CLUB ALPINO ITALIANO Unione Bergamasca Sezioni e Sottosezioni - I SENTIERI E RIFUGI

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CLUB ALPINO ITALIANO Unione Bergamasca Sezioni e Sottosezioni - I SENTIERI E RIFUGI
CLUB ALPINO ITALIANO
       Unione Bergamasca Sezioni e Sottosezioni

       I SENTIERI E RIFUGI
PORTE APERTE SULLE BELLE OROBIE
CLUB ALPINO ITALIANO Unione Bergamasca Sezioni e Sottosezioni - I SENTIERI E RIFUGI
Progetto promosso dalla Unione Bergamasca delle Sezioni e Sottosezioni del CLUB
                  ALPINO ITALIANO con il sostegno della FONDAZIONE COMUNITÀ BERGAMASCA
                  e del PARCO DELLE OROBIE BERGAMASCHE
                  Unione Bergamasca CAI – Paolo Valoti
                  CAI Bergamo – Piermario Marcolin
                  CAI Clusone – Rino Calegari
                  CAI Lovere – Flavio Grifalconi
                  CAI Piazza Brembana - Andrea Carminati
                  CAI Romano di Lombardia – Adriano Piavani
                  CAI Treviglio – Antonio Rivoltella
                  Testi a cura di Emanuele Amoroso e delle Commissioni Sentieri delle Sezioni e
                  Sottosezioni del CAI Bergamasco: Giandomenico Frosio, Cesare Villa, Gianpietro
                  Cattaneo, Flavio Cisana, Gregorio Facchinetti, Massimo Federici, Aldo Locatelli,
C O L O P H O N

                  Riccardo Marengoni, Valentino Merla, Amedeo Pasini, Dario Rossi, Giovanni Rota,
                  Giuseppe “Pepo” Salvini, Benvenuto Tiraboschi, Mansueto Zanchi, Maria Cretti, Maria
                  Luisa Zubani e Costantino Rotigni.
                  Fotografie: Paolo Valoti – Emanuele Amoroso
                  Progetto grafico: Ivano Bettin
                  Finito di stampare nel luglio 2014 a Bergamo
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UNIONE
                                CLUB ALPINO ITALIANO
                                    UNIONE BERGAMASCA

    L’UNIONE FA LA FORZA E SOSTIENE NUOVI STIMOLI
            E ORIZZONTI PER LA MONTAGNA

                                                                                          BERGAMASCA
I l fascino delle Prealpi e Alpi Orobie
  sta nella bellezza delle sue cime,
nella maestosità degli orizzonti ‘a fil
                                                  Le Sezioni e Sottosezioni Ber-
                                              gamasche del CAI hanno sempre
                                              realizzato progetti, svolto lavori di
di cielo’ e nella ricchezza dei sentieri      salvaguardia e messa in sicurezza dei
che da sempre attirano coloro che             “Sentieri delle Orobie” e di tutta
vogliono camminare tra grandi cime,           quella fitta rete di sentieri collegata,
ampi pascoli e cristallini laghetti alpini.   che costituiscono l’elemento portan-
     Il richiamo delle nostre monta-          te dell’attività alpinistica, escursio-
gne nel Parco regionale delle Oro-            nistica, turistica e naturalistica nelle
bie Bergamasche, nasce dal suono              Orobie.
stesso della parola Orobie, “terra                Questi itinerari sono un patrimo-
della vita”, una parola composta dai          nio pubblico di eccezionale valore
termini “oro”, che dal greco richia-          ambientale e culturale, conservati e
ma la terra, ovvero la “formazione            valorizzati anche grazie al determi-
della terra”, e dal termine “bio”, che        nante sostegno della Fondazione del-
richiama la vita (come per esempio            la Comunità Bergamasca Onlus e del
nella parola “biologia”, che significa        Parco delle Orobie Bergamasche, e
“logica della vita”).                         rappresentano l’accesso privilegiato
     Anche gli orobi, gli antichi abitanti    ai rifugi del Club Alpino Italiano.
della città e provincia bergamasca                I rifugi alpini rappresentano indi-
hanno costruito la propria città              spensabili presidi di conoscenza e tu-
chiamandola Bergamo, che significa            tela del territorio, centri di accoglien-
                                                                                          CAI

la “casa sul monte”, per diffondere           za e posti di soccorso aperti a tutti,
nel tempo e nella geografia le radici         gestiti da donne e uomini riconosciuti
profonde della nostra terra, cultura          come i veri custodi e tenaci ambascia-
e identità.                                   tori della montagna.

                                                                                              3
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Sono luoghi d’incontri e amicizie      riplo della Presolana”, per ascoltare
    “a fil di cielo” unici, per incoraggiare   l’essenza della Montagna: una silen-
    una frequentazione della montagna          ziosa alleata che ci sprona tra fatiche,
    preparata, consapevole e sostenibile.      emozioni e felicità, entra nel cuore
    Questa agile pubblicazione vuole es-       e continuamente ci chiama per rin-
    sere un invito a camminare lungo “Il       novarci nel corpo e rigenerarci nello
    Sentiero delle Orobie”, il “Sentiero       spirito per andare sempre più avanti,
    naturalistico Antonio Curò” e il “Pe-      in cordata, insieme.

                                    Unione Bergamasca delle Sezioni e Sottosezioni CAI
                                                                   Sezione di Bergamo
                                                                    Sezione di Clusone
                                                                     Sezione di Lovere
                                                          Sezione di Piazza Brembana
                                                      Sezione di Romano di Lombardia
                                                                    Sezione di Treviglio

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FONDAZIONE COMUNITÀ BERGAMASCA
  IL NOSTRO SOGNO È QUELLO DI UNA COMUNITÀ
NELLA QUALE CIASCUNO PARTECIPA AL BENE COMUNE

I  l nostro sogno è quello di una comu-
   nità nella quale ciascuno partecipa al
bene comune.
                                                   Per questo la Fondazione sostiene
                                              da sempre le attività dell’Unione Berga-
                                              masca delle sezioni e delle sottosezioni
     Proprio per questo motivo la mis-        del Club Alpino Italiano.
sion della Fondazione della Comunità               Non solo attraverso i bandi annuali
Bergamasca Onlus è di promuovere              dedicati all’ambito montano e ambien-
la cultura del dono, facendo crescere         tale, ma anche con la costituzione del
un’identità nuova nella nostra socie-         fondo patrimoniale “Gente in Mon-
tà. Identità saldamente coinvolta nelle       tagna”, della Sezione CAI di Bergamo
esigenze della nostra realtà quotidiana,      attivo dal 2007, segno concreto della
strettamente collegata con le organiz-        vicinanza della comunità bergamasca
zazioni del Terzo Settore presenti sul        alle sue Orobie e alle sue comunità di
territorio, in grado di diventare trami-      montagna.
te tra chi può donare e le esigenze più            Crediamo anche che valga la pena
sentite della popolazione.                    di favorire, oltre alle attività di riqualifi-
     Oltre agli ambiti di intervento più      cazione e valorizzazione del patrimonio
classici, come il sociale, socio-sanitario,   ambientale, e sia necessario sostenere
culturale e la tutela artistica del nostro    iniziative più culturali come questa pub-
patrimonio, la Fondazione della Co-           blicazione sui sentieri, i rifugi e le mera-
munità Bergamasca Onlus ha sempre             viglie delle nostre montagne.
creduto nella necessità di sostenere                Buona lettura!
coloro che proteggono e promuovono
l’ambiente.
     Non si tratta di una scelta ideolo-
gica, bensì della presa di coscienza che
l’ambiente naturale e alpino fa parte a
pieno titolo del nostro patrimonio so-
ciale e culturale.

                                                                                                             5
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O RO B I E

                   OROBIE: UN RICCO CAPITALE DA CONSERVARE
                     E CONDIVIDERE CON ALTA BIODIVERSITÀ
                  E HABITAT DI ELEVATO VALORE NATURALISTICO

             D      a diversi anni la collaborazione
                    rodata tra il Parco delle Orobie
             Bergamasche e il CAI, nella sua com-
                                                         strazione, dovendo scegliere tra un’am-
                                                         pia gamma di interventi, darà sempre la
                                                         priorità a quelli frutto di collaborazioni
             pleta articolazione fatta di Sezioni e      con enti e istituzioni, siano esse pubbli-
D E L L E

             Sottosezioni, ha portato benefici al        che o private, che fanno della valorizza-
             Patrimonio Pubblico montano delle           zione del territorio e dell’ambiente la
             Orobie Bergamasche.                         loro mission.
                 Anche ultimamente la collaborazio-           Non dimentichiamo inoltre che i
             ne si è fatta intensa, sia per quel che     rifugi alpini, sono il primo e unico spor-
             riguarda il recupero, sistemazione e        tello (in tempo di inglesismi, diremmo
             la messa in sicurezza dei sentieri, ma      front-office) territoriale che il Parco ha e
             anche, e soprattutto, con investimen-       per questo, insieme all’immensa rete di
             ti importanti sui rifugi. Basti pensare a   sentieri che li collegano, vogliamo dare
             quanto fatto al Curò, con la realizzazio-   il nostro apporto al recupero, alla loro
             ne della nuova struttura di accoglienza     crescita e pubblicizzazione.
             con l’innovativo ostello.                        Proprio la rete di sentieri, e la col-
PA R C O

                 Bene fa quindi l’Unione Bergamasca      laborazione con il CAI, fa parte del
             delle Sezioni e Sottosezioni del CAI a      Progetto “Sulle tracce dell’Orso”, che
             rappresentare, con questa pubblicazio-      il Parco delle Orobie ha preparato per
             ne, questo ricco e immenso patrimonio       il grande appuntamento di EXPO 2015,
             di lavoro e impegno di volontariato di      quale progetto di Distretto Turistico
             tanti soci appartenenti al CAI che, con     delle Orobie Bergamasche, e per il
             particolare passione e dedizione, realiz-   quale stiamo approntando una campa-
             zano la grande opera di valorizzazione      gna pubblicitaria che porterà benefici
             del patrimonio pubblico montano.            anche ai tanti rifugi alpinistici e escur-
                 Il Parco delle Orobie Bergamasche,      sionistici, oltre che alle nostre Comu-
             ultimo nato tra le aree protette regio-     nità montane.
             nali, pur nelle ristrettezze economiche           Complimenti per l’iniziativa e buo-
             attuali, e tipiche della Pubblica Ammini-   na lettura a tutti.

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SENTIERO DELLE OROBIE OCCIDENTALI
  · Prima tappa: Cassiglio – Rifugio Cazzaniga-Merlini . . . . . . . . . . . . . . . pagina 8
  · Variante: Quindicina – Rifugio Cazzaniga-Merlini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 10

                                                                                                                        S O M M A R I O
  · Seconda tappa: Rifugio Cazzaniga-Merlini – Rifugio Lecco . . . . . . . . . . . . p. 12
  · Terza tappa: Rifugio Lecco – Rifugio Grassi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 14
  · Quarta tappa: Rifugio Grassi – Rifugio Benigni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 16
  · Quinta tappa: Rifugio Benigni – Rifugio Ca’ San Marco . . . . . . . . . . . . . . . p. 18
  · Sesta tappa: Rifugio Ca’ San Marco – Rifugio Dordona (Foppolo) . . . . . . p. 20
  · Settima tappa: Rifugio Dordona – Rifugio Longo – Rifugio Calvi . . . . . . . p. 22

SENTIERO DELLE OROBIE ORIENTALI
  · Prima tappa: Valcanale – Rifugio Alpe Corte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 24
  · Seconda tappa: Rifugio Alpe Corte – Rifugio Laghi Gemelli . . . . . . . . . . . p. 26
  · Terza tappa: Rifugio Laghi Gemelli – Rifugio Calvi . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 28
  · Terza tappa: variante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 30
  · Quarta tappa: Rifugio Calvi – Rifugio Baroni al Brunone . . . . . . . . . . . . . p. 32

                                                                                                                        S E N T I E R I
  · Quinta tappa: Rifugio Baroni al Brunone – Rifugio Merelli al Coca . . . . . p. 34
  · Sesta tappa: Rifugio Merelli al Coca – Rifugio A. Curò . . . . . . . . . . . . . . . p. 36
  · Settima tappa: Rifugio A. Curò – Rifugio Albani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 38
  · Ottava tappa: Rifugio Albani – Passo della Presolana . . . . . . . . . . . . . . . . p. 40
  · Ottava tappa: variante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 42

Itinerario Naturalistico A. Curò . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 45

Periplo della Presolana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 48

Cartine d’insieme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 51

Recapiti sedi CAI e rifugi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 54
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Aralalta con sullo sfondo
                                                                                                 monte Disgrazia e Bernina

            Cassiglio – Passo Baciamorti – Bocchetta di Regadur – Rifugio Cazzaniga-Merlini
                 Note sul percorso: Segnavia n. 101 – Dislivello 1287 m – Tempo: 4.30 h – Difficoltà: E

             I  l sentiero delle Orobie Occidentali ha ini-        posto, in epoca secentesca, nel Ducato e
TA P PA

                zio a Cassiglio e corre per ampio tratto           nell’Arcidiocesi di Milano e non colpito dal-
              seguendo il segnavia 101. Si sviluppa a ca-          la scomunica papale contro la Repubblica di
              vallo dapprima della provincia lecchese, per         Venezia, della quale faceva parte all’epoca la
              poi spostarsi lungo il confine con la Valtel-        Val Taleggio.
              lina. Alterna tratti selvaggi e solitari ad al-           Abbandonato il sentiero che scende alla
              tri più antropizzati e sfruttati dal turismo.        baita Baciamorti, si piega a destra su una
              Incrocia inoltre zone d’importanza storica,          traccia segnalata e ci si alza lungo la costa er-
              quali, ad esempio, gli avamposti della linea         bosa del pizzo Baciamorti fino alla baita Ru-
              Cadorna al passo del Tartano o il passo San          dera. Qui il sentiero taglia di traverso alcuni
              Marco, antico transito della Repubblica Ve-          pascoli e una forra rocciosa attraversando
              neta. Non è infrequente, infine, incontrare          vasti e dolci pianori. Sulla sinistra riluccica
              stambecchi, camosci e marmotte lungo il              in lontananza la pianura Padana e nelle gior-
              percorso: l’ambiente naturale è di straordi-         nate terse appare la linea appenninica. Con
              nario fascino e va attraversato col consueto         alcuni faticosi tornanti si raggiunge la distesa
P R I M A

              rispetto e attenzione.                               erbosa dove sorge la baita Cabretondo, poi
                   Partendo dal piccolo paese di Cassiglio,        si prosegue tralasciando la salita al monte
              ci si dirige verso il bacino omonimo e lo si         Aralalta e infine, dopo una breve discesa, si
              supera lungo la sua sponda sinistra. Prose-          tocca la bocchetta di Regadur. Bello il pa-
              guendo per la strada carrareccia si perviene         norama sulla zona del pizzo dei Tre Signori,
              a un bivio: si sale con il sentiero sulla sinistra   nonché fin verso le Alpi Retiche.
              e ci si addentra nel bosco. Alternando tratti             Scavalcato il valico si risale leggermente
              pianeggianti a tratti molto più ripidi e fati-       sino a raggiungere la baita Regina e, poco
              cosi, sempre però all’ombra del fitto bosco          oltre, il passo dell’Aralalta. Nuovamen-
              di faggi, si risale tutta la valle fino a raggiun-   te su terreno pianeggiante, si aggirano i
              gerne il solco finale. Con un ultimo pendio          pendii settentrionali del monte Sodadura
              erboso si esce quindi al passo Baciamorti            (2010 m): scavalcata un’ultima bocchetta si
              (1540 m) così denominato per l’abitudine             declina infine nella conca con il caratteristi-
              degli abitanti della Val Taleggio di dare l’ulti-    co cocuzzolo roccioso che ospita il rifugio
              mo saluto alle salme dei propri cari estinti,        Cazzaniga Merlini, dominante sugli ampi pia-
              traslati verso San Bartolomeo di Vedeseta,           ni di Artavaggio, e a sinistra il rifugio Nicola.
  8
CLUB ALPINO ITALIANO Unione Bergamasca Sezioni e Sottosezioni - I SENTIERI E RIFUGI
STORIA DEL RIFUGIO A. GHERARDI

Nell’estate del 1980, su iniziativa della Sot-   effettuare appaganti escursioni alle cime
tosezione del CAI di Zogno, iniziarono i la-     dell’Aralalta, Baciamorti e Sodadura, con
vori per la costruzione di un rifugio alpino     ampia vista sulle Orobie e su parte delle
in località piani dell’Alben, sopra Pizzino in   Retiche, nonché traversate dal passo Ba-
Val Taleggio, a quota 1650 m. Con questa         ciamorti verso la Vall’Asinina o verso Cas-
opera il CAI di Zogno volle onorare la me-       siglio. Oppure verso i piani di Artavaggio,
moria del socio Angelo Gherardi, esperto         nel lecchese, raggiungendo i rifugi Nicola e
sci-alpinista morto accidentalmente duran-       Cazzaniga Merlini.
te una ascensione invernale al Corno Stella
il 29 dicembre 1974. Il lavoro proseguì per
parecchi anni, anche tra notevoli difficoltà
finanziarie nonostante l’apporto volonta-
rio di molti soci. L’inaugurazione avvenne,
infine, il giorno 21 giugno 1987. Posto in                   SCHEDA TECNICA
splendida posizione panoramica, con vi-
sta sul gruppo delle Grigne e Resegone,            Altitudine: 1650 m
è di facile accesso partendo da Quindici-          Tel: 0345.47.302
na, frazione di Pizzino di Taleggio. In circa      Proprietà: CAI Bergamo
un’ora di piacevole camminata si raggiunge         Sito: http://geoportale.caibergamo.it
l’accogliente costruzione. Da li si possono

                                                                                                     9

                                                                                      Rifugio Gherardi
CLUB ALPINO ITALIANO Unione Bergamasca Sezioni e Sottosezioni - I SENTIERI E RIFUGI
Resegone

            Quindicina – Rifugio Gherardi – Bocchetta di Regadur – Rifugio Cazzaniga-Merlini
              Note sul percorso: Segnavia n. 120 + 101 – Dislivello 650 m – Tempo: 3.30 h – Difficoltà:T

             A      lternativa meno faticosa all’originale,         Per ricongiungersi al sentiero delle
TA P PA

                    la variante da Quindicina permette di      Orobie, dal rifugio si deve proseguire verso
             accedere al sentiero delle Orobie Occiden-        nord imboccando un chiaro tracciato. Dopo
             tali partendo dalla Val Taleggio per risalire     una breve salita e un successivo pianoro si
             al rifugio Gherardi e poi reimettersi nel per-    supera il vecchio rifugio Battisti (chiuso) e,

                                                                                                                   VA R I A N T E
             corso principale all’altezza della bocchetta      con alcuni zig-zag, si rimonta la caratteristi-
             di Regadur.                                       ca costola alle sue spalle. Più in alto, pro-
                  Lasciata l’auto presso Quindicina, frazio-   cedendo con attenzione, si superano alcuni
             ne del grazioso borgo di Pizzino di Taleggio,     profondi canaloni detritici e ci si dirige infine
             si imbocca il sentiero n. 120 sul versante de-    alla capanna Regina.
             stro idrografico della valle. Il percorso con-         Dalla baita, se si vuole raggiungere il ri-
             duce in un’ampia valletta erbosa alla cui som-    fugio Cazzaniga-Merlini (punto di arrivo del-
             mità si trova la baita Foppa Lunga (1506 m);      la prima tappa), si deve piegare a ovest pun-
             dalla baita si piega a nord e, dopo aver sca-     tando al vicino passo dell’Aralalta. Aggirati
             valcato una breve depressione, si guadagna il     i pendii settentrionali del monte Sodadura
P R I M A

             rifugio Gherardi (1650 m) posto nell’ampia        (2010 m) e scavalcata un’ultima bocchetta
             e panoramica conca dei piani dell’Alben. Il       si declina infine nella conca con il caratteri-
             gruppo del Resegone e delle Grigne si af-         stico cocuzzolo roccioso che ospita il rifu-
             faccia in tutta la sua bellezza; in lontananza    gio Cazzaniga-Merlini, dominante sugli ampi
             appare il massiccio del Monte Rosa.               Piani di Artavaggio.

 10
STORIA DEL RIFUGIO CAZZANIGA-MERLINI

Il rifugio è dedicato a Giuseppe Cazzaniga,       stica. L’ANA di Lecco volle così dedicargli
Capitano del 5° Alpini – Btg. Morbegno.           un rifugio alla base dello Zucco di Piazzo.
Figura poliedrica, fu infatti fondatore e di-         Punto ideale di sosta al termine del-
rettore della SEL SCI, fece parte, nel 1914,      le ascensioni al Sodadura e allo Zuccone
della prima squadra di soccorso alpino.           Campelli, il rifugio Cazzaniga-Merlini è rag-
Coltivò anche il canottaggio, oltre che lo        giungibile sia dalla Valsassina che dalla Val
sci e il calcio. Luminosa figura di sportivo in   Taleggio con percorsi vari sia per ambiente
tre discipline, scomparve prematuramente,         che per durata. In inverno è inoltre meta di
per un malore, proprio sui Piani di Arta-         numerosi appassionati ciaspolatori.
vaggio al termine di una competizione scii-

                                      SCHEDA TECNICA

                            Altitudine: 1885 m
                            Tel: 0341.997839
                            Proprietà: ANA Lecco
                            Sito: www.analecco.it

                                                                                                      11

                                                                                Rifugio Cazzaniga-Merlini
Piani di Bobbio e Grigne

               Rifugio Cazzaniga-Merlini – Bocchetta dei Megoff – Piani di Bobbio – Rifugio Lecco
TA P PA

                     Note sul percorso: Segnavia n. 101 – Dislivello 230 m – Tempo: 2 h – Difficoltà: E

                D      al rifugio Cazzaniga-Merlini, proce-
                       dendo in direzione nord, si punta a
                 un’insellatura e ad alcuni pianori erbosi
                                                                il valico, si scende sul versante opposto
                                                                con sentiero ben segnato in direzione dei
                                                                piani di Bobbio, punteggiati di ameni ri-
                 (attenzione ai segnavia), in un ambiente       fugi nonché di impianti di risalita per lo
                 che è subito suggestivo, dominato com’è        sci. Di fronte le Grigne catturano in pieno
                 dalle alte pareti dello Zuccone Campel-        l’attenzione, mentre alle proprie spalle lo
                 li. Passando sotto ai ripidi versanti dello    Zuccone Campelli offre il suo versante
                 Zucco Barbesino, si attraversa un vallone,     roccioso più affascinante e di carattere
                 si prosegue su di una cengia e si sbuca a      dolomitico.
                 una successiva forcella. Dopo una breve             Con un ulteriore quarto d’ora di cam-
                 discesa il sentiero perviene a un ripido ca-   mino su pascoli pianeggianti, è breve rag-
                 nale che con fatica conduce alla bocchetta     giungere il rifugio Lecco (1777 m).
S E C O N DA

                 dei Megoff (2020 m), posta tra la Corna
                 Grande e lo Zucco Barbesino. Scavalcato

 12
STORIA DEL RIFUGIO LECCO

Il rifugio Lecco è stato inaugurato nel mese    per l’arrampicata su roccia (dolomia) e per
di settembre del 1910.                          cimentarsi su sentieri attrezzati e ferrate.
      Posto in posizione panoramica nella           Nella stagione invernale predominano
parte superiore dei Piani di Bobbio, all’i-     invece lo sci da discesa, lo sci da fondo,
nizio del Vallone dei Camosci, il rifugio è     nonché è spesso meta di sci alpinisti e cia-
incastonato sullo sfondo delle dolomitiche      spolatori.
pareti dello Zuccone Campelli.
      La sua struttura originaria venne di-
strutta durante la Seconda Guerra Mon-
diale. Grazie agli sforzi e ai contributi di
numerosi Soci, nonché all’aiuto gratuito da
parte di venti giovani appartenenti al Servi-               SCHEDA TECNICA
zio Civile Internazionale, nel 1966 iniziaro-
no i lavori di ricostruzione e ampliamento        Altitudine: 1779 m
e il 15 ottobre del 1967 il nuovo rifugio         Tel: 0341.910669
venne inaugurato.                                 Proprietà: CAI Lecco
      Nella stagione estiva e autunnale, le       Sito: www.cai.lecco.it
pareti nei dintorni del rifugio sono ideali

                                                                                                     13

                                                                           Zuccone Campelli in inverno
Stambecchi

                   Rifugio Lecco – Piani di Bobbio – Passo del Toro – Rifugio Grassi
              Note sul percorso: Segnavia n. 101 – Dislivello 500 m – Tempo: 2.45 h – Difficoltà: E

            D
TA P PA

                  al rifugio Lecco (1777 m) si deve per-      del Corvo: vinti circa trecento metri di
                  correre in senso inverso il sentiero        dislivello si scavalca la cresta terminale del
            della seconda tappa fino a raggiungere la         monte e si raggiunge la suggestiva cengia
            stazione superiore dello ski-lift. Da qui le      che permette di guadagnare l’aereo passo
            segnalazioni (segnavia 101) conducono in          del Toro, alto sopra i dirupi che precipi-
            discesa lungo la pista da sci fin nei pressi di   tano sul fondovalle. Da qui è già visibile,
            un masso con freccia, dove bisogna piegare        superiore alle altre, la cuspide rocciosa
            a destra in direzione della baita di Dentro.      del pizzo dei Tre Signori, così denomina-
            Proseguendo ancora in discesa si raggiunge        to per la sua posizione al confine tra gli
            la strada che proviene da Valtorta; la si at-     antichi Ducato di Milano, Repubblica di
            traversa e si incontra subito il segnale con      Venezia e Grigioni.
            le indicazioni per il rifugio Grassi.                  Il successivo tratto di percorso, dopo
                 Con andamento pianeggiante all’in-           una breve salita, corre quasi pianeggiante
            terno di un bosco, si tocca il passo del          lungo i pianori che si distendono tra le dolci
            Cedrino e, dopo poco, il passo del Gan-           elevazioni di questa zona: scavalcata la boc-
T E R Z A

            dazzo. Qui inizia una faticosa salita lungo       chetta di Foppabona si esce in vista del rifu-
            gli erbosi versanti meridionali dello Zucco       gio Grassi che si raggiunge in pochi minuti.

 14
STORIA DEL RIFUGIO GRASSI

Il rifugio Grassi ha compiuto 90 anni il 31     re ai partigiani le loro basi d’appoggio. Il
luglio 2011. La sua prima inaugurazione ri-     rifugio Grassi fu subito ricostruito (tra
sale infatti al 31 luglio 1921. La costruzio-   il 1945 e il 1946) e, da allora, è rimasto
ne originaria (molto simile a quella attua-     quasi identica (salvo qualche necessario
le) era formata da un edificio di 60 metri      ampliamento).
quadri, costruito in ricordo dei soci SEL di
Lecco caduti durante la Grande Guerra.
L’inaugurazione fu festeggiata da svariate
autorità e, a sottolinearne l’importanza,                   SCHEDA TECNICA
per l’occasione le ferrovie concessero
sconti speciali sulle linee di Milano, Ber-       Altitudine: 1987 m
gamo, Sondrio per il viaggio verso Lecco.         Tel: 348.8522784
Il rifugio fu distrutto il 19 ottobre 1944,       Proprietà: SEL di Lecco
durante un rastrellamento tedesco. In             Sito: http://www.sel-lecco.it/rifugio_
quell’anno tutte le baite, rifugi e alpeggi       grassi.html
della zona vennero incendiati per sottrar-

                                                                                                       15

                                                                                           Rifugio Grassi
Rifugio Grassi – Bocchetta Alta – Bocchetta di Val Pianella – Rifugio Benigni
               Note sul percorso: Segnavia n. 101 – Dislivello 600 m – Tempo: 4 h – Difficoltà: E
TA P PA

           D     al rifugio Grassi si segue il bel sentie-
                 ro che, quasi pianeggiante, costeggia i
           versanti meridionali della cima di Camisolo
                                                                destra un ripido pendio erboso, si sbuca sul-
                                                                la cresta del Giarolo, con bella vista sui sot-
                                                                tostanti laghi di Trona e di Zancone. Ora il
           e che, tramite una bella cengia, punta alla          tracciato segue lo spartiacque tra Valtellina
           panoramica cresta del pian delle Parole. Se-         e Val Brembana.
           guendo le chiare indicazioni si sale a un suc-             Proseguendo per cresta si guadagna la
           cessivo risalto roccioso per scendere alla           vetta della cima di Giarolo, per poi scendere
           vicina insellatura della bocchetta Alta. Di          sull’opposto versante fino alla sua massima
           fronte si ha tutta la maestosa bellezza della        depressione (bocchetta di Val Pianella): da
           parete occidentale del pizzo dei Tre Signori,        qui, piegando sul versante brembano, si sca-
           mentre sul fondovalle lecchese (a sinistra),         valca il successivo intaglio che si apre tra la
           non può sicuramente sfuggire il luccichio del        cima di Val Pianella e il pizzo Giacomo, si ta-
           suggestivo lago di Sasso.                            gliano a mezza costa i ripidi pendii della cima
                Superato l’intaglio, si lascia sulla sinistra   di Val Pianella e in breve si raggiunge lo spalto
Q UA RTA

           la traccia per la vetta del pizzo dei Tre Si-        roccioso che ospita il rifugio Benigni presso
           gnori (salita da effettuare eventualmente            il vicino lago Piazzotti. Non è raro incontrare
           con condizioni di clima favorevole e adegua-         lungo tutto il percorso maestosi stambec-
           ta attrezzatura, presentando alcuni passaggi         chi, introdotti negli anni Ottanta prelevando
           esposti muniti di catene) in favore di un più        esemplari dal Parco Nazionale del Gran Pa-
           evidente sentiero che, pianeggiante, taglia a        radiso. Un esperimento riuscito, visto il loro
           mezza costa i ripidi pendii meridionali del          positivo reinsediamento ed espansione.
           pizzo (sentiero dei Solivi). Scavalcando alcu-             Dal rifugio Benigni lo sguardo abbraccia
           ne coste erbose, si aggira tutto il versante         tutte le cime della bassa Valtellina, dalle fra-
           della montagna pervenendo così nella valle           stagliate vette della Val Masino all’imponen-
           d’Inferno: il sentiero inizia una brusca disce-      te Disgrazia. Più vicini il monte Ponteranica
           sa, supera una costa erbosa e raggiunge il           e i Denti della Vecchia si elevano arditi. In
           fondo della valle. Guadato il torrente che           basso occhieggia il lago artificiale di Pesce-
           la attraversa, se ne raggiunge il versante           gallo. L’alba e il tramonto dallo splendido
           opposto in direzione di un evidente cana-            balcone naturale su cui è posto il rifugio Be-
           lone: risalitolo a fatica, si rimonta un largo       nigni rimarranno un ricordo indelebile nella
           avvallamento e, dopo aver traversato verso           mente dell’escursionista!
 16
STORIA DEL RIFUGIO C. BENIGNI

Il rifugio Benigni, di gradevole aspetto e di   covero agli escursionisti durante il perio-
piccole dimensioni, è situato alla testata      do di chiusura. Nel 2007 il rifugio è stato
della valle Salmurano, a breve distanza dal     ampliato al fine di migliorare l’accoglienza
Lago Piazzotti. La costruzione del rifugio      degli escursionisti. Il rifugio è facilmente
iniziò nel 1982, grazie al lavoro di nume-      raggiungibile partendo dalla località Sciocc
rosi soci dell’allora Sottosezione CAI Alta     (Cusio, sentiero n. 108), oltre che da Or-
Valle Brembana e al contributo della fami-      nica (n. 107).
glia Benigni, la quale intese così onorare la
memoria del caro Cesare, scomparso nel
1981 sul Pizzo del Diavolo di Tenda. Il ri-                 SCHEDA TECNICA
fugio Benigni venne inaugurato il 26 Ago-
sto del 1984, in un incantevole giornata di       Altitudine: 2222 m
sole, alla presenza di numerosi escursio-         Tel: 0345.89033
nisti giunti da più parti. Alcuni anni dopo,      Proprietà: CAI Alta Valle Brembana
venne aggiunto un piccolo locale invernale,       Sito: www.caialtavallebrembana.it
con otto posti letto, allo scopo di dare ri-

                                                                                                   17

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Ca’ San Marco

             Rifugio Benigni – Passo Salmurano – Piani dell’Avaro – Rifugio Ca’ San Marco
               Note sul percorso: Segnavia n. 101 – Dislivello 120 m – Tempo: 3,30 h – Difficoltà: E
TA P PA

             S   i lascia il rifugio Benigni seguendo il pri-
                 mo tratto del sentiero che lo collega
             a Ornica, si scende con alcuni zigzag nella
                                                                nestre di osservazione, riportati recente-
                                                                mente al loro stato originario. Si prosegue,
                                                                ora, lungo la cresta spartiacque fino a un
             caratteristica conca erbosa sottostante il         pianoro dominato dalle cuspidi del monte
             pianoro. Questa permette di accedere allo          Valletto. Abbandonato il crinale, il sentiero
             sbocco di un ripido canale roccioso che si         scende a destra e si dirige verso una piana
             origina nei pressi del passo Salmurano: pre-       molto suggestiva con grossi massi ai piedi
             stando la dovuta attenzione si discende il         del monte Valletto. Con alcune svolte si
             facile colatoio e con un successivo traverso       sale a un colletto e si supera la fascia er-
             si raggiunge il valico.                            bosa ai piedi della bocchetta dei Triomen.
                  Dal passo si notano i resti di forti-         Poco oltre si incontra un bivio: a destra
             ficazioni militari, appartenenti alla Linea        si scende ai piani dell’Avaro, a sinistra si
             Cadorna, nome convenzionale di quel                continua alla volta di un’altra forcella da
Q U I N TA

             complesso sistema difensivo che venne              dove è ben visibile il passo San Marco. Qui
             realizzato durante il periodo della prima          una breve deviazione sul sentiero a sinistra
             guerra mondiale, per volere del Genera-            (n. 109) permette di raggiungere la magni-
             le Luigi Cadorna, Capo di Stato Maggiore           fica conca dei laghi di Ponteranica.
             dell’Esercito. Il fine di tale baluardo era di           Procedendo invece sul percorso prin-
             contrastare un’eventuale invasione nemi-           cipale, si scende sull’opposto versante che
             ca proveniente dalla Svizzera, pertanto si         conduce presso un pianoro con una baita;
             estende, nel suo sviluppo globale, dalle val-      senza toccare la baita, si continua in discesa
             li ossolane sino ai passi orobici. Ne fanno        lungo il margine del vallone, si piega a sini-
             parte molte strade, mulattiere, trincee, po-       stra e, dopo aver contornato i pendii orien-
             stazioni d’artiglieria, osservatori, ospedali      tali del monte Ponteranica, si scende con
             da campo, centri di comando e strutture            alcuni tornanti al piano dell’Acqua Nera,
             logistiche, il tutto realizzato ad alte quote      posto sotto al passo di Verrobbio.
             dai 600 fino a oltre i 2000 metri. Percor-               Con un’ultima salita in pochi minuti si
             rendo il sentiero 101 possiamo vederne i           raggiunge infine lo spiazzo su cui è costruito
             resti: trincee, camminamenti, gallerie e fi-       il rifugio Ca’ San Marco.

  18
STORIA DEL RIFUGIO CA’ SAN MARCO

La storica Casa Cantoniera, costruita sul        la Mercatorum che si incontra a Caprile,
finire del Cinquecento lungo la storica via      poco oltre Averara. Due percorsi ricchi di
Priula, è ora attrezzata a svolgere il ruolo     fascino proprio in forza dei secoli di storia
di rifugio alpino. Durante i mesi estivi di      in essi racchiusi.
apertura della strada, sia dal versante val-
tellinese che brembano, è meta ambita per
i numerosi turisti che, in macchina, in moto
o in bicicletta frequentano il valico alpino
del passo San Marco. In zona è possibile                     SCHEDA TECNICA
compiere facili escursioni verso la conca
dei laghi di Ponteranica. Il rifugio è anche       Altitudine: 1832 m
raggiungibile, a piedi, percorrendo proprio        Tel: 0345.86222
la mulattiera dell’antica via Priula, partendo     Proprietà: Provincia di Bergamo
da Mezzoldo, oppure lungo la traccia d’u-          Sito: http://geoportale.caibergamo.it
na ancor più antica via di comunicazione,

                                                                                                    19

                                                                Passo di Verrobbio Monte Colombarolo
                                                                      e Ponteranica da Passo San Marco
Laghetti del Porcile dal Passo Tartano

               Sentiero 101: Ca’ San Marco – Passo della Porta – Forcella Rossa –
                               Baita del Camoscio - Passo Tartano
             Sentiero 201/A: Laghi di Porcile – Bocchetta dei Lupi – Rifugio Dordona
                         Variante: Sentiero 201: Passo Porcile – Foppolo
TA P PA

               Note sul percorso: Segnavia n. 101 - 201/A - 201 – Dislivello 650 m – Tempo: 8 h
                                                       Difficoltà: E

           S   i parte dal passo San Marco scendendo
               per circa 150 m lungo la strada carroz-
           zabile che conduce a Morbegno; successi-
                                                                percorrendo il sentiero 101 che attraversa
                                                                un alpeggio, si sale verso la forcella rossa e
                                                                si raggiunge la conca ai piedi del pizzo Ro-
           vamente un’indicazione porta verso destra            tondo presso il cascinetto dei Siltri.
           a superare un pendio di pascoli e pietrame.               Un’ultima breve salita permette di gua-
           Restando sul versante valtellinese, si con-          dagnare la Forcella Rossa e di accedere alla
           torna il pizzo delle Segade e, con alcune            conca di San Simone. Con una breve discesa
           svolte, si sale al passo omonimo. Da qui             lungo le piste da sci, si arriva, infine, al pia-
           si percorre un tratto della cresta verso il          noro che ospita gli impianti di San Simone,
           monte Azzarini (o monte Fioraro) fino a              incrociando la bella mulattiera che proviene
S E S TA

           una stretta forcella: grazie a un canalino ci si     dalla baita del Camoscio.
           può calare verso destra e scendere al sotto-              Si prosegue lungo la medesima mulattie-
           stante sentiero pianeggiante.                        ra che, con andamento pianeggiante, porta
                Con alcuni saliscendi, superando anche          verso la conca ai piedi del passo della For-
           la baita Agnelli, si perviene al curioso passo       cella Rossa e del passo di Lemma. Seguendo
           della Porta, valico interno sulla cresta che si      questo percorso che resta alla base dei pen-
           spegne presso la baita Arale e si prosegue           dii culminanti al passo di Lemma, si supera
           attraverso una vasta conca erbosa (Bivac-            baita Fontanini e si entra nel bosco. Proce-
           co Zamboni) fino al poco marcato intaglio            dendo ancora in piano, in parte nel bosco e
           sulla cresta del monte Azzaredo. Disceso il          in parte su pascoli, si aggirano i pendii della
           versante opposto alla cresta, si raggiunge la        cima di Lemma e si raggiunge il vallone che
           suggestiva baita di Piedevalle, un ambiente di       adduce al passo Tartano, importante valico
           rara bellezza e dove ha origine la sorgente          con la Valtellina, dominato da una grossa
           del fiume Brembo ramo di Mezzoldo.                   croce in ferro. Con alcune svolte si sale
                Dalla baita si segue un pendio erboso           all’ampia depressione ove sono presenti in
 20        sulla destra verso il lago di Cavizzola, poi,        ottimo stato di conservazione alcune forti-
ficazioni militari della linea Cadorna. Piegan-   gia risaltano ancor di più i tre magnifici laghi
do verso destra lungo la cresta spartiacque,      di Porcile, posti come sono in un ambiente
si punta verso la cuspide del monte Valegi-       totalmente selvaggio proprio ai piedi delle
no; non appena il crinale accenna a salire, lo    pareti del monte Cadelle. Il sentiero trala-
si abbandona e si scende, per un tratto fria-     scia la deviazione per il passo di Porcile e
bile e che richiede attenzione, nella bellissi-   prosegue verso la ben evidente bocchetta
ma Val Lunga. La parte alta di questa valle       dei Lupi, dalla quale con agevole discesa si
è ricoperta di ghiaioni composti da enormi        raggiunge il Rifugio Dordona, meta finale
blocchi rocciosi di verrucano: come per ma-       della tappa.

                   VARIANTE: DISCESA SU FOPPOLO

Come variante si propone la discesa su Fop-       si stacca sulla sinistra la traccia di sentiero
polo. Dai laghi di Porchile, piegando a sini-     che sale all’aerea vetta del monte Cadelle.
stra, il sentiero raggiunge il più alto dei tre   Proseguendo sul tracciato principale si aggi-
bacini, ne contorna la sponda settentrionale      ra un laghetto e si raggiunge il pianoro che
e, curvando verso sud, punta al non distan-       ospita baita Cadelle; poco oltre, la valle si fa
te passo di Porcile, valico ben visibile che si   più ripida e in breve si scende a una casera.
apre immediatamente a est del monte Vale-         Trascurando le diramazioni secondarie del
gino e che permette di accedere alla conca        sentiero, si traversa il torrente e si continua
di Foppolo.                                       la discesa entrando nel fitto bosco di abeti
    Dal passo si scende leggermente ver-          e larici che conduce in breve alle case della
so sinistra fino a incontrare una baita: qui      frazione Piano di Foppolo.
                                                                                                           21

    STORIA DEL RIFUGIO
              DORDONA
Il Rifugio Dordona, di recente costruzio-
ne, è posto a poca distanza dal passo Dor-
dona, sul versante orobico valtellinese. Al
passo è possibile ancora osservare i resti
delle trincee risalenti alla prima guerra
mondiale. Ora è teatro dell’annuale Dor-
donaSkybike, appuntamento consueto del
primo autunno per tutti gli appassionati di
mountain-bike.

            SCHEDA TECNICA

  Altitudine: 1.935 m
  Tel: 349.6148236
  Proprietà: Comune di Fusine (SO)
  Sito: http://geoportale.caibergamo.it

                                                                                                     I barech
Pizzo del Diavolo di Tenda

                      Rifugio Dordona (Foppolo) – Passo della Croce – Rifugio Longo –
                                       Passo Selletta – Rifugio Calvi
TA P PA

                       Note sul percorso: Segnavia n. 205 + 208 + 224 + 246 – Dislivello 1200 m
                                                    Tempo: 8 h – Difficoltà: E

                D     al rifugio Dordona si riprende il cam-
                      mino salendo all’omonimo passo per
                poi seguire le indicazioni del sentiero 203
                                                                   Chierico, valico che permette di accedere
                                                                   in val Sambuzza. Dopo aver salito un breve
                                                                   tratto di cresta, si traversa verso est e con
                conducente al passo della Croce. Qui si ri-        una veloce discesa si perde quota fino a
                collega il sentiero anche per quanti hanno         raggiungere, nei pressi della Baita Vecchia,
                deciso di raggiungere in serata Foppolo, in        il sentiero militare che, restando sul fondo
                tal caso dal piazzale degli alberghi di Fop-       della val Sambuzza, conduce al passo del
                polo si segue la pista da sci che conduce al       Publino.
                pianoro della Quarta Baita. A destra parte              Seguendo in discesa questo tracciato
S E T T I M A

                una strada sterrata di manutenzione degli          si giunge a un bivio: prendendo a sinistra il
                impianti che, con un paio di tornanti, condu-      sentiero procede pianeggiante, scende lun-
                ce al passo della Croce: da qui si ha una bella    go un canale e in breve permette di raggiun-
                vista sul Corno Stella, sul monte Chierico,        gere la bella Casera dei Dossi, detta anche
                sulla val Carisole e sulla costiera che va dal     il Baitone.
                monte Cabianca al pizzo del Becco.                      Dalla casera si percorre poi la sterra-
                     Dal passo si accede alla Val Carisole         ta che dal lago del Prato conduce al rifugio
                scendendo inizialmente lungo una pista da          Longo, posto a pochi minuti dal lago del
                sci, per poi proseguire sulla strada di ser-       Diavolo e dalla superba parete occidentale
                vizio agli impianti. Questo sterrato, con un       del monte Aga.
                ampio giro ai piedi del Montebello, porta               Passata la notte al rifugio Longo si conti-
                sull’opposto versante della valle di Carisole      nua l’itinerario alla volta del rifugio Calvi. Se-
                fino a un sottopasso dello ski-lift ai piedi del   guendo la mulattiera di servizio agli impianti
                monte Chierico.                                    idroelettrici, dal rifugio si sale al sovrastante
                     Si continua lungo la carrareccia di ser-      lago del Diavolo. Attraversata la piccola diga
                vizio finché non si incrocia il sentiero che       di sbarramento, si imbocca il sentiero ben
                sale a un intaglio sulla cresta Sud del Monte      segnalato che risale il versante sinistro del-

  22
la valle in direzione del passo della Selletta    si percorre tutto l’assolato pascolo dell’Ar-
(2372 m). Superando alcuni grossi blocchi         mentarga, luogo di ritrovamento di impor-
rocciosi si guadagna quota restando alti so-      tanti incisioni rupestri, seguendo la traccia
pra al lago e dopo una quarantina di minuti       non sempre visibile. Superate due baite si
si esce al valico. Bellissima da questo punto     attraversa con un saliscendi il marcato inta-
la vista su tutta l’alta conca del Brembo: dal    glio della valle Camisana e in breve si giunge
pizzo del Diavolo al monte Cabianca è un          a incrociare il sentiero delle Orobie Orien-
continuo susseguirsi di cime e pareti, nevai      tali n. 225 che, provenendo dal rifugio Calvi,
e laghetti incastonati tra le rocce. Al passo     conduce al rifugio Brunone. Percorrendo il
ci sono due possibilità: col sentiero n. 248      sentiero in senso inverso si guada con at-
si prosegue verso il passo di Valsecca e da       tenzione il neonato fiume Brembo e, dopo
qui verso il rifugio Brunone (come indicato       aver superato alcuni dossi erbosi, si arriva
nella quinta tappa del sentiero delle Orobie      alla paratia che regola le acque del lago Ro-
orientali); col sentiero n. 246 si scende inve-   tondo sito a pochi minuti dal rifugio Calvi.
ce al rifugio Calvi. Divallando gradatamente

              STORIA DEL RIFUGIO FRATELLI LONGO

Il rifugio Longo, costruito dal CAI di Ber-       da pranzo e incrementando il numero di
gamo nel 1923, fu inizialmente dedicato           posti letto; nel 1999 sono stati eseguiti,
ai fratelli Calvi e solo in seguito ai fratel-    infine, ulteriori lavori di ampliamento. Il
li Longo. A causa della guerra, il piccolo        rifugio si raggiunge in un paio di ore, con
fabbricato subì un graduale degrado che           facile percorso su strada sterrata, parten-
convinse la sezione a costruirne uno nuo-         do dalla frazione Pagliari di Carona. Belle
vo, collocato nelle immediate vicinanze           le escursioni possibili nei dintorni del ri-
del lago Rotondo. All’inizio degli anni cin-      fugio: al passo di Venina, al passo di Ci-
quanta la Società Alpina Scais di Bergamo         gola, al monte Aga, al pizzo del Diavolo
chiese e ottenne dal CAI di Bergamo la            di Tenda e al rifugio Calvi con piacevole
gestione del piccolo rifugio. Terminatane         traversata.
la ricostruzione, venne ribattezzato alla
memoria dei fratelli Giuseppe e Innocen-
te Longo, periti tragicamente nell’agosto
del 1934 sul Cervino. Negli anni a seguire,
il rifugio finì per attirare un numero sem-                   SCHEDA TECNICA
pre più ampio di alpinisti, tale da rendere
necessaria una nuova chiusura al fine di            Altitudine: 2026 m
effettuare alcune migliorie delle vecchie           Tel: 0345.77.070
attrezzature. Nel 1985 la Società ritenne           Proprietà: CAI Bergamo
opportuno procedere a un ampliamento                Sito: http://geoportale.caibergamo.it
globale degli spazi, ingrandendo la sala

                                                                                                   23
Corna Piana

                                        Valcanale – Rifugio Alpe Corte
              Note sul percorso: Segnavia n. 220 – Dislivello 320 m – Tempo: 0,45 h – Difficoltà: T

            L   a Val Canale è da sempre meta fre-          chilometro circa oltre il paese, nei pressi
TA P PA

                quentata dagli alpinisti bergamaschi,       degli impianti da sci ormai in disuso. Sul-
            attratti nei mesi estivi dalle pareti roccio-   la destra una larga mulattiera risale, con
            se dei massicci dolomitici e, in quelli in-     pendenza costante, la splendida abetaia
            vernali, dalle numerose possibilità di gite     e in breve conduce alla radura di baita
            sci-alpinistiche, nonché di arrampicate su      Pianscuri (1292 m). Poco dopo, usciti dal
            cascate di ghiaccio. Importanti rarità flo-     bosco si sbuca sul prato ormai in vista
            reali rendono la zona di particolare inte-      del rifugio Alpe Corte (1415 m). L’ampia
            resse anche per il naturalista (tra le varie    parete nord dell’Arera e il susseguirsi di
            specie, si ricordano la Linaria Tonzigii e il   creste dalla cima del Fop, al monte Secco
            Galium Montis-Arerae, endemici nell’area        sino alla Corna Piana fanno da corona ai
            orobica). Per raggiungere il rifugio, pri-      verdeggianti pascoli ancor oggi utilizzati
            ma breve tappa del Sentiero delle Oro-          dai pastori per la produzione d’ottimo
            bie Centro Orientali, si parcheggia a un        formaggio locale.
P R I M A

 24
STORIA DEL RIFUGIO ALPE CORTE

       Nato nel 1947, su ispirazione dell’allora        nasce così il Rifugio senza Barriere. Dal rifu-
       presidente della Sezione di Bergamo, Enrico      gio partono alcuni sentieri di vario impegno:
       Bottazzi, il rifugio Alpe Corte sorse nei lo-    più tranquilli, in direzione del lago e passo
       cali di un precedente edificio appartenente      del Branchino e del passo dei laghi Gemelli,
       alla Soc. De Angeli – Frua. La sistemazione      di maggior difficoltà sia verso la Corna Piana
       degli ambienti terminò in concomitanza con       che verso il gruppo dell’Arera.
       le feste celebrative per il 50° anniversario
       della sezione del CAI di Bergamo.
            La quale, nel 1970, decise l’acquisto
       sia della struttura che del terreno circo-                   SCHEDA TECNICA
       stante, compiendo notevoli lavori di tra-
       sformazione e miglioramento. Nel 2007 i            Altitudine: 1415 m
       soci volontari della Commissione Impegno           Tel: 0346.35.090
       Sociale decidono di renderla una struttura         Proprietà: CAI Bergamo
       frequentabile anche da chi, normalmente,           Sito: http://geoportale.caibergamo.it
       trova difficoltà ad avvicinarsi alla montagna:

                                                                                                          25

Rifugio Alpe Corte
Laghi Gemelli

                 Rifugio Alpe Corte – Passo dei Laghi Gemelli – Rifugio dei Laghi Gemelli
TA P PA

                Note sul percorso: Segnavia n. 216+215 – Dislivello 729 m – Tempo: 3 h – Difficoltà: E

               L   a salita riprende lungo la Valle della Cor-
                   te da percorrere fino alla sua testata, il
               passo dei Laghi Gemelli (2139 m), toccando
                                                                       Si riparte in direzione del rifugio dei
                                                                  laghi Gemelli con ripidi tornanti che con-
                                                                  ducono verso l’estremità meridionale del
               dapprima la baita Corte di mezzo (1669 m)          lago dove il sentiero, sempre ben segnala-
               e poi la baita Corte alta (1885 m).                to, prosegue sino a incrociarsi con quello
                    Dal passo la vista spazia sulla conca degli   proveniente dal passo di Mezzeno. In breve
               omonimi laghi, risalendo poi verso il pizzo        si giunge al confortevole rifugio (1968 m).
               Farno e il monte Corte da un lato e i mon-         Riuniti da una diga, i laghi erano, sino agli
               ti Tonale e Spondone dall’altro. Di fronte si      anni Trenta, divisi nettamente da un pro-
               eleva il pizzo del Becco, lungo il quale corre     montorio roccioso. Alcune fotografie
               una interessante via ferrata, mentre l’ampia       dell’inizio secolo scorso ritraggono anche
               mole dell’Arera domina alle spalle il tragitto     delle piccole barche che solcavano con
S E C O N DA

               appena percorso.                                   tranquillità le loro acque.

  26
STORIA DEL RIFUGIO LAGHI GEMELLI

Il vecchio rifugio dei Laghi Gemelli venne             Si può raggiungere, in alternativa, con
costruito dal CAI di Bergamo e inaugurato         facile percorso, in circa tre ore, partendo
il 1° luglio del 1900: la costruzione posta su    da Carona e toccando i vari laghi artificiali
un piano disponeva di 18 posti letto.             che punteggiano la vallata. Oppure, da Ron-
     Venne incendiato e distrutto nell’otto-      cobello, per le baite di Mezzeno e il passo
bre del 1944 dai reparti fascisti in un’azione    omonimo, in circa due ore e mezza.
contro i partigiani stanziatisi in zona. Già
nell’estate del 1946 iniziarono i lavori di co-
struzione di un nuovo rifugio su progetto
dell’Ing.Veneziani, con il prezioso contribu-                 SCHEDA TECNICA
to della società elettrica Vizzola.
     L’attuale edificio sorse vicino al prece-      Altitudine: 1968 m
dente e venne inaugurato nel 1948. Con              Tel: 0345.71.212
il trascorrere degli anni ha subìto lavori di       Proprietà: CAI Bergamo
adeguamento e ora dispone di bar, ristoran-         Sito: http://geoportale.caibergamo.it
te e 80 posti letto.

                                                                                                        27

                                                                                              Rifugio
                                                                                        Laghi Gemelli
Rifugio F.lli Calvi

                Rifugio dei Laghi Gemelli – Lago e Passo di Sardegnana – Rifugio Calvi
                  Note sul percorso: Segnavia n. 213 – Dislivello 280 m – Tempo: 4 h – Difficoltà: E
TA P PA

            L’      itinerario non presenta dislivelli im-
                    pegnativi e offre un ampio panorama
             sull’alta Val Brembana e sulla conca nella
                                                              la diga del lago Sardegnana (1735 m), chiu-
                                                              so tra le pareti dei Corni di Sardegnana e
                                                              dello slanciato pizzo del Becco. Lungo que-
             quale è posto il rifugio Calvi. Frequentata      ste pareti corrono impegnative vie di ar-
             tutto l’anno, è sede di una delle storiche       rampicata. Si attraversa la diga e si risale il
             competizioni di scialpinismo, quel trofeo        versante opposto dove è situata la casa dei
             Parravicini nato nel 1936 e tuttora frequen-     guardiani. Si riprende il sentiero che entra
             tato da numerosi appassionati. Si riprende il    nel bosco. Dopo aver superato un dislivello
             cammino raggiungendo il Lago delle Casere        di circa 150 m, attraversato un colletto, in
             per poi risalire verso il vicino Lago Marcio.    lievissima pendenza, ci si porta al Dosso dei
             Un bel sentiero corre lungo la sponda occi-      Signori e alla valle dei Frati. Si continua in
             dentale di questo bacino e raggiunge la diga     piano fino a uno sbarramento del torrente:
             di sbarramento; da qui si scende al di sot-      lo si attraversa e si sale fino a incontrare la
             to del manufatto e per una serie di curve        carrareccia che giunge da Carona e in breve
T E R Z A

             si arriva a un bivio presso una costruzione      la diga di Fregabolgia. Il rifugio Fratelli Cal-
             dell’Enel per la captazione delle acque. A si-   vi (2006 m) è ormai in vista, posto com’è
             nistra la mulattiera conduce a Carona, men-      al centro di un vasto anfiteatro di vette: da
             tre sulla destra si stacca un sentiero ben       sinistra a destra si possono infatti ammirare
             segnalato che aggirando man mano ripidi          il Pizzo del Diavolo di Tenda, il Pizzo Poris,
             pendii rocciosi e utilizzando gallerie scavate   il monte Grabiasca, il monte Madonnino e
             nella viva roccia permette di superare tratti    Cabianca. Numerosi laghetti punteggiano i
             suggestivi senza difficoltà.                     pascoli attorno e possono risultare piace-
                  Il sentiero ora sbuca in una zona bo-       voli mete per quanti avessero anche voglia
             scosa, passa accanto ai ruderi di una baita      di camminare e scoprire così ulteriori perle
             (1750 m), entra in una valletta e raggiunge      dell’affascinante conca.

 28
STORIA DEL RIFUGIO FRATELLI CALVI

Venne inaugurato nel 1935 alla presenza          ma di indubbio piacere paesaggistico ed
dell’allora presidente del CAI di Berga-         escursionistico.
mo, Antonio Locatelli e fu dedicato alla              Dal rifugio si possono raggiungere con
memoria dei quattro fratelli Calvi (Atti-        facilità i laghetti del Poris, dei Curiosi e
lio, Santino, Natale e Giannino) di Piazza       Cabianca, i passi di Portula e di Reseda,
Brembana, tre dei quali caduti nella Gran-       mentre con maggior impegno le cime dei
de Guerra mentre il quarto, Natale, perito       monti Cabianca, Madonnino, Poris, Gra-
nel 1920, sulla parete Nord dell’Adamello.       biasca, nonché l’imponente mole del Pizzo
     Dal 1982 al 1984 il rifugio è stato inte-   del Diavolo di Tenda.
ramente ristrutturato e offre ora ben 85
posti letto.
     È raggiungibile con facilità da Carona,
percorrendo sia il piacevole e boscoso                       SCHEDA TECNICA
sentiero estivo sulla sinistra orografica
della valle, sia l’ampia sterrata che per-         Altitudine: 2006 m
corre la stessa. In entrambi i casi il tem-        Tel: 0345.77047
po previsto è di circa tre ore. Più lunga          Proprietà: CAI Bergamo
e impegnativa la salita dalla Val Seriana          Sito: http://geoportale.caibergamo.it
(Gromo San Martino) per il passo Portula,

                                                                                                       29

                                                                                  Trofeo Parravicini
Monte Cabianca

                    Rifugio dei Laghi Gemelli – Creste del Cabianca – Rifugio Calvi
                Note sul percorso: Segnavia n. 214 – Dislivello 650 m – Tempo: 4 h – Difficoltà: EE

            P    artendo dal Rifugio si scende al lago e         obbligato si procede allora sempre verso est
TA P PA

                 si attraversa la lunga diga. Raggiunta la       evitando di restare sul filo della cresta per non
            sponda opposta, si prende a sinistra il sen-         dover salire le numerose anticime secondarie.
            tiero 214 che, dopo aver superato alcune             Alla fine dell’altopiano si supera un ampio ca-
            costruzioni, si immette sulla mulattiera di          nale e con un’ultima ripida salita si guadagna la

                                                                                                                     VA R I A N T E
            servizio agli impianti e, dopo alcuni tornanti,      vetta del monte Cabianca, con vista eccezio-
            arriva all’ovale del lago Colombo.                   nale su tutta la conca del rifugio Calvi.
                 Superata la diga del bacino, si incrocia il         Dalla vetta si continua per cresta verso
            sentiero 250 che, nel suo percorso ad anel-          est: poco sotto la cima si supera un breve
            lo, collega fra loro i laghi Gemelli, Colombo,       passaggio aereo ove occorre prestare at-
            Becco e Marcio. Proseguendo sulla destra si          tenzione per poi continuare più facilmente
            costeggia la riva settentrionale del lago e si       fino alla sommità del Naso di Cabianca. Pie-
            inizia a guadagnare quota rimontando i ver-          gando a sinistra si scende sul versante Nord
            di pendii alle sue spalle: in questo modo in         della cresta arrivando alla base della Tacca
            meno di un’ora si raggiunge facilmente la sella      dei Curiosi. Ora, compiendo un ampio giro
T E R Z A

            Ovest del passo d’Aviasco che permette di            verso sinistra, si scende al bellissimo lago
            scendere nella Valle dei Frati. Volendo, da qui      dei Curiosi e da qui, seguendo il suo emis-
            è possibile ricollegarsi alla traccia normale del    sario e alcune deboli tracce di percorso, si
            Sentiero delle Orobie semplicemente dival-           arriva al non distante pianoro della baita
            lando fin oltre il lago dei Frati (segnavia 236);    Pian dell’Asino, dove passa il sentiero per il
            tuttavia agli escursionisti più esperti consiglia-   passo Portula (segnavia 226). Percorrendo
            mo senz’altro di proseguire lungo le creste.         in senso opposto questo tracciato si scende
                 Seguendo questa seconda soluzione,              in poco tempo al rifugio Calvi.
            dalla sella Occidentale si va in breve alla sel-
            la Orientale dello stesso passo d’Aviasco, da                     SCHEDA TECNICA
            dove è anche possibile accedere all’alta valle
            del Goglio. Qui, rimontando l’erboso pendio            Altitudine: 2006 m
            che si alza a Nord-Est, si sale alla facile vetta      Tel: 0345.77047
            del monte dei Frati raggiungendo così quel             Proprietà: CAI Bergamo
            singolare altopiano che corre al di sotto del-         Sito: http://geoportale.caibergamo.it
            le vette del monte Valrossa, senza percorso
 30
Fioritura verso il Rifugio Brunone
Rifugio Baroni al Brunone e Pizzo Redorta

            Rifugio Calvi – Passo di Valsecca – Bivacco Frattini – Rifugio Baroni al Brunone
              Note sul percorso: Segnavia n. 225 – Dislivello 880 m – Tempo: 5.30 h – Difficoltà: EE
TA P PA

            P   artiti di buon mattino dal rifugio Cal-
                vi si costeggia il Lago Rotondo e ci
            si porta verso il lato boscoso della valle
                                                            dal V-IV secolo a.C., come testimoniano i
                                                            più antichi ritrovamenti di graffiti proprio
                                                            sulle rocce nell’area tra il rifugio Calvi e il
            sul fondo della quale scorre il Brembo,         rifugio Longo.
            fiume che ha qui le sue sorgenti e si im-            Giunti al passo di Valsecca (2496 m),
            mette dopo un percorso di 74 chilometri         ci si abbassa sul versante della Val Seria-
            nell’Adda, attraversando tutto il territorio    na sino a raggiungere, con attenzione in
            bergamasco.                                     alcuni traversi, il bivacco Aldo Frattini.
                Il sentiero prosegue sino a scendere sul    La vista ora corre sino al termine della
            greto del torrente e attraversarlo su grossi    Valbondione, con la corona di cime del
            massi. In seguito ci si inerpica sul versante   Recastello, Gleno, Tre Confini e Torena,
            opposto della valle, raggiungendo il minu-      nonché dei pizzi Redorta e Coca.
            scolo laghetto di Valsecca. Poco oltre, il           Dal bivacco il sentiero, tracciato nel
Q UA RTA

            sentiero si dirige verso il pianoro di ghiaie   1957 seguendo vecchie piste dei pastori,
            che si estende fra le imponenti pareti set-     scende ancora con qualche curva fino ai
            tentrionali del monte Grabiasca, del pizzo      Pascoli di Tenda. Con moderata penden-
            Poris e del pizzo del Diavolo di Tenda e poi    za si perviene a una stretta cengia erbosa
            conduce nel vallone del passo di Valsecca.      che porta sul fondo della Valle del Salto. Al
            Nel caso di innevamento si consiglia di at-     di là il sentiero si inerpica iniziando così la
            traversare il piano avvicinandosi ai pendii     lunga risalita di 400 metri di dislivello ver-
            del Diavolino per poi riprendere la traccia     so il rifugio Baroni al Brunone. Superato un
            di sentiero ricavata nel ghiaieto. La zona,     breve passaggio che richiede attenzione, si
            dove è facile avvistare camosci e stambec-      raggiunge la piana dove si incrocia il sentiero
            chi, assume un’importante valenza storica,      che sale da Fiumenero: seguendolo si è in
            essendo luogo probabilmente abitato sin         breve al rifugio (2295 m).

 32
STORIA DEL RIFUGIO A. BARONI AL BRUNONE

Fu durante una gita sociale del CAI di Ber-        Si raggiunge con lungo sentiero (n.
gamo al Pizzo Redorta che i soci, costretti    227), in circa quattro ore, da Fiumenero
dal maltempo a ripararsi nella vecchia ca-     ed è base per importanti ascensioni ai tre-
panna dei minatori, adibita dal 1879 a pri-    mila orobici (Redorta, Scais) nonché per
mo rifugio, si resero conto del suo stato di   impegnative traversate verso la Valtellina
abbandono e decisero di sostituirla.           (dal Passo della Scaletta, presso il quale
    Una decisione formalizzata nell’as-        si possono ancora oggi osservare i resti
semblea sociale del febbraio 1894. Po-         delle vecchie miniere di ferro).
che settimane dopo iniziarono i lavori su
progetto dell’Ing. Albani. Completati in
tre mesi, portarono all’inaugurazione del
Rifugio della Brunona, come definito all’e-
poca, il 23 settembre 1894.                               SCHEDA TECNICA
    È il più antico rifugio della bergamasca
ed è oggi intitolato alla guida alpina Anto-     Altitudine: 2295 m
nio Baroni, uno dei pionieri dell’alpinismo      Tel: 0346.41235
orobico, il quale proprio su queste cime         Proprietà: CAI Bergamo
ha aperto in prima assoluta importanti iti-      Sito: http://geoportale.caibergamo.it
nerari tutt’oggi ripetuti.

                                                              Il bivacco Aldo Frattini, situato
                                                              nel comune di Valbondione è
                                                              una costruzione in metallo
                                                              di 3,5 × 2,5 metri circa po-
                                                              sizionata dal CAI di Bergamo
                                                              sulla cresta che divide la Val-
                                                              secca dalla valle dei Piani del
                                                              Campo, subito sotto il Passo
                                                              di Valsecca. All’interno ci sono
                                                              9 brande richiudibili, tre sga-
                                                              belli, un tavolo, un fornello col-
                                                              legato a una bombola di gas,
                                                              una dispensa contenente ge-
                                                              neri alimentari, un kit di pron-
                                                              to soccorso e diversi farmaci.
                                                              L’utilizzo del bivacco è libero
                                                              e si raccomanda di averne la
                                                              massima cura.

                                                              Bivacco Frattini e Pizzo Tendina     33
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