ACCURATEZZA DIAGNOSTICA DEL PROTOCOLLO DI LANCMAN QUALE METODICA DI INDUZIONE DI EPISODI PAROSSISTICI NON EPILETTICI
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Corso di Laurea in Tecniche di Neurofisiopatologia ACCURATEZZA DIAGNOSTICA DEL PROTOCOLLO DI LANCMAN QUALE METODICA DI INDUZIONE DI EPISODI PAROSSISTICI NON EPILETTICI Relatore: Chiar.mo Prof. Raffaello NEMNI Correlatore: Dott.ssa. Valentina CHIESA Tesi di laurea di Mattia Sandro BERTANI Matr. 763776 Anno Accademico 2011/2012
INDICE 1.INTRODUZIONE 1 2.ITER DIAGNOSTICO 2 3.DIAGNOSI DIFFERENZIALE 11 4.COMORBIDITÀ PSICHIATRICHE 13 5.TRATTAMENTO 15 6.SCOPI DELLO STUDIO 16 7.MATERIALI E METODI 17 8.RISULTATI 19 9.DISCUSSIONI E CONCLUSIONI 29 10.BIBLIOGRAFIA 33
1. INTRODUZIONE Le crisi psicogene non epilettiche (PNES) sono episodi parossistici che portano ad una modificazione improvvisa del comportamento di una persona, delle sensazioni e delle percezioni. Ricordano le crisi epilettiche ma non sono associate ad alterazione dell'attività elettrica cerebrale (1). In passato definite con svariati termini (crisi isteriche, pseudocrisi, crisi funzionali ecc.), le PNES possono somigliare a crisi generalizzate tonico cloniche, con caduta e manifestazioni ipermotorie. Meno frequentemente, possono mimare crisi di ''assenza'' o crisi parziali complesse, con perdita temporanea di attenzione. Nella popolazione generale, il tasso di prevalenza delle PNES è di 233 per 100.000 abitanti, ciò le rende diffuse quasi quanto altre patologie neurologiche come la sclerosi multipla o la nevralgia del trigemino (2). L'incidenza delle PNES è di 1,53 casi/100.000 abitanti (3,4). Inoltre, si stima che circa il 1020% dei pazienti inviati ai centri per l'epilessia con diagnosi di epilessia farmacoresistente è in realtà affetto da PNES (5). Il sospetto clinico di PNES sorge al medico quando un paziente presenta crisi che hanno durata, tipo di movimenti, triggers e frequenza inusuale. Se tali crisi non sono diagnosticate correttamente, i pazienti possono continuare ad assumere terapie errate senza beneficio sulla reale patologia. A differenza delle crisi epilettiche, le PNES non sono dovute ad una malattia organica cerebrale ma sono piuttosto il risultato di una modificazione emotiva e psicologica indotta dallo stress e da traumi di esperienze passate. In un paziente con PNES, spesso troviamo un evento traumatico specifico come l'abuso sessuale, altre volte il divorzio, la morte di una persona cara o altre perdite (6,7). E' noto già da tempo che stress psicologici o emozionali sono in grado di produrre reazioni fisiche. Molte patologie, come ad esempio la psoriasi, l'angina pectoris, l'asma e la cefalea, possono essere influenzate da tali fattori. Altre condizioni influenzate dallo stress e descritte anche in associazione alle PNES sono la fibromialgia, la sindrome dell'intestino irritabile e altre sindromi dolorose (8).
2. ITER DIAGNOSTICO 2.1 RACCOLTA ANAMNESTICA La raccolta anamnestica ha un ruolo focale nella diagnosi di PNES: Il sospetto di PNES viene posto quando il paziente e i testimoni raccontano una storia di crisi polimorfe, generalmente molto frequenti, spesso pluriquotidiane, non responsive ai farmaci. E' necessario indagare ciò che si verifica prima della crisi, la presenza di eventuali fattori scatenanti, la semiologia, la durata dell'attacco e ciò che si verifica alla fine dell'episodio stesso. Per alcuni autori, esiste un profilo caratteristico del paziente con PNES: •I pazienti con PNES frequentemente hanno subito un trauma emotivo, un abuso fisico o sessuale nel periodo infantile (9) (alcune volte la memoria di tale violenza viene dal paziente rimossa più o meno inconsciamente e quindi non riferita al medico e in alcuni casi per farne riaffiorare il ricordo serve l'aiuto di uno psicoterapeuta esperto e preparato); •Il sesso più colpito è quello femminile (10); •Comunemente è presente una comorbidità con depressione, ansia, disturbi appartenenti alla sfera sessuale e altri disturbi psichiatrici (11). 2.2. INDAGINI STRUMENTALI 2.2.1. Elettroencefalografia L'elettroencefalografia (EEG) è la registrazione dell'attività elettrica della corteccia cerebrale. Il primo EEG venne effettuato dal fisiologo e psichiatra tedesco Hans Berger che lo descrisse come: ''una delle innovazioni più 1
importanti e notevoli della storia della neurologia clinica (12)''. All'inizio Berger trovò molti contrasti nella comunità scientifica, al giorno d'oggi, però, l'elettroencefalografia è diventata una tecnica molto diffusa in ambito medico, per la sua semplicità, la non invasività e il costo contenuto. Per registrate l'attività elettrica della corteccia cerebrale si utilizzano degli elettrodi posti sulla superficie dello scalpo, la cui posizione viene calcolata con l'utilizzo del sistema internazionale 1020 di Jasper (13). Il "10" e il "20" si riferiscono al fatto che le distanze reali tra elettrodi adiacenti sono o 10% o 20% della distanza totale antero posteriore o latero mediale del cranio. Per il posizionamento degli elettrodi EEG, vengono utilizzati tre punti di repere anatomici: 1. Nasion, punto tra la fronte e il naso, attaccatura superiore del naso; 2. Inion, prominenza alla base dell'osso occipitale; 3. Punti preauricolari, tra trago e elice. Ogni elettrodo ha una lettera per identificare la regione della corteccia esplorata e un numero che identifica la posizione dell'elettrodo nell'emisfero. Le lettere Fp, F, T, P, O e C stanno rispettivamente per Frontopolare, Frontale, Temporale, Parietale, Occipitale e Centrale.''Z" (zero) si riferisce agli elettrodi posti sulla linea mediana. I numeri (2,4,6,8) si riferiscono alle posizioni degli elettrodi sull'emisfero destro, mentre i numeri dispari (1,3,5,7) si riferiscono a quelli dell'emisfero sinistro. Gli elettrodi vengono collocati lungo cinque linee: 1. P1: Longitudinale esterna destra; 2. P2: Longitudinale interna destra; 3. Centrale; 4. P1: Longitudinale esterna sinistra; 5. P2: Longitudinale interna sinistra. La linea risultante da quelle precedenti è la P3: trasversa (T4C4CzC3T3). Anche la P3 deve seguire la regola del 1020%. 2
Gli elettrodi sono collocati seguendo lo schema: •Elettrodi Fp collocati al 10% della distanza Nasion e Inion; •Elettrodi F collocati sopra del 20 % degli Fp, sulla stessa linea; •Elettrodi C collocati sopra del 20 % degli F, sulla stessa linea; •Elettrodi P collocati sopra del 20 % degli C, sulla stessa linea; •Elettrodi O collocati sopra del 20 % degli P, sulla stessa linea. L'attività elettrica della corteccia cerebrale riflette l'attività di miliardi di neuroni, unità cellulari che costituiscono il tessuto nervoso. Beaumanoir definì l'attività elettrica corticale come: ''bioritmo influenzato dall'ambiente interno ed esterno del soggetto che varia nel corso del ciclo nictemerale e si modifica in funzione dell'età (14). Il potenziale elettrico generato da un singolo neurone è di gran lunga troppo piccolo per essere registrato. L'attività EEG, riflette sempre la somma delle attività sincrone di milioni di cellule neuronali con lo stesso orientamento spaziale. Un elettroencefalogramma di routine ha una durata media di 20 minuti e richiede l'effettuazione di diverse prove di attivazione tra cui l'apertura e la chiusura degli occhi (per testare il ritmo Alfa), l'apertura e la chiusura dei pugni (per testare il ritmo Mu), l'iperventilazione e la stimolazione luminosa intermittente (per cercare di evidenziare la presenza di eventuali anomalie). Ci sono diversi ritmi cerebrali: •Il ritmo Alfa con frequenza che varia da 8 a 13 Hertz, presente solo in veglia con gli occhi chiusi, scompare con l'apertura degli occhi e si evidenzia in maniera particolare sulle regioni parietali ed occipitali. Il ritmo alfa ha un' attività caratteristica, quasi sinusoidale, stabile e pressoché continua. Per queste caratteristiche, il ritmo alfa viene chiamato anche ritmo di fondo ; •Il ritmo Beta con frequenza che varia da 13 a 30 Hertz, ritmo di bassa ampiezza presente in entrambi i lati con distribuzione simmetrica, più evidente a livello centrale. A livello centrale si trova il ritmo Mu (corteccia motoria), un' armonica del ritmo Beta con frequenza di 813 Hertz; •Il ritmo Theta con frequenza tra i 4 e i 7 Hertz, nel soggetto normale si 3
evidenzia soprattutto sulle regioni fronto centro temporali ; •Il ritmo Delta con frequenza inferiore ai 4 Hertz. L'EEG rimane l'unica, insieme a metodiche di medicina nucleare (SPECT PET), a fornire informazioni di natura funzionale sull'encefalo. Uno dei tanti usi di questa tecnica è nella diagnosi differenziale tra crisi epilettiche e PNES. Durante una manifestazione psicogena di natura non epilettica, vedremo un tracciato EEG normale, ricco molte volte di artefatti e privo di modificazioni elettrofisiologiche caratteristiche che accompagnano una vera crisi di natura epilettica. L'EEG si usa, inoltre, quando si sospetta una patologia infettiva del sistema nervoso centrale o una sofferenza di natura metabolica, nella valutazione di casi di alterazione di coscienza, coma, per confermare la diagnosi di morte cerebrale, per studiare i disturbi del sonno come ad esempio la narcolessia e per monitorare l'attività cerebrale durante un' anestesia generale (15). 2.2.2. Video EEG monitoring Secondo alcuni autori, il ''gold standard'' per porre diagnosi di PNES è il monitoraggio video EEG prolungato (16,17,18). Questa procedura che si effettua in regime di ricovero ospedaliero permette di tenere il paziente sotto osservazione per diversi giorni, associando la registrazione EEG a quella video, 24 ore su 24, finché non si manifesti spontaneamente la PNES. Tuttavia, tale esame può essere effettuato solo se la frequenza degli episodi in questione è sufficientemente elevata (almeno plurisettimanale). Il montaggio degli elettrodi a coppette sullo scalpo viene effettuato con l'ausilio di pasta abrasiva e sgrassante, pasta conduttrice, garze rotonde e collodio. Quest'ultimo permette agli elettrodi di rimanere ben fissi sulla superficie dello scalpo anche per diversi giorni (19). Gli elettrodi utilizzati sono ventuno, diciannove più un elettrodo comune e uno di terra. Le posizioni degli elettrodi vengono calcolate con l'utilizzo del sistema internazionale 1020 di Jasper (13). 4
2.2.3. Manovre di suggestione Con tecniche di suggestione effettuate durante registrazione Video EEG è possibile evocare le PNES, registrarle e porne diagnosi definitiva. Da tempo si dibatte sull'eticità di tali tecniche (20,21), anche se in ambito medico è attualmente riconosciuta la loro efficacia diagnostica. La pratica di manovre di suggestione a scopo diagnostico deve essere effettuata in un ambiente in cui vi sia una presa in carico globale del paziente (neurologica, psicologica, sociale e psichiatrica) con un lavoro d'equipe che permette di affrontare le complesse problematiche che generalmente sottendono tali manifestazioni (22). Prima e durante la somministrazione della manovra di suggestione è importante spiegare al paziente che lo scopo di tale procedura consiste nel riprodurre e registrare un loro episodio tipico. Prima di eseguire una manovra di induzione deve essere già stato effettuato un esame elettroencefalografico in condizioni basali. Le prove di iperventilazione e stimolazione luminosa intermittente effettuate routinariamente durante l'esecuzione di un EEG basale, sono talora sufficienti a evocare le PNES (23). 2.2.3.1. Cerotto (Patch) Un cerotto imbevuto di tintura di iodio o alcool viene posto generalmente sul collo del paziente (prestando attenzione a non posizionarlo in prossimità del nodo del seno). Lancman et al. Nel 1994 misero a punto un protocollo che prevede l'utilizzo del cerotto con placebo quale manovra di suggestione per evocare la comparsa di PNES durante Video EEG. La sensibilità di questo test per la diagnosi di PNES è risultata del 77,4% e la specificità del 100% (24). 5
2.2.3.2. Infusione salina endovenosa L'utilizzo dell'infusione salina endovenosa durante esame Video EEG quale manovra di suggestione per indurre le PNES fu introdotta da Walczak et al. nel 1995. L'accuratezza diagnostica indicata da tali autori era piuttosto elevata (sensibilità del 82 % e una specificità del 92%) (25). In seguito Cohen e Sutter (26) elaborarono un protocollo che divenne in poco tempo molto diffuso che prevedeva l'utilizzo di tale procedura sia per indurre la comparsa che la cessazione delle PNES. Il protocollo prevedeva che il medico spiegasse la procedura al paziente ottenendone il consenso per la somministrazione del farmaco; successivamente veniva annunciato al paziente che sarebbe stato infuso un farmaco per indurre la crisi e a seguire un secondo per farla terminare. Se non si verificava nessuna crisi, la manovra di suggestione veniva ripetuta per più volte. Nonostante l'elevata accuratezza diagnostica, questa metodica risulta essere una tecnica invasiva per il paziente . 2.2.3.3. Altre manovre di suggestione Altre manovre di suggestione utilizzate per l'induzione di PNES includono l'ipnosi e l'head up tilt test. Peterson nel 1950 confrontò un gruppo di trentacinque pazienti con PNES e un altro di trenta pazienti con epilessia sottoposti ad ipnosi, dimostrando che i pazienti con PNES, in seguito ad ipnosi, erano i soli a ricordare i dettagli delle loro crisi. Al contrario, i pazienti con epilessia non erano in grado di farlo (27). Successivamente Schwartz et al. nel 1955 hanno utilizzato l'ipnosi per indurre crisi psicogene ''tipiche'' sotto monitoraggio elettroencefalografico documentando una sensibilità del 38% ed una specificità del 100% (28). Infine nel 2000, l'efficacia dell'ipnosi nella diagnosi delle PNES, venne dimostrata da Barry et al. che riporta una sensibilità del 77% e una specificità poco meno del 95%, confermandosi quindi una valida tecnica diagnostica 6
(29). L'headup tilt test, invece, è stato oggetto di studio da Zaidi nel 1999 che documentò in diciassette pazienti su ventuno l'occorrenza di PNES durante monitoraggio ECG, EEG ed emodinamico, posizionandoli su un tilt table elettrico con pedana di supporto, inclinato a 80 (funzione composta) per un massimo di 45 minuti. Tale manovra di suggestione risultò avere una sensibilità del 81% per la diagnosi di PNES, dimostrandosi una tecnica ambulatoriale sicura, semplice e poco costosa (30). 7
3. DIAGNOSI DIFFERENZIALE 3.1. CRISI EPILETTICHE Molte volte, soprattutto per un occhio poco esperto, è difficile distinguere un evento di natura epilettica da uno di origine psicogena. Le crisi epilettiche che entrano più frequentemente in diagnosi differenziale con le PNES sono le crisi tonico cloniche (primitivamente o secondariamente generalizzate), le frontali e le temporali. 3.1.1. Crisi tonico cloniche Le crisi di tipo tonico clonico frequentemente entrano in diagnosi differenziale con le PNES: possono essere crisi primariamente generalizzate (CGTC) o secondariamente generalizzate, in cui quindi la fase tonico clonica segue altri sintomi e/o segni (31). Generalmente iniziano con perdita della coscienza, deviazione degli occhi in alto, pupille non reagenti per poi continuare con contrazioni muscolari generalizzate e simmetriche (fase tonica), che in seguito sono interrotte da brevi rilassamenti della muscolatura (fase clonica). Le convulsioni, verso la fine dell'attacco diminuiscono di frequenza, le crisi durano in genere meno di un minuto e sono seguite da marcata astenia, confusione e rallentamento ideo motorio. Durante la fase tonica, la respirazione può arrestarsi ed il paziente può diventare cianotico. Nella fase clonica, la respirazione risulta essere irregolare. Durante la crisi, il paziente può anche emettere vocalizzazioni, talora può presentare morsus linguale (laterale) e alcune volte enuresi. Nelle PNES che ricordano le CGTC, invece, spesso il paziente ha gli occhi chiusi e presenta resistenza all'apertura passiva degli occhi, i globi oculari possono essere deviati verso il basso, le pupille tendenzialmente hanno un normale diametro e sono reagenti (32). Le fasi “tonica e clonica” risultano disordinate, caratterizzate da movimenti irregolari e aritmici; la durata della 8
crisi è quasi sempre maggiore di un minuto (32,33), non troviamo cianosi di labbra, viso e unghie. Spesso durante la PNES il paziente presenta lamenti e brontolii, più raramente si possono osservare enuresi e morsus linguale, che a differenza di quello che si riscontra nelle CGTC, è localizzato a livello della “punta della lingua” anziché lateralmente (31). Successivamente all'episodio funzionale il paziente può apparire rallentato e confuso. 3.1.2. Crisi frontali Le crisi frontali possono esprimersi con manifestazioni bizzarre, vocalizzi, movimenti automatici complessi, posture toniche/distoniche, smorfie facciali e l'elettroencefalogramma durante l'evento critico spesso è talmente ricco di artefatti da renderne difficile l'interpretazione. Le crisi frontali più spesso confuse con le PNES sono quelle motorie complesse caratterizzate da automatismi complessi, ampi movimenti con predominanza agli arti inferiori (cycling), sensazioni emotive tra cui paura e aggressività, riso, pianto e vocalizzazioni. Le crisi sono brevi, possono portare ad una perdita di contatto, tendono a verificarsi in cluster e prevalentemente in corso di sonno (34), aspetto che le differenzia dalle PNES. 3.1.3. Crisi Temporali Le crisi temporali spesso sono inaugurate da sintomi premonitori (a volte isolati) di tipo viscero sensitivo (es. sensazione epigastrica ascendente) associati talora a manifestazioni di tipo affettivo emotive, come ad esempio ansia, e a manifestazioni vegetative quali tachicardia, sudorazione e midriasi, manifestazioni dismnesiche (come déjà vu/ déjà vécu). In molte occasioni la crisi si può limitare alla sola sensazione soggettiva (aura). A volte, invece, vi è un'alterazione del contatto, automatismi oro buccali o alterazione della comprensione e dell'espressione verbale (causata dal possibile coinvolgimento delle aree del linguaggio). La perdita di contatto può mancare anche in corso di automatismi. Alcune volte le manifestazioni motorie automatiche risultano 9
povere e le crisi sembrano essere delle pseudoassenze. Nel postcritico spesso troviamo confusione, difficoltà a parlare e amnesia per l'accaduto; nella fase successiva alle PNES invece è più comune una sensazione di difficoltà ad esprimersi per stanchezza estrema e astenia diffusa; talora anche amnesia per l'accaduto (35). 3.2. ALTRI EVENTI PAROSSISTICI 3.2.1. Sincopi convulsive Le sincopi sono dovute a un deficit rapido e globale dell’apporto di sangue ossigenato al cervello, per una caduta della pressione arteriosa sistemica, primitiva o consecutiva ad un arresto o un grave rallentamento della frequenza cardiaca, oppure a una accelerazione parossistica del battito cardiaco; altre volte il sangue arriva in quantità normale ma non contiene abbastanza ossigeno. Quando la caduta della pressione è graduale, il soggetto avverte senso di mancamento, vertigine, oscuramento della vista, diventa pallido e sudato (fase pre sincopale o lipotimia); a questo segue la perdita di coscienza (sincope). Se invece la caduta pressoria è precipitosa (come avviene nelle disfunzioni sistemiche dell’apparato vegetativo), la perdita di coscienza sopravviene bruscamente, in pratica senza preavvertimenti ed il soggetto cade a terra improvvisamente. Usualmente vi è ipotonia, ma se l’ischemia cerebrale si protrae per più di dieci secondi può sopravvenire un irrigidimento tonico con retroversione dei globi oculari e qualche scossa clonica (sincope convulsiva) (36). 3.2.2. Attacchi ischemici transitori (TIA) I TIA sono dovuti ad una interruzione temporanea dell’apporto di sangue in una zona del cervello, di solito per la chiusura temporanea di una arteria. La causa è quasi sempre un coagulo (embolo) proveniente dal cuore o da un 10
grosso vaso che ostruisce una piccola arteria e poi si dissolve, consentendo la ripresa della circolazione. Provocano deficit neurologici ad esordio improvviso, durano di solito 515 minuti (talora qualche ora) e tendono a presentarsi in cluster giornalieri o settimanali. Gli attacchi possono provocare vertigini, incoordinazione motoria, difficoltà a parlare, diplopia, deficit motori, sensitivi o visivi. Un evento difficile da identificare è il "drop attack", che consiste in una caduta improvvisa a terra per il cedimento degli arti inferiori, di solito senza disturbo di coscienza; dipende da una ischemia delle strutture del tronco dell’encefalo che regolano il tono muscolare (36). 3.2.3. Amnesia globale transitoria L'Amnesia globale transitoria è un disturbo acuto del consolidamento dei ricordi: il paziente appare perplesso e ripete continuamente le stesse domande, l'orientamento e la vigilanza sono conservate. Il meccanismo responsabile dell’amnesia globale transitoria è ancora discusso, ed è probabile che si tratti di un disturbo circolatorio transitorio, non per chiusura di vasi ma per una reazione vasomotoria di tipo spastico delle arterie che irrorano i lobi temporali o per alterazioni del deflusso venoso (36). 11
4. COMORBIDITÀ PSICHIATRICHE In letteratura, è riportato che i pazienti con PNES presentano patologie di natura psichiatrica in una percentuale notevolmente superiore rispetto alla popolazione generale: infatti la comorbidità di disturbi psichiatrici in pazienti con PNES è superiore al 43% . In questi pazienti, studi dimostrano anche un alto tasso di trattamenti (38% al 70% ) e ospedalizzazioni psichiatriche passate (25% al 37%)(37). I disturbi psichiatrici più frequentemente riscontrati in pazienti con PNES sono i disturbi di personalità, i disturbi somatoformi, i disturbi dell'umore, i disturbi d'ansia e i disturbi dissociativi. 4.1. DISTURBI DI PERSONALITÀ I disturbi di personalità sono raccolti nel DSM IVTR in tre cluster: il cluster A, il B e il C. Quelli che più frequentemente si associano a PNES sono quelli di cluster B. Il cluster B include i disturbi di personalità caratterizzati da un’alta emotività: antisociale, borderline, istrionico e narcisistico. Lo stato mentale riferibile a questo cluster colpisce per le emozioni rapidamente mutevoli che vengono mostrate in modo esagerato, melodrammatico ed evidentemente poco autentico, insieme ad un’affettività piuttosto colorita (38). 4.2. DISTURBI SOMATOFORMI I disturbi in cui stress emotivi causano sintomi fisici che inducono a pensare a malattie di natura somatica sono chiamati somatoformi. Il disturbo somatoforme che più comunemente si associa a PNES è quello di conversione che consiste nella presenza di sintomi causati da un conflitto psichico e convertiti inconsciamente in sintomi con caratteristiche simili a quelle di una malattia neurologica. Il paziente affetto da tale disturbo converte il conflitto psicologico in un'affezione fisica, con perdita di funzioni motorie o sensitive (38). 12
4.3. DISTURBI DELL'UMORE Il disturbo dell'umore che si associata più frequentemente a PNES è la depressione maggiore. La comorbidità tra PNES e depressione maggiore è del 4556% (37). La depressione maggiore è un disturbo cronico caratterizzato dall'alternanza di periodi di benessere e fasi di depressione che tendono ad attenuarsi spontaneamente per poi ricomparire a distanza di tempo. Il numero e la durata degli episodi depressivi sono estremamente variabili, alcuni pazienti sperimentano uno o pochi episodi nella loro vita, altri molti a breve distanza uno dall'altro. Se non adeguatamente trattata, ogni riacutizzazione può avere la durata da poche settimane, mesi fino ad anni (38). 4.4. DISTURBI D'ANSIA I disturbi d'ansia che rientrano maggiormente in comorbidità con le PNES sono: il disturbo d'ansia generalizzato, il disturbo post traumatico da stress e l'attacco di panico. 4.4.1. Disturbo d'ansia generalizzato Nel disturbo d’ansia generalizzato (GAD), l'ansia e la preoccupazione si manifestano in maniera continua durante la giornata. Si tratta di preoccupazioni difficilmente controllabili, che riguardano la salute dei famigliari, la situazione finanziaria, il rendimento scolastico. Il soggetto che ne soffre cade in una condizione di allarme ed ipervigilanza continua, tale da compromettere il suo funzionamento globale (38). Studi riportano una comorbidità tra PNES e GAD variabile: il 9 47% dei pazienti affetti da PNES hanno un disturbo d'ansia generalizzato (37) . 4.4.2. Disturbo post traumatico da stress Il disturbo post traumatico da stress (PTSD) si caratterizza per una serie di sintomi che seguono un evento traumatico particolarmente intenso, drammatico, pericoloso. L’evento traumatico può riguardare direttamente la persona che in seguito svilupperà il disturbo oppure persone ad essa vicine e a 13
cui è legata. Gli eventi traumatici possono essere di varia natura (aggressioni, violenze sessuali, incidenti stradali ecc.) ma, ai fini dell’esordio del disturbo, devono rappresentare un forte rischio per la vita o per la salute della persona, dei propri familiari o amici (38). La comorbidità tra PNES e PTSD è del 14 33% dei pazienti con PNES (37). 4.4.3. Attacco di panico L'attacco di panico (AP) è caratterizzato da un periodo preciso di intensa ansia, paura o disagio, accompagnato da sintomi somatici e psicologici. Spesso l'AP si associa ad agorafobia ("paura della piazza"), ovvero a grave disagio nel trovarsi in ambienti non famigliari, temendo di non riuscire a controllare la situazione. L'attacco ha un esordio improvviso, raggiunge in breve tempo l'apice di intensità ed è caratterizzato da un senso di pericolo e di morte imminente (38). 4.5. DISTURBI DISSOCIATIVI I disturbi dissociativi (DD) (38) sono caratterizzati da profonde alterazioni di coscienza, memoria, senso di identità e percezione della realtà. I pazienti affetti da questi disturbi possono essere incapaci di rievocare eventi importanti della loro esistenza, oppure possono dimenticare per un periodo di tempo la propria identità o arrivare ad assumerne una nuova. Esistono diversi tipi di DD: il disturbo d'identità, la cui caratteristica essenziale è la presenza di due o più distinte identità o stati di personalità che in modo ricorrente assumono il controllo del comportamento, la fuga dissociativa, caratterizzata dall'allontanamento improvviso da casa o dall'abituale posto di lavoro e da confusione circa la propria identità personale, l'amnesia dissociativa, rappresentata da incapacità nel rievocare notizie personali e disorientamento e il disturbo di depersonalizzazione, caratterizzato dal sentimento di essere staccato dal proprio corpo o dai propri processi mentali. 14
5. TRATTAMENTO Nel momento in cui viene posta diagnosi di PNES, è necessario informare il paziente e iniziare il trattamento. L'informazione deve essere accurata e ottimistica: ''Good news, le sue crisi non sono epilettiche e lei non ha epilessia. Si chiamano crisi psicogene non epilettiche, sono molto comuni e devono essere curate ma non con farmaci antiepilettici. Non c'è una causa unanime che può portare a queste crisi. Le cause possono essere molte e bisogna ricercarle con l'aiuto di uno psicoterapeuta e uno psichiatra (39).'' Nei pazienti che presentano PNES in comorbidità con epilessia, il grosso lavoro deve essere finalizzato a rendere il paziente in grado di riconoscere le crisi epilettiche e quali quelle psicogene. Generalmente il ritardo diagnostico delle PNES è notevole: Reuber et al. mostrarono una media di diagnosi delle PNES intorno a 7,2 anni dopo l'esordio (40). Se il Paziente è in terapia con farmaci antiepilettici e ha solo PNES e non epilessia, il medico dovrà gradualmente ridurre i farmaci in questione fino a sospenderli del tutto. La sospensione graduale dei farmaci deve essere monitorata periodicamente e in maniera attenta. Poiché le PNES sono di origine psicogena, la terapia d'elezione è psicopatologica. L'approccio psicofarmacologico può essere utile nei pazienti con ansia e depressione associate. Diversi studi hanno dimostrato che la psicoterapia è il trattamento più efficace per le PNES. In particolare, nei pazienti a cui le PNES sono associate ad ansia e depressione, la psicoterapia cognitivo comportamentale è l'opzione d'eccellenza (41). Utile è anche la terapia di esposizione che implica l'esposizione della persona a situazioni ansiogene. L'esposizione graduale porta il paziente a sentirsi in grado di controllare maggiormente la situazione che crea ansia. Si incomincia con una situazione che è poco ansiogena per poi progredire, con un procedimento chiamato desensibilizzazione sistematica. Altri trattamenti riportati in letteratura che si possono utilizzare nei pazienti con PNES sono l'ipnosi e la terapia famigliare (42). 15
6. SCOPI Nonostante i numerosi dati in letteratura sulla possibilità di utilizzare manovre di suggestione, tra cui ad esempio l'infusione salina (26), il patch (24) e l'ipnosi (29), al fine di porre diagnosi di crisi psicogene non epilettiche (PNES), sono pochi i lavori relativi alla valutazione della loro efficacia. Come accennato in precedenza, nel 1994 Lancman et al. misero a punto un protocollo standardizzato per l’esecuzione di una manovra di suggestione allo scopo di indurre la comparsa di crisi psicogene in corso di registrazione elettroencefalografica, documentando una sensibilità del 77,4% ed una specificità del 100% (24). Gli scopi del nostro studio sono i seguenti: 1. Valutare l’accuratezza diagnostica del protocollo di Lancman, in una serie di pazienti consecutivi, afferenti al Centro per l'Epilessia dell'Ospedale San Paolo di Milano dal 2004 al giugno 2012, che presentavano episodi documentati inquauadrabili come crisi psicogene non epilettiche. 2. Definire il profilo demografico, clinico e psicopatologico dei pazienti con crisi psicogene non epilettiche così identificate. 16
7. MATERIALI E METODI Nello studio, sono stati inclusi tutti i pazienti con diagnosi certa di crisi psicogene non epilettiche, che nel loro iter diagnostico siano stati sottoposti a registrazione video EEG con patch (eseguito seguendo il protocollo di Lancman), afferenti al Centro per l’Epilessia dell'Ospedale San Paolo di Milano dal 2004 al giugno 2012. I pazienti sottoposti alla metodica di induzione con patch per iniziale dubbio diagnostico di possibile PNES, risultati successivamente affetti da altre patologie in diagnosi differenziale con le PNES, sono stati esclusi dallo studio. Gli elettrodi, per l'esecuzione della registrazione video EEG, sono stati posti sullo scalpo del paziente seguendo il sistema 1020 di Herbert Jasper (13), descritto precedentemente. I pazienti sono stati registrati in posizione seduta o in clinostatismo. Durante lo svolgimento dell'esame, la telecamera veniva orientata in modo da poter avere una buona immagine del corpo e del volto del paziente. Il protocollo di Lancman è stato attuato subito dopo aver effettuato una registrazione video EEG in condizioni basali di ciascun paziente. Nel corso della registrazione di base, è stata eseguita la stimolazione con iperpnea (HPN) della durata di 3 minuti e la stimolazione luminosa intermittente (SLI) caratterizzata dalla somministrazione al paziente di stimoli luminosi di crescente frequenza (13681013151820222530). Durante l'esame è stato chiesto al paziente di aprire e chiudere gli occhi, stringere e rilasciare i pugni, al fine di evidenziare e testare i ritmi cerebrali. Nel periodo di arruolamento, due pazienti hanno avuto una PNES prima dell'applicazione del patch, al momento della registrazione video EEG basale o in fase iniziale di spiegazione della procedura e sono stati anch'essi inclusi nello studio. Il protocollo di Lancman prevede vari steps: 1. Il tecnico di neurofisiopatologia o il neurologo, spiega al paziente che è 17
necessario registrare uno dei suoi episodi abituali con video EEG, per poter pervenire ad una diagnosi e soprattutto ad un trattamento corretto. 2. Successivamente, al paziente vengono spiegate le fasi della procedura: ''Riceverà un farmaco che verrà applicato sulla cute, verrà assorbito nel sangue e arriverà al cervello in 30 secondi provocando una sua crisi tipica. Si rilassi, non cerchi di bloccare la crisi. La crisi comunque si fermerà pochi secondi dopo la rimozione del cerotto''. 3. Acquisizione del consenso del paziente. 4. Il tecnico di neurofisiopatologia posiziona il patch con tintura di iodio sul collo del paziente e massaggia cautamente il cerotto per pochi secondi (stando attento a non massaggiare il nodo del seno). 5. Dire al paziente che il tracciato EEG si sta modificando e che la crisi sta per arrivare. 6. Laddove si verificasse la crisi, testare il paziente. 7. Togliere il cerotto e dire che la crisi sta terminando (tempo di attesa 10 minuti). Durante l'evento critico, il tecnico di neurofisiopatologia ha testato e descritto dettagliatamente tutto ciò che si è verificato: orientamento spaziale e temporale del paziente, orientamento dello sguardo, linguaggio, perdita o meno del contatto, tono muscolare, modificazioni neurovegetative e motorie. La prova è stata ritenuta positiva solo se l'episodio verificatosi era uguale a quelli presentati abitualmente dal paziente. A tal fine, la registrazione dell'evento critico è stata mostrata ai famigliari autorizzati oppure confrontata con le descrizioni note, fornitoci precedentemente dal paziente stesso. Abbiamo mantenuto la modalità e i tempi suggeriti per avere una popolazione testata in modo omogeneo. Le caratteristiche demografiche e cliniche dei pazienti inclusi nello studio, nonchè le caratteristiche della PNES indotta con il patch, sono stati inseriti in un database e in seguito analizzati. L'analisi statistica dei dati è stata effettuata con il programma Spss 19.0. 18
8. RISULTATI 8.1 SENSIBILITÀ E SPECIFICITÀ Dei 32 pazienti inclusi nello studio e pertanto sottoposti a video EEG con patch, 24 hanno presentato, durante la manovra di suggestione, una crisi psicogena non epilettica (riconosciuta come analoga agli episodi tipici dei pazienti). Nessun evento, al di fuori delle PNES, è stato generato dal patch. Quindi, la manovra di suggestione con patch, ha mostrato una sensibilità del 75% e una specificità del 100%. 8.2. CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE E CLINICHE Le caratteristiche demografiche e cliniche dei pazienti, quali sesso, età, manualità, scolarità, esame obiettivo neurologico (EON), risonanza magnetica (RMN), famigliarità per epilessia e convulsioni febbrili, comorbidità con epilessia, età esordio epilessia (per i pazienti che ne hanno comorbidità) e terapia antiepilettica sono descritte nella tabella 1. Di seguito, l'analisi dei dati. 8.2.1. Sesso Ventisette pazienti (84,4%) sono di sesso femminile: in ventuno di loro (77,8%) la manovra di suggestione è stata efficace nell’indurre la PNES, mentre in sei (22,2%) tale manovra è risultata inefficace (p= 0,004). Cinque pazienti sono di sesso maschile (15,6%): in tre (60%) la manovra di suggestione e' stata efficace nell'indurre la PNES, mentre in due (40%) è risultata inefficace (p= 0,655). 8.2.2. Età L'età media dei pazienti, al momento del patch, è di 39,3 anni (deviazione standard: 12,4 anni): considerando solo i pazienti con patch positivo, l'età 19
media è di 40 anni (deviazione standard: 12,7 anni), mentre quella dei pazienti con patch negativo è di 37 anni (deviazione standard: 12,1 anni) (p= 0,557). 8.2.3. Manualità Ventinove pazienti sono destrimani (90,6%), tre pazienti sono mancini (9,4%). Tra i pazienti con patch positivo, ventidue sono destrimani (91,7%) mentre due sono mancini (8,3%). Tra i pazienti con patch negativo, sette sono destrimani (87,5%) e uno è mancino (12,5%). 8.2.4. Scolarità La scolarità, al momento della manovra di induzione, è in media di 10,2 anni (deviazione standard: 3,5 anni). La scolarità media dei pazienti con patch positivo è di 9,8 anni (deviazione standard: 3,4 anni), mentre quella dei pazienti con patch negativo è di 11,5 anni (deviazione standard: 3,8 anni) (p= 0,239). 8.2.5. Livello intellettivo Ventisei pazienti (81,25%) presentano un livello intellettivo normale, sei (18,75%) patologico. Tra i pazienti con patch positivo, diciotto hanno un livello intellettivo normale (75%), sei al di sotto della norma (25%). I pazienti con patch negativo hanno tutti un livello intellettivo normale (100%). Tutti i pazienti con livello intellettivo inferiore alla norma sottoposti a manovra di suggestione con patch hanno presentato una crisi psicogena analoga alle abituali (p= 0,008). 8.2.6. Esame obiettivo neurologico (EON) Trentuno pazienti hanno un esame obiettivo neurologico normale (96,9%), un paziente presenta un deficit stenico all'emisoma destro (3,1%). Tutti i ventiquattro pazienti, la cui manovra di suggestione è risultata efficace 20
nell'indurre la PNES, hanno un esame obiettivo neurologico nella norma (100%). Sette pazienti, la cui manovra di suggestione è risultata negativa, hanno un esame obiettivo neurologico nella norma (87,5%), mentre un paziente ha un esame obiettivo neurologico patologico (12,5%). 8.2.7. Risonanza magnetica (RMN) La risonanza magnetica di quindici pazienti (46,9%), mostra la presenza di lesioni cerebrali. Diciassette pazienti hanno una risonanza magnetica normale Tra i pazienti con patch positivo, tredici hanno una risonanza magnetica nella norma (54,2%), undici hanno lesioni (45,8%). Tra i pazienti con patch negativo, tre hanno una risonanza magnetica nella norma (37,5), cinque hann o lesioni (62,5%). 8.2.8. Famigliarità per epilessia e convulsioni febbrili Sei (18,75%) pazienti presentano famigliarità per epilessia e convulsioni febbrili. Ventisei (81,25%) pazienti non ne hanno famigliarità (p= 0,006). Tra i pazienti con patch positivo, quattro hanno famigliarità per epilessia e co nvulsioni febbrili (16,7%), mentre venti non ne hanno (83,3%). Tra i pazienti con patch negativo, due hanno famigliarità per epilessia e convulsioni febbrili (25%), mentre sei non ne hanno (75%). 8.2.9. Comorbidità con epilessia Sedici pazienti presentano comorbidità con epilessia (50%). Analizzando separatamente i pazienti con patch positivo e patch negativo, emerge che undici pazienti con patch positivo hanno comorbidità con epilessia (45,8%), mentre tredici non ne hanno (54,2%). Tra i pazienti con patch negativo, invece, cinque hanno comorbidità con epilessia (62,5%) e tre non ne hanno (37,5%). 21
8.2.9. Età d'esordio epilessia L'età media d'esordio dell'epilessia nei pazienti che ne hanno comorbidità è di 16,7 anni (deviazione standard:15,8 anni) 8.2.10. Terapia antiepilettica Ventuno pazienti (65,6%) al momento del patch assumevano una terapia antiepilettica, generalmente una politerapia (media n° farmaci: 1,9 deviazione standard: 1,1), undici pazienti non assumevano farmaci antiepilettici (34,4%). Tra i pazienti che al momento del patch assumevano una terapia antiepilettica, tredici (61,9%) presentano una comorbidità con epilessia (media n° farmaci: 2,3 – deviazione standard: 1,25); otto pazienti (38,1%) non hanno epilessia (media n° farmaci: 1,25 – deviazione standard: 0,5). Come terapia pregressa, ventisette pazienti (84,4%) hanno assunto farmaci antiepilettici (media n° farmaci : 3,1 – deviazione standard: 1,9), cinque pazienti non ne hanno mai assunti (15,6%). Tra i pazienti che hanno assunto farmaci antiepilettici, sedici hanno epilessia in comorbidità (59,2 %) mentre undici non hanno epilessia (40,8%). I pazienti con comorbidità per epilessia hanno assunto mediamente 3,9 farmaci (deviazione standard: 1,55), mentre i pazienti che presentano PNES in assenza di epilessia hanno mediamente assunto 2,1 farmaci (Deviazione standard 1,1). 22
8.3. CARATTERISTICHE NEUROPSICOPATOLOGICHE La tabella 1 mostra le caratteristiche neuropsicopatologiche dei pazienti presi in esame: eventi traumatici e comorbidità psichiatrica. L'analisi di questi dati è riportata di seguito. 8.3.1. Eventi traumatici In quattordici (43,75%) dei trentadue pazienti sono identificabili eventi traumatici in anamnesi (p= 0,021). Tra i pazienti con patch positivo, in undici sono segnalati eventi traumatici in anamnesi (45,8%), in tredici non ne sono segnalati (54,2%). Tra i pazienti con patch negativo, tre hanno vissuto eventi traumatici (37,5%), cinque pazienti non ne segnalano (62,5%). 8.3.2. Comorbidità psichiatriche Venti (62,5%) pazienti presentano, in concomitanza con le PNES, un disturbo di natura psichiatrica: sedici pazienti con patch positivo e quattro con patch negativo (p= 0,016). Nove hanno una valutazione psichiatrica normale (28,1%). Il dettaglio delle comorbidità psichiatriche è riassunto nella tabella seguente. Tab. 2 DISTURBI PSICHIATRICI PATCH POSITIVO PATCH NEGATIVO (N° Pz) (N° Pz) Disturbo di personalità 7 1 Disturbo d'ansia 4 2 Disturbo dissociativo 3 1 Disturbo di somatizzazione 1 0 Disturbo dell'umore 1 0 23
Tab 1 Farmaci antiepilettici Famigliarità Comorbidità Età esordio Eventi Disturbi Terapia Efficacia Pz Sex Età Manualità Scolarità QI EON RMN Epilessia Epilessia Epilessia Al momento del traumatici Psichiatrici Psichiatrica Patch patch Pregressi 1 F 30 D 8 N N P NO SI 3 3 8 SI SI SI SI 2 M 27 S 13 N N N NO NO 2 2 NO SI SI NO 3 M 33 D 17 N N N SI NO 1 SI SI SI SI 4 F 30 D 8 N N P SI SI 2 1 5 SI SI SI SI 5 F 31 D 13 N N N SI SI 20 4 6 NO SI NO SI 6 F 61 D 8 N N P NO NO 2 2 SI SI SI SI 7 F 38 D 8 N N N NO SI 35 1 1 SI SI SI NO 8 F 31 D 12 RM N P NO NO 2 SI SI SI SI 9 F 47 D 13 RM N N NO NO 3 NO N.V NO SI 10 F 24 D 13 RM N P NO SI 1 3 5 NO NO NO SI 11 F 21 D 16 N N N SI SI 19 1 NO SI SI NO 12 F 34 S 18 N N P SI NO 1 4 SI SI SI SI 13 F 43 D 8 N N N SI NO 1 1 SI SI SI SI 14 F 23 D 5 RM N N NO NO SI N.V SI SI 15 F 44 D 5 RM N N NO SI 29 2 3 SI SI SI SI 16 F 54 D 8 N N P NO SI 7 3 SI SI SI NO 17 F 29 D 8 RM N N NO SI 24 1 2 NO SI SI SI 18 F 37 D 10 N N N NO NO 1 1 SI NO NO SI 19 M 37 S 13 N N P NO SI 5 5 NO NO NO NO 20 M 43 D 5 N N N NO SI 13 4 7 NO NO SI SI 21 F 37 D 13 N N N NO NO NO NO SI SI 22 F 59 D 5 N N N NO NO 1 2 SI N.V SI SI 23 F 26 D 13 N N N NO NO NO NO NO NO 24 F 55 D 7 N N P NO SI 49 1 5 NO NO NO NO 25 M 57 D 13 N N N NO NO NO SI SI SI 26 F 32 D 10 N N P NO NO NO NO NO NO 27 F 35 D 13 N N P NO NO 1 4 NO SI SI SI 28 F 39 D 8 N N N NO SI 11 2 2 NO SI SI SI 29 F 58 D 8 N N P NO SI 45 1 3 SI SI SI SI 30 F 64 D 8 N N P NO SI 2 3 4 NO SI SI SI 31 F 26 D 10 N N N NO NO 1 1 NO NO NO SI 32 F 52 D 10 N N P NO SI 2 4 5 NO SI SI SI D: destra S: sinistra N: normale P: patologico RM: ritardo mentale N.V: non valutabile
8.4. CRISI PSICOGENE NON EPILETTICHE Nella tabella 3, sono riportate le caratteristiche delle PNES dei pazienti. A tal fine, è stata analizzata la modalità d'esordio e di fine, i prodromi, l'età d'esordio, i fattori scatenanti, gli anni di malattia, le manifestazioni cliniche, il periodo immediatamente successivo e la durata delle PNES. Nei pazienti con patch negativo, sono state prese in considerazione, invece, le caratteristiche delle PNES riferite anamnesticamente o registrate mediante esame video EEG successivo all'esame con manovra di suggestione. 8.4.1. Modalità d'esordio Le PNES indotte mediante patch, hanno avuto un esordio graduale in otto pazienti (33,3%) e brusco in sedici pazienti (66,7%). 8.4.2. Modalità di fine Il termine dell'evento critico è stato graduale in sedici pazienti (50%) e brusco in sedici pazienti (50%). Le PNES indotte mediante manovra di suggestione, hanno avuto una fine graduale in dieci pazienti (41,7%) e brusca in quattordici pazienti ( 58,3%). 8.4.3. Prodromi Prodromi si sono verificati in tredici pazienti (40,6%), diciannove pazienti non hanno avuto nessun sintomo antecedente all'insorgenza della PNES (59,4%). Quattro pazienti hanno riferito sudore (16,7%), tre pazienti calore (12,5%), tre respiro affannoso (12,5%), due capogiro (8,3%), uno pianto (4,2%), due tachicardia (8,3%), due cefalea (8,3%), due paura (8,3%), due visione offuscata (8,3%), uno allucinazioni uditive (4,2%), uno illusioni visive (4,2%) e uno sensazione epigastrica (4,2%). Il valore percentuale, è stato calcolato prendendo come riferimento il totale dei prodromi e non il numero totale dei pazienti. Questo perchè molti pazienti, presentano più sintomi antecedenti la crisi psicogena. 25
8.4.4. Età d'esordio L'età media d'esordio delle PNES, nei 32 pazienti analizzati, è di 27,5 anni (deviazione standard: 8,96 anni), dei pazienti con patch positivo è di 27,2 anni (deviazione standard: 8,98 anni), mentre quella dei pazienti con patch negativo è di 28,5 anni (deviazione standard: 9,4 anni) (p= 0,697). 8.4.5. Fattori scatenanti In sedici pazienti (50%) il fattore scatenante la PNES è lo stress, in sedici pazienti (50%) non sono stati identificati fattori scatenanti. 8.4.6. Anni di malattia La diagnosi di PNES è stata effettuata, dopo l'insorgenza della prima sintomatologia, dopo una media di 11,4 anni (deviazione standard: 8,6 anni). 8.4.7. Manifestazioni cliniche Le manifestazioni cliniche delle PNES sono state sensitive in quattordici pazienti (35%), motorie minori in tredici pazienti (32,5%), atoniche/ ipotoniche in sei pazienti (15%), tonico/distonico in quattro pazienti (10%) e motorie maggiori in un paziente (7,5%). Il valore percentuale, è stato calcolato prendendo come riferimento il totale delle manifestazioni cliniche e non il numero totale dei pazienti. Questo perchè molti pazienti, nel corso della singola crisi psicogena, hanno avuto più manifestazioni cliniche (esempio: motorie minori e sensitive, motorie minori e tonico/distoniche ecc.) 4.8. Cadute e traumi Anamnesticamente, cinque pazienti (15,6%) in seguito a PNES sono caduti procurandosi un trauma, ventisette pazienti (84,4%) non sono mai caduti (p= 0,004). 26
8.4.9. Post critico Sintomi immediatamente successivi alla PNES, sono stati presentati da quattordici pazienti (43,8%): sette pazienti hanno riferito amnesia per l'episodio (35%), sette cefalea (35%), cinque stanchezza (25%) e uno pianto (5%). Il valore percentuale, è stato calcolato prendendo come riferimento il totale dei sintomi immediatamente successivi alla PNES e non il numero totale dei pazienti. Questo perchè molti pazienti, dopo la singola crisi psicogena, hanno riferito di avere più sintomi immediatamente successivi alla fine dell'episodio. 8.4.10. Durata In ventiquattro pazienti la durata della PNES ha superato i cinque minuti (75%), in cinque pazienti è durata tra uno e cinque minuti (15,6%), tre pazienti hanno avuto una PNES della durata di un minuto (9,4%). Diciotto PNES indotte dal patch hanno avuto una durata maggiore di cinque minuti (75%), quattro sono durate tra uno e cinque minuti (16,7%) e due sono durate un minuto (8,3%). 27
Tab. 3 Manifestazioni cliniche PNES Efficacia Pz Esordio/fine Prodromi Età esordio Fattori scatenanti Anni da esordio Postcritico Durata Motorie maggiori Motorie minori Tonico/distoniche Atoniche/ ipotoniche sensitive Cadute Patch 1 B/B NO 25 SI 5 X NO NO >5 min SI Affanno Sudore Capogiro 2 G/G Aura epigastrica 20 SI 7 X X NO Stanch. Tra 1 e 5 min SI Amnesia Paura Cefalea Tra 1 e 5 min 3 B/G Cefalea 29 SI 4 X SI Stanch. NO 4 B/B NO 20 SI 10 X NO NO >5 min SI 5 B/B NO 25 NO 6 X NO Cefalea Tra 1 e 5 min SI 6 B/G NO 20 SI 41 X X SI Stanch. >5 min SI Cefalea 7 B/G NO 30 SI 8 X NO Amnesia >5 min NO 8 B/B NO 2 NO 11 X NO NO >5 min SI 9 B/G NO 35 NO 12 X X NO Cefalea >5 min SI 10 B/B NO 20 NO 4 X NO Cefalea Tra 1 e 5 min SI Affanno Pianto 11 B/G Tachicardia 19 NO 2 X NO NO >5 min NO Cefalea 12 B/B NO 20 NO 14 X NO Amnesia 1 min SI Pianto 13 B/B Cefalea 35 SI 8 X NO Stanch. 1 min SI 14 G/G NO 21 NO 2 X NO NO >5 min SI 15 B/B NO 30 SI 14 X NO NO Tra 1 e 5 min SI 16 B/B NO 40 NO 14 X NO NO >5 min NO 17 B/G NO 25 NO 4 X X X SI NO >5 min SI Sudore Capogiro 18 B/B Tachicardia 20 SI 17 X SI NO >5 min SI 19 G/G NO 30 SI 7 X NO NO >5 min NO Visione offuscata Allucinaz. uditive 20 G/G Paura 30 NO 13 X NO NO >5 min SI 21 B/B NO 22 NO 15 X NO Amnesia >5 min SI Sudore 20 22 G/B Affanno SI 39 X X NO NO >5 min SI Calore 23 B/G 20 NO 6 X X NO Stanch. >5 min NO 43 24 B/G Agitazione NO 12 X NO NO 1 min NO 25 G/G NO 40 NO 17 X NO Amnesia >5 min SI 26 B/B Visione offuscata 18 NO 14 X X SI Amnesia >5 min NO Calore 27 B/G 25 NO 10 X NO Stanch. >5 min SI 28 B/B NO 23 SI 13 X NO NO >5 min SI 29 G/G NO 45 SI 13 X NO NO >5 min SI 30 G/B NO 46 SI 10 X NO Amnesia >5 min SI Calore 31 G/B Sudore 20 SI 6 X NO Cefalea >5 min SI 32 G/G Illusione visiva 45 SI 7 X NO NO >5min SI G: graduale B: brusco
9. DISCUSSIONI E CONCLUSIONI Le crisi psicogene non epilettiche rappresentano un problema diagnostico piuttosto comune (43,44). Nella pratica clinica, un’errata diagnosi di epilessia in pazienti affetti da PNES è stimata fino al 2030% (45, 46). Lesser (47) afferma, infatti, che il 20% dei pazienti con crisi refrattarie al trattamento farmacologico, che afferiscono ai centri per l’epilessia al fine di una valutazione chirurgica, non soffrano in realtà di epilessia ma di crisi psicogene non epilettiche. Howell (1989), inoltre, attesta come elevate percentuali (fino al 50%) di pazienti con stato refrattario al trattamento farmacologico, trattati come stato epilettico, risultino poi essere affetti da uno pseudostatus (PNES status)(48). La comorbidità tra PNES ed epilessia riportata in letteratura, invece, è molto variabile. Uno studio del 1998 condotto in Islanda (3) mostra una prevalenza di epilessia tra i pazienti con PNES del 50%. Studi più recenti, invece, mostrano valori notevolmente inferiori, rispettivamente 5,3 e 9,4% (49,50). Nel nostro campione, il 50% dei pazienti ha comorbidità con epilessia: tale elevata prevalenza può certamente almeno in parte essere spiegata dalla tipologia di pazienti che viene inviato in un centro di terzo livello. Sebbene per molti autori (16,17,18) il ''gold standard'' per la diagnosi delle crisi psicogene non epilettiche sia la registrazione di un evento tipico spontaneo mediante monitoraggio video elettroencefalografico prolungato in regime di ricovero, tale procedura diagnostica presenta alcuni innegabili svantaggi: innanzitutto richiedendo un ricovero ospedaliero e l'attrezzatura necessaria per la registrazione delle 24 ore, non è una metodica disponibile presso molte strutture e rappresenta una procedura onerosa per il SSN. Inoltre per fornire delle risposte diagnostiche, è necessario che la frequenza spontanea delle PNES sia sufficientemente elevata (quantomeno plurisettimanale). 29
Quindi, data l'importanza di documentare l'episodio al fine di diagnosticarne con certezza la natura, per superare i limiti determinati dalla frequenza spontanea delle PNES e ridurre i costi legati al monitoraggio video EEG prolungato, è ragionevole effettuare un tentativo di induzione degli episodi in studio mediante l'utilizzo, durante registrazione videoelettroencefalografica, di protocolli di suggestione. A tale proposito il protocollo di Lancman, rispetto ad altri che prevedano l'infusione salina edovenosa, appare certamente più semplice e meno invasivo. Peraltro il nostro studio conferma la rilevante accuratezza diagnostica di tale protocollo, che, in linea con quanto affermato da Lancman stesso (24), presenta una sensibilità del 75% ed una specificità del 100% dei casi, in assenza di effetti collaterali. Certamente per ottenere tale elevata efficacia nell'utilizzo del protocollo quale strumento diagnostico, è cruciale la preparazione e l'abilità del tecnico di neurofisiopatologia che lo esegue. Un'altra questione dibattuta in letteratura riguarda l'eticità dell'utilizzo di tecniche di suggestione (20,21); del resto, come sostiene Benbadis (2009) è decisamente meno etico non arrivare ad una diagnosi definitiva, perpetuando in tal modo le conseguenze di una diagnosi errata, e con essa spesso trattamenti inutili e potenzialmente dannosi per il paziente (51). Infatti all'interno del nostro campione i pazienti che assumevano trattamenti antiepilettici in assenza di una comorbidità con epilessia, quindi per una misdiagnosi degli episodi psicogeni, erano il 40% del campione. Inoltre alcuni autori (Berkhoff 1998) sostengono che l'induzione degli episodi critici può avere già di per se un effetto terapeutico oltre che diagnostico, sebbene non sostitutivo alla necessità di un approccio psicoterapeutico, in quanto per i pazienti la consapevolezza della genesi non organica degli episodi parossistici può stimolare in loro un iniziale tentativo di esercitare un certo grado di controllo sui sintomi, lavoro che poi dovrebbe essere sviluppato con la guida di uno psicologo o psichiatra esperto nel settore (52). Un dato interessante su cui riflettere è il ritardo con cui viene formulata mediamente la diagnosi di PNES: nel nostro campione infatti il tempo medio 30
intercorso tra la comparsa degli episodi psicogeni e la diagnosi è di 11,4 anni. Anche in letteratura appare di molti anni il ritardo medio con cui viene posta la diagnosi di PNES (40), dato ancora più allarmante considerando che la prognosi è fortemente influenzata dalla tempestività della diagnosi (41). Il nostro studio ha confermato la presenza di caratteristiche peculiari dei soggetti più frequentemente affetti da PNES: innanzitutto abbiamo documentato una netta maggiore prevalenza nel sesso femminile (84,4% nel nostro campione), in linea con i dati in letteratura (10). Inoltre, circa il 20% dei nostri pazienti ha un livello intellettivo nella norma, dato congruente con i valori riportati in letteratura. Un risultato significativo emerso dall'analisi della nostra casistica è che in tutti i pazienti con ritardo mentale la manovra di suggestione col patch si è rivelata efficace. Questo risultato può certamente essere utile al clinico, perché l'esecuzione della manovra di suggestione con patch in un paziente con ritardo mentale, avrà ottime probabilità di risultare efficace nell'evocare la comparsa di PNES. In letteratura, diversi studi riportano un'elevata comorbidità con disturbi psichiatrici e di eventi traumatici in pazienti con PNES (53). Nella nostra casistica il 62,5% dei pazienti ha una comorbidità psichiatrica (i più frequenti associati sono i disturbi di personalità, i disturbi d'ansia e dell'umore). Inoltre il 43,75% riferisce eventi traumatici in anamnesi antecedenti la comparsa delle PNES, in linea con quanto descritto da Reuber (54) che afferma di riscontrare la presenza di un trauma antecedente l'esordio della patologia in una percentuale variabile dal 32,4% al 88%. Per quanto riguarda l'età d'esordio delle PNES, in letteratura vengono descritti due picchi di incidenza: 1922 anni e 2535 anni (54). L'età media d'esordio delle PNES nei nostri pazienti è di 27,5 anni. Il protocollo di Lancman si rivelato un valido strumento diagnostico in caso di crisi psicogene non epilettiche, con un'alta sensibilità (75%) ed una specificità del 100%. Le caratteristiche dei pazienti con crisi psicogene non epilettiche nel nostro campione hanno confermato i dati in letteratura. 31
Puoi anche leggere