Consiglio Nazionale dei Geologi - 30 maggio 2017

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30/5/2017                                     Sismabonus, sconti estesi agli immobili venduti dalle imprese dopo le demolizioni

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            30 Mag 2017

            Sismabonus, sconti estesi agli immobili
            venduti dalle imprese dopo le demolizioni
            Giuseppe Latour

            La manovrina apre le porte del sismabonus ai costruttori. È questo l'effetto di un emendamento
            votato sabato dalla commissione Bilancio della Camera che, di fatto, getta le basi per grandi
            operazioni di messa in sicurezza di interi fabbricati. Nelle zone sismiche 1 le imprese potranno
            demolire e ricostruire gli immobili, rivendendo gli appartamenti con uno sconto fiscale
            incorporato, dall'importo massimo dell'85 per cento: il bonus massimo sarà teoricamente di
            oltre 81mila euro per unità. Facile calcolare che il beneficio, spalmato su tutte le abitazioni, potrà
            facilmente sfondare il milione di euro.
            La norma votata da Montecitorio mette una toppa su una delle mancanze fondamentali della
            legge di Bilancio, denunciata più volte proprio dalle imprese del settore: lo scarso impatto del
            sismabonus sulle operazioni più rilevanti. L'emendamento, però, prevede una limitazione: si
            applica solo alle zone ad elevato rischio sismico (zone 1). In questi casi, le imprese potranno
            effettuare la messa in sicurezza degli edifici mediante demolizione e ricostruzione, «allo scopo
            di ridurne il rischio sismico». Questi interventi potranno essere anche combinati con i piani casa
            regionali, laddove questi prevedano la possibilità di variazione volumetrica rispetto alla sagoma
            preesistente.
            Questi investimenti potranno essere impacchettati e rivenduti, con lo sconto fiscale incorporato.
            Entro diciotto mesi dalla data di conclusione dei lavori, infatti, i costruttori potranno vendere gli
            immobili e cedere le relative detrazioni di imposta agli acquirenti. E qui arriva un'altra novità
            molto importante: gli sconti avranno delle aliquota speciali, riprese di peso dagli sconti per le
            parti comuni degli edifici condominiali. In caso di salto di una sola classe lo sconto sarà del 75
            per cento, mentre per il doppio salto si sale all'85 per cento «del prezzo della singola unità
            immobiliare, risultante nell'atto pubblico di compravendita».
            Quindi, l'agevolazione non sarà agganciata all'importo degli interventi effettuati ma al prezzo di
            vendita. Seguendo uno schema specifico per questo tipo di operazioni. L'importo massimo della
            spesa sarà pari a 96mila euro per unità immobiliare. Quindi, in caso di sconto massimo per il
            doppio salto di classe (85%), si potranno incassare oltre 81mila euro per appartamento. Il conto è
            semplice. Una palazzina di medie dimensioni (5 piani con tre appartamenti ciascuno) potrà
            contare su una spinta dal valore di oltre 1,2 milioni di euro.
            L'operazione potrà avere una costruzione ancora più complessa nel caso in cui si opti per la
            cessione del credito. I soggetti beneficiari, infatti, potranno trasferire la detrazione alle imprese
            che hanno effettuato gli interventi o ad altri soggetti privati, «con facoltà di successiva cessione
            del credito». Resta esclusa, come per la legge di Bilancio 2017, la cessione a istituti di credito e
            intermediari finanziari. Infine, una nota sulle coperture. La manovrina accantona 400mila euro
            per il 2017, 7,3 milioni per il 2018 e 14,5 milioni per il 2019. Si procede così, con importi crescenti
            fino ad arrivare intorno a quota 30 milioni di euro.

http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEIxi4UB/0
30/5/2017                                      Antisismica, 40 milioni per i progetti nei comuni delle aree a più alto rischio

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            30 Mag 2017

            Antisismica, 40 milioni per i progetti nei
            comuni delle aree a più alto rischio
            Massimo Frontera

            Un fondo di 40 milioni per finanziare i progetti di opere pubbliche nei comuni a più elevato
            rischio sismico (zone 1). La novità arriva dalla Commissione Bilancio della Camera, dove ieri, un
            emendamento del relatore, Mauro Guerra (Pd), ha aggiunto alla manovrina il nuovo articolo 41-
            bis volto appunto a finanziare l'attivita di progettazione degli enti locali.
            L'emendamento, leggermente modificato da alcuni subemendamenti, prevede una somma
            complessiva di 40 milioni suddivisa in tre tranches: 5 milioni nel 2017, 15 milioni nel 2018 e 20
            milioni nel 2019. Le risorse sono a carico del fondo per la ricostruzione delle aree terremotate
            previsto dalla stessa manovrina (articolo 41). Le risorse serviranno a sostenere la progettazione
            in genere di opere pubbliche, sia riferite alle nuove realizzazioni, sia riferite a interventi di
            adeguamento sismico di opere già realizzate.
            L'ambito di applicazione è riferito a tutti i comuni che si trovano nelle aree a maggior rischio
            sismico, cioè le aree classificate 1 in base alla mappa della protezione civile varata nel 2006.

            Il testo prevede un termine per la presentazione delle richieste, indicato nel 15 settembre 2017 in
            prima attuazione e nel 15 giugno per i successivi due anni. La sintesi delle richieste e la
            graduatoria sarà resa nota con Dm (Interno - Economia) entro il 15 novembre successivo.

            Il contributo potrà finanziare progettazioni di livello esecutivo e definitivo, dando priorità alle
            richieste che arriveranno dai comuni più piccoli (meno di tremila abitanti). «Qualora l'entità
            delle richieste pervenute superi l'ammontare delle risorse disponibili - si legge nel testo -
            l'attribuzione è effettuata a favore dei comuni che presentano la maggiore incidenza del fondo
            di cassa al 31 dicembre dell'esercizio precedente rispetto al risultato di amministrazione
            risultante dal rendiconto di gestione del medesimo esercizio». Il comma 8 dell nuovo articolo
            lascia pensare a un affidamento in house, con ruolo tecnico affidato a Invitalia o Fintecna. Recita
            infatti il testo: «Al fine di sostenere le attività di progettazione da parte dei comuni di cui al
            comma 1, nell'ambito di una specifica convenzione, gli stessi possono avvalersi, con oneri a
            carico del contributo concesso ai sensi del presente articolo, del supporto della Invitalia Spa (nel
            testo precedente, modificato con un subemendamento, si indicava la Consip, ndr) o della Cassa
            depositi e prestiti o società da essa controllate».

http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AES9MBVB/0
30/5/2017                                     Gentiloni firma il Dpcm: «Investimenti per 47 miliardi da realizzare in 25 anni»

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            30 Mag 2017

            Gentiloni firma il Dpcm: «Investimenti per
            47 miliardi da realizzare in 25 anni»
            Alessandro Arona e Giuseppe Latour

            Investimenti pubblici per 47 miliardi da realizzare nei prossimi 25 anni, interamente con risorse
            pubbliche statali. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha firmato ieri a Palazzo Chigi il
            Dpcm di ripartizione dei fondi previsti dalla legge di Bilancio 2017. Il decreto, già annunciato dal
            governo l’11 aprile in occasione del Def, va ora al Parlamento per un parere e poi alla Corte dei
            Conti.
            È stata la legge di Bilancio 2017, al comma 140, a istituire il nuovo Fondo investimenti, con 1,9
            miliardi per l’anno 2017, 3,15 nel 2018, 3,5 nel 2019 e tre miliardi di euro per ciascuno degli anni
            dal 2020 al 2032 (stanziamenti per 15 anni dunque, mentre Gentiloni ha parlato di «investimenti
            da realizzare in 25 anni»). In tutto 47 miliardi, da ripartire entro i tetti annui di spesa sopra
            indicati. I primi 800 milioni sono stati già assegnati al piano periferie (Dpcm in registrazione) e
            altri 400 milioni sono stati assegnati agli investimenti delle Regioni con il Dl Manovra n.
            50/2017.
            «Purtroppo negli ultimi anni – ha detto il premier Gentiloni – gli investimenti pubblici non
            hanno avuto il ritmo che avremmo voluto. Ma oggi diamo avvio a un grande piano di
            investimenti pubblici, per infrastrutture e non solo. Nel nostro Paese non siamo abituati a una
            programmazione così lunga, ma per realizzare investimenti pubblici è questo l'orizzonte
            temporale giusto».
            I 47 miliardi sono ripartiti in sei capitoli di spesa, il più consistente, da 20,4 miliardi, è dedicato
            alle infrastrutture. Dentro ci sono le risorse per il contratto di programma Rfi 2017-2021 (9,9
            miliardi), circa 5 miliardi per gli investimenti Anas, e poi i fondi per i porti e il Mose di Venezia.
            Poco meno di un miliardo andrà al fondo progettazione del Mit. La seconda voce rilevante (7,7
            miliardi) è per la messa in sicurezza di edifici pubblici e territorio; prevenzione del rischio
            sismico, messa in sicurezza di scuole, musei e altri edifici pubblici, il progetto Casa Italia per gli
            edifici privati.
            Gli investimenti per la riduzione del rischio idrogeologico fanno, invece, parte del capitolo
            dedicato al miglioramento della qualità del territorio e delle città. Vale circa 1,7 miliardi e
            comprende anche investimenti su reti idriche, edilizia sanitaria, rimozione delle barriere
            architettoniche. Per arrivare a quota 47 miliardi bisogna conteggiare i piani di Mise e Difesa
            sulla sicurezza nazionale e l’alta tecnologia (12,8 miliardi).
            Infine, completano il quadro due miliardi per la ricerca e alcune misure per il sostegno della
            competitività e delle esportazioni (1,7 miliardi): riguardano l’informatizzazione della giustizia e
            il potenziamento del credito. Un giudizio positivo sul piano arriva dal presidente Ance, Gabriele
            Buia: «Finalmente l’Italia alza lo sguardo dopo anni di restrizioni di bilancio». Adesso, però, è
            importante «rimuovere gli ostacoli burocratici» per trasformare le risorse in cantieri.

http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AE9A9HVB/0
30/5/2017                                 Appalti, i punteggi premianti al rating di legalità rischiano di penalizzare le microimprese

                                                                                                                            Stampa       Chiudi

            30 Mag 2017

            Appalti, i punteggi premianti al rating di
            legalità rischiano di penalizzare le
            microimprese
            Mauro Miccio

            Il 5 maggio 2017 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 132 il decreto correttivo n. 56/2017
            recante «Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50», ad un
            anno dalla sua entrata in vigore, nel quale è stato riproposto il rating di impresa.
            Era ed è istituito, dunque, presso l'Anac, un sistema di rating di impresa e le relative premialità,
            da applicarsi ai soli fini della qualificazione delle imprese. Il suddetto sistema prevede che l'Anac
            definisca i requisiti reputazionali e i criteri di valutazione, effettuati sulla base di indici
            qualitativi e quantitativi, oggettivi e misurabili, nonché sulla base di accertamenti definitivi che
            esprimono l'affidabilità dell'impresa.
            Com'è noto, l'art. 1, comma 1, lett. e) della legge delega affidava al Governo il compito di
            semplificare e riordinare il quadro normativo vigente anche nella convinzione che, per
            combattere la corruzione, fossero necessarie poche regole precise, certe e sicure
            nell'applicazione.
            In tal senso, un'azione molto importante è stata svolta dagli interventi chiarificatori da parte
            dell'Anac (Autorità nazionale Anticorruzione) e i molteplici controlli, – ai sensi del comma 2
            dell'articolo 211 del Dlgs n. 50/2016, che sottolinea il potere di raccomandazione vincolante e la
            misura che autorizza l'Anac a intervenire in tempo quasi reale sulla gestione delle gare da parte
            delle stazioni appaltanti, intimando ai funzionari di correggere atti e procedure giudicate
            illegittime con la minaccia di sanzioni fino a 25mila euro, svolti anche con poteri sanzionatori, al
            fine di reprimere la dilagante corruzione.
            Oggi la cosiddetta soft law e tutte le linee guida già emesse dall'Anac, alla luce del Decreto
            correttivo, dovranno essere in gran parte rivisitate in funzione del nuovo procedimento
            normativo.
            Il Dlgs n. 56/2017 se da un lato perfeziona e conferma i pilastri fondamentali dell'impianto
            normativo n. 50/2016, dall'altro promuove delle integrazioni e delle modifiche, che comportano
            una nuova fase di studio.
            Nel nuovo decreto bisogna evidenziare, in un quadro d'insieme, le principali linee direttrici, fra
            le quali, in primo luogo, si delineano quelle che confermano l'impianto del Dlgs n. 50/2016,
            accentuando una maggiore trasparenza nella lotta alla corruzione; in secondo luogo, quelle che
            apportano modifiche, reintroducendo o togliendo alcuni istituti (si pensi all'istituto dell'appalto
            integrato, che, seppur in modo temporaneo, viene riammesso); le linee che riguardano la spesa
            pubblica nel profilo della tempistica dei pagamenti e sotto il profilo dei controlli.

            Nella stesura originaria del Dlgs n. 50/2016, all'art 83, comma 10, il rating di legalità e il rating
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30/5/2017                                 Appalti, i punteggi premianti al rating di legalità rischiano di penalizzare le microimprese

            d'impresa convivevano, per il tramite dei requisiti reputazionali, i quali in base a tale artivolo «…
            tengono conto, in particolare, del rating di legalità rilevato dall'Anac in collaborazione con
            l'Agcm, ai sensi dell'articolo 213, comma 7 …».
            L'art. 83, comma 1, stabilisce che i criteri di selezione riguardano esclusivamente:
            a) i requisiti di idoneità professionale;
            b) la capacità economica e finanziaria;
            c) le capacità tecniche e professionali.
            Tali requisiti sono attinenti e proporzionati all'oggetto dell'appalto, tenendo presente l'interesse
            pubblico ad avere il più ampio numero di potenziali partecipanti, nel rispetto dei principi di
            trasparenza e rotazione.
            L'istituto del rating di impresa nasce, soprattutto, dall'esigenza di contrastare la corruzione che
            si riscontra nel settore della contrattualistica pubblica, e questo istituto ha accentuato l'obbligo
            in capo alle amministrazioni e stazioni appaltanti di adottare meccanismi preventivi e, allo
            stesso tempo, la necessità che i soggetti privati forniscano maggiori garanzie di legalità e
            trasparenza.
            Il Dlgs n. 50/2016 istituiva il rating d'impresa come sistema di qualificazione delle imprese, per
            il quale l'Autorità aveva, inoltre, competenza per il rilascio dell'apposita certificazione.
            Il rating di impresa veniva applicato ai soli fini della qualificazione delle aziende: ne conseguiva
            che tale rating non poteva essere oggetto di valutazione ai fini dell'attribuzione di punteggi
            connessi al criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa.
            In ordine a questi rilievi aveva un rinvio esplicito dell'art. 83 c. 10 all'art. 213 comma 7 per cui,
            era possibile affermare l'esistenza di una interdipendenza tra i due istituti, ma il rating
            d'impresa come sistema premiale, non avrebbe dovuto valutare problemi ultronei come la lotta
            alla corruzione pur rilevante nella genesi e nell'applicazione di tutta la normativa: anche perché
            la lettura dell'art. 80 comma 5 lettera l) conferma la fattispecie come causa di esclusione dalla
            partecipazione alla procedura nella fase della qualificazione.
            Alla luce delle modifiche intervenute, il rating d'impresa di valutazione del curriculum delle
            imprese diventa facoltativo e premiante, con punteggi aggiuntivi, in fase di gara – e non
            strumento per penalizzare in gara - le imprese che lo richiederanno, così come si evince dal Dlgs
            n. 56/2017, riformato: «È istituito presso l'Anac, che ne cura la gestione, il sistema del rating di
            impresa e delle relative premialità, per il quale l'Autorità rilascia apposita certificazione agli
            operatori economici, su richiesta».
            Rientrano tra i requisiti reputazionali, di cui tener conto, alla base del rating di impresa, in
            particolare, i precedenti comportamenti dell'impresa, con riferimento al mancato utilizzo del
            soccorso istruttorio, novità del correttivo, alla denuncia di estorsione o casi di corruzione,
            nonché al rispetto dei tempi e dei costi nell'esecuzione dei contratti e dell'incidenza e degli esiti
            del contenzioso sia in sede di partecipazione alle procedure di gara sia in fase di esecuzione del
            contratto.
            Alla luce delle modifiche apportate, per il calcolo del rating di impresa si tiene conto del
            comportamento degli operatori economici tenuto nelle procedure di affidamento avviate solo
            dopo l'entrata in vigore del correttivo, l'Anac, però, potrà attribuire elementi premiali agli
            operatori economici e alle aziende che hanno tenuto comportamenti anteriori all'entrata in
            vigore della presente disposizione conformi a quanto previsto per il rilascio del rating di
            impresa, in modo da non azzerare la storia professionale delle imprese.
            Allo scopo di promuovere in Italia principi etici nei comportamenti aziendali, in attuazione alla
            legge di conversione del decreto legge 24 marzo 2012, n. 29, l'Autorità garante della concorrenza

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30/5/2017                                 Appalti, i punteggi premianti al rating di legalità rischiano di penalizzare le microimprese

            e del mercato (Agcm), in raccordo con i Ministeri della Giustizia e dell'Interno, ha introdotto il
            Regolamento di attribuzione del rating di legalità alle imprese, operanti nel territorio nazionale
            con fatturato sopra i 2 milioni di euro, con l'obiettivo di contrastare le intromissioni della
            criminalità, favorendo i principi etici nell'azione imprenditoriale.
            Il rating di legalità è un tipo di rating che si potrebbe definire etico, destinato alle imprese
            italiane, volto alla promozione e all'introduzione di principi di comportamento etico in ambito
            aziendale, tramite l'assegnazione di un giudizio sul rispetto della legalità da parte delle imprese
            che ne abbiano fatto richiesta e, più in particolare, sul grado di attenzione riposto nella corretta
            gestione del proprio business.
            Per l'attribuzione del rating alle aziende viene convenzionalmente misurato in «+ e ogni tre +
            una stellina» , l'ordinamento ricollega, fin dalla sua costituzione, vantaggi in sede di concessione
            di finanziamenti pubblici.
            La modifica inserita dal Dlgs 56/2017 intende, invece, sottolineare la differenza tra etica (rating
            di legalità) e reputazione (rating di impresa), cioè capacità di buona esecuzione del lavoro che
            invece rimane nell'art. 83 comma 1. La sovrapposizione tra rating di legalità e rating di impresa
            rimane però nell'art. 213 comma 7 e nell'utilizzo di ambedue i criteri negli articoli 93, comma 7, e
            95, comma 13.
            L'art. 213, comma 7, rimasto invariato con il correttivo, conferma la vicinanza dei due istituti,
            «L'Autorità collabora con l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per la rilevazione di
            comportamenti aziendali meritevoli di valutazione al fine dell'attribuzione del "rating di
            legalità" delle imprese di cui all'articolo 5-ter del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito,
            con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27. Il rating di legalità concorre anche alla
            determinazione del rating di impresa di cui all'articolo 83, comma 10».
            L'art. 93, comma 7, modificato dall'art. 59 del D.Lgs n. 56/2017, «[…] Nei contratti di servizi e
            forniture, l'importo della garanzia e del suo eventuale rinnovo è ridotto del trenta per cento, non
            cumulabile con le riduzioni di cui ai periodi precedenti, per gli operatori economici in possesso
            del rating di legalità e rating di impresa o della attestazione del modello organizzativo, […]».
            L'art. 95, comma 13, integrato dal correttivo, cita «[…] i criteri premiali che intendono applicare
            alla valutazione dell'offerta in relazione al maggior rating di legalità e di impresa dell'offerente,
            nonché per agevolare la partecipazione alle procedure di affidamento per le microimprese,
            piccole e medie imprese, per i giovani professionisti e per le imprese di nuova costituzione. […]».
            Nella nuova stesura prevista dal Dlgs. 56/2017, il rating di legalità, art. 5-ter del Dl n. 1/2012,
            assieme al rating d'impresa di cui all'art. 83, comma 10, istituiscono un sistema premiante dei
            requisiti posseduti dall'impresa ai fini dell'accesso alla gara. Detti strumenti, nell'evoluzione
            delle procedure di gara, costituiranno un indice ai fini dell'attribuzione del punteggio
            nell'ambito di affidamenti con criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa.
            Resta da considerare che, in attesa dell'entrata a regime del rating d'impresa, il rating di legalità
            ha una serie di limiti nella sua affidabilità alle piccole e micro imprese, in particolare per il
            fatturato minimo necessario di 2 milioni. Ma nel suo pur positivo utilizzo come requisito
            premiale nell'offerta economicamente più vantaggiosa rischia purtroppo di penalizzare troppo
            chi ancora non lo ha ottenuto, soprattutto le micro imprese.

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30/5/2017                             Bonus edilizi, frena l'emersione del nero: metà del minor gettito non coperto dai maggiori lavori

                                                                                                                          Stampa          Chiudi

            30 Mag 2017

            Bonus edilizi, frena l'emersione del nero:
            metà del minor gettito non coperto dai
            maggiori lavori
            Saverio Fossati

            Poche variazioni nei dati ma alcune verità non tanto comode: le agevolazioni fiscali su
            ristrutturazioni e affitti non servono a far emergere il nero quanto occorrerebbe per andare a
            pari. E la conferma che il peso fiscale è calato sì dal 2015 al 2016 ma per la soppressione della
            Tasi su abitazione principale e “imbullonati”: i soliti 4,5 miliardi che ogni anno il Governo deve
            affannarsi a rendere ai Comuni.
            La presentazione del volume (a cadenza biennale) “Gli immobili in Italia”, ieri a Roma, ha visto
            la presenza del direttore generale delle Finanze, Fabrizia Lapecorella (in video) e del direttore
            delle Entrate, Rossella Orlandi, che hanno sottolineato la centralità dell’aggiornamento della
            banca dati integrata della proprietà immobiliare: mancano ancora alcuni tasselli, come ha
            spiegato Gianni Guerrieri, direttore centrale Osservatorio del mercato immobiliare delle Entrate,
            come l’allineamento tra i dati catastali e quelli dei pubblici registri immobiliari, ma già tra il
            2013 e il 2916 le percentuali si sono invertite e ora solo nel 40% dei casi non c’è il riscontro.
            Nel volume, realizzato con il supporto tecnico di Sogei, La riflessione condotta da Maria Teresa
            Monteduro, dirigente generale al dipartimento delle Finanze, è andata dritta al cuore della
            politica fiscale immobiliare, indagando sul rapporto tra addizionalità fiscale (l’emersione di
            nuova base imponibile) e addizionalità economica (cioè le spese in più che si verificano grazie
            all’agevolazione e portano, appunto, a nuova base imponibile). Dall’analisi dell’andamento delle
            detrazioni per spese di recupero edilizio e riqualificazione energetica emerge che, per andare “in
            pari” con i circa 5,5 miliardi annui di minor gettito, occorrerebbe un incremento delle spese di
            circa il 50%: mentre in realtà questo incremento non super a il 30 per cento. Lo Stato, insomma,
            finanzia direttamente le ristrutturazioni con un contributo a fondo perduto. Non si tratta solo di
            un problema contabile: la manutenzione degli immobili e soprattutto il risparmio energetico
            sono obiettivi più ampi, il secondo soprattutto, ma occorre ragionare anche su questi dati.
            Così come una seria riflessione sull’esenzione dalla Tasi dell’abitazione principale le è stata
            avviata da Alberto Zanardi, membro del Consiglio dell’Ufficio parlamentare di Bilancio: non fa
            bene alla mobilità stimolare l’aquisto dell’abitazione principale (ormai la possiede l 77,4% delle
            famiglie), e crea effetti distorsivi il fatto che gran parte di chi risiede in un Comune di fatto non
            ne finanzi le spese. Meglio sarebbe incoraggiare le locazioni, e con un finanziamento pubblico
            sui canoni piuttosto che tagliando le aliquote d’imposta sugli stessi, scelta che non ha certo
            provocato affitti più economici.
            Luca Dondi dell’Orologio (managing director di Nomisma) ha richiamato l’elevato numero di
            famiglie con propensione all’acquisto di abitazioni 2.278.000), in lieve aumento nel 2017 dopo
            il crollo del 2017, ma anche il calo sul 2016 (-27%) delle famiglie sicure di poter risparmiare.

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30/5/2017                                                Arriva da Torino la prima «scatola nera» per le infrastrutture

                                                                                                                          Stampa   Chiudi

            30 Mag 2017

            Arriva da Torino la prima «scatola nera» per
            le infrastrutture
            Maria Chiara Voci

            È definita la prima «scatola nera delle infrastrutture». Ed è un sistema che consente di
            controllare la salute di un qualsiasi manufatto (sia esso un edificio, un ponte, una galleria, un
            viadotto o una ferrovia), monitorandone in tempo reale le oscillazioni, i cedimenti o le
            variazioni strutturali. Si chiama SHBoX ed è stato ideato dalla Sysdev, società specializzata nello
            sviluppo di soluzioni IoT (Internet of Things), nata nel 2015 all'interno dell'incubatore del
            Politecnico di Torino I3P. Una tecnologia che risponde a una precisa richiesta del mercato: in
            Italia, oltre il 22% degli immobili e più di 1.500 chilometri di strade e ferrovie versano, secondo
            le stime, in un cattivo (o addirittura in un pessimo) stato di conservazione. Il problema è reso
            tanto più evidente dall'attualità dei fatti di cronaca.
            «La nostra mission - spiega Marco Bonvino, fondatore di Sysdev - è stata fin dall'inizio quella di
            proporre sistemi che aumentano l'intelligenza delle tecnologie che già abbiamo a disposizione».
            Nel caso pratico, SHBox è pensato per far interagire di dispositivi diversi: un certo numero di
            sensori strutturali e wireless, autonomi sotto l'aspetto dell'alimentazione e nati per trasmettere
            dati ad ampio raggio; una rete per la raccolta delle informazioni (gateway); una piattaforma
            cloud per l'elaborazione e l'archiviazione pluridecennale dei dati. Su un'interfaccia virtuale,
            viene così ricreata un'infrastruttura gemella a quella reale (digital twin) ed è possibile
            comprendere se la struttura si comporta in modo normale o presenta potenziali anomalie e
            rischi di cedimento. In più, l'utente può scegliere quali parametri privilegiare per una specifica
            analisi (deformazione, temperatura, inclinazione, evento sismico).
            «Il vantaggio - spiega Marco Bonvino, fondatore di Sysdev - è che la soluzione da noi proposta
            può essere applicata con grande facilità, anche per manufatti importanti e che richiedono
            l'impianto di un altro numero di sensori e senza bisogno di modelli matematici della struttura,
            costosi o impossibili da elaborare. Inoltre, l'implementazione presenta un costo contenuto,
            accessibile alle amministrazioni pubbliche. Che, investendo qualche migliaia di euro l'anno,
            evitano di dover poi far fronte ai costi, molto più elevati, per la riparazione di un danno post-
            emergenza».

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Regolamento edilizio-tipo: a che punto
siamo?
30/05/2017

Con la pubblicazione in Gazzetta dell’Intesa 20 ottobre 2016 recante “Intesa, ai sensi
dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le Regioni e i
Comuni concernente l’adozione del regolamento edilizio-tipo di cui all’articolo 4, comma
1- sexies del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380” (G.U. n. 268
del 16/11/2016) si sarebbe dovuta avviare la fase di adeguamento delle Regioni ordinarie.
Tale fase avrebbe avuto come limite ultimo il 18 aprile 2017 con il recepimento da parte
delle Regioni ordinarie dello schema di regolamento edilizio tipo e delle definizioni
uniformi nonché all’integrazione e modificazione, in conformità alla normativa regionale
vigente, della raccolta delle disposizioni sovraordinate in materia edilizia.
Arrivati al 30 maggio 2017, a che punto siamo arrivati?

Puglia
La prima Regione ad adeguare il proprio apparato normativo è stata la Puglia con
la Deliberazione della Giunta Regionale 11 aprile 2017, n. 554 (B.U.R.P. 26/04/2017, n.
49) e successivamente con la Legge Regionale 18 maggio 2017, n. 11 (B.U.R.P.
19/05/2017, n. 58) con cui:
    sono stati dettati il procedimento e i tempi di adeguamento dei Comuni;
       sono state previste le norme transitorie;
       è stata fornita un’indicazione di dettaglio con riferimento alla definizione uniforme di
        superficie accessoria.

In particolare, la Puglia ha previsto un periodo transitorio fino al 25 luglio 2017 per la
presentazione delle pratiche edilizie conformi con la previgente normativa e la possibilità di
realizzare interventi muniti di titolo edilizio valido efficace fino al 23 ottobre 2017.

Liguria
La seconda Regione ad adeguarsi è stata la Liguria con la Deliberazione della Giunta
Regionale 14/04/2017 n. 316 (BURL 17/05/2017) con la quale sono stati definiti i
contenuti, le modalità e i termini di adeguamento dei regolamenti edilizi comunali al
Regolamento Edilizio Tipo e relativa disciplina transitoria.
in particolare, il nuovo Regolamento Edilizio Tipo risulta strutturato in due parti:

       la Parte Prima “Principi generali e disciplina generale dell’attività edilizia”, che
        comprende gli elaborati “Ricognizione delle disposizioni incidenti sugli usi e le
        trasformazioni del territorio e sull’attività edilizia” e “Quadro delle definizioni
        uniformi”;
       la Parte seconda “Disposizioni regolamentari comunali in materia edilizia”, che
        contiene l’indice generale uniforme del regolamento edilizio.

Lazio
La terza e ultima Regione ad adeguarsi è il Lazio con la Deliberazione della Giunta
Regionale 19/05/2017 n. 243 con la quale ha recepito il Regolamento Edilizio Tipo di cui
all'Intesa e approvato i seguenti allegati:
a) Schema di regolamento edilizio tipo integrato a seguito delle osservazioni degli Enti
locali (Allegato 1);
b) Quadro delle definizioni uniformi (Allegato A);
c) Ricognizione delle disposizioni incidenti sugli usi e le trasformazioni del territorio e
sull’attività edilizia, integrata con la normativa regionale (Allegato B);
d) Norme tecniche di dettaglio ai fini della corretta interpretazione delle definizioni
uniformi: criteri per la fase di prima applicazione (Allegato C);
e) Documento di controdeduzione alle osservazioni (Allegato D).
Con la deliberazione viene, inoltre, stabilito un periodo transitorio di 180 giorni per
l'adeguamento dei regolamenti comunali. Dopo l'adeguamento, i Comuni avranno ulteriori
60 giorni per inviare gli schemi dei regolamenti edilizi adottati alla Provincia di
appartenenza o alla Città Metropolitana di Roma Capitale che, entro sessanta giorni dalla
data di ricevimento, potranno far pervenire al Comune osservazioni sulla rispondenza ai
criteri generali indicati, proponendo eventuali modifiche. Decorso tale termine i Comuni
adottano i regolamenti edilizi pronunciandosi motivatamente sulle eventuali osservazioni.
                                                        A cura di Redazione LavoriPubblici.it
© Riproduzione riservata
Ricostruzione Lazio: firmato il patto per
sostenere i comuni colpiti
30/05/2017

Un patto per avviare insieme la rinascita del territorio di Rieti. Firmato oggi (ndr il
26/05/2017) da oltre 20 attori tra associazioni datoriali e sindacati, a cui si aggiungono
anche i 15 comuni dell’area colpita, si propone come un vero e proprio strumento attraverso
il quale sostenere una ricostruzione della comunità, quindi del tessuto civile, culturale ed
economico: un progetto di sviluppo e rilancio per ridare un futuro a queste terre.
Il patto sarà verificabile da un gruppo di monitoraggio costituito dai soggetti
coinvolti, che ogni tre mesi si riunirà per verificare lo stato di attuazione del patto ed
eventuali nuove esigenze. Si tratta di un vero e proprio punto di partenza, un progetto
organico per passare dalla gestione dell’emergenza alla fase di stabilizzazione, rinascita e
sviluppo di un territorio che viveva una fase di grande difficoltà già prima del 24 agosto
2016, a causa di una lunga crisi economica e di un progressivo spopolamento.
Le risorse. Il patto può già contare su risorse totali già allocate da parte di regione e governo
per quasi 500 milioni al netto delle risorse destinate alla ricostruzione. Dei 500 milioni, 267
sono risorse del Governo, e 227,9 della Regione.

8 i settori coinvolti:
1. Sviluppo, con nuovi investimenti per aiutare le imprese e l’occupazione, ma anche
   per attrarre nuovi attori economici. Noi vogliamo che gli imprenditori, anche da
   fuori, vedano che investire in quest’area è conveniente. Ci sono già risorse importanti
   da parte di Governo e Regione: oltre 100 milioni dal Governo; 11 dalla Regione.
2. Infrastrutture: mobilità, trasporti, e banda ultra larga per contrastare l’isolamento di
   questo territorio, che scontava degli svantaggi già prima del sisma. Ecco come: con il
   potenziamento della tratta Rieti-Terni-Roma, con nuovo materiale rotabile, con
   l’elettrificazione della linea e la riqualificazione di stazioni come Fara Sabina e
   Antrodoco e il nodo di Torrita, da concordare con Rfi e Mit; con il completamento
   della Rieti-Torano, con un investimento di circa 30 milioni di euro che si aggiungono
   ad altri 3 milioni per la manutenzione di altre strade; e poi la banda ultralarga, in
   linea con gli impegni presi per tutta la regione.
3. Commercio, attività produttive e artigianato. Al lavoro per sviluppare strumenti
   adeguati al sostegno di tutto il sistema delle imprese locali. Le risorse destinate a
   questa azione sono già comprese nel primo punto sullo sviluppo. E entro l’estate
   apriranno le strutture temporanee di delocalizzazione. Dopo la fase d’ascolto, hanno
   aderito alla proposta di delocalizzazione 326 attività economiche dei comuni colpiti
   dal cratere. La Regione è pronta a fornire tutto il supporto tecnico necessario alle
   imprese ed è prevista anche una deroga all’avviso pubblico per le reti di impresa del
   commercio.
4. Innovazione e sostegno per il settore agroalimentare, per garantire ripari sicura
   agli animali e sistemazioni per gli allevatori. Ad oggi tutte le richieste, sia per le
   stalle che per le casette provvisorie, sono state soddisfatte. Inoltre: sono stati aperti i
   bandi del Psr dedicati all’innovazione delle aziende agricole, allo sviluppo di prodotti
   agricoli, a misure di sostegno per i giovani agricoltori e alla valorizzazione della
   filiera; ci sono 70 milioni di euro di plafond aggiuntivo del Psr; e diventano operativi
   i piani di sviluppo locale presentati dai quattro gruppi di azione locale (Gal) afferenti
   all’area della provincia di Rieti (Sabino, Salto, Turano, Vette Reatine), per i quali
   sono stati stanziati 20 milioni di euro e attivi da maggio 2017.
5. La manovra straordinaria per valorizzare turismo e cultura, nell’area dei comuni
   dell’area del cratere. 13 milioni di euro totali: 12 milioni per lo sviluppo del
   Terminillo, nell’ambito del programma degli interventi già previsti sulla base del
   protocollo d’intesa firmato tra regione e comuni; 400mila euro per una grande
   campagna di promozione turistica con il sostegno ai comuni per realizzare eventi,
   sagre, feste culturali; più forza al turismo sportivo e culturale con interventi sul
   sistema dei Monti della Laga, la Valle del Velino e Cammini di San Francesco.
6. Politiche attive per il lavoro. Un esempio? I bonus per le assunzioni a tempo
   indeterminato nell’area, a cui la Regione ha destinato 4mln per il 2017 e 8 mln per il
   2018. I contributi consolidano le misure del Governo a partire dal contributo una
   tantum di 5000 euro per i liberi professionisti e titolari di partita Iva. Il 23 gennaio
   2017, inoltre, è stata sottoscritto la convenzione che regola il riconoscimento
   dell’indennità una tantum di 5.000 euro ai lavoratori autonomi e il riconoscimento di
   un’indennità di integrazione salariale per i lavoratori subordinati.
7. Diritto alla salute e all’assistenza sanitaria ai cittadini. Le attività del nuovo Posto
   di assistenza socio sanitaria di Amatrice sono state avviate il 1° aprile. Inoltre va
   avanti l’impegno anche per mettere in sicurezza, con il sostegno del Governo, il
   principale hub ospedaliero della zona, l’ospedale De Lellis, sul cui adeguamento
antisismico ci sono oltre 76mln di euro. Tra le altre cose la Regione investe in questo
      territorio anche 8,5 milioni di euro per l’edilizia sanitaria; 2,4 milioni di euro per
      assumere 80 medici precari e altri tecnici specializzati nel 2017; e sul De Lellis, a
      integrazione degli investimenti del governo, saranno destinati 1,3 milioni al pronto
      soccorso; e ulteriori risorse, ancora da quantificare per l’acquisto di 2 colonscopi hd.
      Inoltre aprirà a breve la seconda casa della salute di Rieti e interverremo anche sul
      potenziamento della residenza sanitaria assistenziale con nuovi servizi specialistici e
      il presidio sanitario di Leonessa, attualmente inagibile.
   8. Tempi certi per mettere in sicurezza le scuole, con l’impegno di approvare entro
      inizio giugno 2017, in accordo con i sindaci, un programma pluriennale di interventi
      per elevare al massimo grado di sicurezza sismica tutte le scuole. Infine avvieremo il
      programma “rigenerazione”, per finanziare un piano straordinario rivolto a 100
      giovani tra i 18 e i 35 anni per attività a beneficio della collettività e per progetti
      correlati allo sviluppo economico e sociale del territorio.

“Due mesi fa - ha commentato il presidente Nicola Zingaretti - abbiamo assunto l'impegno
con i cittadini, con coerenza, a non pensare solo alla ricostruzione materiale, cioè solo a
ciò che è stato distrutto dai terremoti, ma da subito abbiamo valutato che la ricostruzione
dovesse essere soprattutto una ricostruzione della comunità, quindi del tessuto civile,
culturale ed economico. Accanto ai provvedimenti che sta adottando il Commissario Errani
era giusto e opportuno lavorare gomito a gomito per la ricostruzione promuovendo un
progetto di sviluppo e rilancio per non far morire la speranza e per ridare un futuro a
queste terre. L'obiettivo è dare prospettive di vita economica e sociale e da qui un Patto in
cui la Regione si assume le maggiori responsabilità”.
“Si tratta di una iniziativa di grandissima importanza perché manifesta la consapevolezza
che dopo l'emergenza bisogna affrontare la fase dello sviluppo - ha affermato l'assessore
allo Sviluppo Economico e Attività Produttive, Guido Fabiani - una fase ancora di medio e
lungo periodo, complicata, difficile e piena di ostacoli, che richiede la partecipazione di tutti
alle condivisioni degli obiettivi. Tutte le firme apposte oggi al Patto manifestano una
consapevolezza collettiva ed è quello che bisogna fare”.

                                                     A cura di Ufficio Stampa Regione Lazio
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Mattarella in Emilia: "La vostra
ricostruzione un punto di riferimento"
30/05/2017

"Voglio dire grazie al Presidente della Repubblica per la presenza nei luoghi del cratere in
questa giornata. Così come il nostro primo pensiero va a coloro che persero la vita cinque
anni fa e ai loro famigliari". Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, interviene al
convegno su "Fare scuola. Ricostruzione, innovazione e comunità", organizzato il 29
maggio 2017 nell'Aula magna "Rita Levi Montalcini" del nuovo polo scolastico
diMirandola, nel modenese, appuntamento che vede la presenza del capo dello
Stato, Sergio Mattarella, nel giorno in cui il 29 maggio 2012 la seconda terribile scossa di
terremoto, dopo quella del 20, colpì in maniera drammatica l'Emilia nelle province di
Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia.
Oltre a Bonaccini, commissario di Governo alla ricostruzione, ad accogliere Mattarella ci
sono il prefetto di Modena, Maria Patrizia Paba, il presidente della Provincia di
Modena, Giancarlo Muzzarelli, e il sindaco di Mirandola, Maino Benatti.

"La ricostruzione prosegue, ma qui le cose hanno
funzionato"
Oltre che per riflettere sull'esperienza della ricostruzione delle scuole (quasi 350 milioni
di euro destinati a 569 interventi, 417 strutture ricostruite o ripristinate, 118 edifici scolastici
costruiti ex novo), l'incontro rappresenta anche l'occasione per presentare al presidente della
Repubblica i risultati raggiunti finora con la ricostruzione, un bilancio di cinque anni
tracciato dal presidente della Regione, che ha ringraziato il suo predecessore, Vasco Errani,
"per il lavoro fatto negli anni scorsi, oltre che per l'impegno oggi nell'area del sisma in
Centro Italia", e l'allora capo della Protezione civile, Franco Gabrielli.
"Sapete bene - spiega Bonaccini - che a me non piace la parola 'modello'. Noi siamo
persone con i piedi per terra e non abbiamo niente da insegnare a nessuno. Oggi però
abbiamo l'orgoglio di vedere i segni - le opere e i fatti - che dimostrano innanzitutto la
forza della nostra regione e di chi la abita e che qui le cose hanno funzionato. E primo fra
tutti ha funzionato il rapporto con le istituzioni, il rapporto costante con lo Stato centrale.
C'è ancora da fare, penso ad esempio ai centri storici, cuore pulsante della nostra identità.
Stiamo però parlando delle aree maggiormente vincolate, che richiedono quindi attenzioni
e cure particolari".
"Questo è stato definito il primo terremoto economico e industriale nel nostro Paese,
avendo colpito una striscia di terra che da sola produceva il 2% del Pil nazionale. Oggi è
stato azzerato il monte ore di cassa integrazione che era stato previsto all'inizio e molte
aziende hanno fatturati addirittura superiore a quelli antecedenti il sisma. Nove famiglie su
dieci sono tornate nelle proprie case e nessuno abita più nei moduli abitativi provvisori. In
un contesto, però, in cui la direttrice principale fu quella di pensare alle scuole, che
rappresentano il filo rosso verso il futuro: è stato importante destinare da subito lì la nostra
fatica, cioè verso il bene più prezioso che abbiamo, ovvero i nostri figli e i nostri nipoti".
"Come ho già avuto modo di dire quando mi viene chiesto il voto da dare a questa
ricostruzione - prosegue il presidente della Regione - io rispondo che guardo non ai voti ma
ai volti. Ai volti delle persone a cui abbiamo dato risposta. Questo è il nostro lavoro e posso
garantire che non ci fermeremo fino a quando l'ultima pietra non sarà ricollocata lì dove
era caduta. Se avessimo sradicato le comunità da questi luoghi, il danno sarebbe stato
incalcolabile. Il nostro obiettivo, infatti, è stato di riportare le persone a vivere, lavorare,
pregare, e anche divertirsi, esattamente nei luoghi in cui lo facevano prima".
Un "grazie quindi a tutti quelli che ci hanno aiutato, all'enorme solidarietà di cui abbiamo
beneficiato, un sostegno arrivato da ogni parte d'Italia e anche dall'estero. Un aiuto che
ora ricambiamo nei luoghi colpiti dal sisma in Centro Italia: sappiano che noi non li
abbandoneremo e che dopo la fase di prima emergenza sarà anche nella ricostruzione che
intendiamo restituire il tanto che abbiamo ricevuto. E proprio l'altro giorno ho avuto modo
di ringraziare gli oltre duemila volontari della Protezione civile regionale e gli oltre
cinquecento tecnici e dipendenti comunali dell'Emilia-Romagna che hanno operato nelle
aree del sisma".
"Caro presidente - ha terminato Bonaccini rivolto al capo dello Stato - ai bambini piacciono
gli aquiloni e gli aquiloni si alzano in volo quando il vento è contrario. La gente di qui ha
saputo far volare quegli aquiloni".

"Avete il sostegno di tutta l'Italia"
Nel suo intervento, il presidente della Repubblica sottolinea "il risultato di grande rilievo
che si registra qui in Emilia a cinque anni di distanza", la "vostra volontà e la vostra forza
hanno scacciato le paure e avviato una ricostruzione di grande successo". Certo, "resta
ancora molto da fare, i centri storici e gli edifici pubblici, ma parliamo dei punti di
riferimento più pazienti delle comunità ed è stato giusto privilegiare scuole e aziende". La
"ricostruzione in Emilia è un punto di riferimento", afferma Mattarella, e le "garanzie di
sicurezza e gli standard di qualità raggiunti qui rappresentano condizioni che vanno estese
ovunque". Certo è, chiude il capo dello Stato tornando all'Emilia e al lavoro che rimane,
"che avete il sostegno di tutta l'Italia".
A seguire, il presidente Mattarella ha avuto modo di vedere alcune tra le opere pubbliche
ricostruite simbolo del sapere: accanto all'Aula magna, insieme anche all'assessore regionale
alla Scuola, formazione, università, Patrizio Bianchi, ha infatti visitato il Tpm, Technology
park for medicine, la biblioteca comunale "Eugenio Garin" e le scuole elementari
"Dante Alighieri".
Successivamente si è spostato a Pieve di Cento, nel bolognese, per l'inaugurazione
della "Casa della musica", struttura realizzata con le risorse del fondo di solidarietà di
imprese e lavoratori emiliano-romagnoli per la ricostruzione post-sisma. Qui è stato ricevuto
dal sindaco di Pieve di Cento, Sergio Maccagnani, dal presidente Confindustria Emilia-
Romagna, Maurizio Marchesini, e dai rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil dell'Emilia-
Romagna.
Nel pomeriggio, infine, a Crevalcore (Bo) alle ore 15, il ministro Lorenzin visiterà
la"Casa della salute Terre d'Acqua Barberini", struttura ricostruita dopo il terremoto del
2012. Con lei il presidente Bonaccini, gli assessori regionali alla Salute, Sergio Venturi, e
alla ricostruzione post-sisma, Palma Costi, il direttore generale dall'Azienda Usl di
Bologna, Chiara Gibertoni, e l'assessore del Comune di Bologna, Luca Rizzo Nervo.
                                       A cura di Ufficio Stampa Regione Emilia Romagna
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Ordigni bellici inesplosi (Obi): dal 26
giugno 2016 parte l'obbligo di
valutazione del rischio
30/05/2017

La Legge n. 177/2012, modificando l'allegato XV al D.Lgs. n. 81/2008 (Testo Unico
Sicurezza), ha previsto che a partire dal 26 giugno 2016 il coordinatore per la sicurezza in
fase di progettazione (CSP) effettui l'analisi dei rischi presenti in cantiere facendo attenzione
anche al rischio di esplosione derivante dall'innesco accidentale di un ordigno bellico
inesploso rinvenuto durante le attività di scavo.

Considerato che si stima ci siano in Italia circa 15.000 tonnellate di ordigni inesplosi, il
Consiglio Nazionale degli Ingegneri, su proposta del Gruppo di Lavoro Sicurezza
coordinato dal Consigliere Gaetano Fede, dopo una fattiva e concreta collaborazione con
numerosi Ordini provinciali e con il Genio Militare di Padova e Caserta, ha approvato le
"Linee Guida per la valutazione del rischio da ordigni bellici inesplosi", pubblicate con
la circolare 26 maggio 2017, n. 69, finalizzate ad indirizzare gli approcci dei CSP riguardo
all'obbligo di valutazione del rischio derivante dal rinvenimento di ordigni bellici inesplosi
(obi).
Ricordiamo che la valutazione del rischio inerente la presenza di ordigni bellici inesplosi si
riferisce alle attività di scavo, di qualsiasi profondità e tipologia, come espressamente
previsto dall'art. 28 del d.lgs. n. 81/2008, rientranti nel campo di applicazione del titolo IV.

Le linee guida:

       introducono un insieme di raccomandazioni sviluppate sulla base delle conoscenze
        disponibili;
       sono redatte allo scopo di rendere appropriato, e con elevati standard di qualità,
        l'approccio e il comportamento del CSP per la valutazione del rischio di
        rinvenimento di obi;
       rappresentano la base di partenza per progettare le più adeguate misure di
        prevenzione e protezione in analogia all'adozione di approcci, comportamenti e
        "modus operandi" commisurati agli scenari di rischio prevedibili.

Le linee guida sono strutturate in 7 capitoli e 3 allegati:

   1.   Premessa
   2.   Riferimenti normativi
   3.   Campo di applicazione
   4.   Le figure coinvolte: ruoli e responsabilità
   5.   Contenuti minimi del PSC
   6.   Analisi preliminari: storica, documentale e strumentale
   7.   Costi della sicurezza

Allegati

       Appendice 1 – Modifiche al testo unico sulla sicurezza introdotte dalla L. 177/12
       Appendice 2 – Procedura tecnico-amministrativa prevista dal Ministero della Difesa
       Appendice 3 – Giurisdizioni dei reparti infrastrutture del Ministero della Difesa

Il allegato le linee guida del CNI.

                                                        A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Via libera al Fondo Investimenti, in
arrivo 47 miliardi in 15 anni
di Paola Mammarella
20 miliardi per infrastrutture e trasporti, 8 miliardi per la sicurezza di scuole, musei e
edifici pubblici, il resto a periferie, ricerca e ambiente

30/05/2017 – In arrivo 47 miliardi di euro in 15 anni. Il presidente del Consiglio,
Paolo Gentiloni, ha firmato ieri il dpcm che ripartisce le risorse del Fondo
Investimenti su diverse linee di intervento.

“Un grande Paese deve permettersi il lusso di una programmazione di lungo
periodo – ha commentato Gentiloni in conferenza stampa – perché uno Stato che
investe in opere pubbliche a lungo termine è uno Stato che investe in sicurezza del
territorio e avvicina le tasse pagate dai cittadini alla comunità”.

Il Fondo, lo ricordiamo, è stato istituito dalla Legge di Bilancio 2017 per
assicurare lo sviluppo infrastrutturale del Paese con una dotazione di 1,9 miliardi
di euro per l'anno 2017, 3,15 miliardi per il 2018, 3,5 per l'anno 2019 e tre miliardi
di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2032.

20 miliardi per le infrastrutture, 8 per gli edifici pubblici
“La parte da leone – ha spiegato Gentiloni in conferenza stampa – la fanno le
opere infrastrutturali”. Uno stanziamento di 20 miliardi di euro coprirà infatti una
serie di interventi per la realizzazione di strade, ferrovie (sia quelle gestite da Rfi
sia quelle locali), infrastrutture portuali e Mose. Una parte delle risorse sarà
destinata al Fondo progettazione previsto dal Codice Appalti.

Altro capitolo sostanzioso sarà quello della messa in sicurezza degli edifici
pubblici, cui sono stati destinati 8 miliardi di euro. Tra gli immobili citati da
Gentiloni in conferenza stampa ci sono in particolare scuole e musei. In questo
ambito rientreranno i lavori per la difesa del suolo, la rimozione delle barriere
architettoniche.

Le altre iniziative del Fondo Investimenti
Il Fondo si occuperà anche del risanamento delle periferie con 800 milioni con
cui si finanzieranno altri 50 progetti dei 120 approvati. Le risorse, lo ricordiamo,
costituiscono la seconda tranche di uno stanziamento complessivo da 2,1 miliardi
di euro. I primi 500 milioni sono stati già assegnati ai primi 24 progetti della
graduatoria.

Previsti infine investimenti per la ricerca, l’informatizzazione della giustizia, il
sostegno alla competitività delle imprese e alle esportazioni.

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Fisco e professionisti, arrivano gli
indici di affidabilità fiscale
di Rossella Calabrese
Dalla Rete Professioni Tecniche via libera con riserva allo strumento che sostituirà gli
studi di settore

30/05/2017 - È stato approvato dalla Commissione Bilancio della Camera un
emendamento alla Manovrina che disciplina gli indici sintetici di affidabilità
fiscale, lo strumento pensato per sostituire gli studi di settore.

Indici sintetici di affidabilità fiscale, come funzioneranno
L’emendamento, presentato dal deputato Michele Pelillo, istituisce gli indici
sintetici di affidabilità fiscale per gli esercenti attività di impresa, arti o
professioni, finalizzati a favorire l’emersione spontanea delle basi imponibili e di
stimolare l’assolvimento degli obblighi tributari da parte dei contribuenti e il
rafforzamento della collaborazione tra questi e l’Amministrazione finanziaria,
anche con l’utilizzo di forme di comunicazione preventiva rispetto alle scadenze
fiscali.

Gli indici, elaborati con una metodologia basata su analisi di dati e informazioni
relativi a più periodi d’imposta, rappresentano la sintesi di indicatori elementari
tesi a verificare la normalità e la coerenza della gestione aziendale o professionale,
anche con riferimento a diverse basi imponibili, ed esprimono su una scala da 1
a 10 il grado di affidabilità fiscale riconosciuto a ciascun contribuente, anche al
fine di consentire a quest’ultimo, sulla base dei dati dichiarati entro i termini
ordinariamente previsti, l’accesso ad un regime premiale.

Decreto Fiscale, disegno di legge, Manovrina
L’emendamento appena approvato ripropone il contenuto del disegno di legge
4440 ‘Istituzione degli indici sintetici di affidabilità fiscale per gli esercenti attività
di impresa, arti e professioni’, presentato il 20 aprile 2017 dallo stesso Pelillo e
altri. Con la Manovrina i tempi di approvazione saranno sicuramente più rapidi.

Gli indici sintetici di affidabilità fiscale non sono tuttavia una novità: sono stati
infatti introdotti alla fine del 2016 dal Decreto Fiscale (articolo 7-bis della Legge
225/2016 di conversione del DL 193/2016). Sia l’emendamento alla Manovrina
che il disegno di legge 4440 contengono infatti l’abrogazione dell’articolo 7-bis
del Decreto Fiscale.

Rete Professioni Tecniche: ‘ok con riserva’
“Gli indici sintetici di affidabilità fiscale rappresentano un’evoluzione degli studi
di settore con i quali i professionisti tecnici si sono confrontati negli ultimi anni. Il
passaggio da uno strumento all’altro deve avvenire all’insegna della
semplificazione e della sinergia preventiva tra professionista e fisco”.

“I professionisti tecnici svolgono un ruolo sussidiario, dunque sono aperti alla
massima collaborazione con lo Stato anche in ambito fiscale. Anche in ragione di
questo spirito di collaborazione, abbiamo chiesto di sostenere la nostra battaglia
sull’equo compenso e di essere ascoltati quando riprenderanno le audizioni in
tema di Ddl concorrenza”.

Così si è espressa la Rete delle Professioni Tecniche in audizione presso la
Commissione Finanze della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame del
disegno di legge 4440, riproposto come emendamento alla Manovrina e approvato
dalla Commissione Bilancio.

La Rete ha dato un giudizio complessivamente positivo sui contenuti del disegno
di legge, dal momento che l’utilizzo degli studi di settore ha favorito un
comportamento più corretto dei contribuenti, con la conseguente emersione di
ricavi e compensi. Ma l’istituzione degli indici sintetici di affidabilità fiscale -
avvertono i professionisti - comporta l’utilizzo di un sistema di indicatori più
ampio e occorrerà stabilire il peso che ogni indicatore avrà nelle stime che si
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