CLUB ALPINO ITALIANO Unione Bergamasca Sezioni e Sottosezioni - I SENTIERI E RIFUGI
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
CLUB ALPINO ITALIANO Unione Bergamasca Sezioni e Sottosezioni I SENTIERI E RIFUGI PORTE APERTE SULLE BELLE OROBIE
Progetto promosso dalla Unione Bergamasca delle Sezioni e Sottosezioni del CLUB ALPINO ITALIANO con il sostegno della FONDAZIONE COMUNITÀ BERGAMASCA e del PARCO DELLE OROBIE BERGAMASCHE Unione Bergamasca CAI – Paolo Valoti CAI Bergamo – Piermario Marcolin CAI Clusone – Rino Calegari CAI Lovere – Flavio Grifalconi CAI Piazza Brembana - Andrea Carminati CAI Romano di Lombardia – Adriano Piavani CAI Treviglio – Antonio Rivoltella Testi a cura di Emanuele Amoroso e delle Commissioni Sentieri delle Sezioni e Sottosezioni del CAI Bergamasco: Giandomenico Frosio, Cesare Villa, Gianpietro Cattaneo, Flavio Cisana, Gregorio Facchinetti, Massimo Federici, Aldo Locatelli, C O L O P H O N Riccardo Marengoni, Valentino Merla, Amedeo Pasini, Dario Rossi, Giovanni Rota, Giuseppe “Pepo” Salvini, Benvenuto Tiraboschi, Mansueto Zanchi, Maria Cretti, Maria Luisa Zubani e Costantino Rotigni. Fotografie: Paolo Valoti – Emanuele Amoroso Progetto grafico: Ivano Bettin Finito di stampare nel luglio 2014 a Bergamo
UNIONE CLUB ALPINO ITALIANO UNIONE BERGAMASCA L’UNIONE FA LA FORZA E SOSTIENE NUOVI STIMOLI E ORIZZONTI PER LA MONTAGNA BERGAMASCA I l fascino delle Prealpi e Alpi Orobie sta nella bellezza delle sue cime, nella maestosità degli orizzonti ‘a fil Le Sezioni e Sottosezioni Ber- gamasche del CAI hanno sempre realizzato progetti, svolto lavori di di cielo’ e nella ricchezza dei sentieri salvaguardia e messa in sicurezza dei che da sempre attirano coloro che “Sentieri delle Orobie” e di tutta vogliono camminare tra grandi cime, quella fitta rete di sentieri collegata, ampi pascoli e cristallini laghetti alpini. che costituiscono l’elemento portan- Il richiamo delle nostre monta- te dell’attività alpinistica, escursio- gne nel Parco regionale delle Oro- nistica, turistica e naturalistica nelle bie Bergamasche, nasce dal suono Orobie. stesso della parola Orobie, “terra Questi itinerari sono un patrimo- della vita”, una parola composta dai nio pubblico di eccezionale valore termini “oro”, che dal greco richia- ambientale e culturale, conservati e ma la terra, ovvero la “formazione valorizzati anche grazie al determi- della terra”, e dal termine “bio”, che nante sostegno della Fondazione del- richiama la vita (come per esempio la Comunità Bergamasca Onlus e del nella parola “biologia”, che significa Parco delle Orobie Bergamasche, e “logica della vita”). rappresentano l’accesso privilegiato Anche gli orobi, gli antichi abitanti ai rifugi del Club Alpino Italiano. della città e provincia bergamasca I rifugi alpini rappresentano indi- hanno costruito la propria città spensabili presidi di conoscenza e tu- chiamandola Bergamo, che significa tela del territorio, centri di accoglien- CAI la “casa sul monte”, per diffondere za e posti di soccorso aperti a tutti, nel tempo e nella geografia le radici gestiti da donne e uomini riconosciuti profonde della nostra terra, cultura come i veri custodi e tenaci ambascia- e identità. tori della montagna. 3
Sono luoghi d’incontri e amicizie riplo della Presolana”, per ascoltare “a fil di cielo” unici, per incoraggiare l’essenza della Montagna: una silen- una frequentazione della montagna ziosa alleata che ci sprona tra fatiche, preparata, consapevole e sostenibile. emozioni e felicità, entra nel cuore Questa agile pubblicazione vuole es- e continuamente ci chiama per rin- sere un invito a camminare lungo “Il novarci nel corpo e rigenerarci nello Sentiero delle Orobie”, il “Sentiero spirito per andare sempre più avanti, naturalistico Antonio Curò” e il “Pe- in cordata, insieme. Unione Bergamasca delle Sezioni e Sottosezioni CAI Sezione di Bergamo Sezione di Clusone Sezione di Lovere Sezione di Piazza Brembana Sezione di Romano di Lombardia Sezione di Treviglio 4
FONDAZIONE COMUNITÀ BERGAMASCA IL NOSTRO SOGNO È QUELLO DI UNA COMUNITÀ NELLA QUALE CIASCUNO PARTECIPA AL BENE COMUNE I l nostro sogno è quello di una comu- nità nella quale ciascuno partecipa al bene comune. Per questo la Fondazione sostiene da sempre le attività dell’Unione Berga- masca delle sezioni e delle sottosezioni Proprio per questo motivo la mis- del Club Alpino Italiano. sion della Fondazione della Comunità Non solo attraverso i bandi annuali Bergamasca Onlus è di promuovere dedicati all’ambito montano e ambien- la cultura del dono, facendo crescere tale, ma anche con la costituzione del un’identità nuova nella nostra socie- fondo patrimoniale “Gente in Mon- tà. Identità saldamente coinvolta nelle tagna”, della Sezione CAI di Bergamo esigenze della nostra realtà quotidiana, attivo dal 2007, segno concreto della strettamente collegata con le organiz- vicinanza della comunità bergamasca zazioni del Terzo Settore presenti sul alle sue Orobie e alle sue comunità di territorio, in grado di diventare trami- montagna. te tra chi può donare e le esigenze più Crediamo anche che valga la pena sentite della popolazione. di favorire, oltre alle attività di riqualifi- Oltre agli ambiti di intervento più cazione e valorizzazione del patrimonio classici, come il sociale, socio-sanitario, ambientale, e sia necessario sostenere culturale e la tutela artistica del nostro iniziative più culturali come questa pub- patrimonio, la Fondazione della Co- blicazione sui sentieri, i rifugi e le mera- munità Bergamasca Onlus ha sempre viglie delle nostre montagne. creduto nella necessità di sostenere Buona lettura! coloro che proteggono e promuovono l’ambiente. Non si tratta di una scelta ideolo- gica, bensì della presa di coscienza che l’ambiente naturale e alpino fa parte a pieno titolo del nostro patrimonio so- ciale e culturale. 5
O RO B I E OROBIE: UN RICCO CAPITALE DA CONSERVARE E CONDIVIDERE CON ALTA BIODIVERSITÀ E HABITAT DI ELEVATO VALORE NATURALISTICO D a diversi anni la collaborazione rodata tra il Parco delle Orobie Bergamasche e il CAI, nella sua com- strazione, dovendo scegliere tra un’am- pia gamma di interventi, darà sempre la priorità a quelli frutto di collaborazioni pleta articolazione fatta di Sezioni e con enti e istituzioni, siano esse pubbli- D E L L E Sottosezioni, ha portato benefici al che o private, che fanno della valorizza- Patrimonio Pubblico montano delle zione del territorio e dell’ambiente la Orobie Bergamasche. loro mission. Anche ultimamente la collaborazio- Non dimentichiamo inoltre che i ne si è fatta intensa, sia per quel che rifugi alpini, sono il primo e unico spor- riguarda il recupero, sistemazione e tello (in tempo di inglesismi, diremmo la messa in sicurezza dei sentieri, ma front-office) territoriale che il Parco ha e anche, e soprattutto, con investimen- per questo, insieme all’immensa rete di ti importanti sui rifugi. Basti pensare a sentieri che li collegano, vogliamo dare quanto fatto al Curò, con la realizzazio- il nostro apporto al recupero, alla loro ne della nuova struttura di accoglienza crescita e pubblicizzazione. con l’innovativo ostello. Proprio la rete di sentieri, e la col- PA R C O Bene fa quindi l’Unione Bergamasca laborazione con il CAI, fa parte del delle Sezioni e Sottosezioni del CAI a Progetto “Sulle tracce dell’Orso”, che rappresentare, con questa pubblicazio- il Parco delle Orobie ha preparato per ne, questo ricco e immenso patrimonio il grande appuntamento di EXPO 2015, di lavoro e impegno di volontariato di quale progetto di Distretto Turistico tanti soci appartenenti al CAI che, con delle Orobie Bergamasche, e per il particolare passione e dedizione, realiz- quale stiamo approntando una campa- zano la grande opera di valorizzazione gna pubblicitaria che porterà benefici del patrimonio pubblico montano. anche ai tanti rifugi alpinistici e escur- Il Parco delle Orobie Bergamasche, sionistici, oltre che alle nostre Comu- ultimo nato tra le aree protette regio- nità montane. nali, pur nelle ristrettezze economiche Complimenti per l’iniziativa e buo- attuali, e tipiche della Pubblica Ammini- na lettura a tutti. 6
SENTIERO DELLE OROBIE OCCIDENTALI · Prima tappa: Cassiglio – Rifugio Cazzaniga-Merlini . . . . . . . . . . . . . . . pagina 8 · Variante: Quindicina – Rifugio Cazzaniga-Merlini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 10 S O M M A R I O · Seconda tappa: Rifugio Cazzaniga-Merlini – Rifugio Lecco . . . . . . . . . . . . p. 12 · Terza tappa: Rifugio Lecco – Rifugio Grassi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 14 · Quarta tappa: Rifugio Grassi – Rifugio Benigni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 16 · Quinta tappa: Rifugio Benigni – Rifugio Ca’ San Marco . . . . . . . . . . . . . . . p. 18 · Sesta tappa: Rifugio Ca’ San Marco – Rifugio Dordona (Foppolo) . . . . . . p. 20 · Settima tappa: Rifugio Dordona – Rifugio Longo – Rifugio Calvi . . . . . . . p. 22 SENTIERO DELLE OROBIE ORIENTALI · Prima tappa: Valcanale – Rifugio Alpe Corte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 24 · Seconda tappa: Rifugio Alpe Corte – Rifugio Laghi Gemelli . . . . . . . . . . . p. 26 · Terza tappa: Rifugio Laghi Gemelli – Rifugio Calvi . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 28 · Terza tappa: variante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 30 · Quarta tappa: Rifugio Calvi – Rifugio Baroni al Brunone . . . . . . . . . . . . . p. 32 S E N T I E R I · Quinta tappa: Rifugio Baroni al Brunone – Rifugio Merelli al Coca . . . . . p. 34 · Sesta tappa: Rifugio Merelli al Coca – Rifugio A. Curò . . . . . . . . . . . . . . . p. 36 · Settima tappa: Rifugio A. Curò – Rifugio Albani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 38 · Ottava tappa: Rifugio Albani – Passo della Presolana . . . . . . . . . . . . . . . . p. 40 · Ottava tappa: variante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 42 Itinerario Naturalistico A. Curò . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 45 Periplo della Presolana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 48 Cartine d’insieme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 51 Recapiti sedi CAI e rifugi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 54
Aralalta con sullo sfondo monte Disgrazia e Bernina Cassiglio – Passo Baciamorti – Bocchetta di Regadur – Rifugio Cazzaniga-Merlini Note sul percorso: Segnavia n. 101 – Dislivello 1287 m – Tempo: 4.30 h – Difficoltà: E I l sentiero delle Orobie Occidentali ha ini- posto, in epoca secentesca, nel Ducato e TA P PA zio a Cassiglio e corre per ampio tratto nell’Arcidiocesi di Milano e non colpito dal- seguendo il segnavia 101. Si sviluppa a ca- la scomunica papale contro la Repubblica di vallo dapprima della provincia lecchese, per Venezia, della quale faceva parte all’epoca la poi spostarsi lungo il confine con la Valtel- Val Taleggio. lina. Alterna tratti selvaggi e solitari ad al- Abbandonato il sentiero che scende alla tri più antropizzati e sfruttati dal turismo. baita Baciamorti, si piega a destra su una Incrocia inoltre zone d’importanza storica, traccia segnalata e ci si alza lungo la costa er- quali, ad esempio, gli avamposti della linea bosa del pizzo Baciamorti fino alla baita Ru- Cadorna al passo del Tartano o il passo San dera. Qui il sentiero taglia di traverso alcuni Marco, antico transito della Repubblica Ve- pascoli e una forra rocciosa attraversando neta. Non è infrequente, infine, incontrare vasti e dolci pianori. Sulla sinistra riluccica stambecchi, camosci e marmotte lungo il in lontananza la pianura Padana e nelle gior- percorso: l’ambiente naturale è di straordi- nate terse appare la linea appenninica. Con nario fascino e va attraversato col consueto alcuni faticosi tornanti si raggiunge la distesa P R I M A rispetto e attenzione. erbosa dove sorge la baita Cabretondo, poi Partendo dal piccolo paese di Cassiglio, si prosegue tralasciando la salita al monte ci si dirige verso il bacino omonimo e lo si Aralalta e infine, dopo una breve discesa, si supera lungo la sua sponda sinistra. Prose- tocca la bocchetta di Regadur. Bello il pa- guendo per la strada carrareccia si perviene norama sulla zona del pizzo dei Tre Signori, a un bivio: si sale con il sentiero sulla sinistra nonché fin verso le Alpi Retiche. e ci si addentra nel bosco. Alternando tratti Scavalcato il valico si risale leggermente pianeggianti a tratti molto più ripidi e fati- sino a raggiungere la baita Regina e, poco cosi, sempre però all’ombra del fitto bosco oltre, il passo dell’Aralalta. Nuovamen- di faggi, si risale tutta la valle fino a raggiun- te su terreno pianeggiante, si aggirano i gerne il solco finale. Con un ultimo pendio pendii settentrionali del monte Sodadura erboso si esce quindi al passo Baciamorti (2010 m): scavalcata un’ultima bocchetta si (1540 m) così denominato per l’abitudine declina infine nella conca con il caratteristi- degli abitanti della Val Taleggio di dare l’ulti- co cocuzzolo roccioso che ospita il rifugio mo saluto alle salme dei propri cari estinti, Cazzaniga Merlini, dominante sugli ampi pia- traslati verso San Bartolomeo di Vedeseta, ni di Artavaggio, e a sinistra il rifugio Nicola. 8
STORIA DEL RIFUGIO A. GHERARDI Nell’estate del 1980, su iniziativa della Sot- effettuare appaganti escursioni alle cime tosezione del CAI di Zogno, iniziarono i la- dell’Aralalta, Baciamorti e Sodadura, con vori per la costruzione di un rifugio alpino ampia vista sulle Orobie e su parte delle in località piani dell’Alben, sopra Pizzino in Retiche, nonché traversate dal passo Ba- Val Taleggio, a quota 1650 m. Con questa ciamorti verso la Vall’Asinina o verso Cas- opera il CAI di Zogno volle onorare la me- siglio. Oppure verso i piani di Artavaggio, moria del socio Angelo Gherardi, esperto nel lecchese, raggiungendo i rifugi Nicola e sci-alpinista morto accidentalmente duran- Cazzaniga Merlini. te una ascensione invernale al Corno Stella il 29 dicembre 1974. Il lavoro proseguì per parecchi anni, anche tra notevoli difficoltà finanziarie nonostante l’apporto volonta- rio di molti soci. L’inaugurazione avvenne, infine, il giorno 21 giugno 1987. Posto in SCHEDA TECNICA splendida posizione panoramica, con vi- sta sul gruppo delle Grigne e Resegone, Altitudine: 1650 m è di facile accesso partendo da Quindici- Tel: 0345.47.302 na, frazione di Pizzino di Taleggio. In circa Proprietà: CAI Bergamo un’ora di piacevole camminata si raggiunge Sito: http://geoportale.caibergamo.it l’accogliente costruzione. Da li si possono 9 Rifugio Gherardi
Resegone Quindicina – Rifugio Gherardi – Bocchetta di Regadur – Rifugio Cazzaniga-Merlini Note sul percorso: Segnavia n. 120 + 101 – Dislivello 650 m – Tempo: 3.30 h – Difficoltà:T A lternativa meno faticosa all’originale, Per ricongiungersi al sentiero delle TA P PA la variante da Quindicina permette di Orobie, dal rifugio si deve proseguire verso accedere al sentiero delle Orobie Occiden- nord imboccando un chiaro tracciato. Dopo tali partendo dalla Val Taleggio per risalire una breve salita e un successivo pianoro si al rifugio Gherardi e poi reimettersi nel per- supera il vecchio rifugio Battisti (chiuso) e, VA R I A N T E corso principale all’altezza della bocchetta con alcuni zig-zag, si rimonta la caratteristi- di Regadur. ca costola alle sue spalle. Più in alto, pro- Lasciata l’auto presso Quindicina, frazio- cedendo con attenzione, si superano alcuni ne del grazioso borgo di Pizzino di Taleggio, profondi canaloni detritici e ci si dirige infine si imbocca il sentiero n. 120 sul versante de- alla capanna Regina. stro idrografico della valle. Il percorso con- Dalla baita, se si vuole raggiungere il ri- duce in un’ampia valletta erbosa alla cui som- fugio Cazzaniga-Merlini (punto di arrivo del- mità si trova la baita Foppa Lunga (1506 m); la prima tappa), si deve piegare a ovest pun- dalla baita si piega a nord e, dopo aver sca- tando al vicino passo dell’Aralalta. Aggirati valcato una breve depressione, si guadagna il i pendii settentrionali del monte Sodadura P R I M A rifugio Gherardi (1650 m) posto nell’ampia (2010 m) e scavalcata un’ultima bocchetta e panoramica conca dei piani dell’Alben. Il si declina infine nella conca con il caratteri- gruppo del Resegone e delle Grigne si af- stico cocuzzolo roccioso che ospita il rifu- faccia in tutta la sua bellezza; in lontananza gio Cazzaniga-Merlini, dominante sugli ampi appare il massiccio del Monte Rosa. Piani di Artavaggio. 10
STORIA DEL RIFUGIO CAZZANIGA-MERLINI Il rifugio è dedicato a Giuseppe Cazzaniga, stica. L’ANA di Lecco volle così dedicargli Capitano del 5° Alpini – Btg. Morbegno. un rifugio alla base dello Zucco di Piazzo. Figura poliedrica, fu infatti fondatore e di- Punto ideale di sosta al termine del- rettore della SEL SCI, fece parte, nel 1914, le ascensioni al Sodadura e allo Zuccone della prima squadra di soccorso alpino. Campelli, il rifugio Cazzaniga-Merlini è rag- Coltivò anche il canottaggio, oltre che lo giungibile sia dalla Valsassina che dalla Val sci e il calcio. Luminosa figura di sportivo in Taleggio con percorsi vari sia per ambiente tre discipline, scomparve prematuramente, che per durata. In inverno è inoltre meta di per un malore, proprio sui Piani di Arta- numerosi appassionati ciaspolatori. vaggio al termine di una competizione scii- SCHEDA TECNICA Altitudine: 1885 m Tel: 0341.997839 Proprietà: ANA Lecco Sito: www.analecco.it 11 Rifugio Cazzaniga-Merlini
Piani di Bobbio e Grigne Rifugio Cazzaniga-Merlini – Bocchetta dei Megoff – Piani di Bobbio – Rifugio Lecco TA P PA Note sul percorso: Segnavia n. 101 – Dislivello 230 m – Tempo: 2 h – Difficoltà: E D al rifugio Cazzaniga-Merlini, proce- dendo in direzione nord, si punta a un’insellatura e ad alcuni pianori erbosi il valico, si scende sul versante opposto con sentiero ben segnato in direzione dei piani di Bobbio, punteggiati di ameni ri- (attenzione ai segnavia), in un ambiente fugi nonché di impianti di risalita per lo che è subito suggestivo, dominato com’è sci. Di fronte le Grigne catturano in pieno dalle alte pareti dello Zuccone Campel- l’attenzione, mentre alle proprie spalle lo li. Passando sotto ai ripidi versanti dello Zuccone Campelli offre il suo versante Zucco Barbesino, si attraversa un vallone, roccioso più affascinante e di carattere si prosegue su di una cengia e si sbuca a dolomitico. una successiva forcella. Dopo una breve Con un ulteriore quarto d’ora di cam- discesa il sentiero perviene a un ripido ca- mino su pascoli pianeggianti, è breve rag- nale che con fatica conduce alla bocchetta giungere il rifugio Lecco (1777 m). S E C O N DA dei Megoff (2020 m), posta tra la Corna Grande e lo Zucco Barbesino. Scavalcato 12
STORIA DEL RIFUGIO LECCO Il rifugio Lecco è stato inaugurato nel mese per l’arrampicata su roccia (dolomia) e per di settembre del 1910. cimentarsi su sentieri attrezzati e ferrate. Posto in posizione panoramica nella Nella stagione invernale predominano parte superiore dei Piani di Bobbio, all’i- invece lo sci da discesa, lo sci da fondo, nizio del Vallone dei Camosci, il rifugio è nonché è spesso meta di sci alpinisti e cia- incastonato sullo sfondo delle dolomitiche spolatori. pareti dello Zuccone Campelli. La sua struttura originaria venne di- strutta durante la Seconda Guerra Mon- diale. Grazie agli sforzi e ai contributi di numerosi Soci, nonché all’aiuto gratuito da parte di venti giovani appartenenti al Servi- SCHEDA TECNICA zio Civile Internazionale, nel 1966 iniziaro- no i lavori di ricostruzione e ampliamento Altitudine: 1779 m e il 15 ottobre del 1967 il nuovo rifugio Tel: 0341.910669 venne inaugurato. Proprietà: CAI Lecco Nella stagione estiva e autunnale, le Sito: www.cai.lecco.it pareti nei dintorni del rifugio sono ideali 13 Zuccone Campelli in inverno
Stambecchi Rifugio Lecco – Piani di Bobbio – Passo del Toro – Rifugio Grassi Note sul percorso: Segnavia n. 101 – Dislivello 500 m – Tempo: 2.45 h – Difficoltà: E D TA P PA al rifugio Lecco (1777 m) si deve per- del Corvo: vinti circa trecento metri di correre in senso inverso il sentiero dislivello si scavalca la cresta terminale del della seconda tappa fino a raggiungere la monte e si raggiunge la suggestiva cengia stazione superiore dello ski-lift. Da qui le che permette di guadagnare l’aereo passo segnalazioni (segnavia 101) conducono in del Toro, alto sopra i dirupi che precipi- discesa lungo la pista da sci fin nei pressi di tano sul fondovalle. Da qui è già visibile, un masso con freccia, dove bisogna piegare superiore alle altre, la cuspide rocciosa a destra in direzione della baita di Dentro. del pizzo dei Tre Signori, così denomina- Proseguendo ancora in discesa si raggiunge to per la sua posizione al confine tra gli la strada che proviene da Valtorta; la si at- antichi Ducato di Milano, Repubblica di traversa e si incontra subito il segnale con Venezia e Grigioni. le indicazioni per il rifugio Grassi. Il successivo tratto di percorso, dopo Con andamento pianeggiante all’in- una breve salita, corre quasi pianeggiante terno di un bosco, si tocca il passo del lungo i pianori che si distendono tra le dolci Cedrino e, dopo poco, il passo del Gan- elevazioni di questa zona: scavalcata la boc- T E R Z A dazzo. Qui inizia una faticosa salita lungo chetta di Foppabona si esce in vista del rifu- gli erbosi versanti meridionali dello Zucco gio Grassi che si raggiunge in pochi minuti. 14
STORIA DEL RIFUGIO GRASSI Il rifugio Grassi ha compiuto 90 anni il 31 re ai partigiani le loro basi d’appoggio. Il luglio 2011. La sua prima inaugurazione ri- rifugio Grassi fu subito ricostruito (tra sale infatti al 31 luglio 1921. La costruzio- il 1945 e il 1946) e, da allora, è rimasto ne originaria (molto simile a quella attua- quasi identica (salvo qualche necessario le) era formata da un edificio di 60 metri ampliamento). quadri, costruito in ricordo dei soci SEL di Lecco caduti durante la Grande Guerra. L’inaugurazione fu festeggiata da svariate autorità e, a sottolinearne l’importanza, SCHEDA TECNICA per l’occasione le ferrovie concessero sconti speciali sulle linee di Milano, Ber- Altitudine: 1987 m gamo, Sondrio per il viaggio verso Lecco. Tel: 348.8522784 Il rifugio fu distrutto il 19 ottobre 1944, Proprietà: SEL di Lecco durante un rastrellamento tedesco. In Sito: http://www.sel-lecco.it/rifugio_ quell’anno tutte le baite, rifugi e alpeggi grassi.html della zona vennero incendiati per sottrar- 15 Rifugio Grassi
Rifugio Grassi – Bocchetta Alta – Bocchetta di Val Pianella – Rifugio Benigni Note sul percorso: Segnavia n. 101 – Dislivello 600 m – Tempo: 4 h – Difficoltà: E TA P PA D al rifugio Grassi si segue il bel sentie- ro che, quasi pianeggiante, costeggia i versanti meridionali della cima di Camisolo destra un ripido pendio erboso, si sbuca sul- la cresta del Giarolo, con bella vista sui sot- tostanti laghi di Trona e di Zancone. Ora il e che, tramite una bella cengia, punta alla tracciato segue lo spartiacque tra Valtellina panoramica cresta del pian delle Parole. Se- e Val Brembana. guendo le chiare indicazioni si sale a un suc- Proseguendo per cresta si guadagna la cessivo risalto roccioso per scendere alla vetta della cima di Giarolo, per poi scendere vicina insellatura della bocchetta Alta. Di sull’opposto versante fino alla sua massima fronte si ha tutta la maestosa bellezza della depressione (bocchetta di Val Pianella): da parete occidentale del pizzo dei Tre Signori, qui, piegando sul versante brembano, si sca- mentre sul fondovalle lecchese (a sinistra), valca il successivo intaglio che si apre tra la non può sicuramente sfuggire il luccichio del cima di Val Pianella e il pizzo Giacomo, si ta- suggestivo lago di Sasso. gliano a mezza costa i ripidi pendii della cima Superato l’intaglio, si lascia sulla sinistra di Val Pianella e in breve si raggiunge lo spalto Q UA RTA la traccia per la vetta del pizzo dei Tre Si- roccioso che ospita il rifugio Benigni presso gnori (salita da effettuare eventualmente il vicino lago Piazzotti. Non è raro incontrare con condizioni di clima favorevole e adegua- lungo tutto il percorso maestosi stambec- ta attrezzatura, presentando alcuni passaggi chi, introdotti negli anni Ottanta prelevando esposti muniti di catene) in favore di un più esemplari dal Parco Nazionale del Gran Pa- evidente sentiero che, pianeggiante, taglia a radiso. Un esperimento riuscito, visto il loro mezza costa i ripidi pendii meridionali del positivo reinsediamento ed espansione. pizzo (sentiero dei Solivi). Scavalcando alcu- Dal rifugio Benigni lo sguardo abbraccia ne coste erbose, si aggira tutto il versante tutte le cime della bassa Valtellina, dalle fra- della montagna pervenendo così nella valle stagliate vette della Val Masino all’imponen- d’Inferno: il sentiero inizia una brusca disce- te Disgrazia. Più vicini il monte Ponteranica sa, supera una costa erbosa e raggiunge il e i Denti della Vecchia si elevano arditi. In fondo della valle. Guadato il torrente che basso occhieggia il lago artificiale di Pesce- la attraversa, se ne raggiunge il versante gallo. L’alba e il tramonto dallo splendido opposto in direzione di un evidente cana- balcone naturale su cui è posto il rifugio Be- lone: risalitolo a fatica, si rimonta un largo nigni rimarranno un ricordo indelebile nella avvallamento e, dopo aver traversato verso mente dell’escursionista! 16
STORIA DEL RIFUGIO C. BENIGNI Il rifugio Benigni, di gradevole aspetto e di covero agli escursionisti durante il perio- piccole dimensioni, è situato alla testata do di chiusura. Nel 2007 il rifugio è stato della valle Salmurano, a breve distanza dal ampliato al fine di migliorare l’accoglienza Lago Piazzotti. La costruzione del rifugio degli escursionisti. Il rifugio è facilmente iniziò nel 1982, grazie al lavoro di nume- raggiungibile partendo dalla località Sciocc rosi soci dell’allora Sottosezione CAI Alta (Cusio, sentiero n. 108), oltre che da Or- Valle Brembana e al contributo della fami- nica (n. 107). glia Benigni, la quale intese così onorare la memoria del caro Cesare, scomparso nel 1981 sul Pizzo del Diavolo di Tenda. Il ri- SCHEDA TECNICA fugio Benigni venne inaugurato il 26 Ago- sto del 1984, in un incantevole giornata di Altitudine: 2222 m sole, alla presenza di numerosi escursio- Tel: 0345.89033 nisti giunti da più parti. Alcuni anni dopo, Proprietà: CAI Alta Valle Brembana venne aggiunto un piccolo locale invernale, Sito: www.caialtavallebrembana.it con otto posti letto, allo scopo di dare ri- 17 Rifugio Benigni
Ca’ San Marco Rifugio Benigni – Passo Salmurano – Piani dell’Avaro – Rifugio Ca’ San Marco Note sul percorso: Segnavia n. 101 – Dislivello 120 m – Tempo: 3,30 h – Difficoltà: E TA P PA S i lascia il rifugio Benigni seguendo il pri- mo tratto del sentiero che lo collega a Ornica, si scende con alcuni zigzag nella nestre di osservazione, riportati recente- mente al loro stato originario. Si prosegue, ora, lungo la cresta spartiacque fino a un caratteristica conca erbosa sottostante il pianoro dominato dalle cuspidi del monte pianoro. Questa permette di accedere allo Valletto. Abbandonato il crinale, il sentiero sbocco di un ripido canale roccioso che si scende a destra e si dirige verso una piana origina nei pressi del passo Salmurano: pre- molto suggestiva con grossi massi ai piedi stando la dovuta attenzione si discende il del monte Valletto. Con alcune svolte si facile colatoio e con un successivo traverso sale a un colletto e si supera la fascia er- si raggiunge il valico. bosa ai piedi della bocchetta dei Triomen. Dal passo si notano i resti di forti- Poco oltre si incontra un bivio: a destra ficazioni militari, appartenenti alla Linea si scende ai piani dell’Avaro, a sinistra si Cadorna, nome convenzionale di quel continua alla volta di un’altra forcella da Q U I N TA complesso sistema difensivo che venne dove è ben visibile il passo San Marco. Qui realizzato durante il periodo della prima una breve deviazione sul sentiero a sinistra guerra mondiale, per volere del Genera- (n. 109) permette di raggiungere la magni- le Luigi Cadorna, Capo di Stato Maggiore fica conca dei laghi di Ponteranica. dell’Esercito. Il fine di tale baluardo era di Procedendo invece sul percorso prin- contrastare un’eventuale invasione nemi- cipale, si scende sull’opposto versante che ca proveniente dalla Svizzera, pertanto si conduce presso un pianoro con una baita; estende, nel suo sviluppo globale, dalle val- senza toccare la baita, si continua in discesa li ossolane sino ai passi orobici. Ne fanno lungo il margine del vallone, si piega a sini- parte molte strade, mulattiere, trincee, po- stra e, dopo aver contornato i pendii orien- stazioni d’artiglieria, osservatori, ospedali tali del monte Ponteranica, si scende con da campo, centri di comando e strutture alcuni tornanti al piano dell’Acqua Nera, logistiche, il tutto realizzato ad alte quote posto sotto al passo di Verrobbio. dai 600 fino a oltre i 2000 metri. Percor- Con un’ultima salita in pochi minuti si rendo il sentiero 101 possiamo vederne i raggiunge infine lo spiazzo su cui è costruito resti: trincee, camminamenti, gallerie e fi- il rifugio Ca’ San Marco. 18
STORIA DEL RIFUGIO CA’ SAN MARCO La storica Casa Cantoniera, costruita sul la Mercatorum che si incontra a Caprile, finire del Cinquecento lungo la storica via poco oltre Averara. Due percorsi ricchi di Priula, è ora attrezzata a svolgere il ruolo fascino proprio in forza dei secoli di storia di rifugio alpino. Durante i mesi estivi di in essi racchiusi. apertura della strada, sia dal versante val- tellinese che brembano, è meta ambita per i numerosi turisti che, in macchina, in moto o in bicicletta frequentano il valico alpino del passo San Marco. In zona è possibile SCHEDA TECNICA compiere facili escursioni verso la conca dei laghi di Ponteranica. Il rifugio è anche Altitudine: 1832 m raggiungibile, a piedi, percorrendo proprio Tel: 0345.86222 la mulattiera dell’antica via Priula, partendo Proprietà: Provincia di Bergamo da Mezzoldo, oppure lungo la traccia d’u- Sito: http://geoportale.caibergamo.it na ancor più antica via di comunicazione, 19 Passo di Verrobbio Monte Colombarolo e Ponteranica da Passo San Marco
Laghetti del Porcile dal Passo Tartano Sentiero 101: Ca’ San Marco – Passo della Porta – Forcella Rossa – Baita del Camoscio - Passo Tartano Sentiero 201/A: Laghi di Porcile – Bocchetta dei Lupi – Rifugio Dordona Variante: Sentiero 201: Passo Porcile – Foppolo TA P PA Note sul percorso: Segnavia n. 101 - 201/A - 201 – Dislivello 650 m – Tempo: 8 h Difficoltà: E S i parte dal passo San Marco scendendo per circa 150 m lungo la strada carroz- zabile che conduce a Morbegno; successi- percorrendo il sentiero 101 che attraversa un alpeggio, si sale verso la forcella rossa e si raggiunge la conca ai piedi del pizzo Ro- vamente un’indicazione porta verso destra tondo presso il cascinetto dei Siltri. a superare un pendio di pascoli e pietrame. Un’ultima breve salita permette di gua- Restando sul versante valtellinese, si con- dagnare la Forcella Rossa e di accedere alla torna il pizzo delle Segade e, con alcune conca di San Simone. Con una breve discesa svolte, si sale al passo omonimo. Da qui lungo le piste da sci, si arriva, infine, al pia- si percorre un tratto della cresta verso il noro che ospita gli impianti di San Simone, monte Azzarini (o monte Fioraro) fino a incrociando la bella mulattiera che proviene S E S TA una stretta forcella: grazie a un canalino ci si dalla baita del Camoscio. può calare verso destra e scendere al sotto- Si prosegue lungo la medesima mulattie- stante sentiero pianeggiante. ra che, con andamento pianeggiante, porta Con alcuni saliscendi, superando anche verso la conca ai piedi del passo della For- la baita Agnelli, si perviene al curioso passo cella Rossa e del passo di Lemma. Seguendo della Porta, valico interno sulla cresta che si questo percorso che resta alla base dei pen- spegne presso la baita Arale e si prosegue dii culminanti al passo di Lemma, si supera attraverso una vasta conca erbosa (Bivac- baita Fontanini e si entra nel bosco. Proce- co Zamboni) fino al poco marcato intaglio dendo ancora in piano, in parte nel bosco e sulla cresta del monte Azzaredo. Disceso il in parte su pascoli, si aggirano i pendii della versante opposto alla cresta, si raggiunge la cima di Lemma e si raggiunge il vallone che suggestiva baita di Piedevalle, un ambiente di adduce al passo Tartano, importante valico rara bellezza e dove ha origine la sorgente con la Valtellina, dominato da una grossa del fiume Brembo ramo di Mezzoldo. croce in ferro. Con alcune svolte si sale Dalla baita si segue un pendio erboso all’ampia depressione ove sono presenti in 20 sulla destra verso il lago di Cavizzola, poi, ottimo stato di conservazione alcune forti-
ficazioni militari della linea Cadorna. Piegan- gia risaltano ancor di più i tre magnifici laghi do verso destra lungo la cresta spartiacque, di Porcile, posti come sono in un ambiente si punta verso la cuspide del monte Valegi- totalmente selvaggio proprio ai piedi delle no; non appena il crinale accenna a salire, lo pareti del monte Cadelle. Il sentiero trala- si abbandona e si scende, per un tratto fria- scia la deviazione per il passo di Porcile e bile e che richiede attenzione, nella bellissi- prosegue verso la ben evidente bocchetta ma Val Lunga. La parte alta di questa valle dei Lupi, dalla quale con agevole discesa si è ricoperta di ghiaioni composti da enormi raggiunge il Rifugio Dordona, meta finale blocchi rocciosi di verrucano: come per ma- della tappa. VARIANTE: DISCESA SU FOPPOLO Come variante si propone la discesa su Fop- si stacca sulla sinistra la traccia di sentiero polo. Dai laghi di Porchile, piegando a sini- che sale all’aerea vetta del monte Cadelle. stra, il sentiero raggiunge il più alto dei tre Proseguendo sul tracciato principale si aggi- bacini, ne contorna la sponda settentrionale ra un laghetto e si raggiunge il pianoro che e, curvando verso sud, punta al non distan- ospita baita Cadelle; poco oltre, la valle si fa te passo di Porcile, valico ben visibile che si più ripida e in breve si scende a una casera. apre immediatamente a est del monte Vale- Trascurando le diramazioni secondarie del gino e che permette di accedere alla conca sentiero, si traversa il torrente e si continua di Foppolo. la discesa entrando nel fitto bosco di abeti Dal passo si scende leggermente ver- e larici che conduce in breve alle case della so sinistra fino a incontrare una baita: qui frazione Piano di Foppolo. 21 STORIA DEL RIFUGIO DORDONA Il Rifugio Dordona, di recente costruzio- ne, è posto a poca distanza dal passo Dor- dona, sul versante orobico valtellinese. Al passo è possibile ancora osservare i resti delle trincee risalenti alla prima guerra mondiale. Ora è teatro dell’annuale Dor- donaSkybike, appuntamento consueto del primo autunno per tutti gli appassionati di mountain-bike. SCHEDA TECNICA Altitudine: 1.935 m Tel: 349.6148236 Proprietà: Comune di Fusine (SO) Sito: http://geoportale.caibergamo.it I barech
Pizzo del Diavolo di Tenda Rifugio Dordona (Foppolo) – Passo della Croce – Rifugio Longo – Passo Selletta – Rifugio Calvi TA P PA Note sul percorso: Segnavia n. 205 + 208 + 224 + 246 – Dislivello 1200 m Tempo: 8 h – Difficoltà: E D al rifugio Dordona si riprende il cam- mino salendo all’omonimo passo per poi seguire le indicazioni del sentiero 203 Chierico, valico che permette di accedere in val Sambuzza. Dopo aver salito un breve tratto di cresta, si traversa verso est e con conducente al passo della Croce. Qui si ri- una veloce discesa si perde quota fino a collega il sentiero anche per quanti hanno raggiungere, nei pressi della Baita Vecchia, deciso di raggiungere in serata Foppolo, in il sentiero militare che, restando sul fondo tal caso dal piazzale degli alberghi di Fop- della val Sambuzza, conduce al passo del polo si segue la pista da sci che conduce al Publino. pianoro della Quarta Baita. A destra parte Seguendo in discesa questo tracciato S E T T I M A una strada sterrata di manutenzione degli si giunge a un bivio: prendendo a sinistra il impianti che, con un paio di tornanti, condu- sentiero procede pianeggiante, scende lun- ce al passo della Croce: da qui si ha una bella go un canale e in breve permette di raggiun- vista sul Corno Stella, sul monte Chierico, gere la bella Casera dei Dossi, detta anche sulla val Carisole e sulla costiera che va dal il Baitone. monte Cabianca al pizzo del Becco. Dalla casera si percorre poi la sterra- Dal passo si accede alla Val Carisole ta che dal lago del Prato conduce al rifugio scendendo inizialmente lungo una pista da Longo, posto a pochi minuti dal lago del sci, per poi proseguire sulla strada di ser- Diavolo e dalla superba parete occidentale vizio agli impianti. Questo sterrato, con un del monte Aga. ampio giro ai piedi del Montebello, porta Passata la notte al rifugio Longo si conti- sull’opposto versante della valle di Carisole nua l’itinerario alla volta del rifugio Calvi. Se- fino a un sottopasso dello ski-lift ai piedi del guendo la mulattiera di servizio agli impianti monte Chierico. idroelettrici, dal rifugio si sale al sovrastante Si continua lungo la carrareccia di ser- lago del Diavolo. Attraversata la piccola diga vizio finché non si incrocia il sentiero che di sbarramento, si imbocca il sentiero ben sale a un intaglio sulla cresta Sud del Monte segnalato che risale il versante sinistro del- 22
la valle in direzione del passo della Selletta si percorre tutto l’assolato pascolo dell’Ar- (2372 m). Superando alcuni grossi blocchi mentarga, luogo di ritrovamento di impor- rocciosi si guadagna quota restando alti so- tanti incisioni rupestri, seguendo la traccia pra al lago e dopo una quarantina di minuti non sempre visibile. Superate due baite si si esce al valico. Bellissima da questo punto attraversa con un saliscendi il marcato inta- la vista su tutta l’alta conca del Brembo: dal glio della valle Camisana e in breve si giunge pizzo del Diavolo al monte Cabianca è un a incrociare il sentiero delle Orobie Orien- continuo susseguirsi di cime e pareti, nevai tali n. 225 che, provenendo dal rifugio Calvi, e laghetti incastonati tra le rocce. Al passo conduce al rifugio Brunone. Percorrendo il ci sono due possibilità: col sentiero n. 248 sentiero in senso inverso si guada con at- si prosegue verso il passo di Valsecca e da tenzione il neonato fiume Brembo e, dopo qui verso il rifugio Brunone (come indicato aver superato alcuni dossi erbosi, si arriva nella quinta tappa del sentiero delle Orobie alla paratia che regola le acque del lago Ro- orientali); col sentiero n. 246 si scende inve- tondo sito a pochi minuti dal rifugio Calvi. ce al rifugio Calvi. Divallando gradatamente STORIA DEL RIFUGIO FRATELLI LONGO Il rifugio Longo, costruito dal CAI di Ber- da pranzo e incrementando il numero di gamo nel 1923, fu inizialmente dedicato posti letto; nel 1999 sono stati eseguiti, ai fratelli Calvi e solo in seguito ai fratel- infine, ulteriori lavori di ampliamento. Il li Longo. A causa della guerra, il piccolo rifugio si raggiunge in un paio di ore, con fabbricato subì un graduale degrado che facile percorso su strada sterrata, parten- convinse la sezione a costruirne uno nuo- do dalla frazione Pagliari di Carona. Belle vo, collocato nelle immediate vicinanze le escursioni possibili nei dintorni del ri- del lago Rotondo. All’inizio degli anni cin- fugio: al passo di Venina, al passo di Ci- quanta la Società Alpina Scais di Bergamo gola, al monte Aga, al pizzo del Diavolo chiese e ottenne dal CAI di Bergamo la di Tenda e al rifugio Calvi con piacevole gestione del piccolo rifugio. Terminatane traversata. la ricostruzione, venne ribattezzato alla memoria dei fratelli Giuseppe e Innocen- te Longo, periti tragicamente nell’agosto del 1934 sul Cervino. Negli anni a seguire, il rifugio finì per attirare un numero sem- SCHEDA TECNICA pre più ampio di alpinisti, tale da rendere necessaria una nuova chiusura al fine di Altitudine: 2026 m effettuare alcune migliorie delle vecchie Tel: 0345.77.070 attrezzature. Nel 1985 la Società ritenne Proprietà: CAI Bergamo opportuno procedere a un ampliamento Sito: http://geoportale.caibergamo.it globale degli spazi, ingrandendo la sala 23
Corna Piana Valcanale – Rifugio Alpe Corte Note sul percorso: Segnavia n. 220 – Dislivello 320 m – Tempo: 0,45 h – Difficoltà: T L a Val Canale è da sempre meta fre- chilometro circa oltre il paese, nei pressi TA P PA quentata dagli alpinisti bergamaschi, degli impianti da sci ormai in disuso. Sul- attratti nei mesi estivi dalle pareti roccio- la destra una larga mulattiera risale, con se dei massicci dolomitici e, in quelli in- pendenza costante, la splendida abetaia vernali, dalle numerose possibilità di gite e in breve conduce alla radura di baita sci-alpinistiche, nonché di arrampicate su Pianscuri (1292 m). Poco dopo, usciti dal cascate di ghiaccio. Importanti rarità flo- bosco si sbuca sul prato ormai in vista reali rendono la zona di particolare inte- del rifugio Alpe Corte (1415 m). L’ampia resse anche per il naturalista (tra le varie parete nord dell’Arera e il susseguirsi di specie, si ricordano la Linaria Tonzigii e il creste dalla cima del Fop, al monte Secco Galium Montis-Arerae, endemici nell’area sino alla Corna Piana fanno da corona ai orobica). Per raggiungere il rifugio, pri- verdeggianti pascoli ancor oggi utilizzati ma breve tappa del Sentiero delle Oro- dai pastori per la produzione d’ottimo bie Centro Orientali, si parcheggia a un formaggio locale. P R I M A 24
STORIA DEL RIFUGIO ALPE CORTE Nato nel 1947, su ispirazione dell’allora nasce così il Rifugio senza Barriere. Dal rifu- presidente della Sezione di Bergamo, Enrico gio partono alcuni sentieri di vario impegno: Bottazzi, il rifugio Alpe Corte sorse nei lo- più tranquilli, in direzione del lago e passo cali di un precedente edificio appartenente del Branchino e del passo dei laghi Gemelli, alla Soc. De Angeli – Frua. La sistemazione di maggior difficoltà sia verso la Corna Piana degli ambienti terminò in concomitanza con che verso il gruppo dell’Arera. le feste celebrative per il 50° anniversario della sezione del CAI di Bergamo. La quale, nel 1970, decise l’acquisto sia della struttura che del terreno circo- SCHEDA TECNICA stante, compiendo notevoli lavori di tra- sformazione e miglioramento. Nel 2007 i Altitudine: 1415 m soci volontari della Commissione Impegno Tel: 0346.35.090 Sociale decidono di renderla una struttura Proprietà: CAI Bergamo frequentabile anche da chi, normalmente, Sito: http://geoportale.caibergamo.it trova difficoltà ad avvicinarsi alla montagna: 25 Rifugio Alpe Corte
Laghi Gemelli Rifugio Alpe Corte – Passo dei Laghi Gemelli – Rifugio dei Laghi Gemelli TA P PA Note sul percorso: Segnavia n. 216+215 – Dislivello 729 m – Tempo: 3 h – Difficoltà: E L a salita riprende lungo la Valle della Cor- te da percorrere fino alla sua testata, il passo dei Laghi Gemelli (2139 m), toccando Si riparte in direzione del rifugio dei laghi Gemelli con ripidi tornanti che con- ducono verso l’estremità meridionale del dapprima la baita Corte di mezzo (1669 m) lago dove il sentiero, sempre ben segnala- e poi la baita Corte alta (1885 m). to, prosegue sino a incrociarsi con quello Dal passo la vista spazia sulla conca degli proveniente dal passo di Mezzeno. In breve omonimi laghi, risalendo poi verso il pizzo si giunge al confortevole rifugio (1968 m). Farno e il monte Corte da un lato e i mon- Riuniti da una diga, i laghi erano, sino agli ti Tonale e Spondone dall’altro. Di fronte si anni Trenta, divisi nettamente da un pro- eleva il pizzo del Becco, lungo il quale corre montorio roccioso. Alcune fotografie una interessante via ferrata, mentre l’ampia dell’inizio secolo scorso ritraggono anche mole dell’Arera domina alle spalle il tragitto delle piccole barche che solcavano con S E C O N DA appena percorso. tranquillità le loro acque. 26
STORIA DEL RIFUGIO LAGHI GEMELLI Il vecchio rifugio dei Laghi Gemelli venne Si può raggiungere, in alternativa, con costruito dal CAI di Bergamo e inaugurato facile percorso, in circa tre ore, partendo il 1° luglio del 1900: la costruzione posta su da Carona e toccando i vari laghi artificiali un piano disponeva di 18 posti letto. che punteggiano la vallata. Oppure, da Ron- Venne incendiato e distrutto nell’otto- cobello, per le baite di Mezzeno e il passo bre del 1944 dai reparti fascisti in un’azione omonimo, in circa due ore e mezza. contro i partigiani stanziatisi in zona. Già nell’estate del 1946 iniziarono i lavori di co- struzione di un nuovo rifugio su progetto dell’Ing.Veneziani, con il prezioso contribu- SCHEDA TECNICA to della società elettrica Vizzola. L’attuale edificio sorse vicino al prece- Altitudine: 1968 m dente e venne inaugurato nel 1948. Con Tel: 0345.71.212 il trascorrere degli anni ha subìto lavori di Proprietà: CAI Bergamo adeguamento e ora dispone di bar, ristoran- Sito: http://geoportale.caibergamo.it te e 80 posti letto. 27 Rifugio Laghi Gemelli
Rifugio F.lli Calvi Rifugio dei Laghi Gemelli – Lago e Passo di Sardegnana – Rifugio Calvi Note sul percorso: Segnavia n. 213 – Dislivello 280 m – Tempo: 4 h – Difficoltà: E TA P PA L’ itinerario non presenta dislivelli im- pegnativi e offre un ampio panorama sull’alta Val Brembana e sulla conca nella la diga del lago Sardegnana (1735 m), chiu- so tra le pareti dei Corni di Sardegnana e dello slanciato pizzo del Becco. Lungo que- quale è posto il rifugio Calvi. Frequentata ste pareti corrono impegnative vie di ar- tutto l’anno, è sede di una delle storiche rampicata. Si attraversa la diga e si risale il competizioni di scialpinismo, quel trofeo versante opposto dove è situata la casa dei Parravicini nato nel 1936 e tuttora frequen- guardiani. Si riprende il sentiero che entra tato da numerosi appassionati. Si riprende il nel bosco. Dopo aver superato un dislivello cammino raggiungendo il Lago delle Casere di circa 150 m, attraversato un colletto, in per poi risalire verso il vicino Lago Marcio. lievissima pendenza, ci si porta al Dosso dei Un bel sentiero corre lungo la sponda occi- Signori e alla valle dei Frati. Si continua in dentale di questo bacino e raggiunge la diga piano fino a uno sbarramento del torrente: di sbarramento; da qui si scende al di sot- lo si attraversa e si sale fino a incontrare la to del manufatto e per una serie di curve carrareccia che giunge da Carona e in breve T E R Z A si arriva a un bivio presso una costruzione la diga di Fregabolgia. Il rifugio Fratelli Cal- dell’Enel per la captazione delle acque. A si- vi (2006 m) è ormai in vista, posto com’è nistra la mulattiera conduce a Carona, men- al centro di un vasto anfiteatro di vette: da tre sulla destra si stacca un sentiero ben sinistra a destra si possono infatti ammirare segnalato che aggirando man mano ripidi il Pizzo del Diavolo di Tenda, il Pizzo Poris, pendii rocciosi e utilizzando gallerie scavate il monte Grabiasca, il monte Madonnino e nella viva roccia permette di superare tratti Cabianca. Numerosi laghetti punteggiano i suggestivi senza difficoltà. pascoli attorno e possono risultare piace- Il sentiero ora sbuca in una zona bo- voli mete per quanti avessero anche voglia scosa, passa accanto ai ruderi di una baita di camminare e scoprire così ulteriori perle (1750 m), entra in una valletta e raggiunge dell’affascinante conca. 28
STORIA DEL RIFUGIO FRATELLI CALVI Venne inaugurato nel 1935 alla presenza ma di indubbio piacere paesaggistico ed dell’allora presidente del CAI di Berga- escursionistico. mo, Antonio Locatelli e fu dedicato alla Dal rifugio si possono raggiungere con memoria dei quattro fratelli Calvi (Atti- facilità i laghetti del Poris, dei Curiosi e lio, Santino, Natale e Giannino) di Piazza Cabianca, i passi di Portula e di Reseda, Brembana, tre dei quali caduti nella Gran- mentre con maggior impegno le cime dei de Guerra mentre il quarto, Natale, perito monti Cabianca, Madonnino, Poris, Gra- nel 1920, sulla parete Nord dell’Adamello. biasca, nonché l’imponente mole del Pizzo Dal 1982 al 1984 il rifugio è stato inte- del Diavolo di Tenda. ramente ristrutturato e offre ora ben 85 posti letto. È raggiungibile con facilità da Carona, percorrendo sia il piacevole e boscoso SCHEDA TECNICA sentiero estivo sulla sinistra orografica della valle, sia l’ampia sterrata che per- Altitudine: 2006 m corre la stessa. In entrambi i casi il tem- Tel: 0345.77047 po previsto è di circa tre ore. Più lunga Proprietà: CAI Bergamo e impegnativa la salita dalla Val Seriana Sito: http://geoportale.caibergamo.it (Gromo San Martino) per il passo Portula, 29 Trofeo Parravicini
Monte Cabianca Rifugio dei Laghi Gemelli – Creste del Cabianca – Rifugio Calvi Note sul percorso: Segnavia n. 214 – Dislivello 650 m – Tempo: 4 h – Difficoltà: EE P artendo dal Rifugio si scende al lago e obbligato si procede allora sempre verso est TA P PA si attraversa la lunga diga. Raggiunta la evitando di restare sul filo della cresta per non sponda opposta, si prende a sinistra il sen- dover salire le numerose anticime secondarie. tiero 214 che, dopo aver superato alcune Alla fine dell’altopiano si supera un ampio ca- costruzioni, si immette sulla mulattiera di nale e con un’ultima ripida salita si guadagna la VA R I A N T E servizio agli impianti e, dopo alcuni tornanti, vetta del monte Cabianca, con vista eccezio- arriva all’ovale del lago Colombo. nale su tutta la conca del rifugio Calvi. Superata la diga del bacino, si incrocia il Dalla vetta si continua per cresta verso sentiero 250 che, nel suo percorso ad anel- est: poco sotto la cima si supera un breve lo, collega fra loro i laghi Gemelli, Colombo, passaggio aereo ove occorre prestare at- Becco e Marcio. Proseguendo sulla destra si tenzione per poi continuare più facilmente costeggia la riva settentrionale del lago e si fino alla sommità del Naso di Cabianca. Pie- inizia a guadagnare quota rimontando i ver- gando a sinistra si scende sul versante Nord di pendii alle sue spalle: in questo modo in della cresta arrivando alla base della Tacca meno di un’ora si raggiunge facilmente la sella dei Curiosi. Ora, compiendo un ampio giro T E R Z A Ovest del passo d’Aviasco che permette di verso sinistra, si scende al bellissimo lago scendere nella Valle dei Frati. Volendo, da qui dei Curiosi e da qui, seguendo il suo emis- è possibile ricollegarsi alla traccia normale del sario e alcune deboli tracce di percorso, si Sentiero delle Orobie semplicemente dival- arriva al non distante pianoro della baita lando fin oltre il lago dei Frati (segnavia 236); Pian dell’Asino, dove passa il sentiero per il tuttavia agli escursionisti più esperti consiglia- passo Portula (segnavia 226). Percorrendo mo senz’altro di proseguire lungo le creste. in senso opposto questo tracciato si scende Seguendo questa seconda soluzione, in poco tempo al rifugio Calvi. dalla sella Occidentale si va in breve alla sel- la Orientale dello stesso passo d’Aviasco, da SCHEDA TECNICA dove è anche possibile accedere all’alta valle del Goglio. Qui, rimontando l’erboso pendio Altitudine: 2006 m che si alza a Nord-Est, si sale alla facile vetta Tel: 0345.77047 del monte dei Frati raggiungendo così quel Proprietà: CAI Bergamo singolare altopiano che corre al di sotto del- Sito: http://geoportale.caibergamo.it le vette del monte Valrossa, senza percorso 30
Fioritura verso il Rifugio Brunone
Rifugio Baroni al Brunone e Pizzo Redorta Rifugio Calvi – Passo di Valsecca – Bivacco Frattini – Rifugio Baroni al Brunone Note sul percorso: Segnavia n. 225 – Dislivello 880 m – Tempo: 5.30 h – Difficoltà: EE TA P PA P artiti di buon mattino dal rifugio Cal- vi si costeggia il Lago Rotondo e ci si porta verso il lato boscoso della valle dal V-IV secolo a.C., come testimoniano i più antichi ritrovamenti di graffiti proprio sulle rocce nell’area tra il rifugio Calvi e il sul fondo della quale scorre il Brembo, rifugio Longo. fiume che ha qui le sue sorgenti e si im- Giunti al passo di Valsecca (2496 m), mette dopo un percorso di 74 chilometri ci si abbassa sul versante della Val Seria- nell’Adda, attraversando tutto il territorio na sino a raggiungere, con attenzione in bergamasco. alcuni traversi, il bivacco Aldo Frattini. Il sentiero prosegue sino a scendere sul La vista ora corre sino al termine della greto del torrente e attraversarlo su grossi Valbondione, con la corona di cime del massi. In seguito ci si inerpica sul versante Recastello, Gleno, Tre Confini e Torena, opposto della valle, raggiungendo il minu- nonché dei pizzi Redorta e Coca. scolo laghetto di Valsecca. Poco oltre, il Dal bivacco il sentiero, tracciato nel Q UA RTA sentiero si dirige verso il pianoro di ghiaie 1957 seguendo vecchie piste dei pastori, che si estende fra le imponenti pareti set- scende ancora con qualche curva fino ai tentrionali del monte Grabiasca, del pizzo Pascoli di Tenda. Con moderata penden- Poris e del pizzo del Diavolo di Tenda e poi za si perviene a una stretta cengia erbosa conduce nel vallone del passo di Valsecca. che porta sul fondo della Valle del Salto. Al Nel caso di innevamento si consiglia di at- di là il sentiero si inerpica iniziando così la traversare il piano avvicinandosi ai pendii lunga risalita di 400 metri di dislivello ver- del Diavolino per poi riprendere la traccia so il rifugio Baroni al Brunone. Superato un di sentiero ricavata nel ghiaieto. La zona, breve passaggio che richiede attenzione, si dove è facile avvistare camosci e stambec- raggiunge la piana dove si incrocia il sentiero chi, assume un’importante valenza storica, che sale da Fiumenero: seguendolo si è in essendo luogo probabilmente abitato sin breve al rifugio (2295 m). 32
STORIA DEL RIFUGIO A. BARONI AL BRUNONE Fu durante una gita sociale del CAI di Ber- Si raggiunge con lungo sentiero (n. gamo al Pizzo Redorta che i soci, costretti 227), in circa quattro ore, da Fiumenero dal maltempo a ripararsi nella vecchia ca- ed è base per importanti ascensioni ai tre- panna dei minatori, adibita dal 1879 a pri- mila orobici (Redorta, Scais) nonché per mo rifugio, si resero conto del suo stato di impegnative traversate verso la Valtellina abbandono e decisero di sostituirla. (dal Passo della Scaletta, presso il quale Una decisione formalizzata nell’as- si possono ancora oggi osservare i resti semblea sociale del febbraio 1894. Po- delle vecchie miniere di ferro). che settimane dopo iniziarono i lavori su progetto dell’Ing. Albani. Completati in tre mesi, portarono all’inaugurazione del Rifugio della Brunona, come definito all’e- poca, il 23 settembre 1894. SCHEDA TECNICA È il più antico rifugio della bergamasca ed è oggi intitolato alla guida alpina Anto- Altitudine: 2295 m nio Baroni, uno dei pionieri dell’alpinismo Tel: 0346.41235 orobico, il quale proprio su queste cime Proprietà: CAI Bergamo ha aperto in prima assoluta importanti iti- Sito: http://geoportale.caibergamo.it nerari tutt’oggi ripetuti. Il bivacco Aldo Frattini, situato nel comune di Valbondione è una costruzione in metallo di 3,5 × 2,5 metri circa po- sizionata dal CAI di Bergamo sulla cresta che divide la Val- secca dalla valle dei Piani del Campo, subito sotto il Passo di Valsecca. All’interno ci sono 9 brande richiudibili, tre sga- belli, un tavolo, un fornello col- legato a una bombola di gas, una dispensa contenente ge- neri alimentari, un kit di pron- to soccorso e diversi farmaci. L’utilizzo del bivacco è libero e si raccomanda di averne la massima cura. Bivacco Frattini e Pizzo Tendina 33
Puoi anche leggere