Consiglio Nazionale dei Geologi - 30 maggio 2017
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Quotidiano Data 30-05-2017 Pagina 35 Foglio 1/2 024697 Codice abbonamento: Libere Professioni
Quotidiano Data 30-05-2017 Pagina 35 Foglio 2/2 024697 Codice abbonamento: Libere Professioni
TERREMOTI
30/05/2017 Pag. 1
30/05/2017 Pag. 1
30/05/2017 Pag. 1
30/05/2017 Pag. 33
30/05/2017 Pag. 1
30/05/2017 Pag. 1
30/05/2017 Pag. 1
30/05/2017 Pag. 1
30/5/2017 Sismabonus, sconti estesi agli immobili venduti dalle imprese dopo le demolizioni Stampa Chiudi 30 Mag 2017 Sismabonus, sconti estesi agli immobili venduti dalle imprese dopo le demolizioni Giuseppe Latour La manovrina apre le porte del sismabonus ai costruttori. È questo l'effetto di un emendamento votato sabato dalla commissione Bilancio della Camera che, di fatto, getta le basi per grandi operazioni di messa in sicurezza di interi fabbricati. Nelle zone sismiche 1 le imprese potranno demolire e ricostruire gli immobili, rivendendo gli appartamenti con uno sconto fiscale incorporato, dall'importo massimo dell'85 per cento: il bonus massimo sarà teoricamente di oltre 81mila euro per unità. Facile calcolare che il beneficio, spalmato su tutte le abitazioni, potrà facilmente sfondare il milione di euro. La norma votata da Montecitorio mette una toppa su una delle mancanze fondamentali della legge di Bilancio, denunciata più volte proprio dalle imprese del settore: lo scarso impatto del sismabonus sulle operazioni più rilevanti. L'emendamento, però, prevede una limitazione: si applica solo alle zone ad elevato rischio sismico (zone 1). In questi casi, le imprese potranno effettuare la messa in sicurezza degli edifici mediante demolizione e ricostruzione, «allo scopo di ridurne il rischio sismico». Questi interventi potranno essere anche combinati con i piani casa regionali, laddove questi prevedano la possibilità di variazione volumetrica rispetto alla sagoma preesistente. Questi investimenti potranno essere impacchettati e rivenduti, con lo sconto fiscale incorporato. Entro diciotto mesi dalla data di conclusione dei lavori, infatti, i costruttori potranno vendere gli immobili e cedere le relative detrazioni di imposta agli acquirenti. E qui arriva un'altra novità molto importante: gli sconti avranno delle aliquota speciali, riprese di peso dagli sconti per le parti comuni degli edifici condominiali. In caso di salto di una sola classe lo sconto sarà del 75 per cento, mentre per il doppio salto si sale all'85 per cento «del prezzo della singola unità immobiliare, risultante nell'atto pubblico di compravendita». Quindi, l'agevolazione non sarà agganciata all'importo degli interventi effettuati ma al prezzo di vendita. Seguendo uno schema specifico per questo tipo di operazioni. L'importo massimo della spesa sarà pari a 96mila euro per unità immobiliare. Quindi, in caso di sconto massimo per il doppio salto di classe (85%), si potranno incassare oltre 81mila euro per appartamento. Il conto è semplice. Una palazzina di medie dimensioni (5 piani con tre appartamenti ciascuno) potrà contare su una spinta dal valore di oltre 1,2 milioni di euro. L'operazione potrà avere una costruzione ancora più complessa nel caso in cui si opti per la cessione del credito. I soggetti beneficiari, infatti, potranno trasferire la detrazione alle imprese che hanno effettuato gli interventi o ad altri soggetti privati, «con facoltà di successiva cessione del credito». Resta esclusa, come per la legge di Bilancio 2017, la cessione a istituti di credito e intermediari finanziari. Infine, una nota sulle coperture. La manovrina accantona 400mila euro per il 2017, 7,3 milioni per il 2018 e 14,5 milioni per il 2019. Si procede così, con importi crescenti fino ad arrivare intorno a quota 30 milioni di euro. http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEIxi4UB/0
30/5/2017 Antisismica, 40 milioni per i progetti nei comuni delle aree a più alto rischio Stampa Chiudi 30 Mag 2017 Antisismica, 40 milioni per i progetti nei comuni delle aree a più alto rischio Massimo Frontera Un fondo di 40 milioni per finanziare i progetti di opere pubbliche nei comuni a più elevato rischio sismico (zone 1). La novità arriva dalla Commissione Bilancio della Camera, dove ieri, un emendamento del relatore, Mauro Guerra (Pd), ha aggiunto alla manovrina il nuovo articolo 41- bis volto appunto a finanziare l'attivita di progettazione degli enti locali. L'emendamento, leggermente modificato da alcuni subemendamenti, prevede una somma complessiva di 40 milioni suddivisa in tre tranches: 5 milioni nel 2017, 15 milioni nel 2018 e 20 milioni nel 2019. Le risorse sono a carico del fondo per la ricostruzione delle aree terremotate previsto dalla stessa manovrina (articolo 41). Le risorse serviranno a sostenere la progettazione in genere di opere pubbliche, sia riferite alle nuove realizzazioni, sia riferite a interventi di adeguamento sismico di opere già realizzate. L'ambito di applicazione è riferito a tutti i comuni che si trovano nelle aree a maggior rischio sismico, cioè le aree classificate 1 in base alla mappa della protezione civile varata nel 2006. Il testo prevede un termine per la presentazione delle richieste, indicato nel 15 settembre 2017 in prima attuazione e nel 15 giugno per i successivi due anni. La sintesi delle richieste e la graduatoria sarà resa nota con Dm (Interno - Economia) entro il 15 novembre successivo. Il contributo potrà finanziare progettazioni di livello esecutivo e definitivo, dando priorità alle richieste che arriveranno dai comuni più piccoli (meno di tremila abitanti). «Qualora l'entità delle richieste pervenute superi l'ammontare delle risorse disponibili - si legge nel testo - l'attribuzione è effettuata a favore dei comuni che presentano la maggiore incidenza del fondo di cassa al 31 dicembre dell'esercizio precedente rispetto al risultato di amministrazione risultante dal rendiconto di gestione del medesimo esercizio». Il comma 8 dell nuovo articolo lascia pensare a un affidamento in house, con ruolo tecnico affidato a Invitalia o Fintecna. Recita infatti il testo: «Al fine di sostenere le attività di progettazione da parte dei comuni di cui al comma 1, nell'ambito di una specifica convenzione, gli stessi possono avvalersi, con oneri a carico del contributo concesso ai sensi del presente articolo, del supporto della Invitalia Spa (nel testo precedente, modificato con un subemendamento, si indicava la Consip, ndr) o della Cassa depositi e prestiti o società da essa controllate». http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AES9MBVB/0
30/5/2017 Gentiloni firma il Dpcm: «Investimenti per 47 miliardi da realizzare in 25 anni» Stampa Chiudi 30 Mag 2017 Gentiloni firma il Dpcm: «Investimenti per 47 miliardi da realizzare in 25 anni» Alessandro Arona e Giuseppe Latour Investimenti pubblici per 47 miliardi da realizzare nei prossimi 25 anni, interamente con risorse pubbliche statali. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha firmato ieri a Palazzo Chigi il Dpcm di ripartizione dei fondi previsti dalla legge di Bilancio 2017. Il decreto, già annunciato dal governo l’11 aprile in occasione del Def, va ora al Parlamento per un parere e poi alla Corte dei Conti. È stata la legge di Bilancio 2017, al comma 140, a istituire il nuovo Fondo investimenti, con 1,9 miliardi per l’anno 2017, 3,15 nel 2018, 3,5 nel 2019 e tre miliardi di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2032 (stanziamenti per 15 anni dunque, mentre Gentiloni ha parlato di «investimenti da realizzare in 25 anni»). In tutto 47 miliardi, da ripartire entro i tetti annui di spesa sopra indicati. I primi 800 milioni sono stati già assegnati al piano periferie (Dpcm in registrazione) e altri 400 milioni sono stati assegnati agli investimenti delle Regioni con il Dl Manovra n. 50/2017. «Purtroppo negli ultimi anni – ha detto il premier Gentiloni – gli investimenti pubblici non hanno avuto il ritmo che avremmo voluto. Ma oggi diamo avvio a un grande piano di investimenti pubblici, per infrastrutture e non solo. Nel nostro Paese non siamo abituati a una programmazione così lunga, ma per realizzare investimenti pubblici è questo l'orizzonte temporale giusto». I 47 miliardi sono ripartiti in sei capitoli di spesa, il più consistente, da 20,4 miliardi, è dedicato alle infrastrutture. Dentro ci sono le risorse per il contratto di programma Rfi 2017-2021 (9,9 miliardi), circa 5 miliardi per gli investimenti Anas, e poi i fondi per i porti e il Mose di Venezia. Poco meno di un miliardo andrà al fondo progettazione del Mit. La seconda voce rilevante (7,7 miliardi) è per la messa in sicurezza di edifici pubblici e territorio; prevenzione del rischio sismico, messa in sicurezza di scuole, musei e altri edifici pubblici, il progetto Casa Italia per gli edifici privati. Gli investimenti per la riduzione del rischio idrogeologico fanno, invece, parte del capitolo dedicato al miglioramento della qualità del territorio e delle città. Vale circa 1,7 miliardi e comprende anche investimenti su reti idriche, edilizia sanitaria, rimozione delle barriere architettoniche. Per arrivare a quota 47 miliardi bisogna conteggiare i piani di Mise e Difesa sulla sicurezza nazionale e l’alta tecnologia (12,8 miliardi). Infine, completano il quadro due miliardi per la ricerca e alcune misure per il sostegno della competitività e delle esportazioni (1,7 miliardi): riguardano l’informatizzazione della giustizia e il potenziamento del credito. Un giudizio positivo sul piano arriva dal presidente Ance, Gabriele Buia: «Finalmente l’Italia alza lo sguardo dopo anni di restrizioni di bilancio». Adesso, però, è importante «rimuovere gli ostacoli burocratici» per trasformare le risorse in cantieri. http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AE9A9HVB/0
30/5/2017 Appalti, i punteggi premianti al rating di legalità rischiano di penalizzare le microimprese Stampa Chiudi 30 Mag 2017 Appalti, i punteggi premianti al rating di legalità rischiano di penalizzare le microimprese Mauro Miccio Il 5 maggio 2017 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 132 il decreto correttivo n. 56/2017 recante «Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50», ad un anno dalla sua entrata in vigore, nel quale è stato riproposto il rating di impresa. Era ed è istituito, dunque, presso l'Anac, un sistema di rating di impresa e le relative premialità, da applicarsi ai soli fini della qualificazione delle imprese. Il suddetto sistema prevede che l'Anac definisca i requisiti reputazionali e i criteri di valutazione, effettuati sulla base di indici qualitativi e quantitativi, oggettivi e misurabili, nonché sulla base di accertamenti definitivi che esprimono l'affidabilità dell'impresa. Com'è noto, l'art. 1, comma 1, lett. e) della legge delega affidava al Governo il compito di semplificare e riordinare il quadro normativo vigente anche nella convinzione che, per combattere la corruzione, fossero necessarie poche regole precise, certe e sicure nell'applicazione. In tal senso, un'azione molto importante è stata svolta dagli interventi chiarificatori da parte dell'Anac (Autorità nazionale Anticorruzione) e i molteplici controlli, – ai sensi del comma 2 dell'articolo 211 del Dlgs n. 50/2016, che sottolinea il potere di raccomandazione vincolante e la misura che autorizza l'Anac a intervenire in tempo quasi reale sulla gestione delle gare da parte delle stazioni appaltanti, intimando ai funzionari di correggere atti e procedure giudicate illegittime con la minaccia di sanzioni fino a 25mila euro, svolti anche con poteri sanzionatori, al fine di reprimere la dilagante corruzione. Oggi la cosiddetta soft law e tutte le linee guida già emesse dall'Anac, alla luce del Decreto correttivo, dovranno essere in gran parte rivisitate in funzione del nuovo procedimento normativo. Il Dlgs n. 56/2017 se da un lato perfeziona e conferma i pilastri fondamentali dell'impianto normativo n. 50/2016, dall'altro promuove delle integrazioni e delle modifiche, che comportano una nuova fase di studio. Nel nuovo decreto bisogna evidenziare, in un quadro d'insieme, le principali linee direttrici, fra le quali, in primo luogo, si delineano quelle che confermano l'impianto del Dlgs n. 50/2016, accentuando una maggiore trasparenza nella lotta alla corruzione; in secondo luogo, quelle che apportano modifiche, reintroducendo o togliendo alcuni istituti (si pensi all'istituto dell'appalto integrato, che, seppur in modo temporaneo, viene riammesso); le linee che riguardano la spesa pubblica nel profilo della tempistica dei pagamenti e sotto il profilo dei controlli. Nella stesura originaria del Dlgs n. 50/2016, all'art 83, comma 10, il rating di legalità e il rating http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEPp8xUB/0
30/5/2017 Appalti, i punteggi premianti al rating di legalità rischiano di penalizzare le microimprese d'impresa convivevano, per il tramite dei requisiti reputazionali, i quali in base a tale artivolo «… tengono conto, in particolare, del rating di legalità rilevato dall'Anac in collaborazione con l'Agcm, ai sensi dell'articolo 213, comma 7 …». L'art. 83, comma 1, stabilisce che i criteri di selezione riguardano esclusivamente: a) i requisiti di idoneità professionale; b) la capacità economica e finanziaria; c) le capacità tecniche e professionali. Tali requisiti sono attinenti e proporzionati all'oggetto dell'appalto, tenendo presente l'interesse pubblico ad avere il più ampio numero di potenziali partecipanti, nel rispetto dei principi di trasparenza e rotazione. L'istituto del rating di impresa nasce, soprattutto, dall'esigenza di contrastare la corruzione che si riscontra nel settore della contrattualistica pubblica, e questo istituto ha accentuato l'obbligo in capo alle amministrazioni e stazioni appaltanti di adottare meccanismi preventivi e, allo stesso tempo, la necessità che i soggetti privati forniscano maggiori garanzie di legalità e trasparenza. Il Dlgs n. 50/2016 istituiva il rating d'impresa come sistema di qualificazione delle imprese, per il quale l'Autorità aveva, inoltre, competenza per il rilascio dell'apposita certificazione. Il rating di impresa veniva applicato ai soli fini della qualificazione delle aziende: ne conseguiva che tale rating non poteva essere oggetto di valutazione ai fini dell'attribuzione di punteggi connessi al criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. In ordine a questi rilievi aveva un rinvio esplicito dell'art. 83 c. 10 all'art. 213 comma 7 per cui, era possibile affermare l'esistenza di una interdipendenza tra i due istituti, ma il rating d'impresa come sistema premiale, non avrebbe dovuto valutare problemi ultronei come la lotta alla corruzione pur rilevante nella genesi e nell'applicazione di tutta la normativa: anche perché la lettura dell'art. 80 comma 5 lettera l) conferma la fattispecie come causa di esclusione dalla partecipazione alla procedura nella fase della qualificazione. Alla luce delle modifiche intervenute, il rating d'impresa di valutazione del curriculum delle imprese diventa facoltativo e premiante, con punteggi aggiuntivi, in fase di gara – e non strumento per penalizzare in gara - le imprese che lo richiederanno, così come si evince dal Dlgs n. 56/2017, riformato: «È istituito presso l'Anac, che ne cura la gestione, il sistema del rating di impresa e delle relative premialità, per il quale l'Autorità rilascia apposita certificazione agli operatori economici, su richiesta». Rientrano tra i requisiti reputazionali, di cui tener conto, alla base del rating di impresa, in particolare, i precedenti comportamenti dell'impresa, con riferimento al mancato utilizzo del soccorso istruttorio, novità del correttivo, alla denuncia di estorsione o casi di corruzione, nonché al rispetto dei tempi e dei costi nell'esecuzione dei contratti e dell'incidenza e degli esiti del contenzioso sia in sede di partecipazione alle procedure di gara sia in fase di esecuzione del contratto. Alla luce delle modifiche apportate, per il calcolo del rating di impresa si tiene conto del comportamento degli operatori economici tenuto nelle procedure di affidamento avviate solo dopo l'entrata in vigore del correttivo, l'Anac, però, potrà attribuire elementi premiali agli operatori economici e alle aziende che hanno tenuto comportamenti anteriori all'entrata in vigore della presente disposizione conformi a quanto previsto per il rilascio del rating di impresa, in modo da non azzerare la storia professionale delle imprese. Allo scopo di promuovere in Italia principi etici nei comportamenti aziendali, in attuazione alla legge di conversione del decreto legge 24 marzo 2012, n. 29, l'Autorità garante della concorrenza http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEPp8xUB/0
30/5/2017 Appalti, i punteggi premianti al rating di legalità rischiano di penalizzare le microimprese e del mercato (Agcm), in raccordo con i Ministeri della Giustizia e dell'Interno, ha introdotto il Regolamento di attribuzione del rating di legalità alle imprese, operanti nel territorio nazionale con fatturato sopra i 2 milioni di euro, con l'obiettivo di contrastare le intromissioni della criminalità, favorendo i principi etici nell'azione imprenditoriale. Il rating di legalità è un tipo di rating che si potrebbe definire etico, destinato alle imprese italiane, volto alla promozione e all'introduzione di principi di comportamento etico in ambito aziendale, tramite l'assegnazione di un giudizio sul rispetto della legalità da parte delle imprese che ne abbiano fatto richiesta e, più in particolare, sul grado di attenzione riposto nella corretta gestione del proprio business. Per l'attribuzione del rating alle aziende viene convenzionalmente misurato in «+ e ogni tre + una stellina» , l'ordinamento ricollega, fin dalla sua costituzione, vantaggi in sede di concessione di finanziamenti pubblici. La modifica inserita dal Dlgs 56/2017 intende, invece, sottolineare la differenza tra etica (rating di legalità) e reputazione (rating di impresa), cioè capacità di buona esecuzione del lavoro che invece rimane nell'art. 83 comma 1. La sovrapposizione tra rating di legalità e rating di impresa rimane però nell'art. 213 comma 7 e nell'utilizzo di ambedue i criteri negli articoli 93, comma 7, e 95, comma 13. L'art. 213, comma 7, rimasto invariato con il correttivo, conferma la vicinanza dei due istituti, «L'Autorità collabora con l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per la rilevazione di comportamenti aziendali meritevoli di valutazione al fine dell'attribuzione del "rating di legalità" delle imprese di cui all'articolo 5-ter del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27. Il rating di legalità concorre anche alla determinazione del rating di impresa di cui all'articolo 83, comma 10». L'art. 93, comma 7, modificato dall'art. 59 del D.Lgs n. 56/2017, «[…] Nei contratti di servizi e forniture, l'importo della garanzia e del suo eventuale rinnovo è ridotto del trenta per cento, non cumulabile con le riduzioni di cui ai periodi precedenti, per gli operatori economici in possesso del rating di legalità e rating di impresa o della attestazione del modello organizzativo, […]». L'art. 95, comma 13, integrato dal correttivo, cita «[…] i criteri premiali che intendono applicare alla valutazione dell'offerta in relazione al maggior rating di legalità e di impresa dell'offerente, nonché per agevolare la partecipazione alle procedure di affidamento per le microimprese, piccole e medie imprese, per i giovani professionisti e per le imprese di nuova costituzione. […]». Nella nuova stesura prevista dal Dlgs. 56/2017, il rating di legalità, art. 5-ter del Dl n. 1/2012, assieme al rating d'impresa di cui all'art. 83, comma 10, istituiscono un sistema premiante dei requisiti posseduti dall'impresa ai fini dell'accesso alla gara. Detti strumenti, nell'evoluzione delle procedure di gara, costituiranno un indice ai fini dell'attribuzione del punteggio nell'ambito di affidamenti con criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Resta da considerare che, in attesa dell'entrata a regime del rating d'impresa, il rating di legalità ha una serie di limiti nella sua affidabilità alle piccole e micro imprese, in particolare per il fatturato minimo necessario di 2 milioni. Ma nel suo pur positivo utilizzo come requisito premiale nell'offerta economicamente più vantaggiosa rischia purtroppo di penalizzare troppo chi ancora non lo ha ottenuto, soprattutto le micro imprese. http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEPp8xUB/0
30/5/2017 Bonus edilizi, frena l'emersione del nero: metà del minor gettito non coperto dai maggiori lavori Stampa Chiudi 30 Mag 2017 Bonus edilizi, frena l'emersione del nero: metà del minor gettito non coperto dai maggiori lavori Saverio Fossati Poche variazioni nei dati ma alcune verità non tanto comode: le agevolazioni fiscali su ristrutturazioni e affitti non servono a far emergere il nero quanto occorrerebbe per andare a pari. E la conferma che il peso fiscale è calato sì dal 2015 al 2016 ma per la soppressione della Tasi su abitazione principale e “imbullonati”: i soliti 4,5 miliardi che ogni anno il Governo deve affannarsi a rendere ai Comuni. La presentazione del volume (a cadenza biennale) “Gli immobili in Italia”, ieri a Roma, ha visto la presenza del direttore generale delle Finanze, Fabrizia Lapecorella (in video) e del direttore delle Entrate, Rossella Orlandi, che hanno sottolineato la centralità dell’aggiornamento della banca dati integrata della proprietà immobiliare: mancano ancora alcuni tasselli, come ha spiegato Gianni Guerrieri, direttore centrale Osservatorio del mercato immobiliare delle Entrate, come l’allineamento tra i dati catastali e quelli dei pubblici registri immobiliari, ma già tra il 2013 e il 2916 le percentuali si sono invertite e ora solo nel 40% dei casi non c’è il riscontro. Nel volume, realizzato con il supporto tecnico di Sogei, La riflessione condotta da Maria Teresa Monteduro, dirigente generale al dipartimento delle Finanze, è andata dritta al cuore della politica fiscale immobiliare, indagando sul rapporto tra addizionalità fiscale (l’emersione di nuova base imponibile) e addizionalità economica (cioè le spese in più che si verificano grazie all’agevolazione e portano, appunto, a nuova base imponibile). Dall’analisi dell’andamento delle detrazioni per spese di recupero edilizio e riqualificazione energetica emerge che, per andare “in pari” con i circa 5,5 miliardi annui di minor gettito, occorrerebbe un incremento delle spese di circa il 50%: mentre in realtà questo incremento non super a il 30 per cento. Lo Stato, insomma, finanzia direttamente le ristrutturazioni con un contributo a fondo perduto. Non si tratta solo di un problema contabile: la manutenzione degli immobili e soprattutto il risparmio energetico sono obiettivi più ampi, il secondo soprattutto, ma occorre ragionare anche su questi dati. Così come una seria riflessione sull’esenzione dalla Tasi dell’abitazione principale le è stata avviata da Alberto Zanardi, membro del Consiglio dell’Ufficio parlamentare di Bilancio: non fa bene alla mobilità stimolare l’aquisto dell’abitazione principale (ormai la possiede l 77,4% delle famiglie), e crea effetti distorsivi il fatto che gran parte di chi risiede in un Comune di fatto non ne finanzi le spese. Meglio sarebbe incoraggiare le locazioni, e con un finanziamento pubblico sui canoni piuttosto che tagliando le aliquote d’imposta sugli stessi, scelta che non ha certo provocato affitti più economici. Luca Dondi dell’Orologio (managing director di Nomisma) ha richiamato l’elevato numero di famiglie con propensione all’acquisto di abitazioni 2.278.000), in lieve aumento nel 2017 dopo il crollo del 2017, ma anche il calo sul 2016 (-27%) delle famiglie sicure di poter risparmiare. http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEgNOJVB/0
30/5/2017 Arriva da Torino la prima «scatola nera» per le infrastrutture Stampa Chiudi 30 Mag 2017 Arriva da Torino la prima «scatola nera» per le infrastrutture Maria Chiara Voci È definita la prima «scatola nera delle infrastrutture». Ed è un sistema che consente di controllare la salute di un qualsiasi manufatto (sia esso un edificio, un ponte, una galleria, un viadotto o una ferrovia), monitorandone in tempo reale le oscillazioni, i cedimenti o le variazioni strutturali. Si chiama SHBoX ed è stato ideato dalla Sysdev, società specializzata nello sviluppo di soluzioni IoT (Internet of Things), nata nel 2015 all'interno dell'incubatore del Politecnico di Torino I3P. Una tecnologia che risponde a una precisa richiesta del mercato: in Italia, oltre il 22% degli immobili e più di 1.500 chilometri di strade e ferrovie versano, secondo le stime, in un cattivo (o addirittura in un pessimo) stato di conservazione. Il problema è reso tanto più evidente dall'attualità dei fatti di cronaca. «La nostra mission - spiega Marco Bonvino, fondatore di Sysdev - è stata fin dall'inizio quella di proporre sistemi che aumentano l'intelligenza delle tecnologie che già abbiamo a disposizione». Nel caso pratico, SHBox è pensato per far interagire di dispositivi diversi: un certo numero di sensori strutturali e wireless, autonomi sotto l'aspetto dell'alimentazione e nati per trasmettere dati ad ampio raggio; una rete per la raccolta delle informazioni (gateway); una piattaforma cloud per l'elaborazione e l'archiviazione pluridecennale dei dati. Su un'interfaccia virtuale, viene così ricreata un'infrastruttura gemella a quella reale (digital twin) ed è possibile comprendere se la struttura si comporta in modo normale o presenta potenziali anomalie e rischi di cedimento. In più, l'utente può scegliere quali parametri privilegiare per una specifica analisi (deformazione, temperatura, inclinazione, evento sismico). «Il vantaggio - spiega Marco Bonvino, fondatore di Sysdev - è che la soluzione da noi proposta può essere applicata con grande facilità, anche per manufatti importanti e che richiedono l'impianto di un altro numero di sensori e senza bisogno di modelli matematici della struttura, costosi o impossibili da elaborare. Inoltre, l'implementazione presenta un costo contenuto, accessibile alle amministrazioni pubbliche. Che, investendo qualche migliaia di euro l'anno, evitano di dover poi far fronte ai costi, molto più elevati, per la riparazione di un danno post- emergenza». http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEkl1tUB/0
Regolamento edilizio-tipo: a che punto siamo? 30/05/2017 Con la pubblicazione in Gazzetta dell’Intesa 20 ottobre 2016 recante “Intesa, ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le Regioni e i Comuni concernente l’adozione del regolamento edilizio-tipo di cui all’articolo 4, comma 1- sexies del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380” (G.U. n. 268 del 16/11/2016) si sarebbe dovuta avviare la fase di adeguamento delle Regioni ordinarie. Tale fase avrebbe avuto come limite ultimo il 18 aprile 2017 con il recepimento da parte delle Regioni ordinarie dello schema di regolamento edilizio tipo e delle definizioni uniformi nonché all’integrazione e modificazione, in conformità alla normativa regionale vigente, della raccolta delle disposizioni sovraordinate in materia edilizia. Arrivati al 30 maggio 2017, a che punto siamo arrivati? Puglia La prima Regione ad adeguare il proprio apparato normativo è stata la Puglia con la Deliberazione della Giunta Regionale 11 aprile 2017, n. 554 (B.U.R.P. 26/04/2017, n. 49) e successivamente con la Legge Regionale 18 maggio 2017, n. 11 (B.U.R.P. 19/05/2017, n. 58) con cui:
sono stati dettati il procedimento e i tempi di adeguamento dei Comuni; sono state previste le norme transitorie; è stata fornita un’indicazione di dettaglio con riferimento alla definizione uniforme di superficie accessoria. In particolare, la Puglia ha previsto un periodo transitorio fino al 25 luglio 2017 per la presentazione delle pratiche edilizie conformi con la previgente normativa e la possibilità di realizzare interventi muniti di titolo edilizio valido efficace fino al 23 ottobre 2017. Liguria La seconda Regione ad adeguarsi è stata la Liguria con la Deliberazione della Giunta Regionale 14/04/2017 n. 316 (BURL 17/05/2017) con la quale sono stati definiti i contenuti, le modalità e i termini di adeguamento dei regolamenti edilizi comunali al Regolamento Edilizio Tipo e relativa disciplina transitoria. in particolare, il nuovo Regolamento Edilizio Tipo risulta strutturato in due parti: la Parte Prima “Principi generali e disciplina generale dell’attività edilizia”, che comprende gli elaborati “Ricognizione delle disposizioni incidenti sugli usi e le trasformazioni del territorio e sull’attività edilizia” e “Quadro delle definizioni uniformi”; la Parte seconda “Disposizioni regolamentari comunali in materia edilizia”, che contiene l’indice generale uniforme del regolamento edilizio. Lazio La terza e ultima Regione ad adeguarsi è il Lazio con la Deliberazione della Giunta Regionale 19/05/2017 n. 243 con la quale ha recepito il Regolamento Edilizio Tipo di cui all'Intesa e approvato i seguenti allegati: a) Schema di regolamento edilizio tipo integrato a seguito delle osservazioni degli Enti locali (Allegato 1); b) Quadro delle definizioni uniformi (Allegato A); c) Ricognizione delle disposizioni incidenti sugli usi e le trasformazioni del territorio e sull’attività edilizia, integrata con la normativa regionale (Allegato B); d) Norme tecniche di dettaglio ai fini della corretta interpretazione delle definizioni uniformi: criteri per la fase di prima applicazione (Allegato C); e) Documento di controdeduzione alle osservazioni (Allegato D). Con la deliberazione viene, inoltre, stabilito un periodo transitorio di 180 giorni per l'adeguamento dei regolamenti comunali. Dopo l'adeguamento, i Comuni avranno ulteriori 60 giorni per inviare gli schemi dei regolamenti edilizi adottati alla Provincia di appartenenza o alla Città Metropolitana di Roma Capitale che, entro sessanta giorni dalla data di ricevimento, potranno far pervenire al Comune osservazioni sulla rispondenza ai criteri generali indicati, proponendo eventuali modifiche. Decorso tale termine i Comuni adottano i regolamenti edilizi pronunciandosi motivatamente sulle eventuali osservazioni. A cura di Redazione LavoriPubblici.it © Riproduzione riservata
Ricostruzione Lazio: firmato il patto per sostenere i comuni colpiti 30/05/2017 Un patto per avviare insieme la rinascita del territorio di Rieti. Firmato oggi (ndr il 26/05/2017) da oltre 20 attori tra associazioni datoriali e sindacati, a cui si aggiungono anche i 15 comuni dell’area colpita, si propone come un vero e proprio strumento attraverso il quale sostenere una ricostruzione della comunità, quindi del tessuto civile, culturale ed economico: un progetto di sviluppo e rilancio per ridare un futuro a queste terre. Il patto sarà verificabile da un gruppo di monitoraggio costituito dai soggetti coinvolti, che ogni tre mesi si riunirà per verificare lo stato di attuazione del patto ed eventuali nuove esigenze. Si tratta di un vero e proprio punto di partenza, un progetto organico per passare dalla gestione dell’emergenza alla fase di stabilizzazione, rinascita e sviluppo di un territorio che viveva una fase di grande difficoltà già prima del 24 agosto 2016, a causa di una lunga crisi economica e di un progressivo spopolamento. Le risorse. Il patto può già contare su risorse totali già allocate da parte di regione e governo per quasi 500 milioni al netto delle risorse destinate alla ricostruzione. Dei 500 milioni, 267 sono risorse del Governo, e 227,9 della Regione. 8 i settori coinvolti:
1. Sviluppo, con nuovi investimenti per aiutare le imprese e l’occupazione, ma anche per attrarre nuovi attori economici. Noi vogliamo che gli imprenditori, anche da fuori, vedano che investire in quest’area è conveniente. Ci sono già risorse importanti da parte di Governo e Regione: oltre 100 milioni dal Governo; 11 dalla Regione. 2. Infrastrutture: mobilità, trasporti, e banda ultra larga per contrastare l’isolamento di questo territorio, che scontava degli svantaggi già prima del sisma. Ecco come: con il potenziamento della tratta Rieti-Terni-Roma, con nuovo materiale rotabile, con l’elettrificazione della linea e la riqualificazione di stazioni come Fara Sabina e Antrodoco e il nodo di Torrita, da concordare con Rfi e Mit; con il completamento della Rieti-Torano, con un investimento di circa 30 milioni di euro che si aggiungono ad altri 3 milioni per la manutenzione di altre strade; e poi la banda ultralarga, in linea con gli impegni presi per tutta la regione. 3. Commercio, attività produttive e artigianato. Al lavoro per sviluppare strumenti adeguati al sostegno di tutto il sistema delle imprese locali. Le risorse destinate a questa azione sono già comprese nel primo punto sullo sviluppo. E entro l’estate apriranno le strutture temporanee di delocalizzazione. Dopo la fase d’ascolto, hanno aderito alla proposta di delocalizzazione 326 attività economiche dei comuni colpiti dal cratere. La Regione è pronta a fornire tutto il supporto tecnico necessario alle imprese ed è prevista anche una deroga all’avviso pubblico per le reti di impresa del commercio. 4. Innovazione e sostegno per il settore agroalimentare, per garantire ripari sicura agli animali e sistemazioni per gli allevatori. Ad oggi tutte le richieste, sia per le stalle che per le casette provvisorie, sono state soddisfatte. Inoltre: sono stati aperti i bandi del Psr dedicati all’innovazione delle aziende agricole, allo sviluppo di prodotti agricoli, a misure di sostegno per i giovani agricoltori e alla valorizzazione della filiera; ci sono 70 milioni di euro di plafond aggiuntivo del Psr; e diventano operativi i piani di sviluppo locale presentati dai quattro gruppi di azione locale (Gal) afferenti all’area della provincia di Rieti (Sabino, Salto, Turano, Vette Reatine), per i quali sono stati stanziati 20 milioni di euro e attivi da maggio 2017. 5. La manovra straordinaria per valorizzare turismo e cultura, nell’area dei comuni dell’area del cratere. 13 milioni di euro totali: 12 milioni per lo sviluppo del Terminillo, nell’ambito del programma degli interventi già previsti sulla base del protocollo d’intesa firmato tra regione e comuni; 400mila euro per una grande campagna di promozione turistica con il sostegno ai comuni per realizzare eventi, sagre, feste culturali; più forza al turismo sportivo e culturale con interventi sul sistema dei Monti della Laga, la Valle del Velino e Cammini di San Francesco. 6. Politiche attive per il lavoro. Un esempio? I bonus per le assunzioni a tempo indeterminato nell’area, a cui la Regione ha destinato 4mln per il 2017 e 8 mln per il 2018. I contributi consolidano le misure del Governo a partire dal contributo una tantum di 5000 euro per i liberi professionisti e titolari di partita Iva. Il 23 gennaio 2017, inoltre, è stata sottoscritto la convenzione che regola il riconoscimento dell’indennità una tantum di 5.000 euro ai lavoratori autonomi e il riconoscimento di un’indennità di integrazione salariale per i lavoratori subordinati. 7. Diritto alla salute e all’assistenza sanitaria ai cittadini. Le attività del nuovo Posto di assistenza socio sanitaria di Amatrice sono state avviate il 1° aprile. Inoltre va avanti l’impegno anche per mettere in sicurezza, con il sostegno del Governo, il principale hub ospedaliero della zona, l’ospedale De Lellis, sul cui adeguamento
antisismico ci sono oltre 76mln di euro. Tra le altre cose la Regione investe in questo territorio anche 8,5 milioni di euro per l’edilizia sanitaria; 2,4 milioni di euro per assumere 80 medici precari e altri tecnici specializzati nel 2017; e sul De Lellis, a integrazione degli investimenti del governo, saranno destinati 1,3 milioni al pronto soccorso; e ulteriori risorse, ancora da quantificare per l’acquisto di 2 colonscopi hd. Inoltre aprirà a breve la seconda casa della salute di Rieti e interverremo anche sul potenziamento della residenza sanitaria assistenziale con nuovi servizi specialistici e il presidio sanitario di Leonessa, attualmente inagibile. 8. Tempi certi per mettere in sicurezza le scuole, con l’impegno di approvare entro inizio giugno 2017, in accordo con i sindaci, un programma pluriennale di interventi per elevare al massimo grado di sicurezza sismica tutte le scuole. Infine avvieremo il programma “rigenerazione”, per finanziare un piano straordinario rivolto a 100 giovani tra i 18 e i 35 anni per attività a beneficio della collettività e per progetti correlati allo sviluppo economico e sociale del territorio. “Due mesi fa - ha commentato il presidente Nicola Zingaretti - abbiamo assunto l'impegno con i cittadini, con coerenza, a non pensare solo alla ricostruzione materiale, cioè solo a ciò che è stato distrutto dai terremoti, ma da subito abbiamo valutato che la ricostruzione dovesse essere soprattutto una ricostruzione della comunità, quindi del tessuto civile, culturale ed economico. Accanto ai provvedimenti che sta adottando il Commissario Errani era giusto e opportuno lavorare gomito a gomito per la ricostruzione promuovendo un progetto di sviluppo e rilancio per non far morire la speranza e per ridare un futuro a queste terre. L'obiettivo è dare prospettive di vita economica e sociale e da qui un Patto in cui la Regione si assume le maggiori responsabilità”. “Si tratta di una iniziativa di grandissima importanza perché manifesta la consapevolezza che dopo l'emergenza bisogna affrontare la fase dello sviluppo - ha affermato l'assessore allo Sviluppo Economico e Attività Produttive, Guido Fabiani - una fase ancora di medio e lungo periodo, complicata, difficile e piena di ostacoli, che richiede la partecipazione di tutti alle condivisioni degli obiettivi. Tutte le firme apposte oggi al Patto manifestano una consapevolezza collettiva ed è quello che bisogna fare”. A cura di Ufficio Stampa Regione Lazio © Riproduzione riservata
Mattarella in Emilia: "La vostra ricostruzione un punto di riferimento" 30/05/2017 "Voglio dire grazie al Presidente della Repubblica per la presenza nei luoghi del cratere in questa giornata. Così come il nostro primo pensiero va a coloro che persero la vita cinque anni fa e ai loro famigliari". Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, interviene al convegno su "Fare scuola. Ricostruzione, innovazione e comunità", organizzato il 29 maggio 2017 nell'Aula magna "Rita Levi Montalcini" del nuovo polo scolastico diMirandola, nel modenese, appuntamento che vede la presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel giorno in cui il 29 maggio 2012 la seconda terribile scossa di terremoto, dopo quella del 20, colpì in maniera drammatica l'Emilia nelle province di Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia. Oltre a Bonaccini, commissario di Governo alla ricostruzione, ad accogliere Mattarella ci sono il prefetto di Modena, Maria Patrizia Paba, il presidente della Provincia di Modena, Giancarlo Muzzarelli, e il sindaco di Mirandola, Maino Benatti. "La ricostruzione prosegue, ma qui le cose hanno funzionato"
Oltre che per riflettere sull'esperienza della ricostruzione delle scuole (quasi 350 milioni di euro destinati a 569 interventi, 417 strutture ricostruite o ripristinate, 118 edifici scolastici costruiti ex novo), l'incontro rappresenta anche l'occasione per presentare al presidente della Repubblica i risultati raggiunti finora con la ricostruzione, un bilancio di cinque anni tracciato dal presidente della Regione, che ha ringraziato il suo predecessore, Vasco Errani, "per il lavoro fatto negli anni scorsi, oltre che per l'impegno oggi nell'area del sisma in Centro Italia", e l'allora capo della Protezione civile, Franco Gabrielli. "Sapete bene - spiega Bonaccini - che a me non piace la parola 'modello'. Noi siamo persone con i piedi per terra e non abbiamo niente da insegnare a nessuno. Oggi però abbiamo l'orgoglio di vedere i segni - le opere e i fatti - che dimostrano innanzitutto la forza della nostra regione e di chi la abita e che qui le cose hanno funzionato. E primo fra tutti ha funzionato il rapporto con le istituzioni, il rapporto costante con lo Stato centrale. C'è ancora da fare, penso ad esempio ai centri storici, cuore pulsante della nostra identità. Stiamo però parlando delle aree maggiormente vincolate, che richiedono quindi attenzioni e cure particolari". "Questo è stato definito il primo terremoto economico e industriale nel nostro Paese, avendo colpito una striscia di terra che da sola produceva il 2% del Pil nazionale. Oggi è stato azzerato il monte ore di cassa integrazione che era stato previsto all'inizio e molte aziende hanno fatturati addirittura superiore a quelli antecedenti il sisma. Nove famiglie su dieci sono tornate nelle proprie case e nessuno abita più nei moduli abitativi provvisori. In un contesto, però, in cui la direttrice principale fu quella di pensare alle scuole, che rappresentano il filo rosso verso il futuro: è stato importante destinare da subito lì la nostra fatica, cioè verso il bene più prezioso che abbiamo, ovvero i nostri figli e i nostri nipoti". "Come ho già avuto modo di dire quando mi viene chiesto il voto da dare a questa ricostruzione - prosegue il presidente della Regione - io rispondo che guardo non ai voti ma ai volti. Ai volti delle persone a cui abbiamo dato risposta. Questo è il nostro lavoro e posso garantire che non ci fermeremo fino a quando l'ultima pietra non sarà ricollocata lì dove era caduta. Se avessimo sradicato le comunità da questi luoghi, il danno sarebbe stato incalcolabile. Il nostro obiettivo, infatti, è stato di riportare le persone a vivere, lavorare, pregare, e anche divertirsi, esattamente nei luoghi in cui lo facevano prima". Un "grazie quindi a tutti quelli che ci hanno aiutato, all'enorme solidarietà di cui abbiamo beneficiato, un sostegno arrivato da ogni parte d'Italia e anche dall'estero. Un aiuto che ora ricambiamo nei luoghi colpiti dal sisma in Centro Italia: sappiano che noi non li abbandoneremo e che dopo la fase di prima emergenza sarà anche nella ricostruzione che intendiamo restituire il tanto che abbiamo ricevuto. E proprio l'altro giorno ho avuto modo di ringraziare gli oltre duemila volontari della Protezione civile regionale e gli oltre cinquecento tecnici e dipendenti comunali dell'Emilia-Romagna che hanno operato nelle aree del sisma". "Caro presidente - ha terminato Bonaccini rivolto al capo dello Stato - ai bambini piacciono gli aquiloni e gli aquiloni si alzano in volo quando il vento è contrario. La gente di qui ha saputo far volare quegli aquiloni". "Avete il sostegno di tutta l'Italia"
Nel suo intervento, il presidente della Repubblica sottolinea "il risultato di grande rilievo che si registra qui in Emilia a cinque anni di distanza", la "vostra volontà e la vostra forza hanno scacciato le paure e avviato una ricostruzione di grande successo". Certo, "resta ancora molto da fare, i centri storici e gli edifici pubblici, ma parliamo dei punti di riferimento più pazienti delle comunità ed è stato giusto privilegiare scuole e aziende". La "ricostruzione in Emilia è un punto di riferimento", afferma Mattarella, e le "garanzie di sicurezza e gli standard di qualità raggiunti qui rappresentano condizioni che vanno estese ovunque". Certo è, chiude il capo dello Stato tornando all'Emilia e al lavoro che rimane, "che avete il sostegno di tutta l'Italia". A seguire, il presidente Mattarella ha avuto modo di vedere alcune tra le opere pubbliche ricostruite simbolo del sapere: accanto all'Aula magna, insieme anche all'assessore regionale alla Scuola, formazione, università, Patrizio Bianchi, ha infatti visitato il Tpm, Technology park for medicine, la biblioteca comunale "Eugenio Garin" e le scuole elementari "Dante Alighieri". Successivamente si è spostato a Pieve di Cento, nel bolognese, per l'inaugurazione della "Casa della musica", struttura realizzata con le risorse del fondo di solidarietà di imprese e lavoratori emiliano-romagnoli per la ricostruzione post-sisma. Qui è stato ricevuto dal sindaco di Pieve di Cento, Sergio Maccagnani, dal presidente Confindustria Emilia- Romagna, Maurizio Marchesini, e dai rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil dell'Emilia- Romagna. Nel pomeriggio, infine, a Crevalcore (Bo) alle ore 15, il ministro Lorenzin visiterà la"Casa della salute Terre d'Acqua Barberini", struttura ricostruita dopo il terremoto del 2012. Con lei il presidente Bonaccini, gli assessori regionali alla Salute, Sergio Venturi, e alla ricostruzione post-sisma, Palma Costi, il direttore generale dall'Azienda Usl di Bologna, Chiara Gibertoni, e l'assessore del Comune di Bologna, Luca Rizzo Nervo. A cura di Ufficio Stampa Regione Emilia Romagna © Riproduzione riservata
Ordigni bellici inesplosi (Obi): dal 26 giugno 2016 parte l'obbligo di valutazione del rischio 30/05/2017 La Legge n. 177/2012, modificando l'allegato XV al D.Lgs. n. 81/2008 (Testo Unico Sicurezza), ha previsto che a partire dal 26 giugno 2016 il coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione (CSP) effettui l'analisi dei rischi presenti in cantiere facendo attenzione anche al rischio di esplosione derivante dall'innesco accidentale di un ordigno bellico inesploso rinvenuto durante le attività di scavo. Considerato che si stima ci siano in Italia circa 15.000 tonnellate di ordigni inesplosi, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, su proposta del Gruppo di Lavoro Sicurezza coordinato dal Consigliere Gaetano Fede, dopo una fattiva e concreta collaborazione con numerosi Ordini provinciali e con il Genio Militare di Padova e Caserta, ha approvato le "Linee Guida per la valutazione del rischio da ordigni bellici inesplosi", pubblicate con la circolare 26 maggio 2017, n. 69, finalizzate ad indirizzare gli approcci dei CSP riguardo all'obbligo di valutazione del rischio derivante dal rinvenimento di ordigni bellici inesplosi (obi).
Ricordiamo che la valutazione del rischio inerente la presenza di ordigni bellici inesplosi si riferisce alle attività di scavo, di qualsiasi profondità e tipologia, come espressamente previsto dall'art. 28 del d.lgs. n. 81/2008, rientranti nel campo di applicazione del titolo IV. Le linee guida: introducono un insieme di raccomandazioni sviluppate sulla base delle conoscenze disponibili; sono redatte allo scopo di rendere appropriato, e con elevati standard di qualità, l'approccio e il comportamento del CSP per la valutazione del rischio di rinvenimento di obi; rappresentano la base di partenza per progettare le più adeguate misure di prevenzione e protezione in analogia all'adozione di approcci, comportamenti e "modus operandi" commisurati agli scenari di rischio prevedibili. Le linee guida sono strutturate in 7 capitoli e 3 allegati: 1. Premessa 2. Riferimenti normativi 3. Campo di applicazione 4. Le figure coinvolte: ruoli e responsabilità 5. Contenuti minimi del PSC 6. Analisi preliminari: storica, documentale e strumentale 7. Costi della sicurezza Allegati Appendice 1 – Modifiche al testo unico sulla sicurezza introdotte dalla L. 177/12 Appendice 2 – Procedura tecnico-amministrativa prevista dal Ministero della Difesa Appendice 3 – Giurisdizioni dei reparti infrastrutture del Ministero della Difesa Il allegato le linee guida del CNI. A cura di Redazione LavoriPubblici.it © Riproduzione riservata
Via libera al Fondo Investimenti, in arrivo 47 miliardi in 15 anni di Paola Mammarella 20 miliardi per infrastrutture e trasporti, 8 miliardi per la sicurezza di scuole, musei e edifici pubblici, il resto a periferie, ricerca e ambiente 30/05/2017 – In arrivo 47 miliardi di euro in 15 anni. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha firmato ieri il dpcm che ripartisce le risorse del Fondo Investimenti su diverse linee di intervento. “Un grande Paese deve permettersi il lusso di una programmazione di lungo periodo – ha commentato Gentiloni in conferenza stampa – perché uno Stato che investe in opere pubbliche a lungo termine è uno Stato che investe in sicurezza del territorio e avvicina le tasse pagate dai cittadini alla comunità”. Il Fondo, lo ricordiamo, è stato istituito dalla Legge di Bilancio 2017 per assicurare lo sviluppo infrastrutturale del Paese con una dotazione di 1,9 miliardi
di euro per l'anno 2017, 3,15 miliardi per il 2018, 3,5 per l'anno 2019 e tre miliardi di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2032. 20 miliardi per le infrastrutture, 8 per gli edifici pubblici “La parte da leone – ha spiegato Gentiloni in conferenza stampa – la fanno le opere infrastrutturali”. Uno stanziamento di 20 miliardi di euro coprirà infatti una serie di interventi per la realizzazione di strade, ferrovie (sia quelle gestite da Rfi sia quelle locali), infrastrutture portuali e Mose. Una parte delle risorse sarà destinata al Fondo progettazione previsto dal Codice Appalti. Altro capitolo sostanzioso sarà quello della messa in sicurezza degli edifici pubblici, cui sono stati destinati 8 miliardi di euro. Tra gli immobili citati da Gentiloni in conferenza stampa ci sono in particolare scuole e musei. In questo ambito rientreranno i lavori per la difesa del suolo, la rimozione delle barriere architettoniche. Le altre iniziative del Fondo Investimenti Il Fondo si occuperà anche del risanamento delle periferie con 800 milioni con cui si finanzieranno altri 50 progetti dei 120 approvati. Le risorse, lo ricordiamo, costituiscono la seconda tranche di uno stanziamento complessivo da 2,1 miliardi di euro. I primi 500 milioni sono stati già assegnati ai primi 24 progetti della graduatoria. Previsti infine investimenti per la ricerca, l’informatizzazione della giustizia, il sostegno alla competitività delle imprese e alle esportazioni. © Riproduzione riservata
Fisco e professionisti, arrivano gli indici di affidabilità fiscale di Rossella Calabrese Dalla Rete Professioni Tecniche via libera con riserva allo strumento che sostituirà gli studi di settore 30/05/2017 - È stato approvato dalla Commissione Bilancio della Camera un emendamento alla Manovrina che disciplina gli indici sintetici di affidabilità fiscale, lo strumento pensato per sostituire gli studi di settore. Indici sintetici di affidabilità fiscale, come funzioneranno L’emendamento, presentato dal deputato Michele Pelillo, istituisce gli indici sintetici di affidabilità fiscale per gli esercenti attività di impresa, arti o professioni, finalizzati a favorire l’emersione spontanea delle basi imponibili e di stimolare l’assolvimento degli obblighi tributari da parte dei contribuenti e il rafforzamento della collaborazione tra questi e l’Amministrazione finanziaria, anche con l’utilizzo di forme di comunicazione preventiva rispetto alle scadenze fiscali. Gli indici, elaborati con una metodologia basata su analisi di dati e informazioni
relativi a più periodi d’imposta, rappresentano la sintesi di indicatori elementari tesi a verificare la normalità e la coerenza della gestione aziendale o professionale, anche con riferimento a diverse basi imponibili, ed esprimono su una scala da 1 a 10 il grado di affidabilità fiscale riconosciuto a ciascun contribuente, anche al fine di consentire a quest’ultimo, sulla base dei dati dichiarati entro i termini ordinariamente previsti, l’accesso ad un regime premiale. Decreto Fiscale, disegno di legge, Manovrina L’emendamento appena approvato ripropone il contenuto del disegno di legge 4440 ‘Istituzione degli indici sintetici di affidabilità fiscale per gli esercenti attività di impresa, arti e professioni’, presentato il 20 aprile 2017 dallo stesso Pelillo e altri. Con la Manovrina i tempi di approvazione saranno sicuramente più rapidi. Gli indici sintetici di affidabilità fiscale non sono tuttavia una novità: sono stati infatti introdotti alla fine del 2016 dal Decreto Fiscale (articolo 7-bis della Legge 225/2016 di conversione del DL 193/2016). Sia l’emendamento alla Manovrina che il disegno di legge 4440 contengono infatti l’abrogazione dell’articolo 7-bis del Decreto Fiscale. Rete Professioni Tecniche: ‘ok con riserva’ “Gli indici sintetici di affidabilità fiscale rappresentano un’evoluzione degli studi di settore con i quali i professionisti tecnici si sono confrontati negli ultimi anni. Il passaggio da uno strumento all’altro deve avvenire all’insegna della semplificazione e della sinergia preventiva tra professionista e fisco”. “I professionisti tecnici svolgono un ruolo sussidiario, dunque sono aperti alla massima collaborazione con lo Stato anche in ambito fiscale. Anche in ragione di questo spirito di collaborazione, abbiamo chiesto di sostenere la nostra battaglia sull’equo compenso e di essere ascoltati quando riprenderanno le audizioni in tema di Ddl concorrenza”. Così si è espressa la Rete delle Professioni Tecniche in audizione presso la Commissione Finanze della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame del disegno di legge 4440, riproposto come emendamento alla Manovrina e approvato dalla Commissione Bilancio. La Rete ha dato un giudizio complessivamente positivo sui contenuti del disegno di legge, dal momento che l’utilizzo degli studi di settore ha favorito un comportamento più corretto dei contribuenti, con la conseguente emersione di ricavi e compensi. Ma l’istituzione degli indici sintetici di affidabilità fiscale - avvertono i professionisti - comporta l’utilizzo di un sistema di indicatori più ampio e occorrerà stabilire il peso che ogni indicatore avrà nelle stime che si
Puoi anche leggere