CINQUE ANNI IN EUROPA. PER TUTTI NOI - Il racconto del mio lavoro al Parlamento Europeo: i progetti, le battaglie, i risultati, le sfide per il ...

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CINQUE ANNI
IN EUROPA.
PER TUTTI NOI
Il racconto del mio lavoro
al Parlamento Europeo:
i progetti, le battaglie, i risultati,
le sfide per il futuro

BIL ANCIO   M A N DATO   2014-2019
CINQUE ANNI IN EUROPA. PER TUTTI NOI - Il racconto del mio lavoro al Parlamento Europeo: i progetti, le battaglie, i risultati, le sfide per il ...
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CINQUE ANNI
IN EUROPA.
PER TUTTI NOI
Il racconto del mio lavoro
al Parlamento Europeo:
i progetti, le battaglie, i risultati,
le sfide per il futuro

BIL ANCIO   M A N DATO   2014-2019
CINQUE ANNI IN EUROPA. PER TUTTI NOI - Il racconto del mio lavoro al Parlamento Europeo: i progetti, le battaglie, i risultati, le sfide per il ...
CINQUE ANNI IN EUROPA. PER TUTTI NOI

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Il racconto del mio lavoro al Parlamento Europeo: i progetti, le battaglie, i risultati, le sfide per il futuro

Sommario
Introduzione                                                                                                 5

1. Attività istituzionali in Parlamento                                                                      7
     Commissione LIBE - Libertà civili giustizia e affari interni                                            7
     Commissione CULT - Cultura ed istruzione                                                               13
     Commissione DEVE - Commissione per lo sviluppo                                                         15
     Commissione FEMM - Diritti della donna e uguaglianza di genere                                        20
     Commissione DROI - Diritti umani                                                                      22
     L’Assemblea Parlamentare Paritetica ACP - UE                                                          23
     D-PAP - Delegazione con il Parlamento Panafricano                                                     28
     ARDI - Antiracism Diversity Intergroup                                                                29

2. Interrogazioni parlamentari                                                                             33

3. Attività di rappresentanza                                                                              39
     In Parlamento                                                                                         39
     In Italia                                                                                             42
     Visite alle best practices del territorio                                                             45

4. Missioni parlamentari                                                                                   55
     Missioni LIBE                                                                                         55
     Missioni DEVE                                                                                         55
     Missioni ACP - UE                                                                                     55
     Missioni ARDI                                                                                         56
     Missioni gruppo S&D                                                                                   56
     Missioni di Osservazione Elettorale (MOE)                                                              57

5. Promozione della cittadinanza europea                                                                   61
     Attività svolte in Europa                                                                              61
     Attività svolte fuori dall’Europa                                                                     64
     Attività svolte nel territorio italiano                                                               65
     Cittadinanza europea per i giovani                                                                    67

6. Iniziative tematiche                                                                                    73
     Iniziative in collaborazione col PD                                                                   73
     Iniziative per il contrasto al razzismo                                                                77
     Iniziative per la promozione della condizione femminile                                               84

7. Visite al parlamento                                                                                    87
     Elenco dei gruppi di visitatori ospitati in Parlamento                                                87

8. Promozione dei diritti umani                                                                            91
     Risoluzioni d’urgenza sui diritti umani                                                                91

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CINQUE ANNI IN EUROPA. PER TUTTI NOI

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Il racconto del mio lavoro al Parlamento Europeo: i progetti, le battaglie, i risultati, le sfide per il futuro

INTRODUZIONE
Nel luglio 2014 ho iniziato la mia avventura da parlamentare europea: io e oltre settecento deputati
eravamo riuniti a Strasburgo, per la seduta inaugurale dell’ottava legislatura del Parlamento Euro-
peo. Ricordo bene quel giorno, e lo ricorderò per sempre: per me ha rappresentato un vero e proprio
spartiacque tra un “prima” e un “dopo”.

Il “prima” era rappresentato dalla mia esperienza accumulata fino a quel momento: come studente,
poi come medico, e successivamente come cittadina. Sono stati anni di grande impegno e insegna-
mento, durante il quale mi sono dedicata con passione e perseveranza alla mia professione di oculi-
sta e all’aiuto delle persone. Un percorso denso e stimolante, che mi ha permesso di prendere parte
attiva all’interno delle istituzioni locali modenesi, dalla circoscrizione alla Provincia, imparandone i
modi e i tempi. Un approccio che, sommato al mio impegno civile, mi ha permesso di occuparmi
dello Stato italiano – prima come parlamentare della Repubblica, e successivamente come membro
del Governo guidato da Enrico Letta.

Il “dopo” invece racconta la strada europea che ho avuto l’onore di intraprendere cinque anni fa,
grazie al voto di tantissimi italiani. Sono infatti state le persone dell’Emilia-Romagna, del Veneto,
del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto-Adige a permettermi di occuparmi di Italia e di Europa,
grazie ad una larghissima adesione popolare della quale sono ancora enormemente grata. Giunta
all’Europarlamento ho continuato a fare quello che sento più importante: rispondere “presente” alle
sfide del nostro Paese, dell’Europa e del mondo. Per questo, con ancora più determinazione e slan-
cio, ho integrato gruppi di lavoro parlamentari ed ho iniziato ad esprimere, fin dalle prime settimane,
le mie competenze.

Questo documento cerca di riassumere l’insieme del mio lavoro al Parlamento Europeo, durante la
legislatura 2014-2019. Si tratta di un riassunto, che non ha nessuna pretesa di esaustività: le attivi-
tà svolte sono innumerevoli, ho quindi preferito raccontare le principali, quelle a cui tengo di più.
In questi anni ho interpretato il mandato affidatomi dai cittadini come una missione di passione e
coraggio, orgoglio e fierezza: penso che l’impegno politico all’interno del Parlamento Europeo rap-
presenti la massima esperienza di politica istituzionale che una persona possa fare nella propria vita.

Pertinenza, dialogo, ed efficacia. Questo è l’insieme delle parole che a mio parere caratterizzano
l’Europarlamento: pertinenza dei temi e degli argomenti trattati; dialogo fra le forze politiche, nel
riconoscimento delle diversità di sensibilità e di appartenenza; efficacia nell’azione legislativa, sup-
portata anche da ottime procedure interne. In poche parole: il Parlamento europeo rappresenta, in
poche parole, il Parlamento più bello del mondo.

Questo documento riprende quindi numerose tipologie di attività: quelle parlamentari, nelle com-
missioni e nelle sedute plenarie; quelle di rappresentanza, in Parlamento e fuori dal Parlamento; gli
eventi tenutisi nella circoscrizione, in Italia, in Europa e nel mondo; e infine numerose altre parteci-
pazioni e progetti che ho avuto il piacere di portare avanti.

Ringrazio infinitamente tutto il mio staff, tutta la mia famiglia, tutti i mei collaboratori, tutti i cittadini
che hanno collaborato, in un modo e nell’altro, a tutti i lavori che ho compiuto. Senza di loro, non
sarei stata in grado di fare nulla. Buona lettura!

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CINQUE ANNI IN EUROPA. PER TUTTI NOI

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Il racconto del mio lavoro al Parlamento Europeo: i progetti, le battaglie, i risultati, le sfide per il futuro

1. ATTIVITÀ ISTITUZIONALI IN PARLAMENTO
Nel 2014 è iniziato il mio lavoro al Parlamento europeo come Eurodeputata del Gruppo dell’Alleanza
Progressista dei Socialisti e Democratici (S&D) all’interno della commissione Libertà Civili, Giustizia
e Affari Interni (LIBE) e della commissione Cultura (CULT).
Nel 2016 sono entrata a fare parte della commissione per lo Sviluppo (DEVE). Ho sempre lavorato
attivamente anche per la commissione sui Diritti della donna e l’uguaglianza di genere (FEMM) e per
la sottocommissione sui diritti umani (DROI).
Il mio impegno assume anche una dimensione internazionale nella veste di Vicepresidente dell’As-
semblea Parlamentare Paritetica Acp-Ue e di componente della Delegazione per le relazioni con il
Parlamento PanAfricano. Sono inoltre Co-Presidente dell’Intergruppo del Parlamento Europeo “An-
ti-Racism and Diversity Intergroup” (ARDI).

COMMISSIONE LIBE - LIBERTÀ CIVILI GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI

i. Cos’è LIBE?
La commissione LIBE è competente per la maggior parte della legislazione relativa alle politiche in
materia di giustizia e affari interni e per il controllo democratico su di esse. La commissione garantisce
il pieno rispetto, nell’ambito dell’Unione europea, della Carta dei diritti fondamentali e della Conven-
zione europea dei diritti dell’uomo nonché il rafforzamento della cittadinanza europea. Le politiche
in materia di giustizia e affari interni sono volte ad affrontare questioni di interesse comune a livello
europeo, quali la lotta contro la criminalità internazionale e il terrorismo, la protezione dei diritti fon-
damentali, la protezione dei dati e della vita privata nell’era digitale, la lotta contro la discriminazione
basata sulla razza o l’origine etnica, la religione, il credo, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.

ii. Risoluzioni
•    2015 - RELATRICE OMBRA di una risoluzione sulla prevenzione della radicalizzazione e del
     reclutamento dei cittadini Europei da parte di organizzazioni terroristiche
     Il testo della risoluzione sottolinea la necessità, da parte dell’Ue, di adottare una nuova strate-
     gia preventiva per cercare di arginare il fenomeno. A tal proposito, si invitano gli Stati membri
     a coordinare le loro strategie e a condividere le informazioni e l’esperienza di cui dispongono,
     ad attuare buone pratiche a livello sia nazionale che europeo e a collaborare ai fini di nuove
     iniziative in materia di lotta contro la radicalizzazione e il reclutamento nelle file del terrorismo,
     aggiornando le politiche nazionali di prevenzione e creando reti di esperti.

•    2016 - RELATRICE di una risoluzione approvata il 23 marzo 2016 sulla Situazione nel Mediter-
     raneo e la necessità di un approccio olistico dell’Ue in materia di immigrazione.
     Il Parlamento si è pronunciato a favore di una risoluzione sul “Mediterraneo e la necessità di un
     approccio olistico al fenomeno migratorio” di cui Cécile è stata relatrice. La politica migratoria,
     secondo quanto si legge dalla risoluzione, dovrebbe avere una visione globale, ricomprendere
     cioè tutti gli aspetti legati al fenomeno migratorio ed essere gestita attraverso una combinazio-
     ne ottimale tra politica interna ed esterna, quest’ultima imperniata sul principio di solidarietà fra
     tutti gli Stati membri. La risoluzione plaude un sistema comune di ricerca e salvataggio perma-
     nente e una modifica del Regolamento di Dublino che vada nella direzione di istituire un sistema
     centralizzato europeo di gestione delle domande di asilo. La risoluzione chiede inoltre l’apertura
     di canali d’ingresso legali e sicuri, anche attraverso l’attivazione di visti e corridoi umanitari, non-
     ché il potenziamento di strumenti esistenti, quali la Carta Blu, per consentire l’ingresso in Europa
     di manodopera specializzata. Oltre a questo, la risoluzione propone una maggiore collaborazio-
     ne con i Paesi di origine e di transito per agevolare la gestione coordinata dei flussi.
     La lotta contro il traffico e lo sfruttamento, anche economico, dei migranti rimane una priorità
     così come la lotta alle cause profonde che spingono alla migrazione, da riconoscersi non solo
     nelle situazioni di conflitti e persecuzioni ma anche nelle disuguaglianze e nelle condizioni cli-
     matiche avverse.

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CINQUE ANNI IN EUROPA. PER TUTTI NOI

•   2017 - RELATRICE OMBRA su “Risoluzione del parlamento Europeo sulla situazione dei diritti
    fondamentali nell’Unione Europea nel 2016”
    La risoluzione dichiara che né la sovranità nazionale né la sussidiarietà possono giustificare o le-
    gittimare il fatto che uno Stato membro si sottragga sistematicamente al rispetto dei valori fon-
    damentali dell’Unione europea. Sottolinea poi che un più ampio quadro di monitoraggio dello
    Stato di diritto rafforzerebbe la coesione tra gli strumenti esistenti e migliorerebbe l’efficacia e
    i risparmi annuali sui costi legati alle migrazioni; sottolinea altresì l’importanza di utilizzare fonti
    differenziate e indipendenti in tutto il processo di monitoraggio e ribadisce l’importanza di pre-
    venire le violazioni dei diritti fondamentali, invece di reagire quando tali violazioni sono reiterate.

•   2018/2019 - RELATRICE sulla proposta di Regolamento relativo alla creazione di una rete di
    funzionari di collegamento incaricati dell’immigrazione (voto in LIBE: gennaio 2019 - plenaria
    marzo 2019)
    La figura dei funzionari di collegamento incaricati dell’immigrazione è stata riconosciuta nel
    2004, quando il Consiglio europeo ha adottato il regolamento (CE) n. 377/2004 relativo alla
    creazione di una rete di funzionari di collegamento incaricati dell’immigrazione (“regolamento
    ILO”). L’obiettivo della revisione del regolamento ILO è rafforzare il coordinamento e ottimizzare
    l’uso dei funzionari di collegamento incaricati dell’immigrazione, compresi i nuovi funzionari di
    collegamento europei inviati in Paesi terzi, per consentire loro di realizzare in modo più efficace
    le priorità dell’Ue nel campo della migrazione.

•   2018/2019 - RELATRICE OMBRA su proposta di “Regolamento del parlamento Europeo che
    istituisce il programma Diritti e Valori” (voto plenaria gennaio 2019)
    Il programma “Cittadini, uguaglianza, diritti e valori” è un nuovo programma di finanziamento
    che entrerà in vigore con il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2021-2027.
    L’obiettivo di questo programma è proteggere i diritti e i valori sanciti nei trattati dell’Ue con
    una specifica menzione all’articolo 2, al fine di sostenere e sviluppare società aperte, basate sui
    diritti, democratiche, eque e inclusive.
    Il programma si struttura in quattro sezioni:
    1. Sezione Valori dell’Unione il cui obiettivo è proteggere e promuovere la democrazia, lo sta-
         to di diritto a livello locale, regionale, nazionale e transnazionale;
    2. Sezione Uguaglianza, diritti e uguaglianza di genere il cui obiettivo è promuovere l’ugua-
         glianza, compresa quella di genere, i diritti, la non discriminazione e promuovere l’integra-
         zione della dimensione di genere;
    3. Sezione Cittadinanza attiva il cui obiettivo è promuovere e rafforzare la partecipazione
         civica alla vita democratica dell’Unione, nonché favorire una migliore comprensione delle
         origini, delle realizzazioni, delle sfide presenti e future dell’Unione attraverso progetti in rete
         che costruiscono forme di cittadinanza partecipata e dal basso, coinvolgendo cittadini, enti
         locali, scuole e associazioni;
    4. Sezione Dafne il cui obiettivo è prevenire e contrastare ogni forma di violenza di genere
         contro donne, minori, persone con disabilità, persone LGBTQI+.
    La dotazione finanziaria per l’attuazione del programma nel periodo 2021-2027, votata dal Par-
    lamento europeo, è di 1.834.000.000 EUR contro i 641 milioni proposti dalla Commissione. 850
    milioni di Euro andranno alla sezione Valori dell’Unione, 484 milioni di Euro alle sezioni Ugua-
    glianza e Dafne, 500 milioni di Euro alla sezione Cittadinanza.
    All’interno di questi obiettivi specifici le attività che potranno essere co-finanziate saranno, a
    titolo esemplificativo, quelle dirette a sostenere le organizzazioni che operano per rafforzare la
    libertà di espressione, contro il razzismo e ogni forma di intolleranza, a favore della lotta contro
    ogni violenza di genere, nonché quelle attività legate alla memoria storica del processo d’inte-
    grazione europeo, il suo comune patrimonio culturale, la sua diversità culturale e linguistica e il
    sostegno al dialogo interculturale e interreligioso.

•   2018/2019 - RELATRICE OMBRA su “proposta di Regolamento che istituisce il fondo sicurezza
    interna” (voto in LIBE gennaio 2019)
    Negli ultimi anni le minacce alla sicurezza in Europa si sono intensificate e diversificate. Il Fondo
    di sicurezza interna ha l’obiettivo di facilitare la cooperazione transfrontaliera e lo scambio di

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Il racconto del mio lavoro al Parlamento Europeo: i progetti, le battaglie, i risultati, le sfide per il futuro

     informazioni tra le autorità di contrasto degli stati membri e le altre autorità pertinenti.
     Obiettivi: combattere terrorismo, cybercrimes e ogni forma di estremismo.

•    2018/2019 - RELATRICE OMBRA su: “Risoluzione dei diritti fondamentali delle persone di di-
     scendenza Africana in Europa” (voto in plenaria, febbraio 2019)
     È stata adottata in LIBE la risoluzione sull’Afrofobia, una specifica forma di razzismo, che inclu-
     de qualsiasi atto di violenza o discriminazione, alimentato da abusi storici e stereotipi negativi,
     che porta all’esclusione e alla disumanizzazione delle persone di origine africana. Si stima che in
     Europa vivano 15 milioni di persone di origine africana e, secondo uno studio dell’Agenzia dell’U-
     nione europea per i diritti fondamentali (FRA), le minoranze provenienti dall’Africa, soprattutto
     dall’area subsahariana, sono particolarmente esposte al razzismo e alla discriminazione in tutti
     gli aspetti della vita.
     Con questa risoluzione si chiede agli Stati membri e alle istituzioni di riconoscere questa forma
     specifica di razzismo, esortandoli a combattere insieme e in modo sistematico le discriminazioni
     etniche e i reati generati dall’odio, nonché a mettere a punto risposte politiche e giuridiche a tali
     fenomeni che siano efficaci e basate su dati oggettivi.
     Si chiede inoltre alla Commissione di rivolgere una particolare attenzione alle persone di origine
     africana all’interno dei programmi di finanziamento (attuali e del prossimo quadro pluriennale),
     invitandola anche a istituire, nell’ambito dei suoi servizi, un gruppo dedicato alle questioni con-
     nesse all’Afrofobia.

•    2018/2019 - RELATRICE OMBRA su proposta di regolamento del Parlamento europeo e del
     Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 862/2007 del Parlamento europeo e del Consi-
     glio relativo alle statistiche comunitarie in materia di migrazione e di protezione internazionale
     (voto in LIBE novembre 2019)
     A causa della natura diversificata e in continua evoluzione degli attuali flussi migratori, sono
     necessari dati statistici completi e comparabili, disaggregati per genere, sulla popolazione mi-
     grante al fine di comprendere la situazione reale, individuare le vulnerabilità e le disuguaglianze
     e fornire ai responsabili politici dati e informazioni attendibili per lo sviluppo delle future politi-
     che pubbliche.

•    2018 - Risoluzione del Parlamento europeo recante raccomandazioni alla Commissione con-
     cernenti i visti umanitari
     A parte casi nazionali isolati, non esiste una legislazione europea sui visti umanitari che consenta
     l’accesso al territorio europeo per le persone che necessitano di protezione internazionale. I visti
     umanitari sono una categoria a sé, una branca sostanzialmente nuova dell’ampio contenitore
     dei visti; i visti umanitari possono rilasciati a persone in cerca di Asilo, e questo fin dai territori
     esterni all’Unione europea. Non esiste, per ora, una legislazione comunitaria sui visti umanitari
     che possa consentire a tutti i paesi membri dell’Ue di procedere allo stesso modo. Ogni singolo
     Paese, perciò, procede al rilascio dei visti umanitari secondo una propria legislazione interna.
     A oggi si stima che il 90% di coloro che hanno ottenuto protezione internazionale abbia raggiun-
     to l’Unione europea con mezzi irregolari e che il costo stimato di queste politiche, in termini di
     vite umane, sia stato di almeno 30.000 decessi alle frontiere dell’Unione dal 2000.
     Resta intesto che con questa raccomandazione non si istituiscono i visti umanitari, si invita piut-
     tosto la Commissione europea a presentare, entro il 31 marzo del 2019, un regolamento che
     istituisca un visto umanitario europeo. Questo strumento consentirebbe alle persone che neces-
     sitano protezione internazionale di entrare nel territorio dello Stato membro che lo ha rilasciato
     al solo scopo di presentare una domanda di protezione internazionale.

•    2018 - Risoluzione del Parlamento su una proposta recante l’invito al Consiglio a constatare, a
     norma dell’articolo 7, paragrafo 1, del trattato sull’Unione europea, l’esistenza di un evidente
     rischio di violazione grave da parte dell’Ungheria dei valori su cui si fonda l’Unione
     Per la prima volta dalla sua creazione il Parlamento europeo ha deciso di elaborare una relazione sull’e-
     ventuale necessità di avviare una procedura a norma dell’articolo 7-paragrafo 1 del Trattato sull’Unione
     europea (TUE), contro l’Ungheria. In base a tale procedura, il Parlamento europeo prende atto dell’evi-
     dente rischio di violazione grave da parte del Paese a danno dei valori sanciti all’articolo 2 TUE.

B I L A N C I O   M A N DATO   2 01 4 -2 01 9                                                                9
CINQUE ANNI IN EUROPA. PER TUTTI NOI

     Malgrado ripetuti solleciti al governo ungherese, il Parlamento ha valutato che permangono gravi
     preoccupazioni a impatto altamente negativo sull’immagine dell’Unione, nonché sulla sua effica-
     cia e credibilità nella difesa dei diritti umani fondamentali e della democrazia a livello mondiale.
     Si è rivelata così la necessità di affrontare tali rischi mediante un’azione concertata dell’Unione,
     soprattutto con riferimento alle seguenti questioni:
     •    funzionamento del sistema costituzionale e del sistema elettorale;
     •    indipendenza della magistratura e di altre istituzioni, diritti dei giudici;
     •    corruzione e conflitti di interesse;
     •    tutela della vita privata e protezione dei dati;
     •    libertà di espressione;
     •    libertà accademica;
     •    libertà di religione;
     •    libertà di associazione;
     •    diritto alla parità di trattamento;
     •    diritti delle persone appartenenti a minoranze, compresi i rom e gli ebrei, e protezione dalle
          dichiarazioni di odio contro tali minoranze;
     •    diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati;
     •    diritti economici e sociali.

•    2018 - Risoluzione sugli orientamenti destinati agli Stati membri per prevenire la configurazio-
     ne come reato dell’assistenza umanitaria
     Nel Piano d’azione dell’UE contro il traffico di migranti (2015-2020), la Commissione ha sottoli-
     neato l’esigenza di “evitare di criminalizzare coloro che danno assistenza umanitaria ai migranti
     in difficoltà”. La direttiva sul favoreggiamento prevede la possibilità (quindi nessun obbligo giu-
     ridico) per gli Stati membri di non configurare come reato tale favoreggiamento quando ha lo
     scopo di prestare assistenza umanitaria. Poiché il recepimento di questa disposizione - che di
     fatto deroga il favoreggiamento per motivi umanitari a chi presta soccorso e assistenza umani-
     taria - non è applicata uniformemente da tutti gli Stati membri, il Parlamento, attraverso questo
     strumento, chiede alla Commissione di adottare orientamenti specifici in materia.
     In particolare, il Parlamento chiede alla Commissione, da un lato, di chiarire quali forme di favo-
     reggiamento non dovrebbero essere configurate come reato e agli Stati membri, dall’altro, di
     recepire la deroga per motivi di assistenza umanitaria.

•    2017 - Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un qua-
     dro dell’Unione per il reinsediamento e modifica il regolamento (UE) n. 516/2014 del Parla-
     mento europeo e del Consiglio
     Con il termine reinsediamento si intende la selezione (su segnalazione dell’UNHCR o degli Stati
     membri) l’ammissione, il trasferimento e la protezione di cittadini di paesi terzi e apolidi biso-
     gnosi di protezione internazionale da un paese terzo verso il quale sono sfollati, in uno Stato
     membro, allo scopo di accordare loro la protezione internazionale e di fornire una soluzione
     duratura di permanenza.
     Il reinsediamento ha tre funzioni correlate e complementari:
     1. è uno strumento di protezione;
     2. costituisce una soluzione duratura;
     3. è un meccanismo di ripartizione delle responsabilità.
     Questa proposta di regolamento prevede procedure comuni a tutti gli Stati membri, definendo
     l’ammissibilità dei cittadini di Paesi terzi o apolidi a beneficiare del programma e il loro grado
     di vulnerabilità. Il piano di reinsediamento dovrebbe includere il numero-obiettivo di persone
     da reinsediare: quest’ultimo dovrebbe riflettere almeno il 20 % delle proiezioni annuali delle
     esigenze globali di reinsediamento, le priorità geografiche generali (stabilite sulla base della
     relazione annuale dell’UNHCR sulle proiezioni delle esigenze globali di reinsediamento), nonché
     una quota di emergenza non assegnata di persone da reinsediare, corrispondente a circa il 10
     % del numero-obiettivo, per tenere conto di casi urgenti e di emergenza, a prescindere dalle
     priorità geografiche.

10                                                                B I L A N C I O   M A N DATO   2 01 4 -2 01 9
Il racconto del mio lavoro al Parlamento Europeo: i progetti, le battaglie, i risultati, le sfide per il futuro

•     2016 - Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce i criteri
      e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una doman-
      da di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Pa-
      ese terzo o da un apolide (rifusione) – COM (2016)270 (Regolamento di Dublino)
      Si tratta della modifica del regolamento (UE) n. 604/2013 (cd. Regolamento Dublino III) che
      sancisce la responsabilità dell’esame di una domanda di protezione internazionale al primo Stato
      membro nel quale la domanda è stata presentata.
      La proposta della Commissione lascerebbe immodificata proprio quella che, da sempre, è consi-
      derata la stortura del sistema: l’individuazione dello Stato di primo ingresso (o di primo approdo,
      come viene abitualmente definito) come responsabile dell’esame della domanda di protezione
      internazionale - salvo debite e rare eccezioni.
      Il sistema risulta in questo modo fortemente iniquo: basti considerare che negli ultimi anni, sulla
      base dei criteri enunciati dal regolamento di Dublino, solo 6 Stati Membri su 28 hanno fatto fron-
      te a quasi l’80% di tutte le richieste d’asilo presentate nell’UE (l’Italia è tra questi). Va precisato
      che questa responsabilità è mitigata da un “meccanismo di equità” che si innesca nel caso in cui
      uno Stato membro si trovi ad affrontare, da solo, un afflusso sproporzionato di migranti (ove con
      sproporzionato si intende un quantitativo che superi il 150% della quota di riferimento). Nel caso
      in cui il sistema di accoglienza del Paese oltrepassi di una volta e mezzo la sua capacità teorica
      massima, tutte le nuove domande presentate in quello Stato membro potranno essere assegna-
      te agli Stati membri che presentano un numero di domande inferiori. Il criterio del Paese di pri-
      mo ingresso è stato letteralmente soppresso dal voto della Commissione LIBE, voto confermato
      con l’adozione del mandato negoziale (il 16/11/17). Questo criterio è sostituito da un meccanismo
      permanente e automatico di ricollocazione, basato su quote assegnate ad ogni Stato membro,
      calcolate su due criteri oggettivi: il PIL e la popolazione.
      Con questo sistema tutti gli Stati membri sarebbero chiamati a fare la loro parte in un meccani-
      smo regolato realmente dalla solidarietà e da un’equa condivisione delle responsabilità. Come
      Gruppo S&D e come Partito Democratico ci battiamo da tempo per l’affermazione di questo
      principio: chi arriva in Italia arriva in Europa.

iii. Proposte legislative
Di seguito l’elenco delle sette proposte legislative, una breve sintesi e lo stato di attuazione.
È importante precisare che cinque proposte sarebbero in principio pronte all’adozione (Regola-
menti Eurodac, Agenzia Europea Asilo, Qualifiche, Reinsediamento e Direttiva Qualifiche), mentre
due sono ancora in fase di discussione in seno al Consiglio (Regolamento di Dublino, Regolamento
Procedure).

    REGOLAMENTO DI DUBLINO
                                                                           speciale
    Il sistema europeo comune di asilo
    Nella comunicazione del 6 aprile 2016 “Riformare il sistema europeo comune di asilo e poten-
    ziare le vie legali di accesso all’Europa” (COM (2016) 197), la Commissione europea, secondo
    quanto già preannunciato nell’Agenda europea per le migrazioni COM (2015) 240, ha stabilito la
    sua strategia e le priorità per migliorare il sistema europeo comune di asilo.
    La Commissione si pone l’obiettivo di “passare da un sistema che, per come è stato concepito o
    per la scorretta attuazione, attribuisce una responsabilità sproporzionata ad alcuni Stati membri
    e incoraggia flussi migratori incontrollati e irregolari, a un sistema più equo che offra percorsi
    ordinati e sicuri verso l’UE ai cittadini di Paesi terzi bisognosi di protezione o in grado di contri-
    buire allo sviluppo economico dell’Unione”.
    A partire dal 4 maggio 2016 la Commissione ha presentato un pacchetto di sette proposte le-
    gislative di riforma del sistema europeo comune di asilo che sono tutt’ora in corso di adozione
    definitiva da parte del Consiglio d’Europa.

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CINQUE ANNI IN EUROPA. PER TUTTI NOI

1.   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce i criteri e i
     meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una doman-
     da di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un
     Paese terzo o da un apolide (rifusione) - COM(2016)270 (Regolamento di Dublino) Premessa:
     il Parlamento ha sempre sostenuto l’approccio del pacchetto e subordinato l’adozione di tutti
     gli atti legislativi al Regolamento di Dublino. La Commissione, invece, in una Comunicazione di
     dicembre 2018 COM(2018)798, ha invece messo in chiaro che “non esiste alcun ostacolo tecnico
     o giuridico all’adozione separata di una o più di queste proposte, anche se tutte fanno parte di
     una riforma più generale”.
     Si tratta della modifica del regolamento (UE) n. 604/2013 (cd. Regolamento Dublino III) che
     stabilisce la responsabilità dell’esame di una domanda di protezione internazionale per parte del
     primo Stato membro nel quale la domanda è stata presentata.
     Sulla base della proposta della Commissione, il Parlamento europeo, nel novembre 2017, ha
     adottato la sua posizione, in cui tale meccanismo di equità è stato trasformato in un sistema
     obbligatorio di ripartizione generalmente applicabile, a prescindere dalla pressione migratoria.
     Nel frattempo, varie presidenze consecutive del Consiglio d’Europa (compresa la precedente
     presidenza austriaca, fautrice del concetto di “solidarietà obbligatoria”), hanno cercato di ela-
     borare un meccanismo di solidarietà bilanciato da una componente di responsabilità, dando in
     realtà origine ad un criterio di solidarietà flessibile e volontaria.
     Criterio, questo, fortemente criticato dalla nostra delegazione e dal gruppo SD.

2.   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l’Agenzia
     dell’Unione europea per l’asilo e abroga il regolamento (UE) n. 439/2010 - COM(2016)271).
     La proposta trasforma l’attuale Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) in una vera e pro-
     pria Agenzia europea per l’asilo, con un mandato rafforzato e funzioni ampliate per affrontare le
     carenze strutturali che dovessero emergere nell’applicazione del sistema di asilo dell’UE.
     Fra i nuovi compiti dell’Agenzia ci sarà il pieno sostegno operativo nella gestione delle procedu-
     re di asilo, una maggiore convergenza nella valutazione delle condizioni di accoglienza nonché
     il monitoraggio dell’applicazione del sistema comune di asilo.
     Su questo regolamento il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico e il testo
     è pronto per essere adottato già all’inizio di questo anno.

3.   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l’“Eurodac”
     per il confronto delle impronte digitali per l’efficace applicazione del [regolamento (UE) n.
     604/2013 che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro com-
     petente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati
     membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide], per l’identificazione dei cittadini di
     un Paese terzo o apolidi soggiornanti illegalmente e per le richieste di confronto con i dati Eu-
     rodac presentate dalle autorità di contrasto degli Stati membri e da Europol a fini di contrasto
     (rifusione) - COM(2016)272
     La banca dati Eurodac, istituita nel 2003, è una banca dati dell’Unione europea per le impronte
     digitali dei richiedenti asilo, intesa a fornire elementi di prova relativi alle impronte digitali per
     agevolare l’applicazione del regolamento Dublino.
     La proposta prevede di ampliare la banca dati dell’UE per l’identificazione, grazie non solo alle
     impronte digitali ma anche alle immagini del volto, in pieno rispetto delle norme sulla protezione
     dei dati.
     Particolari garanzie, anche grazie al voto del Parlamento, sono previste per l’identificazione dei
     minori migranti.
     Su questo regolamento il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico e il testo
     è pronto per essere adottato già all’inizio di questo anno.

4.   Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme relative all’acco-
     glienza dei richiedenti protezione internazionale (rifusione) - COM(2016)465.
     La Commissione propone di riformare la direttiva sulle condizioni di accoglienza per fare in
     modo che i richiedenti asilo possano beneficiare di standard di accoglienza armonizzati e digni-
     tosi in tutta l’Ue, prevenendo in tal modo i movimenti secondari.

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Il racconto del mio lavoro al Parlamento Europeo: i progetti, le battaglie, i risultati, le sfide per il futuro

     Anche in questa proposta legislativa, i miglioramenti introdotti dal Parlamento riguardano so-
     prattutto le condizioni di accoglienza dei soggetti più vulnerabili, in particolare i minori e i minori
     non accompagnati.
     Su questa direttiva il PE e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico e il testo è pronto per
     essere adottato già all’inizio di questo anno.

5.   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sull’attribu-
     zione, a cittadini di Paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione interna-
     zionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della
     protezione sussidiaria, nonché sul contenuto della protezione riconosciuta e recante modifica
     della direttiva 2003/109/CE, del 25 novembre 2003, relativa allo status dei cittadini di Paesi
     terzi che siano soggiornanti di lungo periodo - COM(2016)466).
     Al fine di armonizzare gli standard di protezione nell’Ue e porre fine ai movimenti secondari, la
     Commissione propone di sostituire la direttiva qualifiche vigente (direttiva 2011/95/UE) con un
     regolamento.
     Con questa proposta ci sarà una maggiore convergenza dei tassi di riconoscimento della qua-
     lifica di beneficiario di protezione internazionale, dei maggiori incentivi all’integrazione e una
     migliore protezione delle famiglie e dei minori.
     Su questo regolamento il PE e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico e il testo è pronto
     per essere adottato già all’inizio di questo anno.

6.   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce una procedu-
     ra comune di protezione internazionale nell’Unione e abroga la direttiva 2013/32/UE – COM
     (2016)467
     Come per il regolamento qualifiche, anche questa proposta sostituisce la vigente direttiva sulle
     procedure di asilo (direttiva 2013/32/UE) con un regolamento che stabilisce una procedura Ue
     comune e pienamente armonizzata per la protezione internazionale.
     Il Parlamento ha adottato solo recentemente il mandato negoziale, ma essendo questa proposta
     di regolamento intrinsecamente legata al regolamento di Dublino, non si hanno ad oggi notizie
     sulla sua possibile adozione.

7.   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro di
     reinsediamento dell’Unione e che modifica il regolamento (UE) n. 516/2014 del Parlamento
     europeo e del Consiglio – COM (2016)468)
     La proposta stabilisce un approccio legislativo vincolante e obbligatorio in materia di reinse-
     diamento per il periodo successivo al 2016, al fine di garantire alle persone che necessitano di
     protezione internazionale canali organizzati e sicuri di accesso all’Europa.
     Grazie a questo nuovo quadro, l’Ue potrà determinare congiuntamente le regioni e i Paesi da cui
     dovrà avvenire il reinsediamento.
     Su questo regolamento il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico e il testo
     è pronto per essere adottato già all’inizio di quest’anno.

COMMISSIONE CULT - CULTURA ED ISTRUZIONE

i. Cos’è CULT?
La commissione CULT è competente per tutti gli aspetti culturali dell’Unione, come la divulgazione
della cultura, la tutela del patrimonio culturale, della diversità culturale e linguistica. È competente
in materia di istruzione, politica audiovisiva, aspetti culturali ed educativi della società dell’informa-
zione, gioventù e sport.
Il Parlamento europeo agisce su un piano di parità con i governi degli Stati membri nell’adozione di
nuove leggi e nella supervisione dei programmi dell’Unione in questi settori.

B I L A N C I O   M A N DATO   2 01 4 -2 01 9                                                                13
CINQUE ANNI IN EUROPA. PER TUTTI NOI

ii. Risoluzioni
•      2015 - RELATRICE OMBRA sulla risoluzione “Prevenzione della radicalizzazione e del recluta-
       mento di cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche”
       Oltre 5000 cittadini europei si sono uniti a organizzazioni terroristiche e altre formazioni militari,
       in particolare ISIS (Da’esh), Jahbat al-Nusra e altre al di fuori dell’Unione europea, in particolare
       nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA).
       Il Parlamento ha condannato gli attacchi terroristici che hanno ucciso e ferito centinaia di per-
       sone in tutta Europa e nel mondo, evidenziando l’urgente necessità di un’azione coordinata da
       parte degli Stati membri e dell’Unione europea per prevenire la radicalizzazione e combattere
       il terrorismo.
       Il terrorismo non può essere associato ad alcuna specifica religione, nazionalità o civiltà, ha con-
       dannato l’uso di stereotipi, discorsi e pratiche xenofobi e razzisti da parte di individui e autorità
       collettive che, direttamente o indirettamente, collegano gli attacchi terroristici ai rifugiati che
       stanno attualmente fuggendo dai loro Paesi in cerca di un posto più sicuro, sfuggendo alla guer-
       ra e agli atti di violenza che si verificano nella loro terra d’origine.
       La risoluzione è volta a stilare un piano d’azione per attuare la strategia dell’UE con il fine di
       combattere la radicalizzazione e il reclutamento nel settore del terrorismo.
       Allo stesso tempo è stato sottolineato come sia fondamentale contribuire e sostenere lo svilup-
       po da parte degli Stati membri di una strategia di comunicazione efficace e intensa, per preve-
       nire la radicalizzazione e il reclutamento di cittadini europei e di cittadini di Paesi terzi residenti
       nell’Ue da organizzazioni terroristiche.

     LE POLITICHE CULTURALI
                                                                                   speciale
     2015 - Risoluzione del Parlamento Europeo sul programma Erasmus+ e altri strumenti per pro-
     muovere la mobilità in materia di IFP - Un approccio di apprendimento permanente
     I metodi di apprendimento non formale e informale e la formazione professionale hanno un im-
     portante contributo da dare nell’affrontare le sfide contemporanee in materia di apprendimento
     permanente.
     L’istruzione è un diritto umano fondamentale ed è un bene pubblico che dovrebbe essere ugual-
     mente accessibile a tutti. Il Parlamento ha invitato l’Ue e gli Stati membri ad affrontare tutte le
     limitazioni socioeconomiche che impediscono la parità di accesso per tutti alle opportunità di
     formazione professionale, compresa la mobilità. L’Unione ha il compito e l’obbiettivo di rimuo-
     vere le barriere culturali e combattere i fenomeni di mancanza di motivazione, mancanza di
     predisposizione proattiva e mancanza di competenze linguistiche, in particolare nelle zone più
     colpite dalla disoccupazione giovanile. Garantire l’accesso ai programmi di studio e mobilità è un
     passo fondamentale per raggiungere l’uguaglianza formativa per i cittadini europei, soprattutto
     per i più giovani.
     Urge la necessità di facilitare l’attuazione della mobilità in Erasmus +, intervenendo per au-
     mentare la percentuale di successo delle domande, semplificando la progettazione e l’uso di
     strumenti elettronici per la gestione della mobilità, aumentando la consapevolezza del valore
     dei programmi di mobilità studentesca e professionale, fornendo informazioni più mirate ai be-
     neficiari e agli intermediari dei programmi.
     Alla Commissione, nello specifico, è stato chiesto di creare una “e-card europea per studenti”,
     che garantisca lo status di studente dell’Ue in un contesto di mobilità libera e diffusa e che offra
     ampio accesso ai servizi.
     Dalla mobilità all’occupabilità: questa è la prossima frontiera.
     Convalida e riconoscimento dei risultati dell’apprendimento, delle abilità e delle competenze: le
     opportunità offerte dalla mobilità per l’apprendimento e la formazione, come la costruzione di
     reti internazionali, possono anche avere effetti estremamente positivi sui processi di selezione
     per posti di lavoro, sia a livello nazionale che transnazionale.

14                                                                    B I L A N C I O   M A N DATO   2 01 4 -2 01 9
Il racconto del mio lavoro al Parlamento Europeo: i progetti, le battaglie, i risultati, le sfide per il futuro

COMMISSIONE DEVE - COMMISSIONE PER LO SVILUPPO

i. Cos’è DEVE?
DEVE è la commissione parlamentare che lavora sulle tematiche di sviluppo e cooperazione inter-
nazionale. Il contributo dell’Ue a sostegno dello sviluppo è fondamentale e il lavoro di controllo
operato dal Parlamento costituisce un importante elemento di sicurezza per la crescita economica
sostenibile. La commissione sviluppo del Paramento europeo (DEVE) partecipa alla definizione del-
la dotazione finanziaria destinata agli aiuti Ue e funge da controllo alle proposte della Commissione
europea ed al lavoro del Servizio europeo per l’azione esterna, oltre a lavorare attivamente come
punto di supporto per coloro che utilizzano i finanziamenti di aiuto comunitari, mirando a un sempre
migliore coordinamento tra Paesi donatori, Paesi riceventi e agenzie di tramite.

ii. Risoluzioni
•    2018 - RELATRICE OMBRA per il parere su: Meccanismo unionale di protezione civile
     I drastici cambiamenti climatici dell’ultimo periodo hanno intensificato ed estremizzato gli even-
     ti catastrofici nell’Unione europea e nel mondo.
     Dal 1980 gli Stati membri hanno speso oltre 360 miliardi a causa di calamità naturali quali in-
     cendi boschivi, uragani e terremoti. Solo per dare alcuni esempi si citano il terremoto del centro
     Italia nel 2016, gli incendi boschivi in Italia, Spagna e Portogallo con danni per oltre un milione
     di ettari nell’estate 2017.
     Gli obiettivi della risoluzione sono:
     a. rafforzare la capacità collettiva dell’Unione e degli Stati membri di rispondere a catastrofi e
          colmare le lacune in termini di mezzi istituendo “rescEU”;
     b. rafforzare l’efficacia degli interventi di prevenzione nell’ambito del ciclo di gestione del ri-
          schio di catastrofi e potenziare i legami con le altre principali politiche unionali in materia di
          prevenzione e risposta alle catastrofi;
     c. assicurare agilità ed efficacia delle procedure amministrative del UCPM (Eu Civil Protection
          Mechanism) a sostegno delle operazioni di emergenza.

•    2018 - RELATRICE OMBRA sul PARERE sull’accordo di partenariato e di cooperazione tra l’UE
     e la Repubblica dell’Iraq (voto DEVE 23/05/2018)
     Il nostro lavoro si è concentrato sul proporre una continuità di percorso tra l’Unione europea e
     l’Iraq. Abbiamo sottolineato la grande importanza del lavoro effettuato fino ad ora, soprattutto
     in merito agli aiuti umanitari: dopo il lungo conflitto, l’Iraq contava oltre tre milioni di sfollati, di
     cui un’alta percentuale era rappresentata da donne e minori.
     Proprio per questo, riteniamo che il partenariato debba proseguire e che debba farlo stanziando
     investimenti sull’istruzione e sulle politiche di genere.

•    2018 - RELATRICE OMBRA sul parere sulla proposta di regolamento recante disposizioni
     specifiche per l’obiettivo “Cooperazione territoriale Europea” INTERREG (sostenuto dal Fon-
     do Europeo di sviluppo regionale e dagli strumenti di finanziamento esterno (voto in DEVE
     22/11/2018)
     Lo scopo della risoluzione è definire le disposizioni specifiche per l’obiettivo di cooperazione
     territoriale europea (Interreg), sostenuto dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e
     dagli strumenti di finanziamento esterni per il periodo 2021-2017.
     Al fine di semplificare la struttura legislativa e garantire chiarezza delle disposizioni applicabili
     nel settore della coesione, il regolamento sulle disposizioni comuni (CPR) stabilisce norme co-
     muni e norme specifiche per la gestione dei fondi.
     Stesso meccanismo vale per il regolamento che riguarda il FESR e il Fondo di Coesione quan-
     do intervengono in materia di investimenti per l’occupazione e la crescita e, solo per il FESR,
     nell’ambito dell’obiettivo Cooperazione Territoriale Europea (Interreg).
     Nell’ambito di un importante sforzo di semplificazione, la Commissione propone ora di adottare
     disposizioni specifiche in relazione all’obiettivo di cooperazione territoriale europea (Interreg)
     in cui uno o più Stati membri cooperano a livello transfrontaliero per una programmazione ef-
     ficace.

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CINQUE ANNI IN EUROPA. PER TUTTI NOI

     Il sostegno alla cooperazione territoriale europea (Interreg) sarà fornito dal FESR e dagli stru-
     menti di finanziamento esterni dell’Unione per le seguenti cinque componenti: i) transfrontaliera:
     I. transnazionale e marittimo;
     II. regioni ultraperiferiche;
     III. cooperazione interregionale;
     IV. i nuovi investimenti di innovazione interregionale.

•    2018 - Digitalizzazione per lo sviluppo: ridurre la povertà attraverso la tecnologia
     Nell’agenda per lo sviluppo è importantissimo tenere in considerazione l’impegno del Parlamen-
     to europeo, oltre a quello della Commissione europea, che negli ultimi dieci anni si è impegnato
     con più di 350 milioni di Euro per la digitalizzazione.
     Nel 2017 sono stati stanziati 110 milioni di Euro per la connettività e lo sviluppo digitale e le
     proporzioni aumentano continuamente, considerando che gli obbiettivi di sviluppo sostenibile
     (SDGs) dell’Agenda 2030 riconoscono come fondamentale la necessità di digitalizzazione per
     lo sviluppo di molti Paesi.
     Nello specifico, ed è importante ricordarlo, l’obbiettivo numero 9 relativo a infrastrutture, in-
     dustrializzazione e innovazione esplicita la necessità, entro il 2020, di consentire in tutti i Paesi
     meno sviluppati un accesso universale alla rete internet, attraverso la quale è possibile garantire
     ampio accesso all’informazione libera, alla comunicazione e allo sviluppo.
     La digitalizzazione è una potenzialità che va sfruttata perché consente di colmare gap occupa-
     zionali, informativi e di sviluppo tecnologico per persone e imprese. Il digitale è un aspetto ormai
     pienamente integrato nella vita quotidiana, eppure alcune persone rimangono indietro, anche se
     le nuove tecnologie sono grandi promotrici di opportunità. Internet non è solo il luogo per beni
     e servizi, ma ci aiuta anche ad esercitare i nostri diritti economici, civici e politici. Nei paesi in via
     di sviluppo, le moderne tecnologie di comunicazione sono una necessità e possono consentire
     alle persone di partecipare al mondo che cambia.
     La digitalizzazione può essere anche un potente strumento di sviluppo in una serie di settori
     politici, come la governance, l’istruzione, la salute, l’uguaglianza di genere, la crescita economica
     e l’agricoltura

•    2018 - Gestione trasparente e responsabile delle risorse naturali nei paesi in via di sviluppo: le
     foreste
     In accordo con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, la corretta gestione delle risorse naturali è
     uno degli obbiettivi fondamentali che l’Ue si è prospettata di raggiungre. Il testo pone un focus
     specifico sul caso delle foreste che ad oggi continuano a risultare in grave diminuzione a causa
     della deforestazione. I casi di deforestazione e degrado forestale sono spesso connessi a viola-
     zioni dei diritti umani, per questo il testo richiede specificamente che vengano avviati studi ed
     un’assistenza tecnica e finanziaria migliorata per i Paesi produttori di materie prime che impat-
     tano sulle foreste, con lo scopo specifico di salvaguardare, preservare e rigenerare ecosistemi
     di vitale importanza per il pianeta, nonché migliorare i mezzi di sussistenza delle comunità che
     dipendono dal benessere delle foreste.
     Passi in avanti per combattere la deforestazione e la violazione dei diritti delle popolazioni in-
     digene si basano su una più efficiente governance fondiaria e forestale e sul riconoscimento e
     la tutela del diritto dei popoli indigeni alla proprietà consuetudinaria. Il tema della criminalità
     forestale acquisisce sempre di più spessore in diverse tematiche del dibattito politico e unionale,
     anche in virtù del fatto che il cambiamento climatico e la lotta allo stesso devono essere pro-
     mossi attraverso pratiche corrette che garantiscano i diritti di proprietà fondiaria delle comunità
     forestali locali. Il presente quadro normativo dovrebbe:
     a. stabilire criteri obbligatori per la commercializzazione di prodotti sostenibili e a deforesta-
          zione zero;
     b. imporre obblighi vincolanti relativi al dovere di diligenza sia agli operatori a monte che a
          quelli a valle nelle catene di fornitura delle merci che mettono a rischio le foreste;
     c. applicare la tracciabilità delle merci e la trasparenza a tutta la catena di approvvigionamento;
     d. richiedere alle autorità competenti degli Stati membri di svolgere indagini e perseguire i cit-
          tadini dell’Ue e le società con sede nell’UE che traggono beneficio dalla conversione illegale
          dei terreni nei paesi produttori;

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Il racconto del mio lavoro al Parlamento Europeo: i progetti, le battaglie, i risultati, le sfide per il futuro

     e.   ottemperare al diritto internazionale in materia di diritti umani, rispettare i diritti consue-
          tudinari come stabilito dalle linee guida volontarie sulla gestione responsabile della terra,
          dei luoghi per la pesca e delle foreste, con il fine di garantire il principio del libero, previo e
          informato consenso di tutte le comunità potenzialmente interessate durante l’intero ciclo di
          vita del prodotto.

•    2018 - Violazione dei diritti dei popoli indigeni nel mondo, compreso l’accaparramento dei terreni
     Le popolazioni indigene contano 370 milioni di persone che vivono in oltre 70 Paesi di tutto
     il mondo - cifra che rappresenta circa il 5% del totale della popolazione mondiale. Hanno un
     rapporto unico con la terra e l’ambiente in cui vivono e utilizzano le risorse naturali disponibili
     in modo sostenibile, salvaguardando attentamente la biodiversità. La marginalizzazione delle
     conoscenze detenute dai popoli indigeni, dovuta alla globalizzazione e all’industrializzazione,
     minacciano il ruolo di questi ultimi quali detentori e custodi tradizionali di tali conoscenze. I ter-
     ritori tradizionalmente abitati da popolazioni indigene coprono oggi circa il 22% della superficie
     terrestre mondiale e ospitano l’80% della biodiversità del pianeta.
     La risoluzione fa appello alla salvaguardia di queste popolazioni delle loro terre e sottolinea l’im-
     portanza di riconoscere legalmente e accettare l’autonomia territoriale e l’autodeterminazione
     di queste comunità, il che implica il loro diritto a utilizzare, usare e controllare i terreni e le risorse
     di cui dispongono in virtù della proprietà tradizionale e dei diritti acquisiti.
     La risoluzione invita alla garanzia giuridica per le popolazioni indigene, in particolare per le
     donne, affinché abbiano accesso a meccanismi giudiziari speciali nei casi di violazione dei loro
     diritti da parte delle imprese, che sono all’origine di gran parte delle violazioni e possono ormai
     costituire capo d’accusa per crimini contro l’umanità.

•    2018 - Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura
     Le priorità della riforma devono essere l’integrità del mercato unico e una politica veramente
     comune al di sopra degli interessi puramente nazionali, adeguatamente finanziata dall’Ue, mo-
     derna e orientata ai risultati, in grado di sostenere l’agricoltura e garantire la produzione alimen-
     tare e un’occupazione concreta. Il bilancio della Politica Agricola Comune (PAC) deve essere
     aumentato (o quantomeno mantenuto uguale all’attuale) anche nel prossimo Quadro Finanzia-
     rio Pluriennale (QFP), in modo che sia adattato alle esigenze e alle sfide a venire, come quelle
     derivanti dalle conseguenze dell’uscita del Regno Unito dall’Ue e dagli accordi di libero scambio
     dell’Ue con i suoi principali partner commerciali il tutto, ovviamente, sempre con un occhio di
     riguardo agli obbiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
     Una PAC intelligente, efficiente, sostenibile ed equa, che mantenga l’attuale architettura a due pilastri:
     -    il pilastro I (sostegno al reddito, misure ambientali e misure di sostegno e tutela per il mer-
          cato), finanziato interamente attraverso i fondi dell’Ue;
     -    il pilastro II (sviluppo rurale) che risponde alle esigenze specifiche degli Stati membri.
     Sarà priorità assoluta della nuova PAC la transizione di tutte le aziende agricole europee, com-
     prese le PMI, verso la sostenibilità e l’integrazione nell’economia circolare. La nuova PAC, inoltre,
     fornirà un sostegno più mirato in particolare a micro-piccole e medie imprese, aziende a condu-
     zione familiare e giovani agricoltori.

•    2018 - Attuazione dello Strumento per la cooperazione allo sviluppo, dello Strumento per gli
     aiuti umanitari e del Fondo europeo di sviluppo
     Rispetto al momento in cui gli strumenti di finanziamento sono stati adottati, il quadro politico
     internazionale e dell’Ue è profondamente mutato, soprattutto a seguito dell’adozione di stru-
     menti di rilevanza storica quali l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l’accordo di Parigi sui
     cambiamenti climatici, il programma d’azione di Addis Abeba, il quadro di Sendai per la riduzio-
     ne dei rischi di catastrofi 2015-2030 e l’Agenda per l’umanità. Il DCI (Development Cooperation
     Instrument) e il FES (Fondo Europeo di Sviluppo) hanno permesso all’Ue di rispondere alle si-
     tuazioni di crisi, grazie alla vasta portata degli obiettivi di tali strumenti. L’accrescere degli eventi
     critici e l’emergere di nuove priorità politiche hanno esercitato una pressione finanziaria sul DCI,
     sul FES e sullo strumento per gli aiuti umanitari che hanno così raggiunto il proprio limite mas-
     simo, al punto di portare l’Ue a decidere di potenziare le dotazioni, istituendo nuovi meccanismi
     ad hoc (i fondi fiduciari, per fare solo un esempio).

B I L A N C I O   M A N DATO   2 01 4 -2 01 9                                                                 17
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