ED È QUESTO UN UOMO? APPRODO GIORNO DELLA MEMORIA 2019 - Liceo Rodolico
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Per quanto disegnare non sia e non sia mai stato ciò che più desidero fare nella vita, scarabocchiare e tracciare linee sovrappensiero mi è decisamente utile a svuotare il cervello: se da una parte disegnare la realtà è un modo per comprenderne meglio forme e colori, una sorta di strumento conoscitivo della materia, dall’altra disegnare ciò che ho in mente mi fa scoprire immagini e pensieri che neanche pensavo di avere. Non pensavo che avrei disegnato una cosa del genere, anzi, di solito con il carboncino faccio lo schizzo iniziale solo per capire cosa sarà il soggetto. Non so da dove sia uscito questo disegno. Quindi cercare di descriverlo è tanto difficile per me quanto può esserlo per chiunque altro. Certo, non posso mettere questo disegno in copertina di un opuscolo così importante senza scriverci due parole sopra e senza avere neanche io idea di cosa significhi, quindi ho fatto uno sforzo. Ho iniziato dall’occhio sinistro pensando di star disegnando una testa, poi mi sono ricordato di Dante nel girone dei golosi e degli occhi scavati nelle orbite dei peccatori. I due occhi tondi con il profilo del naso e degli zigomi vanno a formare la parola “omo”. Ed è questo un uomo? È possibile riconoscere immediatamente la faccia di un essere umano tra tutti gli altri esseri viventi, così come un usigno- lo riconosce sempre un altro usignolo, e i deportati ad Auschwitz avevano tutti scritto omo in faccia, e avevano tutti un numero sul braccio. Questa completa contraddittorietà della natura dei deportati nei campi penso che il mio cervello abbia provato a renderla facendo sorridere quella... cosa in copertina. La sua risata è posta a metà tra la scritta “omo” e il numero che qualcuno gli ha inchiodato addosso. Ride del non sapere più cosa è, e ride anche del disumano gesto, compiuto da uomini, di rendere un altro uomo un numero. È il fatto che rida che mi mette sempre più a disagio ogni volta che lo guardo; e non perché sia inap- propriato ridere quando si parla di Auschwitz, ma perché mi ha fatto capire la completa perdizione e contraddit- torietà della sua condizione. Tobia Pandolfini 2
COMPRENDERE È IMPOSSIBILE, CONOSCERE È NECESSARIO - 4 INTERVISTA: ALESSANDRO PAOLI - 8 DOVE LA MORTE RENDEVA LIBERI: MONACO-DACHAU IN UNA FREDDA MATTINA DI DICEMBRE - 10 INTERVISTA: LUCA BRAVI - 12 INTERVISTA: GIORGIA BULLI - 13 PER UN BUON USO DELLA MEMORIA - 14 3
EDITORIALE ALESSANDRO GORI “Comprendere è impossibile, conoscere è necessario” 4
Birkenau. Vergogna. Profonda, cupa vergogna. Paura, anzi orrore, e disgusto, anzi ribrezzo. Calpesti silente terriccio di granito. Scorgi nelle venature della terra il solco delle lacrime, e le orme di un’umanità infranta. E il pensiero corre velo- ce, quasi non riesci più a comprenderlo. Corre, corre, e corre ancora, tra nomi e volti e epoche e luoghi e frasi e figure. E scatta rapidissimo tra i pensieri degli altri, di quelli che ora sono qui, di quelli che ci saranno, di quelli che c’erano. Finché, sfinito dalla maratona, allenta il passo. Rallenta, e adesso si sofferma sull’indelebile im- magine di nudi piedi, sfregiati dal gelo che affondano nella neve e schiacciano quel terriccio ghiacciato, quello stesso terriccio ghiacciato che sostiene clemente i tuoi duri, caldi, comodi scarponi. Sono ancora lì. Quei nudi piedi sfregiati dal gelo, quei corpi rugosi e barcollanti, quei volti espropriati d'ogni sincero barlume d’umanità restio ad essere sopraffatto. Non li vedi, ma ci sono. E non ascolti il vento filtrargli sferzante tra le dita ossute. E non punti i tuoi occhi nei loro, piccoli e scavati nel cranio dal dolore e dall’odio, senza neanche più la forza di piangere. E non sfiori con le tue dita rosacee e paffute, coi tuoi morbidi guanti, le loro ossa a fior di pelle. E non li osservi trascinarsi esau- sti, uno dietro l’altro, curvi e ingobbiti tra una vita deru- bata di tutto ciò che è vivibile e una morte che ormai non li spaventa più, anzi pare la migliore delle opzioni; una morte liberatoria, il termine ultimo delle sofferenze. Una morte che solo pochi riescono a darsi da soli, a lasciare a se stessi quest’ultima triste libertà, pur di non concederla al cane nazifascista. Una morte che gli altri non hanno più nemmeno la forza di darsi. E che ormai attendono, prima o poi, giungere inevitabile quando i loro corpi stremati piomberanno a terra, per l’ultima volta. E provi vergogna. E guardi il giubbotto imbottito, le scarpe pesanti, il soffice berretto che per rispetto, quasi come una reazione istintiva, hai sfilato e ora stringi tra i guanti. Dovunque regna il rigore geometrico. Persino nelle rovine dei crematori, nell'accatastarsi apparentemente disordinato delle macerie puoi intravedere una geome- tria quasi maniacale. Dovunque, nel campo. Ti guardi attorno; oltre il filo spinato la nebbia, imbiancata dal riflettersi della luce sulla neve, cela silente le sagome dei camini. Camini in muratura, ancora in piedi, ordinata- mente disposti su file continue, camini senza stanze da riscaldare. Quelle non ci sono più – le baracche di le- gno, progettate in origine come stalle, adibite a dormito- ri, quasi tutte distrutte dal tempo, dal gelo, o dallo zelo eliminatorio nazista. Decine e decine di “letti”, se così puoi chiamare quel- le fragili impalcature di fortuna che su tre piani reggeva- no dalle 15 alle 30 persone. Il “letto” più basso era sem- pre ricoperto di fango, toccando quasi terra; quello più in alto era poco distante dal punto dove il tetto appog- giava le travi sul muro, lasciando tra trave e trave un metro o più di vuoto – chi dormiva sul letto più in alto spesso si svegliava d'inverno coperto d'una coltre di neve; quello nel mezzo era terra contesa, che solo i “privilegiati” (esisteva una gerarchia nel campo) occupa- Auschwitz I, Polonia vano. I due camini avrebbero dovuto riscaldare la cata- pecchia, ma per un errore di costruzione – o probabil- 55
mente un'altra ignobile, sprezzante arro- Le baracche di Auschwitz I (il primo dei Mengele. Lo “scienziato”, se così possia- ganza nazista – tutto il calore era disperso tre campi di Auschwitz – A.I, A.II - Birke- mo chiamarlo senza insultare la scienza, nella canna fumaria. nau, A.III – Monowitz) sono migliori di del campo – colpevole mente degli atroci quelle di Birkenau. Là le baracche sono di esperimenti biologici alla ricerca dell'uomo Un vagone. Sei ancora a Birkenau. Un legno, costruite in fretta e furia nel mo- perfetto, completamente sottomesso alla vagone silenzioso e inamovibile. Un vago- mento di massima attività del campo. Qui folle teoria razziale, privo di qualsiasi emo- ne di un treno merci, solo. Una macchia sono di mattoni, ricavate dalle strutture di zione umana. Ed ora vi prego di perdonar- scura in un deserto cinereo. Giace su bina- una caserma dell'esercito polacco espugna- mi, se non riesco a descrivervi quel che ri dismessi, sventrati. Le traverse di legno ta dai tedeschi. Sono alte, rosse, contrasse- Mengele ha fatto. La violenza inferta nel sono crepate, il ghiaccio si insinua tra i gnate ciascuna da un cartello in legno Block 10 è indescrivibile. La testimonianza solchi. A un centinaio di metri, se guardi all'ingresso che riporta il “Numero di più cruda, sofferente, è quella di Hugo indietro, vedi ingrigito il torrione d'ingres- Block”, scritto anche sui vetri delle lanter- Höllenreiner – e per rispetto delle vittime, so. Non riesci a porre una fine al tuo ne poste sopra gli stessi ingressi. vi prego, ascoltate quelle cruente parole. sguardo. Universo concentrazionario – questo è Birkenau: peggio dell'Inferno. Ogni dettaglio di Auschwitz I racconta Oggi il campo di Auschwitz I contiene, in Cerchi spasmodicamente un riferimento, una storia. La “B” di “Arbeit” è ribaltata, alcune baracche, “raccolte” di una minu- un appiglio alla realtà. Cerchi con lo sguar- grassa sopra e magra sotto. Jan Liwacz, scola percentuale degli oggetti ritrovati nel do un punto oltre le spine, dove tu possa prigioniero n.1010, forgiò la scritta nel '40 Kanada (il gruppo di magazzini di Ausch- dire “no, là Birkenau non c'è”. Ma ad Au- dietro ordine dei nazisti - la ribaltò come witz dove si raccoglievano gli oggetti dei schwitz, tutto è al contrario, niente di quel- segno di silenziosa rivolta. Chissà perché i deportati, dopo averli convinti a portarseli lo che entra poi esce. Neanche lo sguardo. nazisti non provvidero a cambiare la “B”; dietro nel viaggio con l'illusione di un tra- Tutto al contrario - i cattivi fuori scalano del resto, è la prima cosa che si vede del sferimento in un luogo migliore – il nome la piramide sociale dentro, diventano Ka- peggior campo mai esistito. E certamente “Kanada” deriva dalla concezione comune po, e i buoni fuori sono immediatamente non erano carenti di “forza-lavoro”. Forse in Europa del Canada come un paese ric- gasati dentro. L'altruismo non paga: am- non se ne accorsero (improbabile), o ma- chissimo; infatti gli oggetti dei deportati mazza o sii ammazzato. gari non lo giudicarono un così gran pro- erano sempre oggetti di valore, poiché i blema, oppure decisero di lasciarlo come nazisti li costringevano illudendoli a porta- Osservi impotente quel che resta delle scherno al tacito coraggio del fabbro po- re con sé poche cose). Dietro lastre di camere a gas. I nazisti le fecero sottoterra, lacco. vetro migliaia di scarpe. Passi in mezzo a perché non volevano vedere, non voleva- due stanze, lunghe ciascuna una ventina di no sentire. Osservi le spoglie rovinose di Il campo di Auschwitz I non ha quel metri, profonde cinque o sei metri. Stra- quei mattatoi, che i nazisti bombardarono che di surreale che possiede Birkenau. colme. Come un tremolante rivolo d'acqua per coprire, con un ultimo vergognoso Surreale nel vero senso della parola - tra ripe scoscese. Sono quasi 60.000, le slancio di presuntuosa vigliaccheria, ciò “sopra il reale”. Non l'“irreale”, attenzio- scarpe. Solo davanti qualcuna appaiata. Da che il nazismo era. Ciò che il nazismo fa- ne. L'“irreale” implica la completa separa- bambina. ceva. E chiudi gli occhi, per un attimo, una zione dall'ambito del reale, mentre il milionesima frazione di secondo, un soffio “surreale” mantiene con la sfera della ve- La camera a gas di Auschwitz I è più – quel che basta per farti udire le voci stra- rosimiglianza un rapporto di intersecazio- piccola di quella di Birkenau. Entri nella zianti e straziate delle vittime della peggio- ne, pur collocandosi in una sezione del stretta e lunga stanza, ancora impregnata – re, più ignobile delle morti. Una cinquanti- pensiero umano controintuitiva. Mi spiego o forse è solo un'impressione – di un odo- na di metri per una ventina, centinaia e meglio: qualsiasi cosa tu possa pensare, fin re soffocante. Una lampada è appesa al centinaia di corpi. I nazisti calano dalle dove tu ti possa spingere nel concepire le centro del soffitto, accanto al minuscolo minute fessure cristalli di Zyklon B, a con- crudeltà inferte dal nazismo, ebbene non spioncino dal quale i nazisti calavano i tatto con l'aria rilasciano gas pestiferi, sarà mai abbastanza. “Comprendere è cristalli di Zyklon B, e diffonde nell'aria mortiferi. Le luci sono spente. L'aria si impossibile ma conoscere è necessario”, una luce giallastra. Le pareti sono macchia- rarefà. Basta un milionesimo di secondo, diceva Primo Levi (cui è dedicata questa te, striate quasi, graffiate. Non sei claustro- lo stesso tuo milionesimo di secondo per- edizione del Treno della Memoria, in occa- fobico, eppure ti pare che le pareti ti crolli- ché in chi è dentro si scateni un necessa- sione del centenario della nascita), poiché no addosso. L'aria si fa pesante. Ti pare rio, inevitabile istinto di sopravvivenza. I il surrealismo che contraddistingue il cam- d'udire quel gemito. deboli cadono per primi. Vecchi, bambini, po rende impossibile ogni comprensione malati. Si accasciano a terra senza vita, di qualsivoglia ingiustificata violenza nazi- --- mentre mossi dalla disperazione gli altri ne sta: solo chi conobbe le camere a gas ne calpestano le salme per raggiungere l'alto, potrebbe parlare con esattezza, chi vi morì Ho scritto questo brevissimo testo in treno, tornan- per rubarsi a vicenda qualche pizzico d'a- tra i peggiori spasimi affannati. Solo loro. do da Cracovia. Ho partecipato alla undicesima ria. Grida, urla. Terrore. Buio. I nazisti Se potessero. Ma non commettiamo l'erro- edizione del “Treno della Memoria”. Coi miei lasciano sigillate le uscite. Si forma sul re di limitare Auschwitz all'”irreale”, al compagni di viaggio, abbiamo visitato i campi di pavimento uno strato di corpi. Un metro, mostro. Perché è avvenuto, davvero, e i Auschwitz I e Auschwitz II – Birkenau (e un metro e mezzo. Venti minuti dopo si colpevoli son tanto uomini quanto noi. avremmo voluto anche Auschwitz III – Mono- aprono le porte. Shlomo Venezia, Sonder- witz, se solo ne fosse rimasto qualcosa), e ascoltato kommando. Un pianto. Nell'angolo della Tra due baracche, verso il fondo del le testimonianze di Andra e Tatiana Bucci, Silva camera. Ancora un gemito. Soffocato. I campo, un muro di mattoni. Circa a metà, Rusich, Vera Vigevani Jarach e Lidia Maksy- Sonderkommando corrono sui cadaveri, una lastra grigiastra piegata verso l'interno mowicz dal vivo e di Shlomo Venezia, Marcello calpestano visi, torsi, arti intrecciati dal alle due estremità. Era il Muro della Morte, Martini, Antonio Ceseri, Hugo Höllenreiner e fremere della lotta. Un bimbo. Piccolo. delle esecuzioni. Le finestre della baracca Heinz F. in video. Quest'edizione del Treno ha Ancora succhia dal capezzolo della madre. di destra, che affaccia sul cortile, sono visto coinvolte quasi settecento persone, di cui Lo prendono in braccio. Un passo, due. murate; quelle di sinistra, coperte con uno cinquecentocinquanta studenti e circa centocin- Lo guardano. Li guarda. Arriva un SS. strato di legno. A destra, un dormitorio – quanta organizzatori, tra testimoni, esperti, pro- Estrae la pistola. le finestre murate per attenuare il rumore fessionisti, volontari e tutti coloro che hanno colla- dei colpi e limitare la vista di ciò che acca- borato alla realizzazione pratico-logistica del E le lacrime si gelano in gola. deva, di ciò che tutti ormai sapevano. A progetto della Regione Toscana. Inizialmente sinistra, la baracca degli esperimenti di ideato da Ugo Caffaz, dal 2002 è una grande 6
occasione che ogni due anni concede a studenti e può accadere di nuovo”; oggi i campi di concen- Quindi vi congedo, esortandovi a ricordare in (liceali e universitari) di comprendere il vero signi- tramento sono presenti in Libia, seppur meno modo costruttivo, per contrastare il dilagare del ficato di Auschwitz come fenomeno storico, oltre la organizzati di quelli nazisti, mentre in Eritrea le neofascismo in tutta Europa, un'Europa divisa classica concezione scolastica di statistiche e nume- torture inflitte ai prigionieri del regime di Afewer- dai nazionalismi isolazionisti e xenofobi. La ri. Ogni storia relativa ai campi è completamente ki sono dirette discendenti di quelle italiane del solidarietà, valore fondante della nostra Unione, differente da qualsiasi altra, porta con sé nomi, periodo coloniale. La Corea del Nord e la Cina oggigiorno sembra andare a mancare, in barba al vite, immagini uniche e irripetibili. Ascoltare i hanno adottato lo staliniano metodo del Gulag per progresso sociale; esso non ha seguito la stessa travagli delle deportazioni venir proferiti dalle gli oppositori politici, veri e propri fautori della lunghezza d'onda del progresso tecnologico, che labbra tremanti di chi le deportazioni le ha vissu- democrazia in quanto limitano i poteri del gover- invece ha conosciuto una crescita esponenziale. te, è l'unica strada per avvicinarsi ad una minima no. E sarebbe impossibile elencare tutte le stragi, Ricordiamo del resto che, come ha analizzato comprensione dell'inferno che fu Auschwitz. gli attentati, le violenze compiute nel mondo. Ma Bauman, Auschwitz catalizzò in sé il massimo una cosa posso dirvi: che la violenza esiste ancora, del progresso tecnologico e il massimo della barba- La violenza è una costante nella storia umana: in forma diversa. Oggi la violenza viaggia sui già rie; la scienza non risponde alla domanda “è qualsiasi epoca è stata segnata da stragi, genocidi, battuti sentieri dell'odio, ma abbiamo (almeno in giusto?”, ma solo a “come?” (ossia concede il massacri; ma mai nessuno più grande di quello Italia) l'enorme privilegio di vivere in democrazia, mezzo, ma non il fine inteso come una sorta di compiuto dai nazisti. La violenza contro il e poter liberamente opporsi al “più forte”. Duran- giudizio morale). Non affidiamoci quindi al cre- “diverso” pare, analizzando l'intrecciarsi di ma- te il “Citizen Dialogue” tenutosi alla Universtà scere sfrenato, ma affianchiamo alla sacrosanta crostoria e microstoria, quasi una condizione di Cracovia, alla presenza del Presidente della ricerca scientifica una di carattere etico e morale. d'esistenza dell'uomo. Non fraintendete, non che Regione Toscana Enrico Rossi e del Vicepresiden- In sintesi, il nazismo fu un fenomeno storico, sia giusta. Ma la violenza non si è fermata nei te della Commissione Europea Frans Timmer- quindi riconosciamo che, senza un adeguato uso campi di concentramento, né prima non è mai mans, alle sorelle Bucci è stata rivolta la domanda della memoria, potrebbe riproporsi. esistita. Si parla di violenza gratuita, ingiustifica- “perché la memoria del male non riesce a cambiare ta o altrimenti “giustificata” secondo parametri l'umanità?”; le sorelle hanno puntualmente rispo- Cerchiamo di evitarlo. valutativi puramente arbitrari e autoreferenziali. sto, citando le enormi stragi che negli ultimi venti Tutt'oggi, purtroppo si commette l'errore di consi- anni hanno macchiato il Mediterraneo del sangue derare Auschwitz come il culmine di ogni male di oltre 34.000 migranti (cfr: Il Manifesto, laRe- inferibile dall'uomo, capro espiatorio di qualsiasi pubblica, L'Espresso, Internazionale). Ebbene, violenza. Si pensa che l'uomo non sarà più in voltare la testa e ignorare ci farà ricadere nell'odio- grado di plasmare cotanta malvagità. E il nazi- sa categoria degli “indifferenti” di Gramsci smo viene relegato al pertugio del “mostro”, dell'ec- (“Vivo, sono partigiano: perciò odio chi non parte- cezione. Primo Levi, profetico, diceva: “è successo, cipa. Odio gli indifferenti”). Auschwitz II — Birkenau, Polonia foto di Sara Albanese 7
Intervista Alessandro Paoli Docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico Niccolò Rodolico di Giacomo Gaviraghi Attenendoci al tema centrale della sare degli anni si è trasformata in un rito mocratica. Viene in mente la battuta di Or- Shoah, ma allargando la domanda al istituzionalizzato e vacuo, in conformismo well: Chi controlla il passato controlla il futuro, chi concetto di Memoria Storica in senso commemorativo, fatto di discorsi celebrativi controlla il presente controlla il passato. lato, viene spontaneo chiedersi quale sia senza reale sostanza morale, esangui; il fatto L’altra osservazione riguarda l’esperienza: l'importanza della conservazione di que- che le nostre società siano soggette a impe- veicolare la memoria storica attraverso l’e- sta; e, attraverso progetti come il “Treno rativi economici consumistici e che anche sperienza personale è senza dubbio la via più della Memoria”, da lei coordinato, del questo valore, quello del ricordo e della con- efficace perché essa possa diventare patri- contatto con realtà storiche aspre come sapevolezza del passato, sia stato metaboliz- monio condiviso. Ho notato, a questo pro- quella della Shoah stessa. zato come merce di consumo (si pensi al posito, che più di cento lezioni sugli stermini Credo che la memoria storica, ossia la me- “turismo della memoria” verso i campi di nazifascisti vale l’incontro con un sopravvis- moria collettiva, condivisa, sia qualcosa cui sterminio, con tanto di gadget e offerte last- suto, con la personificazione concreta della non possiamo rinunciare, se vogliamo essere minute); la generale erosione del senso stori- storia nel tessuto di una biografia reale, par- attori consapevoli del nostro tempo. Qui co, in base alla quale l’immanenza del pre- lante. Purtroppo, come si sa, ci stiamo av- occorre sgombrare il terreno da un equivoco sente, del “qui ed ora”, svuota di realtà, di viando verso la scomparsa dei testimoni e oggi piuttosto diffuso: quando si parla di importanza e di consistenza ogni dimensio- quindi l’impegno deve rivolgersi verso tutte ‘memoria’ sembra che si parli solo del passa- ne che trascenda l’attualità. Sia come sia, quelle esperienze ancora possibili che rites- to e, francamente, a chi interessano cose sembra essere andata perduta, con i decenni, sano, per così dire dall’interno (attraverso il accadute ottanta o cento anni fa (se non agli la più elementare evidenza esistenziale: che nesso conoscenza-coscienza), il filo rosso storici di professione)? Spesso me lo chiedo: noi siamo ciò che siamo stati, come indivi- della nostra memoria. Lo studio multidisci- che interesse, che partecipazione può mo- dui e come genere umano, che portiamo con plinare e documentario delle persecuzioni e strare un giovane di sedici o diciotto anni di noi queste nostre radici, queste identità tran- degli stermini, così come il Treno della Me- oggi a eventi che risalgono a un secolo pri- sindividuali. Che dobbiamo, quindi, farcene moria, vanno in questa direzione. ma della sua nascita? Oggi persino fatti acca- carico. Che dobbiamo conoscerle: chi vor- duti dieci o venti anni fa sembrano relegati rebbe ignorare un pezzo del proprio passato, Mantenendoci sul rapporto giovani- in una zona oscura e tutto sommato poco del suo esser stato su questo mondo? Che memoria, Le domando quanto sia im- interessante del prima. Naturalmente si dobbiamo confrontarci con le responsabilità portante un approccio disciplinato, in- guarda al futuro, e soprattutto a quello pros- che ne derivano: vale a dire offrire ‘risposte’ tendendo la disciplina come condizione simo. Orizzonte di aspettativa e spazio di a domande (del passato) ancora aperte (nel necessaria alla critica, non ideologizzato, esperienza, per usare due categorie storiche, presente). alla memoria. sembrano collassare nella dimensione ristret- Occorre pensare la memoria come parte In estrema sintesi è possibile che si ab- ta e quasi intima, personalistica, dell’attualità. imprescindibile del nostro presente e, quin- bia una visione così selezionata, oserei È una patologia del presente, tipica di socie- di, del nostro futuro. Non una memoria dire contaminata dalle ideologie, della tà tendenzialmente opulente e pigre che conservativa ed erudita, dunque, ma una Memoria? Quanto è importante e come muovono i propri passi solo in base a calcoli memoria attiva, che ci apra gli occhi sul pre- è possibile difendere i più giovani da di breve periodo, di corto respiro. In questa sente e ci permetta di costruire sensatamente queste tendenze, considerando la diffi- ottica la ‘memoria’ viene percepita come una un futuro scelto, un futuro che abbia fonda- coltà che spesso si manifesta, di mante- nozione, un contenuto astratto e un po’ menta. nere una solida onestà intellettuale in scolastico, nulla che abbia a che vedere con Solo altre due osservazioni per rispondere a ambito storico? la vita viva, con la progettualità del quotidia- pieno alla domanda. La prima, sul ruolo Amicus Plato sed magis amica veritas. L’uso stru- no. fondamentale della memoria: l’avevano capi- mentale, dunque ideologizzato, della storia Questo è l’equivoco: credere che la memoria to bene i totalitarismi del Novecento, che (la storia come instrumentum regni), come dice- storica, il ricordo comune del nostro ieri della riscrittura deformante della storia (e vo poco fa a proposito dei totalitarismi, è un non abbia rilevanza nel presente, non conti- dunque della memoria) hanno fatto una tipico caso di cattivo uso della memoria. nui a definirci e a radicarci in un’identità. specialità propagandistica. Il buon uso della Ogni tentativo in questa direzione, da qua- Certo, a questo stato di cose hanno contri- memoria, la sua riappropriazione critica e lunque parte venga, va smascherato e com- buito molti fattori: l’istituzione del Giorno consapevole serve anche a questo, a evitare battuto. In un certo senso si tratta, qui, del della Memoria (legge 211 del 2000), di per sé che essa possa diventare strumento coerciti- secolare scontro tra la verità e il potere, tra assolutamente necessaria, ma che con il pas- vo di controllo e di cattiva politica antide- la ricerca del ‘vero’ storico (risultato dalla 8
consultazione delle fonti, dei materiali, mentale ideologia, è sinonimo di mancanza dal punto di vista della comprensione defi- dall’ascolto dei testimoni) e la produzione di immaginazione politica e di coscienza dei nire i populismi o sovranismi di oggi attra- artificiale (e manipolativa) di ‘verità’ parziali, valori non negoziabili che proprio le espe- verso la categoria ormai storica del menomate in tutto o in parte del loro poten- rienze totalitarie, questo sì ahimè, ci hanno “fascismo”. Ciò quanto meno genera con- ziale anamnestico. Al di là di tante discussio- insegnato: il valore di ogni vita umana, il troversie e sterili discussioni a non finire. A ni postmoderne sulla relatività storica, oc- rispetto per le minoranze e la sacralità del meno che non si faccia riferimento – come corre secondo me prendere onestamente e dissenso. Elias Canetti, un intellettuale al di già fece Umberto Eco in tempi non sospetti coraggiosamente posizione in favore della sopra di ogni sospetto di appartenenza ideo- – a qualcosa come il “fascismo eterno”, oggettività della storia e saper combattere logica (e perciò sempre scomodo), ha scritto categoria più antropologica e psicologico- l’ignoranza che si cela sempre dietro ogni che la democrazia moderna, per quanto sia politica che storica. Tuttavia oggi assistiamo forma di generalizzazione o di riduzione al un sistema politico pieno di difetti e certa- a un ritorno in grande stile di contenuti ed silenzio dei contesti. mente assai perfettibile, rappresenta l’unica opzioni politiche che stridono apertamente La storia è un flusso di eventi fatto di cause forma di governo che esclude l’eliminazione con quei valori non negoziabili cui accenna- ed effetti. Per quanto breve sia il segmento fisica dell’avversario, relegandolo semplicemen- vamo prima. Ora, come si usa dire, se il che ci interessa è nostro dovere tracciarne le te all’opposizione, e per questo va preferita problema del razzismo è un problema dei coordinate di genesi e sviluppo nel modo a tutte le altre: “all’interno del parlamento razzisti, allo stesso modo il problema del più dettagliato e comprensivo possibile, non ci devono essere morti”. Le carte costi- fascismo è un problema dei fascisti. Detto senza lasciarci censurare da pressioni ideolo- tuzionali emanate in Europa occidentale altrimenti: possiamo scegliere le parole che giche che possiamo pur condividere. In dopo la fine della Seconda guerra mondiale usiamo, e le parole – ci insegna Nanni Mo- generale, in un’epoca di fake news e di post- si basano su questi valori non negoziabili. In retti – sono importanti, ma se alla base della verità quale quella in cui viviamo, ci vuole esse, nella nostra Costituzione in particolare, tua “ideologia” stanno il razzismo, la xeno- una decisa, consapevole e militante presa di troveremmo tutti gli strumenti e le indica- fobia, il machismo, l’intolleranza verso la posizione a favore della verità, della cono- zioni normative per contrastare la deriva critica e il dissenso, il culto dell’azione e scenza e dell’argomentazione razionale, che neoliberista, se solo avessimo l’immagina- della violenza, l’insofferenza verso l’argo- si manifesta sempre nell’intelligenza di rico- zione politica, appunto, e il coraggio intellet- mentazione e la cultura, e così via, be’, que- noscere le buone ragioni, fossero pure quel- tuale di rifarci ad essi (o di pretendere dai sti sono gli ingredienti con cui erano impa- le dell’avversario. È sulla base di opzioni di nostri rappresentanti eletti di farlo). stati i fascismi storici e quindi l’etichetta di integrità intellettuale come queste che il Per questo servono i valori. Valori che pos- “fascista” non è poi così fantasiosa o ten- negazionismo è stato screditato definitiva- siamo trovare nella nostra Costituzione denziosa. mente. Che poi ci sia sempre qualcuno che (pensiamo soltanto all’articolo 3, al principio Credo che il risorgere di questi orientamenti preferisce mettere un like piuttosto che veri- di uguaglianza formale e materiale). Questi politici (o antipolitici, in verità) debba essere ficare e sondare, è un altro discorso. Lo valori (quelli non negoziabili di cui sopra) contrastato con due azioni convergenti: da scopo della cultura non è fare proseliti o hanno una storia, nascono dalla resistenza al un lato, diffondendo cultura e conoscenza adepti, ma allargare il numero delle persone totalitarismo nazifascista, alle sue persecu- (l’ignoranza è sempre funzionale alla barba- pensanti criticamente. zioni, alla sua vocazione guerrafondaia e di rie), dall’altro trasformando le condizioni sterminio, alla sua intolleranza verso la di- socioeconomiche che hanno di nuovo reso È possibile che al giorno d’oggi taluni versità e la libertà individuale. In questo appetibili simili modi di pensare (per pover- poteri abbiano ignorato il carattere senso la Costituzione è “ideologica” e la sua tà economica o intellettuale, disagio, frustra- “didattico” della Memoria, permettendo ideologia è apertamente antifascista. Su que- zione, paura, mancanza di alternative, ecc.). che le ideologie dei totalitarismi nove- sta base si è costruita una società aperta, Sono convinto che il miglior antidoto a que- centeschi rossi e neri fossero rivalutate? ancora da realizzare compiutamente ma ste derive sia un progetto politico che stia Esprimo a questo proposito un convinci- perfettamente intuibile dai Principi fonda- dalla parte dell’universalità e che perciò sap- mento molto personale: trovo estremamen- mentali della Carta. E il lavoro sulla memo- pia unire e far partecipare tutte le forme di te inquietante, e persino sconfortante, che ria e sul suo buon uso, lavoro di informazio- identità e di differenza. Viviamo in un’epoca oggi, per difenderci dall’aggressione di poli- ne e rammemorazione, intende valere anche di divisioni, bisogna scommettere sull’unità tiche neoliberiste, dalla brutalità del capitali- come accertamento e rivitalizzazione di del genere umano. smo, si vadano a cercare alternative nelle questi principi. esperienze totalitarie del Novecento. Inquie- tante perché ciò dimostra quanto poco si sia Sulla base di quanto detto prima, in con- capito del carattere ‘integrato’ delle ideologie clusione, le faccio una domanda oggi totalitarie, segnato dalla coerente implicazio- ricorrente, e costantemente oggetto di ne reciproca di “ideologia e terro- risposte superficiali e quasi disinteressa- re” (Arendt), lasciando da parte falsi miti te. Il Populismo che oggi sembra dilaga- come i “treni che arrivavano in orario” o la re, è il Fascismo, come qualcuno dice? “piena occupazione” (attraverso schiavizza- O è qualcosa di diverso, o di nuovo? zione e deportazioni interne), nel caso del Come la memoria storica può aiutarci fascismo, o i “diritti dei lavorato- nella critica, nella comprensione di que- ri” (attraverso la repressione del dissenso e sto fenomeno? un sistema quasi feudale di privilegi), nel Forse la risposta a questa domanda si evince caso dello stalinismo. Sconfortante perché ormai già da quanto ho detto sopra. Perso- ciò, oltre che di ignoranza e di cattiva e rudi- nalmente trovo a volte del tutto inefficace 9
Riflessioni Dove la morte rendeva liberi Monaco-Dachau in una fredda mattina di dicembre di Giulia Caiani D a München Hauptbahnhof ci vuole meno di liberarli dalla sofferenza. un’ora per raggiungere la fermata della metro Nel piazzale dell’appello soffia un vento gelido, la sensazione di Dachau e ancora meno per arrivare alle porte del disorientamento è sconcertante, non me lo immaginavo così esteso. campo di concentramento. Si cominciano a sentire delle lievi punture di spillo sul volto: è la I deportati provenienti da tutta Europa, dopo aver affrontato giorni neve. di viaggio stipati in vagoni merci, senza cibo né acqua, arrivavano Ogni mattina e ogni sera i deportati dovevano ritrovarsi nel piazza- già stremati alla stazione di Dachau. le, oltre diecimila persone distribuite in modo ordinato in attesa di Il campo fu aperto nel marzo del 1933, ancora prima della soluzio- sentire il loro numero pronunciato in tedesco, l’appello durava un’e- ne finale, per detenervi dirigenti socialisti e comunisti. Solo nel 1938 ternità. venne aperto a ebrei, zingari e omosessuali. Il campo comprende la parte amministrativa, destinata alle SS, a La frase “Arbeit Macht Frei” ci accoglie all’ingresso, come già sape- forma di ferro di cavallo, due file di baracche, distrutte dopo la libe- vo, ma leggerla scolpita nel ferro del cancello risuona di morte. Die- razione del campo avvenuta il 29 aprile del 1945, la prigione, detta tro questa sententia vi è una falsa promessa di libertà: le SS illudeva- ‘Bunker’ e, in una parte più isolata, la camera a gas e i forni crema- no i deportati che il loro lavoro sarebbe stato ricompensato con la tori. liberazione, ma presto capivano che solo la morte avrebbe potuto Davanti al Bunker, mi sono interrogata sull’utilità di una prigione 10
Dachau, Germania all’interno di un campo che era già una prigione, e se la vita lì potes- witz, nel suo libro La notte descrive il momento di arrivo al campo. se essere ancora più terribile. La risposta è sì. Nelle baracche di Suo padre dice “L’umanità? L’umanità non si interessa a noi. Oggi detenzione venivano segregati i detenuti ribelli a cui venivano inflit- tutto è possibile, anche i forni crematori…” e Wiesel, che aveva già te torture, talvolta fino ad ucciderli. Le celle sono distribuite lungo notato la scritta PERICOLO DI MORTE sul filo spinato, replica “Se è un corridoio che, pur trovandosi al livello del suolo, è così buio da così non voglio più aspettare. Mi butterò sui reticolati elettrici: me- dare l’impressione di stare sotto terra, negli inferi. Adesso nel Bun- glio questo che agonizzare per ore nelle fiamme”. ker è stata allestita una piccola esposizione con le testimonianze dei Il filo spinato rappresentava l’unica libertà per i detenuti: solo così detenuti. Agghiaccianti. Passavano settimane in isolamento, era potevano decidere come e quando morire. A simboleggiare questa vietato loro sedersi, molti parlano dei loro metodi per rimanere in libertà vi è la statua commemorativa con diverse parti di corpo sé e non perdere la lucidità. Alcuni ricordano che potevano mangia- umano aggrovigliate ad un filo spinato. Il governo tedesco aveva re ogni tre giorni, ma non lo sapevano con esattezza dato che all’in- tolto tutto ai detenuti, programmato la soluzione finale nei minimi terno delle celle non era possibile distinguere il giorno dalla notte. dettagli e, cercando di “proteggere” il filo spinato con i fossati, in- L’intero campo è circondato da una triplice protezione: un fossato, tendeva togliere loro anche l’ultima possibilità di scelta, quella di un recinto carico di corrente elettrica e un altro fossato, intervallati morire. da delle torrette di controllo. Ma perché se il recinto era elettrizzato vi era bisogno di proteggerlo? Elie Wiesel, sopravvissuto ad Ausch- 11
Intervista Luca Bravi Ricercatore presso L’Università Telematica L. da Vinci di Chieti Docente a contratto presso il Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Firenze di Martina Maddalena, Asia Merlini In relazione agli argomenti da lei af- to dagli stereotipi nel presente. C'è una le domande sul nostro presente; farsi do- frontati, è spontaneo chiedersi da cosa linea rossa che unisce quel passato ed il mande significa non prendere la strada più sia nato l'approfondimento del tema, nostro presente, cioè abbiamo lasciato semplice, non generalizzare, riflettere, spesso non abbastanza sottolineato, inalterati gli stereotipi sugli "zingari". Ap- incontrare, conoscere. Il primo modo per della memoria storica delle persecuzio- profondire la storia significa relazionarsi includere una comunità è quello di condi- ni nel periodo nazista contro gli appar- con questa comunità, scoprirne le testimo- viderne, il racconto, la memoria, ma prima tenenti alla comunità rom e sinti; e se a nianze, essere consapevoli che nel presen- ancora la storia in comune che abbiamo suo parere il ricordo degli stermini te, almeno l'80% dei rom presenti in Italia sempre avuto. nazisti stia diventando quasi scontato non vive neppure in un campo, è piena- agli occhi dei giovani. mente incluso, ma evita di dichiararsi rom Quale sarà a suo parere l'evoluzione per la paura di diventare target di odio e del recupero della memoria nei prossi- L'approfondimento della storia di persecu- pregiudizio. Nel concreto significa poter mi anni? Cosa faremo "per non dimen- zione, deportazione e sterminio dei rom è perdere il lavoro, essere deriso a scuola, ticare"? nato nel mio caso dalla scelta di conoscere essere messo in disparte prima ancora di una pagina di storia trascurata in Italia e aver costruito relazioni con gli altri. Il I testimoni diretti che si sono spesi così che riguarda un gruppo fortemente segna- Giorno della Memoria ha senso per porsi tanto per il racconto ci stanno ormai pur- https://www.yadvashem.org/yv/en/exhibitions/album_auschwitz/assignment-to-slave-labor.asp https://www.yadvashem.org/yv/en/exhibitions/album_auschwitz/assignment-to-slave-labor.asp 12
troppo lasciando. Il futuro della memoria responsabile di esperimenti disumani sui come le altre, in gran parte già inserite è connesso alla capacità di costruire una deportati, li usava, in particolare i bambini nella società, ma la stigmatizzazione delle comunità legata ai diritti umani; le storie rom e sinti, ancor di più se gemelli, per gli negatività provocò una generalizzazione della persecuzione e dello sterminio hanno esperimenti che effettuava ad Auschwitz. pagata da tutti. Nessuno denunciò e rico- nobbe quei primi censimenti come un valore se divengono il seme della riflessio- L'antica provenienza dei rom e sinti dal elemento di stigmatizzazione razzista e ne da cui far germogliare la volontà di nord dell'India li rendeva di fatto degli quei dati furono usati dal nazismo e dal stare insieme senza steccati e senza dare "ariani", ma i nazisti li consideravano im- fascismo per la loro persecuzione, depor- vita a nuove categorie di odio. La memoria bastarditi perché si erano mischiati con le tazione e sterminio. I dati raccolti dai nazi- serve quindi per riflettere su dove stiamo popolazioni slave; erano utili cavie che sti non vennero distrutti, nessuno pagò andando e ci aiuta a costruire un calenda- dovevano necessariamente essere elimina- per lo sterminio di rom e sinti ad Ausch- rio civile attorno al quale ritrovarsi con te, perché considerati, come gli ebrei, "vite witz ed i censimenti fatti da coloro che li valori, ideali, riflessioni. La memoria e la indegne di essere vissute". È un concetto deportarono, restarono nelle mani di per- storia servono se ci permettono di costrui- molto importante da ribadire oggi: non sone che li utilizzarono per nuove pubbli- cazioni, negli anni Sessanta, all'interno re relazioni di pace. La cosa più bella che importava il comportamento del singolo delle quali, sotto diversa etichetta tornava- potrebbe succedere è riuscire a costruire individuo, ma soltanto la categoria di rife- no le foto scattate nei campi di concentra- spazi di ascolto di storie, spazi di cono- rimento. È questo il motivo per il quale mento; le conclusioni erano le stesse: steri- scenza: la memoria esiste solo quando ci neppure bambini rom o ebrei appena nati lizzarli ed eliminarli dalla società. Nel caso confrontiamo con la conoscenza dei fatti. sono stati risparmiati dallo sterminio. È dei rom e dei sinti, l'Europa non ha saputo fondamentale rifletterci oggi e farlo rispet- riconoscere pratiche razziali che avevano Abbiamo letto che, all'arrivo nei cam- to a gruppi sui quali si costruisce sempre cambiato forma ed espressione, ma che pi, rom e sinti non venivano né smista- una forte generalizzazione. non erano cambiate nei concetti di fondo. ti a seconda del sesso o dell'età né ra- Recuperare la storia significa accorgersi di tutto questo, significa dare la possibilità a sati a zero, ma era permesso loro di Infine, come ultima domanda vorrem- 180 mila persone con gli stessi nostri pregi vivere in gruppi familiari e le donne mo chiederle se reputa che ci sia un e difetti di poter affermare: "io sono rom" erano le uniche a poter partorire. La collegamento tra lo sterminio nazista e non per questo essere giudicato a priori, particolare attenzione verso queste di questo popolo con la condizione senza avere scampo. comunità era dovuta alla loro presunta sociale odierna di queste comunità. appartenenza alla "razza pura degene- rata". A cosa si allude con questa affer- L'Europa ha cominciato a censire la cate- mazione? goria "zingari" fin dall'inizio del Novecen- Non era un trattamento di favore, era lega- to e lo faceva considerandoli tutti un grup- po di criminali. In realtà erano persone to al fatto che Josef Mengele, il medico Intervista mento convinto di tedeschi comuni – non appartenenti alle alte gerarchie del regime – nella Shoah. Al di là della ricchissima produzione storiografica su questi aspetti, Giorgia Bulli quello che dovrebbero stimolare queste riflessioni è un punto di vista quanto più Ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Unversità di Firenze possibile disincantato sulle attuali dinami- che di formazione dell’opinione pubblica, sul ruolo dell’informazione, e sul livello di di Simone Piseddu conoscenza dei cittadini. In che modo sono riusciti i nazisti a mente riuscito nella realizzazione di un’o- Potrebbe succedere di nuovo in futuro? convincere un'intera popolazione che pera di convincimento espresso sta il fatto Se sì, negli anni a venire o in un futuro il massacro di milioni di vittime fosse che molte persone, che pure erano al cor- lontano? giusto? rente di ciò che stava succedendo anche La parola genocidio non è scomparsa dai Che il regime nazista sia riuscito davvero a solo per prossimità fisica ai luoghi dell’O- vocabolari della storia più vicina a noi, convincere l’intera popolazione tedesca locausto, voltassero lo sguardo per non basti pensare al Ruanda o, in termini geo- che il genocidio fosse giusto è questione dover affrontare le conseguenze morali di graficamente molto più vicini all’Europa, molto dibattuta nella storiografia sul na- questa esplicita presa di coscienza. Altri alla guerra nella ex-Jugoslavia, dove si è zionalsocialismo. A sostegno della tesi che autori invece, parlando di “volenterosi ricorso a pratiche di “pulizia etnica”. non ci sono prove che il regime sia vera- carnefici”, cercano di provare il coinvolgi- La consapevolezza dell’esistenza di 13
Riflessioni Per un buon uso della memoria di Monica Lasagni 15 milioni. Ecco il numero di vittime del che il tempo potrà mai rimarginare. Ma non dovrebbe essere così. nazismo. Ma, in realtà, questa non è una Questo passato, ciò che è successo, non è materia da lasciarsi alle questione di numeri: stiamo parlando di spalle: è una testimonianza. Una testimonianza da saper sfruttare esseri umani, di PERSONE. Persone nel presente e nel futuro, affinché l’errore, anzi, il crimine, commes- che sono state escluse, condannate ai lavori forzati, deportate nei so ieri, non si verifichi mai più. Né oggi, né domani. campi di concentramento. Persone che hanno visto con i loro stessi RICORDARE non significa semplicemente sapere che tutto que- occhi il volto della sofferenza. Persone che sono state spogliate sto è accaduto. Ricordo è riflessione, attenzione, interesse, cono- della loro dignità. Persone private del loro diritto alla vita. scenza, non indifferenza. Perché se davvero iniziamo a riflettere su Abbiamo dimenticato tutto questo? tale mostruosità, se riusciamo a conoscerla, non è possibile mostrar- si indifferenti di fronte ad essa. Forse diamo troppo per scontato ciò che possediamo. Forse siamo talmente immersi nel nostro piccolo mondo, da non renderci conto Quello che porta all’indifferenza, è pensare in termini di NOI e del fatto che là fuori la sofferenza esiste. Forse abbiamo davvero LORO. Un tale crimine è stato fatto su di loro, non su di noi. Loro bisogno di una giornata istituita per ricordare una ferita che nean- hanno sofferto, non noi. Eppure, se anche solo per un secondo ci questi episodi nella storia recente do- al risentimento e al discorso d’odio. L’at- facile o più difficile farsi un’idea chiara vrebbe costituire un monito alla sorve- tuale fase politica - non solo italiana - è di ciò che accade nel mondo? Avrebbe- glianza e alla consapevolezza della vacuità caratterizzata dalla sempre più evidente ro aiutato in passato i grandi dittatori degli “insegnamenti” della storia. Le politi- scomparsa di quelle organizzazioni che nel loro scopo? che e la cultura della memoria, così come fornivano senso alla dimensione collettiva Come ogni mezzo di comunicazione, il coinvolgimento in queste delle genera- del vissuto degli individui. Quando non si l’effetto dipende dalle modalità di utilizzo. zioni che non hanno un ricordo diretto ha più fiducia nelle istituzioni, nei partiti, La ricerca sulla diffusione dei social media degli abusi in nome della purezza della quando in famiglia non si dibattono i temi nella comunicazione interpersonale non ha razza, costituiscono certamente un antido- dell’attualità – dalla migrazione al confron- ancora stabilito se gli effetti sulla diffusio- to a nuove recrudescenze. Ma non basta- to con la diversità economica, culturale, ne della conoscenza politica nella cittadi- no. Serve anche un impegno individuale identitaria nella quale ciascuno di noi, vo- nanza siano prevalentemente positivi o per la comprensione del mondo odierno lente o nolente è immerso – ci si trova negativi. Difficile dire se i regimi non de- nelle sue complessità e nelle sue contrad- isolati nel confronto con fenomeni che mocratici e i dittatori di un tempo sareb- dizioni, spesso foriere di fenomeni di in- generano ansia e paure. Questi sentimenti bero stati tra gli “entusiasti” o tra gli tolleranza ed esclusione. sono il maggior viatico per il prosperare di “apocalittici” circa l’uso dei nuovi media. messaggi basati su una solidarietà condi- Una risposta, anche se non definitiva, può Le campagne elettorali dei partiti poli- zionata al possesso di alcune caratteristi- venire dalle politiche di restrizione dell’ac- tici, italiani o esteri, dei giorni nostri che – identitarie, economiche, nazionali - cesso ad internet negli attuali regimi non promuovono ideali pericolosi? di cui si fanno portatori partiti di successo democratici. Gli ideali di esclusione e xenofobia sono nel contesto europeo e non solo. tanto più pericolosi quanto più terreno fertile questi trovano nella predisposizione I social media e internet rendono più 14
fermiamo a riflettere, non è difficile capire che noi e loro non siamo ha avuto il coraggio e la forza di parlarne. Anche chi ha scampato la altro che le stesse persone: perché siamo tutti esseri umani. Esatto. morte, ha inevitabilmente risentito del male subìto, ed ha vissuto Sembra così scontato dirlo, però forse a volte bisogna farlo presen- per anni in un silenzio incolmabile. te e ricordarlo. A volte sono proprio le cose più scontate a sfuggire Fare un cattivo uso della memoria è l’errore peggiore. Tutto per prime. Loro provano sentimenti, così come noi. Loro hanno quello che è stato, sta scritto in una pagina del libro della nostra una vita che ha il diritto di essere vissuta, così come la nostra. Loro storia, una di quelle che non deve essere strappata, tralasciata, letta meritano rispetto, quel rispetto che ognuno di noi esige. E noi, sì, con disattenzione. Le parole che stanno scritte là dentro devono proprio noi, ci sentiremmo esseri umani, se fossimo costretti a lavo- essere lette, evidenziate, devono imprimersi nella mente e non ab- rare, al freddo, senza capelli, senza igiene, senza dignità, senza iden- bandonarla mai, devono suscitare qualcosa. Non voltiamo pagina, tità? Sarebbe così semplice essere considerati umani, se fossimo non cerchiamo di evitare il dolore, ma sentiamolo, viviamolo. Non privati del nostro nome e venissimo identificati tramite un numero? cancelliamo ciò che sta in quel foglio di carta, ma impariamo qual- Ricordare. Riflettere. Porre attenzione. Interessarsi. Conoscere. cosa. Siamo noi a dover scrivere le prossime pagine, tutto risiede Non essere indifferenti. Ripetiamocelo, anche se non dovrebbe nelle nostre mani. La morte di 15 milioni di esseri umani è stata esisterne il bisogno, ma facciamolo, perché, purtroppo, è facile di- causata da altri esseri umani. Sembra assurdo, vero? È avvenuto a menticarlo, soprattutto per chi non ha vissuto una situazione del causa nostra: non hanno colpe la natura o entità soprannaturali, genere. È sempre così: finché non proviamo qualcosa sulla nostra siamo stati noi. E se non siamo in grado di usare la memoria a do- pelle, non ci rendiamo conto di quanto quel qualcosa possa essere vere, non impareremo mai dai nostri errori. E sappiamo tutti cosa spaventoso, e di quanto possa far male viverlo. Ci sembra solo im- succede a chi non sa farlo… prima o poi vi ricade. Ed è allora che possibile, impensabile, inimmaginabile, fuori dagli schemi, e non ci ritroveremo a chiedere aiuto ad una folla di indifferenti, che cam- possiamo far altro che sperare che non ci capiti niente di simile. minano avanti per la loro strada senza mai voltarsi indietro. Eppure è successo. È impossibile, impensabile, inimmaginabile, ma milioni di persone sono morte perché considerate diverse. Hanno vissuto esperienze spaventose, e chi è sopravvissuto a tutto ciò, non https://www.yadvashem.org/yv/en/exhibitions/album_auschwitz/selection.asp https://www.yadvashem.org/yv/en/exhibitions/album_auschwitz/selection.asp 15
27 gennaio 1945 L’Armata Rossa libera il campo di Auschwitz. Sono passati 74 anni, ma la ferita indelebile di un passato martoriato non si è rimarginata. Guardare indietro per vedere avanti. Redattori Impaginazione Monica Lasagni Alessandro Gori Giacomo Gaviraghi Nik Cinigiani Simone Piseddu Leonardo Campigli Martina Maddalena Niccolò Paoletti Asia Merilini Copertina Tobia Pandolfini Direttrice Giulia Caiani Vicedirettori Leonardo Coli, Alessandro Gori Docenti coordinatrici Prof.ssa Cristina Minucci, Prof.ssa Antonella Orsucci Si ringraziano Alessandro Paoli, Luca Bravi, Giorgia Bulli Liceo Scientifico Niccolò Rodolico, Firenze 16
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