FIABE MIGRANTI ! 10 RACCONTI SEMISERI - TUTTI PER "NESSUNO", "NESSUNO" PER TUTTI ! - Istituto Comprensivo Forio
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FILIPPO CASTAGNA & CORSO C 10 RACCONTI SEMISERI FIABE MIGRANTI ! TUTTI PER "NESSUNO", "NESSUNO" PER TUTTI ! ISTITUTO COMPRENSIVO FORIO 1
AVVERTENZE Caro lettore, prima di addentrarti nelle pagine di questo libro, farai bene a leggere questo foglio informativo. Sei arrivato a questa pagina, perché l’oggetto che hai tra le mani ha attirato il tuo interesse. Forse non sai che cosa è esattamente, ma è proprio questa la sua bellezza. Per poter apprezzarlo pienamente, dovrai far uso di tutte le tue risorse, molte delle quali richiedono comprensione e perseveranza. Tale prodotto non è un farmaco, ma ha gli stessi effetti benefici e cura la mente; non è un semplice libro, ma cura lo spirito, non è una macchina del tempo ma ha il potere di trasportarti in ogni angolo del mondo, in ogni epoca e in ogni dove, contribuendo a farti diventare immortale. Sarai presente ovunque e sempre. Quello che stai per intraprendere è un viaggio, e non sarai da solo. Sei libero di modificare questo viaggio a tuo piacimento, di andare avanti o tornare indietro, di saltare le pieghe del tempo o di approfondirle. Prova ad osservare attentamente, usando ciò
che hai a disposizione. Alla fine puoi aggiungere tu ciò che ritieni necessario. Noi saremo la tua guida: 20 piccoli scrittori che ti guideranno nei meandri di questo mondo. Ti preghiamo solo di prestare la massima attenzione. Ecco alcuni punti che dovrai osservare: 1. FIDATI DI TUTTE LE TUE CAPACITÀ: SONO LA FONTE DI TUTTI I TUOI VIAGGI; 2. NON FIDARTI DEI TUOI OCCHI: LE PERSONE NON SONO SEMPRE COME SEMBRANO, E NON SEMBRANO SEMPRE COME SONO. LASCIA DA PARTE OGNI FORMA DI PREGIUDIZIO ED IGNORANZA; 3. SOGNA SEMPRE IN GRANDE, PUNTA IN ALTO, MIRA ALLE STELLE E MALE CHE VA TI RITROVERAI SULLA LUNA; 4. TUTTO PUÒ SUCCEDERE;
5. NEL DUBBIO, RICORDATI: HAI RAGIONE TU! P. S.: Una lettura eccessiva di questo libro, può creare dipendenza nel lettore, quanto una lettura superficiale può portarne ignoranza. Per una buona lettura, tenere fuori dalla lettura di coloro che non usano l’immaginazione ed usano le persone, come i libri, dalla copertina. Libro adatto ai bambini di ogni età, dai 0 ai 99 anni. Leggere con cautela. GLI ALUNNI DEL CORSO C
ROSA PARKS C’era una volta una ragazza dalla pelle nera che prese il nome di Rosa Louise Parks, nascendo in Alabama il 4 febbraio 1913 a Tuskegee. Rosa cominciò a nutrire fin da piccola una curiosa e spontanea passione per i diritti civili, dal preciso istante in cui una luce ardente e scottante si fece largo bruciando le pupille dei suoi occhi, facendola riflettere sul perché dell’incendio di una croce, da parte di alcuni uomini incappucciati, che ci giravano attorno, intonando cori offensivi contro le persone che erano nate con il suo stesso colore, nel tentativo di instillare paura. Rosa conservò quella visione, immagazzinata con una mente di bambina, anche fino ai suoi giorni da adulta, quando tra un ricamo ed un cucito, mandava avanti un negozio di sartoria insieme al suo amato marito, portato all’ altare nel 1932. Proprio di questi pensieri principali ne parlava mamma Parks ai propri figli, descrivendo con parole motivate e grintose, quanto fosse importante che noi tutti esseri umani avessimo gli stessi diritti e lo stesso rispetto reciproco.
Questi suoi sentimenti di uguaglianza la portarono ad entrare a far parte a metà del 1955, prima, come portavoce di un movimento per i diritti civili siglato NAACP, poi, come membro di un centro educativo improntato sempre sui diritti civili e sul razzismo. Rosa non poteva mai immaginare che proprio da un istante all’ altro di questo periodo, le sue credenze ed i suoi ideali sarebbero stati messi a dure ed estenuanti prove di forza, psicologiche e mentali. Il 1° dicembre del 1955 la signora Parks, dopo una giornata di estenuante lavoro di sartoria, decise di prendere finalmente l’autobus per tornare a casa dalla sua famiglia: appena salì, dopo aver obliterato il biglietto, rivolse lo sguardo al posto a sedere più vicino, nella zona comune per sedie riservate sia a bianchi che neri, (seppur le persone bianche avessero la priorità, ma alla venuta sul bus di Rosa non ve ne erano) cercando di trattenere una smorfia di dolore per una fortissima fitta ad entrambi i piedi. Si sentiva rilassata e serena più che mai, ma la sua serenità durò poco: una persona bianca aveva varcato già le porte del bus. Il conducente, come d’abitudine, chiese alla signora Parks di cedere il posto alla persona bianca con diritto di precedenza, secondo le leggi segregazioniste del tempo, ma ella non aveva alcuna
intenzione di lasciare il posto: non aveva alcuna intenzione di sottostare per l’ennesima volta ad un capriccio di un codice segregazionista; inoltre non era affatto incoraggiante quel continuo dolore ai piedi, che quasi la incitava a rimanere ferma su quel posto e sui suoi princìpi di uguaglianza. Ne nacque una forte colluttazione verbale, fin quando l’autista non chiamò la polizia che arrestò Rosa per aver infranto le norme cittadine. Rosa si era in realtà comportata secondo la sua coscienza, non accettava che qualcuno potesse operare una forma di discriminazione così forte. Il suo gesto descrisse l’animo di milioni di Afroamericani, primo fra tutti Martin Luther King, popolo stanco, offeso ed amareggiato da questa fortissima e spietata politica segregazionista americana, portando l’Intera popolazione Nazionale, bianchi e neri, mano nella mano, a dichiarare all’unanimità incostituzionali le leggi segregazioniste contro i neri, parzialmente ai bus nel 1956, e poi completamente nel 1968, con il poderoso impegno e sacrificio del Pastore Martin Luther King. Rosa non si sentiva più sola. Sapeva che non mondo altri lottavano per i suoi stessi nobili ideali.
Da quel giorno, la Signora Rosa Parks divenne il volto immortale delle aspirazioni di pace ed uguaglianza tra tutte le persone di ogni razza, anche dopo essere nata al cielo il 24 Ottobre 2005: la nascita che la consacrò all’Infinito! EMANUELA PALOMBA & ERIKA GARCIA Vorrei essere riconosciuta come una persona che è preoccupata per la libertà e per l'uguaglianza, per la giustizia e la prosperità per tutti. ROSA PARKS
Malala Yousafzai C’era una volta una ragazzina di nome Malala. Malala era una ragazza pakistana che nel 9 ottobre 2012 è stata sparata in testa da degli uomini armati saliti sul pullman della scuola. I talebani (i musulmani «cattivi», ma attenzione, non tutti lo sono!) non volevano che le bambine andassero a scuola e avessero un’istruzione. Un giorno, terminata la scuola salì su un pulmino per tornare a casa, mentre Malala e i suoi amici discutevano del compito di “Urdu” svolto in classe videro due uomini sfrecciare a bordo di una motocicletta. Poco dopo mentre cantavano una canzone popolare, un uomo armato di pistola salì sul pulmino e iniziò a chiamare il nome di Malala insistentemente, con un tono molto forte. Nessuno rispondeva ma tutte si voltarono verso una sola ragazza: Malala. Anche lo sguardo del talebano si rivolse verso di lei. Poco dopo si sentirono degli spari provenienti dal pulmino: Malala e le sue amiche furono colpite. Dal lato sinistro della fronte Malala cominciò a sanguinare e anche le sue compagne di scuola Laila e Zakia furono ferite. Tutti la davano per spacciata, ma fortunatamente un ospedale inglese l’accolse e la salvò con un intervento chirurgico alla testa. Malala divenne famosa in tutto il mondo e il 12 Luglio 2013 all’ONU pronunciò parole eterne:
“Cari amici, il 9 ottobre 2012, i talebani mi hanno sparato sul lato sinistro della fronte. Hanno sparato ai miei amici, anche. Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno. Né sono qui a parlare in termini di vendetta personale contro i talebani o qualsiasi altro gruppo terroristico. Sono qui a parlare per il diritto all'istruzione per tutti i bambini. Voglio un'istruzione per i figli e le figlie dei talebani e di tutti i terroristi e gli estremisti. Non odio nemmeno il talebano che mi ha sparato. Anche se avessi una pistola in mano e lui fosse in piedi di fronte a me, non gli sparerei. Questo è il sentimento di compassione che ho imparato da Maometto, il profeta della misericordia, da Gesù Cristo e Buddha. Questa è la spinta al cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King, Nelson Mandela e Mohammed Ali Jinnah. Questa è la filosofia della non violenza che ho imparato da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mio padre e da mia madre. Questo è ciò che la mia anima mi dice: stai in pace e ama tutti. Cari fratelli e sorelle, vogliamo scuole e istruzione per il futuro luminoso di ogni bambino. Continueremo il nostro viaggio verso la nostra destinazione di pace e di educazione. Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e la nostra voce porterà
al cambiamento. Le nostre parole possono cambiare il mondo, perché siamo tutti insieme, uniti per la causa dell'istruzione. Cerchiamo quindi di condurre una gloriosa lotta contro l'analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, perché sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L'istruzione è l'unica soluzione. Grazie". Il 23 luglio 2013 in occasione del suo sedicesimo compleanno ha così lasciato un appello a tutti i bambini e le bambine del mondo. Il 10 ottobre del 2010 è stata inserita nel Premio Sakharov per la libertà di espressione. E la data più importante, e il motivo per il quale è entrata nella storia, è il 10 ottobre del 2014 quando le è stato assegnato il premio Nobel per la pace. VINCENZO DEIANA & CIRO MARMOLO Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. MALALA
MADRE TERESA DI CALCUTTA C’era una volta una ragazzina di nome Anjeze. Nata a Skopje nel 1910, trascorse però la sua vita nella lontana Calcutta, in India. All’età di 13 anni, i genitori morirono e Maria andò a vivere dallo zio, molto benestante. Visse lì per sei anni ma sfortunatamente morì anche lo zio e i suoi soldi andarono in eredità a Maria, ormai adulta. Da bambina e ragazza è assidua e attiva frequentatrice della parrocchia gesuita del Sacro Cuore. A 18 anni (settembre 1928) entra nell'istituto della Beata Vergine Maria in Irlanda, dove riceve il nome di suor Mary Teresa, in omaggio a Santa Teresa di Lisieux. A dicembre dello stesso anno partì per l'India, dove viene inviata alla comunità di Loreto a Entally e insegna nella scuola per ragazze, St. Mary. Prende i voti perpetui il 24 maggio 1937 e nel 1944 diventa direttrice della scuola. Durante un viaggio in treno da Calcutta a Darjeeling per il ritiro annuale, Madre Teresa ricevette l'ispirazione, la "chiamata nella chiamata", che la porta a fondare la comunità religiosa delle Missionarie della Carità, dedite al servizio dei più poveri. Il 17 agosto 1948, indossa per la prima volta il sari bianco bordato d'azzurro e il 21 dicembre va per la prima volta nei sobborghi di Calcutta. Ricordandosi della sua povertà da piccola, tornò nel suo paese d’origine per aiutare il resto dei suoi parenti, ammalati e senza soldi.
Per le sue azioni venne riconosciuta da un’associazione non molto famosa e con essa realizzò il suo sogno: aiutare i bambini bisognosi. Dopo molti anni la Chiesa seppe degli atti svolti dalla donna che venne poi riconosciuta con l’appellativo di Madre Teresa di Calcutta. Ancora per poco continuò ad offrire il suo aiuto alla comunità. Quando divenne anziana, lasciò in eredità la sua missione alla sua nipote che continuò il suo lavoro come quello della zia. Nel 1979 vinse il Premio Nobel per la Pace mentre i media cominciano a seguire le sue attività con interesse crescente. Nel 1997 le suore di Madre Teresa erano circa 4mila, presenti nelle 610 case di missione sparse in 123 paesi del mondo. Morì il 5 settembre 1997. Il Governo indiano organizzò per lei i funerali di Stato e il suo corpo venne seppellito nella casa madre delle Missionarie della Carità. La sua tomba è tuttora luogo di pellegrinaggi e di preghiera per fedeli di ogni credo. Papa Giovanni Paolo II apre la sua causa di canonizzazione prestissimo, meno di due anni dopo la sua morte. La nipote, considerata la giovane età, in un primo momento pensò di non ereditare il lavoro della zia ma poi con il tempo vide che era per una giusta causa. Iniziò ad abituarsi a stare con molte persone e iniziò a voler loro bene così tanto da costruire una scuola per loro con i migliori professori provenienti da Londra, diede lavoro e soldi
per le persone in difficoltà. Dopo questo, decise di trasferirsi definitivamente con le persone che stava aiutando, e per stare insieme a loro in caso di bisogno. Col tempo, invecchiò anche lei ma non lasciò quel paese perché aveva lo scopo di farlo diventare una ricca e dignitosa città. Il suo scopo divenne concreto in meno di un anno: il paesino divenne una rigogliosa città. I bambini potevano divertirsi e giocare insieme mentre i genitori lavoravano. Lei, felicissima di aver realizzato il suo sogno, decise di tornare a casa. Per il suo addio, organizzarono tutti una festa perché si erano affezionati. Durante la sua vita, madre Teresa amava dire: "Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo". ALESSIA MATTERA & ANNA ESPOSITORE Io appartengo al Mondo. MADRE TERESA
ANDREI SACHAROV Cʼera una volta Andrey Sacharov, un fisico sovietico, nato a Mosca il 21 maggio 1921. Il padre era un docente del istituto di pedagogia Lenin. Nel 1941 mentre frequentava la Facoltà di Fisica dellʼuniversità di Mosca, venne esonerato dal servizio militare. Nel 1947 dopo il dottorato si unì ad altri fisici che dovevano risalire con gli Stati Uniti dʼ America nel campo della ricerca atomica. Negli anni Quaranta e Cinquanta misero a punto la Bomba Tasr. Preoccupato per le implicazioni politiche e morali del suo lavoro contestò gli esperimenti nucleari. Nel 1970 Andrei fondò il comitato per i diritti civili, volto a difendere i perseguitati e i dissidenti. Nel 1975 vinse il Nobel per la Pace. Nel 1976 Yuri Andropov il capo del KGB considerò Sacharov il nemico numero uno dellʼURSS. Il 22 gennaio nel 1980 venne arrestato per le sue proteste pubbliche per lʼintervento sovietico in Afghanistan nellʼanno precedente, poi lo mandarono in esilio intorno a Gorki città in cui gli stranieri non posso entrare. Lo studioso iniziò lo sciopero della fame chiedendo che a sua
moglie venga permesso di recarsi negli Stati Uniti per un’operazione al cuore. Lui venne ricoverato allʼospedale e alimentato a forza, poi viene tenuto in isolamento per quattro mesi. Nellʼ agosto del 1984 la moglie viene condannata a un esilio di cinque anni a Gorki nellʼAprile dellʼanno successivo il marito fa un nuovo sciopero della fame per consentire alla donna di sottoporsi a delle cure mediche. In questo periodo le azioni di Andrei attirarono l’attenzione di un italiano, Eugenio Montale che di lui scrisse: “Ho letto tempo fa che un uomo ha scelto a Mosca lo sciopero della fame. Si chiama Andrej Sacharov ed è un fisico famoso. Mi sembra importante che un uomo di scienza prenda l'arma di protesta che fu di Gandhi”. Nel marzo del 1989 viene eletto dal nuovo parlamento, ed è alla guida dellʼoperazione democratica. Andrey Sacharov morì a Mosca il 14 dicembre del 1989. Poco dopo le nove di sera si reca nel suo studio per preparare un discorso molto importante, ma quando la moglie entrò nella stanza lo trovò disteso sul pavimento. Probabilmente la causa della morte giunto allʼetà di 68 anni è stata una cardiopatia. L’opera di Andrei non svanì con la sua morte: il Norwegian Helsinki Committee assegna dal 1980 il "Sakharov Freedom Award".
Inoltre dal 1988, ogni anno, il Parlamento europeo assegna il "Premio Sakharov per la libertà di pensiero" a personalità e organizzazioni che si sono distinte in attività a favore dei diritti umani, così come nella lotta contro l'intolleranza, il fanatismo e l'oppressione. CARMINE MILANESE & KHRYSTYNA STETS
MARTIN LUTHER KING C'era una volta in Atlanta un ragazzino chiamato Martin Luther King. Martin crebbe ad Atlanta nella Auburn Avenue, la zona borghese della città, dove frequentò le scuole elementari Younge street elementary School. In seguito frequentò la scuola sperimentale dell'università di Atlanta prima di entrare al Booker T. Washington High School. All'età di soli tredici anni divenne il più giovane vice direttore di un giornale. Suo padre era un pastore e li consiglio di diventare un pastore battista come lui. Martin si convinse dopo la lettura di grandi pensatori religiosi. Iniziò il suo percorso di studi religiosi in una scuola composta principalmente da bianchi. Dopo tanti anni di studi religiosi, ricevette il baccalaureato Teologia, vinse una borsa di studio e vinse un Plafker. In seguito si scoprì che alcune porzioni della tesi di laurea di King furono copiate, sebbene rimanesse indiscusso il valore politico del lavoro. Tre anni dopo iniziò a lavorare a una chiesa battista a Montgomery. A venticinque anni, Martin Luther King Jr. diventò pastore di una città nel Sud degli Stati Uniti, dove lo stato razziale era molto duro. Il 24 gennaio 1954 proferì il suo sermone di prova, con il titolo The Three dimension of a complete life. In un incontro dell'8 dicembre con
la commissione municipale, Clyde Sellers ricordò l'esistenza di una legge che stabiliva una tariffa minima per la corse dei tassì, 45 centesimi contro i 10 richiesti, che nei giorni seguenti i tassisti furono obbligati a rispettare. Ci furono delle trattative in municipio dove King voleva presentare tre punti su cui discutere, fra cui la richiesta di rispettare l'ordine in cui si saliva sui mezzi pubblici, ma venne obiettato dal legale Jack Crenshaw che la loro proposta violava l'ordinanza municipale e non si concluse nulla. Il 26 gennaio 1956 King si trovava alla guida della propria auto e decise di raccogliere alcune persone con cui condivise il viaggio; notando di essere seguito da un poliziotto cercò di rispettare il codice stradale ma venne fermato, e con il pretesto di eccesso di velocità, arrestato e incarcerato. Condotto al carcere municipale di Montgomery si formò una folla davanti al carcere e alla fine venne rilasciato, lui stesso firmò l'impegno quella cauzione. Il 13 novembre 1956 la Corte Suprema degli Stati Uniti confermò la decisione della Corte Distrettuale, con approvazione unanime. L'ordinanza abolitiva fu resa esecutiva a Montgomery il 20 dicembre ed il boicottaggio dei bus terminò il giorno successivo, dopo 382 giorni. Martin Luther King, in compagnia di Ralph Abernathy e altri attivisti per i diritti civili della comunità afroamericana, fondò il Southern Christian Leadership Conference (Congresso dei leader cristiani degli stati del Sud).
L'obiettivo di questa associazione era di organizzare in modo chiaro e dare un'autorità di riferimento al movimento per i diritti. La SCLC riuscì così a riunire e dare una forma precisa al movimento dei vari gruppi di neri che in precedenza avevano come unico riferimento le singole parrocchie della città. Intanto gli attentati continuarono fino al 31 gennaio, quando sette persone bianche vennero arrestate in relazione agli eventi accaduti. Estremamente celebre è rimasto il discorso che Martin Luther King tenne il 28 agosto 1963 durante la marcia per il lavoro e la libertà davanti al Lincoln Memorial di Washington e nel quale pronunciò più volte la fatidica frase I have a dream ("Io ho un sogno") che sottintendeva l’attesa che egli coltivava, assieme a molte altre persone, perché ogni uomo venisse riconosciuto uguale ad ogni altro, con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Martin morì, ma le sue parole non andarono via con noi e sono diventate oggi il simbolo di tutti coloro che lottano contro ogni forma di pregiudizio e discriminazione. MOALFA’ NICOLETA & COPPOLA TOMMASO
I HAVE A DREAM, THAT ONE DAY…
JEAN HENRY DUNANT C’era una volta, un bambino di nome Jean Henry Dunant. Jean nacque l’8 Maggio 1828 a Ginevra. Lui non era portato per lo studio e, per questo motivo , dovette abbandonare il Collegio di Calvino a Ginevra. Dopo qualche anno intraprese un apprendistato in una banca. A 26 anni entrò nel mondo degli affari, e in quel periodo diventò presidente della Società finanziaria e industriale dei mulini di Mous Djemila in Algeria, però ci furono dei problemi nell’ottenere i diritti di approvvigionamento idrico, quindi Dunant decise di rivolgersi a Napoleone III. Dunant si mette in viaggio verso il quartier generale dell’imperatore francese. Quando però vide le carneficine tra i franco-sardi e gli austri, organizza i primi soccorsi per alleviare le pene delle vittime. Al suo rientro in Svizzera, scrisse un libro sulla sua esperienza, in cui lanciava l’idea di un’organizzazione di volontari preparati ad assistere i feriti di guerra. Jean insieme ad altri altri quattro cittadini svizzeri crea un comitato Internazionale della Croce Rossa. Dopo un po’ di tempo, il governo svizzero convocò una conferenza diplomatica, alla quale parteciparono i rappresentanti di 16 paesi. Alla fine di questa
conferenza diplomati casi affermarono dei limiti per i componenti dell’esercito sul campo di battaglia. Nella vita di Dunant i suoi affari in Algeria non andarono, e quindi fu costretto a dichiarare bancarotta. Il 16 Agosto del 1868 viene condannato, dal tribunale civile di Ginevra che lo riteneva responsabile di aver ingannato i suoi collaboratori. Gustave Maynier (cofondatore del CICR) nel timore che cattiva reputazione di Henry potesse compromettere l’immagine della nuova Croce Rossa lo allontanò dal Comitato. Dunant nel 1892 si ammalò, e così venne ricoverato dall’ ospizio di Heiden, in quel periodo il CICR continuò a lavorare senza di lui. Prima di morire a Jean Henry Dunant venne dato il premio Nobel per il suo ruolo nella Croce Rossa. Dopo poco, precisamente il 30 Ottobre 1910 lui morì. Noi oggi lo ricordiamo come il padre fondatore della CROCE ROSSA, grazie alla quale tutti i giorni tante vite umane in tutto il mondo sono salvate. Jean realizzò, quindi, contribuì con le sue azioni a realizzare il sogno di tanti: creare un mondo in cui non ci fossero differenze tra ricchi e poveri, maschi e femmine. Un mondo in cui tutti potessero avere gli stessi diritti e ricevere la stessa assistenza. Quel simbolo rosso su bandiera bianca ci ricorda ogni giorno che tutti abbiamo il nostro posto su questa Terra e tutti dobbiamo rispettare il prossimo.
Tra i sette principi fondamentali, a memoria di tutti, Jean pose per primo quello dell’Umanità: "Nato dalla preoccupazione di soccorrere senza discriminazioni i feriti dei campi di battaglia, il Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, sia a livello internazionale che nazionale, opera per prevenire e alleviare in ogni circostanza le sofferenze degli uomini. Si applica a proteggere la vita e la salute, e a far rispettare la persona umana. Opera per la reciproca comprensione, l'amicizia, la cooperazione e una pace durevole tra tutti i popoli.". MARIA LUISA CASTIGLIONE & FRANCESCA Non bisogna fare CASTALDI alcuna distinzione di nazionalità, razza, religione, di condizione sociale o di appartenenza politica. JEAN HENRY DUNANT
SHIRIN EBADI C’era una volta, in un paesino chiamato Hamadan. Hamadan è un piccolo paese lontano kilometri e kilometri da Teheran. Se nasci qui, hai un destino segnato dalla nascita: sei destinato alla povertà, non hai speranza di salvarti, non hai certezza del tuo futuro. La storia, però, ci insegna che è dalla periferia più remota di un luogo, dai suoi meandri nascosti che si originano cose belle e inaspettate. Qui, ad Hamadan nacque Shirin. Il suo papà, uno dei pochissimi laureati di Hamadan, insegnava diritto commerciale e ben presto furono costretti a trasferirsi a Teheran per lavoro. Shirin era affascinata dallo studio della giurisprudenza infatti conseguì la laurea e divenne magistrato. Così iniziò la sua carriera ottenendo anche un dottorato in diritto privato. Era così brava che divenne presidente di una sezione del tribunale di Teheran. Negli anni seguenti ci fu la rivoluzione islamica e tutte le donne dovettero abbandonare la magistratura, ma lei, forte e combattiva, riuscì a collaborare nuovamente col tribunale. Inoltre prese parte alla fondazione della "SOCIETY FOR PROTECTING THE
CHILD'S RIGHTS". Ancora sostenne Mohammad Khatami nella campagna elettorale. Lei amava occuparsi di casi di liberali e dissidenti entrati in conflitto con il sistema giudiziario e ha rischiato delle condanne, addirittura è stata sospesa dall'attività di avvocato. “Finché non saremo liberi…”, amava dire Shirin. Il suo grido non è rimasto inascoltato. Shirin è stata costretta a lasciare la magistratura, e a causa del suo impegno per la difesa dei diritti umani e civili (in particolare a tutela delle donne e dei bambini, nonché offrendo assistenza legale gratuita ai perseguitati politici del suo paese) il governo iraniano ha cercato di ostacolarla in ogni modo: intercettazioni, pedinamenti, rendendo la vita impossibile a lei, ai suoi parenti, ai suoi collaboratori, ai suoi amici. Perquisizioni, artifici legali - il fisco iraniano pretende da lei centinaia di migliaia di dollari come tasse arretrate per il Nobel, pur essendo quel tipo di premi esentasse per la stessa legge iraniana-, violazione dei diritti fondamentali, e infine anche violenza. Così Shirin Ebadi ha dovuto abbandonare l’Iran. Si è trasferita a Londra, da dove continua a lottare per le libertà democratiche del suo paese.
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