Anno 2022: come diventare vincitori nella sconfitta - IdeeAzione

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Anno 2022: come diventare
vincitori nella sconfitta
written by Riccardo Paccosi | Gennaio 2, 2022
di Riccardo Paccosi

Dodici mesi di stato nascente

Le prime mobilitazioni di piazza apertamente volte a
contestare il regime pandemico e alle quali ho partecipato,
risalgono al novembre 2020. Da allora, è stato un susseguirsi
di iniziative senza sosta – sia a Bologna ove risiedo, sia in
tante altre città d’Italia – alle quali ho aderito talvolta
come attivista politico e assai più spesso come artista.

In questi dodici mesi, i momenti brevi ma intensi tramite i
quali ho potuto percepire uno stato nascente, una potenza
collettiva e affermativa, una fugace immagine di futuro
alternativa a quella decisa dai padroni dell’economia globale,
sono stati numerosi:

     ad esempio il 25 aprile a Bologna, quando dopo mesi di
     coprifuoco ho visto mille persone in Piazza Maggiore
     liberare i propri corpi nella danza;
     oppure il 25 settembre in Piazza San Giovanni a Roma,
     dove le parole e le categorie in cui sentivo
     riconoscersi oltre 50.000 persone, mi ha dato contezza
     del formarsi d’un nuovo tipo di pensiero critico,
     totalmente autonomo, totalmente antagonista alla destra
     e alla sinistra;
     oppure ancora il 15 ottobre, sempre a Bologna, allorché
     un corteo di oltre 15.000 persone si è dipanato per le
     strade saldando la mobilitazione civica dell’opposizione
     al green pass, con i temi della difesa dei diritti del
     lavoro.

La vittoria totale e irreversibile del nemico
Oggi, dopo un anno di mobilitazioni, possiamo dire che il
nostro nemico – il progetto di ristrutturazione capitalista
denominato Great Reset o Quarta Rivoluzione Industriale nonché
le èlite sovranazionali che lo promuovono – ha vinto in
maniera totale e irreversibile.

L’estremismo sempre più marcato nelle parole degli esponenti
politici e mediatici del regime, l’evidenza d’una volontà di
stato emergenziale che non abbia mai fine, non sono – come
credono in molti – sintomi di una difficoltà crescente, di una
potenziale e imminente implosione del sistema sotto il peso
delle sue contraddizioni.

L’autoritarismo conclamato ed esplicitantesi in tirannide e
neo-assolutismo è, al contrario, legato alla volontà di
potenza di un apparato di potere che sa di poter contare su un
consenso di maggioranza o, perlomeno, sull’assenza d’un
dissenso organizzato.

Fare un elenco dei tanti segnali attestanti l’esplicitazione
della tirannide, sarebbe impossibile. Molto alla rinfusa, mi
viene da passare in rassegna quanto segue:

     l’esplicitazione, da parte dei governanti, d’una
     prospettiva di vaccinazione ricorrente e senza fine;
     le farneticazioni       sulla   pandemia    come   ciclo
     “millenario”;
     l’annuncio della futura somministrazione di green pass
     attraverso microchip sottocutaneo (con buona pace dei
     semicolti di sinistra che irridevano a tale ipotesi in
     quanto “complottista”);
     il perdurare, in Italia, della campagna di
     criminalizzazione e apartheid contro i non vaccinati
     sulla base della fake news anti-scientifica secondo cui
     questi ultimi sarebbero responsabili della prosecuzione
     del contagio;
     il governo italiano che rifiuta anche solo di ricevere
     le associazioni dei famigliari di morti per reazioni
avverse al vaccino;
     la caduta delle maschere in molti paesi del mondo: il
     presidente degli Stati Uniti che afferma non esserci
     “soluzione federale” alla pandemia, l’associazione dei
     medici di Israele che ammette che il contagio continuerà
     anche dopo la quarta dose e così via.

Il 2022 come anno della precipitazione

Ma la Notte del Mondo non si sostanzia solo del regime bio-
securitario e della dissoluzione della vita sociale: a fianco
di tutto questo abbiamo l’aumento delle materie prime e delle
risorse energetiche, gli annunciati blackout globali, le
reiteratamente promesse nuove pandemie, la possibile
escalation militare Nato-Russia.

In numerose simulazioni militari e geopolitiche divulgate nel
decennio scorso, il 2022 ricorreva come anno in cui tutto
sarebbe precipitato.

Certamente, la parola “pace” è completamente scomparsa dal
lessico dei governanti occidentali così come ogni tentativo di
edulcorazione ottimistica del fatto che il futuro sia
scomparso dall’orizzonte dell’immaginario collettivo.

La necessità del pensiero tragico (e della croce)

Per tutte queste ragioni, ritengo che a un anno di distanza
dalla sua pubblicazione, la tesi centrale del mio libro Un
Mondo Senza Danza abbia purtroppo trovato conferma: soltanto
l’assunzione di un pensiero tragico, ovvero l’imperativo etico
di opporsi a ciò che appare ineluttabile e il farlo nella
consapevolezza della sconfitta, può rigenerare senso in un
mondo segnato da una lacerazione epistemica, ovvero un mondo
in cui è stata cancellata la stessa nozione condivisa di
realtà.

Il tema tragico-sacrificale del poter essere vincitori nella
sconfitta, in teoria, chiamerebbe in causa anche quel mistero
della Croce che ha contrassegnato per duemila anni la società
occidentale. Purtroppo, dal momento che è irrimediabilmente
passato il tempo in cui i cantautori libertari incidevano
album basati sui Vangeli apocrifi, al di fuori dall’ambito
confessionale e liturgico nessuno oggi è più in grado di
ricordare o comprendere cosa la Croce abbia significato e
quale feconda produzione di senso potrebbe implicare oggi.
Quindi, neppure me la sento di compiere lo sforzo di
spiegarlo.

L’esperienza del contropotere

In questi ultimi giorni del 2021, mentre ascoltavo con
preoccupazione le notizie che condannavano me e tutti gli
altri non vaccinati a un apartheid sempre più stringente,
l’essermi ammalato di COVID mi ha fornito occasione di
percepire cosa sia stato davvero costruito in questi mesi di
mobilitazione e di comprendere come l’essere vincitori nella
sconfitta non sia solo un problema di prospettiva etica, ma
anche di costruzione sociale e politica.

Memore delle molte persone – anche conoscenti diretti – che
dopo due settimane di prescrizione di “tachipirina e vigile
attesa” si sono ritrovate i polmoni distrutti e sono quindi
morte, una volta ottenuto tampone positivo ho accuratamente
evitato di chiamare medico curante o ASL.

Mi sono invece rivolto alla rete The Hub creata da quei
farmacisti e medici che, fin dall’inizio della pandemia,
contestano i protocolli generali. Ho ottenuto da questa rete
risposta immediata, una terapia forte e all’insegna della
prevenzione, sono stato seguito, monitorato e consigliato
quotidianamente.

Questa rete e le tante altre incentrate sull’assistenza
sanitaria domiciliare, sono il vero e autentico lascito di
questi dodici mesi di mobilitazione.

In realtà, per quanto sia stato giusto e per quanto sarà
ancora necessario scendere in piazza invocando la caduta del
Governo Draghi, l’abolizione del green pass e il ripristino
della legalità costituzionale, il motivo più diretto e
concreto per cui siamo scesi in piazza è constato del fornire
opportunità alle persone di incontrarsi, creare collaborazione
e organizzazione.

E oggi, infatti, piccole forme di contropotere sussistono e
crescono. Non sappiamo se esse potranno elevarsi, un giorno,
da contropotere resistente a contropotere costituente, ma
sappiamo che è nella verità concreta e fattuale di una
dimensione sociale che rifugge la paura e l’odio, che si
determina l’atto di alterità assoluta e rivoluzionaria al
mondo della disumanizzazione.

È in questa fattualità e relazionalità di un’umanità solidale
e abbracciata nella prossimità fisica, che si può palesare il
trionfo nella sconfitta.

Buon anno.

Foto: Idee&Azione

2 gennaio 2022
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