Connected & Social Tv 2016 - Alberto Marinelli Sapienza - Università di Roma Prima parte

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Connected & Social Tv 2016 - Alberto Marinelli Sapienza - Università di Roma Prima parte
Connected & Social Tv 2016

        Alberto Marinelli
  Sapienza – Università di Roma
           Prima parte

                                  1
Connected & Social Tv 2016 - Alberto Marinelli Sapienza - Università di Roma Prima parte
LA TELEVISIONE NEI PROCESSI DI
CONVERGENZA

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Connected & Social Tv 2016 - Alberto Marinelli Sapienza - Università di Roma Prima parte
Broadcast + broadband convergence

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Il triple play sulle reti digitali

Sulle reti digitali (wired e wireless) possono viaggiare insieme (indifferentemente)
voce, dati e televisione (triple play) e il canale di comunicazione è
intrinsecamente bidirezionale: consente cioè una relazione uno a uno (non
importa se di tipo client-server o di tipo peer-to-peer) tra ciascun nodo della rete,
rendendo potenzialmente interattivo ogni singolo device connesso (computer, tv
set, smartphone, tablet ecc.).
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Connected & Social Tv 2016 - Alberto Marinelli Sapienza - Università di Roma Prima parte
Convergenza nella visione del MIT

Le tecnologie di telecomunicazione, l’informatica e i vecchi media
- come l’editoria a stampa e la televisione -sono entrati in un
processo di metamorfosi che li porterà a convergere, a scambiarsi
di ruolo, ad assumere caratteristiche ibride.                   5
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Come si vedeva la convergenza al MIT nel 1983

Un processo chiamato convergenza sta
• “rendendo indistinte le linee tra i media, anche tra le
  comunicazioni punto-punto – come posta, telefono e
  telegrafo – e le comunicazioni di massa – come stampa,
  radio e televisione.
• Un singolo mezzo fisico – sia esso un filo, un cavo o delle
  onde radio – è in grado di trasportare servizi che in passato
  erano distribuiti separatamente. Allo stesso tempo, un
  servizio che in passato era reso disponibile attraverso un solo
  medium – come il broadcasting, la stampa o il telefono – può
  ora essere distribuito attraverso diverse distinte modalità
  fisiche.
• Pertanto la relazione one-to-one che era solita esistere tra
  un medium ed il suo utilizzo si sta erodendo” (De Sola Pool,
  1983: 23 tr. nostra).

                                                             slide 6
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To converge
means…

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Forms of Convergence
•    Technological Convergence
•    Regulatory Convergence
•    Media Industry Convergence
•    Convergence Culture and
    Participatory Media

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Convergence in Marketing
    communication

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Convergence is change / evolution
• A complicated process
• Old media never die
• The Black Box Fallacy

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Convergence is not an endpoint
• Always in flux
• No universal control(ler)
• We constantly learn how to interact with media
  content in new ways

                                                   11
Convergence is a cultural phenomenon

• Convergence happens when we use new technologies
  in our daily lives (run errands, take selfies, etc.)
• Convergence is both top-down and bottom-up
  processes, corporate convergence coexists with
  grassroots convergence

                                                         12
In the world of media
   convergence, every
  important story gets
 told, every brand gets
     sold, and every
consumer gets courted
 across multiple media
        platforms.

            (Jenkins, 2006)

                     13
La convergenza come cultural shift

The circulation of media content – across different media
systems, competing media economies, and national
borders – depends heavily on consumers’ active
participation.
I will argue against the idea that convergence should be
understood primarily as a technological process bringing
together multiple media functions within the same
devices.
Instead, convergence represents a cultural shifts as
consumers are encouraged to seek out new information
and make connections among dispersed media content.
                            Henry Jenkins (2006)

                                                      slide 14
Top-down and bottom-up process in
       media convergence
Nel contesto della media and cultural convergence si
sta sperimentando una forma di vera e propria
redistribuzione del potere che comporta

• “un tira e molla costante tra il potere top-down
  delle media companies e quello bottom-up dei
  consumatori, in cui il processo della convergenza
  mediale viene modellato tanto dalle decisioni prese
  nelle stanze dei teenager quanto da quelle prese
  nelle boardroom delle media companies” (Green,
  Jenkins, 2009, tr. nostra).
                                                   slide 15
Non tecnologia interattiva, ma cultura
              partecipativa
• “l’interattività (H. Jenkins, 2006) è una proprietà della
  tecnologia, mentre la partecipazione e una proprietà
  della cultura”.
• La cultura partecipativa sta emergendo man mano che
  la cultura assorbe – e reagisce – all’esplosione delle
  nuove tecnologie mediali che rendono possibili, per il
  consumatore medio, attività come l’archiviare, il
  commentare, l’appropriarsi e il rimettere in circolo
  contenuti mediali in nuovi e potenti modi (Jenkins,
  2009: tr. it. 72).
• Sul piano storico-evolutivo, una cultura di tipo
  partecipativo emerge come risposta alla esplosione
  delle tecnologie digitali e alla diffusione pervasiva
  della connettività di rete e delle pratiche di
  networking, so-prattutto tra le generazioni più giovani.

                                                         slide 16
Delivery technologies vs media
Nel contesto della convergenza è opportuno
    utilizzare un modello di medium che opera
    sempre su due piani:
• “nel primo, un medium è un set di tecnologie che
    abilitano la comunicazione;
• nel secondo, un medium è un set di ‘protocolli’
    associati - o di pratiche sociali e culturali che sono
    evolute attorno la tecnologia [...].
I sistemi di distribuzione non sono altro che
tecnologie: i media sono anche sistemi culturali
“(Jenkins, 2006: 13-14, tr. nostra).

                                                        slide 17
I processi di convergenza
• Network convergence: la stessa architettura di rete IP
  (Internet Protocol) supporta sistemi e protocolli di
  comunicazione differenti, come accade per le
  telecomunicazioni su reti fisse o mobili;
• Terminal convergence: più funzioni, originariamente
  presenti solo su device dedicati (fotocamera, mp3 player,
  telefono, videogiochi, tv, ecc.) sono combinate in un unico
  dispositivo (smartphone, tablet, ecc.);
• Services delivery convergence: servizi differenti, in
  precedenza trasportati da differenti carrier, sono indirizzati
  sotto un unico protocollo IP, come accade per i servizi VoIP
  (Voice Over IP) che si servono delle stesse reti di trasporto
  dati utilizzate per il normale traffico internet;

                                                             slide 18
I processi di convergenza
• Services convergence: applicazioni e servizi nati all’interno
  di settori differenti dell’industria culturale tendono ad
  essere integrati all’interno di esperienze di consumo più
  ricche e totalmente indipendenti dalle tecnologie che
  originariamente le supportavano, come nel caso della radio
  broadcast che si arricchisce delle opportunità derivanti
  dalla integrazione con l’ambiente web;
• Business convergence: sorgono nuove partnership, alleanze
  ed acquisizioni, che spesso superano le precedenti linee di
  demarcazione tra differenti settori di mercato
  (telecomunicazioni, web companies, produttori di
  contenuti, IT) e danno forma a nuove relazioni strategiche e
  strutture organizzative, promuovendo modelli di business
  innovativi.

                                                           slide 19
Servizi lineari/non lineari
• La Direttiva sui Servizi Media Audiovisivi (CE) introduce
  la distinzione tra servizi lineari (come quelli erogati dai
  broadcaster) e servizi non lineari.
• I primi sono organizzati in palinsesti rigidi, vengono
  emessi da un singolo punto di trasmissione e sono
  destinati ad una molteplicità di punti di ricezione, come
  nella tradizionale televisione analogica.
• I secondi, invece, sono i servizi fruibili su richiesta
  dell’utente, come nel caso del Video On Demand (VOD)
  supportato da protocollo IP.
( Direttiva sui servizi media audiovisivi 2007/65/CE che modifica la Direttiva Televisione senza frontiere 89/552/CEE)

                                                                                                                         slide 20
Cresce il video online nella traffic composition

il cosiddetto real-time
entertainment       supera
largamente il filesharing
(con il 60% circa della rete
occupata da servizi come
YouTube, Netflix, Hulu e
Amazon, e solo il 9% circa
da       servizi      come
BitTorrent, che pochi anni
addietro totalizzava più
del 30% giornaliero).

                                                       21
Cresce il video online nella traffic composition

                                                   22
Cresce la quota del digital video

                                Nielsen Cross platform 2014
                                                    23
DEFINIRE LA TELEVISIONE

                          24
VISIONE COLLETTIVA

                 NESSUNA
               INTERFACCIA
               SCHEDULING
                 RIGIDO

        PUBBLICO
PREVEDIBILE E ISPEZIONABILE
                               25
PRODUCER     USER GENERATED
CONTROLLED       FLOW
  FLOW
                          26
AGGREGATE
DISPERSED PUBLICS

    POINT TO POINT
   CONNECTION AND
   RECCOMENDATION27
COME CAMBIA
LA TV?

      come la chiamo?

      nomi commerciali + over the
      top, iptv, catch-up tv..

                                    28
MULTISCREENING &
                      MULTITASKING

          SOCIAL
        TELEVISION

                PERSONCASTING

CROSS-PLATFORM SURVEY
                                        29
Television is changing
The overarching trend from the early 1950s to the
  presents seem clear:
• from television as a one-way, coherent,
  programmer-controlled flow to television as
  bidirectional, fragmented, user-controlled
  experience;
• from mass audiences to atomized viewers;
• from a site of public memorization to an
  increasingly personal site of private and public
  expression.
                             (Uricchio 2010, 36)
                                                   30
IL MEDIUM TELEVISIVO:
FLOW VS. PERSONCASTING/ENGAGEMENT

                                    slide 31
Forma vs. contenuto –
       Mainstream vs. engagement
• Da mass medium centrale e incorporato in maniera
  quasi uniforme nelle abitudini di vita – domestiche e
  familiari – e nei processi cognitivi di tutte le persone
  (mainstream medium), alla condizione attuale in cui la
  frammentazione, la pluralità di piattaforme, l’ubiquità, la
  asincronia possono condurre a una esperienza di
  accesso e socializzazione del tutto disomogenea.
• La forza strutturante del medium, inizialmente sorretta
  dalla configurazione tecnologica dei television set, che
  lasciava poche possibilità di sottrarsi al flusso
  organizzato imposto dai broadcaster, sta evaporando in
  un contesto in cui è il singolo contenuto – e il desiderio
  di appropriarsene, di manipolarlo e di condividerlo – che
  orienta la scelta, i tempi e le modalità di visione, la
  tipologia di schermo (tv, pc o mobile) e il livello di
  coinvolgimento (engagement medium).
                                                           32
Williams - Il concetto di flusso (flow) 1
• «In tutti i sistemi avanzati di broadcasting,
  l’organizzazione tipica del contenuto e,
  conseguentemente, l’esperienza che se ne fa,
  è quella della sequenza o del flusso (flow).
  Questo fenomeno, il flusso pianificato , è
  probabilmente l’elemento caratteristico del
  broadcasting, sia come tecnologia sia come
  forma culturale».
                        (R. Williams,1974)

                                                  33
Il concetto di flusso (flow) 2

• «La differenza del broadcasting rispetto a … altri
  sistemi di comunicazione non sta soltanto nel fatto
  che tali eventi o altri analoghi siano accessibili da
  casa, premendo un pulsante; ma nel fatto che
  l’effettivo programma offerto consiste in una
  sequenza o un insieme di sequenze alternative di
  questi o di altri eventi simili, fruibili nella stessa
  unità spazio-temporale e attraverso un’unica
  operazione».
                             (R. Williams, 1974)

                                                           34
Producer controlled flow
• Gli spettatori non debbono far altro che accendere il televisore
  ed esporsi al flusso dei programmi e dei commercials, anche
  perché la configurazione del television set tende a limitare
  qualsiasi forma di interferenza e di esercizio diretto del
  controllo.
• La televisione diviene una presenza elettronica quasi
  ininterrotta, che si innesta negli spazi comuni della casa e si
  integra con altre attività come mangiare e svolgere le faccende
  domestiche o i compiti di scuola.
• La linearità sul piano temporale del flusso incorpora le
  interruzioni, che alimentano l’aspettativa di un continuo
  alternarsi tra programmi e commercials e si combinano con i
  tempi personali di entrata o uscita rispetto alla esposizione al
  mezzo televisivo e di dislocazione dell’attenzione rispetto ad
  altre attività che si svolgono in parallelo nello stesso ambiente
  domestico.

                                                                  35
The viewing experience in the network era

  • In the network era, we primarily experienced
    television as a domestic, nonportable medium
    used to bring the outside world into the home
    (McCarthy 2001; Spigel 2001).
  • Program options for viewers were limited to the
    offerings of the three national networks that
    delivered content on a linear through-the-day
    schedule— shows were available only at
    appointed times in a routinized daily sequence of
    programming. This technological configuration left
    the viewer with little to do.

                                                         36
Evoluzione del sistema televisivo broadcast

                                          slide 37
Television after Television
• «If TV refers to the technologies, industrial
  formations, governmental policies, and practices of
  looking that were associated with the medium in its
  classical public service and three-network age, it
  appears that we are now entering a new phase of
  television—the phase that comes after TV».
                                  (Spigel 2004, 2)
• «Television’s transition from its network-era norm
  as a mass medium toward its post-network-era
  function as an aggregator of a broad range of
  niche and on-demand viewing audiences has
  required significant adjustments to industrial
  assumptions about the medium».
              (Lotz 2007, 34)
                                                   38
(Lotz, 2007)
               slide 39
L’esperienza di visione nella fase di
   transizione (Multichannel tv)
I telespettatori
• possono scegliere tra un numero elevato di canali,
• possono liberarsi, attraverso le formule pay (subscription
    channels), dall’invadenza delle interruzioni pubblicitarie.
• sono abilitati dal telecomando ad assumere un atteggiamento
    esplorativo
• possono sfuggire alla schedulazione rigida attraverso i VCR.

• La necessità di prendere le misure rispetto a un
  comportamento decisamente più selettivo delle audience
  impone ai broadcaster la prima grande evoluzione – e
  sofisticazione – nei sistemi di monitoraggio che si incardina
  nella distribuzione dei (Nielsen) People Meter presso panel
  rappresentativi della popolazione televisiva
                                                                  40
Il contenuto tende a liberarsi dalla
               forma
• Il contenuto emerge come criterio determinante per la
  costruzione dell’esperienza di visione.
• Questo processo evolutivo libera la televisione dal
  presupposto che il canale di distribuzione (il tv set
  domestico) sia un aspetto caratterizzante del contenuto
  che viaggia attraverso di esso.
• Sulla base di questa logica i dirigenti televisivi – e, di
  fatto, tutti i media executive – operano in realtà nel
  business dei contenuti, nel cui ambito il contenuto può
  essere definito come
   – «una unità di informazione o un prodotto di
     intrattenimento che può essere venduto o sponsorizzato e
     successivamente distribuito attraverso una ampia gamma di
     canali e piattaforme» (Askwith, 2007: 17, tr. nostra).

                                                            41
La tv lineare risponde attraverso il
               Narrowcasting
• Vengono disposti in senso orizzontale i segmenti di
  offerta che, per la loro qualità e/o per la specificità dei
  pubblici di riferimento, possono consentire alle
  audience di inseguire una pluralità di preferenze e
  interessi (dallo sport al gossip, ecc.).
• Esplode la quantità dei contenuti che trovano
  espressione, più o meno definita, in formati
  «televisivizzabili».
• Le piattaforme di distribuzione (satellite, digitale
  terrestre ospitano l’espansione dell’offerta e lavorano a
  nuovi modelli sostegno economico (subscription, pay
  per view)
                                                            42
Programming based vs. viewer-centred model

In questo nuovo regime – l’era del narrowcasting – la
vecchia audience di massa non solo si è frammentata,
ma ha anche guadagnato un maggior potere di
intervento nella creazione della propria sequenza di
programmazione, nella definizione dei modelli di
interpenetrazione (zapping durante la pubblicità,
passaggio veloce da un canale all’altro) e, grazie al
videoregistratore, nella individuazione della propria
strategia per ripetere e recuperare i programmi

                   (Uricchio, 2010: 35)
                                                        43
Verso un nuovo ecosistema televisivo
 • i sistemi di distribuzione broadcast in digitale (DVB-T; DVB-S)
   soppiantano definitivamente l’analogico
 • prevale un approccio multipiattaforma (digital broadcasting, IP -
   based) rispetto ai canali di distribuzione, e multidevice (tv, pc,
   second screen device) rispetto ai terminali di accesso.
 • gli schermi diventano terminali internet enabled e cominciano a
   ospitare servizi televisivi non lineari (on demand).
 • le pratiche di fruizione di tipo televisivo trovano spazio in altri
   ambienti di comunicazione (come il world wide web) o sono
   declinate su altri schermi personali (pc e handhelded device).
 • i contenuti televisivi subiscono un processo appropriazione
   creativa (cut, remix, share) proprio delle culture partecipative.
 • I social media ospitano i discorsi sulla televisione (social
   television) e favoriscono l’engagement dei pubblici.

                                                                    44
Le trasformazioni del medium:
       timeshifting e placeshifting
• Si produce una profonda alterazione del regime
  temporale attraverso il quale vengono gestiti l’accesso
  e le modalità di fruizione dei contenuti, rispetto
  all’esperienza di visione che ha caratterizzato per
  decenni la televisione di flusso.
• “Attraverso l’uso delle tecnologie per il timeshifting, gli
  spettatori della televisione broadcast conformano la
  programmazione alle loro esigenze di orario e la
  espongono ai momentanei desideri dei loro click,
  poiché sono in grado passare rapidamente dai
  programmi live a quelli registrati. In questo modo,
  aggirano il flusso commerciale accuratamente
  pianificato in cui i network statunitensi inseriscono i
  loro prodotti televisivi” (Gillan, 2011: 76, tr. nostra).
                                                                45
Le trasformazioni del medium:
            timeshifting e placeshifting
• L’idea della tv anytime, ovvero l’affrancamento delle
  audience dai tempi della programmazione televisiva
  broadcast, grazie all’introduzione di tecnologie di
  timeshifting tv, che disarticolano l’idea di flusso tv e la
  ritualità del consumo ad esso collegato si integra con
  le pratiche di consumo di contenuti video attraverso
  differenti device in qualunque momento e in qualsiasi
  luogo, secondo le logiche di
• Placeshifting, un termine proprio dei nuovi media che
  fa riferimento alla capacità degli spettatori di far
  transitare la programmazione dai television set agli
  hard disk e ai dispositivi mobili (Gillan, 2011: 135, tr.
  nostra).

                                                                46
Le trasformazioni del medium: dal
     broadcasting al personcasting
• Le diverse esperienze di visione (tempi, contenuti,
  schermi, ecc.) si compongono in mix
  profondamente differenziati e in perpetua
  ridefinizione sulla base delle appartenenze
  generazionali, delle competenze tecnologiche e
  della disponibilità di capitale economico e
  culturale.
• Nella composizione del mix il livello di apertura
  competitiva del sistema televisivo e la disponibilità
  di tecnologie di distribuzione Ip based, che
  abilitano l’effettivo accesso personalizzato ai
  contenuti determinano le pratiche di
  personcasting.
                                                          47
Personcasting / asynchronicity
• «… the experience of television in a post-network
  era fragments beyond the narrowcasting of the
  multi-channel transition to personcasting in
  terms of what is viewed, when, how, and even in
  how viewers pay for it. Although such variation in
  what we watch might not entirely disrupt our
  network-era understandings of television and
  culture, the disparity in when we watch programs
  will make asynchronicity a defining feature of the
  post-network era».
                          (A. Lotz 2007, 243-244)

                                                   48
The Five Cs of the Post-Network Era
• After becoming accustomed to expanded choice
  and control throughout the multi-channel
  transition, viewers began to require new
  attributes such as convenience, customization,
  and community in order to have their preferred
  television experience. Both convenience and
  customization resulted from viewers’ experience
  of choice and control—they indicated a second
  stage of adjusted use and expectation after
  network-era norms eroded and conventions of
  the multi-channel transition vied for dominance.
                  (A. Lotz 2007, 245)
                                                     49
La televisione come engagement medium
 • La televisione classica disponeva di una
   configurazione formale talmente potente
   (disciplinante) da poter quasi ignorare il
   telespettatore.
 • La nuova televisione richiede engagement da parte
   delle audience.
    – perché le funzioni di control e choice sono
      definitivamente nelle mani di chi guarda la televisione
    – perché la possibilità di valorizzare (economicamente)
      contenuti che non possono più essere presupposti come
      uniformi e universalmente acquisiti riposa sul
      coinvolgimento dello spettatore

                                                          50
La televisione come engagement medium

• “Non è un processo che avviene di fronte al
  televisore. Né è la semplice descrizione del modo
  in cui uno spettatore guarda la televisione, o di
  ciò che prova mentre la guarda. L’engagement
  descrive, piuttosto, l’ampio sistema di
  investimenti materiali, emozionali, intellettuali,
  sociali e psicologici che uno spettatore forma
  attraverso le sue interazioni con l’expanded
  television text
                   (Askwith 2007: 154, tr. nostra)

                                                   51
La televisione come engagement medium
• Concepire la tv come un engagement medium
  comporta, inoltre, una netta inversione rispetto al
  modo in cui la televisione broadcast osserva le
  audience e le valorizza nel proprio business model.
• “Un modello di questo tipo deve intendere la
  televisione non come un modo per aggregare
  audience che, successivamente, verranno vendute
  agli inserzionisti pubblicitari, ma come un medium
  che attinge a piattaforme mediali, contenuti,
  prodotti, attività e spazi sociali per fornire alle
  audience un ampio range di opportunità per
  interagire con il contenuto televisivo” (Askwith
  2007: 4, tr. nostra).

                                                        52
Social television
• La Social TV è il prodotto della sinergia tra
   – la natura tradizionalmente sociale del contenuto
     televisivo (la produttività discorsiva delle audience,
     connessa con la gestione identitaria e relazionale dei
     contenuti tv),
   – l’emergere di ambienti on line per la gestione dei
     network relazionali (social media platform) e
   – un particolare assetto tecnologico, caratterizzato dalla
     diffusione di device mobili, dal superamento della
     specializzazione dei singoli dispositivi a favore di una
     moltiplicazione di funzioni e dalla contemporanea
     evoluzione delle pratiche di multitasking (Andò,
     Marinelli 2014 a)
                                                            53
Le due dimensioni della social tv
1) relazione (digitale) tra soggetti a proposito della Tv,
   ovvero tutte le conversazioni generate dalle audience
   rispetto a device (tablet, laptop, smartphone),
   ambienti on line (social media e app), flusso di
   interazione (live/non live, prima/ durante/dopo il
   programma), genere televisivo (negli Usa sport e
   reality in testa) e motivazione (condivisione, sostegno
   al programma, ricerca di rewards).
2) relazione (digitale) con il contenuto video, ovvero
   tutte le forme di interazione orientate alla ricerca e
   condivisione di contenuti relativi ad un contenuto
   televisivo, a livello di programmi, celeb (conduttori,
   protagonisti), contenuti, brand e commercials,
   gamification. (Andò, Marinelli 2014 a)
                                                         54
Il flusso diviene circolare
• L’estrema segmentazione dei gusti e delle pratiche di
  consumo impone alle media companies di imparare a
  promuovere e gestire insieme con le audience una
  esperienza di flusso radicalmente differente rispetto a
  quella esemplificata dal potere di definizione proprio
  della forma broadcast.
• “il flusso odierno è più circolare, con ciascuna
  piattaforma che incoraggia gli spettatori ad accedere a
  un’altra che, si spera, chiederà loro di tornare al
  prodotto in onda. Il fatto che i network investano nella
  circolazione continua dei propri prodotti su più
  piattaforme non vuole affatto dire che il flusso non
  conta più, come dovrebbe essere evidente da tutti i
  materiali che i network e i loro conglomerati mediali
  confezionano rispetto ai diversi segmenti della
  narrazione (Gillan, 2011: 76, tr. nostra).
                                                             55
La circolazione tende a divenire il
    nuovo regime del flusso televisivo
1. Nel senso di pratiche che consentono di attualizzare il
   personcasting sui diversi schermi che l’utente ha a
   disposizione; schermi che si alternano, si sovrappongono
   e si richiamano nella composizione del flusso a seconda
   dei momenti della giornata, della tipologia di contenuto,
   dei device momentaneamente disponibili e del loro
   potenziale di connettività e condivisione.
2. Nel senso di pratiche che, sulla scorta delle culture
   partecipative, considerano il contenuto mediale non come
   un oggetto in sé chiuso ma come una forma espressiva
   che trova una estensione in termini di conversazioni,
   riscritture, condivisioni che ne alimentano la circolazione
   e la continua ridefinizione attraverso il lavoro
   interpretativo delle audience. (Marinelli, Andò 2016)

                                                             56
Circulation/Spreadability
• «Spreadability refers to the technical resources that make
  it easier to circulate some kinds of content than others, the
  economic structures that support or restrict circulation, the
  attributes of a media text that might appeal to a
  community’ s motivation for sharing material, and the
  social networks that link people through the exchange of
  meaningful bytes».
• «In other words we refer to the circulation in terms of
  digital life of a content that is definitely spreadable»
• Circulation, then, is “a mix of top-down and bottom-up
  forces [which] determine how material is shared across and
  among cultures in far more participatory (and messier)
  ways”
                              (Jenkins, Ford, Green 2013).
                                                              57
Circulation/Narrative complexity
• Eterotopia e Eterocronia contraddistinguono la
  circolazione e dunque la digital life dei contenuti
• I contenuti digitali sono costantemente cercabili,
  accessibili e consumabili
• La complessità narrativa dei contenuti mediali
  contemporanei esalta la loro caratteristica di
   – oggetti senza confini (cioè permeabili rispetto ai frame dei
     singoli media da cui originano)
   – e senza fine (rispetto alla persistenza nel tempo e nello
     spazio),
• La complessità narrativa assicura una digital life ai
  contenuti in quanto sempre esplorabili, completabili,
  spreadable e condivisibili da parte delle engaged
  audience.
                             (Marinelli, Andò 2016)                 58
Circulation/Narrative complexity
• This account of narrative complexity suggests that a new
  paradigm of television storytelling has emerged over the
  past two decades, with a reconceptualization of the
  boundary between episodic and serial forms, a heightened
  degree of self-consciousness in storytelling mechanics, and
  demands for intensified viewer engagement focused on
  both diegetic pleasures and formal awareness.
• By exploring the formal structure of this mode of
  storytelling we can appreciate connections with broader
  concerns of media industries and technologies, creative
  techniques, and practices of everyday life, all of which
  resonate deeply with contemporary cultural
  transformations tied to the emergence of digital media and
  more interactive forms of communication and
  entertainment.
                           (Mittel 2015)
                                                            59
The digital life of content
The digital life of content and its circulation depend on both
producers and consumers.
• Producers provide multiple “touch points” to make the
   content accessible, thereby focusing on multi-platform
   storytelling and audience engagement strategies.
• Consumers manage and improve the circulation of
   content by appropriating and sharing online meanings and
   pleasures connected to the consumption experience
   (Fiske, 1992), and by expanding the television text beyond
   its pre-defined boundaries.
Television flow can now be effectively understood as a
content circulation process that takes place within a
networked media space.
                                       (Marinelli, Andò 2016)
                                                            60
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