FIABE MIGRANTI ! 10 RACCONTI SEMISERI - TUTTI PER "NESSUNO", "NESSUNO" PER TUTTI ! - Istituto Comprensivo Forio

Pagina creata da Filippo Andreoli
 
CONTINUA A LEGGERE
FIABE MIGRANTI ! 10 RACCONTI SEMISERI - TUTTI PER "NESSUNO", "NESSUNO" PER TUTTI ! - Istituto Comprensivo Forio
FILIPPO CASTAGNA & CORSO C

 10 RACCONTI SEMISERI

 FIABE MIGRANTI !
 TUTTI PER "NESSUNO", "NESSUNO" PER
 TUTTI !

  ISTITUTO COMPRENSIVO
         FORIO 1
FIABE MIGRANTI ! 10 RACCONTI SEMISERI - TUTTI PER "NESSUNO", "NESSUNO" PER TUTTI ! - Istituto Comprensivo Forio
UTENTE TWITTER
FIABE MIGRANTI ! 10 RACCONTI SEMISERI - TUTTI PER "NESSUNO", "NESSUNO" PER TUTTI ! - Istituto Comprensivo Forio
AVVERTENZE
Caro lettore,
prima di addentrarti nelle pagine di questo libro, farai bene a
leggere questo foglio informativo. Sei arrivato a questa
pagina, perché l’oggetto che hai tra le mani ha attirato il tuo
interesse. Forse non sai che cosa è esattamente, ma è proprio
questa la sua bellezza.
Per poter apprezzarlo pienamente, dovrai far uso di tutte le
tue risorse, molte delle quali richiedono comprensione e
perseveranza. Tale prodotto non è un farmaco, ma ha gli
stessi effetti benefici e cura la mente; non è un semplice
libro, ma cura lo spirito, non è una macchina del tempo ma
ha il potere di trasportarti in ogni angolo del mondo, in ogni
epoca e in ogni dove, contribuendo a farti diventare
immortale. Sarai presente ovunque e sempre. Quello che stai
per intraprendere è un viaggio, e non sarai da solo. Sei libero
di modificare questo viaggio a tuo piacimento, di andare
avanti o tornare indietro, di saltare le pieghe del tempo o di
approfondirle. Prova ad osservare attentamente, usando ciò
FIABE MIGRANTI ! 10 RACCONTI SEMISERI - TUTTI PER "NESSUNO", "NESSUNO" PER TUTTI ! - Istituto Comprensivo Forio
che hai a disposizione. Alla fine puoi aggiungere tu ciò che
ritieni necessario. Noi saremo la tua guida: 20 piccoli
scrittori che ti guideranno nei meandri di questo mondo. Ti
preghiamo solo di prestare la massima attenzione.

Ecco alcuni punti che dovrai osservare:
  1. FIDATI DI TUTTE LE TUE CAPACITÀ: SONO LA
    FONTE DI TUTTI I TUOI VIAGGI;

  2. NON FIDARTI DEI TUOI OCCHI: LE PERSONE
    NON SONO SEMPRE COME SEMBRANO, E NON
    SEMBRANO SEMPRE COME SONO. LASCIA DA
    PARTE OGNI FORMA DI PREGIUDIZIO ED
    IGNORANZA;

  3. SOGNA SEMPRE IN GRANDE, PUNTA IN ALTO,
    MIRA ALLE STELLE E MALE CHE VA TI
    RITROVERAI SULLA LUNA;

  4. TUTTO PUÒ SUCCEDERE;
FIABE MIGRANTI ! 10 RACCONTI SEMISERI - TUTTI PER "NESSUNO", "NESSUNO" PER TUTTI ! - Istituto Comprensivo Forio
5. NEL DUBBIO, RICORDATI: HAI RAGIONE TU!

P. S.: Una lettura eccessiva di questo libro, può creare
dipendenza nel lettore, quanto una lettura superficiale può
portarne ignoranza.
Per una buona lettura, tenere fuori dalla lettura di coloro che
non usano l’immaginazione ed usano le persone, come i libri,
dalla copertina.
Libro adatto ai bambini di ogni età, dai 0 ai 99 anni.
Leggere con cautela.

                            GLI ALUNNI DEL CORSO C
FIABE MIGRANTI ! 10 RACCONTI SEMISERI - TUTTI PER "NESSUNO", "NESSUNO" PER TUTTI ! - Istituto Comprensivo Forio
PREFAZIONE
ROSA PARKS

C’era una volta una ragazza dalla pelle nera che prese il nome di
Rosa Louise Parks, nascendo in Alabama il 4 febbraio 1913 a
Tuskegee.

Rosa cominciò a nutrire fin da piccola una curiosa e spontanea
passione per i diritti civili, dal preciso istante in cui una luce ardente
e scottante si fece largo bruciando le pupille dei suoi occhi,
facendola riflettere sul perché dell’incendio di una croce, da parte
di alcuni uomini incappucciati, che ci giravano attorno, intonando
cori offensivi contro le persone che erano nate con il suo stesso
colore, nel tentativo di instillare paura.

Rosa conservò quella visione, immagazzinata con una mente di
bambina, anche fino ai suoi giorni da adulta, quando tra un ricamo
ed un cucito, mandava avanti un negozio di sartoria insieme al suo
amato marito, portato all’ altare nel 1932. Proprio di questi pensieri
principali ne parlava mamma Parks ai propri figli, descrivendo con
parole motivate e grintose, quanto fosse importante che noi tutti
esseri umani avessimo gli stessi diritti e lo stesso rispetto reciproco.
Questi suoi sentimenti di uguaglianza la portarono ad entrare a far
parte a metà del 1955, prima, come portavoce di un movimento per
i diritti civili siglato NAACP, poi, come membro di un centro
educativo improntato sempre sui diritti civili e sul razzismo. Rosa
non poteva mai immaginare che proprio da un istante all’ altro di
questo periodo, le sue credenze ed i suoi ideali sarebbero stati messi
a dure ed estenuanti prove di forza, psicologiche e mentali.

Il 1° dicembre del 1955 la signora Parks, dopo una giornata di
estenuante lavoro di sartoria, decise di prendere finalmente
l’autobus per tornare a casa dalla sua famiglia: appena salì, dopo
aver obliterato il biglietto, rivolse lo sguardo al posto a sedere più
vicino, nella zona comune per sedie riservate sia a bianchi che neri,
(seppur le persone bianche avessero la priorità, ma alla venuta sul
bus di Rosa non ve ne erano) cercando di trattenere una smorfia di
dolore per una fortissima fitta ad entrambi i piedi.

Si sentiva rilassata e serena più che mai, ma la sua serenità durò
poco: una persona bianca aveva varcato già le porte del bus.

Il conducente, come d’abitudine, chiese alla signora Parks di cedere
il posto alla persona bianca con diritto di precedenza, secondo le
leggi segregazioniste del tempo, ma ella non aveva alcuna
intenzione di lasciare il posto: non aveva alcuna intenzione di
sottostare per l’ennesima volta ad un capriccio di un codice
segregazionista; inoltre non era affatto incoraggiante quel continuo
dolore ai piedi, che quasi la incitava a rimanere ferma su quel posto
e sui suoi princìpi di uguaglianza.

Ne nacque una forte colluttazione verbale, fin quando l’autista non
chiamò la polizia che arrestò Rosa per aver infranto le norme
cittadine. Rosa si era in realtà comportata secondo la sua coscienza,
non accettava che qualcuno potesse operare una forma di
discriminazione così forte.

Il suo gesto descrisse l’animo di milioni di Afroamericani, primo
fra tutti Martin Luther King, popolo stanco, offeso ed amareggiato
da questa fortissima e spietata politica segregazionista americana,
portando l’Intera popolazione Nazionale, bianchi e neri, mano nella
mano, a dichiarare all’unanimità incostituzionali le leggi
segregazioniste contro i neri, parzialmente ai bus nel 1956, e poi
completamente nel 1968, con il poderoso impegno e sacrificio del
Pastore Martin Luther King.

Rosa non si sentiva più sola. Sapeva che non mondo altri lottavano
per i suoi stessi nobili ideali.
Da quel giorno, la Signora Rosa Parks divenne il volto immortale
delle aspirazioni di pace ed uguaglianza tra tutte le persone di ogni
razza, anche dopo essere nata al cielo il 24 Ottobre 2005: la nascita
che la consacrò all’Infinito!
           EMANUELA PALOMBA & ERIKA GARCIA

  Vorrei essere
  riconosciuta come
  una persona che è
  preoccupata per la
  libertà e per
  l'uguaglianza, per la
  giustizia e la
  prosperità per tutti.
                                                 ROSA PARKS
Malala Yousafzai
C’era una volta una ragazzina di nome Malala. Malala era una
ragazza pakistana che nel 9 ottobre 2012 è stata sparata in testa da
degli uomini armati saliti sul pullman della scuola. I talebani (i
musulmani «cattivi», ma attenzione, non tutti lo sono!) non
volevano che le bambine andassero a scuola e avessero
un’istruzione. Un giorno, terminata la scuola salì su un pulmino per
tornare a casa, mentre Malala e i suoi amici discutevano del compito
di “Urdu” svolto in classe videro due uomini sfrecciare a bordo di
una motocicletta. Poco dopo mentre cantavano una canzone
popolare, un uomo armato di pistola salì sul pulmino e iniziò a
chiamare il nome di Malala insistentemente, con un tono molto
forte. Nessuno rispondeva ma tutte si voltarono verso una sola
ragazza: Malala. Anche lo sguardo del talebano si rivolse verso di
lei. Poco dopo si sentirono degli spari provenienti dal pulmino:
Malala e le sue amiche furono colpite. Dal lato sinistro della fronte
Malala cominciò a sanguinare e anche le sue compagne di scuola
Laila e Zakia furono ferite. Tutti la davano per spacciata, ma
fortunatamente un ospedale inglese l’accolse e la salvò con un
intervento chirurgico alla testa. Malala divenne famosa in tutto il
mondo e il 12 Luglio 2013 all’ONU pronunciò parole eterne:
“Cari amici, il 9 ottobre 2012, i talebani mi hanno sparato sul lato
sinistro della fronte. Hanno sparato ai miei amici, anche.
Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno. Né sono qui a
parlare in termini di vendetta personale contro i talebani o qualsiasi
altro gruppo terroristico. Sono qui a parlare per il diritto
all'istruzione per tutti i bambini. Voglio un'istruzione per i figli e le
figlie dei talebani e di tutti i terroristi e gli estremisti. Non odio
nemmeno il talebano che mi ha sparato. Anche se avessi una pistola
in mano e lui fosse in piedi di fronte a me, non gli sparerei.

Questo è il sentimento di compassione che ho imparato da
Maometto, il profeta della misericordia, da Gesù Cristo e
Buddha. Questa è la spinta al cambiamento che ho ereditato da
Martin Luther King, Nelson Mandela e Mohammed Ali
Jinnah. Questa è la filosofia della non violenza che ho imparato da
Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho
imparato da mio padre e da mia madre. Questo è ciò che la mia
anima mi dice: stai in pace e ama tutti.

Cari fratelli e sorelle, vogliamo scuole e istruzione per il futuro
luminoso di ogni bambino. Continueremo il nostro viaggio verso la
nostra destinazione di pace e di educazione. Nessuno ci può
fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e la nostra voce porterà
al cambiamento. Le nostre parole possono cambiare il mondo,
perché siamo tutti insieme, uniti per la causa dell'istruzione.
Cerchiamo quindi di condurre una gloriosa lotta contro
l'analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i
libri e le penne, perché sono le armi più potenti. Un bambino, un
insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.
L'istruzione è l'unica soluzione. Grazie".

Il 23 luglio 2013 in occasione del suo sedicesimo compleanno ha
così lasciato un appello a tutti i bambini e le bambine del mondo. Il
10 ottobre del 2010 è stata inserita nel Premio Sakharov per la
libertà di espressione. E la data più importante, e il motivo per il
quale è entrata nella storia, è il 10 ottobre del 2014 quando le è stato
assegnato il premio Nobel per la pace.

                   VINCENZO DEIANA & CIRO MARMOLO

      Un bambino, un
      insegnante, un libro e
      una penna possono
      cambiare il mondo.
                                                       MALALA
MADRE TERESA DI CALCUTTA
C’era una volta una ragazzina di nome Anjeze. Nata a Skopje nel
1910, trascorse però la sua vita nella lontana Calcutta, in India.
All’età di 13 anni, i genitori morirono e Maria andò a vivere dallo
zio, molto benestante. Visse lì per sei anni ma sfortunatamente morì
anche lo zio e i suoi soldi andarono in eredità a Maria, ormai adulta.
Da bambina e ragazza è assidua e attiva frequentatrice della
parrocchia gesuita del Sacro Cuore. A 18 anni (settembre 1928)
entra nell'istituto della Beata Vergine Maria in Irlanda, dove riceve
il nome di suor Mary Teresa, in omaggio a Santa Teresa di Lisieux.
A dicembre dello stesso anno partì per l'India, dove viene inviata
alla comunità di Loreto a Entally e insegna nella scuola per ragazze,
St. Mary. Prende i voti perpetui il 24 maggio 1937 e nel 1944
diventa direttrice della scuola. Durante un viaggio in treno da
Calcutta a Darjeeling per il ritiro annuale, Madre Teresa ricevette
l'ispirazione, la "chiamata nella chiamata", che la porta a fondare la
comunità religiosa delle Missionarie della Carità, dedite al servizio
dei più poveri. Il 17 agosto 1948, indossa per la prima volta il sari
bianco bordato d'azzurro e il 21 dicembre va per la prima volta nei
sobborghi di Calcutta.
Ricordandosi della sua povertà da piccola, tornò nel suo paese
d’origine per aiutare il resto dei suoi parenti, ammalati e senza soldi.
Per le sue azioni venne riconosciuta da un’associazione non molto
famosa e con essa realizzò il suo sogno: aiutare i bambini bisognosi.
Dopo molti anni la Chiesa seppe degli atti svolti dalla donna che
venne poi riconosciuta con l’appellativo di Madre Teresa di
Calcutta. Ancora per poco continuò ad offrire il suo aiuto alla
comunità. Quando divenne anziana, lasciò in eredità la sua missione
alla sua nipote che continuò il suo lavoro come quello della zia.
Nel 1979 vinse il Premio Nobel per la Pace mentre i media
cominciano a seguire le sue attività con interesse crescente. Nel
1997 le suore di Madre Teresa erano circa 4mila, presenti nelle 610
case di missione sparse in 123 paesi del mondo. Morì il 5 settembre
1997.

Il Governo indiano organizzò per lei i funerali di Stato e il suo corpo
venne seppellito nella casa madre delle Missionarie della Carità. La
sua tomba è tuttora luogo di pellegrinaggi e di preghiera per fedeli
di ogni credo. Papa Giovanni Paolo II apre la sua causa di
canonizzazione prestissimo, meno di due anni dopo la sua morte.

La nipote, considerata la giovane età, in un primo momento pensò
di non ereditare il lavoro della zia ma poi con il tempo vide che era
per una giusta causa. Iniziò ad abituarsi a stare con molte persone e
iniziò a voler loro bene così tanto da costruire una scuola per loro
con i migliori professori provenienti da Londra, diede lavoro e soldi
per le persone in difficoltà. Dopo questo, decise di trasferirsi
definitivamente con le persone che stava aiutando, e per stare
insieme a loro in caso di bisogno. Col tempo, invecchiò anche lei
ma non lasciò quel paese perché aveva lo scopo di farlo diventare
una ricca e dignitosa città. Il suo scopo divenne concreto in meno
di un anno: il paesino divenne una rigogliosa città. I bambini
potevano divertirsi e giocare insieme mentre i genitori lavoravano.
Lei, felicissima di aver realizzato il suo sogno, decise di tornare a
casa. Per il suo addio, organizzarono tutti una festa perché si erano
affezionati.
Durante la sua vita, madre Teresa amava dire: "Sono albanese di
sangue, indiana di cittadinanza. Secondo la mia vocazione,
appartengo al mondo".
                ALESSIA MATTERA & ANNA ESPOSITORE

    Io appartengo al
    Mondo.
                                             MADRE TERESA
ANDREI SACHAROV
Cʼera   una volta Andrey Sacharov, un fisico sovietico, nato a

Mosca il 21 maggio 1921. Il padre era un docente del istituto di
pedagogia Lenin.

Nel 1941 mentre frequentava la Facoltà di Fisica dellʼuniversità di
Mosca, venne esonerato dal servizio militare. Nel 1947 dopo il
dottorato si unì ad altri fisici che dovevano risalire con gli Stati
Uniti dʼ America nel campo della ricerca atomica. Negli anni
Quaranta e Cinquanta misero a punto la Bomba Tasr.

Preoccupato per le implicazioni politiche e morali del suo lavoro
contestò gli esperimenti nucleari. Nel 1970 Andrei fondò il
comitato per i diritti civili, volto a difendere i perseguitati e i
dissidenti.
Nel 1975 vinse il Nobel per la Pace. Nel 1976 Yuri Andropov il
capo del KGB considerò Sacharov il nemico numero uno
dellʼURSS.

Il 22 gennaio nel 1980 venne arrestato per le sue proteste pubbliche
per lʼintervento sovietico in Afghanistan nellʼanno precedente, poi
lo mandarono in esilio intorno a Gorki città in cui gli stranieri non
posso entrare.

Lo studioso iniziò lo sciopero della fame chiedendo che a sua
moglie venga permesso di recarsi negli Stati Uniti per
un’operazione al cuore. Lui venne ricoverato allʼospedale e
alimentato a forza, poi viene tenuto in isolamento per quattro mesi.
Nellʼ agosto del 1984 la moglie viene condannata a un esilio di
cinque anni a Gorki nellʼAprile dellʼanno successivo il marito fa un
nuovo sciopero della fame per consentire alla donna di sottoporsi a
delle cure mediche.

In questo periodo le azioni di Andrei attirarono l’attenzione di un
italiano, Eugenio Montale che di lui scrisse: “Ho letto tempo fa che
un uomo ha scelto a Mosca lo sciopero della fame. Si chiama
Andrej Sacharov ed è un fisico famoso. Mi sembra importante che
un uomo di scienza prenda l'arma di protesta che fu di Gandhi”.
Nel marzo del 1989 viene eletto dal nuovo parlamento, ed è alla
guida dellʼoperazione democratica. Andrey Sacharov morì a Mosca
il 14 dicembre del 1989. Poco dopo le nove di sera si reca nel suo
studio per preparare un discorso molto importante, ma quando la
moglie entrò nella stanza lo trovò disteso sul pavimento.
Probabilmente la causa della morte giunto allʼetà di 68 anni è stata
una cardiopatia.

L’opera di Andrei non svanì con la sua morte: il Norwegian
Helsinki Committee assegna dal 1980 il "Sakharov Freedom
Award".
Inoltre dal 1988, ogni anno, il Parlamento europeo assegna il
"Premio Sakharov per la libertà di pensiero" a personalità e
organizzazioni che si sono distinte in attività a favore dei diritti
umani, così come nella lotta contro l'intolleranza, il fanatismo e
l'oppressione.

                 CARMINE MILANESE & KHRYSTYNA STETS
MARTIN LUTHER KING

C'era   una volta in Atlanta un ragazzino chiamato Martin

Luther King. Martin crebbe ad Atlanta nella Auburn Avenue, la
zona borghese della città, dove frequentò le scuole elementari
Younge street elementary School. In seguito frequentò la
scuola sperimentale dell'università di Atlanta prima di entrare al
Booker T. Washington High School. All'età di soli tredici anni
divenne il più giovane vice direttore di un giornale. Suo padre era
un pastore e li consiglio di diventare un pastore battista come lui.
Martin si convinse dopo la lettura di grandi pensatori religiosi.
Iniziò il suo percorso di studi religiosi in una scuola
composta principalmente da bianchi. Dopo tanti anni di studi
religiosi, ricevette il baccalaureato Teologia, vinse una borsa di
studio e vinse un Plafker. In seguito si scoprì che alcune porzioni
della tesi di laurea di King furono copiate, sebbene rimanesse
indiscusso il valore politico del lavoro. Tre anni dopo iniziò a
lavorare a una chiesa battista a Montgomery. A venticinque anni,
Martin Luther King Jr. diventò pastore di una città nel Sud degli
Stati Uniti, dove lo stato razziale era molto duro. Il 24 gennaio 1954
proferì il suo sermone di prova, con il titolo The Three dimension
of a complete life. In un incontro dell'8 dicembre con
la commissione municipale, Clyde Sellers ricordò l'esistenza di
una legge che stabiliva una tariffa minima per la corse dei tassì, 45
centesimi contro i 10 richiesti, che nei giorni seguenti i tassisti
furono obbligati a rispettare. Ci furono delle trattative in municipio
dove King voleva presentare tre punti su cui discutere, fra cui la
richiesta di rispettare l'ordine in cui si saliva sui mezzi pubblici, ma
venne obiettato dal legale Jack Crenshaw che la loro proposta
violava l'ordinanza municipale e non si concluse nulla. Il 26
gennaio 1956 King si trovava alla guida della propria auto e decise
di raccogliere alcune persone con cui condivise il viaggio; notando
di essere seguito da un poliziotto cercò di rispettare il codice
stradale ma venne fermato, e con il pretesto di eccesso di velocità,
arrestato e incarcerato.
Condotto al carcere municipale di Montgomery si formò una folla
davanti al carcere e alla fine venne rilasciato, lui stesso firmò
l'impegno quella cauzione. Il 13 novembre 1956 la Corte Suprema
degli Stati Uniti confermò la decisione della Corte Distrettuale, con
approvazione unanime. L'ordinanza abolitiva fu resa esecutiva a
Montgomery il 20 dicembre ed il boicottaggio dei bus terminò il
giorno successivo, dopo 382 giorni. Martin Luther King, in
compagnia di Ralph Abernathy e altri attivisti per i diritti civili della
comunità afroamericana, fondò il Southern Christian Leadership
Conference (Congresso dei leader cristiani degli stati del Sud).
L'obiettivo di questa associazione era di organizzare in modo chiaro
e dare un'autorità di riferimento al movimento per i diritti. La SCLC
riuscì così a riunire e dare una forma precisa al movimento dei vari
gruppi di neri che in precedenza avevano come unico riferimento le
singole parrocchie della città. Intanto gli attentati continuarono fino
al 31 gennaio, quando sette persone bianche vennero arrestate in
relazione agli eventi accaduti. Estremamente celebre è rimasto il
discorso che Martin Luther King tenne il 28 agosto 1963 durante la
marcia per il lavoro e la libertà davanti al Lincoln Memorial di
Washington e nel quale pronunciò più volte la fatidica frase I have
a dream ("Io ho un sogno") che sottintendeva l’attesa che egli
coltivava, assieme a molte altre persone, perché ogni uomo venisse
riconosciuto uguale ad ogni altro, con gli stessi diritti e gli stessi
doveri. Martin morì, ma le sue parole non andarono via con noi e
sono diventate oggi il simbolo di tutti coloro che lottano contro ogni
forma di pregiudizio e discriminazione.

               MOALFA’ NICOLETA & COPPOLA TOMMASO
I HAVE A DREAM, THAT ONE DAY…
JEAN HENRY DUNANT

C’era una volta, un bambino di nome Jean Henry Dunant.            Jean

nacque l’8 Maggio 1828 a Ginevra. Lui non era portato per lo studio
e, per questo motivo , dovette abbandonare il Collegio di Calvino a
Ginevra. Dopo qualche anno intraprese un apprendistato in una
banca.
A 26 anni entrò nel mondo degli affari, e in quel periodo diventò
presidente della Società finanziaria e industriale dei mulini di Mous
Djemila in Algeria, però ci furono dei problemi nell’ottenere i diritti
di approvvigionamento idrico, quindi Dunant decise di rivolgersi a
Napoleone III.
Dunant si mette in viaggio verso il quartier generale dell’imperatore
francese. Quando però vide le carneficine tra i franco-sardi e gli
austri, organizza i primi soccorsi per alleviare le pene delle vittime.
Al suo rientro in Svizzera, scrisse un libro sulla sua esperienza, in
cui lanciava l’idea di un’organizzazione di volontari preparati ad
assistere i feriti di guerra.
Jean insieme ad altri altri quattro cittadini svizzeri crea un comitato
Internazionale della Croce Rossa. Dopo un po’ di tempo, il governo
svizzero convocò una conferenza diplomatica, alla quale
parteciparono i rappresentanti di 16 paesi. Alla fine di questa
conferenza diplomati casi affermarono dei limiti per i componenti
dell’esercito sul campo di battaglia.
Nella vita di Dunant i suoi affari in Algeria non andarono, e quindi
fu costretto a dichiarare bancarotta. Il 16 Agosto del 1868 viene
condannato, dal tribunale civile di Ginevra che lo riteneva
responsabile di aver ingannato i suoi collaboratori.
Gustave Maynier (cofondatore del CICR) nel timore che cattiva
reputazione di Henry potesse compromettere l’immagine della
nuova Croce Rossa lo allontanò dal Comitato.
Dunant nel 1892 si ammalò, e così venne ricoverato dall’ ospizio di
Heiden, in quel periodo il CICR continuò a lavorare senza di lui.
Prima di morire a Jean Henry Dunant venne dato il premio Nobel
per il suo ruolo nella Croce Rossa. Dopo poco, precisamente il 30
Ottobre 1910 lui morì.
Noi oggi lo ricordiamo come il padre fondatore della CROCE
ROSSA, grazie alla quale tutti i giorni tante vite umane in tutto il
mondo sono salvate.
Jean realizzò, quindi, contribuì con le sue azioni a realizzare il
sogno di tanti: creare un mondo in cui non ci fossero differenze tra
ricchi e poveri, maschi e femmine. Un mondo in cui tutti potessero
avere gli stessi diritti e ricevere la stessa assistenza. Quel simbolo
rosso su bandiera bianca ci ricorda ogni giorno che tutti abbiamo il
nostro posto su questa Terra e tutti dobbiamo rispettare il prossimo.
Tra i sette principi fondamentali, a memoria di tutti, Jean pose per
primo quello dell’Umanità: "Nato dalla preoccupazione di
soccorrere senza discriminazioni i feriti dei campi di battaglia, il
Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna
Rossa, sia a livello internazionale che nazionale, opera per
prevenire e alleviare in ogni circostanza le sofferenze degli uomini.
Si applica a proteggere la vita e la salute, e a far rispettare la persona
umana. Opera per la reciproca comprensione, l'amicizia, la
cooperazione e una pace durevole tra tutti i popoli.".

              MARIA LUISA CASTIGLIONE & FRANCESCA

       Non bisogna fare                                    CASTALDI

       alcuna distinzione di
       nazionalità, razza,
       religione, di
       condizione sociale o
       di appartenenza
       politica.
                                    JEAN HENRY DUNANT
SHIRIN EBADI

C’era una volta, in un paesino chiamato Hamadan. Hamadan è un
piccolo paese lontano kilometri e kilometri da Teheran. Se nasci
qui, hai un destino segnato dalla nascita: sei destinato alla povertà,
non hai speranza di salvarti, non hai certezza del tuo futuro. La
storia, però, ci insegna che è dalla periferia più remota di un luogo,
dai suoi meandri nascosti che si originano cose belle e inaspettate.

Qui, ad Hamadan nacque Shirin. Il suo papà, uno dei pochissimi
laureati di Hamadan, insegnava diritto commerciale e ben presto
furono costretti a trasferirsi a Teheran per lavoro. Shirin era
affascinata dallo studio della giurisprudenza infatti conseguì la
laurea e divenne magistrato. Così iniziò la sua carriera ottenendo
anche un dottorato in diritto privato. Era così brava che divenne
presidente di una sezione del tribunale di Teheran.

Negli anni seguenti ci fu la rivoluzione islamica e tutte le donne
dovettero abbandonare la magistratura, ma lei, forte e combattiva,
riuscì a collaborare nuovamente col tribunale. Inoltre prese parte
alla fondazione della "SOCIETY FOR PROTECTING THE
CHILD'S RIGHTS". Ancora sostenne Mohammad Khatami nella
campagna elettorale.
Lei amava occuparsi di casi di liberali e dissidenti entrati in
conflitto con il sistema giudiziario e ha rischiato delle condanne,
addirittura è stata sospesa dall'attività di
avvocato.

“Finché non saremo liberi…”, amava dire Shirin. Il suo grido non
è rimasto inascoltato. Shirin è stata costretta a lasciare la
magistratura, e a causa del suo impegno per la difesa dei diritti
umani e civili (in particolare a tutela delle donne e dei bambini,
nonché offrendo assistenza legale gratuita ai perseguitati politici del
suo paese) il governo iraniano ha cercato di ostacolarla in ogni
modo: intercettazioni, pedinamenti, rendendo la vita impossibile a
lei, ai suoi parenti, ai suoi collaboratori, ai suoi amici. Perquisizioni,
artifici legali - il fisco iraniano pretende da lei centinaia di migliaia
di dollari come tasse arretrate per il Nobel, pur essendo quel tipo di
premi esentasse per la stessa legge iraniana-, violazione dei diritti
fondamentali, e infine anche violenza.

Così Shirin Ebadi ha dovuto abbandonare l’Iran. Si è trasferita a
Londra, da dove continua a lottare per le libertà democratiche del
suo paese.
Puoi anche leggere