del raggio in esame la descrizione si Lunghezza d’onda e frequenza sono complica notevolmente. inversamente proporzionali. Se poi si utilizzasse un approccio relativistico le Se teniamo conto anche del mezzo in cui si complicazioni aumenterebbero notevolmente. propaga la luce, indichiamo con n l’indice di Ma per i nostri scopi illuminotecnici possiamo rifrazione del mezzo e con v la velocità effettiva considerare che la luce si propaghi su traiettorie di propagazione della luce, la relazione sopra rettilinee e valgano in ogni caso le leggi esposta diventa: dell’ottica geometrica. Si tratta evidentemente di una semplificazione che è pienamente giustificata dalla natura dei fenomeni che stiamo studiando, che sono Lunghezze d’onda più elevata corrispondono a limitati nello spazio e nel tempo, e non invalida frequenze più basse (meno energia). i risultati che otterremo. 7
VISIONE Va sottolineato che noi non vediamo con gli lunghezze d’onda. Tale sensibilità è dovuta alla occhi, ma con il lavoro congiunto di occhi e presenza all’interno di ogni cono di particolari cervello: gli occhi sono i sensori, ma è il cervello proteine, in grado di percepire singole che ricostruisce le immagini e le interpreta, lunghezze d’onda. in funzione degli stimoli trasmessi dagli occhi tramite il nervo ottico, delle precedenti Bastoncelli: sono fotoricettori responsabili esperienze e delle conoscenze acquisite. della visione in bassa luminosità. Sono molto Tutti hanno familiarità con le illusioni ottiche, sensibili alla luce, ma non hanno sensibilità al casi in cui la ricostruzione operata dal cervello colore può trarci in inganno. Dobbiamo pertanto Si trovano in tutta la retina, più diradati nella partire dall’analisi dell’occhio umano per capire fovea. meglio come funziona il processo di visione. I coni, come detto, sono responsabili della FISIOLOGIA DELL’OCCHIO visione a colori ma sono sensibili solo a luci piuttosto intense; i bastoncelli sono Tutti sanno fin da bambini che nell’occhio particolarmente sensibili a basse intensità di sono presenti due tipi di recettori: i coni ed i luce, ma non ai colori. bastoncelli. Se il livello di illuminamento è sufficiente Coni: sono i fotoricettori responsabili prevale l’informazione generata dai coni, che è della visione dei colori. Si trovano quasi più ricca, comprendendo anche l’informazione esclusivamente nella fovea, che rappresenta sul colore, mentre a bassi livelli di luce un avvallamento di forma circolare nella parte continuiamo a vedere grazie alle informazioni centrale della retina. prodotte dai bastoncelli, e quindi non Esistono tre tipi di coni, sensibili a tre specifiche distinguiamo più i colori. 8
Eritopsina: Sensibile a 650 nm (Rosso) coni-L con un picco di assorbimento intorno ai 570 nm sensibilità per la gamma dei rossi. Cloropsina: Sensibile a 530 nm (Verde) coni-M con un picco di assorbimento intorno ai 530 nm sensibilità per il colore verde. Ciinopsina: Sensibile a 430 nm (Blu) coni-S con un picco di assorbimento intorno ai 430 nm sensibilità per il colore blu-violet- to. Di giorno vediamo a colori, utilizziamo la La rètina è la membrana più interna del bulbo visione fotopica, in cui prevalgono gli stimoli oculare ed è una componente fondamentale per inviati dai coni, di notte vediamo in bianco e la visione umana essendo formata dalle cellule nero, visione scotopica, visione regolata dai recettoriali, i coni e i bastoncelli, responsabili bastoncelli. di trasformare l’energia luminosa in potenziale elettrico, informazione che poi viene inviata In generale, per quanto possibile, entrambi – tramite il nervo ottico – al cervello e più in i recettori lavorano insieme ma prevale di particolare alla corteccia visiva primaria e volta in volta l’informazione più opportuna. secondaria, responsabili della visione e della Naturalmente, nel passaggio da livelli elevati di interpretazione della visione. luminanza a livelli via via più bassi (o viceversa) si passerà da un tipo di visione all’altro, La retina presenta uno spessore variabile da 0,4 perdendo (o acquistando) progressivamente mm a 0,1 mm. la capacità di distinguere i colori: siamo in visione mesopica, quando i due meccanismi Nel complesso forma tutto il rivestimento di funzionamento operano insieme, senza che interno del bulbo oculare, dal punto di entrata nessuno dei due prevalga. del nervo ottico al margine pupillare dell’iride. Occhio Umano 9
Nella retina sono distinguibili tre regioni: Nel complesso i bastoncelli sono circa 110 milioni, mentre i coni 7 milioni circa. l’ora serrata: è il limite fra la parte ottica I bastoncelli sono disposti a piccoli gruppi e ciliare della retina localizzata 6–7 mm separati da un cono nella maggior parte dietro la cornea; della retina. Nelle vicinanze dell’ora serrata si assiste ad la papilla ottica: è il punto di convergenza una diminuzione del numero di bastoncelli, delle fibre nervose per la formazione mentre nella fovea si ha una disposizione del nervo ottico ed anche il punto di particolare: fino a 0,25 mm dal suo centro emergenza dei vasi retinici; sono presenti solo coni; più ci si allontana, più i bastoncelli si fanno via via più la macula lutea: è una regione leggermente numerosi (fino anche ad essere 20 volte i ellittica nel polo posteriore dell’occhio per coni) a 3–4 mm dal centro. il cui centro passa l’asse visivo dell’occhio stesso (cioè la direzione dei raggi luminosi); Gli occhi sono governati da un complesso tale centro è noto come fovea, o fovea sistema neuromuscolare che permette la centralis, ed è la regione della visione sincronizzazione dei movimenti durante distinta. la visione e una serie di funzioni visive per ottimizzare l’interazione con il mondo Lo strato dei fotorecettori è costituito da circostante. una parte delle cellule recettoriali presenti nell’occhio e sensibili alle radiazioni Adattamento: attraverso la variazione luminose: i coni e i bastoncelli. dimensionale della pupilla, regola la La principale differenza che si ripercuote quantità di luce che arriva al cristallino. su una diversa capacità funzionale è la L’adattamento continuo a diverse condizioni presenza di rodopsina nei bastoncelli e di di luce comporta affaticamento. Richiede un pigmenti sensibili a tre diverse frequenze di tempo minore passando da una condizione onde elettromagnetiche (rosso, blu e verde) di buio ad una di luce rispetto al passaggio nei coni. contrario. 10
Struttura della retina Accomodamento: grazie all’azione dei Convergenza: noi utilizziamo entrambi muscoli ciliari viene modificata la forma del gli occhi per vedere lo stesso oggetto; se cristallino per permettere la messa a fuoco a si trova a grande distanza le due direzioni distanze diverse in un tempo medio di circa di osservazione saranno quasi parallele, 0,7s. mentre se l’oggetto è vicino gli occhi I bambini riescono a mettere a fuoco oggetti ruotano verso l’interno e le due direzioni si distanti anche meno di 10 cm. A 45 anni la intersecano sull’oggetto stesso. capacità di adattamento si riduce ed è spesso Il cervello, sintetizzando le due immagini in necessario l’uso di occhiali per vedere un’unica visione tridimensionale (visione a brevi distanze, per esempio durante la stereoscopica), è in grado di valutare la lettura. distanza tra osservatore ed oggetto ed in genere di percepire la profondità della scena osservata. 11
Curva di visibilità fotopica diurna PROCESSO PERCETTIVO Inoltre nel campione c’era una leggera prevalenza femminile. Trattandosi di esperimenti condotti Naturalmente ciascuno di noi ha una diversa in Europa, ed in particolare in Francia, il sensibilità e capacità visiva, quindi occorre campione era costituito sostanzialmente da riferirsi ad un modello condiviso per poter Europei. Quindi, quello che noi chiamiamo generalizzare i risultati e dare prescrizioni di occhio umano medio è in realtà l’occhio medio validità generale. di una giovane Europea. Nel 1924 a Parigi, furono condotti una serie Non sappiamo se altre popolazioni vedano allo di esperimenti per valutare la sensibilità stesso modo, ma alcuni esperimenti condotti dell’occhio umano alle varie frequenze e fu soprattutto in Asia confermano i dati ottenuti determinato l’occhio umano medio. quasi un secolo fa su un campione limitato. Il campione era composto da persone giovani, I risultati indicano che la massima sensibilità tra i 23 ed i 24 anni, cioè nell’età corrispondente spettrale si ha in corrispondenza di una alla massima acuità visiva, perché si voleva lunghezza d’onda di 555 nm, corrispondente valutare la rispondenza di un occhio sano ed in al giallo verde, decrescendo fino a raggiungere perfetta efficienza, senza inquinare i dati con la completa insensibilità sia diminuendo sia le risposte di persone invecchiate o affette da aumentando la lunghezza d’onda. patologie. 12
La curva è stata normalizzata in modo che il Successivamente è stata determinata anche la coefficiente di visibilità sia 1 a 555 nm e poi curva di visibilità notturna (scotopica), adottata decresca fino a zero al di fuori del convenzionale dalla CIE nel 1955. intervallo che va da 380 nm a 780 nm. Bisogna tener presente che tutti i nostri L’esperimento è stato condotto con livelli di luce strumenti sono tarati sulla curva fotopica che permettevano la visione diurna, o fotopica, (diurna) e tutte le misure che facciamo hanno cioè con livelli di illuminamento (meglio di come riferimento quella curva. luminanza) ai quali prevale la funzionalità dei coni e possiamo vedere a colori. Riassumendo, la presenza contemporanea dei due recettori all’interno dell’occhio ci consente Quella presentata è la curva di visibilità sostanzialmente due tipi di visione, in funzione fotopica, diurna, stabilita da Gibson e Tyndall dei livelli di luce, o meglio, della luminanza a Parigi negli anni venti del secolo scorso presente nella scena che stiamo guadando. e adottata nel 1924 dalla CIE (Commission Internationale de l’Eclairage) che è l’organismo Con elevati livelli di luminanza prevale scientifico internazionale che regola le questioni l’informazione proveniente dai coni e siamo in concernenti la luce. presenza della visione fotopica, a colori, tipica del giorno, mentre a bassi livelli di luminanza Normalmente la curva fotopica viene abbiamo una visione scotopica, in bianco e rappresentata come indicato nella figura nero, notturna. seguente, normalizzata a 1: Nel passaggio tra una modalità e l’altra operiamo una visione intermedia (mesopica) che miscela le due modalità fondamentali a causa della progressiva insensibilità ai vari colori (effetto Purkinije, detto anche effetto campo di girasoli). fotopica: diurna: superiore a 50 lx o a 2 cd/m2 mesopica: transizione: tra 0,005 e 10 lux o tra 0,001 e 2 cd/m2 scotopica: Curva fotopica notturna: inferiore a 0,005 lx o a 0,001 cd/m2 13
Curva scotopica (nero) a confronto con la curva fotopica (bianco) PRESTAZIONE VISIVA visiva, accomodazione, regolazione della luce incidente, convergenza dell’asse visivo, Il compito visivo è la richiesta al sistema visivo motilità oculare, senso cromatico, presenza di di avere una visione adeguata degli oggetti difetti visivi, adattamento), dalle caratteristiche su cui si opera e della scena immediatamente del compito visivo e dalle caratteristiche circostante compresa nel campo visivo. dell’ambiente. In fase di progettazione dell’illuminazione il Per poter svolgere un compito visivo con la compito visivo da svolgere viene determinato corretta efficienza funzionale è necessario a priori in base alla destinazione d’uso rispettare delle condizioni che garantiscano il dell’ambiente in cui si opera. dovuto comfort. La CIE (Pubblicazione n.19/2.1, 1981) Affinché ogni oggetto coinvolto definisce la prestazione visiva come “la nell’osservazione sia percepito con sufficiente velocità e la precisione con cui viene eseguito dettaglio dall’osservatore, occorre un livello un dato compito visivo” e fornisce metodi adeguato di illuminamento, una sufficiente per quantizzare tale parametro in funzione di uniformità di illuminamento, una buona alcune variabili. Si tratta dell’attitudine che una distribuzione delle luminanze, l’assenza di persona manifesta nel reagire quando i dettagli abbagliamento, una corretta direzionalità della dell’oggetto della visione (compito visivo) luce ed una buona resa cromatica delle sorgenti entrano nello spazio di osservazione. e degli ambienti. Ciò dipende essenzialmente dalle capacità visive del soggetto, (intese come acuità 14
GRANDEZZE FONDAMENTALI Dopo aver indagato la fisiologia dell’occhio Tramite il coefficiente di visibilità trasformiamo possiamo comprendere meglio le grandezze una grandezza fisica come la potenza spettrale, fondamentali dell’illuminotecnica. la potenza trasportata da una radiazione elettromagnetica di determinata frequenza, FLUSSO in una grandezza che dipende dal recettore, dipende dalla capacità dell’uomo di ricevere Chiamiamo flusso luminoso la somma dei uno stimolo da quella potenza. prodotti della potenza trasportata dalla radiazione elettromagnetica per ciascuna Stiamo mediando una grandezza fisica con la lunghezza d’onda per il corrispondente valore capacità umana di recepirla tramite il senso di visibilità relativa. della vista. In termini matematici: Se ci colpisce una radiazione ultravioletta o un raggio X, possiamo ammalarci di cancro, ma non vediamo niente. Se ci colpisce una radiazione infrarossa di adeguata lunghezza d’onda avvertiamo un senso di caldo, viene stimolato un altro senso, ma comunque non vediamo niente. Dove: Noi siamo interessati solo alla parte di spettro elettromagnetico in grado di stimolare la Φ = flusso luminoso nostra vista, e teniamo conto della reazione K = coefficiente di proporzionalità. umana alla stimolazione nella definizione del Nel SI vale683 lm/W flusso luminoso. Al centro del nostro lavoro P(λ) = potenza spettrale in W c’è l’uomo, che percepisce la radiazione, la V(λ) = coefficiente di visibilità trasforma in segnali elettrici e ricostruisce λ = lunghezza d’onda in nm immagini che ci guidano nelle nostre comuni, quotidiane attività. In sostanza moltiplichiamo la potenza spettrale Il flusso luminoso si misura in lumen [simbolo per la funzione di sensibilità spettrale dell’occhio lm]. umano medio e sommiamo i contributi di tutte le frequenze a cui siamo sensibili. Il valore di K (coefficiente di proporzionalità) presente nella formula esposta è 683 lm/W. Quello che stiamo facendo è di valutare la Il valore 683 è stato scelto in modo che le capacità della radiazione elettromagnetica con definizioni oggi in uso rimangano coerenti cui interagiamo di stimolare il nostro sistema con le definizioni date in passato quando le visivo. conoscenze scientifiche erano più primitive Il flusso luminoso rappresenta una misura di delle nostre; tuttavia sono secoli che l’uomo quanto la radiazione elettromagnetica che ci studia la luce e occorreva non contraddire le colpisce sia in grado di essere vista. vecchie definizioni. 15
Come detto ancora oggi la grandezza In genere con efficacia si intende il rapporto fondamentale inserita nel Sistema tra due grandezze omologhe ma non identiche, Internazionale è la candela [cd], che già nel in questo caso la potenza luminosa (cioè la nome richiama metodi e costumi di altri secoli. potenza modulata dal coefficiente di visibilità) rapportata alla potenza fornita al sistema, 683 rappresenta un importante limite teorico mentre con efficienza si intende il rapporto tra per l’illuminotecnica: immaginiamo di avere due grandezze identiche, che risulterà quindi una radiazione monofrequenza a 555 nm che un numero adimensionale; caso classico di trasporti un W di potenza. efficienza è il rendimento, che è il rapporto tra potenza utilizzata e potenza fornita al sistema. Poiché il coefficiente di visibilità a 555 nm è pari a 1, ed immaginando di riuscire a trasformare È facile vedere che 683 è la massima tutta la potenza in flusso luminoso, otteniamo efficacia teorica possibile: qualunque altra 683 lm. onda monocromatica (composta da una sola frequenza) avrà efficacia minore, mentre La nostra lampadina, cioè l’oggetto in grado se utilizziamo onde con spettro esteso, che di trasformare una potenza, per esempio una contengano quindi più frequenze, la somma dei potenza elettrica, in luce avrà una efficacia di vari contributi sarà sempre minore di 683 lm/W. 683 lm/W; Per esempio la luce del sole varia tra i 175 per efficacia, in illuminotecnica, si intende lm/W e i 207 lm/W, in funzione delle diverse la capacità di trasformare potenza in potenza ore del giorno, mentre uno spettro in cui tutte le luminosa e si misura il lm/W. frequenze veicolano la stessa potenza ha circa 182 lm/W. 16
INTENSITÀ Data una sorgente stiamo identificando e seguendo un singolo raggio che esce dalla Chiamiamo candela l’unità di misura sorgente stessa. dell’intensità luminosa, cioè, scelta una direzione nello spazio, deriviamo il flusso Abbiamo definito la candela partendo dal flusso luminoso Φ rispetto all’angolo solido W luminoso; in realtà, come abbiamo detto, nel centrato su quella direzione. Sistema Internazionale la candela è la grandezza fondamentale per l’illuminotecnica ed è definita In sostanza, data una sorgente ed una semiretta nel seguente modo: che parte dalla sorgente, misuriamo il flusso contenuto in un cono centrato su quella candéla (derivato del latino candela, da semiretta e facciamo il rapporto tra il flusso e candere “essere bianco, splendere”) Unità di l’angolo solido stesso. misura fotometrica dell’intensità luminosa, pari Stringendo sempre più il cono identifichiamo all’intensità luminosa, in una data direzione, l’intensità luminosa nella direzione dell’asse di una sorgente che emette una radiazione del cono. monocromatica di frequenza 5.40 1014 Hz, la cui intensità radiante nella stessa direzione è 1/683 W/sr simbolo cd è fra le unità fondamentali SI e il suo campione italiano è conservato presso INRIM (Istituto Nazionale di RIcerca Metrologica) di Torino. Questa definizione, introdotta nel 1979 dalla XVI Conferenza Generale dei Pesi e Misure, ha sostituito quella precedente SI del 1948, secondo la quale la c. era l’intensità luminosa di 1/60 di cm2 del corpo nero alla temperatura di solidificazione del platino (2042 K), misurata perpendicolarmente alla superficie radiante in aria a pressione normale. L’unita illuminotecnica fondamentale è la candela e non il flusso; questa scelta è stata fatta per ragioni pratiche, di riproducibilità in laboratorio. In ogni caso resta valida la relazione tra intensità e flusso che abbiamo descritto precedentemente. 17
ILLUMINAMENTO LUMINANZA Definiamo ora l’illuminamento prodotto da La luminanza rappresenta la sensazione visiva una sorgente puntiforme su un punto di una percepita dall’occhio umano se colpito dalla superficie. luce direttamente prodotta da una sorgente luminosa o riflessa da una superficie; è perciò Consideriamo puntiforme una sorgente di definibile come l’intensità luminosa riferibile dimensioni trascurabili rispetto alla distanza tra ad una superficie. la sorgente stessa e la superficie da illuminare: una lampadina appesa al soffitto ha dimensioni trascurabili rispetto al pavimento, considerando la distanza tra pavimento e soffitto. Definiamo illuminamento su di una superficie prodotto da una sorgente il rapporto tra il flusso Definizione: La luminanza di una superficie proveniente dalla sorgente e la superficie stessa. è data dal rapporto tra l’intensità luminosa I emessa, riflessa o trasmessa dalla superficie A Se la sorgente è puntiforme il flusso è secondo la direzione di osservazione e l’area contenuto in un angolo solido centrato sulla apparente della superficie stessa. sorgente; restringendo sempre più la superficie fino a farla collassare in un punto otteniamo L’area apparente è la proiezione della superficie l’illuminamento prodotto da una sorgente A sul piano normale alla direzione dell’intensità. puntiforme su un punto di una superficie. La luminanza dipende dalla posizione In formule: dell’osservatore. Se l’osservatore si sposta verrà raggiunto da una intensità diversa da quella che lo raggiungeva nella posizione precedente e vedrà la superficie L’unità di misura dell’illuminamento è il lux emittente sotto un angolo diverso: quindi [lx]. complessivamente la luminanza percepita dall’osservatore cambierà. La luminanza si misura in candele al metro quadro [cd/m2]. 18
LEGGI FONDAMENTALI DEL CALCOLO ILLUMINOTECNICO LEGGE LEGGE FONDAMENTALE DELL’INVERSO DEL QUADRATO DELL’ ILLUMINOTECNICA PER APPARECCHI AD ALTEZZA COSTANTE Per sorgenti puntiformi che illuminano punti perpendicolari alla sorgente stessa possiamo Se il punto non è perpendicolare alla sorgente scrivere che: ma il raggio incide sulla superficie da illuminare con un angolo α, allora la formula diventa: Cioè per una sorgente puntiforme che Se la o le sorgenti sono tutte alla stessa distanza illumina un punto perpendicolare alla sorgente (h) dalla superficie da illuminare allora la l’illuminamento è pari alla intensità emessa distanza tra punto e sorgente è pari a dalla sorgente in direzione del punto divisa per l’inverso del quadrato della distanza tra punto e sorgente. Si veda lo schema seguente, che illustra i calcoli sopra esposti: 19 19
TABELLA COMPARATIVA DELLE Le prime descrivono fenomeni fisici, le seconde GRANDEZZE RADIOMETRICHE descrivono gli stessi fenomeni per come sono E FOTOMETRICHE percepiti dall’uomo. È possibile comparare le grandezze Posso essere investito da una grande quantità radiometriche, che esprimono quantità di radiazioni, ma se non sono delle frequenze fisiche, con le grandezze fotometriche, che adeguate non vedrò nulla. rappresentano le stesse grandezze mediate dal sistema sensoriale umano. GRANDEZZA RADIOMETRICA FOTOMETRICA Potenza W lumen [lm] Potenza su Superficie W/ m2 lm/m2 = lux [lx] Potenza su Angolo Solido W/sr lm/sr = candela [cd] Potenza su lm/(m2*sr) = W/(m2*sr) [cd/m2] Superficie per Angolo Solido lm/sr*1/m2 = cd/m2 20
È possibile instaurare una analogia tra le Legge dell’inverso del quadrato grandezze fotometriche e le grandezze idriche: Nel caso di una sorgente puntiforme la diminuzione del livello di illuminamento su una Flusso luminoso superficie varia in relazione al quadrato della distanza dalla fonte: raddoppiando la distanza L’equivalente idrico del flusso luminoso è dato dalla fonte la superficie investita quadruplica dalla quantità totale di acqua emessa da una ed il livello di illuminamento diviene quindi un doccia in tutte le direzioni nell’unità di tempo quarto. ed è misurata in litri al secondo. Intensità luminosa Il livello d’illuminamento su di una superficie è massimo quando i raggi luminosi giungono L’analogia idrica è data dalla quantità di acqua perpendicolari ad essa e diminuisce emessa da un singolo ugello della doccia, in un proporzionalmente al loro angolo d’incidenza. cono angolare di dimensione infinitesima. Si ha cioè una diminuzione della capacità di raccolta della radiazione al variare dell’inclinazione della superficie. Illuminamento L’equivalente idrico è dato dalla quantità Al cinema riusciamo a vedere il film perché lo di acqua che cade sulla superficie in esame schermo è perpendicolare ai raggi che arrivano nell’unità di tempo ed è misurata in litri al dal proiettore. Se lo schermo fosse parallelo ai secondo al metro quadro. raggi la luce scorrerebbe sullo schermo senza esserne intercettata e illuminerebbe la parete di fondo. Allo stesso modo se innaffiassi il giardino tenendo il getto parallelo al terreno, l’acqua scorrerebbe sul suolo senza bagnarlo e senza penetrare in profondità con la conseguenza che le piante morirebbero. 21
FENOMENI DI RIFLESSIONE Superfici con semidiffuse. Quando una superficie è illuminata da un fascio La luce incidente viene riflessa in tutte le di luce, rifletterà parzialmente la luce che la direzioni in modo quasi uniforme perché esiste investe secondo regole che dipendono dal un angolo prioritario di riflessione in funzione materiale che la costituisce. dell’angolo di incidenza del raggio in arrivo. Possiamo classificare le superfici in quattro Tipico comportamento degli asfalti. grandi categorie in relazione alle caratteristiche di riflessione: Superfici con riflessione speculare. L’angolo di incidenza è uguale all’angolo di riflessione. Tipico comportamento degli specchi. Se la superficie è diffusiva, vuol dire che segue la legge di Lambert (superfici Lambertiane). Nel modello Lambertiano la luce riflessa varia in funzione del coseno dell’angolo di emissione rispetto alla normale al piano, indipendentemente dal piano di riemissione. Supponendo che la massima riemissione sia I, in direzione perpendicolare alla superficie Superfici con riflessione diffusa. riflettente, allora in tutte le altre direzioni La luce incidente viene riflessa in tutte le Iθ = I * cos(θ) direzioni in modo uniforme indipendentemente dall’angolo di incidenza del raggio in arrivo. ed il solido di riemissione è una sfera – vedi Tipico comportamento delle superfici amorfe. esempio b della tabella precedente. Si dimostra che se vale la legge di Lambert la luminanza della superficie non dipende dalla posizione dell’osservatore che percepisce una luminanza costante. In sostanza se guardo uno specchio, ciò che vedo dipende in maniera essenziale dalla mia Superfici con semispeculari. posizione, ma se guardo un muro imbiancato a calce, quello che vedo non dipende dalla mia La luce incidente viene riflessa principalmente posizione, ed anche se mi sposto vedo sempre in modo speculare ma il raggio riflesso non è la stessa cosa. ben definito e si manifesta una certa diffusione intorno alla direzione di riflessione principale. Se la superficie non è perfettamente Tipico comportamento delle superfici Lambertiana la luminanza comunque cambia metalliche lucidate. cambiando punto di osservazione. 22
FOTOMETRIA Con fotometria indichiamo l’insieme delle Il luxmetro deve avere una risposta all’energia tecniche di misurazione delle grandezze luminosa quanto più vicina alla curva fotopica (grandezze fotometriche) che caratterizzano la di sensibilità relativa V(λ), cioè deve simulare il luce: flusso, intensità nelle varie direzioni dello più possibile l’occhio umano normalizzato dal spazio, luminanza, etc. punto di vista fotometrico. LUXMETRI Questo si realizza impiegando dei filtri in modo tale da ottenere una risposta spettrale il più Il luxmetro è lo strumento di misura dell’ possibile vicina alla curva V(λ). illuminamento. È composto di solito da una parte fissa (corpo strumento) e una mobile che L’esposimetro utilizzato in fotografia è un contiene il sensore vero e proprio costituito dispositivo analogo al luxmetro e misura generalmente da un trasduttore che sotto l’illuminamento della superficie o oggetto che si l’effetto dell’energia luminosa reagisce intende fotografare rispetto alle caratteristiche provocando una corrente elettrica che viene della pellicola e non alla curva di visibilità rilevata da un galvanometro la cui scala è tarata umana. in lux. Il parametro più importante per valutare la precisione dello strumento è la rispondenza alla curva di visibilità e di conseguenza la sensibilità del sensore. 23
GONIOFOTOMETRI Per cercare di mantenere nella posizione di normale funzionamento l’apparecchio durante Il goniofotometro è lo strumento usato per la la misura sono state sviluppate macchine e misurazione delle intensità luminose emesse tecniche di misura specifiche. da un apparecchio o da una sorgente luminosa nelle diverse direzioni dello spazio. Il modo più semplice è di posizionare l’apparecchio di illuminazione e far ruotare Esistono vari tipi di goniofotometro, ciascuno la fotocellula intorno ad esso; si realizza impiegato in diverse configurazioni per così il goniofotometro a testina rotante, che rispondere ad esigenze specifiche. però richiede spazi enormi per funzionare correttamente se l’apparecchio ha dimensioni I goniofotometri che ruotano l’apparecchio elevate. intorno a due assi perpendicolari tra loro modificano la normale posizione di funzionamento dell’apparecchio durante la misura. 24
Negli anni settanta del secolo scorso è stata in particolare resta costante la sua posizione sviluppata la tecnica di misurare l’immagine rispetto alla gravità, garantendo la corretta dell’apparecchio riflessa in uno specchio: questo dissipazione termica. permette di mantenere l’apparecchio nella normale posizione di funzionamento durante Un’altra possibilità è di tenere l’apparecchio la misura sfruttando il movimento relativo tra al centro e far ruotare lo specchio intorno apparecchio e specchio. all’apparecchio che rimane sostanzialmente fermo, semplicemente ruota intorno al proprio L’apparecchio trasla in direzione verticale asse. e può ruotare intorno al proprio asse, ma resta comunque nella normale posizione di funzionamento durante tutta la misura, anche se ad altezze diverse; 25
Questo tipo di goniofotometro è indicato Questa prescrizione ha naturalmente dato grande esplicitamente nella norma LM-79 della IES popolarità a questo tipo di strumento, anche se (Illuminating Engineering Society), che è l’ente è stato poi chiarito che anche i goniofotometri a normatore Americano, come uno dei due soli specchio centrale soddisfano le specifiche tipo di goniofotometro utilizzabile per le misure LM-79. su apparecchi LED, insieme ai goniofotometri a testina mobile che abbiamo descritto sopra. 26
L’immagine seguente illustra il principio di Da notare il setto rotante con foro eccentrico funzionamento di questo tipo di goniofotometro. sincrono con i movimenti dello specchio che scherma la luce proveniente dall’apparecchio Il sensore vede l’immagine nello specchio e la luce parassita che può essere presente dell’apparecchio e non deve invece ricevere nell’ambiente a causa delle residue riflessioni luce direttamente dall’apparecchio stesso. di soffitto, pareti e pavimento. 27
SISTEMI DI MISURA stesso, si individua un asse polo Nord, polo Sud che corrisponde all’asse perpendicolare Nella fotometria esistono due sistemi di alla superficie emittente dell’apparecchio e coordinate sferiche normalmente usati si genera un sistema di meridiani, che sono le nella pratica, che coprono campi applicativi intersezioni tra i piani passanti per l’asse Nord- complementari. Sud e la superficie della sfera, e di paralleli che indicano diversi gradi di elevazione rispetto Il primo sistema, indicato come C-γ (C-gamma), all’asse centrale. viene usato per gli apparecchi per interni e per gli apparecchi stradali e corrisponde al sistema Per ogni intersezione tra meridiani e paralleli di meridiani e paralleli che troviamo su un si effettua una misura. La scelta dei meridiani normale mappamondo. e dei paralleli determina la maggiore o minore densità dei punti di misura. L’apparecchio da misurare viene posto al centro di una sfera ideale di raggio molto più Naturalmente occorre scegliere un meridiano di grande delle dimensioni dell’apparecchio riferimento, indicato come C0. 28
Il secondo sistema, indicato come V-H, Per ogni intersezione tra meridiani e paralleli si oppure come B-β (B-beta), viene usato per gli effettua una misura. apparecchi da proiezione stradali e corrisponde ad un sistema di coordinate sferiche con asse La scelta dei meridiani e dei paralleli determina orizzontale (Est-Ovest). la maggiore o minore densità dei punti di misura. L’apparecchio è posto al centro di una sfera ideale di raggio molto più grande delle Il meridiano di riferimento è generalmente dimensioni dell’apparecchio stesso, ma si perpendicolare alla superficie emittente. individua un asse Est-Ovest che determina un sistema di meridiani e paralleli ruotati di novanta gradi rispetto al mappamondo. 29
TECNICHE DI MISURA Nel caso di fotometria relativa, conoscendo esattamente il flusso uscente dalla lampada Quando si misura l’emissione di un apparecchio e quello uscente dall’apparecchio è possibile o di una sorgente i dati possono essere esposti calcolare il rendimento dell’apparecchio stesso in maniera assoluta o relativa. come rapporto tra i due flussi. Fino a pochi anni fa la normale tecnica di laboratorio prevedeva di fornire i dati normalizzati a 1000 lm, cioè si fornivano i risultati di misura in candele per ogni 1000 lm di emissione della lampada contenuta nell’apparecchio. Si fornivano i dati, cioè, come se la lampada fornisse sempre 1000 lm di Dove: flusso, più propriamente diremo che i dati erano normalizzati a 1000 lm. η = rendimento luminoso φA = flusso uscente dall’apparecchio La fotometria relativa ha il vantaggio che è φL = flusso uscente dalla lampada possibile cambiare lampada semplicemente indicando il flusso della nuova lampada, Il rendimento è un numero adimensionale. perché si da per scontato che meccanicamente In sostanza il rendimento indica quanta parte ed otticamente le lampade che possono essere del flusso fornito dalla lampada riesce ad montate nell’apparecchio si comportano allo uscire dall’apparecchio, misura l’efficienza stesso modo. dell’apparecchio. Il parametro che può cambiare è il flusso, ma la fotometria è normalizzata a 1000 lm, per cui Con l’avvento dei LED (Light Emitting basta moltiplicare le candele normalizzate per Diode) diventa problematico cambiare le i kilolumen emessi dalla lampada inserita per sorgenti all’interno dell’apparecchio, perché ottenere la fotometria assoluta, cioè le candele se anche fosse possibile sostituire i singoli realmente emesse dall’apparecchio in quella LED o le matrici di LED che costituiscono il configurazione. motore luminoso dell’apparato, la sostituzione influirebbe sui meccanismi di dissipazione Per effettuare una fotometria relativa si misura del calore, quindi sull’equilibrio termico il flusso emesso dalla sorgente, si misura la dell’apparecchio, variandone l’emissione. fotometria dell’apparecchio e si normalizzano i dati rendendo la misura indipendente dalla Per questa ragione le norme di settore che lampada specifica utilizzata. regolano le misure sugli apparecchi LED richiedono fotometrie assolute, in cui non ha più La tecnica complementare prevede di senso parlare di rendimento luminoso, perché misurare semplicemente le candele uscenti l’apparecchio influisce in modo sostanziale dall’apparecchio che contiene quella specifica sull’emissione della sorgente, cambiandone le sorgente. Si dice che è stata effettuata una condizioni termiche. fotometria assoluta; in questo caso non è possibile cambiare la lampada, a meno di non Diventa quindi importante misurare l’efficacia conoscere esattamente il flusso della lampada dell’apparecchio cioè il rapporto tra il flusso stessa e con tale valore normalizzare la emesso dall’apparecchio e la potenza (elettrica, fotometria rendendola relativa. trattandosi di luce elettrica) fornita. 30
Le norme specificano che occorre valutare La misurazione viene effettuata per mezzo la potenza complessiva fornita all’apparato di una cellula fotovoltaica posta dietro una di illuminazione, tenendo in considerazione piccola fessura praticata sulla superficie della anche le perdite all’interno dell’alimentatore sfera. o qualunque altra dispersione all’interno dell’apparecchio. Per evitare che la cellula riceva direttamente i raggi luminosi emessi dalla sorgente, la L’efficacia mette in relazione il flusso emesso fotocellula è schermata in modo che non veda dall’apparecchio con la potenza complessiva direttamente la sorgente. fornita dalla rete elettrica. L’illuminamento E sul sensore è direttamente proporzionale al flusso totale emesso dalla lampada. Dove: ξ = efficacia luminosa φA = flusso uscente dall’apparecchio Dove K è una costante che dipende dalle W = potenza fornita complessivamente caratteristiche del sistema e che si determina all’apparecchio per taratura, misurando una sorgente campione che abbia caratteristiche simili alla sorgente in L’efficacia si misura in lm/W. esame e flusso luminoso noto. LA SFERA INTEGRATRICE O DI ULBRICHT l flusso luminoso di una sorgente può essere calcolato (per integrazione) dalle intensità luminose misurate secondo le diverse direzioni, oppure misurato direttamente attraverso la sfera integratrice o di Ulbricht. Si tratta di una sfera la cui superficie interna è verniciata con vernice bianca opaca diffondente e non selettiva, che significa che riflette allo stesso modo tutte le frequenze che compongono lo spettro da misurare. La sorgente viene sospesa al centro della sfera. A causa delle continue riflessioni l’illuminamento di ogni punto della superficie interna della sfera è costante e proporzionale al flusso totale emesso dalla lampada. 31
SPETTROMETRIA Con il termine spettrometria indichiamo una serie di tecniche per misurare lo spettro della luce emesse da una sorgente o riflessa da una superficie. Lo strumento usato è lo spettroradiometro, che può essere usato direttamente oppure come elemento sensibile di una sfera integratrice o di un goniofotometro. MISURE SPETTRALI Lo spettro di emissione di una sorgente è la distribuzione di energia in funzione della frequenza (o della lunghezza d’onda) e rappresenta l’emissione di una sorgente; lo spettro può limitarsi al campo del visibile o estendersi anche alle altre frequenze. Valutare lo spettro di emissione di una lampada all’interno di un progetto permette di verificare in modo adeguato la qualità della luce prodotta. Gli spettri possono essere continui, composti da una sequenza ininterrotta di frequenze, oppure a righe, se vengono emesse solo alcune frequenze o solo alcuni campi di frequenza. I LED normalmente usati per l’illuminazione hanno uno spettro continuo caratterizzato da un picco nel blu, un avvallamento tra blu e verde e da basse emissioni nel rosso. Il tipo di spettro rappresentato per i LED è quello più comunemente usato, e le differenze si giocano normalmente sull’altezza del picco blu, in funzione del quale varia la temperatura di colore del LED stesso. Naturalmente si trovano sul mercato anche molte altre soluzioni, corrispondenti a diverse tecnologie per produrre luce. 32
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IL CORPO NERO La radiazione emessa da un corpo nero viene detta radiazione del corpo nero. In fisica un corpo nero è un oggetto ideale che assorbe tutta la radiazione Lo spettro di un corpo nero è uno spettro dalla elettromagnetica incidente senza rifletterla, ed caratteristica forma a campana, dipendente è perciò detto “nero” secondo l’interpretazione unicamente dalla sua temperatura T e non dalla classica del colore dei corpi. materia che lo compone. Assorbendo tutta l’energia incidente, per Negli esperimenti in laboratorio un corpo nero la legge di conservazione dell’energia il corpo è costituito da un oggetto cavo mantenuto nero re-irradia tutta l’energia assorbita. Si tratta a temperatura costante le cui pareti emettono di una idealizzazione fisica, dal momento che e assorbono continuamente radiazioni su tutte in natura non esistono corpi che soddisfano le possibili lunghezze d’onda dello spettro perfettamente tale caratteristica. elettromagnetico. 34
TEMPERATURA DI COLORE Se una sorgente emette uno spettro con CORRELATA DELLE SORGENTI coordinate cromatiche che giacciono sul Locus Planckiano possiamo specificare la sua Dato lo spettro di emissione di una sorgente, o cromaticità mediante la temperatura del corpo di un corpo che emetta luce o di una superficie nero che emette uno spettro con le stesse riflettente, è possibile elaborare i dati spettrali coordinate cromatiche, indicandola come per rappresentare il colore della luce tramite le Temperatura di colore. coordinate cromatiche x,y nel diagramma CIE Se invece le coordinate della sorgente sono in 1931. prossimità della Planckiana, ma non esattamente sovrapposte, specifichiamo una Temperatura di Il bordo a ferro di cavallo del diagramma Colore Correlata (in Inglese Correlated Color rappresenta i colori puri, spettrali, associati Temperature – CCT) cioè la temperatura del ad una singola frequenza; la linea di chiusura punto più vicino del Locus. inferiore è la cosiddetta linea delle porpore, colori non spettrali, perché non associati a Nella figura seguente sono indicati i segmenti nessuna frequenza monocromatica, malgrado che individuano le Temperature di Colore siano sul bordo, mentre l’interno del diagramma Correlate o, in Italiano, isoprossimali. rappresenta i colori dati dalla miscelazione dei contributi dei colori primari; le porpore sono Nel caso si usi una temperatura correlata è ottenuti dalla miscelazione del rosso e del buona pratica indicare anche la distanza dal violetto spettrale. locus, per dare una indicazione di quanto ci scostiamo dall’emissione del corpo nero. Siamo in presenza di una sintesi additiva: per creare nuovi colori si mescolano, si sommano, In realtà la temperatura di colore correlata altri colori, preferibilmente i colori scelti come si misura in uno spazio che costituisce una primari. trasformazione dello spazio colore CIE del 1931, adottato dalla CIE nel 1960 e ormai Sul diagramma è anche indicato il Locus abbandonato. Planckiano, la linea su cui giacciono le coordinate cromatiche degli spettri di emissione Per questa ragione la distanza dello spettro in del corpo nero a varie temperature. esame dalla Planckiana viene indicata con duv. 35
La Temperatura di Colore o la Temperatura di intorno al Locus Planckiano, dove l’emissione Colore Correlata (CCT), espressa in Kelvin è paragonabile a quella del corpo nero alle [K], è una caratteristica dell’emissione di una varie temperature, o, vedendo la questione da sorgente, che viene classificata come fredda o un altro punto di vista, se siamo in presenza calda in funzione della sua CCT: più la CCT di una luce che sia simile ad una emissione aumenta più la sorgente è considerata fredda, nel visibile che contenga tutte le frequenze, perché la classificazione come fredda o calda variamente miscelate: ad una temperatura di di una sorgente si riferisce alla sensazione colore di 2000 K corrisponde una prevalenza prodotta nell’osservatore e non alla temperatura dell’arancione, a valori di temperatura del corpo nero. inferiori corrispondono il rosso e, ancora più in basso, l’infrarosso, non più visibile; mentre Più aumenta la temperatura del corpo nero a temperature superiori ai 2000 K la luce è più aumenta la componente blu nello spettro, dapprima gialla, poi bianca, azzurra, violetta generando una sensazione di freddezza e ultravioletta. nell’osservatore. In pratica usiamo la Temperatura di Colore Ha senso parlare di Temperatura di Colore (eventualmente Correlata) per distinguere le Correlata (CCT) solo in una fascia ristretta varie tonalità della luce “bianca”. 36
COLORE Il colore è un mezzo che consente di esercitare un influsso diretto sull’anima. Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima è il pianoforte dalle molte corde. da Dello spirituale nell’arte, Vassilij Kandinskj Noi, normalmente, vediamo il mondo a colori Ricondurre ciò che sperimentiamo con i nostri ed associamo questa sensazione multiforme ai sensi a qualcosa di oggettivo, misurabile e sul nostri sentimenti: vedere il mondo in bianco quale tutti concordano? e nero significa non apprezzare le sfumature, dividere ciò che ci circonda in categorie nette, Sappiamo rispondere alla domanda di ogni non distinguere le gradazioni. bambino: “il mio amico vede il rosso come lo vedo io?”. Il colore è gioia, pienezza di vita, completezza di informazione. Non abbiamo tutte le risposte a queste domande, vediamo quello che sappiamo finora. È possibile dare una misura oggettiva del colore? 37
SINTESI ADDITIVA E SOTTRATTIVA Definendo colore complementare quello che si ottiene sottraendo dal bianco il colore Nell’ambito della sintesi dei colori si deve dato, si può constatare che i rispettivi colori evidenziare la distinzione tra il caso in cui si complementari di rosso, verde e blu, e cioè sommano luci e quello in cui si mescolano ciano, magenta e giallo, costituiscono una base pigmenti colorati. per la sintesi sottrattiva dei colori. Nel primo caso il numero delle componenti È riportato uno schema di base per la sintesi cromatiche che raggiungono l’occhio aumenta, sottrattiva; si noti come la somma dei tre colori e si parla di sintesi additiva; nel secondo di base generi il nero. caso, essendo i pigmenti sostanze assorbenti, il numero delle componenti cromatiche che raggiungono l’occhio diminuisce, e si parla di sintesi sottrattiva. Il modo più semplice per sperimentare la sintesi additiva consiste nell’avvicinare l’occhio allo schermo di una TV a colori sino a distinguere gli elementi emittenti dello schermo; si potrà notare così come attraverso diverse combinazioni di blu, verde e rosso si ottengano, alla dovuta distanza, gli altri colori visualizzabili. Viene riportato uno schema di base per la sintesi additiva; si noti come la somma dei tre colori fondamentali generi il bianco. 38
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