Connected & Social Tv 2016 - Alberto Marinelli Sapienza - Università di Roma Prima parte
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Il triple play sulle reti digitali Sulle reti digitali (wired e wireless) possono viaggiare insieme (indifferentemente) voce, dati e televisione (triple play) e il canale di comunicazione è intrinsecamente bidirezionale: consente cioè una relazione uno a uno (non importa se di tipo client-server o di tipo peer-to-peer) tra ciascun nodo della rete, rendendo potenzialmente interattivo ogni singolo device connesso (computer, tv set, smartphone, tablet ecc.). slide 4
Convergenza nella visione del MIT Le tecnologie di telecomunicazione, l’informatica e i vecchi media - come l’editoria a stampa e la televisione -sono entrati in un processo di metamorfosi che li porterà a convergere, a scambiarsi di ruolo, ad assumere caratteristiche ibride. 5
Come si vedeva la convergenza al MIT nel 1983 Un processo chiamato convergenza sta • “rendendo indistinte le linee tra i media, anche tra le comunicazioni punto-punto – come posta, telefono e telegrafo – e le comunicazioni di massa – come stampa, radio e televisione. • Un singolo mezzo fisico – sia esso un filo, un cavo o delle onde radio – è in grado di trasportare servizi che in passato erano distribuiti separatamente. Allo stesso tempo, un servizio che in passato era reso disponibile attraverso un solo medium – come il broadcasting, la stampa o il telefono – può ora essere distribuito attraverso diverse distinte modalità fisiche. • Pertanto la relazione one-to-one che era solita esistere tra un medium ed il suo utilizzo si sta erodendo” (De Sola Pool, 1983: 23 tr. nostra). slide 6
Forms of Convergence • Technological Convergence • Regulatory Convergence • Media Industry Convergence • Convergence Culture and Participatory Media 8
Convergence is change / evolution • A complicated process • Old media never die • The Black Box Fallacy 10
Convergence is not an endpoint • Always in flux • No universal control(ler) • We constantly learn how to interact with media content in new ways 11
Convergence is a cultural phenomenon • Convergence happens when we use new technologies in our daily lives (run errands, take selfies, etc.) • Convergence is both top-down and bottom-up processes, corporate convergence coexists with grassroots convergence 12
In the world of media convergence, every important story gets told, every brand gets sold, and every consumer gets courted across multiple media platforms. (Jenkins, 2006) 13
La convergenza come cultural shift The circulation of media content – across different media systems, competing media economies, and national borders – depends heavily on consumers’ active participation. I will argue against the idea that convergence should be understood primarily as a technological process bringing together multiple media functions within the same devices. Instead, convergence represents a cultural shifts as consumers are encouraged to seek out new information and make connections among dispersed media content. Henry Jenkins (2006) slide 14
Top-down and bottom-up process in media convergence Nel contesto della media and cultural convergence si sta sperimentando una forma di vera e propria redistribuzione del potere che comporta • “un tira e molla costante tra il potere top-down delle media companies e quello bottom-up dei consumatori, in cui il processo della convergenza mediale viene modellato tanto dalle decisioni prese nelle stanze dei teenager quanto da quelle prese nelle boardroom delle media companies” (Green, Jenkins, 2009, tr. nostra). slide 15
Non tecnologia interattiva, ma cultura partecipativa • “l’interattività (H. Jenkins, 2006) è una proprietà della tecnologia, mentre la partecipazione e una proprietà della cultura”. • La cultura partecipativa sta emergendo man mano che la cultura assorbe – e reagisce – all’esplosione delle nuove tecnologie mediali che rendono possibili, per il consumatore medio, attività come l’archiviare, il commentare, l’appropriarsi e il rimettere in circolo contenuti mediali in nuovi e potenti modi (Jenkins, 2009: tr. it. 72). • Sul piano storico-evolutivo, una cultura di tipo partecipativo emerge come risposta alla esplosione delle tecnologie digitali e alla diffusione pervasiva della connettività di rete e delle pratiche di networking, so-prattutto tra le generazioni più giovani. slide 16
Delivery technologies vs media Nel contesto della convergenza è opportuno utilizzare un modello di medium che opera sempre su due piani: • “nel primo, un medium è un set di tecnologie che abilitano la comunicazione; • nel secondo, un medium è un set di ‘protocolli’ associati - o di pratiche sociali e culturali che sono evolute attorno la tecnologia [...]. I sistemi di distribuzione non sono altro che tecnologie: i media sono anche sistemi culturali “(Jenkins, 2006: 13-14, tr. nostra). slide 17
I processi di convergenza • Network convergence: la stessa architettura di rete IP (Internet Protocol) supporta sistemi e protocolli di comunicazione differenti, come accade per le telecomunicazioni su reti fisse o mobili; • Terminal convergence: più funzioni, originariamente presenti solo su device dedicati (fotocamera, mp3 player, telefono, videogiochi, tv, ecc.) sono combinate in un unico dispositivo (smartphone, tablet, ecc.); • Services delivery convergence: servizi differenti, in precedenza trasportati da differenti carrier, sono indirizzati sotto un unico protocollo IP, come accade per i servizi VoIP (Voice Over IP) che si servono delle stesse reti di trasporto dati utilizzate per il normale traffico internet; slide 18
I processi di convergenza • Services convergence: applicazioni e servizi nati all’interno di settori differenti dell’industria culturale tendono ad essere integrati all’interno di esperienze di consumo più ricche e totalmente indipendenti dalle tecnologie che originariamente le supportavano, come nel caso della radio broadcast che si arricchisce delle opportunità derivanti dalla integrazione con l’ambiente web; • Business convergence: sorgono nuove partnership, alleanze ed acquisizioni, che spesso superano le precedenti linee di demarcazione tra differenti settori di mercato (telecomunicazioni, web companies, produttori di contenuti, IT) e danno forma a nuove relazioni strategiche e strutture organizzative, promuovendo modelli di business innovativi. slide 19
Servizi lineari/non lineari • La Direttiva sui Servizi Media Audiovisivi (CE) introduce la distinzione tra servizi lineari (come quelli erogati dai broadcaster) e servizi non lineari. • I primi sono organizzati in palinsesti rigidi, vengono emessi da un singolo punto di trasmissione e sono destinati ad una molteplicità di punti di ricezione, come nella tradizionale televisione analogica. • I secondi, invece, sono i servizi fruibili su richiesta dell’utente, come nel caso del Video On Demand (VOD) supportato da protocollo IP. ( Direttiva sui servizi media audiovisivi 2007/65/CE che modifica la Direttiva Televisione senza frontiere 89/552/CEE) slide 20
Cresce il video online nella traffic composition il cosiddetto real-time entertainment supera largamente il filesharing (con il 60% circa della rete occupata da servizi come YouTube, Netflix, Hulu e Amazon, e solo il 9% circa da servizi come BitTorrent, che pochi anni addietro totalizzava più del 30% giornaliero). 21
Cresce il video online nella traffic composition 22
Cresce la quota del digital video Nielsen Cross platform 2014 23
DEFINIRE LA TELEVISIONE 24
VISIONE COLLETTIVA NESSUNA INTERFACCIA SCHEDULING RIGIDO PUBBLICO PREVEDIBILE E ISPEZIONABILE 25
PRODUCER USER GENERATED CONTROLLED FLOW FLOW 26
AGGREGATE DISPERSED PUBLICS POINT TO POINT CONNECTION AND RECCOMENDATION27
COME CAMBIA LA TV? come la chiamo? nomi commerciali + over the top, iptv, catch-up tv.. 28
MULTISCREENING & MULTITASKING SOCIAL TELEVISION PERSONCASTING CROSS-PLATFORM SURVEY 29
Television is changing The overarching trend from the early 1950s to the presents seem clear: • from television as a one-way, coherent, programmer-controlled flow to television as bidirectional, fragmented, user-controlled experience; • from mass audiences to atomized viewers; • from a site of public memorization to an increasingly personal site of private and public expression. (Uricchio 2010, 36) 30
IL MEDIUM TELEVISIVO: FLOW VS. PERSONCASTING/ENGAGEMENT slide 31
Forma vs. contenuto – Mainstream vs. engagement • Da mass medium centrale e incorporato in maniera quasi uniforme nelle abitudini di vita – domestiche e familiari – e nei processi cognitivi di tutte le persone (mainstream medium), alla condizione attuale in cui la frammentazione, la pluralità di piattaforme, l’ubiquità, la asincronia possono condurre a una esperienza di accesso e socializzazione del tutto disomogenea. • La forza strutturante del medium, inizialmente sorretta dalla configurazione tecnologica dei television set, che lasciava poche possibilità di sottrarsi al flusso organizzato imposto dai broadcaster, sta evaporando in un contesto in cui è il singolo contenuto – e il desiderio di appropriarsene, di manipolarlo e di condividerlo – che orienta la scelta, i tempi e le modalità di visione, la tipologia di schermo (tv, pc o mobile) e il livello di coinvolgimento (engagement medium). 32
Williams - Il concetto di flusso (flow) 1 • «In tutti i sistemi avanzati di broadcasting, l’organizzazione tipica del contenuto e, conseguentemente, l’esperienza che se ne fa, è quella della sequenza o del flusso (flow). Questo fenomeno, il flusso pianificato , è probabilmente l’elemento caratteristico del broadcasting, sia come tecnologia sia come forma culturale». (R. Williams,1974) 33
Il concetto di flusso (flow) 2 • «La differenza del broadcasting rispetto a … altri sistemi di comunicazione non sta soltanto nel fatto che tali eventi o altri analoghi siano accessibili da casa, premendo un pulsante; ma nel fatto che l’effettivo programma offerto consiste in una sequenza o un insieme di sequenze alternative di questi o di altri eventi simili, fruibili nella stessa unità spazio-temporale e attraverso un’unica operazione». (R. Williams, 1974) 34
Producer controlled flow • Gli spettatori non debbono far altro che accendere il televisore ed esporsi al flusso dei programmi e dei commercials, anche perché la configurazione del television set tende a limitare qualsiasi forma di interferenza e di esercizio diretto del controllo. • La televisione diviene una presenza elettronica quasi ininterrotta, che si innesta negli spazi comuni della casa e si integra con altre attività come mangiare e svolgere le faccende domestiche o i compiti di scuola. • La linearità sul piano temporale del flusso incorpora le interruzioni, che alimentano l’aspettativa di un continuo alternarsi tra programmi e commercials e si combinano con i tempi personali di entrata o uscita rispetto alla esposizione al mezzo televisivo e di dislocazione dell’attenzione rispetto ad altre attività che si svolgono in parallelo nello stesso ambiente domestico. 35
The viewing experience in the network era • In the network era, we primarily experienced television as a domestic, nonportable medium used to bring the outside world into the home (McCarthy 2001; Spigel 2001). • Program options for viewers were limited to the offerings of the three national networks that delivered content on a linear through-the-day schedule— shows were available only at appointed times in a routinized daily sequence of programming. This technological configuration left the viewer with little to do. 36
Evoluzione del sistema televisivo broadcast slide 37
Television after Television • «If TV refers to the technologies, industrial formations, governmental policies, and practices of looking that were associated with the medium in its classical public service and three-network age, it appears that we are now entering a new phase of television—the phase that comes after TV». (Spigel 2004, 2) • «Television’s transition from its network-era norm as a mass medium toward its post-network-era function as an aggregator of a broad range of niche and on-demand viewing audiences has required significant adjustments to industrial assumptions about the medium». (Lotz 2007, 34) 38
(Lotz, 2007) slide 39
L’esperienza di visione nella fase di transizione (Multichannel tv) I telespettatori • possono scegliere tra un numero elevato di canali, • possono liberarsi, attraverso le formule pay (subscription channels), dall’invadenza delle interruzioni pubblicitarie. • sono abilitati dal telecomando ad assumere un atteggiamento esplorativo • possono sfuggire alla schedulazione rigida attraverso i VCR. • La necessità di prendere le misure rispetto a un comportamento decisamente più selettivo delle audience impone ai broadcaster la prima grande evoluzione – e sofisticazione – nei sistemi di monitoraggio che si incardina nella distribuzione dei (Nielsen) People Meter presso panel rappresentativi della popolazione televisiva 40
Il contenuto tende a liberarsi dalla forma • Il contenuto emerge come criterio determinante per la costruzione dell’esperienza di visione. • Questo processo evolutivo libera la televisione dal presupposto che il canale di distribuzione (il tv set domestico) sia un aspetto caratterizzante del contenuto che viaggia attraverso di esso. • Sulla base di questa logica i dirigenti televisivi – e, di fatto, tutti i media executive – operano in realtà nel business dei contenuti, nel cui ambito il contenuto può essere definito come – «una unità di informazione o un prodotto di intrattenimento che può essere venduto o sponsorizzato e successivamente distribuito attraverso una ampia gamma di canali e piattaforme» (Askwith, 2007: 17, tr. nostra). 41
La tv lineare risponde attraverso il Narrowcasting • Vengono disposti in senso orizzontale i segmenti di offerta che, per la loro qualità e/o per la specificità dei pubblici di riferimento, possono consentire alle audience di inseguire una pluralità di preferenze e interessi (dallo sport al gossip, ecc.). • Esplode la quantità dei contenuti che trovano espressione, più o meno definita, in formati «televisivizzabili». • Le piattaforme di distribuzione (satellite, digitale terrestre ospitano l’espansione dell’offerta e lavorano a nuovi modelli sostegno economico (subscription, pay per view) 42
Programming based vs. viewer-centred model In questo nuovo regime – l’era del narrowcasting – la vecchia audience di massa non solo si è frammentata, ma ha anche guadagnato un maggior potere di intervento nella creazione della propria sequenza di programmazione, nella definizione dei modelli di interpenetrazione (zapping durante la pubblicità, passaggio veloce da un canale all’altro) e, grazie al videoregistratore, nella individuazione della propria strategia per ripetere e recuperare i programmi (Uricchio, 2010: 35) 43
Verso un nuovo ecosistema televisivo • i sistemi di distribuzione broadcast in digitale (DVB-T; DVB-S) soppiantano definitivamente l’analogico • prevale un approccio multipiattaforma (digital broadcasting, IP - based) rispetto ai canali di distribuzione, e multidevice (tv, pc, second screen device) rispetto ai terminali di accesso. • gli schermi diventano terminali internet enabled e cominciano a ospitare servizi televisivi non lineari (on demand). • le pratiche di fruizione di tipo televisivo trovano spazio in altri ambienti di comunicazione (come il world wide web) o sono declinate su altri schermi personali (pc e handhelded device). • i contenuti televisivi subiscono un processo appropriazione creativa (cut, remix, share) proprio delle culture partecipative. • I social media ospitano i discorsi sulla televisione (social television) e favoriscono l’engagement dei pubblici. 44
Le trasformazioni del medium: timeshifting e placeshifting • Si produce una profonda alterazione del regime temporale attraverso il quale vengono gestiti l’accesso e le modalità di fruizione dei contenuti, rispetto all’esperienza di visione che ha caratterizzato per decenni la televisione di flusso. • “Attraverso l’uso delle tecnologie per il timeshifting, gli spettatori della televisione broadcast conformano la programmazione alle loro esigenze di orario e la espongono ai momentanei desideri dei loro click, poiché sono in grado passare rapidamente dai programmi live a quelli registrati. In questo modo, aggirano il flusso commerciale accuratamente pianificato in cui i network statunitensi inseriscono i loro prodotti televisivi” (Gillan, 2011: 76, tr. nostra). 45
Le trasformazioni del medium: timeshifting e placeshifting • L’idea della tv anytime, ovvero l’affrancamento delle audience dai tempi della programmazione televisiva broadcast, grazie all’introduzione di tecnologie di timeshifting tv, che disarticolano l’idea di flusso tv e la ritualità del consumo ad esso collegato si integra con le pratiche di consumo di contenuti video attraverso differenti device in qualunque momento e in qualsiasi luogo, secondo le logiche di • Placeshifting, un termine proprio dei nuovi media che fa riferimento alla capacità degli spettatori di far transitare la programmazione dai television set agli hard disk e ai dispositivi mobili (Gillan, 2011: 135, tr. nostra). 46
Le trasformazioni del medium: dal broadcasting al personcasting • Le diverse esperienze di visione (tempi, contenuti, schermi, ecc.) si compongono in mix profondamente differenziati e in perpetua ridefinizione sulla base delle appartenenze generazionali, delle competenze tecnologiche e della disponibilità di capitale economico e culturale. • Nella composizione del mix il livello di apertura competitiva del sistema televisivo e la disponibilità di tecnologie di distribuzione Ip based, che abilitano l’effettivo accesso personalizzato ai contenuti determinano le pratiche di personcasting. 47
Personcasting / asynchronicity • «… the experience of television in a post-network era fragments beyond the narrowcasting of the multi-channel transition to personcasting in terms of what is viewed, when, how, and even in how viewers pay for it. Although such variation in what we watch might not entirely disrupt our network-era understandings of television and culture, the disparity in when we watch programs will make asynchronicity a defining feature of the post-network era». (A. Lotz 2007, 243-244) 48
The Five Cs of the Post-Network Era • After becoming accustomed to expanded choice and control throughout the multi-channel transition, viewers began to require new attributes such as convenience, customization, and community in order to have their preferred television experience. Both convenience and customization resulted from viewers’ experience of choice and control—they indicated a second stage of adjusted use and expectation after network-era norms eroded and conventions of the multi-channel transition vied for dominance. (A. Lotz 2007, 245) 49
La televisione come engagement medium • La televisione classica disponeva di una configurazione formale talmente potente (disciplinante) da poter quasi ignorare il telespettatore. • La nuova televisione richiede engagement da parte delle audience. – perché le funzioni di control e choice sono definitivamente nelle mani di chi guarda la televisione – perché la possibilità di valorizzare (economicamente) contenuti che non possono più essere presupposti come uniformi e universalmente acquisiti riposa sul coinvolgimento dello spettatore 50
La televisione come engagement medium • “Non è un processo che avviene di fronte al televisore. Né è la semplice descrizione del modo in cui uno spettatore guarda la televisione, o di ciò che prova mentre la guarda. L’engagement descrive, piuttosto, l’ampio sistema di investimenti materiali, emozionali, intellettuali, sociali e psicologici che uno spettatore forma attraverso le sue interazioni con l’expanded television text (Askwith 2007: 154, tr. nostra) 51
La televisione come engagement medium • Concepire la tv come un engagement medium comporta, inoltre, una netta inversione rispetto al modo in cui la televisione broadcast osserva le audience e le valorizza nel proprio business model. • “Un modello di questo tipo deve intendere la televisione non come un modo per aggregare audience che, successivamente, verranno vendute agli inserzionisti pubblicitari, ma come un medium che attinge a piattaforme mediali, contenuti, prodotti, attività e spazi sociali per fornire alle audience un ampio range di opportunità per interagire con il contenuto televisivo” (Askwith 2007: 4, tr. nostra). 52
Social television • La Social TV è il prodotto della sinergia tra – la natura tradizionalmente sociale del contenuto televisivo (la produttività discorsiva delle audience, connessa con la gestione identitaria e relazionale dei contenuti tv), – l’emergere di ambienti on line per la gestione dei network relazionali (social media platform) e – un particolare assetto tecnologico, caratterizzato dalla diffusione di device mobili, dal superamento della specializzazione dei singoli dispositivi a favore di una moltiplicazione di funzioni e dalla contemporanea evoluzione delle pratiche di multitasking (Andò, Marinelli 2014 a) 53
Le due dimensioni della social tv 1) relazione (digitale) tra soggetti a proposito della Tv, ovvero tutte le conversazioni generate dalle audience rispetto a device (tablet, laptop, smartphone), ambienti on line (social media e app), flusso di interazione (live/non live, prima/ durante/dopo il programma), genere televisivo (negli Usa sport e reality in testa) e motivazione (condivisione, sostegno al programma, ricerca di rewards). 2) relazione (digitale) con il contenuto video, ovvero tutte le forme di interazione orientate alla ricerca e condivisione di contenuti relativi ad un contenuto televisivo, a livello di programmi, celeb (conduttori, protagonisti), contenuti, brand e commercials, gamification. (Andò, Marinelli 2014 a) 54
Il flusso diviene circolare • L’estrema segmentazione dei gusti e delle pratiche di consumo impone alle media companies di imparare a promuovere e gestire insieme con le audience una esperienza di flusso radicalmente differente rispetto a quella esemplificata dal potere di definizione proprio della forma broadcast. • “il flusso odierno è più circolare, con ciascuna piattaforma che incoraggia gli spettatori ad accedere a un’altra che, si spera, chiederà loro di tornare al prodotto in onda. Il fatto che i network investano nella circolazione continua dei propri prodotti su più piattaforme non vuole affatto dire che il flusso non conta più, come dovrebbe essere evidente da tutti i materiali che i network e i loro conglomerati mediali confezionano rispetto ai diversi segmenti della narrazione (Gillan, 2011: 76, tr. nostra). 55
La circolazione tende a divenire il nuovo regime del flusso televisivo 1. Nel senso di pratiche che consentono di attualizzare il personcasting sui diversi schermi che l’utente ha a disposizione; schermi che si alternano, si sovrappongono e si richiamano nella composizione del flusso a seconda dei momenti della giornata, della tipologia di contenuto, dei device momentaneamente disponibili e del loro potenziale di connettività e condivisione. 2. Nel senso di pratiche che, sulla scorta delle culture partecipative, considerano il contenuto mediale non come un oggetto in sé chiuso ma come una forma espressiva che trova una estensione in termini di conversazioni, riscritture, condivisioni che ne alimentano la circolazione e la continua ridefinizione attraverso il lavoro interpretativo delle audience. (Marinelli, Andò 2016) 56
Circulation/Spreadability • «Spreadability refers to the technical resources that make it easier to circulate some kinds of content than others, the economic structures that support or restrict circulation, the attributes of a media text that might appeal to a community’ s motivation for sharing material, and the social networks that link people through the exchange of meaningful bytes». • «In other words we refer to the circulation in terms of digital life of a content that is definitely spreadable» • Circulation, then, is “a mix of top-down and bottom-up forces [which] determine how material is shared across and among cultures in far more participatory (and messier) ways” (Jenkins, Ford, Green 2013). 57
Circulation/Narrative complexity • Eterotopia e Eterocronia contraddistinguono la circolazione e dunque la digital life dei contenuti • I contenuti digitali sono costantemente cercabili, accessibili e consumabili • La complessità narrativa dei contenuti mediali contemporanei esalta la loro caratteristica di – oggetti senza confini (cioè permeabili rispetto ai frame dei singoli media da cui originano) – e senza fine (rispetto alla persistenza nel tempo e nello spazio), • La complessità narrativa assicura una digital life ai contenuti in quanto sempre esplorabili, completabili, spreadable e condivisibili da parte delle engaged audience. (Marinelli, Andò 2016) 58
Circulation/Narrative complexity • This account of narrative complexity suggests that a new paradigm of television storytelling has emerged over the past two decades, with a reconceptualization of the boundary between episodic and serial forms, a heightened degree of self-consciousness in storytelling mechanics, and demands for intensified viewer engagement focused on both diegetic pleasures and formal awareness. • By exploring the formal structure of this mode of storytelling we can appreciate connections with broader concerns of media industries and technologies, creative techniques, and practices of everyday life, all of which resonate deeply with contemporary cultural transformations tied to the emergence of digital media and more interactive forms of communication and entertainment. (Mittel 2015) 59
The digital life of content The digital life of content and its circulation depend on both producers and consumers. • Producers provide multiple “touch points” to make the content accessible, thereby focusing on multi-platform storytelling and audience engagement strategies. • Consumers manage and improve the circulation of content by appropriating and sharing online meanings and pleasures connected to the consumption experience (Fiske, 1992), and by expanding the television text beyond its pre-defined boundaries. Television flow can now be effectively understood as a content circulation process that takes place within a networked media space. (Marinelli, Andò 2016) 60
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