Fede e religione - Parrocchia San Giovanni Battista
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Fede e religione… PREMESSA Mi piacerebbe iniziare questa conversazione invitandovi a fare un momento di silenzio per rispondere dentro di voi a questa domanda: dove sei? A partire da una riflessione che vi propongo come premessa: fede e religione non sono la stessa cosa. Non c’è fede senza una religione che la esprima, ma ci può essere religione senza fede. Alcuni esempi per capire: 1. un uomo di fede non potrà mai armare la sua mano contro un altro uomo in nome di Dio (semplicemente perché non può pensare che DIO possa aver creato uomini e donne per farli ammazzare da coloro che credono in Lui); un uomo di religione può farlo (lo ha fatto e lo sta facendo, purtroppo!); 2. un uomo di fede non potrà mai pretendere che Dio si pieghi a fare ciò che lui vuole (mai: Signore fa’ ciò che voglio…); un uomo di religione lo fa continuamente, 3. un uomo di fede non difenderà mai il crocifisso o il presepe come il simbolo della sua identità culturale e nazionalistica (sono un invito alla conversione e al superamento di ogni barriera culturale o nazionale); un uomo di religione lo fa Aggiungo un’altra considerazione: un uomo di fede non agirebbe mai in contraddizione con le sue convinzioni profonde: l’uomo religioso sì… Torniamo alla domanda: è la domanda che Dio pone all’uomo subito dopo il peccato originale... È la domanda che è giusto porvi nel momento in cui avete -1-
intenzione di accostarvi non semplicemente al matrimonio, ma al matrimonio cristiano, che, è facile comprenderlo, chiama in causa proprio Dio... e dunque dovrebbero celebrarlo gli uomini e le donne di fede. Il matrimonio cristiano non è semplicemente sposarsi in chiesa, ma è... sposarsi nella Chiesa. La differenza non è di poco conto: sposarsi in chiesa è semplicemente l'occupazione di uno spazio; sposarsi nella Chiesa è invece l'espressione di una fede ricevuta dalla Chiesa, alimentata nella Chiesa, maturata per la Chiesa. Sposarsi nella Chiesa significa assumersi la responsabilità di vivere, come coniugi, l'impegno che Gesù ha affidato alla sua Chiesa nel momento in cui, dopo la resurrezione, ha detto ai suoi discepoli: Andate in tutto il mondo, predicate il vangelo… Sposarsi nella Chiesa significa assumersi davanti a Dio impegni precisi e puntuali e sarebbe un vero tradimento della propria dignità umana, oltre che un oltraggio a Dio, non averne coscienza o non avere l’intenzione di rispettarli: 1. innanzitutto ci si impegna a vivere il matrimonio secondo il progetto di Dio... 2. in secondo luogo chi sposa nella chiesa lo fa perché ha scelto Cristo come punto di riferimento essenziale per la propria vita personale e coniugale 3. infine chi si sposa nella chiesa si dichiara disponibile a dare il suo contributo per la realizzazione della missione della Chiesa -2-
DALL'IDEALE ALLA REALTÀ Non possiamo nasconderci che, oggi in particolare, ci sono problemi e difficoltà che incidono notevolmente sulla serietà della celebrazione cristiana del matrimonio: 1. siamo in un momento di trasformazione sociale, storica, culturale che crea grossi conflitti con la proposta della fede cristiana (dire semplicemente Io credo in Dio oggi non è più sufficiente per identificare un cristiano) 2. si registra una profonda crisi della fede tradizionale, peraltro motivata anche dalla debolezza intrinseca dell'esperienza della fede non nutrita a sufficienza dalla Parola di Dio 3. c'è una diffusa separazione tra culto e vita vissuta anche nei cosiddetti praticanti. Per quanto riguarda la celebrazione dei sacramenti dobbiamo amaramente constatare che nella maggior parte dei casi si tratta più di una questione di folclore o di usanze, sulla base di una sorta di legame di sangue, per cui si è cristiani non per scelta personale ma perché lo sono (come?) i genitori, i nonni e prima di loro i nostri antenati! Cristiani per cittadinanza non per scelta!?! Esattamente il contrario di quello che Gesù chiede. Basti leggere un episodio molto significativo nel vangelo di Luca: «Mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il ventre che ti ha portato -3-
e il seno da cui hai preso il latte!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano! ”» (Lc 11, 27-28). Questo vale anche per il matrimonio che si continua a chiedere alla Chiesa più sotto la spinta di un forte condizionamento (tradizionale, familiare, sociale) che non per una convinzione personale maturata in una ricerca seria del significato della fede nella propria vita. La Chiesa ha preso coscienza di questo e sta cercando per la verità in maniera poco coraggiosa e poco coerente di sollecitare l'attenzione di coloro che si dicono cristiani a vivere cammini di formazione profonda e costante. Si parla di nuova evangelizzazione, con l'intento dichiarato di mettere finalmente al primo posto la PAROLA DI DIO. In questa prospettiva si colloca la preoccupazione per la famiglia. Gli sposi cristiani, chiamati a vivere il matrimonio all’interno di un mondo complesso e poco favorevole alle dinamiche dell’amore autentico, hanno urgente bisogno di riscoprire l’importanza determinante della Parola di Dio, la sola capace di dare un fondamento serio e stabile ai valori che danno senso alla vita dell’uomo e della famiglia: accoglienza, armonia e pace interiore, dialogo, solidarietà, amore…. La Parola di Dio, ascoltata, compresa, accolta e vissuta è un patrimonio di luce e di forza a disposizione di ogni credente e quindi degli sposi cristiani perché siano realmente in grado -4-
innanzitutto di sfuggire a quelle dinamiche sociali e culturali che mettono profondamente a rischio la famiglia in secondo luogo di svolgere il proprio compito a servizio della vita umana non solo sul piano generativo, ma anche su quello formativo. Tutto questo naturalmente riguarda anche il momento di nascita della famiglia e cioè la celebrazione del sacramento del matrimonio. Questo significa che bisogna fare ogni sforzo perché questo momento non sia ancora e per troppi un rito religioso vuoto senza fede o un fatto esclusivamente giuridico. Chi intende celebrare il matrimonio cristiano deve sapere che l’unica ragione che da senso a questo momento sta nel suo Sì sincero e convinto a Dio e alla sua Chiesa come espressione del suo impegno ad essere testimone e educatore della fede nei confronti del coniuge, dei figli e di tutta intera la società. La base su cui un uomo e una donna di fede costruiscono la casa della loro famiglia è la consapevolezza che il matrimonio cristiano si radica in maniera essenziale nel progetto e nella volontà di Dio. Sposarsi nella chiesa significa prima di ogni altra cosa rispondere ad una vocazione: Dio chiama a realizzare il suo disegno d'amore attraverso la collaborazione fattiva in responsabile di coloro che celebrano il sacramento del matrimonio. -5-
ATTEGGIAMENTI DA MATURARE… Prima ipotesi: siete una coppia pienamente inserita nella realtà chiesa e nella sua vita: il corso diventa un momento di presa di coscienza della propria vocazione al matrimonio Seconda ipotesi: piuttosto incerti, con un'esperienza di chiesa solo occasionale o tradizionale: il corso diventa un momento di revisione, di conversione, l’inizio di un cammino nuovo e di un impegno più adeguato Terza ipotesi: totalmente fuori della chiesa e della fede cristiana e con l’intenzione di non mettersi per niente in discussione: il corso è un momento importante per verificare la propria dignità umana con onestà e serietà. L'uomo è UOMO solo nella misura in cui è coerente con le sue convinzioni motivate dalla ricerca della verità e dal rispetto di quelle degli altri. -6-
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