6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE - EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE www.rivistaeuropae.eu EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013 www.rivistaeuropae.eu 7 FEBBRAIO 2013 - 7 AGOSTO 2013 © Europae - Rivista di Affari Europei Associazione Culturale OSARE Europa © Europae - Rivista di Affari Europei
Edizione speciale, Agosto 2013 © Europae - Rivista di Affari Europei, www.rivistaeuropae.eu “6 mesi di Unione, 6 mesi di Europae” A cura di Davide D’Urso Copertina realizzata con le creazioni di Luigi Porceddu in esclusiva per Europae. Direttore: Antonio Scarazzini Caporedattore: Davide D’Urso Responsabili di Redazione: Luca Barana, Riccardo Barbotti, Simone Belladonna, Fabio Cassanelli, Valentina Ferrara, Shannon Little, Tullia Penna. © Europae - Rivista di Affari Europei 2
INDICE I primi 6 mesi di una grande avventura 5 Davide D’Urso, 7 agosto 2013 One way ticket to… where? 6 Giorgio Cammareri, 8 febbraio 2013 Consiglio Europeo: Il bilancio dell’iprocrisia 7 Antonio Scarazzini, 9 febbraio 2013 Il Sahel, Al Qaeda e il petrolio. Le sfide per l’UE 9 Giovanni Guido Rossi, 25 febbraio 2013 Intervista a Raffaella De Marte: Schulz e il ruolo del Parlamento Europeo 10 A cura della Redazione, 8 marzo 2013 La determinazione dell’inconcludenza 12 Enrico Iacovizzi, 9 marzo 2013 Il Parlamento Europeo boccia il bilancio pluriennale proposto dal Consiglio Europeo 13 Davide D’Urso, 14 marzo 2013 I costi dell’uscita dall’euro 15 Riccardo Barbotti, 26 marzo 2013 Il Parlamento Europeo e il gendarme imparziale 18 Gianluca Farsetti, 20 aprile 2013 L’Unione Europea e la Realpolitik nell’Artico 19 Giuseppe Lettieri, 20 aprile 2013 Kosovo: un successo della mediazione europea, un passo avanti vero un vero Stato? 21 Sarah Camilla Rege, 26 aprile 2013 Mario Draghi e la BCE all’attacco: tassi al minimo storico e nuove LTRO 23 Fabio Cassanelli, 2 maggio 2013 “Un’Europa per tutti”. Il Parlamento Europeo studia nuove politiche sociali 24 Anna Malandrino, 4 maggio 2013 Torna ad osare, Europa! 23 Antonio Scarazzini e Davide D’Urso, 9 maggio 2013 La miopia delle banche centrali sui tassi d’interesse a lungo termine 28 Corrado Campodonico, 21 maggio 2013 Gli scontri in Svezia riaccendono il dibattito sulle politiche d’integrazione 29 Simone Belladonna, 29 maggio 2013 © Europae - Rivista di Affari Europei 3
INDICE Nuova missione della European Space Agency: che prospettive per una politica spaziale? 31 Marco Tonazzo, 4 giugno 2013 Unione Europea e Cina: è guerra… commerciale 32 Shannon Little, 7 giugno 2013 Se la Troika si spezza. Superare l’austerità, quali ricette? 34 Antonio Scarazzini, 10 giugno 2013 Fare i conti senza la Corte. L’influenza di Karlsruhe sulle scelte dell’Unione Europea 37 Andrea Sorbello, 13 giugno 2013 La realtà distorta della disoccupazione giovanile in Europa 38 Luca Cuccato, 14 giugno 2013 Piazza Taksim. Le relazioni tra Unione Europea e Turchia a un bivio 40 Stefania Bonacini, 15 giugno 2013 Spreco, disinformazione , concorrenza sleale. Quando la TV di Stato è un vaso di pandora 41 Tullia Penna, 22 giugno 2013 Dal Consiglio Europeo segnali di speranza. Occupazione, unione bancaria QFP: l’UE si muove 44 Shannon Little, 29 giugno 2013 L’UE apre all’ingresso della Serbia, ma con cautela 46 Mauro Loi, 1 luglio 2013 La Lituania presenta il programma della presidenza di turno del Consiglio 47 Francesco Giuseppe Passanante, 5 luglio 2013 Il peso delle elezioni sulla politica europea della Germania 49 Luca Barana, 5 luglio 2013 Da Echelon a Prism: l’Alleanza Atlantica ai tempi dell’intercettazione civile 50 Tullia Penna, 6 luglio 2013 Donne e leadership in Europa: puntare a cambiamenti strutturali 52 Ylenia Maitino, 11 luglio 2013 L’Egitto, la crisi e la rivoluzione infinita 53 Sara Bottin, 13 luglio 2013 «Un’Europa federale per il mondo di domani». Intervista a Guy Verhofstadt 54 Valentina Ferrara, 15 luglio 2013 © Europae - Rivista di Affari Europei 4
I PRIMI 6 MESI DI UNA GRANDE AVVENTURA di Davide D’Urso 7 agosto 2013 E uropae si è presentata al pubblico il 7 febbraio 2013, in occasione dell’anniversario della firma del Trattato di Maastricht che diede vita all’Unione Europea. La nostra idea era quella di “iniziare a parlare d’Europa”, realizzando un’informazione il più possibile approfondita, pun- tuale e continua sulla vita istituzionale, politica, sociale ed economica dell’UE, con l’obiettivo di aiuta- re a generare una maggiore consapevolezza della sua azione quotidiana, della sua rilevanza per cia- scuno di noi e anche dei suoi difetti, quelli veri. Nel corso di questi 6 mesi, infatti, abbiamo seguito assieme, giorno per giorno, le difficoltà e le tensio- ni esistenti all’interno delle istituzioni europee e tra gli Stati membri. L’incapacità di agire dell’Unio- ne, le lungaggini di un processo decisionale troppo lento e legato all’accordo intergovernativo, sono alla base della sua perdita di rilevanza globale e, in parte, delle sue perduranti difficoltà in ambito economico. In questi 6 mesi abbiamo raccontato il dramma del popolo greco, ancora alle prese con difficoltà sociali senza eguali in un’Europa che pure non riesce ad uscire dalle secche della crisi eco- nomica, ma anche l’esplosiva crisi finanziaria di Cipro, le crisi politiche in Italia, Bulgaria e Ungheria e la ripresa della xenofobia nell’intero continente. Abbiamo seguito settimana dopo settimana la bat- taglia tra il fronte dell’austerità e quello dei suoi oppositori, ma anche lo scontro tra istituzioni per il bilancio pluriennale dell’Unione. Vi abbiamo raccontato del ruolo dell’Europa in Nord Africa, dove Egitto, Tunisia e Libia sembrano ancora lontane dalla vera democrazia e da forme autentiche di stabi- lità. Abbiamo parlato del progressivo allontanamento di Londra dall’UE, degli scontri in Svezia e del- le tragedie umane in Siria, di fronte agli occhi apparentemente impotenti dell’Europa. Ma abbiamo anche accolto con gioia l’adesione della Croazia, che ha rilanciato il sogno europeo dei Balcani occidentali, e vi abbiamo descritto il successo della diplomazia europea nel portare alla paci- ficazione tra Serbia e Kosovo. Abbiamo assistito alla crescita di centralità del Parlamento Europeo, con il portato di democrazia e partecipazione che questo comporta. Abbiamo descritto e continuiamo a descrivervi l’emergere di un’arena politica europea che avrà, nelle elezioni del prossimo anno, un momento storicamente decisivo per le sorti dell’Unione e della democrazia europea. Intanto, il nostro progetto è cresciuto, si è fatto conoscere in Italia e all’estero, si è rafforzato e affer- mato, grazie alla passione della nostra Redazione, che è cresciuta, di numero e di affiatamento, arti- colo dopo articolo, di risultato in risultato. Il successo presso i lettori - tanti, tantissimi - e la loro partecipazione al dibattito e allo sviluppo della nostra rivista ci rende ogni giorno orgogliosi di offrire il nostro contributo per informare, favorire il dibattito, stimolare la partecipazione. In soli 6 mesi abbiamo pubblicato oltre 340 articoli. Abbiamo dato copertura ai fatti maggiormente rilevanti della politica europea. Abbiamo seguito i Consigli Europei, le sedute plenarie del Parlamento Europeo, quelle delle sue Commissioni, le sessioni del Consiglio dell’UE, le iniziative della Commissio- ne Europea, le visite al di fuori dell’Unione di Commissari e diplomatici. Abbiamo pubblicato 4 nu- meri mensili della rivista, dedicandoli alle relazioni euro-africane, alle relazioni tra Europa e Cina, al ruolo crescente del Parlamento Europeo e, infine, all’adesione della Croazia. Abbiamo realizzato 10 focus di approfondimento e messo in contatto decine di persone esperte di tematiche europee pro- venienti da ogni parte d’Italia e dall’estero. Siamo cresciuti e intendiamo continuare a crescere, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, continuan- do a offrire ai nostri lettori, veri protagonisti della nostra avventura, un’informazione seria, affidabile e puntuale. Il nostro desiderio è e resterà quello di ricordare a tutti una verità troppo spesso dimenti- cata: l’Unione Europea è nostra. È il nostro progetto comune da preservare, talvolta da criticare e se possibile da rilanciare. Perché, come abbiamo già scritto il 7 febbraio scorso, l’Europa di oggi è quello che ne hanno fatto gli Stati, ma in futuro sarà quello che ne faranno i suoi cittadini. Per questo, con sempre maggiore voglia, passione ed entusiasmo, continuiamo a parlare di Europa. Questa raccolta di articoli è il nostro modo per dirvi grazie. Per riguardare indietro agli ultimi mesi e ricordare quello che abbiamo realizzato, per noi stessi e per voi, i nostri lettori. Per ripartire ancora più forti, con la convinzione di aver vissuto solamente i primi mesi della nostra grande avventura in- sieme. ∎ © Europae - Rivista di Affari Europei 5
Politica e istituzioni ONE WAY TICKET TO… WHERE? di Giorgio Cammareri 8 febbraio 2013 «W e are with Europe, but not of it». In una chiosa, Winston Churchill descrisse l’essen- za del rapporto tra il Regno Unito e il resto d’Europa, rimasto immutato nei secoli. Londra, condizionata dal proprio carattere insulare, ha sempre guardato al Vecchio Continente con un certo distacco, limitando il più possibile il pro- prio coinvolgimento: la splendid isolationdel XIX secolo, i canali privilegiati con gli Stati Uniti e il Commonwealth, le battaglie di Margaret Tha- tcher, gli opt-out dai Trattati, sono tutti figli di una visione strettamente pragmatica dell’archi- tettura europea. Nelle parole del primo mini- stro David Cameron, l’Unione rappresenta per gli inglesi «un mezzo, non un fine». Obiettivo ultimo è il conseguimento di benessere e pro- sperità economica, salvaguardando al contempo l’identità nazionale della terra d’Albione, osteg- giando perciò qualsiasi cessione della sovranità in ottica federale. Lo scoppio della crisi dell’Eurozona ha acuito queste divergenze, trascinando la situazione sull’orlo del baratro. La differenza di vedute sul modo di superare la recessione ha esasperato le relazioni tra la Gran Bretagna e gli altri Stati membri e dato fiato alle istanze euroscettiche, EUROVIGNETTA DI LUIGI PORCEDDU, “A VOLTE RITORNANO”, 08/02/2013 non solo animate dalla tradizionale diffidenza verso l’asettica burocrazia di Bruxelles, ma an- un referendum sulla permanenza britannica che della volontà di tagliare drasticamente (se nell’UE. La proposta ha sollevato la perplessità non azzerare) i contributi al bilancio europeo e delle cancellerie europee, che hanno immediata- riappropriarsi delle quote di sovranità cedute. mente ribadito la necessità per l’Europa di rima- I sondaggi oggi mostrano come una percentuale nere unita, senza mettere in discussione compresa tra il 49 (Yougov) e il 56% (Opinium/ la membership del Regno Unito. Observer) dei cittadini britannici propendereb- Quali sarebbero, però, le conseguenze di u- be per l’uscita dall’Unione. A trarne giovamento na Brexit? Sul versante economico, Londra ri- è stato soprattutto lo United Kingdom Indepen- sparmierebbe immediatamente 8 miliardi di dence Party (UKIP), che ha guadagnato in rile- sterline (poco più di 9 miliardi di euro – dati del vanza e ha costretto il partito di Cameron a gio- Tesoro britannico) in contributi al bilancio euro- care d’anticipo per togliere l’iniziativa alla picco- peo. L’uscita dal mercato unico le consentirebbe la ma aggressiva formazione di estrema destra. di riacquistare autonomia decisionale in settori In questa cornice Londra ha rifiutato di aderire come la normativa sul lavoro (e alzare il tetto al patto di bilancio europeo e ha mostrato delle 48 ore settimanali lavorative), in materia un atteggiamento ostruzionistico nel già diffi- di energia verde o in ambito finanziario (ad e- coltoso processo di negoziazione del Quadro sempio imponendosi come piazza off-shore per i Finanziario Pluriennale 2014-2020. flussi di capitale provenienti dalle economie e- Nell’attesissimo discorso pronunciato il 23 gen- mergenti). Inoltre, i benefici commerciali per cui naio, il premier Cameron ha dichiarato la sua il Regno Unito aderì alla Comunità Europea nel intenzione, in seguito ad un’eventuale vittoria 1973 sono oggi molto mitigati dai concordati dei Tories alle elezioni del 2015, di indire sulle riduzioni tariffarie in sede GATT e WTO. © Europae - Rivista di Affari Europei 6
6 MESI DI UNIONE, 6 MESI DI EUROPAE Raccolta di articoli tratti da www.rivistaeuropae.eu Edizione speciale, Agosto 2013 Tuttavia, non mancherebbero aspetti negativi: mondo che vede il tramonto dell’egemonia sta- le barriere tariffarie in alcuni settori fondamen- tunitense e l’ingresso in scena di nuovi attori, le tali (agroalimentare, tessile) o strategici cui priorità non coinvolgono di certo la rinego- (aerospaziale) rimangono rilevanti e inficereb- ziazione di tutta una serie di trattati con un’ex- bero la capacità operativa in un mercato enorme potenza coloniale. come quello dei “Ventisei”, mentre i 2,7 miliardi È chiaro che la situazione non può essere igno- di sterline (3 mld di euro) annui di contributi al rata e che, se la strada delle riforme e di una settore agricolo, un gruppo di interesse piutto- maggiore integrazione europea è necessaria, la sto ostico, costituirebbero un’indesiderabile spi- perdita di un membro importante come il Regno na del fianco degli inquilini venturi di Downing Unito potrebbe rappresentare “una scommessa Street. incosciente”. Cameron ha avuto il merito di in- Per quanto riguarda il fronte delle relazioni in- dicare l’elefante nella stanza e di aver chiarito di ternazionali, una tale evenienza rappresentereb- voler lavorare per il raggiungimento di un accor- be un enorme danno per ambo le parti: l’UE su- do che eviti l’uscita di Londra dall’Unione. Resta birebbe un pericoloso calo di autorevolez- da vedere se, posti davanti alla scelta politica, i za sulla scena internazionale, probabilmente cittadini britannici avranno la lucidità e le infor- suscitando una reazione tutt’altro che soddisfat- mazioni necessarie per compiere una scelta de- ta nel proprio partner principale, gli Stati Uniti. stinata a condizionare la storia europea per gli Londra si scoprirebbe improvvisamente il fanta- anni a venire. ∎ sma di quello che fu nei due secoli precedenti, incapace di rivestire qualsivoglia influenza in un Click qui per visualizzare l’articolo sul sito. Editoriali CONSIGLIO EUROPEO: IL BILANCIO DELL’IPOCRISIA di Antonio Scarazzini 9 febbraio 2013 E logio all’ipocrisia, esibizione tra le peg- giori offerte da quell’arena dell’intergo- vernativismo che è il Consiglio Europeo. Davanti ai giornalisti il presidente Herman Van che avverà formalmente il prossimo luglio. In termini assoluti, l’entità del taglio è in realtà paragonabile alla portata delle manovre finan- ziarie approvate negli ultimi anni da molti go- Rompuy ha provato a rivendere l’accordo sul verni nazionali, spesso con orizzonti temporali bilancio pluriannuale 2014-2020 come una ancora più brevi. Ma il segnale negativo è «scelta di responsabilità per il futuro del proget- di natura politica, prim’ancora che economica. to europeo», ma solo una miopia irreversibile La regressione dagli oltre 1000 miliardi della può offuscare ciò che appare più evidente: proposta della Commissione dello scorso set- all’apice della crisi economica, ma anche politica tembre, ai 973 della prima bozza Van Rompuy in e sociale che attanaglia l’Europa, l’Unione Euro- novembre ed ora ai 960 miliardi, su cui ci si è pea risponde tagliando per la prima volta nella accordati dopo la consueta maratona notturna, sua storia il proprio bilancio. Da sempre strimin- lascia passare l’idea che le negoziazioni di bilan- zito rispetto agli ambiziosi obiettivi cui è chia- cio siano poco più di un banchetto a cui presen- mato ad ottemperare, il budget dell’Unione da tarsi per ottenere la propria fetta di torta e tor- ieri è dimagrito di altri 34 miliardi di eu- nare ad esibire in patria lo scettro di una vittoria ro rispetto al settennato precedente, fissando il ora più che effimera. Con quale credibilità si in- tetto di spesa a 960 miliardi di euro – esatta- tende promuovere occupazione, crescita e svi- mente pari all’1% del reddito nazionale lordo – luppo con un bilancio che alla posta “Com- ed a 908 miliardi gli stanziamenti per i paga- petitività per la crescita e l’occupazione” si vede menti. Tali previsioni sono calcolate tenendo in ridotto di 27 miliardi rispetto alle proposte ini- considerazione l’adesione all’Ue della Croazia ziali di Van Rompuy? Quale progettualità si può © Europae - Rivista di Affari Europei 7
CONSIGLIO EUROPEO: IL BILANCIO DELL’IPOCRISIA Antonio Scarazzini , 9 febbraio 2013 LA “FOTO DI FAMIGLIA” DEI PARTECIPANTI AL CONSIGLIO EUROPEO DEL 7-8 FEBBRAIO 2013 (© COUNCIL OF THE EUROPEAN UNION) affidare al “Meccanismo per collegare l’Europa” lamento Europeo sul quadro finanziario pluri- privando reti energetiche, infrastrutture e tele- ennale licenziato dal Consiglio Europeo. comunicazioni di quasi 17 miliardi? È la vittoria, D’altronde Martin Schulz era stato chiaro già in effimera appunto, dei conservatori e de- occasione del Consiglio Europeo del 22 novem- gli intransigenti; è la conservazione di coloro bre scorso: «il Parlamento non approverà nes- (Francia, ma anche Italia) che hanno battagliato sun accordo che si distanzierà in maniera signifi- per non vedere tagliati i fondi per le politiche cativa dalle proposte della Commissione». Nuvo- agricole e di coesione, accettando di barattarli loni scuri si addensano sul cielo di Bruxelles, ora con le riduzioni al tetto di spesa volute dai fauto- che ci troviamo ad anni luce anche dalla prima ri del better spending. Non tanto la Germania, bozza Van Rompuy. A rincarare la dose ci hanno che non vedrà il desiderato aumento dei fondi pensato prima Alain Lamassoure, presidente per la ricerca, ma il “listone” dei falchi del Nord della commissione bilancio del Parlamento, e poi guidato dalla Gran Bretagna. Il rebate, la com- i capigruppo di Popolari, Socialdemocratici, Li- pensazione per i contributori netti ottenuta per berali e Verdi in un comunicato congiunto. «I prima da Margaret Thatcher nel 1984, è salvo leader nazionali hanno deciso per un’Europa più per Regno Unito, Olanda, Danimarca e Svezia. debole e meno orientata alla solidarietà – attac- Come si temeva, lo spirito di solidarietà invocato ca Lamassoure – lavoro e crescita saranno le pri- con chissà quale convinsione da François Hol- me vittime». Tagliano corto anche anche Joseph lande alla plenaria del Parlamento Europeo a Daul, Hannes Swoboda, Guy Verhofstadt, Rebec- Strasburgo si è presto dissolto di fronte ca Harms e Daniel Cohn-Bendit a nome dei ri- all’indistricabile logica del “campanile” che av- spettivi gruppi parlamentari: «Non accettiamo volge i lavori a palazzo Justus Lipsius. Persino la un budget di austerità per i prossimi sette anni. lodevole scelta di affidare il 20% dell’intero bu- Non possiamo accettare un bilancio basato su dget alle politiche per il clima, ivi compresi la logiche del passato, dobbiamo guardare al futu- sicurezza energetica e il sostegno all’occupa- ro, alla crescita ed alla competitività». zione nella green economy, passa in secondo I capigruppo puntano il dito contro una dialetti- malgrado gli sforzi compiuti dal commissa- ca Parlamento-Consiglio venuta a mancare in rio Connie Hedegaard per portarla alla ribalta sede di negoziato. Costretto dal dovere istituzio- della cronaca. L’ennesima carenza di coraggio e nale, in conferenza stampa Van Rompuy ne ha lungimiranza schiaccia la credibilità dell’Unione: fatta una questione di responsabilità provando malgrado gli ultimi due anni abbiano già mostra- a scaricare sul Parlamento il peso di un even- to quali danni possano sorgere dal lato incom- tuale voto contrario. Intanto l’Europa cade vitti- piuto dell’integrazione, l’intransigenza di parte ma dell’euroscetticismo e dell’austerity. dei leader nazionali è riuscita nel non facile com- L’immagine dei ventisette leader che lasciano pito di portare l’Europa sull’orlo dello scontro Bruxelles è quella di una scolaresca indisciplina- istituzionale. Non paga delle diatribe fra club del ta, alla disperata ricerca della promozione con il Nord e del Sud, tra falchi del rigore e discepoli minimo sforzo: il compito in classe è mal riusci- del deficit spending, ora l’Unione si ritrova con la to, il voto in condotta pessimo. ∎ prospettiva non così remota di un veto del Par- Click qui per visualizzare l’articolo sul sito. © Europae - Rivista di Affari Europei 8
Azione Esterna IL SAHEL, AL QAEDA E IL PETROLIO. LE SFIDE PER L’UE di Giovanni Guido Rossi 25 febbraio 2013 G li avvenimenti degli ultimi mesi hanno principali traffici di droga che dal Sud America si richiamato l’attenzione dell’opinione dirigono nel continente europeo. pubblica internazionale su quella zona A questi tre fenomeni se ne è aggiunto un quar- dell’Africa sub-sahariana conosciuta come Sa- to. Il Sahel è infatti diventato il “safe ha- hel. Quest’area geografica, che raramente gua- ven”di AQIM (Al Qaida in the Islamic Maghreb), dagna le prime pagine dei giornali, ha in realtà che vi ha trovato un ambiente favorevole per il un’ importanza strategica altissima per l’Europa. reclutamento e per il coordinamento dei propri Sono principalmente quattro i settori strategici interessi. per l’UE che vedono coinvolto il Sahel in un ruo- Per queste ragioni la Commissione Europea ha lo cruciale: sicurezza energetica, lotta adottato nel 2011 un documento, la “Sahel secu- al terrorismo, immigrazione e lotta al traffico rity and development strategy” con l’obiettivo di droga internazionale. Questa regione ricchis- di gestire i problemi della regione con investi- sima di materie prime(dall’uranio all’oro al pe- menti per lo sviluppo economico, rendendo così trolio) è infatti, per ragioni di relativa vicinanza la zona meno ricettiva nei confronti delle orga- geografica e di carattere storico, una zona in cui nizzazioni criminali e terroristiche. l’Europa, e la Francia soprattutto, ha sempre ma- Partendo dall’idea che i problemi della regione nifestato grande interesse e su cui in futuro do- siano in massima parte dovuti al suo sottosvi- vrà puntare ancor di più. luppo e che esso sia, a sua volta, aggravato dalla Dal punto di vista della politica sull’immigrazio- mancanza di sicurezza, il piano dell’UE prevede ne, il Sahel riveste un ruolo strategico per due una serie di interventi e di investimenti articola- motivi: il primo, sorto più recentemente, è dovu- ti in quattro linee di azione:“Development, good to all’immensa povertà della popolazione che governance and internal conflict resolu- ha spinto moltissimi a migrare verso l’Europa. Il tion” volta a creare un ambiente favorevole alla secondo è rappresentato dal fatto che, storica- crescita economica e alla creazione di un appa- mente, la regione è il collegamento tra l’Africa rato amministrativo più trasparente capace di sub sahariana e il Mediterraneo e per questo è comporre i conflitti interni in maniera pacifica; diventata la principale direttrice del passaggio “Political and diplomatic” mirata a promuove- delle rotte migratorie sud-nord in Africa. Que- re una visione strategica di insieme dei problemi sta vocazione a zona di passaggio è il motivo per da affrontare da parte di tutti gli Stati della re- cui in questa regione passano anche le rotte dei gione attraverso il dialogo ad alto livello e una © Europae - Rivista di Affari Europei 9
IL SAHEL, AL QAEDA E IL PETROLIO. LE SFIDE PER L’UE Giovanni Guido Rossi , 25 febbraio 2013 stretta cooperazione; “Security and the rule of Per l’attuazione di questa strategia l’UE ha stan- law” con l’obiettivo di rinforzare la capacità del- ziato circa 800 milioni di euro, di cui 450 nel le autorità di affrontare terrorismo e criminalità Sahel, 200 nel Maghreb e altri 150 che possono organizzata in maniera più efficiente e specializ- essere mobilitati sempre verso i tre paesi del zata e a migliorare il controllo dello Stato sul Sahel nel quadro del decimo EDF, da qui alla fine territorio;“Fight against and prevention of vio- del 2013. Altre risorse possono essere liberate lent extremism and radicalisation” volta ad tramite l’IFS (Instrument for Stability). aumentare la resistenza della popolazione locale Quello che traspare da questo documento è nei confronti dello organizzazioni criminali e l’enorme scarto esistente tra gli obiettivi perse- terroristiche. guiti e le risorse stanziate. La cifra di 800 milioni Il piano coinvolge, oltre ai tre paesi del Sahel è infatti troppo bassa per pensare anche solo di propriamente detti (Niger, Mali e Mauritania) e cominciare un programma di sviluppo o di lotta l’Unione Europea, anche i paesi del Maghreb oc- al terrorismo, soprattutto in un’area enorme e cidentale, Marocco, Algeria e Libia, ma anche popolosa come il Sahel. Quindi questo documen- due paesi sub sahariani confinanti con il Sahel to è un esempio lampante dei limiti dell’azione che con esso condividono molti problemi, cioè dell’Unione. Unisce infatti una profonda capacità Ciad e Burkina Faso. Esso prevede l’utilizzo degli di analisi ad una mancanza di mezzi per incide- strumenti dellacooperazione tramite il coinvol- re effettivamente e, proprio come ci dimostra la gimento sia dei principali attori regionali come situazione attuale del Mali, obbliga gli Stati l’Unione Africana e l’ECOWAS, sia di quelli inter- membri a dover prendere l’iniziativa per difen- nazionali come l’ONU, oltre che di altri paesi che dere gli interessi propri e dell’Unione nella re- hanno dei forti interessi nella regione (USA, Ca- gione. ∎ nada e Giappone). Click qui per visualizzare l’articolo sul sito. Speciali INTERVISTA A RAFFAELLA DE MARTE: SCHULZ E IL RUOLO DEL PARLAMENTO EUROPEO a cura della Redazione di Europae 8 marzo 2013 * Raffaella De Marte è addetta stampa e social media manager del Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. L’abbiamo intervistata a Torino sabato 2 marzo. Negli ultimi mesi, il Parlamento Europeo ha Parlamento e anche per questo è riuscito a supe- avuto un ruolo sempre più centrale nel con- rare consuetudini che duravano da anni. fronto politico e istituzionale nell’Unione Eu- ropea. Lei crede che dipenda soprattutto dal Per esempio? ruolo di Martin Schulz? Ad esempio quella che il presidente del PE non Martin Schulz senz’altro conosce benissimo partecipa ai Consigli Europei, ma tiene un sem- l’Unione Europea, è stato eletto per la prima vol- plice discorso all’inizio della riunione. Schulz in ta al Parlamento Europeo (PE) nel 1994. Ha una questo ambito ha ottenuto che sul discorso del chiara idea di come l’Unione dovrebbe funziona- presidente del PE si svolgesse un dibattito tra i re, in particolare verso una maggiore integrazio- Capi di Stato e di Governo. Come abbiamo visto ne e non solo di natura economica. Inoltre, in alcuni degli ultimi vertici, questi dibattiti pos- Schulz pur essendo politicamente all’opposizio- sono essere anche particolarmente lunghi e inte- ne, in quanto membro del Partito del Socialismo ressanti. Inoltre, nei Consigli Europei recente- Europeo (PSE), ha avuto l’appoggio dell’intero mente dedicati al bilancio, il presidente Schulz è © Europae - Rivista di Affari Europei 10
6 MESI DI UNIONE, 6 MESI DI EUROPAE Raccolta di articoli tratti da www.rivistaeuropae.eu Edizione speciale, Agosto 2013 stato molto attivo e molti leader lo hanno cerca- ché anche nel PE sono rappresentati interessi to per capire fino a che punto un loro compro- nazionali diversi. Il confronto potrebbe basarsi messo potesse essere accettato dal PE. piuttosto sull’inserimento di una serie di clauso- le nel QFP che modifichino soprattutto la sua Crede che questa centralità politica del PE attuazione. possa diventare strutturale, dopo la fine del mandato di Schulz? Che cosa dovrebbero comportare queste Due anni e mezzo sono pochissimi e le pratiche “clausole”? consolidate sono difficili da scardinare. La gran- Fondamentalmente andrebbero a incidere in tre de forza del Parlamento in questa fase è stata direzioni. In primo luogo a garantire flessibilità soprattutto quella di agire in modo unitario. I- all’attuazione del bilancio, ossia permettere la noltre, il PE è diventato un importante luogo di riallocazione delle risorse finanziarie non solo dibattito sui grandi temi politici ed economici tra i vari anni coperti dal QFP, ma anche tra i che interessano il futuro dell’UE. Basti pensare a capitoli di spesa. Questo significherebbe, per come molti capi di Stato e di governo, come Ma- esempio, consentire di impiegare le risorse ri- rio Monti e François Hollande, siano venuti al maste inutilizzate in un determinato anno in Parlamento per presentare la propria visione quelli successivi. Lo stesso discorso dovrebbe dell’Unione e confrontarsi in modo trasparente e valere per i singoli capitoli di spesa. pubblico con i parlamentari europei. L’obiettivo In secondo luogo l’inserimento di una clausola di principale di Schulz per il suo mandato è di ren- revisione permetterebbe una ridiscussione del dere il Parlamento più visibile, più udibile, più QFP a metà percorso. Questa previsione è giusti- ascoltato: vedremo alla fine del mandato, se ci è ficata dal fatto che il PE non si sente di vincolare riuscito. all’austerità i due Parlamenti che verranno dopo (le prossime elezioni europee sono nel 2014, Un ambito nel quale il PE è stato politica- quelle successive nel 2019, ndr) e le rispettive mente molto attivo è quello delle trattative Commissioni. Infine, il Parlamento chiederà per il Quadro Finanziario Pluriannuale (QFP) maggiori garanzie sulle risorse proprie 2014-2020, ovvero il bilancio pluriannuale dell’Unione. dell’UE. Quando pensa che si potrà arrivare ad un Innanzitutto è bene sottolineare quanto finora il voto definitivo del PE sul QFP? PE sia stato unito sull’argomento. La posizione Ad oggi i negoziati fra Parlamento e Consiglio si del Parlamento è stata particolarmente forte sono appena aperti. Indicativamente, credo che non solo per merito di Schulz e del suo dinami- si possa arrivare ad una decisione e a un voto smo politico, ma proprio per la volontà del PE di del Parlamento entro l’estate. fare valere le sue prerogative democratiche su una questione così importante sulla quale ha un Uscendo dalla politica europea per arrivare potere di veto rispetto agli accordi intergoverna- in Italia, come sono stati accolti i risultati tivi. Si pensi, per esempio, al forte comunicato delle elezioni politiche italiane a Bruxelles? congiunto delle quattro principali famiglie poli- Sicuramente hanno sorpreso, ma non spaventa- tiche europee all’indomani dell’accordo al Consi- to. C’è piena fiducia nella capacità dell’Italia di glio Europeo dello scorso 8 febbraio. Il rischio uscire dalla crisi politica attraverso un governo ora è che i governi nazionali possano fare pres- di coalizione o un’altra forma di collaborazione sioni sulle proprie delegazioni nazionali, ma cre- parlamentare. C’è soprattutto grande fiducia in do che ci saranno molti parlamentari che si op- Giorgio Napolitano. Alla fine, ma questa è la mia porranno a questi tentativi. opinione personale, non si può restare appesi per sempre agli umori dei mercati. L’Italia ha Crede che sia possibile trovare un accordo? bisogno di un po’ di tempo per trovare una solu- La posizione negoziale del PE sarà definita alla zione a questo momento politico particolare. ∎ prossima sessione plenaria di marzo. Tuttavia, è opinione diffusa nel Parlamento che la lotta, in Click qui per visualizzare l’articolo sul sito. questa fase, non debba essere tanto sulle cifre. Si tratterebbe infatti di un gioco al massacro, per- © Europae - Rivista di Affari Europei 11
Sicurezza e Difesa LA DETERMINAZIONE DELL’INCONCLUDENZA di Enrico Iacovizzi 9 marzo 2013 CONTINGENTE EUROPEO PARTECIPANTE A MISSIONI DI ADDESTRAMENTO E MONITORAGGIO NELL’AFRICA SUB-SAHARIANA (© COUNCIL OF THE E.U.) L a recente crisi maliana e la rapida rispo- sta europea con la missione “EUTM Mali” rappresentano un ottimo spunto per ef- fettuare una valutazione della Politica di Sicu- anni Novanta, la PESD è stata costruita passo dopo passo con l’obiettivo di dare all’Unione Eu- ropea una capacità d’azione effettiva, una serie di strumenti politici ed operativi che la rendes- rezza e Difesa Comune (PSDC, già Politica Eu- sero un attore internazionale in grado di bilan- ropea di Sicurezza e Difesa, PESD) e per ricorda- ciare la sua doppia natura di “gigante economi- re quale sia il suo scopo nel contesto dell’azione co” e “nano politico” attraverso una reale capaci- esterna europea. La training mission in Mali pre- tà di proiezione globale nel settore della sicurez- vede l’invio di circa 500 unità con l’obiettivo di za. fornire addestramento ed assistenza militare Eppure, ancora oggi, ciò che appare più evidente alle forze armate maliane, al fine di migliorarne rispetto alla PCSD è la mancanza di una visione le capacità operative in vista di azioni militari d’insieme. Questa politica non sembra avere un volte a ristabilire l’integrità territoriale dello obiettivo reale, ma rappresenta piuttosto un in- Stato e ridurre la minaccia terroristica nel Paese. sieme sconnesso di operazioni privo di un Come dimostra il mandato di questa missione, quadro strategico preciso. Le cause di questa pensare al settore della difesa europea solo in situazione sono molteplici. Innanzitutto i tempi termini di costruzione di un esercito comune correnti sono assolutamente sfavorevoli. Il ven- risulterebbe oggi strategicamente riduttivo e to della spending review soffia infatti in direzio- giuridicamente errato. Nessuna disposizione del ne totalmente opposta a quella della politica di Trattato di Lisbona menziona infatti la costru- sicurezza, come dimostrano le proposte di ridu- zione di un esercito europeo. Altrettanto errato zione dei budget nazionali, i piani di riforma del- è pensare che la PSDC sia nata come semplice le forze armate e gli onnipresenti dibattiti sui strumento di difesa collettiva per gli Stati mem- costi di duplicazione. Per motivi puramente bri dell’UE, una sorta di piccola NATO continen- pragmatici, una politica non supportata da risor- tale la cui ragion d’essere è la mera difesa del se finanziarie adeguate non può che raggiungere territorio europeo. La PSDC ha in realtà radici risultati mediocri, come il Tenente Generale Ton ben diverse e legate all’incapacità dimostrata Van Osch (Direttore Generale dell’EU Military dalla Politica Estera e di Sicurezza Comune Staff) ha sottolineato questa settimana al Parla- (PESC) nel fornire strumenti necessari a rendere mento Europeo. l’Unione un security provider credibile. Dopo il A questa situazione, per lo più localizzata in un fallimento europeo nelle guerre jugoslave negli preciso momento storico, se ne aggiunge poi una © Europae - Rivista di Affari Europei 12
6 MESI DI UNIONE, 6 MESI DI EUROPAE Raccolta di articoli tratti da www.rivistaeuropae.eu Edizione speciale, Agosto 2013 strutturale e di lungo periodo: come imbrigliare fondamentali. In questa strategia, la PSDC potrà le diverse strategie nazionali degli Stati mem- e dovrà giocare un ruolo chiave. I presupposti bri in una politica comune? La scarsa rilevanza per farlo esistono. In primo luogo, quei “bastioni della PESC ha dimostrato quanto ciò sia difficile giuridici” che difendono la PSDC da derive pura- in termini pratici. In quest’ottica i governi nazio- mente interventiste, limitando l’impiego di ri- nali hanno guardato alla PSDC non come uno sorse militari a missioni umanitarie, di peace- strumento integrato della politica estera comu- keeping e crisis management. In secondo luogo, ne, quanto piuttosto come un tappeto sotto cui la prominente componente civile della PSDC, le nascondere le briciole della PESC: l’avvio di ope- cui aree prioritarie d’intervento sono l’assisten- razioni militari in aree calde come l’Afghanistan, za nel settore della sicurezza, del monitoraggio, l’Iraq, la Palestina, il Sudan, mostrano infatti co- del capacity-building nel settore dell’ammini- me alla presenza concreta dell’UE corrisponda strazione giudiziaria, civile e di polizia. Ciò che spesso l’incapacità di esercitare una vera influ- davvero manca oggi è la volontà politica per enza in questi teatri. trasformare un insieme scomposto di tasselli in L’UE potrà davvero incidere sulla sicurezza in- un mosaico che raffiguri una strategia di proie- ternazionale solo quando sarà in grado di svi- zione globale organica e coerente. ∎ luppare una strategia coerente e di ampio re- spiro, basata sulla promozione dei valori fon- danti dell’UE, che i trattati pongono al centro Click qui per visualizzare l’articolo sul sito. dell’azione esterna europea: lo sviluppo ed il consolidamento della democrazia e dello stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e delle libertà Politica e Istituzioni IL PARLAMENTO EUROPEO BOCCIA IL BILANCIO PLURIENNALE PROPOSTO DAL CONSIGLIO EUROPEO di Davide D’Urso 14 marzo 2013 C on 506 voti a favore, 161 contrari e 23 parlamentari europei (popolari, socialisti, libe- astenuti, il Parlamento Europeo (PE) ha raldemocratici, verdi e sinistra) ha ricevuto va- bocciato la proposta di Quadro Finan- sto consenso e il plauso del Presidente del Parla- ziario Pluriannuale (QFP) sulla quale il Consi- mento, il socialista tedesco Martin Schulz, che glio Europeo aveva faticosamente trovato un ha definito la giornata di ieri “un grande giorno accordo lo scorso 8 febbraio. L’approvazione da per la democrazia europea”. “Il Parlamento” ha parte del PE del bilancio pluriannuale aggiunto, “vuole essere preso come un partner dell’Unione Europea, rappresenta un passaggio serio” e la bozza approvata dai Capi di stato e di necessario per l’entrata in vigore del nuovo qua- Governo dell’Unione lo scorso febbraio non te- dro finanziario per il settennato 2014-2020. La neva in debita considerazione le richieste dei risoluzione approvata dal Parlamento a netta parlamentari europei. Alain Lamassoure, mem- maggioranza, sancisce invece il rifiuto della bro francese del Partito Popolare Europeo (PPE) bozza di bilancio “nella sua forma attuale”. Come e presidente della Commissione bilancio del PE, già anticipato, il PE si oppone soprattutto alla ha ricordato come le scorse settimane il Presi- sostanza politica del bilancio, che per la prima dente del Consiglio Europeo Herman Van Rom- volta vede una riduzione del budget comunita- puy avesse chiesto al PE di assumersi le proprie rio, nonché alla sua rigidità di applicazione. responsabilità. Secondo Lamassoure “la respon- sabilità del Parlamento è di dire tranquillamente La risoluzione preparata dai principali gruppi di no”. © Europae - Rivista di Affari Europei 13
IL PE BOCCIA IL BILANCIO PLURIENNALE PROPOSTO DAL CONSIGLIO EUROPEO Davide D’Urso , 14 marzo 2013 IL RISULTATO DELLA VOTAZIONE SULLA MOZIONE DI RESPINGIMENTO DEL QFP PROPOSTO DAL CONSIGLIO EUROPEO (© EUROPEAN PARLIAMENT) Entrando nel merito della risoluzione, si nota reso noto nelle settimane precedenti. Sulla base come il PE abbia sottolineato in particolare il della proposta del Consiglio Europeo e della po- problema dei mancati pagamenti che già hanno sizione del PE, i negoziati informali riprenderan- afflitto la gestione di bilancio dell’UE negli ultimi no presto per arrivare ad un compromesso in- anni, mettendo a repentaglio molti programmi ter-istituzionale tra Consiglio, Commissione e europei, tra cui quello Erasmus. Le allocazioni Parlamento. Sembra probabile che questo accor- finanziarie previste dalla proposta di QFP 2014- do possa essere trovato mediante l’inserimento 2020 presentata dal Consiglio Europeo, non per- di clausole di flessibilità tali da rispondere alle metterebbe di corrispondere agli impegni di richieste, molto ragionevoli, del PE. Sembra da pagamento che l’UE ha già assunto, costringen- escludere invece che le trattative possano ri- dola di fatto a creare un passivo di bilancio, una guardare le cifre decise dal Consiglio Europeo possibilità esplicitamente esclusa dai trattati. La del 7-8 febbraio. Una simile possibilità, oltre che risoluzione approvata ieri dà per questo ai nego- mettere in crisi il precario equilibrio di quegli ziatori del PE un forte mandato per assicurare “egoismi nazionali” fortemente criticati soprat- che il QFP risponda a principi di flessibilità tali tutto dagli esponenti socialisti e liberaldemocra- da permettere un utilizzo ottimale dei fondi di- tici del PE, potrebbe infatti portare ad uno scon- sponibili. Inoltre, come già anticipato su queste tro istituzionale aperto che, al momento, tutti pagine, si chiederà di prevedere clausole di revi- vorrebbero evitare. ∎ sione in modo da consentire ai prossimi parla- menti e governi europei di rivedere i termini del Click qui per visualizzare l’articolo sul sito. bilancio europeo. Anche la questione delle risor- se proprie continua ad essere una priorità per i parlamentari europei. La risoluzione del PE non rappresenta il blocco del bilancio né una presa di posizione particolar- mente destabilizzante per la vita istituzionale dell’Unione. In realtà, essa rappresenta la forma- lizzazione delle richieste che gli esponenti del Parlamento, dal Presidente Schulz ai capigruppo dei principali schieramenti politici, avevano già © Europae - Rivista di Affari Europei 14
Economia e Finanza / Focus I COSTI DELL’USCITA DALL’EURO di Riccardo Barbotti 26 marzo 2013 EUROVIGNETTA DI LUIGI PORCEDDU. “PROBLEMI EUROPEI PARTE III: DOLLARO VS EURO”, 19 FEBBRAIO 2013 N el 2011 UBS paragonava l’euro all’Hotel California, in cui come cantavano gli Eagles “ you can check out, but you can never leave”: puoi entrarci senza farne ritorno. ne. I pareri di esperti e analisti divergono quan- do si tratta di capire se sia possibile il ritorno alla moneta nazionale senza necessariamente doversi congedare dall’UE. Se è vero che i Trattati non prevedono mecca- La complessità dei meccanismi di uscita sottin- nismi per l’abbandono della moneta unica e tende la necessità di dover affrontare un lungo il conseguente ritorno alla moneta nazionale, il iter procedurale, passando per negoziazioni con- Trattato di Lisbona contempla la possibilità dotte tra Stati membri e spiegando la vela con per uno Stato membro di lasciare l’Unione Euro- tutta probabilità verso una terra sconosciuta, pea e, di conseguenza, l’unione monetaria. La con mercati turbolenti a rendere ancora più ar- possibilità di espulsione è sicuramente la più dua la navigazione. Il ruolo svolto dalla trattati- irrealistica, perché non viene in alcun caso con- va privata tra i vari Paesi non dev’essere sfuggi- templata dai Trattati europei, obbligando gli Sta- ta a Merril Lynch, che in un’analisi suggerì ai ti membri e la commissione al perseguimento di PIIGS di mostrarsi intenzionati a lascia- una soluzione politica, come citato dall’articolo re l’eurozona per stimolare la Germania a paga- 126 del Tfue; è invece permesso l’abbandono re per la loro permanenza. La principale tesi di volontario, anche ingiustificato, come atto chi sostiene che l’uscita dall’euro sia una vi- di sovranità di un singolo Paese qualora questo a indispensabile per i paesi più deboli sia conforme alle sue regole costituzionali inter- dell’eurozona, consiste nell’evidenziare i benefi- © Europae - Rivista di Affari Europei 15
I COSTI DELL’USCITA DALL’EURO Riccardo Barbotti, 26 marzo 2013 ci che porterebbe l’utilizzo di una moneta sovra- mico: il deprezzamento della moneta innalze- na e la piena autonomia in fatto di politiche mo- rebbe il costo dell’import, ossia l’acquisto di beni netarie. In particolare, sarebbero le svalutazioni e servizi dall’estero, e l’indice inflatti- competitive a ridare all’economia in recessione vo. L’abbassamento dei prezzi praticamente nel il colpo di reni in grado di rimetterla in piedi. Il mercato internazionale dagli esportatore, innal- ritorno ad una moneta nazionale porterebbe zerebbe gli stessi per gli importatori, costretti a infatti ad un regime di cambi flessibili, in cui è sostenere costi più elevati (in termini di moneta il mercato, nell’incontro tra domanda e offerta nazionale) per l’approvvigionamento dei beni di moneta, a determinare il valore di una valuta. dall’estero. Paesi come Spagna e Italia, poveri Essendo questa proposta dedicata ai Paesi più in di materie prime, ed essenzialmente trasforma- difficoltà all’interno dell’area euro, si verifiche- tori, in grado dunque di installare un valore ag- rebbe un’immediata svalutazione della nuova giunto alle merci estere, sarebbero costretti a moneta che, secondo gli analisti, si assesterebbe riversare sull’export i costi menzionati per rifor- tra il 40 e il 50% nel brevissimo periodo. nirsi, annullando così il beneficio di u- Tutti i debiti e crediti dei privati e del settore na svalutazione. Non solo un beneficio mancato, pubblico verrebbero convertiti al valore di ma un vero danno: l’innalzamento generale conversione nominale iniziale, bruciando, di dei prezzi (basti pensare alla benzina, quindi ai fatto, gran parte del loro valore, e portando così costi di trasporto e ancora ai beni finali), deno- un beneficio ai debitori, in particolare al debito minato inflazione, corroderebbe il potere pubblico; gli Stati “secessionisti” si ritroverebbe- d’acquisto delle famiglie e dei consumatori, a ro a dover restituire un importo reale minore di fronte di un beneficio minimo in termini di mag- quanto pattuito in euro, alleggerendo il fardello gior competitività internazionale. La domanda che pesa sulle casse pubbliche. Il beneficio finan- interna si incrinerebbe ancor più di quan- ziario si accompagnerebbe a quello economico, to viviamo in questi giorni, prosciugando gli utili prodotto dalla forza competitiva degli esporta- delle imprese. tori nazionali che porterebbero sul merca- Discorso diverso, ma ugualmente negativo, per to internazionale i propri beni e servizi ad un la Grecia, che possiede un’economia debolmente prezzo minore, nonostante il valore reale ai loro legata all’esportazione. Una svalutazione non occhi non sia mutato, creando così un boom di garantirebbe alcun un rilancio economico, se domanda tale da rilanciare le imprese nazionali, non nel settore turistico, come giustamente o- il lavoro, e di conseguenza i consumi interni. biettano i sostenitori del ritorno alla sovranità Chi, per sostenere tale soluzione, prende ad e- monetaria. Tuttavia è difficile sostenere che in sempio i casi storici di svalutazione competitiva un mondo di recessione globale, il settore turi- avvenuti nel passato, si limita ad osservare solo stico greco sia in grado di fare da volano per una il breve termine. Ad ogni fase di politica moneta- ripresa economica sostenibile, ancor più se sop- ria espansiva, segue un ciclo economico cono- pesiamo la questione con l’evidenza, già citata sciuto e temuto, il cosiddetto “boom and per Italia e Spagna, di un paese scarsamente do- bust” (espansione e crisi). L’aumento di offerta tato di materie prime, e che dunque verrebbe monetaria creerebbe dapprima le condizioni di afflitto da una bruciante inflazione. Se con un un rilancio dell’esportazione, seguita tuttavia da maggior ottimismo o cecità, non prendiamo in bolle speculative per nulla trascurabili e causate considerazione il problema del co- dalla distorsione del mercato ad opera della po- sto dell’importazione, le criticità comunque non litica monetaria artificiosa, incentivando i malin- mancano: l’utilizzo di esportatori come volano vestimenti nati dall’improvviso accumulo di ric- del rilancio economico, li porta ad assumere la chezza fittizia. Una ripresa economica dunque forma di agenti di trasferimento di ricchezza. ben lontana dall’essere sostenibile e duratura, Con l’espansione monetaria, chi opera in setto- come hanno dimostrato Argentina e Rus- ri legati all’export dalle imprese direttamente sia, illustri esempi di svalutazione competitiva venditrici e lavoratori dipendenti alla filiera pro- degli ultimi anni. duttiva si ritroverebbe a conseguire maggior Indubbiamente una politica di svalutazione por- ricchezza di quanto avvenuto nella fa- ta un beneficio all’export di un Paese, ma è ne- se precedente, ipotizzando in ogni caso che gli cessario osservare con più cura l’insieme econo- altri Stati europei non attuino politiche protezio- © Europae - Rivista di Affari Europei 16
6 MESI DI UNIONE, 6 MESI DI EUROPAE Raccolta di articoli tratti da www.rivistaeuropae.eu Edizione speciale, Agosto 2013 nistiche per impedire che una svalutazione dei da e offerta: un debito svalutato penalizzerebbe recessionisti mini la loro competitività. Il prez- gli investitori, sia nazionali che stranieri, innal- zo di questa ricchezza viene pagato dai conna- zando i tassi e quindi i costi per approvvigionar- zionali (basti pensare ai pensionati) non coin- si di capitale. Ad uno Stato, dunque, verrebbero volti nel settore, e in termini di riduzione richiesti molti più interessi per finanziarsi, fino del potere d’acquisto ad opera dell’inflazione. ad arrivare, in caso di “default”, all’impossibilità Quando, in una fase successiva, il nuovo denaro di piazzare titoli pubblici sul mercato per di- si propaga verso le sfere più lontane dall’export, verso tempo. Il mantra del “non possiamo più gli esportatori vedranno svanito il beneficio pagare le pensioni” sentito così spesso negli ulti- competitivo: l’aumento delle vendite verso mi tempi, diventerebbe drammaticamen- l’estero (dunque la domanda di moneta naziona- te realistico. le) causerà un inevitabile apprezzamento della Tassi di interesse più elevati anche per i contrat- valuta. I Governi hanno a disposizione due scel- tori di mutui e debiti con il sistema bancario, il te: ignorare le richieste degli esportatori, o apri- quale cercherebbe di tutelarsi dall’inflazione re nuovamente i rubinetti della moneta per in- richiedendo una maggior remunerazione. Sem- nescare una nuova fase espansionistica. Nel pre riguardo il rapporto con le banche, è neces- primo caso si avrebbe inevitabilmente lo scop- sario considerare che con una svalutazione del pio delle già citate “bolle”: gli investimenti a bas- 40-50%, la stessa percentuale descriverebbe le si tassi d’interesse nel settore dell’export si rive- perdite dei depositi e delle liquidità. Il giorno lerebbero insoddisfacenti, e crollando consume- zero dell’uscita dall’euro assisteremmo alle tri- rebbero i risparmi delle famiglie e i bilanci delle stemente celebri corse agli sportelli per ritirare i banche, nonostante un caro prezzo sia già stato propri risparmi, rischiando di far collassare un pagato nella fase precedente ad alta inflazione, sistema bancario che già versa in acque agitate. di “attesa” che gli effetti del rilancio economico Uno studio condotto dall’UBS stima tra i 9500 e si manifestino; nel secondo caso con 11500€ la perdita media del reddito per ogni un’ulteriore accelerata monetaria il processo cittadino di uno Stato secessionista del Sud ricomincerebbe: nuova svalutazione, un benefi- Europa nel primo anno, sommati a 34 mila € cio degli esportatori, malinvestimenti, inflazio- per ogni anno successivo, e, viene precisato ne, ed erosione del potere d’acquisto appe- nell’analisi, queste “sono stime conservative che na ottenuto delle famiglie. non calcolano i costi dei disordini civili”. Una politica dunque per nulla sostenibile nel lungo termine. Bisogna inoltre considerare che Si può obiettare su quanto sia stato opportuno una “svalutazione infinita” significherebbe cer- per i Paesi meno virtuosi entrare nell’euro, e se i care di competere con concorrenti la cui chiave benefici siano stati tali da bilanciare le difficoltà. strategica poggia sul minor costo possibile, Il dolore causato dall’Euro deve essere visto co- quindi, ad esempio, la Cina. Sembra scarsamen- me un dito indice puntato sulle strutture non te credibile e auspicabile che si voglia portare sufficientemente competitive: i Paesi del- l’economia di uno Stato europeo a competere l’Europa mediterranea necessitano di u- con le condizioni salariali cinesi, non certamen- na ristrutturazione organica, di riforme e di un te celebri per l’equità. Per lo stesso motivo, cer- ammodernamento, in favore di una rimozione care di battere la Cina a colpi di svalutazione, delle rigidità classiche delle politiche troppo di- porterebbe ad una corsa al ribasso che danneg- rigista del passato, pur in linea con le garanzie di gerebbe lavoratori e famiglie, il cui benessere è Welfare da sempre nella tradizione europea. An- lo scopo dell’economia. ziché un secessionismo, è da augurarsi una mag- Un’ultima questione da affrontare riguarda la gior integrazione, un’Europa che indichi quale materia finanziaria. La conversione del debito sia la via da seguire, e spingere per un accentra- pubblico in nuova moneta nazionale svalutata e mento delle politiche economiche e monetarie. inflazionata donerebbe una boccata d’ossigeno L’unico modo per avanzare verso il futuro senza alle finanze pubbliche, costrette a restituire un confonderlo con il passato. ∎ minor capitale reale a fronte di un nominale in- variato. Tuttavia sui mercati prezzi e tassi di in- Click qui per visualizzare l’articolo sul sito. teresse sono determinati dalle curve di doman- © Europae - Rivista di Affari Europei 17
Puoi anche leggere