Corso Istruttore Military Workout - Programma del corso

Pagina creata da Antonio Palma
 
CONTINUA A LEGGERE
Corso Istruttore Military Workout - Programma del corso
[PoliceCombatAcademy Formazione] Istruttore Military Workout

Corso Istruttore Military Workout

Programma del corso:
Teoria e metodologia del Military Workout Training
Meccanismi energetici
Tipi di fibre muscolari
La programmazione del Military Workout
Capacità condizionali
Capacità coordinative
Esercizi tipici del Military Workout
Corso Istruttore Military Workout - Programma del corso
Teoria e metodologia del Military Workout Training

Descrizione

Il MW è una forma di attività fisica ispirata all’addestramento dei reparti militari.
Le peculiarità principali che fanno del MF un’ allenamento unico nel suo genere
sono:
    • attività svolta all’aria aperta;
    • sostituzione dei normali pesi o macchine specifiche con equipaggiamento
      militare e/o materiali di circostanza( taniche, cassette, casse,
      copertoni,etc.etc.)
    • attività condotta per unità/gruppo (lavoro di squadra, team
      working/building).

Importanza del Military Workout nei reparti militari

   • Ogni soldato ha il dovere di mantenersi in una buona condizione fisica;
   • La forma fisica individuale e’ una delle “chiavi” per il successo di qualsiasi
       Operazione Militare, specie se svolta in zone di montagna o con temperature
       severe, come in AFGHANISTAN;
   • La fatica porta alla trascuratezza dei piu’ semplici movimenti aumentando il
       rischio di traumi o
       lesioni;
   • i soldati devono avere:
        buone GINOCCHIA;
        MUSCOLATURA sviluppata;
        CAVIGLIE stabili/robuste.
   La fatica “annebbia” il cervello di un soldato e la capacità decisionale, per un
   comandante di uomini, in situazioni critiche.

Il MW come attività di prevenzione agli incidenti

L’impatto che il corpo deve assorbire durante operazioni di combattimento
è incredibile.
Per esempio, un soldato che pesa 78 kg. ed indossa il giubbotto antiproiettile
e l’elmetto pesa circa 90 kg.
Se il soldato saltasse da un mezzo di cbt. Egli potrebbe impattare a terra con
una forza di 6 volte superiore al suo peso. L’impatto potrebbe incrementare
 ulteriormente se si considera anche l’armamento ed il munizionamento.
Per cui un soldato fisicamente ben allenato ridurrà notevolmente le possibilità di
Avere un incidente, o di stancarsi prima in caso di operazioni prolungate nel tempo.
• Le Operazioni Militari potrebbero causare un calo della forma fisica del
     militare, per cui ogni
 Comandante, a qualsiasi livello, deve sviluppare un PIANO di allenamento e/o
mantenimento fisico che si possa adattare alla situazione contingente (*).

(*)
      - mancanza di palestra attrezzata;
      - impossibilità di correre su lunghi percorsi per la pericolosità dell’area.

   • La propria performance AEROBICA può calare già dopo sole 2/3 settimane di
      inattività;
ESSA E’ LA BASE per il mantenimento e per il miglioramento delle prestazioni;
   • La capacità AEROBICA e’ potenzialmente la differenza tra “mettersi al riparo
      in sicurezza” o “recuperare un “CAMERATA” ferito”.
   • In operazioni impegnative (es. AFGHANISTAN) Il soldato enfatizza più sulla
      intensità che sulla durata;
   • In spazi limitati e con tempi ristretti gli allenamenti di intensità elevata e di
      breve durata sono più idonei a non perdere la forma FISICA.

Meccanismi energetici

Il nostro organismo produce energia per la contrazione muscolare dalla scissione di
una sola molecola l’ ATP (adenosina trifosfato).
Tale energia a sua volta viene trasformata in energia cinetica.
La quantità di deposito di ATP presente nei nostri muscoli è molto limitata, ed è in
grado da sola di sostenere l’attività muscolare per brevissimo tempo. Pertanto il
suo ripristino deve essere continuamente sostenuto.
Vi sono tre meccanismi responsabili del rifornimento di ATP, due di questi sono
anaerobici (producono energia per mezzo di reazioni chimiche che non implicano
ossigeno) e il terzo è aerobico (produce energia per mezzo di reazioni chimiche che
utilizzano ossigeno).
Vediamo nel dettaglio i 3 sistemi energetici:

Sistema anaerobico alattacido
E’ il primo sistema energetico che entra in funzione durante uno sforzo muscolare
appena le piccole scorte di ATP vengono esaurite.
Produce energia grazie alla scorta di CP (cretina fosfato), che per mezzo di una
reazione chimica supportata dall’enzima CPK (creatinfosfochinasi) cede un gruppo
fosforico all’ ADP (adenosina di fosfato) per rigenerare ATP
Scorte ATP → richiesta energia→ ATP = ADP + PI + ENERGIA + CALORE
Rigenerazione ATP →sistema anaerobico alattacido → ADP + CP = ATP + P
Questo sistema non sfrutta ossigeno e non produce acido lattico, ha il vantaggio di
offrire energia molto rapidamente per sostenere sforzi di altissima intensità,
sfortunatamente anche le riserve di CP sono molto limitate (sono appena 5 volte
superiori a quelle di ATP) quindi la massima efficacia di questo meccanismo si
esaurisce in circa 10 secondi.
Tra gli sport che traggono maggiore energia da questo meccanismo troviamo:
sollevamento pesi, tutti gli sport di lancio, gli sprint, i salti, le ripartente, azioni di
combattimento, ecc…

Sistema anaerobico lattacido
Questo meccanismo entra in funzione nel momento in cui il sistema alattacido si
esaurisce (quindi dopo i primi 10-20 secondi di prestazione), oppure nei momenti in
cui durante una prestazione di resistenza elevata la richiesta di ossigeno diventa
superiore alla sua disponibilità (i sistemi energetici non funzionano come un
interruttore che al finire di un meccanismo energetico parte l’altro, in realtà
lavorano in congiunzione fra di loro, infatti in alcuni momenti si possono
sovrapporre), esso produce energia per mezzo di un processo chimico che avviene in
assenza di ossigeno, chiamato GLICOLISI ANAEROBICA il quale sfrutta come
carburante principale il glucosio che a fine reazione verrà totalmente degradato ad
acido piruvico e a sua volta ad acido lattico.
Questo sistema fornisce energia per circa 2 minuti, esso è praticamente limitato dal
ritmo di produzione dell’ acido lattico, nel momento in cui tale produzione supera il
suo smaltimento, vi è un accumulo di acidità che può diventare tale da inibire o
perfino cessare la contrazione muscolare.
L’acidità è dovuta dal formarsi di ioni idrogeno in quantità pari alle molecole di
lattato prodotte.
SCHEMA SEMPLIFICATO DEI PROCESSI GLICOLITICI
Sistema aerobico
Questo è l’unico meccanismo energetico che garantisce energia per molto tempo
anche se l’intensità che può produrre negli sforzi è nettamente inferiore a quella dei
2 meccanismi precedenti.
L’intensità del massimo sforzo prodotta e mantenuta costante durante la
performance dal meccanismo aerobico, diminuisce all’aumentare della durata della
prestazione. Da tener presente è sempre il fatto che i 3 meccanismi non si
escludono l’uno con l’altro ma lavorano in sinergia, l’intervento percentuale del
sistema aerobico cresce all’aumentare della durata dello sforzo fino ad arrivare al
99% come nelle maratone.
Il meccanismo aerobico trae energia da carboidrati grassi e proteine,
inizialmente utilizza prevalentemente carboidrati ma se lo sforzo continua nel
tempo e l’intensità è mantenuta medio bassa, l’utilizzo dei grassi di deposito diventa
predominante rispetto agli zuccheri. Anche le proteine possono essere utilizzate da
questo meccanismo energetico tramite il metabolismo degli aminoacidi
glucogenetici e di quelli ramificati.
SCHEMA DI LIBERAZIONE DEI PROCESSI ENERGETICI
SCHEMA RIASSUNTIVO DEI SISTEMI ENERGETICI

                 ANAEROBICO ALATTACIDO ANAEROBICO LATTACIDO              AEROBICO
POTENZA ESPRESSA             ++++++                 +++++               DA ++ A +++
                                       (MAX TRA 20° E 60°            DIPENDE DALLA
                                       SECONDO, DECRESCENTE          DURATA DELLA
                                       DAL 60° SECONDO )             PERFORMANCE
   CAPACITA’ DI          + (CIRCA 10″)       ++ CIRCA 60 – 120”           ++++++
     DURATA
   CARBURANTE          FOSFO CREATINA             GLUCOSIO       - CARBOIDRATI -
    UTILIZZATO                                                   GRASSI- PROTEINE
   VELOCITA’ DI           IMMEDIATA       - DOPO 10” DALL’INIZIO DOPO CIRCA 2 MINUTI
   ATTIVAZIONE                           DELLA PERFORMANCE –        DALL’INIZIO DELLA
                                           QUANDO DURANTE LA         PERFORMANCE
                                       PERFORMANCE OSSIGENO È
                                                   INSUFF
 FIBRE COINVOLTE        VELOCI E LENTE             VELOCI                  LENTE
     UTILITA’    - POTENZA MAX –       - FORZA SUB MAX               - RESISTENZA DI
                 VELOCITA’ MAX– FORZA      - RESISTENZA DI BREVE     MEDIA E LUNGA
                 MAX                               DURATA                 DURATA
                     - FORZA ESPLOSIVA

CONTRIBUTO DEI MECCANISMI ENERGETICI DURANTE ESERCITAZIONI MUSCOLARI

                                                   DURATA DELL’ ESERCIZIO MASSIMALE
                                                   SECONDI         MINUTI
                                                   10 30 60         2 4 10 30 60                                  120
% ANAEROBICA                                       90 80 70         50 35 15    5   2                              1
% AEROBICA                                         10 20 30         50 65 85 95 98                                 99
Adattato da Astrand, P.O. e Rodhal, K.: textbook of work physiology. New York, Mc Ggraw-Hill Book Company, 1977
|

                 APPROFONDIMENTO SULLA MASSIMA POTENZA AEROBICA
La massima potenza aerobica esprimibile da un soggetto dipende ed è influenzata
da alcuni fattori, alcuni modificabili come il grado di allenamento o la durata della
performance, altri immodificabili come eta’, sesso e patrimonio genetico.
Tipi di fibre muscolari

    Le fibre muscolari

•           Fibre bianche a contrazione rapida
•           Fibre rosse a contrazione lenta
    La fibra muscolare è l'unità morfologica del muscolo scheletrico o, più
    semplicemente, una delle tante cellule che lo compongono. Ogni muscolo è infatti
    formato da un certo numero di fascicoli, a loro volta costituiti da cellule chiamate,
    appunto, fibre muscolari. Grazie a queste unità cilindriche, l'energia chimica liberata
    dalle reazioni metaboliche si trasforma in energia meccanica che, agendo sulle leve
    ossee, realizza il movimento.
    Le fibre muscolari, raggruppate in fasci, hanno lunghezza variabile da pochi mm a
    diversi cm, con un diametro che va dai 10 ai 100 µm (1 µm = 0.001 mm). Per questo
    motivo l'anatomia le descrive come lunghe cellule cilindriche, polinucletate, perché
    contengono numerosi nuclei in prossimità della loro superficie. Al loro interno si
    trovano invece migliaia di filamenti, detti miofibrille, contenenti unità contrattili
    chiamate sarcomeri. Le fibre muscolari scheletriche sono le più grandi cellule
    dell'organismo.
    I fisiologi che si occupano di muscoli, ci dicono che le varie fibre differiscono tra
    loro, non solo dal punto di vista anatomico, ma anche per alcune precise
    caratteristiche fisiologiche:
    all'interno di ogni muscolo si riconoscono diversi tipi di fibre, classificate in base alla
    velocità di contrazione e alla resistenza alla fatica.

    Fibre bianche a contrazione rapida

    Le fibre a contrazione rapida (bianche, di tipo II o FT, dall'inglese "Veloce twitch"),
    intervengono nelle azioni muscolari rapide ed intense. Al loro interno troviamo
    un'elevata concentrazione degli enzimi tipici del metabolismo anaerobico alattacido
    e glicolitico.
    Le fibre a contrazione rapida vengono innervate dai motoneuroni α, molto grandi e
    con assoni di grosso calibro, specializzati nella trasmissione veloce di impulsi
    nervosi.
    La densità del letto capillare è piuttosto bassa, soprattutto se paragonata con il
    secondo tipo di fibre che andremo a descrivere tra qualche riga; ridotto anche il
    contenuto in mioglobina, mitocondri ed enzimi ossidativi. La velocità di contrazione
    e la forza sviluppata sono però dalle due alle tre volte superiori.
    Le fibre veloci vengono reclutate durante esercizi di breve durata che richiedono un
    grosso impegno neuromuscolare. Esse si attivano soltanto quando il reclutamento
    delle fibre a contrazione lenta è massimo.
In risposta ad uno sforzo fisico intenso si attivano per prime le unità motorie più
piccole e, mano a mano che l'intensità aumenta, si ha un progressivo maggior
reclutamento delle fibre rapide

A fianco di fibre puramente veloci, che sviluppano forze elevate ma che si affaticano
rapidamente (tipo IIb o FF, dall'inglese Veloce fatiguable), esistono altre fibre con
una velocità di contrazione leggermente inferiore ma dotate di maggior resistenza
(tipo IIa o FR, dall'inglese Veloce fadigue resistant). A causa di queste caratteristiche
di transizione, le fibre IIa sono conosciute anche come "fibre intermedie", una sorta,
cioè, di punto di passaggio da quelle veloci a quelle lente. Tale transizione è
stimolabile, in un senso o nell'altro, attraverso allenamenti specifici protratti e
ripetutiti per un periodo di tempo sufficientemente lungo.
Nei muscoli scheletrici adulti è presente un terzo tipo di fibre, dette IIx, con
caratteristiche intermedie tra le IIa e le IIb.
I muscoli degli sprinters hanno un'elevata percentuale di fibre bianche di tipo IIb.

Fibre rosse a contrazione lenta

Le fibre muscolari a contrazione lenta (rosse, di tipo I o ST, dall'inglese "slow
twitch"), vengono reclutate in azioni muscolari di scarsa entità ma di lunga durata.
Più sottili delle bianche, le fibre rosse trattengono più glicogeno e concentrano gli
enzimi associati al metabolismo aerobico. I mitocondri sono più numerosi e di
dimensioni maggiori, proprio come il numero di capillari che irrora la singola fibra.
La ridotta dimensione di quest'ultima facilita la diffusione dell'ossigeno dal sangue
ai mitocondri, a causa della minor distanza che gli separa. E' proprio l'abbondante
contenuto di mioglobina e mitocondri a conferire a queste fibre il colorito rosso, da
cui deriva il loro nome.

                       Fibre lente                    Fibre veloci                          Fibre intermedie

Produzione Atp         Fosforilazione      ossidativa Glicolisi                             Fosforilazione
                       (aerobico)                     (anaerobico lattacido)                ossidativa
                                                      Fosfocreatina                         (aerobico)
                                                      (anaerobico alattacido)               Glicolisi
                                                                                            (anaerobico lattacido)
Enzimi ossidativi      Abbondanti                     Scarse

Enzimi glicolitici     Scarsi                         Abbondanti

Colore (mioglobina)    Rosso Intenso                  Chiaro
Mitocondri             Numerosi                       Scarsi
Substrati energetici   Principalmente lipidi          Principalmente glucidi

Diametro fibra         Piccolo con molti              Grande con pochi                      Caratteristiche
                       capillari                      capillari                             intermedie
Caratteristiche        Piccolo assone e corpo         Grande assone e corpo
motoneurone            cellulare, bassa velocità      cellulare, elevata velocità di
                       di conduzione e                conduzione e frequenza di
                       frequenza di scarica           scarica
Velocità di            Lenta                          Rapida
affaticamento
Caratteristica         Mantengono attività            Mantengono un attività
                       tonica per lunghi              esplosiva e potente per
                       periodi                        pochi istanti

                            Fibre tipo I    Fibre tipo IIa           Fibre tipo IIx             Fibre tipo IIb
                            (rosse o lente) (intermedie)             (bianche intermedie)       (bianche o veloci)
Moderatamente
Tempo di contrazione          Lento                               Veloce               Molto Veloce
                                             Veloce

Dimensione dei
                              Piccola        Media                Grande               Grande
motoneuroni

Resistenza alla fatica        Elevata        Abbastanza elevata   Intermedia           Bassa

Tipo di attività a cui sono   Aerobica       Anaerobica           Anaerobica a breve   Anaerobica a breve
preposte                                     prolungata           termine              termine

Massima durata d'uso          Ore            < 30 minuti          < 5 minuti           < 1 minuto

Potenza Prodotta              Bassa          Media                Elevata              Molto Elevata

Densità Mitocondri            Elevata        Elevata              Media                Bassa

Densità Capillare             Elevata        Intermedia           Bassa                Bassa

Capacità ossidativa           Elevata        Elevata              Intermedia           Bassa

Capacità glicolitica          Bassa          Elevata              Elevata              Elevata

Principale carburante di      Trigliceridi   Fosfocreatina,       Fosfocreatina,       Fosfocreatina,
deposito                                     glicogeno            glicogeno            glicogeno

La conduzione dello stimolo nervoso non è rapida come nel caso precedente, ma
molto più continua e stabile nel tempo. I motoneuroni che innervano le fibre rosse
sono infatti più piccoli rispetto a quelli che trasmettono l'impulso nervoso alle fibre
veloci. Mentre i primi scaricano continuamente a basse frequenze, i secondi
scaricano ripetutamente con salve a elevata frequenza.
Nei maratoneti, nei ciclisti su strada e negli altri atleti impegnati in discipline
sportive di durata, si osserva un netto predominio delle fibre lente: una
caratteristica in parte di origine genetica ed in parte dovuta al processo di
adattamento delle fibre intermedie.

LO SAPEVI CHE: la forza sviluppata da una fibra muscolare dipende dalla sua
lunghezza all'inizio della contrazione. Essa deve avere un valore ottimale, al di fuori
del quale (muscolo retratto o eccessivamente allungato) la prestazione di forza si
riduce.
I muscoli bianchi, ricchi di fibre di tipo IIb (ma anche di tipo IIa), sono detti MUSCOLI
FASICI, perché capaci di contrazioni rapide e brevi.
I muscoli rossi, ove prevalgono le fibre di tipo I, sono detti MUSCOLI TONICI, per la
capacità di rimanere a lungo in contrazione.
Fibre muscolari e allenamento

Mentre in soggetti diversi il numero di fibre all'interno dello stesso muscolo è un
parametro abbastanza costante, maggiori differenze interindividuali si registrano
nella composizione qualitativa in tali fibre. La proporzione delle varie tipologie
muscolari è strettamente legata a fattori ereditari ed ambientali.
La composizione dei muscoli in termini di fibre rapide e lente varia anche nello
stesso individuo, in relazione al muscolo considerato. Quelli antigravitari hanno, per
esempio, una maggiore percentuale di fibre lente (muscoli tonici), mentre quelli
delle braccia sono più ricchi di fibre a contrazione rapida (muscoli fasici).

   Percentuale di fibre lente e veloci presente nei muscoli scheletrici dell'uomo (*)
                            MUSCOLO                                      %ST        %FTa        %FTb

 Adduttore breve                                                   45          15          40
 Grande adduttore                                                  55          15          30
 Grande gluteo                                                     50          20          30
 Ileo psoas                                                        50          --          50
 Pettineo                                                          45          15          40
 Psoas                                                             50          20          30
 Gracile                                                           55          15          30
 Semimembranoso                                                    50          15          35
 Tensore della fascia lata                                         70          10          20
 Vasto intermedio Quadric. Femor.                                  50          15          35
 Vasto mediale Quadric. Femor.                                     50          15          35
 Soleo                                                             75          15          10
 Gran dorsale                                                      50          --          50
 Bicipite brachiale                                                50          --          50
 Deltoide                                                          60          --          40
 Romboide                                                          45          --          55
 Trapezio                                                          54          --          46
 Adduttore lungo                                                   45          15          40
 Gemelli                                                           50          20          30
 Gluteo medio/piccolo                                              50          20          30
 Otturatore esterno/interno                                        50          20          30
 Piriforme                                                         50          20          30
 Bicipite femorale                                                 65          10          25
 Sartorio                                                          50          20          30
 Semitendinoso                                                     50          15          35
 Popliteo                                                          50          15          35
 Vasto laterale                                                    45          20          35
 Retto femorale Quadric. Femor.                                    45          15          40
 Tibiale anteriore                                                 70          10          20
 Retto addome                                                      46          --          54
 Brachioradiale                                                    40          --          60
 Gran Pettorale                                                    42          --          58
 Tricipite brachiale                                               33          --          67
 Sopraspinato                                                      60          --          40
Dove:
ST = fibre lente;
FTa = fibre veloci con alto potenziale metabolico ossidativo e glicolitico;
FTb = fibre veloci con alto potenziale prevalentemente glicolitico
Il numero di fibre, geneticamente determinato, rimane pressoché costante durante
tutto l'arco della vita e può aumentare significativamente soltanto se l'atleta si
sottopone a doping genetico o fa largo uso di steroidi anabolizzanti. L'allenamento
specifico non serve quindi ad aumentare il numero di fibre, ma a stimolarne
l'aumento di volume e la specializzazione verso la tipologia più idonea allo sport
praticato.
L'importanza della composizione percentuale dei vari tipi di fibre, è testimoniata
anche dalle significative differenze che separano atleti di elevato livello, impegnati
in discipline sportive differenti.
  Percentuale di fibre lente e veloci presente nei muscoli scheletrici dell'uomo (*)
DISCIPLINA
                           % FIBRE LENTE    AUTORI

Atletica
- 100 - 200 m.             35 - 40          Bosco. 1985; Tihanyi, 1985.
- 400 m.                   40 - 50          Bosco. 1985; Tihanyi, 1985.
- 800 - 1500               55 - 60          Bosco. 1985; Tihanyi, 1985.
- 5000 m. - maratona       65 - 80          Bosco. 1985; Komi e coll., 1977.
- marciatori               65 - 70          Bosco. 1985.
- lanciatori               50 - 55          Bosco. 1985.
- saltatori                50 - 55          Bosco. 1985; Tihanyi, 1985.
Sci
- fondo                    65 - 85          Komi e coll., 1977; Tesch e coll., 1975.
- slalom                   50 - 55          Komi e coll., 1977.
- salto dal trampolino     50 - 55          Komi e coll., 1977.
Hockey su ghiaccio         45 - 60          Komi e coll., 1977.
Pattinaggio su ghiaccio    65 - 70          Komi e coll., 1977.
Ciclisti su strada         55 - 60          Burke e coll., 1977.
Canoa                      55 - 60          Komi e coll., 1977; Gollnick e coll., 1972.
Nuoto                      50 - 60          Lundin, 1974; Gollnick e coll., 1972
Orientamento               65 - 70          Thorxstensson e coll., 1977; Gollnick e coll., 1972.
Sci acquatico              50 - 55          Tesch e coll., 1975.
Lotta                      50 - 55          Tesch e coll., 1982.
Sollevamento pesi          40 - 45          Tesch e coll., 1975.
Body building              40 - 45          Hakkinen e coll., 1984.
Pallamano                  45 - 55          Tesch e coll., 1982.
Pallavolo                  45 - 55          Lavoro non pubbl. Univ. Jyvaskyla.
Hockey su prato            45 - 50          Prince e coll., 1977.
Calcio                     40 - 45          Jacobs, 1982; Apor, 1988.
Sportivi non competitivi   40 - 60          Carlsson e coll., 1975.

             * (da Pierrynowski e Morrison integrata con Johnson e coll.)
     (C. Bosco: "La forza muscolare. Aspetti fisiologici ed applicazioni pratiche" -
                           Società Stampa Sportiva 1997)

La composizione in fibre muscolari è uno, ma non l'unico, dei principali elementi che
definiscono l'attitudine specifica verso i vari tipi di sport. La performance deriva
infatti dall'insieme di numerosi fattori di carattere fisiologico, biochimico,
neurologico, biomeccanico e psicologico.
La programmazione del Military Workout
      • Per un soldato impegnato in Operazioni Militari, le stesse potrebbero causare
        un calo della forma fisica del militare; per cui ogni Comandante, a qualsiasi
        livello, deve sviluppare un PIANO di allenamento e/o mantenimento fisico
        che si possa adattare alla situazione contingente (*).
(*)
      - mancanza di palestra attrezzata;
      - impossibilità di correre su lunghi percorsi per la pericolosità dell’area;
      - Necessità di svolgere allenamenti di breve entità (mediamente 30 minuti) a
        causa degli impegni/compiti che il soldato devve assolvere ogni giorno in
        Operazione (es. in AFGHANISTAN , zone ad alto rischio).

   • La propria performance AEROBICA può calare già dopo sole 2/3 settimane di
      inattività;
ESSA E’ LA BASE per il mantenimento e per il miglioramento delle prestazioni;
   • La capacità AEROBICA e’ potenzialmente la differenza tra “mettersi al riparo
      in sicurezza” o “recuperare un “CAMERATA” ferito”.
   • In operazioni impegnative (es. AFGHANISTAN) Il soldato enfatizza più sulla
      intensità che sulla durata;
   • In spazi limitati e con tempi ristretti, gli allenamenti di intensità elevata e di
      breve durata sono più idonei a non perdere la forma FISICA.

Capacità condizionali
Le CAPACITA’ CONDIZIONALI sono quelle capacità che necessitano di essere
condizionate (allenate) con continuità per far sì che si migliorino o si mantengano
nel tempo. Esse
dipendono principalmente dalle qualità dell’apparato locomotore e dai processi
fisiologici di produzione dell’energia.
Le capacità condizionali sono:
-FORZA
-RESISTENZA
- V E L O C I T A’
- F L E S S I B I L I T A’
LA FORZA
La FORZA è la capacità di vincere una resistenza grazie al lavoro espresso dai muscoli
scheletrici. Tale resistenza può essere espressa dal peso del corpo, da una parte di
esso oppure da un carico esterno.
Ogni disciplina sportiva, così come ogni attività quotidiana, richiede in misura
maggiore o minore questa qualità.
Diversi sono i fattori che determinano la forza e tra questi i principali sono:
- il VOLUME DEL MUSCOLO
- la TIPOLOGIA DELLE FIBRE MUSCOLARI (fibre bianche, rosse, intermedie: ciò che
maggiormente condiziona la forza è il numero di FIBRE BIANCHE)
- la CAPACITA’ DI RECLUTAMENTO DELLE UNITA’ MOTORIE
- la disponibilità delle risorse energetiche
- la coordinazione muscolare, intesa come la capacità di far lavorare in sinergia i
muscoli agonisti e quelli antagonisti al movimento.
La forza può manifestarsi in varie condizioni ed esprimersi in vari modi:
- FORZA MASSIMALE (o forza pura): è la tensione massima che una
contrazione muscolare volontaria può sviluppare per vincere un’elevata resistenza
(ad es. nel sollevamento pesi). Essa dipende soprattutto dal volume muscolare, cioè
dalla quantità di fibre che costituiscono la massa muscolare. La forza massimale si
allena dopo i 16-17 anni, quando si è completata la formazione del sistema muscolo-
scheletrico e si è raggiunta una piena efficienza degli apparati respiratorio e cardio-
circolatorio. Un allenamento prematuro della forza massimale potrebbe rivelarsi
dannoso.
- FORZA VELOCE (o potenza o forza esplosiva): è la capacità di produrre una
forza di intensità elevata nel più breve tempo possibile (ad es. nel lancio del
giavellotto, nel getto del peso, nella schiacciata della pallavolo o in un tiro in porta).
Questo tipo di forza si può allenare a partire dagli 11-12 anni, quando il sistema
nervoso ha raggiunto la completa funzionalità e maturazione, e si sviluppa
incrementando in particolare la velocità di contrazione dei muscoli.
- FORZA RESISTENTE : è la capacità del sistema muscolare e degli apparati
respiratorio e circolatorio di sostenere un lavoro di forza che si protrae nel tempo
(ad es: una gara di canottaggio o di arrampicata). Questo tipo di forza è quindi in
stretto rapporto con la resistenza. E’ possibile allenare questo tipo di forza a partire
dagli 11-12 anni, con le dovute precauzioni.
La forza è una qualità facilmente allenabile ma, così come si può incrementare
velocemente la forza muscolare, con altrettanta velocità i muscoli, se non vengono
esercitati, perdono tonicità, e dunque la loro capacità di esprimere forza.
Per essere allenato il muscolo deve essere sottoposto a uno sforzo maggiore di
quello a cui è abituato. Nell’allenamento, in relazione al tipo di forza che si vuole
incrementare, possono variare i seguenti parametri:
- il carico di lavoro
- il numero delle serie e delle ripetizioni
- la velocità di esecuzione.

Esercitazioni e test relativi alla forza sperimentati in palestra:
lancio della palla medica (forza veloce o esplosiva)
salto in lungo da fermi (forza veloce o esplosiva)
caduta dall’alto con rimbalzo (forza veloce o esplosiva)
piegamenti sulle braccia da posizione distesa con ginocchia in appoggio a terra –
numero
massimo di ripetizioni (forza resistente)
sit-up e crunch per addominali – numero massimo di ripetizioni (forza resistente)

Esercitazioni e test relativi alla forza sperimentati in palestra:
lancio della palla medica (forza veloce o esplosiva)
salto in lungo da fermi (forza veloce o esplosiva)
caduta dall’alto con rimbalzo (forza veloce o esplosiva)
piegamenti sulle braccia da posizione distesa con ginocchia in appoggio a terra –
numero
massimo di ripetizioni (forza resistente)
sit-up e crunch per addominali – numero massimo di ripetizioni (forza resistente)
Attività come il camminare, il correre, l’esercizio ginnico e qualche gioco specifico,
combinate tra loro, allenano la resistenza se sono svolte con intensità medio-bassa.
Un modo molto semplice per monitorare l’intensità dello sforzo è controllare la
velocità del battito cardiaco (ad esempio utilizzando un cardio-frequenzimetro). E’
fondamentale mantenere le pulsazioni a una frequenza inferiore al doppio di quella
che si ha in condizioni di riposo, cioé tra le 120 e le 150 pulsazioni al minuto, così da
compiere uno sforzo continuo a bassa intensità.
Esercitazioni e test relativi alla resistenza sperimentati in palestra:
misurazione del battito cardiaco in condizioni di riposo
misurazione del battito cardiaco dopo una corsa veloce o lenta
corsa di resistenza (1500-2000 m) / test di Cooper (12 minuti di corsa di resistenza)
LA VELOCITA’
 La VELOCITA’ (o rapidità) è la capacità di eseguire un gesto nel minor tempo
possibile.
Sono quindi espressioni di velocità solo quei gesti che hanno tempi d’azione
relativamente brevi
(attivati dall’energia ottenuta con un meccanismo anaerobico alattacido). Lo
sviluppo di questa qualità è strettamente legato:
- a FATTORI NERVOSI (velocità e frequenza degli stimoli nervosi)
- alla quantità di FIBRE BIANCHE contenute nei muscoli;
- al buon sincronismo neuromotorio tra muscoli agonisti e antagonisti;
- alla corretta tecnica esecutiva del gesto;
- alla CONCENTRAZIONE e DETERMINAZIONE.
Quando la velocità si protrae per più di 8-10 secondi, si parla di velocità resistente.
La velocità comincia a svilupparsi molto presto, tra 1 e 6 anni, e ha il suo massimo
sviluppo tra i 13 e i 15 anni. Il periodo migliore per sviluppare la velocità è dunque
quello che procede la pubertà.
Sono tre le componenti che caratterizzano l’espressione del gesto veloce:
- VELOCITA’ DI REAZIONE : tempo minimo che intercorre da quando si
riceve uno stimolo a quando compare la risposta motoria. Dipende da fattori nervosi
che per molta parte sono determinati geneticamente, ma è comunque allenabile se
correttamente stimolata ed allenata. Dalla nascita ai 25 anni il tempo di reazione
diminuisce e raggiunge la sua migliore espressione ed efficienza fra i 18 e i 25 anni,
poi ricomincia ad allungarsi progressivamente.
- VELOCITA’ DI ESECUZIONE: tempo minimo impiegato per compiere un
gesto veloce una volta avviata la risposta motoria. Questa componente della
velocità entra in gioco immediatamente dopo della velocità di reazione. Dipende
soprattutto dalla costituzione biochimica del muscolo scheletrico, in particolare dal
tipo di fibre, dalla quantità di energia a pronto impiego di cui dispone e dalla qualità
delle sue innervazioni. E’ inoltre determinata dall’ampiezza e dalla frequenza del
gesto. L’ampiezza di un gesto dipende da fattori meccanici (la lunghezza delle leve),
fisiologici (potenza ed elasticità muscolare) e tecnici (corretta esecuzione del gesto).
La frequenza dipende dalla rapidità di esecuzione di gesti ritmici (per esempio nella
corsa dalla rapidità con cui viene eseguita la sequenza dei passi).
La velocità di esecuzione è fortemente legata a fattori genetici e l’allenamento può
migliorarne solo in parte le prestazioni. Questa componente della velocità sì
sviluppa in particolare dai 13 ai 16 anni, in relazione allo sviluppo della forza veloce
che aumenta notevolmente nel periodo della pubertà.
- VELOCITA’ GESTUALE (o di spostamento): tempo minimo impiegato per compiere
un certo gesto o per percorrere una certa distanza. Questa componente della
velocità può considerarsi come la somma delle precedenti due.
La velocità è una qualità fortemente legata a fattori genetici ed è di per sé allenabile
solo in parte. Poiché però essa dipende anche da altre qualità (forza, resistenza,
mobilità), allenando queste si riesce a incrementare sensibilmente la capacità di
eseguire gesti veloci.
L’allenamento non migliora di molto la velocità in termini assoluti, tuttavia
perfeziona la tecnica del gesto, che diventa più economico e vantaggioso, rende più
veloci e reattive le risposte agli stimoli e sviluppa notevolmente la capacità di
concentrazione. Inoltre l’allenamento permette di accrescere a livello muscolare le
riserve energetiche di pronto impiego (fosfocreatina).
L’allenamento specifico alla velocità prevede l’esecuzione di esercizi in tempi brevi
(8-12 secondi) alla massima velocità.
Esercitazioni e test relativi alla velocità sperimentati in palestra:
partenza dai blocchi o da varie posizioni, balzi (velocità di reazione)
scatti brevissimi, saltelli, cambi di velocità (velocità di esecuzione)
corse a navetta ripetute, allunghi (resistenza alla velocità)
Nota: le attività di gioco sono di per sé molto utili (spesso più di quanto non lo siano
esercizi o metodi di allenamento specifici) per lo sviluppo della velocità, richiedendo
gesti rapidi e rapidità di reazione in situazioni semplici o complesse, e al contempo
fornendo stimoli intensi e variati. Allenare la velocità attraverso il gioco, inoltre,
risulta quasi sempre più motivante e più divertente rispetto a delle sedute di
allenamento specifiche dedicate alla velocità.

LA FLESSIBILITA’
 La FLESSIBILITA’ (detta anche mobilità articolare) è la capacità di eseguire, nel
rispetto dei limiti fisiologici, tutti i movimenti con naturalezza e con la massima
ampiezza possibile.
Consente quindi di muoversi in modo “armonico”, “sciolto”, con movimenti
economici, efficaci e poco faticosi.. La flessibilità non viene da tutti classificata come
capacità condizionale, ma è considerata da alcuni studiosi una capacità “complessa”,
condizionale e coordinativa al tempo stesso. Tra i fattori che determinano la
flessibilità, i più importanti sono:
- la FORMA (struttura) DELL’ARTICOLAZIONE;
- le CAPACITA’ ELASTICHE DI MUSCOLI, TENDINI, LEGAMENTI E CAPSULA
ARTICOLARE.
Mentre sul primo aspetto non è possibile intervenire, il secondo può essere
migliorato attraverso un allenamento costante e graduale, soprattutto per quanto
riguarda l’elasticità muscolare (sui legamenti infatti non bisogna intervenire, in
quanto stabilizzano e proteggono l’articolazione;
l’elasticità dei tendini può invece essere migliorata ma solo in minima parte).
Entrambi i fattori sopra elencati sono determinati sia dal patrimonio genetico di
ciascuno, che dalle abitudini di vita, che da eventuali traumi pregressi. Sono inoltre
condizionati da fattori esterni, come la temperatura ambientale (il caldo favorisce
l’elasticità delle articolazioni, il freddo la inibisce) o l’ora del giorno; da fattori
interni, come l’età, il sesso, il volume dei muscoli, la temperatura corporea interna,
la capacità di rilassamento della muscolatura antagonista; e da fattori di natura
psicologica e psico-somatica, come gli stati di ansia, di stress o situazioni di
affaticamento.
I muscoli, oltre a fungere da motore in tutte le azioni, hanno il compito di
proteggere le articolazioni, impedendo pericolose lussazioni qualora si verifichino
movimenti che vanno oltre il proprio limite fisiologico. Per assolvere a questa
funzione protettiva, ogni muscolo nel proprio interno può contare su dei recettori
nervosi chiamati fusi neuro-muscolari. Tali recettori, non appena ravvisano uno
stiramento potenzialmente dannoso, “danno l'allarme” informando il sistema
nervoso che, per difesa, comanda al muscolo di contrarsi. Attraverso un regolare e
completo programma di esercizi specifici (stretching) si educa progressivamente il
muscolo ad allungarsi, insegnando, in un certo senso, ai recettori come distinguere
uno stiramento positivo da una situazione di pericolo.
A differenza dei muscoli, che ricevono le sostanze nutritive direttamente dal sistema
circolatorio con un ricambio assai rapido, i tessuti cartilaginei che rivestono i capi
ossei delle articolazioni non hanno un rifornimento così attivo. La cartilagine si nutre
grazie alla diffusione di molecole presenti nel liquido sinoviale che la circonda. Gli
esercizi di stretching svolti per allenare la mobilità articolare favoriscono quindi, tra
l’altro, un’alternanza di forze compressive ed aspiranti che consentono alla
cartilagine articolare di ricevere un maggiore nutrimento.
Questi esercizi non influenzano in modo diretto la forza o la velocità e solo in pochi
casi coinvolgono la resistenza, ma aiutano a sviluppare una maggiore coordinazione.
Gli esercizi di stretching, se correttamente eseguiti:
− aiutano a prevenire o a limitare gli infortuni riducendo la tensione muscolare,
facilitando la circolazione sanguigna e favorendo il recupero dalla fatica;
− facilitano l'apprendimento, lo sviluppo e il perfezionamento delle abilità motorie;
− consentono di raggiungere maggiori livelli di forza e velocità in quanto l'esecuzione
dei movimenti, oltre ad essere più ampia, diviene più economica, vantaggiosa e
fluida (oltre che maggiormente espressiva);
− migliorano la consapevolezza del proprio corpo e ne agevolano il rilassamento
generale.
La flessibilità è l’unica qualità condizionale che, invece di presentare un’evoluzione
parallela allo sviluppo del soggetto, va incontro a una chiara involuzione che si
manifesta fin dai primi anni di vita.
Il periodo che precede l’adolescenza, a causa di una massa muscolare ridotta, sia per
i maschi che per le femmine, è il periodo più indicato per influire sulla mobilità
articolare. Con l'adolescenza (13 – 14 anni) l'aumento della massa muscolare e della
forza dovuti alla crescita cominciano a limitare i movimenti articolari. Con l'avanzare
dell'età, i muscoli tendono a perdere elasticità e si potrà mantenere una buona
mobilità articolare solo con un opportuno allenamento.
Per allenare la flessibilità si possono utilizzare differenti tecniche di stretching. A tal
proposito, si veda la scheda di approfondimento allo stretching dedicata.
Esercitazioni e test relativi alla flessibilità sperimentati in palestra:
esercizi di stretching statico, dinamico, balistico, attivo, passivo, a coppie, p.n.f..

Capacità coordinative
Le capacità motorie sono quei fattori che influiscono sulla prestazione e possono
essere migliorati, educati, trasformati e mantenuti attraverso le varie forme di
movimento.
Tali capacità sono molteplici ed è opportuno ricordare che non intervengono
separatamente tra loro, ma fanno parte di un processo unitario che presenta
interscambi importanti. Questi interscambi devono essere attentamente considerati
e valutati nella programmazione e nella determinazione del carico di lavoro.
Le capacità motorie si suddividono in:
Capacità coordinative

         Di base: apprendimento, organizzazione e controllo motorio
         Speciali: proprie di ogni disciplina

    Capacità coordinative
    Per quanto riguarda le Capacità Coordinative, la coordinazione è una manifestazione
    esterna di funzioni del sistema nervoso centrale, che viene influenzata:

         geneticamente
         dalle modificazione ambientali
         e raggiunge il massimo sviluppo tra i 7 e i 13 anni

    Le capacità coordinative sono l'insieme delle capacità utilizzate per apprendere,
    controllare e organizzare (adattare e trasformare) un movimento.
    Costituiscono la base per l'apprendimento ed il miglioramento delle capacità
    tecniche e sono in stretta interazione con le capacità condizionali.
    Lo sviluppo delle capacità coordinative è strettamente dipendente dal sistema
    nervoso, in particolare:

         dall'apparato percettivo (vista, udito, tatto)
         dall'apparato senso-motorio (equilibrio, percezione dello spazio, e del tempo)
         dalla capacità espressiva (linguaggi del corpo)

    Un corretto processo d'apprendimento delle capacità coordinative permetterà
    l'esecuzione di gesti motori funzionali, rapidi, precisi, coordinati, validi ed espressivi.
    Per poter perfezionare le capacità coordinative bisogna conoscere le fasi
    cronologiche e biologiche della crescita umana. In generale, lo sviluppo delle
    capacità coordinative si realizza entro i 7-13 anni; per tale motivo l'età migliore per
    l'apprendimento dei gesti motori sportivi è:

         per i ragazzi, tra gli 8 e i 13 anni
         per le ragazze, tra i 7 e i 12 anni

    Riprendendo lo schema iniziale delle capacità motorie, possiamo dire che le
    coordinative di base (o generali) si riflettono con incisività sulle coordinative
    speciali; nei bambini e nei ragazzi sono doti che possono essere educate e
    contribuiscono alla soluzione rapida e adeguata dei compiti di movimento in tutti i
    settori della vita.
Secondo Meinel le capacità coordinative generali, che costituiscono la destrezza
    sportiva, posseggono un elevato grado di universalità e si possono riferire all'intero
    settore della motricità sportiva.
    Possono essere cosi classificate in:
    Apprendimento motorio
    Consiste nell'assimilazione e nell'acquisizione di movimenti o, in prevalenza, di parti
    di movimenti precedentemente non posseduti, che devono poi essere integrati nelle
    mappe cognitive. Un ruolo importante è dato dalla assunzione delle informazioni
    attraverso gli analizzatori, organi informatori che assumono importanza diversa a
    seconda della disciplina sportiva praticata:

           analizzatore tattile: è la cute del corpo che ci informa sulla zona e sulla entità
    della pressione su di essa
           analizzatore visivo: sono gli occhi che raccolgono le immagini dello spazio in
    cui ci si muove
           analizzatore vestibolare: è la parte interna dell'orecchio che ci informa sulle
    accelerazioni e sulle posizioni del corpo rispetto ai piani dello spazio (i canali
    semicircolari per la accelerazione angolare, l'utricolo e il sacculo per la accelerazione
    lineare)
           analizzatore acustico: è l'orecchio nella sua funzione di percezione dei rumori
           analizzatore cinestetico: sono i fusi neuromuscolari e i corpuscoli del Golgi
    che permettono la percezione della entità tensiva dei muscoli e della loro
    modulazione. Tra gli analizzatori cinestetici possono essere annoverati anche i
    recettori di Pacini e i corpuscoli di Ruffini, situati nelle capsule articolari, e che
    informano sull'ampiezza, velocità e senso del movimento

    Le informazioni da parte degli analizzatori sono indispensabili alla realizzazione dei
    processi nervosi.
    Controllo motorio
    Capacità di controllare i movimenti per raggiungere esattamente lo scopo previsto
    dal gesto da compiere. La capacità di controllo motorio permette al bambino di
    controllare il movimento al fine di realizzare un proprio progetto motorio
    precedentemente stabilito.
    Adattamento e trasformazione
    Capacità di cambiare, trasformare ed adattare i movimenti appresi ad improvvisi
    mutamenti delle condizioni esterne, per permettere di raggiungere sempre ed in
    ogni modo il risultato motorio previsto. Questa capacità permette al bambino di
    adattare, trasformare e correggere il proprio progetto motorio in situazioni che
    possono cambiare durante lo svolgimento dell'azione motoria per sostituirlo con
uno più efficace. Nel gioco del calcio la variabilità delle situazioni fa si che questa
capacità coordinativa sia presente quasi continuamente durante le fasi di gioco. Tale
meccanismo prevede inoltre una buona capacità di anticipazione motoria che si
struttura in sinergia con questa capacità coordinativa generale.
Le tre capacità coordinative generali sono strettamente collegate fra di loro
attraverso un circuito circolare.
ESERCIZI CLASSICI DEL MILITARY WORKOUT

- VELOCITA’:
1.CORSA PIANA 100mt

- RESISTENZA:
1 CORSA PIANA 5000mt

2. GIRATE DEL PNEUMATICO DI AUTOCARRO (TIRE FLIPPING) 25mt

3. TRASPORTO DEL FERITO (CON MANICHINO\SACCO 30 KG) 200 MT CON GIRATE 180° OGNI 50mt

-FORZA:
1. SQUAT CON TRONCO/TUBO METALLICO DI PESO PARI AI 2/3 DEL PROPRIO PESO CORPOREO

2. SPINTA IN ALTO DI PESO (PIETRONE/COPERTONE) PARI AD 1/3 DEL PROPRIO PESO CORPOREO, DA IN
PIEDI CON PARTENZE DA TERRA

3. TRAZIONI ALLA SBARRA CON PRESA PRONA

4. PIEGAMENTI SULLE BRACCIA

5. ADDOMINALI

6. BATTLE ROPE

7. DUFFLE BAG CLEANS/SANDBAGS

8. SANDBAGS ONE ARM GET UPS

9. SINGLE LEG V UP
Puoi anche leggere