Citta di fondazione e 'città aziendali' - 8 GEOGRAFIA UMANA CULTURA E SOCIETA' - Moodle@Units
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
+ GEOGRAFIA UMANA CULTURA E SOCIETA' 8 SERVIZIO SOCIALE, POLITICHE SOCIALI, PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DEI SERVIZI Il territorio e la responsabilità sociale d’impresa a. a. 2020-2021 Dragan Umek Città di fondazione e ‘città aziendali’
+ Cosa sono le città di fondazione n Con l’espressione città di fondazione vengono indicati i nuclei urbani e abitativi costruiti ex novo, sulla base di una precisa volontà̀ politica e di un progetto urbanistico. n Ne deriva un elevato livello di controllo delle fasi progettuali ed esecutive che si riflette sulla morfologia dei nuovi insediamenti, in prevalenza basata su criteri di regolarità̀ e ortogonalità̀. n Una ulteriore specificità̀ delle iniziative di fondazione si deve riconoscere nel legame con programmi di colonizzazione o riassetto degli ordinamenti territoriali, che rivela strette correlazioni con le dinamiche politiche e socioeconomiche, assumendo spesso valenze rappresentative.
+ Le città di fondazione nella storia n Le prime esperienze di pianificazione urbana risalgono al V secolo a.C. con il processo di colonizzazione greca nel Mediterraneo (ne sono esempi le città di Imera e Selinunte), ma la fondazione di nuovi centri urbani fu uno degli elementi essenziali dell’espansionismo romano. Sia in epoca repubblicana che in epoca imperiale, la fondazione di nuove colonie avvenne utilizzando lo schema del castrum, basato su due assi perpendicolari, il cardo massimo (nord-sud) e il decumano massimo (est-ovest): al loro incrocio sorgeva il foro. In epoca medievale sono rari i casi di fondazione di nuovi centri urbani, ma non mancarono nuovi insediamenti in altura per sfuggire a minacce e impaludamenti. Nell’Italia centro-settentrionale le nuove fondazioni furono causate principalmente dall’esigenza delle varie città di presidiare il territorio con insediamenti che assicurassero allo stesso tempo la difesa verso le città vicine e la colonizzazione di parti di territorio. n Nel periodo rinascimentale si diffuse l’idea di dare alla città una forma ordinata e razionale, facendone un simbolo della concezione artistica e filosofica del periodo: le città di fondazione dell’architettura rinascimentale nacquero come conseguenza della riflessione utopica, come tentativo di trasferire la riflessione teorica nella concretezza della città ideale. n Nel XIX e XX secolo vengono realizzati centri urbani fondati mediante la pianificazione della loro struttura, ne sono esempio: • i villaggi operai ottocenteschi relativi ad insediamenti industriali o minerari (Crespi d’Adda, Nebida); • le città giardino inglesi (Hampstead, Letchworth); • i nuovi insediamenti urbani fondati nel ventennio fascista (Sabaudia, Carbonia, Littoria); • le città aziendali (company towns), nate come insediamenti a completamento delle infrastrutture produttive di una grande azienda (Ivrea, Torviscosa, Panzano) .
+ Cosa sono le città fabbrica? n Tra la fine ‘800 ed il ventennio fascista vennero edificate nel Nord Italia delle cittadine che non erano soltanto dei dormitori per gli operai ma dei veri e propri modelli di architettura. n Dette anche ‘città aziendali’ o “company town”, sono città in cui la maggior parte o tutti gli immobili, edifici, i servizi pubblici e gli altri servizi all’interno dei suoi confini sono di proprietà̀ di una singola azienda, che provvede, in genere, alla pianificazione urbana. Solitamente, una città aziendale sorge isolata da altri centri e incentrata intorno ad una grande fabbrica, nella quale trovano lavoro gli abitanti della città. n Il villaggio operaio esemplare è un organismo tutto integrato e autosufficiente, che incorpora le dimensioni di fabbrica/casa/lavoro/vita famigliare e sociale, secondo molteplici modelli derivati dal pensiero di ideologi utopisti, di filantropi, di uomini politici illuminati, di ingegneri igienisti. n Un microcosmo in cui tutti i bisogni sono soddisfatti, allo scopo di ottenere una società̀ stabile e di prevenire il pericolo di proteste. Questa concezione trova riscontro nella struttura degli alloggi e nella ricca dotazione di servizi sociali. n Il villaggio operaio è una struttura di connessione, di mediazione tra la utopia e la risoluzione di massa dei problemi socio-urbani indotti dai processi produttivo-industriali.
+ Come nasce una città fabbrica? Trovano fondamento e sviluppo sulla base di alcuni prerequisiti: n nell’economia dell’accentramento delle funzioni produttive e residenziali; n nella possibilità̀ di reperimento di manodopera grazie all’offerta insediativa; n negli stadi di crescita ed espansione non condizionati dai limiti di altre strutture produttive, come avviene nelle città; n nell’opportunità̀ di scelta di una localizzazione che offra integralmente i requisiti richiesti dalla produzione, quindi pianificazione totale degli elementi che determinano la produzione stessa. Piazzale Franco Marinotti Città-fabbrica di Torviscosa (Udine)
+ Come sono fatte le città fabbrica? n L’esistenza e la sopravvivenza del villaggio operaio sono strettamente legate alla fabbrica a cui è legato. n Innanzitutto il villaggio si situa vicino a corsi d’acqua atti a essere sfruttati come forza motrice; oppure si colloca nelle vicinanze delle grandi città storiche o non lontano dalle grandi zone minerarie, più̀ spesso in zone agricole lontano dalla città, creando dal nulla ogni struttura, per impedire che la manodopera, d’origine in gran parte contadina, si sradichi dalla propria terra e dalle proprie consuetudini, ed ottenere così due attività̀, quella industriale nuova e quella agricola tradizionale che fornisce occupazioni per il tempo libero arrotondando il bilancio famigliare. n Morfologicamente i villaggi operai si configurano secondo un modello semplificato di città ideale: fabbrica e istituzioni assumono il ruolo di nodo e fulcro della organizzazione urbana. La fabbrica è imposta, in fase progettuale, come “unico monumento, luogo celebrativo unificante e onnicomprensivo”. Le abitazioni si dispongono, quasi sempre, attorno o tangenzialmente agli edifici destinati al lavoro.
+ Come sono fatte le città fabbrica? Abriani (1981) individua tre aspetti che permettono di distinguere la tipologia del villaggio operario: n 1. Aspetto morfologico: da un punto di vista localizzativo, territoriale ed urbanistico il villaggio operario si pone in posizione antitetica rispetto alle città attuali strutturate con la divisione tra alloggio e luogo di lavoro. La posizione geografica è un dato imprescindibile di riconoscimento: la delimitazione del territorio, sia in termini fisici che come condizione di isolamento, fornisce la motivazione più̀ immediata per la creazione di infrastrutture urbane nei dintorni della fabbrica. In questo modo si dissipano le concentrazioni operaie e si evita lo scoppio di conflitti sociali; n 2. Aspetto tipologico: l’aspetto fisico più̀ appariscente del villaggio operaio è dato dal complesso delle case e degli edifici, di tipologie diverse. Ogni alloggio, in generale, ha ingresso proprio, tale da isolare le famiglie tra loro; n 3. Aspetto semantico: è il vero elemento connettivo di tutto il complesso del villaggio ed è dato dall’insieme delle iniziative nel campo dell’organizzazione dell’assistenza sociale, che esprime tipologie edilizie corrispondenti.
+ Quattro esempi in Italia… n Villaggio Leumann, Collegno (Torino) - Fu edificato tra il 1985 ed il 1907 per volere dell’imprenditore Napoleone Leumann in seguito alla costruzione a Collegno del cotonificio di sua proprietà. Leumann volle questo villaggio non solo per ospitare gli operai ma anche per fornire loro servizi (igienici ed assistenziali). Ma non soltanto: al suo interno vi erano anche una scuola, una palestra, una chiesa, una cooperativa alimentare, una stazione ferroviaria, un albergo, una mensa, un ambulatorio ed un circolo sportivo. In un’epoca in cui la maggior parte della popolazione italiana (inurbata e non) aveva un accesso a dir poco insufficienti ai servizi, il villaggio Leumann fu una città-modello. Anche architettonicamente: a disegnarla fu quello stesso Pietro Fenoglio che costruì alcuni dei più belli edifici liberty di Torino. n Crespi d’Adda (Bergamo) - Come nel caso del Villaggio Leumann, anche questo insediamento operaio è nato dal nulla in seguito alla costruzione di una fabbrica. Cristoforo Crespi lo fondò nel 1878 ed i lavori furono affidati all’architetto Ernesto Pirovano e all’ingegnere Pietro Brunati. Il modello erano i villaggi operai inglesi, ma con un’ambizione superiore: ogni lavoratore dell’opificio ebbe una casa con orto e giardino e tutti i servizi necessari per il benessere suo e della sua famiglia. Con tanto di scuola, chiesa e casa del medico. Di fatto un vero welfare pensato ed elargito con benevolenza del padre-padrone, un capitano d’industria illuminato che regnava sul suo villaggio-feudo dall’alto del suo “castello”, l’imponente Villa Crespi. n Città-fabbrica di Torviscosa (Udine) - Completamente diverso lo stile architettonico e le origini della città-fabbrica di Torviscosa: che non nacque dalla mente e dalla volontà di un ricco industriale ma nacque in seguito ad un preciso disegno politico ed urbanistico (quella che si definisce una “città di fondazione”). Torviscosa venne infatti edificata tra il 1937 ed il 1942 dal regime fascista in seguito alle bonifiche del territorio circostante (ma completata soltanto negli anni ’60). Cuore e ragion d’essere di Torviscosa è la SNIA Viscosa – fabbrica che si dedicava alla produzione di materiali tessili artificiali ricavati dalla viscosa. n Villagio operaio di Panzano, Monfalcone (Gorizia) - Edificato tra il 1908 e il 1927, la sua progettazione fu commissionata dai fratelli Cosulich, all'ingegnere Dante Fornasir. Il Villaggio, creato per gestire le esigenze dei lavoratori del Cantiere Navale di Monfalcone, ospita abitazioni di varie tipologie architettoniche per operai, impiegati e dirigenti e risulta essere un unicum nel panorama dell’architettura industriale italiana. A differenza di altre company town italiane, Panzano è infatti l’unico Villaggio Operaio italiano ancora vivo su una fabbrica che ha seguito senza soluzione di continuità la sua produzione originaria dal 1908, anno di inaugurazione, ai giorni nostri.
Puoi anche leggere