Altre visioni 111 - Titivillus

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                   visioni

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I QUADERNI DEL TEATRO LABORATORIO DELLA TOSCANA
                        2
Teatro Laboratorio della Toscana
                                                                      diretto da Federico Tiezzi

                                                                          a cura di Leonardo Mello

                                                                                      interventi di
                                                            Roberto Bacci, Gianfranco Capitta, Francesca Della Monica,
                                                        Roberto Latini, Sandro Lombardi, Ernani Maletta, Leonardo Mello,
                                                        Alessandro Mendini, Andrea Nanni, Luca Ronconi, Cristina Scaletti,
                                                              Fabrizio Sinisi, Peter Stein, Federico Tiezzi, Fabio Vacchi

© Teatrino dei Fondi/ Titivillus Mostre Editoria 2013
via Zara, 58 – 56024 Corazzano (Pisa)
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e-mail: info@titivillus.it • info@teatrinodeifondi.it

ISBN: 978-88-7218-363-2
Teatro Laboratorio della Toscana                                                    Indice

diretto da Federico Tiezzi                                                          INTRODUZIONI
direzione organizzativa Regina Piperno                                    p.    9   Un’offerta variegata, “migrante” e di alto livello
                                                                                    di Cristina Scaletti
interpretazione del verso Sandro Lombardi                                      10   Marina con attori nomadi
preparazione vocale e musicale Francesca Della Monica                               Il Teatro Laboratorio della Toscana a Castiglioncello
arrangiamenti e preparazione dei cori Ernani Maletta                                di Andrea Nanni
spazio e movimento Giovanni Scandella                                          12   Trasmettere / tradire: Oriente / Occidente
drammaturgia, recitazione, regia Federico Tiezzi                                    Brevi note a margine dell’esperienza del Teatro Laboratorio della
                                                                                    Toscana a Pontedera
lezioni magistrali a cura di Gianfranco Capitta                                     di Roberto Bacci
                                                                                    UN LABORATORIO NOMADE
collaborazione organizzativa Ida De Robertis
                                                                               17   Alla ricerca di un metodo
amministrazione Valeria Vanni
                                                                                    Conversazione con Federico Tiezzi
ufficio stampa Simona Carlucci
                                                                                    a cura di Leonardo Mello
                                                                                    CERTI MAESTRI
allievi corso 2010-2012                                                        39   Nomadismo e Bauhaus
Maria Blandolino, Marco Brinzi, Matias Endrek, Simone Faloppa,                      Diario di bordo 2010-2012
Renzo Guddemi, Andrea Luini, Liyu Jin, Mauro Racanati, Daniele Sala,           43   Sul Laboratorio di Prato (1976-1978)
Rosa Sarti, Fabrizio Sinisi, Nicolò Todeschini, Anahì Traversi                      di Luca Ronconi
                                                                               47   Il teatro degli oggetti
docenti corso 2010-2012                                                             Conversazione con Gianfranco Capitta e Federico Tiezzi
Riccardo Bini, Paolo Cecere, Alfredo Chiappori, Francesca Della Monica,             di Alessandro Mendini
Francesca Gatti, Simona Gonella, Franco Graziosi, Roberto Latini,              53   Ascolto e relazione
Sandro Lombardi, Ernani Maletta, Alessandro Mendini,                                di Roberto Latini
Ermanna Montanari, Alfredo Pirri, Carla Pollastrelli, Nilo Pucci,              55   Verso e dialetto, antidoti all’artificio della lingua
Luca Ronconi, Giovanni Scandella, Caterina Simonelli, Peter Stein,                  di Sandro Lombardi
Federico Tiezzi, Francesco Torrigiani, Fabio Vacchi                            59   Per un teatro d’attore e di testo
                                                                                    di Peter Stein
p.   64    Parola, vocalità, percezione, memoria
           di Fabio Vacchi
      69   Intorno agli spazi dell’azione vocale
           di Francesca Della Monica ed Ernani Maletta
           VERSO WOYZECK
      75   Uno spettacolo in forma di cantiere
           di Fabrizio Sinisi
      84   Appunti per Scene di Woyzeck
           (agli attori – da completare a voce)
           di Federico Tiezzi                               INTRODUZIONI
      90   Alcuni versi per una messinscena del Woyzeck
           di Fabrizio Sinisi
      97   IMMAGINI
           VERSO LA GRANDE PASSEGGIATA
     115   L’attualità si fa poesia (tra elegia e storia)
           Pensieri brevi sulla Grande passeggiata
           di Leonardo Mello
     121   La grande passeggiata
           Atto secondo, scena prima
           APPENDICE
     133   Cronologia
     136   Didascalie e crediti fotografici
     137   Il Teatro Laboratorio della Toscana ringrazia
UN’OFFERTA VARIEGATA, “MIGRANTE” E DI ALTO LIVELLO
                 di Cristina Scaletti*

Questa pubblicazione non è solo una documentazione puntuale e organica
del percorso fatto dal Teatro Laboratorio della Toscana, diretto da Federico
Tiezzi, ma si configura come uno strumento utile per formare gli attori.
Il Laboratorio, nato al Metastasio di Prato e partito dall’esperienza del Tea-
tro Stabile, è una realtà “migrante” e porta la sua attività di alta formazione
nei vari territori della Toscana, intercettando pubblici diversi.
Oggi più che mai la formazione è essenziale per riuscire a costruire un
sistema culturale di qualità. Solo proponendo un’offerta variegata e di alto
livello, il pubblico potrà ritrovare una nuova confidenza con il mondo
dell’Arte. Spero sinceramente che questo processo possa aiutare tutti noi a
ritrovare quel dialogo quotidiano con la cultura, utile alla crescita civile e
sociale della Toscana e, in prospettiva, della nostra Nazione.
Un grazie, quindi, a Federico Tiezzi e al suo staff che con passione hanno
realizzato le preziose attività del Teatro Laboratorio della Toscana.
Arrivederci alla prossima edizione.

  * Assessore alla Cultura della Regione Toscana.

                                                                             9
MARINA CON ATTORI NOMADI

                                                                                  torio si è fatto nomade per seguire il suo ideatore, passando per Pontedera
                                                                                  e arrivando a Castiglioncello – dove spero di riuscire a trattenerlo il più a
                                                                                  lungo possibile – mantenendo lo scopo di formare una nuova generazione
                                                                                  di attori che non si accontentino di saper declinare tecniche diverse ma
                                                                                  puntino a farsi autori di una scrittura scenica in cui s’intrecciano inscindi-
                                                                                  bilmente furore analitico e risonanza emotiva.

                     MARINA CON ATTORI NOMADI
              Il Teatro Laboratorio della Toscana a Castiglioncello
                               di Andrea Nanni*

L’approdo del Teatro Laboratorio della Toscana a Castiglioncello segna
il riannodarsi di un filo che lega da più di un decennio la Compagnia
Lombardi-Tiezzi e Armunia. Residente al Castello Pasquini dal 2003, dai
tempi delle acclamate Scene di Amleto, la Compagnia trova oggi una rinno-
vata complicità con Armunia, incubatore per le nuove generazioni, grazie
all’incontro con i dodici giovani attori scelti, formati e diretti da Federico
Tiezzi e dai suoi preziosi collaboratori. Un incontro felice, che ha visto
concludersi il biennio di lavoro sul Woyzeck/Wozzeck di Büchner/Berg con
un esito importante sia dal punto di vista spettacolare sia da quello peda-
gogico: da tempo non si vedeva sulle scene un drappello di giovani inter-
preti così generosi e inventivi, così omogenei per qualità e impegno. In
quasi due mesi di permanenza a Castiglioncello il Teatro Laboratorio della
Toscana ha anche saputo instaurare un rapporto empatico con il territorio
attraverso la relazione con la Schola Cantorum di Rosignano, coro di non
professionisti coinvolto nella realizzazione di quelle Scene di Woyzeck che
fin nel titolo riecheggiano la ricchezza del già citato ciclo shakespeariano.
E già la fine del percorso biennale sul capolavoro incompiuto di Büchner
prelude a un nuovo biennio ancora tutto da scoprire. Quel che è certo è
che, durante la prossima edizione del Festival Inequilibrio, una sala del
Castello Pasquini sarà riservata alle selezioni per il gruppo di giovani attori
impegnati tra settembre e ottobre 2013 nella prima tappa di una nuova
avventura umana e artistica. Nato a Prato nel 2007 sotto il segno della sta-
bilità, con Federico Tiezzi allora direttore del Teatro Metastasio, il Labora-

  * Direttore di Armunia – Festival Inequilibrio.

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TRASMETTERE / TRADIRE: ORIENTE / OCCIDENTE

                                                                                  Ci si oppone a un tempo “lineare” vissuto come il nostro in Occidente,
                                                                                  privilegiando invece la “circolarità” di un tempo che ritorna sempre su se
                                                                                  stesso con ritmi, forme e storie che si ripetono.
                                                                                  Forme e stili che non cambiano nei secoli, esigono una modalità di tra-
                                                                                  smissione altrettanto immutabile.
                                                                                  Dal punto di vista pedagogico si potrebbe dire che il sistema è il più effi-
                                                                                  cace e funzionale che si conosca, resta tuttavia un problema: risulta un po’
                                                                                  intossicante per l’allievo che finisce per subire un condizionamento fisico,
      TRASMETTERE / TRADIRE: ORIENTE / OCCIDENTE                                  culturale e tecnico da cui non può facilmente liberarsi.
              Brevi note a margine dell’esperienza del                            In Occidente, la trasmissione più efficace avviene invece attraverso il “tra-
           Teatro Laboratorio della Toscana a Pontedera                           dimento”.
                         di Roberto Bacci*                                        Una volta che l’allievo si mette alla ricerca del “proprio” teatro, inizia a
                                                                                  confrontarsi con il teatro di qualcun altro che, a sua volta, diventa il suo
Uno degli aspetti più misteriosi, ma anche creativi, del teatro è la trasmis-     maestro. In questo caso non si tratta di apprendere soltanto delle tecniche
sione della conoscenza tra generazioni di artisti o anche all’interno della       (sia il maestro un attore o un regista), ma di incontrare e confrontarsi con
stessa generazione.                                                               una vera e propria “visione” del teatro.
Per “conoscenza”, intendo non solo gli aspetti tecnici che riguardano il          In Occidente l’artista vive in un tempo lineare che non ha un “ritorno”, ma
lavoro sulla scena, ma anche i princìpi che sottendono alla ricerca di senso      solo una “andata” verso un futuro indefinito in costante trasformazione.
nel fare teatro. Storicamente tutti i grandi maestri, così come tutte le          L’allievo si incammina nella stessa direzione del maestro finché non diventa
scuole, si sono trovati a fare i conti con questo tema svolgendolo volta per      per lui necessario distaccarsi e prendere un’altra direzione, a volte anche
volta in modo diverso.                                                            contraria.
Nelle grandi tradizioni (ad esempio quella orientale dei teatri indiani,          In questo consiste il “tradimento” che, privo di un qualsiasi significato
cinesi, giapponesi o balinesi) la trasmissione avviene quasi sempre “fisica-      morale, permette al maestro di continuare sulla propria strada e all’allievo
mente” da maestro ad allievo.                                                     di crescere cercando di costruire una propria cultura e un proprio teatro.
Il maestro, attraverso una strettissima disciplina basata sul rispetto e l’ob-    È in questo caso che la pedagogia può assumere un ruolo creativo. Infatti,
bedienza totale, cerca di trasmettere il proprio sapere (quasi fosse il proprio   quando il maestro si rivolge all’allievo per insegnare, tenendo conto di un
sangue) al corpo del neofita fino a plasmarlo per poter riprodurre forme e        destino diverso dal suo, dovrà farsi carico di trasmettere non le forme, ma
stili fissati da secoli in una catena umana ininterrotta: la tradizione.          i “princìpi” del proprio mestiere che, in quanto princìpi, possono essere
È chiaro che a questa modalità di trasmissione è sottintesa una cultura           sviluppati e trasformati.
collettiva molto forte e radicata, con implicazioni spesso di tipo filosofico     Si impone quindi una doppia creatività: quella del maestro che deve sin-
o addirittura religioso.                                                          tetizzare e ricreare i princìpi del proprio lavoro per poterli trasmettere,
Il modello orientale si oppone alla modernità, alle trasformazioni imposte        magari sotto una forma prima sconosciuta a lui stesso, e la creatività dell’al-
dalla tecnologia e dalle nuove forme culturali, e la resistenza che esso mani-    lievo che non potrà limitarsi a quei princìpi, ma dovrà trovare il modo di
festa è riconosciuta e accettata da un pubblico che si rispecchia in quelle       tradurli in un suo linguaggio, considerando le proprie domande, creando
forme di teatro (esempi sono il Nō e il Kabuki giapponesi; il Kathakali e le      le condizioni del proprio teatro.
varie forme di danza indiane; il teatro balinese; l’Opera di Pechino).            Il sistema occidentale, se naturalmente si escludono le “scuole” classiche con
                                                                                  programmi predefiniti, è un sistema che si basa sull’individuo, in una conce-
  * Direttore della Fondazione Pontedera Teatro.                                  zione filosofica molto diversa da quella orientale e, naturalmente, laica.

12                                                                                                                                                            13
TEATRO LABORATORIO DELLA TOSCANA

Il maestro, pur nel rispetto della differenza dovuta al grado di esperienza,
diventa una sorta di compagno di viaggio con cui condividerne una parte,
per poi separarsi.
Il teatro in Occidente, ma tutte le forme d’arte in generale, sono sostan-
zialmente basate sulla personalità e sulle domande dell’individuo che cerca,
all’interno della comunità, i propri interlocutori.
Per questo, parlare di teatro al singolare, in Occidente, può risultare ine-
satto.
Meglio sarebbe parlare di “teatri”, ognuno con la propria natura, la propria
storia e anche la propria modalità di essere trasmesso.                          UN LABORATORIO NOMADE

L’esperienza teatrale di Pontedera è stata vicina in tutti questi anni (quasi
quaranta), ai temi della “trasmissione”.
Il contatto pratico e a volte familiare con maestri quali Grotowski, Barba,
Vasil’ev, Brook e tanti altri, ci ha aiutato a comprendere meglio il tema di
cui stiamo parlando e, spesso, anche a viverlo personalmente.
Aver ospitato per un lungo periodo il lavoro dell’amico di antica data Fede-
rico Tiezzi e del suo progetto “Teatro Laboratorio della Toscana” è stato
quindi per noi tutti naturale e, sinceramente, importante.
È stata un’occasione ulteriore di riflessione e di indagine con allievi e mae-
stri di diversa origine e provenienza guidati dalla sensibilità e dal carisma
di Federico.
Per questo, vorrei terminare queste mie brevi riflessioni con un ringra-
ziamento a tutti quelli che abbiamo ospitato (allievi e maestri) e che qui
hanno lasciato una utile traccia del loro passaggio.

14
ALLA RICERCA DI UN METODO
                   Conversazione con Federico Tiezzi
                       a cura di Leonardo Mello

    Per parlare del laboratorio pedagogico da te avviato nel 2007 e perfezio-
    nato tra il 2010 e il 2012, partirei da due termini ricorrenti, nomadi-
    smo e connessione (hai citato più volte l’epigrafe “Only Connect” di E.
    M. Forster): in che senso intendi queste due parole chiave, che sembrano
    declinazioni diverse di uno stesso concetto, quasi una sorta di “marchio di
    fabbrica”?

Dal 2010, grazie ai fondi stanziati dalla Regione Toscana, ho perfezionato
il progetto di un corso di specializzazione biennale che ho chiamato Teatro
Laboratorio della Toscana. Ideato durante gli anni della mia direzione allo
Stabile della Toscana, esso si ricollega idealmente al lavoro che Luca Ron-
coni fece alla fine degli anni ’70 a Prato. Rimasto nella testa di tutti i tea-
tranti come momento di grande libertà espressiva, il Laboratorio di Ron-
coni segnò, per la Toscana, l’inizio di una profonda e rinnovata riflessione
sul teatro e sull’attore. Rivelando la vocazione di questa regione a un teatro
fortemente segnato dalla pedagogia e dalla memoria. Penso al Copeau del
Mistero di Santa Uliva, nel Chiostro di Santa Croce, penso al Craig della
rivista «The Mask» e alla messinscena di Rosmerholm per la Duse al Teatro
della Pergola, penso a Orazio Costa, al “terzo teatro” di Pontedera e alla sua
scuola, penso alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassman, penso a Strehler
che crea in Toscana i suoi spettacoli più liberi (e politici), penso a Giuliano
Scabia e al suo ininterrotto pensiero pedagogico, penso a Grotowski e ai
suoi due allievi Thomas Richards e Mario Biagini a Pontedera… C’è, in
Toscana, un humus di libertà di pensiero e di sperimentazione, anzi per
dirla con Galileo, di “pensiero sperimentale”.

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