Convento di San Francesco - dei Frati Minori Conventuali in Oristano Relazione storico-architettonica - UniCa
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Convento di San Francesco dei Frati Minori Conventuali in Oristano Relazione storico-architettonica Redazione In collaborazione con: Marcello Schirru Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica Fig. 1. Foto zenitale dell'intero complesso di San Francesco Considerazioni Generali sul Monumento Nonostante l’incisiva riconfigurazione otto e riconversione implicano adeguate interpretazioni novecentesca, il convento di San Francesco di del manufatto e indagini critiche volte a individuarne Oristano conserva tracce evidenti delle origini le fasi fondative e di sviluppo. medioevali e delle trasformazioni sopraggiunte Allo stato attuale, la porzione del convento un tempo durante le prima Età Moderna. Emergono, inoltre, destinata a Distretto Militare versa in deplorevole per imponenza, le alterazioni otto e novecentesche, stato di abbandono. Evidenti appaiono le opere conseguenti alla parziale riconversione in distretto introdotte nell’ultimo Novecento, in particolare militare. La recente cessione al Demanio Statale nelle coperture, incuranti delle preesistenze e ha restituito alla comunità civile una preziosa della logica compositiva d’insieme, per altro già testimonianza architettonica, il cui recupero e futura compromesse dalla forzata suddivisione tra le Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica pertinenze del Demanio Militare e la residenza 2006-2007 residua dei Padri Conventuali, unica porzione Consolidamento e restauro statico dell’ex Convento di San conservata in apprezzabile stato. Nell’ex Distretto Francesco. si scorgono, a mala pena, gli ambienti e le dotazioni La busta contiene la Catalogazione, restituzione tipiche della vita monastica, quali il refettorio, grafica, fotografica di reperti ceramici ritrovati la sala capitolare, le celle private dei frati, la cui durante i lavori di scavo nell’ex Convento di San individuazione richiede notevoli sforzi interpretativi Francesco in Oristano. o l’affidamento alla mera logica distributiva. Perizia n. 4 del 16 febbraio 2006; Tuttavia, proprio il degrado generale del convento Perizia n. 34 del 2007. offre opportunità di lettura impensabili in Ing. Gabriele Tola un’architettura integra. Come in un libro aperto, la rimozione degli intonaci svela all’osservatore 2004 tecniche e materiali costruttivi, unità di misura, Restauro ex Convento di San Francesco di Oristano. porte e finestre un tempo nascosti alla vista: indici 118.030,93 € fondamentali, questi, per definire le cronologie Perizia n. 45 del 29 luglio 2004. evolutive del convento. Ing. Gabriele Tola Si consideri, inoltre, il contributo delle indagini archeologiche, solo parzialmente condotte 2003 all’interno del convento, i cui reperti forniscono Restauro statico architettonico dell’ex Convento di San preziose indicazioni sulla cultura materiale Francesco in Oristano. e immateriale degli antichi frequentatori. Le 202.437,12 € uniche indagini di scavo, concentrate nell’ala sud- Perizia n. 48 dell’8 agosto 2003. occidentale del chiostro e in alcuni ambienti del Ing. Gabriele Tola corpo nord-occidentale, hanno riportato alla luce decine di reperti, in buona parte ceramici, per lo più 2002 di epoca moderna (XV-XVIII secolo). Mancano, Ex Convento di San Francesco in Oristano. Progetto di allo stato attuale, letture organiche e multidisciplinari ricomposizione architettonica e funzionale. dei dati raccolti11. Alle campagne archeologiche 1.913.252,02 € nel sottosuolo, si aggiungono puntuali e più Ing. Gabriele Tola con dettagliate informazioni sulle unità stratigrafiche 5+1 architetti associati – Genova murarie, raccolte all’interno di un database digitale, Arch. Maurizio Giufré - Milano commissionato dalla Soprintendenza per i Beni Ing. Domenico Napolitano (impianti) – Torino Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Ing. Daniel Meloni (strutture) Etnoantropologici di Cagliari e Oristano. Arch. Rossella Sanna (rilievi) Le indagini stratigrafiche e archeologiche rientrano nel programma, ormai trentennale, di interpretazione, 1999 restauro e riconversione del monumento, condotto Restauro del Convento di San Francesco. dalla stessa Soprintendenza, di cui la presente 250.000.000 Lire relazione storico-architettonica costituisce un Perizia n. 38 del 20 settembre 2009. ulteriore passo, che proseguirà con il rilievo con Arch. Raffaella Strati laser-scanner delle superfici murarie. Riportiamo, di seguito, gli interventi reperiti presso l’archivio di 1979 deposito dell’ufficio ministeriale a Cagliari: Caserma Eleonora d’Arborea in Oristano – rifacimento 1 Ci riferiamo alla Catalogazione, restituzione grafica, fotografi- facciata. ca di reperti ceramici ritrovati durante i lavori di scavo nell’ex La busta contiene la Domanda di autorizzazione Convento di San Francesco in Oristano, condotta nel 2006-2007, nell’ambito del progetto di Consolidamento e restauro statico dei lavori e l’atto autorizzativo. dell’ex Convento di San Francesco, diretto dall’Ing. Gabriele Tola. Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica Date queste premesse, si propone ora un quadro bibliografia e dalla letteratura. Il difficile reperimento interpretativo generale dell’ex convento di San di manoscritti antichi sulla storia del convento, Francesco, per quanto concerne le fasi cronologiche in particolare di epoca tardo-medioevale, affida della fabbrica plurisecolare, i caratteri estetici del al confronto estetico e all’analisi delle strutture monumento e il confronto con le informazioni superstiti un ruolo decisivo nell’interpretazione desunte dalle campagne archeologiche, dalla complessiva del monumento. Valenza Architettonica e Urbanistica del Convento Come gran parte dei complessi ecclesiastici, occidentale alla città murata, oggi non più esistente. la residenza dei Frati Minori Conventuali (o Dati questi presupposti, acquistano ulteriori valenze Claustrali) di Oristano rivela, attraverso le proprie le note trasformazioni ottocentesche della vicina vestigia, una storia plurisecolare. Intitolato al piazza Eleonora e delle architetture al contorno. santo fondatore dell’Ordine, Francesco d’Assisi, Gravitano attorno al centro amministrativo: il il monastero riveste un ruolo di primo piano nel Collegio di San Vincenzo, residenza dei Frati tessuto antico del capoluogo lagunare in virtù Scolopi, disegnato dal converso Antonio Cano, delle valenze monumentali e urbanistiche. Il attuale sede municipale e dell’Archivio Storico colonnato tuscanico della chiesa e il fronte nord- Comunale; l’ex Municipio; il palazzo Corrias Carta, orientale del convento completano la lunga opera di Gaetano Cima, rinnovato intorno al 1860. quinta architettonica tra il Palazzo Arcivescovile Risale al 1881 il posizionamento della statua della e la Porta Sant’Antonio, allestita tra il secondo e giudicessa Eleonora, dello scultore Ulisse Campi. il quarto decennio dell’Ottocento, sotto la colta Indissolubilmente legata all’indotto celebrativo della regia del prelato arborense Giovanni Maria Bua. giostra equestre della Sartiglia, l’intensa campagna Inizialmente affidato a Giuseppe Cominotti, architettonica e di arredo urbano trasforma il l’ambizioso progetto ridefinisce l’estetica urbana cuore politico e religioso di Oristano, in linea con dell’intero complesso capitolare, prevedendo nuove le tendenze del momento: il risultato è una delle immagini per la Curia Arcivescovile, la cattedrale espressioni più compiute dell’estetica classicista della Vergine Assunta e il Seminario Tridentino; in Sardegna. Ciò è dimostrato dal coinvolgimento progetto, per altro, già avviato nel Settecento finale, dei migliori progettisti attivi nella regione; alcuni ma con minori fortune e disponibilità economiche2. di essi, come: i citati Cano e Cima, svolgono ruoli La vicinanza del convento di San Francesco direzionali nella trasformazione ottocentesca del alle fabbriche capitolari spinge i Frati Minori ad San Francesco. Traspare, altresì, una sapiente regia, emulare l’iniziativa dell’arcivescovo Bua: in appena riconducibile all’arcivescovo Giovanni Maria Bua, un decennio, i chierici sacrificano la loro chiesa capace di coordinare interessi, opere e canali di medioevale a favore di un edificio centrico, di finanziamento apparentemente indipendenti3. ispirazione neo-palladiana, preceduto da un pronao Ma la valenza architettonica del convento con timpano triangolare. È lecito ipotizzare il coevo francescano si impone sulla scena oristanese fin rinnovo dell’adiacente nosocomio di Sant’Antonio, amministrato dai Frati Ospitalieri, teso a ridisegnare 3 Archivio di Stato di Cagliari, Regia Segreteria di Stato e di Guerra, II Serie, busta 583 (Materie Ecclesiastiche – Ordini il fronte principale dell’edificio; i due complessi Religiosi). ecclesiastici, come detto, offrono l’ultimo abbrivio Per l’opera di Antonio Cano e Gaetano Cima nella Sardegna dell’Ottocento, si vedano: architettonico alla Porta Sant’Antonio, varco nord- Salvatore Naitza, Architettura dal tardo ‘600 al classicismo purista (Storia dell’Arte in Sardegna), Ilisso Nuoro, 1992; 2 Giuseppe Pazzona, Giuseppe Cominotti, architetto e pittore Aldo Sari, L’opera architettonica di Antonio Cano tra (1792-1833), Carlo Delfino Editore, Sassari, 2011. Marcello neocinquecentismo e rigore neoclassico, in «Biblioteca Schirru, Le vicende architettoniche dei Seminari sardi tra le Francescana Sarda», I/1987, pp. 145-167; Antonella del Panta, carte d’archivio sette ed ottocentesche, in Ignazio Sanna (ed.), Un architetto e la sua città. L’opera di Gaetano Cima (1805- Il Seminario Arcivescovile di Oristano. Studi e ricerche sul 1878) nelle carte dell’Archivio Comunale di Cagliari, Edizioni Seminario, I, Edizioni l’Arborense, Oristano, 2013, pp. 261-331. della Torre, Cagliari, 1983. Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica dalla fondazione, avvenuta nella seconda metà del Duecento. Possiamo ricondurre al Pieno Medioevo almeno due fasi costruttive del convento: l’una, di primo impianto, testimoniata dalle murature bicrome conservate nell’ala ancora abitata dai Frati Minori Conventuali; la seconda, dalla chiesa antica. Della prima, si conservano estesi paramenti a ricorsi chiari e scuri, realizzati con grandi blocchi squadrati. La tecnica costruttiva si diffonde in Sardegna nei secoli XII e XIII, grazie ai rapporti tra le committenze giudicali ed ecclesiastiche della regione e il panorama tosco-ligure. Tracce illuminanti di questa influenza permangono nei pochi resti della cattedrale di Oristano, il cui disegno originario è caratterizzato da eleganti murature Fig. 2. Il muro bicromo delle preesistenze romaniche all'interno bicrome e da un ricco apparato scultoreo. Data la dell'attuale convento comparsa nello scenario arborense del Duecento, l’opera è un imprescindibile termine di confronto per la primitiva fondazione del convento di San Francesco e, più in generale, per varie architetture religiose della Sardegna4. Contenuti estetici evidenti differenziano il primitivo impianto francescano dalla chiesa antica, di cui permangono il primo ordine della facciata e consistenti residui murari lungo il fianco occidentale dell’aula e del transetto. Il fronte principale denota l’ascendenza francese del modello benché il classicismo latente derivi dalla probabile interpretazione di progettisti e maestranze scultoree toscane. La dimensione ragguardevole delle porzioni rimaste testimonia l’imponenza originaria della facciata; impreziosito di modanature, cornici e statue, l’elaborato fronte architettonico disegna un imponente fondale per chi accede alla città dalla Porta di Sant’Antonio. Si noti, a tal proposito, Fig. 3. La facciata gotica l’inserimento della facciata in un sistema di piazze geometriche attraversate da un’importante asse viario, sul cui versante settentrionale affacciano schiere residenziali forse pianificate dagli stessi Frati Francescani e, quindi, annotate nel libro mastro del convento. Sul fronte opposto, come detto, sorge l’Ospedale di Sant’Antonio, amministrato dai Frati Ospitalieri soltanto dal primo Seicento. 4 Per quanto concerne la storia architettonica della cattedrale di Oristano, si consulti: Maria Manconi de Palmas, La cattedrale di Oristano, «Quaderni Oristanesi», V/VI, 1984. Fig. 4. La facciata gotica, dettagli Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica Le tracce superstiti della primitiva chiesa Accanto a queste chiese sorgono complessi appartengono ad un edificio cultuale di notevoli monastici altrettanto imponenti, modellati sulla dimensioni, con caratteri estetici solo parzialmente regola di vita dell’Ordine Conventuale. Ciò non riscontrabili nelle architetture realizzati dai Frati esclude la riconfigurazione degli stessi insediamenti Minori Conventuali in Sardegna: San Francesco di nella prima e tarda Età Moderna, sorte, come Cagliari, Iglesias e Alghero; Santa Maria di Betlem accennato, condivisa da gran parte delle di Sassari5. architetture monastiche. Anche nel San Francesco Tutti questi edifici conoscono intense di Oristano, dunque, le cospicue testimonianze sei e trasformazioni nei decenni di transizione fra settecentesche presuppongono la sovrapposizione Cinque e Seicento; destino comune a gran a strutture murarie o di fondazione medioevali, parte delle fabbriche conventuali dell’Occidente come, per altro, evidenziano le unità stratigrafiche cristiano, siano esse appartenenti ad Ordini religiosi più antiche. di antica o recente istituzione. Per l’imponenza La grandiosità architettonica e urbanistica è una architettonica e la ricca collezione di opere d’arte, componente fondamentale del convento di San i San Francesco di Cagliari e Oristano assumono Francesco; trascurare questo aspetto rischierebbe particolare rilevanza. Durante il Cinquecento di comprometterne ogni ipotesi di tutela e sardo, la committenza francescana è un veicolo valorizzazione: un bene da preservare, dunque, straordinario di maturazione e diffusione delle arti oltre la componente materiale, cercando di ricucire decorative, in riferimento alla cosiddetta “scuola di il rapporto perduto con la città. Si pensi a quanto Stampace”: consorteria di pittori, le cui botteghe accaduto nelle residenze conventuali di Cagliari e sorgono accanto alla residenza dei Frati Minori di Iglesias, mortificate da miopi scelte d’intervento, Cagliari. I provinciali dell’Ordine commissionano a appena giustificabili dalla cultura ottocentesca dei Pietro Cavaro, uno degli artisti più affermati della loro autori: del monastero cagliaritano si conserva scuola, le pale presbiteriali destinate ai conventi appena il chiostro, afflitto da un preoccupante delle due città6. degrado, e alcuni muri della chiesa, inglobati nell’edificato recente; nella residenza iglesiente 5 Marcello Schirru, Per una storia dei conventi di Cagliari e dei suoi vuoti urbani in ambito consolidato, pp. 99-119, in Carlo sopravvive integra la chiesa cinquecentesca, ma il Atzeni (ed.), Nella città storica. Architettura contemporanea corpo conventuale ha subito notevoli perdite. Sotto e contesti consolidati fra teoria e didattica del progetto, Libria, Melfi (Pt), 2017, pp. 102-105; Aldo Sari, Severa e raccolta: questo profilo, il San Francesco di Oristano gode una bella chiesa sarda in stile gotico catalano: il San Francesco di un destino favorevole: la chiesa ottocentesca di Iglesias, «Sardegna Fieristica», XLI, 2002; Marisa Porcu e l’attuale residenza dei Frati Minori versano Gaias, Santa Maria di Betlem a Sassari, la chiesa e la città dal XIII secolo ai giorni nostri, Chiarella, Sassari, 1993; Ambrogio in buone condizioni, svelando all’osservatore Sanna, La chiesa di Santa Maria di Betlem del 1236-1238, in P. dettagli architettonici di notevole pregio; il corpo Atzei, La chiesa di Santa Maria di Betlem nel quarto centenario dell’incoronazione (1586-1986), Chiarella, Sassari, 1988, pp. dell’ex Distretto Militare, nonostante la fatiscenza, 14-16; Grete Stefani, La chiesa nell’Ottocento: cronaca di un conserva la continuità dei percorsi, del chiostro e crollo annunciato, Alfredo Ingegno, Prospettive di recupero dell’area conventuale, «Quaderno della Soprintendenza ai delle strutture murarie di contorno. Un misurato Beni Architettonici, Artistici e Archeologici per le Province di restauro restituirebbe al monumento la valenza Cagliari e Oristano», IV, pp. 7-22, 41-56; Carlo Aru, La chiesa di San Francesco di Iglesias, «Fontana Viva. Voci di Sardegna», architettonica originaria; la rinnovata interfaccia I, 1928. con la via Sant’Antonio e la piazza antistante 6 Luigi Agus, Le relazioni artistiche e culturali del Mediterraneo occidentale. I Raxis-Sardo, pittori, scultori e architetti del XVI aprirebbe un nuovo e insperato dialogo con la città. secolo tra Sardegna e Andalusia, Aracne editrice, Canterano (Rm), 2017; Aldo Pillittu, Cavaro, in SAUR Allgemeines künstlerlexikon: Die bildenden Künstler aller Zeiten und Völker, e scultura dall’età romanica alla fine del Cinquecento (Storia XVII, München-Leipzig 1997, p. 381; Renata Serra, Pittura dell’Arte in Sardegna), Ilisso, Nuoro, 1990, p. 177. Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica Considerazioni Generali sul Convento di San Francesco La residenza dei Frati Minori Conventuali di Il convento di San Francesco è la più imponente Oristano sorge accanto ai resti della Porta di di queste emergenze monumentali: la residenza Sant’Antonio, accesso alla città antica demolito ecclesiastica occupa un’area di poco inferiore al nel secondo Ottocento, il cui toponimo deriva vicino complesso capitolare, composto però da tre dal vicino nosocomio dei Frati Ospitalieri, a sua grandi edifici, e alle porzioni superstiti dell’Ospedale volta confinante con il margine occidentale della di Sant’Antonio. Attorno al chiostro gravitano residenza francescana. Sul fronte opposto della quattro ali, distribuite su due ordini, in origine strada, l’antica chiesa dello Spirito Santo, già sede destinate alla vita comunitaria e contemplativa dei dell’omonima confraternita, completa un settore monaci. Tre di esse sono incamerate dal Demanio urbano oggetto di profonde trasformazioni, la cui Militare nel secondo Ottocento, in seguito alla vocazione originaria, tra il sacro e l’assistenziale, applicazione delle leggi eversive e dopo precise lascia tutt’oggi tracce evidenti. ripartizioni con il Municipio di Oristano; nella Parte occupata dai padri Conventuali Area del chiostro antico Parte occupata dall’Ex Caserma D. d’Arborea Fig. 5. Complesso di San Francesco Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica quarta, risiedono ancora i Frati Minori Conventuali. e dalla particolare simmetria bicroma. Parliamo Recenti accordi trasferiscono la proprietà delle di modifiche sostanziali, giustificabili con la sola pertinenze ex demaniali con il Ministero dei dismissione della chiesa medioevale, al punto Beni Culturali, da cui l’esigenza di provvedere al da sacrificare una porzione consistente della sua restauro conservativo e alla rifunzionalizzazione facciata e l’antico ingresso. La presenza degli esili degli ampi spazi disponibili. Il corpo residenziale ‘mattoni di campione’, mutuati dalla tradizione dei Frati Minori si distacca leggermente dal costruttiva piemontese, conferma l’ipotesi, chiostro, sopravanzando, verso sud-ovest, la spostando la cronologia del vestibolo tra Sette e sagoma conchiusa del monastero e congiungendosi Ottocento; forse in prossimità della ristrutturazione con l’ampliamento novecentesco del convento, del monastero, ad opera del progettista fra’ Antonio costituito da un edificio multipiano. Cano. Le due porzioni del convento, l’una ex militare, D’altra parte, la nuova chiesa centrica ha ormai l’altra abitata dai padri Conventuali, sono separate rotto ogni rapporto planimetrico con il precedente da uno spesso muro, dal quale emergono le sagome accesso al convento, discostandosi di alcune decine degli archi un tempo aperti sul braccio sud- di metri dal vestibolo: occupata l’area dell’antico orientale del chiostro, oggi demolito. Immaginando presbiterio, il tempio ottocentesco ruota l’asse di ricoprire l’antica galleria, ridotta ad un esile liturgico in direzione ortogonale alla strada, giardino a cielo aperto, e unendola alla residenza proponendo un inedito e diretto rapporto con la dei Frati Minori, si ottiene una corpo di fabbrica città. L’antico fronte, rivolto alla piazza e alla via analogo, per dimensioni, all’ala opposta, rivolta Sant’Antonio, perde così ogni significato: l’avanzare a nord-ovest. Nella configurazione completa, il delle murature fagocita decori, arcate, stipiti versante sud-occidentale è la più stretta fra le ali del angolari, un tempo distintivi della sua immagine, in monastero; su entrambi i livelli si aprono lunghe attesa delle più drastiche modifiche novecentesche. sale continue benché i rilievi del primo Novecento mostrino tamponature e partizioni forse assenti in origine. Come consuetudine nei conventi francescani, il chiostro fiancheggia una parete laterale della chiesa, nel caso specifico ad occidente dell’aula, sopravanzandola di svariati metri. In tal modo, i religiosi delimitano la piazza di pertinenza, spazio nodale nella filosofia di vita monastica, interfaccia di rappresentanza dell’Ordine e luogo privilegiato di predicazione; fonte, quindi, di sostentamento dei Fig. 6. L'arco ad ogiva soprastato da una ghiera a "dente di lupo". monaci, attraverso le elemosine. L’avanzamento del corpo conventuale offre, inoltre, al visitatore il fronte libero per l’accesso al vestibolo e al parlatoio, unici spazi destinati al contatto tra i religiosi e il cosiddetto “secolo”, come imposto dalla clausura. Tenendo ferme queste considerazioni, emerge con chiarezza una modifica sostanziale al modello planimetrico originario, forse introdotta dopo la dismissione dell’antica chiesa: l’avanzamento del vestibolo. Coperto con volta a crociera, il nuovo varco cela alla cittadinanza il portale a ogiva, antico accesso al convento, contornato da una ghiera decorativa con motivi ‘a dente di lupo’ Fig. 7. La facciata della chiesa di San Francesco. Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica La Chiesa Medioevale Le trasformazioni moderne del San Francesco di Oristano traspaiono con chiarezza osservando il monumento dall’esterno. Ciononostante, oltre le mura della città, laddove un tempo sorgeva la Porta di Sant’Antonio, si ergono ancora i resti della chiesa medioevale annessa al convento. Porzioni significative della facciata affiorano tra Fig. 8. La facciata gotica, dettagli superfetazioni antiche e ampliamenti novecenteschi, offrendo al passante il ricordo di una architettura monumentale. I segni superstiti raccontano di un fronte due-trecentesco, di ispirazione francese, reinterpretato secondo il gusto classicista dei progettisti, di probabile provenienza toscana. Racchiuso da una ghiera modanata con sopracciglio, il portale a ogiva dà accesso all’antica chiesa; due arcate laterali cieche completano l’ordine inferiore, l’unico rimasto, e incorniciano due sculture stilizzate ormai abrase. Il canovaccio decorativo evita marcate differenziazioni, almeno fra le parti ancora in opera, scelta capace di rendere giusto valore alle sculture incastonate nelle ogive laterali. Non a caso, Fig. 9. Dettaglio facciata la tessitura muraria continua esclude l’apertura di portali minori e la presenza retrostante di navate; deduzione confermata dall’assenza di ammorsature nella controfacciata. Rileviamo, anzi, la raffinata interposizione di un esile ricorso lapideo, la cui linea grafica ideale evidenzia il piedistallo delle sculture e il profilo d’appoggio dei capitelli nelle paraste angolari. Proprio nel punto di incontro tra i due fronti visibili della chiesa, i capitelli mutano consistenza e forma, trasformandosi in fasce decorative applicate al paramento murario. La soluzione d’angolo denota la maestria dei progettisti, capaci di addolcire il rinforzo strutturale della svolta con la stilizzata combinazione di colonnine e profonde scanalature. La completezza del gruppo scultoreo angolare, nel versante opposto della facciata, oramai interno al convento, testimonia l’isolamento originario della chiesa; il paramento esterno, infatti, mostra una analoga cura del dettaglio, giustificabile con la sola possibilità di percepire il monumento nella sua interezza architettonica. L’occlusione delle lunghe Fig. 10. Dettagli della facciata: capitelli, colonnine Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Aggiornamento del 13 Aprile 2018 Convento di San Francesco di Oristano Fig. 11. Le aperture antiche riscontrabili nella parete destra della navata sono rappresentative delle diverse concezioni spaziali dello spazio ecclesiale, le alte monofore gotiche non sono compatibili con l'affian- camento del chiostro e con il complessivo "ammodernamento" dei secoli successivi: 1) monofore gotiche; 2) arco a ogiva e arco a tutto sesto inseriti a strappo nella muratura esistente per l'inserimento Relazione storica di nuove cappelle
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica monofore nella parete sud-occidentale dell’aula arborense almeno dal 1253. Sagacemente, Devilla conferma il tardo affiancamento del chiostro. distingue l’arrivo dei frati in laguna dalla effettiva Nonostante l’originale isolamento, la chiesa descritta costruzione del convento. In un primo tempo, i non è il primitivo edificio di culto del convento padri potrebbero aver preso dimora in altra sede, francescano. L’esistenza di una chiesa antecedente identificata da Devilla con il convento benedettino pare giustificata dai paramenti bicromi conservati di San Nicolò, per poi stabilirsi nel luogo prescelto nell’ala sud-orientale, ancora abitata dai Frati intra moenia. Il religioso ricorda una raccolta di Minori. Discrepanze proporzionali, costruttive e atti notarili custodita dai padri di San Francesco, cronologiche separano opere e artefici di diversa denominata “Campion”, compilata tra il 1462 e il cultura; il che potrebbe denotare le potenzialità 1709: alcuni manoscritti citerebbero il 1292 quale di aggiornamento non solo della committenza anno di fondazione della residenza francescana, monastica locale, ma, più in generale, della Corte notizia, tuttavia, attinta da una tradizione orale. giudicale e della Curia Arcivescovile arborensi. Di Come vedremo a breve, la data potrebbe non questo edificio di culto ignoriamo tutto: l’ubicazione discostarsi dal vero, ponendosi, forse, quale nel sedime dell’attuale convento; la forma e i decori; termine conclusivo di una fabbrica intrapresa da la data di costruzione; l‘eventuale esistenza prima alcuni anni7. dell’insediamento francescano; l’appartenenza o Sono questi anni importanti per l’affermazione dei meno ad un Ordine religioso. Autorevoli studiosi Frati Minori ad Oristano: il Giudicato di Arborea fissano l’arrivo dei Frati Minori Conventuali 7 Costantino Devilla, Il convento di San Francesco in Oristano e ad Oristano intorno alla metà del secolo XIII, i suoi cimeli, Premiata Tipografia Pascuttini, Oristano, 1927, pp. 5-7. basandosi sulle attestazioni documentarie del padre Le date contenute nel “Campion” sono riportate anche dal padre Marco Ardu: Costantino Devilla: secondo il religioso, i seguaci Marco Ardu, Il complesso monumentale San Francesco di Assisi di San Francesco frequenterebbero la capitale in Oristano, Edizioni il Pittore d’Oro, Oristano, 2015, pp. 23-25. Fig. 12. Facciata Chiesa San Pietro di Zuri (Ghilarza) - (1291 - ante 1336) (foto da abbasantaghilarza.it) Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica attraversa una fase di relativa stabilità politica ed influenze transalpine nella chiesa oristanese, cui si economica, sotto il regno di Mariano II de Serra rifà la configurazione planimetrica originaria del Bas; l’Ordine francescano consolida l’influenza monumento. Qualche affinità di disegno accomuna sulla Curia Arcivescovile locale, riuscendo ad gli ordini inferiori del San Francesco e del San Pietro eleggere propri rappresentanti nel prestigioso di Zuri, anche in questo caso porzione superstite ufficio ecclesiastico. La parentesi positiva si del fronte originario. Il noto edificio del Guilcer conclude nei primi decenni del Trecento; periodo conserva intatta l’epigrafe commemorativa della particolarmente critico per i dibattiti interni alla fabbrica, conclusa nel 1291 sotto la direzione di famiglia francescana. Anche queste considerazioni Anselmo da Como e riconducibile alla giurisdizione delimitano la probabile forbice cronologica per il dei giudici d’Arborea, in particolare di Mariano II secondo impianto della chiesa all’ultimo trentennio de Serra Bas. del Duecento; forse al periodo compreso tra il L’acerbità di alcune soluzioni adottate nel San 1275-12908. Pietro di Zuri, ad iniziare dalla timida adesione Molto di francese traspare, dunque, dai resti della all’estetica francese, potrebbe fornire qualche facciata due-trecentesca del San Francesco; un ragguaglio sulla fondazione del San Francesco di gusto di latente declinazione classicista, attento a Oristano, anteponendola all’opera di Anselmo: in quanto di nuovo si realizza fra XIII e XIV secolo altre parole, il costruttore avrebbe imitato la facciata lungo l’asse tosco-ligure, tra Siena e Genova. francescana senza riuscire, tuttavia, a riprodurne Già lo storico Raffaello Delogu ha evidenziato le la pregevole qualità. Troverebbe, così, conferma l’attitudine imitativa di Anselmo o dei progettisti da 8 Per le vicende legate all’Ordine dei Frati Minori ad Oristano fra Due e Trecento, si veda: lui coordinati: la consorteria artigiana, educata nella Rafael Conde y Delgado de Molina, Conflictos entre franciscanos y secolare tradizione comacina, assimila paradigmi clero secular en Oristano (1329-1330), «Biblioteca Francescana», anno XII, pp.47-70. estetici dalle fabbriche più raffinate incrociate lungo Fig. 13. Facciata Chiesa San Pietro Extra-muros (Bosa) - (1062-73; ultimo quarto XIII sec.) (foto da sardegnanet.it) Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica l’itinerario professionale, declinandoli secondo le Il corpo nord-orientale del convento di San potenzialità del proprio scalpello. Concordiamo, Francesco corrisponde, dunque, al volume un quindi, con l’interpretazione di Delogu, il quale tempo occupato dalla chiesa medioevale. Attraverso vede, nei lacerti superstiti della facciata oristanese le ingombranti superfetazioni, scorgiamo un’aula un orizzonte internazionale benché ricondotto mononavata con asse liturgico parallelo alla nell’alveo di un rassicurante classicismo; le sculture strada. Considerata la luce interna e l’assenza di incastonate nelle ogive laterali avrebbero fugato ammorsature nella controfacciata e nelle pareti ogni dubbio, ma l’improvvida abrasione costringe laterali interne, escludiamo la presenza di navate a vagare nel campo dell’ipotesi. laterali; ciò lascia supporre l’impiego di imponenti Una volta all’interno della chiesa francescana, la carpenterie lignee, probabilmente combinate, squadra di fabbricieri rimette mano alla raccolta di poggiate sulle murature perimetrali dell’edificio. La disegni, modelli, copie dal vero: le scelte di progetto nuova chiesa centrica, realizzata fra la terza e quarta guardano, ora, al più consueto panorama tosco- decade dell’Ottocento, cancellerà il presbiterio ligure, con particolare attenzione all’architettura e il braccio orientale del transetto, risparmiando cistercense e mendicante. In ogni caso, sia i pochi estese porzioni del braccio occidentale. I grandi resti medioevali del San Francesco sia la più integra blocchi squadrati sono tutt’ora visibili nelle mura chiesa di Zuri testimoniano l’internazionalità della perimetrali del tempio, lungo i fianchi condivisi Corte arborense e dei circoli intellettuali gravitanti con il monastero e l’antica chiesa. La descrizione attorno ad essa, ad iniziare dalla residenza dei Frati architettonica risponde al modello ecclesiastico Minori; apertura culturale decisiva per l’approdo in mendicante, con evidenti richiami ai conventi di Sardegna di progettisti e maestranze da varie zone area toscana e francese, forse favoriti dai rapporti d’Europa9. economici tra i giudici d’Arborea e l’élite pisana. È da rimarcare l’ulteriore affinità tra il San Nonostante la perdita cospicua di apparati Francesco di Oristano e la chiesa di San Pietro di decorativi e arredi sacri, la nuova chiesa e il convento Bosa, già cattedrale di Bosa Vetus, realizzata in più di San Francesco conservano opere antiche di fasi tra l’XI secolo i decenni a cavallo fra XIII e notevole pregio, la cui ipotetica dislocazione nel XIV, fino alle radicali ricostruzioni del 1938. Anche monumento dismesso pone stimolanti interrogativi il monumento della Planargia offre al visitatore un di ordine architettonico. La secolare venerazione ordine inferiore di facciata con tre specchiature per il Crocifisso di Nicodemo, ad esempio, ad ogiva; il fornice centrale racchiude il portale suggerisce l’esistenza di uno spazio dedicato al d’accesso, i laterali sono ciechi. Sono, dunque, costante afflusso di pellegrini e alla indiscutibile chiare le similitudini con la chiesa oristanese, qualità artistica del simulacro. Data la cronologia rilevandosi, nel caso specifico, una maestria quattrocentesca dell’opera, posteriore alla fabbrica superiore al precedente esempio di Zuri. Il piccolo della chiesa, è lecito ipotizzare l’aggiunta di uno campanile sorretto da colonne ofitiche, posto in spazio devozionale nel braccio destro del transetto cima alla facciata, riconduce il San Pietro di Bosa o in una cappella accessibile dalla chiesa, ma al mondo delle maestranze comacine senza, per incastonata nell’ala conventuale oggi abitata dai altro, fornire particolari ragguagli sulla datazione Frati Minori. Permangono, qui, tracce di imponenti e paternità degli ultimi interventi. È ipotizzabile strutture architettoniche, su cui torneremo in l’influenza dell’architettura giudicale arborense, seguito11. per l’ascendente culturale della corte e la saltuaria scheda 146; Delogu … cit., pp. 72-73. appartenenza di Bosa Vetus e del nuovo abitato Anche per la chiesa di San Pietro di Bosa è accolta con favore tardo-medioevale ai territori del regno10. dalla maggior parte degli studiosi la datazione al Duecento finale. 9 Raffaello Delogu, L’architettura del Medioevo in Sardegna, 11 Tra i contributi più recenti sul crocifisso oristanese, ricordiamo: Carlo Delfino Editore, Sassari, 1988 (rist. anast. Del 1953), pp. Andrea Pala, Il crocifisso ligneso di Nicodemo a Oristano: 206-211. un modello di iconografia francescana in Sardegna, «Journal 10 Roberto Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille of Iconographic Studies», X/2017, pp. 125-136; Aldo Sari, al primo ‘300 (Storia dell’Arte in Sardegna), Ilisso, Nuoro, 1993, Crocifissi doloroi della Sardegna. Il Nicodemo di Oristano, Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica Analoga attenzione suscita l’antico presbiterio, verosimile l’occupazione simmetrica degli spazi in parte coincidente con la cappella meridionale disponibili su ambo i fronti interni della chiesa. della chiesa attuale, oggi deputata ad accogliere Nel secondo Ottocento, dopo un complesso il Crocifisso di Nicodemo e a fornire l’abbrivio palleggio di pertinenze e accordi tra il Demanio d’accesso alla sacrestia. All’interno di questo Militare e il Comune di Oristano, si procede alla spazio, addossato alla parete di fondo, si stagliava demolizione delle cappelle lungo il lato sinistro, il retablo maggiore della chiesa: i Conventuali adiacenti la strada, e alla costruzione di un nuovo di Oristano, come noto, commissionano la muro perimetrale sul fianco nord-orientale loro ancona al pittore Pietro Cavaro. Sincerarsi dell’aula. La diversa composizione materica denota sull’operato dell’artista è un desiderio facilmente lo scarto cronologico tra i paramenti destro della esaudibile da parte dei frati oristanesi, considerata chiesa, parzialmente ricostruito con i blocchi la vicinanza della rinomata bottega artigiana al medioevali, e sinistro, costituito da una tessitura ad convento cagliaritano di San Francesco, residenza opera incerta. Sul fianco destro, in particolare, si madre della Provincia francescana di Sardegna. osserva la presenza di due arcate: l’una ad ogiva, L’ancona confezionata da Cavaro ha dimensioni caratterizzata dal florealismo degli ornati, secondo ragguardevoli, come dimostra lo scomparto un modello diffuso nella Sardegna meridionale e centrale, raffigurante San Francesco che riceve le centrale tra il Cinquecento finale e i primi decenni stimmate, custodito nella sacrestia del convento del secolo seguente; l’altra meno elaborata e a tutto oristanese. L’opera comprende 15 tavole, sesto. Non a caso, secondo le fonti citate dal padre distribuite fra i polvaroli, le predelle e la cornice Ardu, la cessione della prima area, destinata alla superiore. Smembrata la composizione originaria, cappella della Vergine del Carmelo, risale al 1606: i vari dipinti arricchiscono, oggi, le collezioni stipulato con il mercante Giuliano Zappi, l’accordo d’arte dell’Antiquarium Arborense e del Municipio di decadrebbe entro dieci anni qualora l’acquirente Oristano o risultano, al momento, dispersi12. non ottemperi ai suoi obblighi13. Lo sviluppo spaziale del retablo richiede Come vedremo in seguito, la costruzione di l’avanzamento del vano ospitante oltre l’ingombro questo spazio liturgico è un elemento dirimente dell’attuale cappella del Crocifisso di Nicodemo; per datare il retrostante braccio del chiostro. La esigenza confermata dalla probabile presenza completa esecuzione dell’arco, cui non corrisponde di piccole cappelle ai lati dell’antico presbiterio, oggi alcuna cappella retrostante, suggerisce una secondo il modello tipico delle chiese mendicanti, cronologia tarda per la galleria adiacente; deduzione, mutuato dall’architettura cistercense. Indagini per altro, in linea con l’ipotizzato isolamento archeologiche o geognostiche nell’attuale tempio originario della chiesa. fornirebbero informazioni preziose al riguardo, Ma l’accordo più importante risale al 1611: il ma creerebbero notevoli problematiche dovute mercante Antioco Parti acquista il patrocinio all’interruzione delle funzioni sacre e alla sul presbiterio del San Francesco, con diritto di sopraelevazione del monumento ottocentesco sepoltura familiare, a favore di un lascito di 2.000 rispetto al sedime della chiesa medioevale. lire da investire nel rinnovo del convento14. Come Tra Cinque e Seicento, la compravendita diffusa consueto nelle chiese parrocchiali o conventuali, di presbiteri e cappelle tra religiosi e finanziatori l’accordo anticipa o completa radicali opere privati determina la costruzione di nuovi spazi architettoniche e di decoro, tese a manifestare alla liturgici all’interno della chiesa. Gli studi condotti cittadinanza il ruolo sociale degli investitori, di cui dal padre Marco Ardu testimoniano l’esistenza di si ignorano, al momento, entità e onere economico. cinque cappelle lungo la navata del San Francesco, Nel braccio destro del transetto, corrispondente al tre sul lato destro, due sul sinistro; riteniamo, però, presbiterio della chiesa attuale, trova spazio il coro destinato ad ospitare i frati durante le celebrazioni ISKRA, Ghilarza, 2015. 12 Corrado Maltese, Arte in Sardegna dal X al XVIII secolo, De 13 Ardu, …, cit., p. 91. Luca editore, Roma, 1962, p. 224. 14 Ardu, …, cit., pp. 75-79. Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica liturgiche. Si tratta di un cospicuo corredo di scranni, adeguato al numero di religiosi ospitati nel convento: 25 nel 162215. Gli ultimi interventi ottocenteschi condotti all’interno della chiesa alterano la sua percezione; senza l’ordine inferiore della facciata, l’occhio inesperto faticherebbe ad individuare i resti medioevali del monumento. Alle trasformazioni già descritte, si aggiungono: l’inserimento di un solaio nel volume dell’ex aula liturgica; l’allargamento degli archi diaframma originali, ora contornati da robusti profilati d’acciaio. Una colata di cemento ricopre l’antico sedime, impedendo, di fatto, qualsiasi velleità di indagine archeologica. Il Convento Delle fasi medioevali del monastero francescano permangono, oggi, flebili tracce, per quanto le modifiche introdotte fino al secondo Novecento ricalchino la razionalità distributiva d’un tempo. È questo un dato fondamentale nell’ottica del recupero fisico e funzionale del monumento; comprendere e preservare le caratteristiche compositive originarie è, infatti, un obiettivo auspicabile al pari dell’imprescindibile restauro conservativo. L’ingresso al convento rimane inalterato nella sua posizione, ma l’accennato avanzamento del vestibolo e la demolizione delle cappelle lungo il fianco sinistro della chiesa antica alterano in modo irreparabile la configurazione della piazza, ora Fig. 14. Due immagini del portale trecentesco del vestibolo: si nota la bicromia assiale verticale solcata da una strada dilatatasi nel suo sedime e divenuta carrabile. Spostandoci ora all’interno del convento, Percepiamo, al contrario, l’aggiunta di un nuovo immaginiamo di percorrere i bracci attorno al volume di ingresso, sul quale insiste una volta chiostro in senso orario. a crociera: la tessitura di ‘mattoni di campione’ conferma la datazione alla fine del Sette o al Il Vestibolo primo Ottocento. A conferma di ciò, si consideri la planimetria del convento custodita presso Date le consuetudini insediative dei Frati Minori l’Archivio Storico del Comune di Cagliari, nel Conventuali, la prima singolarità evidente è la fondo denominato “Carte Cima”: la curiosa tavola sparizione dell’originario vestibolo, di cui non illustra la situazione del complesso francescano rileviamo traccia. L’unico elemento superstite è il antecedente la ricostruzione della chiesa, di cui viene citato portale ad ogiva, impreziosito dal motivo ‘a proposta una sommaria traccia a matita17. L’assenza dente di lupo’, di probabile fattura trecentesca16. Anna Saiu Deidda, L’antico portale del chiostro di San Francesco 15 Archivo de la Corona de Aragón, Consejo de Aragón, Legajos, in Oristano, in «Biblioteca Francescana Sarda», I/1987, pp. 169- vol. 1228, s.c.. 176. 16 All’elegante arco d’ingresso ha dedicato un interessante 17 Archivio Storico del Comune di Cagliari, Carte Cima, Cartella approfondimento la studiosa Anna Saiu Deidda: I. Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica di relazioni di corredo non consente di intuire se facciata. Non si spiegherebbe altrimenti l’esigenza il disegno fotografi la situazione prima dell’opera di affiancarlo all’ordine inferiore della chiesa; condotta dal frate Antonio Cano o dal successore operazione, per altro, condotta maldestramente, Gaetano Cima. Incuriosisce l’inspiegabile come dimostra l’abrasione della scultura inserita raffigurazione parziale del chiostro e dei corpi di nell’ogiva sinistra della chiesa e il montaggio fuori fabbrica circostanti. Il dato inappuntabile è, però, asse del portale. Ogni parvenza di simmetria è, l’assenza del vestibolo: il portale trecentesco è infine, alterata dall’inserimento di una colonnina ancora rappresentato come primo interfaccia con angolare nel punto di tangenza con la chiesa e dal la città e varco d’accesso al convento18. parziale inserimento del portale nel paramento Ancora oggi, il portale a ogiva mostra un curioso della stessa. Anche in questo caso, l’accostamento fuori asse rispetto al braccio nord-occidentale del degli elementi denota l’indipendenza delle parti chiostro, prospetticamente allineato all’apertura: aggiuntive: la colonnina si sovrappone alla base l’ordine inferiore della chiesa medioevale e il gruppo della facciata, le cui modanature proseguono fino delle paraste d’angolo ne ignorano la presenza, all’incontro con le paraste d’angolo. completando, senza soluzione di continuità, il proprio Queste riflessioni, oltre alla robustezza dal sapore disegno e la svolta laterale. L’ipotesi più probabile quasi militare del portale, denotano qualità è, dunque, l’addossamento del portale in epoca operative e modi espressivi lontani dalla raffinato successiva al palinsesto compositivo e grafico della prospetto della chiesa. In assenza di documenti precisi, l’ipotesi proposta è la datazione al Duecento 18 Troviamo, quindi, inspiegabile la scelta di concentrare una delle finale per la primitiva chiesa del San Francesco, prime campagne archeologiche in questo spazio, di “recente” comunque prima del 1291, per quanto detto in acquisizione, il quale per evidenti ragioni cronologiche non merito al San Pietro di Zuri, e l’apertura del nuovo avrebbe restituito informazioni e reperti di particolare interesse in merito alle cronologie antiche del convento. portale d’accesso al convento al pieno Trecento. Fig. 15. Il chiostro Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica Il Chiostro Tutte le ali attorno al giardino di meditazione sono distribuite su due livelli. Mancano, come accennato, le logge sud-orientali, demolite dopo l’incameramento del convento nel Demanio Militare; al loro posto, uno stretto spazio a cielo aperto garantisce il distacco fra la residenza residua dei Frati Minori Conventuali e l’ex Distretto. I piani di calpestio del primo ordine di logge giacciono ad una quota inferiore all’attuale livello del giardino. La recente asportazione degli intonaci ha riportato alla luce un ampio repertorio di archi, cornici e punti di discontinuità nelle murature perimetrali del chiostro. La presenza diffusa di ‘mattoncini di campione’ testimonia le radicali trasformazioni condotte tra fine Sette e primo Ottocento, sotto la probabile direzione di Antonio Cano, opere tese a rinnovare l’intero convento, al fine di razionalizzare la distribuzione degli spazi e delle funzioni. Fig. 16. La parasta d'angolo della facciata gotica all'interno dell'a- la nord orientale del chiostro Ala nord-orientale Appena varcato il portale trecentesco, la facciata della chiesa medioevale giunge al punto di svolta: come nel fronte opposto, l’angolo è segnato dal gruppo scultoreo delle paraste intervallate da esili scanalature. Il fronte laterale si staglia per due ordini, fungendo da paramento di fondo per entrambi i livelli del chiostro. Nella galleria inferiore, la tessitura muraria è composta da cantoni di arenaria di media pezzatura che sembrerebbero assimilabili all’architettura cinque e seicentesca e quindi frutto di un rifacimento successivo; al contrario, l’ordine superiore conserva porzioni della muratura medioevale: grandi blocchi squadrati a supporto di uno strato interno costituito da pietrame informe. Il paramento è intervallato da alte tamponature, corrispondenti alle finestre dell’antica chiesa; la sagoma svettante delle aperture testimonia la notevole altezza raggiunta dall’aula liturgica. Lungo la parete di fondo della prima galleria, si aprono due fornici databili al Seicento, unica memoria superstite delle cappelle aperte sul fianco Fig. 17. La muratura "a sacco" tra i due paramenti in conci regola- destro della chiesa. Il primo di essi, di non eccelsa ri della parete tra la chiesa gotica ed il chiostro Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica non vi sono archi, sebbene la ricostruzione del paramento murario non escluda l’antica presenza di una cappella, ricordata nelle fonti19. D’altra parte, il paramento interno del chiostro giace su un piano arretrato rispetto agli archi, visibili solo all’interno dell’aula liturgica. Già questo elemento comproverebbe la sovrapposizione posteriore del chiostro; ipotesi confermata dalle tecniche murarie riscontrabili nelle volte del primo ordine di gallerie. Le indagini archeologiche, in questo caso, fornirebbero preziose informazioni Fig. 18. L'arco a tutto sesto inserito sulla parete della navata sulla presenza di murature sotto il rivestimento pavimentale della galleria, costituito da quadrelli di fattura, denota l’inclinazione per il florealismo, laterizio adottati, senza interruzioni, almeno tra il estetica diffusa nella Corona di Spagna fin dall’ultimo Cinque e l’Ottocento. Quattrocento e ancora apprezzata, a distanza di Come nelle restanti ali, una lunga volta a botte oltre un secolo, in alcune aree della penisola iberica, si dispiega per l’intera lunghezza della galleria, come i Regni di Valencia e Andalusia, con i quali scaricando il proprio peso sulle mura perimetrali il Regno di Sardegna intrattiene frequenti rapporti interne e sul paramento di contorno del giardino. commerciali e culturali. Esempi analoghi si Su di essa, insiste il piano di calpestio dell’ordine ritrovano in tante parrocchiali sarde o in architetture superiore. La tessitura muraria della volta, conventuali di più elevato tenore artistico. composta da esili mattoni di laterizio, porta a Il secondo arco, forse successivo, si presenta spoglio datarne la fabbrica almeno al secondo Settecento. e risolto nel più canonico profilo a tutto sesto. Riteniamo, però, verosimile ricomprendere l’opera Nella campata mediana della galleria e della chiesa 19 Ardu, …, cit., pp. 75-79. Fig. 19. Il braccio sud orientale: arcate murate al confine con l'attuale convento Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica nel grande progetto di riforma del convento, condotto tra Sette e Ottocento, culminato con la ricostruzione della chiesa. Gli stessi mattoni sono riscontrabili in tutte le gallerie gravitanti attorno al chiostro e in buona parte delle partizioni interne al convento. Nell’ala nord-orientale, i caratteristici laterizi occupano estese porzioni del paramento esterno, sebbene frammiste ad altri litotipi, a testimoniare la costruzione coeva dell’intera galleria e l’accostamento sette-ottocentesco al corpo della chiesa medioevale. Le manomissioni del secondo Novecento hanno alterato le coperture del secondo ordine, introducendo pesanti e invasivi solai di latero- cemento in luogo delle precedenti carpenterie lignee. Di esse, permangono i fori di allettamento distribuiti lungo le pareti contrapposte, visibili dopo la rimozione degli intonaci. Ala sud-orientale Come affermato più volte, il corpo sud-orientale del convento è l’unica porzione tutt’ora abitata Fig. 20. Il braccio sud occidentale, piano terra dai Frati Minori Conventuali. Invero, parliamo dell’ala più sontuosa, ricca di decori, ardite strutture spessi strati di intonaco. architettoniche e spazi scenografici. Oggetto di L’ingresso alla sala capitolare è un ottimo indicatore recenti restauri, la porzione del convento non è, per stabilire la posizione del primitivo chiostro; la al momento, inserita nel programma dei prossimi loggia antistante coincide con la più tarda galleria interventi di recupero e rifunzionalizzazione. sud-orientale, oggi suddivisa tra uno spazio a cielo Preferiamo, tuttavia, illustrarne le caratteristiche aperto, proprietà dei Frati Conventuali, e un locale architettoniche per meglio comprendere chiuso. Una sequenza di archi murati mette in l’evoluzione cronologica della residenza francescana comunicazione la galleria demolita con il giardino di e la logica generatrice dell’intero complesso. meditazione, oggi interno all’ex Distretto Militare. Nel livello inferiore riaffiorano tracce delle Tra la sala capitolare e la chiesa si inserisce la fasi insediative duecentesche, connotate dalla sacrestia; il sistema poggia sulle mura dell’antico bicromia delle apparecchiature murarie. Raffinate transetto medioevale, già inglobato nella e, allo stesso tempo, sontuose, le prime strutture ricostruzione del tempio ottocentesco. Qualora murarie del convento sorprendono l’osservatore il Cristo di Nicodemo occupasse una cappella per l’imponenza. Tra le parti architettoniche con volume architettonico proprio, questa è la più interessanti segnaliamo l’ingresso all’antica posizione più verosimile; a meno di ipotizzare la aula capitolare, segnata, come consueto, da un collocazione originaria del simulacro nel braccio portale affiancato da due finestre con balaustra; destro del transetto, adiacente la strada, essendo il in posizione arretrata, incastonate nelle murature, cappellone sinistro occupato dal coro dei monaci. due colonne medioevali sono i probabili sostegni Il livello superiore dell’ala nord-orientale ospita delle volte un tempo presenti nella sala. Fino a le celle dei religiosi, servite da uno scenografico qualche decennio orsono, questi resti architettonici corridoio coperto con volta a botte. Anche in questo giacevano all’interno delle pareti o nascosti da caso, l’apparecchiatura muraria con ‘mattoni di Aggiornamento del 13 Aprile 2018
Convento di San Francesco di Oristano Relazione storica campione’ denota un intervento tardo, coincidente incontrare il nuovo corpo degli uffici e delle con la riorganizzazione complessiva del convento, scuole, realizzato nel secondo Novecento. Per da noi ipotizzata tra Sette ed Ottocento. evidenti ragioni, le superfetazioni introdotte nell’ex Per ragioni ignote quest’ala del monastero Distretto Militare mancano in quest’ala dove, anzi, sopravanza il perimetro quadrangolare del chiostro e degli annessi corpi di fabbrica per protendersi misurati restauri hanno consentito di preservare le in direzione del Seminario Tridentino, fino ad parti più antiche e genuine del convento. Ala sud-occidentale Due lunghe sale occupano il braccio sud-occidentale provenienza e le forme offrono temi di sicuro del convento. Rilievi planimetrici di epoca fascista interesse per gli archeologici e per gli studiosi della testimoniano l’elevazione di tramezzi trasversali, vita monastica. Gli scavi archeologici, tuttavia, si al fine di ricavare una successione di locali al limitano al livello inferiore di quest’ala conventuale, servizio del Distretto Militare. In anni recenti, la per altro nemmeno indagata nella sua interezza, Soprintendenza ha provveduto a demolire queste e al vestibolo d’ingresso. Ulteriori campagne di partizioni, ripristinando la configurazione originaria scavo potrebbero fornire preziose informazioni delle due sale. sulla storia del complesso ecclesiastico e sulle sue Indagini archeologiche condotte nella galleria fasi costruttive; proposito, invero, vanificato dalle inferiore del chiostro hanno riportato alla luce una grandi superfici di calpestio ricoperte con colate di ricca collezione di reperti, riconducibili alla forbice conglomerato cementizio. cronologica compresa fra il XV e il XIX secolo. Gli Per ragioni ignote, i due grandi locali presenti in questo oggetti rinvenuti, per lo più ceramici, testimoniano corpo di fabbrica giacciono ad una quota superiore la vita materiale e quotidiana del convento. Pur non ai piani di calpestio delle gallerie; più comprensibile conservandosi reperti di pregio artistico, la variegata il diverso piano di giacitura rispetto al giardino, Fig. 21. Il braccio nord occidentale Aggiornamento del 13 Aprile 2018
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