Boccaccio tra Liber e libri : le tensioni di uno scrittore tra Medioevo e Rinascimento

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Boccaccio tra Liber e libri : le tensioni di uno scrittore tra Medioevo e Rinascimento
B     occaccio tra Liber e libri :
                                                            le tensioni di uno scrittore
                                                          tra Medioevo e Rinascimento

                                                                Convegno Internazionale
                                                                         Tours-Chinon
                                                                     5-6-7 giugno 2013

Miscellanea di autori latini, classici e m edievali,
Manoscritto autografo di Boccaccio
Firenze ? – Napoli – Rom agna, XIV secolo

                PROBLEMATICA GENERALE

              Il settimo anniversario della nascita di Boccaccio nel 2013, sin da ora annunciato
      dai numerosi convegni e manifestazioni in preparazione, sarà l’occasione di fare il punto
      sugli aspetti maggiori della personalità intellettuale dello scrittore e sulla portata delle
      sue opere nel suo tempo e nei secoli seguenti.
              Il Centre d’Études Supérieures de la Renaissance intende partecipare alla
      celebrazione, proponendo un argomento di riflessione sulla posizione di Boccaccio tra
      Medioevo e Umanesimo, dal punto di vista della doppia eredità dei testi, commenti,
      compilazioni relativi al Liber (la Bibbia per antonomasia nel Medioevo) e ai libri (gli
      scrittori dell’Antichità).
              L’opinione diffusa è che gli anni 1360-1361 segnino la fine di un periodo fecondo di
      sperimentazioni e che annuncino la crisi che spinge Boccaccio verso un isolamento
      studioso nel quale il raccoglimento “umanistico” e la lettura dei classici comporta no
      l’abbandono della letteratura in volgare.
              Secondo il paradigma di Francesco De Sanctis che, nella sua Storia della
      Letteratura italiana, traccia un’immagine del Certaldese piuttosto “laica” rispetto allo
      spirito “sacro” del Medioevo, questa crisi si pone come lo spartiacque nella vita e nella
      produzione di Boccaccio del quale si comincia a parlare come di un “umanista”; tale
      rappresentazione non è, tuttavia, e soprattutto non necessariamente positiva, visto che
      per De Sanctis la reazione contro il misticismo medievale si accompagna alla perdita
      della coscienza morale tipica dell’epoca precedente (« spento è in lui il cristiano e anche il
      cittadino », scrive il critico). Gli studi successivi vedono l’umanesimo di Boccaccio come
      un’oscillazione tra un approccio innovativo della società e dei valori umani e filosofici e il
      suo contributo alla scoperta dell’Antichità e ai primi orientamenti filologici 1.

                1 Susanna Barsella,  Boccaccio and Humanism, in « Studi su Boccaccio », 2004, 32, pp. 59-79; Marco
      Petoletti, Le postille di Giovanni Boccaccio a Marziale , in « Studi sul Boccaccio 2006, 34, pp. 103-184.
In opposizione a questo ritratto “umanista”, verso la metà dei lontani anni ’50,
Vittore Branca 2, propone un Boccaccio interamente immerso nel mondo e nella cultura
del Medioevo. Il magistero di Branca è stato intenso e fecondo e ha condotto non pochi
studiosi a indagare i diversi aspetti “medievali” del Certaldese 3. E se la loro riflessione
convergeva, nella grande maggioranza, verso il Decameron, da qualche anno anche le
opere minori sono oggetto di studio in questa prospettiva critica 4.
        Tra questi due estremi, senza dubbio provocatori, ma incontestabilmente
mobilizzanti, si situano, appunto, le incertezze e le esitazioni, esistenziali e intellettuali,
dell’uomo e dello scrittore.
        L’idea di questo convegno è quindi, essenzialmente, nell’auspicio di enucleare il
ruolo di “linea di demarcazione” di Boccaccio tra un Medioevo ormai in agonia e un
Umanesimo annunziatore del Rinascimento.
        Da questo punto di vista, Liber e libri, sacro e profano, si intendono, al di là della loro
valenza semantica invalsa, nel rapporto alle lettere e agli aspetti generalmente culturali, ma
anche politici e sociali. Boccaccio rivendica la possibilità di accogliere tutta la tradizione
letteraria latina, pagana e profana, conferendole un inizio di “sacralizzazione”, ampiamente
confermata da un umanesimo più maturo. D’altra parte, in una tradizione critica che ha
valorizzato soprattutto una cultura laica e profana, il ruolo di Boccaccio nella scoperta delle
lettere antiche e la promozione congiunta della letteratura in volgare gli ha permesso di
essere considerato come uno dei campioni d i una cultura laica autonoma e libera. Questa
visione, con le sue evoluzioni, nelle forme e nelle sfumature necessarie, merita un’attenzione
particolare che vuole tenere conto, negli aspetti più generali o puntuali, della tradizione
medievale, della forza evidente della dimensione sacra, soprattutto per quanto riguarda
l’epistemologia dei testi e delle Scritture, alla ricerca del senso nascosto dal paganesimo e
della verità cristiana.

        1. Boccaccio tra sacro e profano

        Questa “linea di demarcazione”permette di abbordare la problematica sotto diversi
punti di vista, letterari, ecdotici e più generalmente filologici, politici, economici e sociali,
epistemologici, artistici, musicali. Queste diverse indagini potranno porre in termini nuovi la
diversità dell’opera di Boccaccio tra latino e volgare, poesia e prosa, tradizione classica,
codice cortese e sperimentazioni moderne, così come la sua evoluzione, diversamente
interpretata dalla critica. Prendere in considerazione la posizione di Boccaccio tra sacro e
profano permette di riconsiderare non solo l’opera maggiore nella quale anticlericalismo e
tolleranza religiosa, nelle loro dimensioni tradizionali e moderne, non risolvono la questione
del fatto religioso e della laicità, ma anche le opere “minori” composte prima e dopo la crisi,
in latino e in volgare, che potranno essere analizzate nel loro rapporto con la cultura antica,
affrancata o no da una tradizione cristiana da definire più precisamente rispetto alle proprie
fonti. Boccaccio e il codice bucolico (nella tradizione antica e nelle forme moderne costituite,
per esempio, dalle Egloghe di Dante) o Boccaccio mitografo (della Caccia di Diana alla
Genealogia deorum gentilium) sono degli aspetti che sarebbe interessante trattare.

         2 Vittore Branca, Boccaccio medievale , Firenze, Sansoni, 1956.; cfr. anche Giorgio Pullini, Il mio
modesto ‘Boccaccismo’, in « Studi sul Boccaccio », 2005, 33, pp. 59-64.
         3 Un grande interesse è stato portato alla tradizione cortese di cui Boccaccio è l’erede e la cui
influenza è stata sottolineata dagli studi di Rosaria Amendolara (Architettura e cortesia in « Decameron » V,
4, in « La Nuova ricerca », 2002, 11, pp. 117-141, o ancora di Paola Squillacioti (Tristano risarcito e Folchetto
vendicato : tracce di tradizione cortese in « Decameron » II, 3 et IV, 3, in “Studi sul Boccaccio”, 2000, 28, pp.
73-86.
         4 Cfr. Luigi Canetti, Boccaccio teologo. Poesia e verità alla fine del Medioevo , in « Intersezioni »,
2011, 2, pp. 179-195; Guyda Armostrong, Heavenly Bodies: the Presence of the divine female in Boccaccio , in
« Italian Studies », 2005, 2, pp. 121-133.
L’ipotesi portante dell’approccio proposto è che le tensioni e le contraddizioni di
Boccaccio non comportano necessariamente il sacrificio di una delle due dimensioni, profana
o sacra, che presiedono alla sua vita e all’opera.

        2. Boccaccio e « l’arte di vivere »

        La questione dell’“arte di vivere”in Boccaccio è ugualmente interessante da
approfondire dal punto di vista del rapporto sacro/profano.
        Un primo aspetto di quest’ “arte di vivere” è l’alimentazione e la gastronomia.
Anche in questo campo, il Medioevo e l’Umanesimo svolgono un ruolo discriminatorio,
poiché, se nel Medioevo la Chiesa non proibiva, ufficialmente, nessun alimento, regolava
tuttavia la vita quotidiana degli uomini con una serie di lunghi periodi di privazione e di
digiuno; tanto più che l’astinenza, in tutte le forme, compresa quella alimentare, veniva
fortemente raccomandata ai cristiani. A queste restrizioni ecclesiastiche si associavano spesso
quelle legate a una natura sovente ostile o difficilmente domata, alle carestie che ne
derivavano e, nel caso di Boccaccio, alla peste. Era questo il mondo dei contadini e della
maggior parte della popolazione, cosicché i banchetti e i cibi succulenti erano segno di potere
e di un’appartenenza sociale che si esteriorizzava nell’abbondanza e nella prodigalità.
        Boccaccio, particolarmente nel Decameron, è, in questo senso, una fonte ricca di
immagini e di aporie. Se, infatti, Calandrino che ascolta a bocca aperta il racconto del
favoloso paese di Bengodi e la descrizione minuziosa dei cibi serviti, in Dec. VIII, 3,
simbolizza l’immaginario e la mitizzazione di un mondo “alimentare” che gli è precluso, le
narrazioni del banchetto, interamente a base di “galline”, organizzato dalla marchesana del
Monferrato in onore del re di Francia che tentava di sedurla, racchiude un senso più etico
(Dec. I, V). Il sontuoso festino organizzato da Nastagio degli Onesti (Dec. V, 8) richiama
un mondo cortese, così come il sacrificio di Federigo degli Alberighi che offre alla sua
dama il solo bene che gli sia rimasto, il suo falcone (Dec. V, 9).
        Il rapporto all’alimentazione nutre anche la polemica « profana », anticlericale di
Boccaccio se si pensa alla seconda novella della X giornata, in cui il narratore costringe a
una dieta monacale, a base di pane, vino e fave, lo stesso abate di Cluny che nella
settima novella della I giornata era stato presentato come un commensale più che
raffinato.
        Questi elementi permetterebbero di concentrarsi sul modo in cui l’alimentazione
si posiziona nella problematica generale, facendo anche riferimento ai convegni
organizzati dall’Institut Européen d’Histoire et des Cultures de l’Alimentation (IEHCA) 5
ed a un interesse più largo per quest’aspetto della società 6.
        L’ “arte di vivere” riguarda altresì la musica e le arti figurative. Dall’intersezione
classica tra poesia e musica, sarebbe stimolante esaminare nelle opere di Boccaccio l’impatto
che la musica profana esercita nelle atmosfere narrative 7 ; e tentare di ritrovare la posizione
dello scrittore tra la musica sacra e la musica profana.
        Per quanto riguarda l’iconografia, a parte i tre celebri pannelli, oggi conservati al
museo del Prado di Madrid, rappresentanti l’ottava novella della V giornata (Nastagio degli
Onesti), numerose sono state le novelle oggetto di riproduzione pitturale o illustrativa. Il

        5Alimentation et   croyances (Tours, 2004) ; Excès et contraintes alimentaires (Tours, 2006).
         6 Histoire de l'alimentation, a cura di Jean-Louis Flandrin e Massimo Montanari, Paris, Fayard,
1996 ;Du manuscrit à la table. Essais sur la cuisine au Moyen Âge ; a cura di Carole Lambert, Montréal-
Paris, Presses de l'université de Montréal-Champion, 1992.
         7 Cfr. come esempio Arnaldo Bonaventura, Boccaccio e la musica: studio e trascrizioni musicali ,
Torino, 1914. Marco Cerocchi, Boccaccio’s “Decameron” as a Primary Literary Source in the Musical
Movement of “Ars Nova” in Italy, in « Italiaca », 2007, 4, p. 679-690; o anche L'ars nova italiana del Trecento .
IV, Atti del 3 Congresso internazionale sul tema “La musica al tempo del Boccaccio e i suoi rapporti con la
letteratura”, Siena-Certaldo, 19-22 luglio 1975, Centro di studi sull'ars nova italiana del Trecento, a cura di
Agostino Ziino, Certaldo, Centro di studi sull'ars nova italiana del Trecento, 1978.
« Boccaccio illustratore » 8 del Pluteo, 52,9 della Biblioteca Laurenziana, manoscritto
autografo della Genealogia deorum gentilium in cui lo scrittore rivela anche doti di disegnatore,
meriterebbe anche un’attenzione particolare.

         3. Boccaccio e Rabelais

         La riflessione su Boccaccio tra sacro e profano richiama, quasi inevitabilmente nel
nostro contesto geografico, la personalità di Rabelais, e lascia immaginare un asse, all’interno
dell’organizzazione del convegno, consacrato al dialogo critico tra questo due giganti della
nascente modernità.
         Chinon, patria di Rabelais gemellata con Certaldo patria di Boccaccio ha, altresì,
apportato, ormai diciassette anni fa, un avallo culturale e un appoggio materiale al convegno
Rabelais organizzato il 16-20 ottobre 1994 all’Abazia di Seuilly poi al CESR di Tours e i cui
Atti dal titolo evocatore - Rabelais pour le XXIe siècle - furono pubblicati nel 1998 da Michel
Simonin (Genève, Droz).
         Nato quasi due secoli prima di Rabelais, Boccaccio fu anch’esso uno degli
annunciatori della modernità, grazie alla potenza creatrice della prosa in volgare, a quel
mondo completo che è il Decameron e all’attenzione verso ciò che, al tempo delle guerre
d’Italia, le cui date sono quasi esattamente quelle della vita di Rabelais, Machiavelli chiamerà
« la realtà effettuale delle cose ». La situazione particolare, all’incrocio dei valori e delle
pratiche talvolta in contrasto ma spesso indissociabili, lo ha reso l’esploratore sincero ed
entusiasta del continente quasi sconosciuto dell’Antichità, l’osservatore acuto di un’umanità
disparata, ma nello stesso tempo uno dei costruttori di quell’isola di piacere studioso così
caro agli umanisti.
         Potranno essere discusse e precisate diverse direzioni di questo, “immaginario”
dialogo tra Boccaccio e Rabelais, tra cui : 1. Rabelais, lettore di Boccaccio (la lezione resta
aperta come ha ricordato R. Cooper9 nel suo articolo Les lectures italiennes de Rabelais,e in
particolare l’influenza, diretta o indiretta, del Boccaccio narratore e del Boccaccio autore di
opere come la Genalogia deorum gentilium; 2. La satira del clero, gli aspetti narrativi e la
portata ideologica, la nozione di spirito laico; 3. Fede, pregiudizi e superstizioni; 4 magia; 5.
mitografia e riuso letterario dei miti antichi.

Le lingue del Convegno saranno il francese, l’inglese, l’italiano e lo spagnolo.
La pubblicazione degli Atti è prevista presso le « Éditions Honoré Champion » di Parigi
nella Collana “Le savoir de Mantice”».

                                         Comitato d’organizzazione

Élise Boillet, Ricercatrice CNR (CESR)
Sabrina Ferrara, Professore associato, Università François Rabelais, Tours, membro
titolare CESR
Maria Teresa Ricci, Professore a contratto, Università Università François Rabelais,
Tours

         8 L’espressione è ripresa, in parte dall’articolo di Alessandro Volpe, Boccaccio illustratore e
illustrato , in « Intersezioni », 2011, 2, pp. 237-300.
         9   Richard Cooper, Les lectures italiennes de Rabelais : une mise au point, in Le Tiers Livre. Colloque
de Rome, a cura di F. Giacone, Études Rabelaisiennes 37, 1999, pp. 25-49.
Comitato scientifico
Élise Boillet:
Marc de Ferrière le Vayer
Sabrina Ferrara:
Franco Fido
Maria Teresa Ricci

Contatti :
Élise Boillet : elise.boillet@orange.fr
Sabrina Ferrara: sabrina.ferrara@univ-tour.fr
Maria Teresa Ricci: mteresaricci@yahoo.frs
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