"Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro" - Diocesi di San Marino - Montefeltro
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Ufficio Liturgico della Diocesi di San Marino-Montefeltro 23 maggio 2021 Solennità di Pentecoste Sussidio per il Tempo Pasquale (dalla Prima Lettura) e si posarono «Apparvero loro che si dividevano, su ciascuno di loro» lingue come di fuoco,
Qualche suggerimento per la celebrazione La vigilia di Pentecoste Lo spazio gioioso dei cinquanta giorni si corona con la domenica di Pentecoste che celebra l’effusione dello Spirito, dono del Risorto, e la nascita della Chiesa. Per dare ancora più risalto alla Solennità della Pentecoste nella nuova traduzione del Messale Romano è stato aggiunto, prima della Messa del giorno, il formulario della Messa vespertina con la celebrazione vigiliare prolungata, che nell’edizione precedente si trovava in appendice. Con la massima solennità Anche la celebrazione del giorno di Pentecoste sia curata con la massima solennità e si sottolinei il legame con la Pasqua del Signore di cui l’effusione dello Spirito nel giorno cinquantesimo è il compimento: «Oggi hai portato a compimento il mistero pasquale» (prefazio). Nelle preghiere eucaristiche II e III si faccia la menzione della solennità. Monizione iniziale Prima dell’inizio della liturgia, un lettore – non dall’ambone – potrebbe offrire una monizione d’inizio, con queste o simili parole: Tra tutte le solennità, la Pentecoste si distingue per importanza, perché in essa si attua quello che Gesù stesso aveva annunciato essere lo scopo di tutta la sua missione sulla terra. Mentre infatti saliva a Gerusalemme, aveva dichiarato ai discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49). Queste parole trovano la loro più evidente realizzazione cinquanta giorni dopo la risurrezione, nella Pentecoste, antica festa ebraica che
nella Chiesa è diventata la festa per eccellenza dello Spirito Santo: «Apparvero loro lingue come di fuoco... e tutti furono colmati di Spirito Santo» (At 2,3-4). II vero fuoco, lo Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. Volendo continuare a donare questo "fuoco" ad ogni generazione umana, ha costituito la Chiesa quale suo corpo mistico, perché ne prolunghi la missione nella storia. Con fede e nella gioiosa speranza ripetiamo oggi, per intercessione di Maria: «Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra!». Atto penitenziale Si suggerisce di sostituire l’atto penitenziale con il rito dell’aspersione che richiama, al contempo, il Battesimo nello Spirito ed il collegamento dell’odierna solennità con la Pasqua. La sequenza Durante la liturgia della Parola si dia il giusto valore alla sequenza Veni Sancte Spiritus, un’accorata invocazione allo Spirito riconosciuto come consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolce sollievo, luce beatissima. Evidentemente la maggiore efficacia della sequenza è data dall’esecuzione in canto; se ciò non è possibile, si curi una buona recitazione nell’alternanza delle strofe tra un solista e tutta l’assemblea. Rito dello spegnimento solenne del cero Al termine della celebrazione dei Secondi Vespri o, se non si celebrano i Vespri, prima della Benedizione solenne propria della Messa di Pentecoste, laddove è possibile, si suggerisce il rito dello spegnimento del Cero, in modo solenne e comunitario, segno fortemente evocativo della fede in Gesù risorto, presente nell’oggi della nostra vita. Siamo noi ora la fiamma viva della sua presenza nel mondo e nella storia. In appendice si può trovare il rito.
Benedizione e congedo Si utilizzi la formula solenne della benedizione (Messale Romano p. 461) e non si dimentichi il solenne congedo con il duplice Alleluia, come nell’Ottava della Pasqua, quale sigillo dell’intero tempo della risurrezione. Si suggerisce di utilizzare la terza formula di congedo Portate a tutti la gioia del Signore risorto che richiama anche il tema della missione, cuore del Programma Pastorale Diocesano di questo anno. Conclusione del Tempo Pasquale Non si trascuri, ove possibile, la celebrazione solenne dei Secondi Vespri che chiudono il Tempo Pasquale: si dia particolare risalto al cantico della Vergine Maria, con l’incensazione dell’altare, della croce e del cero pasquale che, dopo tale celebrazione, torna nella sua sede abituale. Lunedì dopo la Pentecoste Si ricorda che il lunedì dopo Pentecoste si celebra la nuova memoria di Maria Madre della Chiesa. I testi delle letture in lingua italiana sono disponibili sul sito della Diocesi, alla pagina dell’Ufficio Liturgico. Vivere il Programma Pastorale Diocesano nel Tempo di Pasqua ICONA BIBLICA: Mt 10,26-33 Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
La Chiesa attua il mandato Il racconto di Luca fa emergere la dinamica interna alla missione post- pentecostale: il kerigma ha lo scopo di suscitare una conversione al Signore Gesù. Questa conversione si “formalizza” poi nella celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Il risultato finale è l’inserimento nella vita ecclesiale, nella comunione del Corpo di Cristo. […] Si può dire che quello che esiste intrinsecamente tra missione e liturgia sia un rapporto circolare. L’annuncio porta alla celebrazione che, a sua volta, manda a testimoniare (annunciare) ciò che si è celebrato e ricevuto. (Programma Pastorale Diocesano pag. 30) RIFERIMENTI ALLA MISSIONE NELLA LITURGIA ODIERNA Nella liturgia della Pentecoste abbondano, ovviamente, i riferimenti alla missione: dalla Colletta (diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo), al Vangelo (anche voi mi date testimonianza), dall’Antifona alla Comunione (cominciarono a parlare delle grandi opere di Dio) al congedo (Portate a tutti la gioia del Signore risorto). Si evidenzino quelle ritenute più utili all’assemblea. L’IMPEGNO DA VIVERE IN FAMIGLIA Prendersi del tempo per la preghiera per riscoprire i sette doni dello Spirito Santo, cercando di riconoscere i loro frutti nella nostra vita.
Qualche spunto per l’omelia Che festa, oggi, per la Chiesa! Cinquanta giorni dopo la gioia inebriante della Risurrezione, ci troviamo di nuovo a rallegrarci insieme per un dono smisurato: lo Spirito Santo. Lo nominiamo ogni volta che facciamo il Segno della Croce, ma poi quasi ci dimentichiamo della sua presenza. Eppure, noi siamo qui riuniti oggi, grazie allo Spirito. Esiste la Chiesa ed esistono i cristiani, proprio per l'azione dello Spirito Santo. Dopo la Risurrezione di Gesù, infatti, gli Apostoli e i discepoli, non trovavano ancora il coraggio di farsi avanti, di dire a tutti che quel Rabbi di Nazareth, crocifisso sul Golgota, è risorto, è vivo. Tra loro lo sapevano e se ne rallegravano, certo, ma non pensavano nemmeno per sbaglio di raccontarlo in giro, di parlare nelle piazze, di andare per il mondo... Figuriamoci! Ma nel giorno di Pentecoste, tutto cambia! Gli Apostoli timorosi, per la forza dello Spirito Santo si trasformano in testimoni coraggiosi, capaci di raggiungere i confini del mondo, per annunciare ad ogni creatura che Gesù è il Signore, che è risorto, è vivo ed è ogni giorno con noi. Le parole raccolte e riferite da Giovanni, sono una sorta di testamento di Gesù, che da vero Maestro prepara i suoi amici ad affrontare quello che sta per accadere. Ed ecco che preannuncia anche il dono dello Spirito: sarà questo soffio inesprimibile ad aiutarli a ricordare ogni parola ascoltata durante quei tre anni da discepoli. Sarà il fuoco vivo dello Spirito che li renderà forti; sarà il vento energico dello Spirito a trasformarli in testimoni di fronte al mondo, fino agli estremi confini della Terra... Qui si trova il titolo più bello che si possa attribuire allo Spirito Santo, e lo usa proprio il Signore Gesù: "Quando verrà il Consolatore, che io vi manderò dal Padre". Per riferirsi allo Spirito con un solo nome, Gesù lo
chiama Consolatore: colui che conforta nella paura, che asciuga le lacrime della tristezza, che sostiene nella debolezza... Tutti, piccoli e grandi, abbiamo bisogno di essere consolati, perché arriva sempre il momento in cui ci sentiamo soli, ci sperimentiamo fragili, abbiamo bisogno di essere circondati da braccia che ci sostengono e ci rassicurano. Questa è l'opera dello Spirito Santo, il suo tocco speciale: se ci affidiamo a Lui, se solo ci consegniamo veramente, è capace di riscaldare il cuore, di accendere la speranza, di tenere viva la fede e sostenere l'amore. È grazie alla forza dello Spirito Santo che in ogni tempo, oggi come agli inizi della Chiesa, i martiri hanno saputo affrontare persino la morte, per testimoniare la fede in Cristo Gesù, così da tramandarla fino a noi. Oggi è anche una giornata che ci invita alla responsabilità. Per tutti noi cristiani, specialmente quelli che hanno già ricevuto la Cresima, questo giorno speciale è l'occasione per rinnovare il nostro impegno. Per ricordare che portiamo in noi in pienezza lo Spirito Santo e che siamo testimoni di Cristo. Siamo ancora inviati ad essere le mani, il sorriso, lo sguardo, la carezza, il servizio, che rende visibile lo Spirito Consolatore in azione. Tocca a noi, fare in modo che il fuoco dello Spirito Santo continui ad ardere nel nostro cuore, fino a contagiare tutti quelli che ci incontrano. È un impegno serio: essere trasparenza dello Spirito Consolatore, nei giorni feriali, nella quotidianità, nei piccoli impegni, nel gioco, nello studio, nello sport, in famiglia. È un impegno importante, ma possibile. Soprattutto se adesso lo presentiamo sull'altare e attingiamo forza dall'Eucaristia. Buona Pentecoste! (Daniele De Simeis)
Traccia ispirata al Programma Pastorale diocesano Vieni o Spirito Santo e rinnova la faccia della terra. È Pentecoste. Celebriamo la festa dello Spirito Santo, la terza persona della Santissima Trinità che agisce in modo misterioso, ma reale nella storia dei popoli e di ciascuna persona. Gesù aveva promesso lo Spirito: "io pregherò il Padre ed Egli vi darà il Consolatore, perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità... Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto (Gv. 14). Gesù ha invitato a chiedere lo Spirito: "Se voi, pur così come siete, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono" (Mt.7,11). Noi conosciamo e preghiamo lo Spirito Santo? Lo sentiamo presente nella nostra vita? Il giorno di Pentecoste gli apostoli si trovavano con Maria nel cenacolo a pregare, erano barricati in casa perché temevano coloro che avevano ucciso Gesù. Lo Spirito di Dio ci è stato dato nel battesimo e nella cresima: è la forza di Dio, che agisce in profondità nel nostro cuore, ci parla continuamente se lo sappiamo ascoltare. Una voce intima, profonda, dolce e forte nello stesso tempo. Lo Spirito Santo è una realtà viva che opera in modo invisibile, e ci trasforma dall'interno, fortifica, purifica, riscalda, consola; e poi si manifesta all'esterno dandoci il coraggio delle buone azioni e della testimonianza cristiana. Come possiamo incontrare lo Spirito Santo, nella nostra piccola vita, sentirlo vivo e operante in noi? Lo Spirito non lo si incontra nell'agitazione, ma nell'attesa e nella preghiera, nella disponibilità a fare la volontà di Dio che ci viene manifestata dai dieci comandamenti e dai doveri del nostro stato. Lo Spirito Santo ci chiama alla santità, è l'artefice del nostro cammino verso l'incontro con Dio.
Se ci lasciamo trasformare dallo Spirito Santo, siamo "creature nuove", operatori di pace, di giustizia, in un mondo che ha sempre tanto bisogno di questo. Che bello poter pregare oggi così: "Vieni Spirito Santo, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce, perché noi possiamo sempre lodarti e ringraziarti. Rimani con noi, confortaci con la tua potenza, riscaldaci col fuoco del tuo amore". (don Roberto Rossi)
Appendice DOMENICA DI PENTECOSTE Spegnimento del Cero pasquale Terminata l’Orazione dopo la Comunione, a conclusione della celebrazione della Messa vespertina di Pentecoste, o dopo i Secondi Vespri, prima del congedo, il sacerdote introduce la liturgia della luce con le seguenti parole: Sacerdote: Fratelli e sorelle, nella notte che ha dato vita al «lietissimo spazio» del Tempo Pasquale, il giorno di cinquanta giorni, all’accensione del cero abbiamo acclamato a Cristo nostra luce. E la luce del cero pasquale ci ha accompagnati in questi giorni e ha contribuito a ricordarci la grande realtà del mistero pasquale. Oggi, nel giorno di Pentecoste, al chiudersi del Tempo di Pasqua, il cero pasquale viene spento. Questo segno ci viene tolto, anche perché, allenati alla scuola del Maestro Risorto e infuocati dal dono dello Spirito Santo, ormai dobbiamo essere noi luce di Cristo che si irradia e, come colonna luminosa, passa nel mondo, in mezzo ai fratelli, per guidarli nell’esodo verso la Terra promessa. Vedremo ancora, nel corso dell’anno liturgico, risplendere la luce del cero pasquale soprattutto in due importanti momenti del cammino della Chiesa: per la prima Pasqua che vivranno i suoi figli nel battesimo, e per l’ultima Pasqua quando, con la morte, faranno ingresso nella vera vita. Si canta come ritornello un’acclamazione a Cristo luce. Può essere la seguente (RN 182), o altra simile: Tutti: O luce gioiosa, eterno splendore del Padre, Santo, Immortale Gesù Cristo.
Lettore: O raggio benedetto, prima fonte di luce, o ardentemente desiderato al di sopra di tutto; potente, inscrutabile e ineffabile; gioia del bene, visione di speranza soddisfatta, lodato e celebrato, Cristo creatore, Re della gloria, certezza di vita, colma i vuoti della nostra voce con la tua Parola onnipotente e offrila come supplica gradita al Padre tuo altissimo. Tutti: O luce gioiosa, eterno splendore del Padre, Santo, Immortale Gesù Cristo. Lettore: Splendore della gloria del Padre, che diffondi il chiarore della vera luce, raggio della luce, fonte di ogni bagliore. Tu, giorno che illumini il giorno, tu vero sole, penetri e infondi nei nostri sensi la fiamma del tuo Spirito. Tutti: O luce gioiosa, eterno splendore del Padre, Santo, Immortale Gesù Cristo. Lettore: Sei la lampada della casa paterna che illumina di luce soffusa. Tu sei il sole di giustizia, il giorno che mai volge al tramonto, la luminosa stella del mattino. Tutti: O luce gioiosa, eterno splendore del Padre, Santo, Immortale Gesù Cristo. Lettore: Tu del mondo sei il vero datore di luce, più luminoso del pieno sole, tutto luce e giorno, illumini i profondi sentimenti del nostro cuore. Tutti: O luce gioiosa, eterno splendore del Padre, Santo, Immortale Gesù Cristo.
Lettore: O luce dei miei occhi, dolce Signore, difesa dei miei giorni. O viva fiamma della mia lucerna, o Dio, mia luce, rischiara il mio cammino, Tu sola speranza nella lunga notte. Mentre si canta l’ultima acclamazione, il diacono o il sacerdote spegne il cero. Tutti: O luce gioiosa, eterno splendore del Padre, Santo, Immortale Gesù Cristo. Quindi il sacerdote dice la seguente orazione: Preghiamo. Degnati, o Cristo, dolcissimo Salvatore, di accendere le nostre lampade; costantemente nel tuo tempio rifulgano, alimentate da te, che sei la luce eterna. Siano rischiarati gli angoli oscuri del nostro spirito e siano fugate lontano da noi le tenebre del mondo. Fa’ che vediamo, contempliamo, desideriamo te solo, te solo amiamo, sempre in attesa fervente di te, che vivi e regni con il Padre, nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Tutti: Amen. Si conclude con la benedizione solenne della Messa di Pentecoste.
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