6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE - EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013

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6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE - EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013
6 MESI DI UNIONE
                        6 MESI DI EUROPAE
www.rivistaeuropae.eu                            EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013

                                                           www.rivistaeuropae.eu
                                                   7 FEBBRAIO 2013 - 7 AGOSTO 2013

         © Europae - Rivista di Affari Europei
Associazione Culturale OSARE Europa                      © Europae - Rivista di Affari Europei
6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE - EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013
Edizione speciale, Agosto 2013
© Europae - Rivista di Affari Europei, www.rivistaeuropae.eu

“6 mesi di Unione, 6 mesi di Europae”
A cura di Davide D’Urso
Copertina realizzata con le creazioni di Luigi Porceddu in esclusiva per Europae.

Direttore: Antonio Scarazzini
Caporedattore: Davide D’Urso
Responsabili di Redazione: Luca Barana, Riccardo Barbotti, Simone Belladonna, Fabio
Cassanelli, Valentina Ferrara, Shannon Little, Tullia Penna.

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6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE - EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013
INDICE
I primi 6 mesi di una grande avventura                                                5
Davide D’Urso, 7 agosto 2013

One way ticket to… where?                                                             6
Giorgio Cammareri, 8 febbraio 2013

Consiglio Europeo: Il bilancio dell’iprocrisia                                        7
Antonio Scarazzini, 9 febbraio 2013

Il Sahel, Al Qaeda e il petrolio. Le sfide per l’UE                                   9
Giovanni Guido Rossi, 25 febbraio 2013

Intervista a Raffaella De Marte: Schulz e il ruolo del Parlamento Europeo             10
A cura della Redazione, 8 marzo 2013

La determinazione dell’inconcludenza                                                  12
Enrico Iacovizzi, 9 marzo 2013

Il Parlamento Europeo boccia il bilancio pluriennale proposto dal Consiglio Europeo   13
Davide D’Urso, 14 marzo 2013

I costi dell’uscita dall’euro                                                         15
Riccardo Barbotti, 26 marzo 2013

Il Parlamento Europeo e il gendarme imparziale                                        18
Gianluca Farsetti, 20 aprile 2013

L’Unione Europea e la Realpolitik nell’Artico                                         19
Giuseppe Lettieri, 20 aprile 2013

Kosovo: un successo della mediazione europea, un passo avanti vero un vero Stato?     21
Sarah Camilla Rege, 26 aprile 2013

Mario Draghi e la BCE all’attacco: tassi al minimo storico e nuove LTRO               23
Fabio Cassanelli, 2 maggio 2013

“Un’Europa per tutti”. Il Parlamento Europeo studia nuove politiche sociali           24
Anna Malandrino, 4 maggio 2013

Torna ad osare, Europa!                                                               23
Antonio Scarazzini e Davide D’Urso, 9 maggio 2013

La miopia delle banche centrali sui tassi d’interesse a lungo termine                 28
Corrado Campodonico, 21 maggio 2013

Gli scontri in Svezia riaccendono il dibattito sulle politiche d’integrazione         29
Simone Belladonna, 29 maggio 2013

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6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE - EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013
INDICE

Nuova missione della European Space Agency: che prospettive per una politica spaziale?       31
Marco Tonazzo, 4 giugno 2013

Unione Europea e Cina: è guerra… commerciale                                                 32
Shannon Little, 7 giugno 2013

Se la Troika si spezza. Superare l’austerità, quali ricette?                                 34
Antonio Scarazzini, 10 giugno 2013

Fare i conti senza la Corte. L’influenza di Karlsruhe sulle scelte dell’Unione Europea       37
Andrea Sorbello, 13 giugno 2013

La realtà distorta della disoccupazione giovanile in Europa                                  38
Luca Cuccato, 14 giugno 2013

Piazza Taksim. Le relazioni tra Unione Europea e Turchia a un bivio                          40
Stefania Bonacini, 15 giugno 2013

Spreco, disinformazione , concorrenza sleale. Quando la TV di Stato è un vaso di pandora     41
Tullia Penna, 22 giugno 2013

Dal Consiglio Europeo segnali di speranza. Occupazione, unione bancaria QFP: l’UE si muove   44
Shannon Little, 29 giugno 2013

L’UE apre all’ingresso della Serbia, ma con cautela                                          46
Mauro Loi, 1 luglio 2013

La Lituania presenta il programma della presidenza di turno del Consiglio                    47
Francesco Giuseppe Passanante, 5 luglio 2013

Il peso delle elezioni sulla politica europea della Germania                                 49
Luca Barana, 5 luglio 2013

Da Echelon a Prism: l’Alleanza Atlantica ai tempi dell’intercettazione civile                50
Tullia Penna, 6 luglio 2013

Donne e leadership in Europa: puntare a cambiamenti strutturali                              52
Ylenia Maitino, 11 luglio 2013

L’Egitto, la crisi e la rivoluzione infinita                                                 53
Sara Bottin, 13 luglio 2013

«Un’Europa federale per il mondo di domani». Intervista a Guy Verhofstadt                    54
Valentina Ferrara, 15 luglio 2013

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6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE - EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013
I PRIMI 6 MESI DI UNA GRANDE AVVENTURA
       di Davide D’Urso                                                                  7 agosto 2013

E       uropae si è presentata al pubblico il 7 febbraio 2013, in occasione dell’anniversario della
        firma del Trattato di Maastricht che diede vita all’Unione Europea. La nostra idea era quella di
        “iniziare a parlare d’Europa”, realizzando un’informazione il più possibile approfondita, pun-
tuale e continua sulla vita istituzionale, politica, sociale ed economica dell’UE, con l’obiettivo di aiuta-
re a generare una maggiore consapevolezza della sua azione quotidiana, della sua rilevanza per cia-
scuno di noi e anche dei suoi difetti, quelli veri.
Nel corso di questi 6 mesi, infatti, abbiamo seguito assieme, giorno per giorno, le difficoltà e le tensio-
ni esistenti all’interno delle istituzioni europee e tra gli Stati membri. L’incapacità di agire dell’Unio-
ne, le lungaggini di un processo decisionale troppo lento e legato all’accordo intergovernativo, sono
alla base della sua perdita di rilevanza globale e, in parte, delle sue perduranti difficoltà in ambito
economico. In questi 6 mesi abbiamo raccontato il dramma del popolo greco, ancora alle prese con
difficoltà sociali senza eguali in un’Europa che pure non riesce ad uscire dalle secche della crisi eco-
nomica, ma anche l’esplosiva crisi finanziaria di Cipro, le crisi politiche in Italia, Bulgaria e Ungheria
e la ripresa della xenofobia nell’intero continente. Abbiamo seguito settimana dopo settimana la bat-
taglia tra il fronte dell’austerità e quello dei suoi oppositori, ma anche lo scontro tra istituzioni per il
bilancio pluriennale dell’Unione. Vi abbiamo raccontato del ruolo dell’Europa in Nord Africa, dove
Egitto, Tunisia e Libia sembrano ancora lontane dalla vera democrazia e da forme autentiche di stabi-
lità. Abbiamo parlato del progressivo allontanamento di Londra dall’UE, degli scontri in Svezia e del-
le tragedie umane in Siria, di fronte agli occhi apparentemente impotenti dell’Europa.
Ma abbiamo anche accolto con gioia l’adesione della Croazia, che ha rilanciato il sogno europeo dei
Balcani occidentali, e vi abbiamo descritto il successo della diplomazia europea nel portare alla paci-
ficazione tra Serbia e Kosovo. Abbiamo assistito alla crescita di centralità del Parlamento Europeo,
con il portato di democrazia e partecipazione che questo comporta. Abbiamo descritto e continuiamo
a descrivervi l’emergere di un’arena politica europea che avrà, nelle elezioni del prossimo anno,
un momento storicamente decisivo per le sorti dell’Unione e della democrazia europea.
Intanto, il nostro progetto è cresciuto, si è fatto conoscere in Italia e all’estero, si è rafforzato e affer-
mato, grazie alla passione della nostra Redazione, che è cresciuta, di numero e di affiatamento, arti-
colo dopo articolo, di risultato in risultato. Il successo presso i lettori - tanti, tantissimi - e la loro
partecipazione al dibattito e allo sviluppo della nostra rivista ci rende ogni giorno orgogliosi di offrire
il nostro contributo per informare, favorire il dibattito, stimolare la partecipazione.
In soli 6 mesi abbiamo pubblicato oltre 340 articoli. Abbiamo dato copertura ai fatti maggiormente
rilevanti della politica europea. Abbiamo seguito i Consigli Europei, le sedute plenarie del Parlamento
Europeo, quelle delle sue Commissioni, le sessioni del Consiglio dell’UE, le iniziative della Commissio-
ne Europea, le visite al di fuori dell’Unione di Commissari e diplomatici. Abbiamo pubblicato 4 nu-
meri mensili della rivista, dedicandoli alle relazioni euro-africane, alle relazioni tra Europa e Cina, al
ruolo crescente del Parlamento Europeo e, infine, all’adesione della Croazia. Abbiamo realizzato 10
focus di approfondimento e messo in contatto decine di persone esperte di tematiche europee pro-
venienti da ogni parte d’Italia e dall’estero.
Siamo cresciuti e intendiamo continuare a crescere, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, continuan-
do a offrire ai nostri lettori, veri protagonisti della nostra avventura, un’informazione seria, affidabile
e puntuale. Il nostro desiderio è e resterà quello di ricordare a tutti una verità troppo spesso dimenti-
cata: l’Unione Europea è nostra. È il nostro progetto comune da preservare, talvolta da criticare e
se possibile da rilanciare. Perché, come abbiamo già scritto il 7 febbraio scorso, l’Europa di oggi è
quello che ne hanno fatto gli Stati, ma in futuro sarà quello che ne faranno i suoi cittadini. Per questo,
con sempre maggiore voglia, passione ed entusiasmo, continuiamo a parlare di Europa.
Questa raccolta di articoli è il nostro modo per dirvi grazie. Per riguardare indietro agli ultimi mesi e
ricordare quello che abbiamo realizzato, per noi stessi e per voi, i nostri lettori. Per ripartire ancora
più forti, con la convinzione di aver vissuto solamente i primi mesi della nostra grande avventura in-
sieme. ∎

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6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE - EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013
Politica e istituzioni

                                        ONE WAY TICKET TO… WHERE?
       di Giorgio Cammareri                                                                8 febbraio 2013

«W                  e are with Europe, but not of
                    it». In una chiosa, Winston
                    Churchill descrisse l’essen-
za del rapporto tra il Regno Unito e il resto
d’Europa, rimasto immutato nei secoli. Londra,
condizionata dal proprio carattere insulare, ha
sempre guardato al Vecchio Continente con un
certo distacco, limitando il più possibile il pro-
prio coinvolgimento: la splendid isolationdel XIX
secolo, i canali privilegiati con gli Stati Uniti e
il Commonwealth, le battaglie di Margaret Tha-
tcher, gli opt-out dai Trattati, sono tutti figli di
una visione strettamente pragmatica dell’archi-
tettura europea. Nelle parole del primo mini-
stro David Cameron, l’Unione rappresenta per
gli inglesi «un mezzo, non un fine». Obiettivo
ultimo è il conseguimento di benessere e pro-
sperità economica, salvaguardando al contempo
l’identità nazionale della terra d’Albione, osteg-
giando perciò qualsiasi cessione della sovranità
in ottica federale.
Lo scoppio della crisi dell’Eurozona ha acuito
queste divergenze, trascinando la situazione
sull’orlo del baratro. La differenza di vedute sul
modo di superare la recessione ha esasperato le
relazioni tra la Gran Bretagna e gli altri Stati
membri e dato fiato alle istanze euroscettiche,         EUROVIGNETTA DI LUIGI PORCEDDU, “A VOLTE RITORNANO”, 08/02/2013
non solo animate dalla tradizionale diffidenza
verso l’asettica burocrazia di Bruxelles, ma an-            un referendum sulla permanenza britannica
che della volontà di tagliare drasticamente (se             nell’UE. La proposta ha sollevato la perplessità
non azzerare) i contributi al bilancio europeo e            delle cancellerie europee, che hanno immediata-
riappropriarsi delle quote di sovranità cedute.             mente ribadito la necessità per l’Europa di rima-
I sondaggi oggi mostrano come una percentuale               nere unita, senza mettere in discussione
compresa tra il 49 (Yougov) e il 56% (Opinium/              la membership del Regno Unito.
Observer) dei cittadini britannici propendereb-             Quali sarebbero, però, le conseguenze di u-
be per l’uscita dall’Unione. A trarne giovamento            na Brexit? Sul versante economico, Londra ri-
è stato soprattutto lo United Kingdom Indepen-              sparmierebbe immediatamente 8 miliardi di
dence Party (UKIP), che ha guadagnato in rile-              sterline (poco più di 9 miliardi di euro – dati del
vanza e ha costretto il partito di Cameron a gio-           Tesoro britannico) in contributi al bilancio euro-
care d’anticipo per togliere l’iniziativa alla picco-       peo. L’uscita dal mercato unico le consentirebbe
la ma aggressiva formazione di estrema destra.              di riacquistare autonomia decisionale in settori
In questa cornice Londra ha rifiutato di aderire            come la normativa sul lavoro (e alzare il tetto
al patto di bilancio europeo e ha mostrato                  delle 48 ore settimanali lavorative), in materia
un atteggiamento ostruzionistico nel già diffi-             di energia verde o in ambito finanziario (ad e-
coltoso processo di negoziazione del Quadro                 sempio imponendosi come piazza off-shore per i
Finanziario Pluriennale 2014-2020.                          flussi di capitale provenienti dalle economie e-
Nell’attesissimo discorso pronunciato il 23 gen-            mergenti). Inoltre, i benefici commerciali per cui
naio, il premier Cameron ha dichiarato la sua               il Regno Unito aderì alla Comunità Europea nel
intenzione, in seguito ad un’eventuale vittoria             1973 sono oggi molto mitigati dai concordati
dei Tories alle elezioni del 2015, di indire                sulle riduzioni tariffarie in sede GATT e WTO.

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6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE - EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013
6 MESI DI UNIONE, 6 MESI DI EUROPAE
Raccolta di articoli tratti da www.rivistaeuropae.eu
Edizione speciale, Agosto 2013

Tuttavia, non mancherebbero aspetti negativi:             mondo che vede il tramonto dell’egemonia sta-
le barriere tariffarie in alcuni settori fondamen-        tunitense e l’ingresso in scena di nuovi attori, le
tali (agroalimentare, tessile) o strategici               cui priorità non coinvolgono di certo la rinego-
(aerospaziale) rimangono rilevanti e inficereb-           ziazione di tutta una serie di trattati con un’ex-
bero la capacità operativa in un mercato enorme           potenza coloniale.
come quello dei “Ventisei”, mentre i 2,7 miliardi         È chiaro che la situazione non può essere igno-
di sterline (3 mld di euro) annui di contributi al        rata e che, se la strada delle riforme e di una
settore agricolo, un gruppo di interesse piutto-          maggiore integrazione europea è necessaria, la
sto ostico, costituirebbero un’indesiderabile spi-        perdita di un membro importante come il Regno
na del fianco degli inquilini venturi di Downing          Unito potrebbe rappresentare “una scommessa
Street.                                                   incosciente”. Cameron ha avuto il merito di in-
Per quanto riguarda il fronte delle relazioni in-         dicare l’elefante nella stanza e di aver chiarito di
ternazionali, una tale evenienza rappresentereb-          voler lavorare per il raggiungimento di un accor-
be un enorme danno per ambo le parti: l’UE su-            do che eviti l’uscita di Londra dall’Unione. Resta
birebbe un pericoloso calo di autorevolez-                da vedere se, posti davanti alla scelta politica, i
za sulla scena internazionale, probabilmente              cittadini britannici avranno la lucidità e le infor-
suscitando una reazione tutt’altro che soddisfat-         mazioni necessarie per compiere una scelta de-
ta nel proprio partner principale, gli Stati Uniti.       stinata a condizionare la storia europea per gli
Londra si scoprirebbe improvvisamente il fanta-           anni a venire. ∎
sma di quello che fu nei due secoli precedenti,
incapace di rivestire qualsivoglia influenza in un              Click qui per visualizzare l’articolo sul sito.

Editoriali

CONSIGLIO EUROPEO: IL BILANCIO DELL’IPOCRISIA
      di Antonio Scarazzini                                                            9 febbraio 2013

E       logio all’ipocrisia, esibizione tra le peg-
        giori offerte da quell’arena dell’intergo-
        vernativismo che è il Consiglio Europeo.
Davanti ai giornalisti il presidente Herman Van
                                                          che avverà formalmente il prossimo luglio.
                                                          In termini assoluti, l’entità del taglio è in realtà
                                                          paragonabile alla portata delle manovre finan-
                                                          ziarie approvate negli ultimi anni da molti go-
Rompuy ha provato a rivendere l’accordo sul               verni nazionali, spesso con orizzonti temporali
bilancio pluriannuale 2014-2020 come una                  ancora più brevi. Ma il segnale negativo è
«scelta di responsabilità per il futuro del proget-       di natura politica, prim’ancora che economica.
to europeo», ma solo una miopia irreversibile             La regressione dagli oltre 1000 miliardi della
può offuscare ciò che appare più evidente:                proposta della Commissione dello scorso set-
all’apice della crisi economica, ma anche politica        tembre, ai 973 della prima bozza Van Rompuy in
e sociale che attanaglia l’Europa, l’Unione Euro-         novembre ed ora ai 960 miliardi, su cui ci si è
pea risponde tagliando per la prima volta nella           accordati dopo la consueta maratona notturna,
sua storia il proprio bilancio. Da sempre strimin-        lascia passare l’idea che le negoziazioni di bilan-
zito rispetto agli ambiziosi obiettivi cui è chia-        cio siano poco più di un banchetto a cui presen-
mato ad ottemperare, il budget dell’Unione da             tarsi per ottenere la propria fetta di torta e tor-
ieri è dimagrito di altri 34 miliardi di eu-              nare ad esibire in patria lo scettro di una vittoria
ro rispetto al settennato precedente, fissando il         ora più che effimera. Con quale credibilità si in-
tetto di spesa a 960 miliardi di euro – esatta-           tende promuovere occupazione, crescita e svi-
mente pari all’1% del reddito nazionale lordo –           luppo con un bilancio che alla posta “Com-
ed a 908 miliardi gli stanziamenti per i paga-            petitività per la crescita e l’occupazione” si vede
menti. Tali previsioni sono calcolate tenendo in          ridotto di 27 miliardi rispetto alle proposte ini-
considerazione l’adesione all’Ue della Croazia            ziali di Van Rompuy? Quale progettualità si può

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6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE - EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013
CONSIGLIO EUROPEO: IL BILANCIO DELL’IPOCRISIA
                                                                       Antonio Scarazzini , 9 febbraio 2013

         LA “FOTO DI FAMIGLIA” DEI PARTECIPANTI AL CONSIGLIO EUROPEO DEL 7-8 FEBBRAIO 2013 (© COUNCIL OF THE EUROPEAN UNION)

affidare al “Meccanismo per collegare l’Europa”                      lamento Europeo sul quadro finanziario pluri-
privando reti energetiche, infrastrutture e tele-                    ennale licenziato dal Consiglio Europeo.
comunicazioni di quasi 17 miliardi? È la vittoria,                   D’altronde Martin Schulz era stato chiaro già in
effimera appunto, dei conservatori e de-                             occasione del Consiglio Europeo del 22 novem-
gli intransigenti; è la conservazione di coloro                      bre scorso: «il Parlamento non approverà nes-
(Francia, ma anche Italia) che hanno battagliato                     sun accordo che si distanzierà in maniera signifi-
per non vedere tagliati i fondi per le politiche                     cativa dalle proposte della Commissione». Nuvo-
agricole e di coesione, accettando di barattarli                     loni scuri si addensano sul cielo di Bruxelles, ora
con le riduzioni al tetto di spesa volute dai fauto-                 che ci troviamo ad anni luce anche dalla prima
ri del better spending. Non tanto la Germania,                       bozza Van Rompuy. A rincarare la dose ci hanno
che non vedrà il desiderato aumento dei fondi                        pensato prima Alain Lamassoure, presidente
per la ricerca, ma il “listone” dei falchi del Nord                  della commissione bilancio del Parlamento, e poi
guidato dalla Gran Bretagna. Il rebate, la com-                      i capigruppo di Popolari, Socialdemocratici, Li-
pensazione per i contributori netti ottenuta per                     berali e Verdi in un comunicato congiunto. «I
prima da Margaret Thatcher nel 1984, è salvo                         leader nazionali hanno deciso per un’Europa più
per Regno Unito, Olanda, Danimarca e Svezia.                         debole e meno orientata alla solidarietà – attac-
Come si temeva, lo spirito di solidarietà invocato                   ca Lamassoure – lavoro e crescita saranno le pri-
con chissà quale convinsione da François Hol-                        me vittime». Tagliano corto anche anche Joseph
lande alla plenaria del Parlamento Europeo a                         Daul, Hannes Swoboda, Guy Verhofstadt, Rebec-
Strasburgo si è presto dissolto di fronte                            ca Harms e Daniel Cohn-Bendit a nome dei ri-
all’indistricabile logica del “campanile” che av-                    spettivi gruppi parlamentari: «Non accettiamo
volge i lavori a palazzo Justus Lipsius. Persino la                  un budget di austerità per i prossimi sette anni.
lodevole scelta di affidare il 20% dell’intero bu-                   Non possiamo accettare un bilancio basato su
dget alle politiche per il clima, ivi compresi la                    logiche del passato, dobbiamo guardare al futu-
sicurezza energetica e il sostegno all’occupa-                       ro, alla crescita ed alla competitività».
zione nella green economy, passa in secondo                          I capigruppo puntano il dito contro una dialetti-
malgrado gli sforzi compiuti dal commissa-                           ca Parlamento-Consiglio venuta a mancare in
rio Connie Hedegaard per portarla alla ribalta                       sede di negoziato. Costretto dal dovere istituzio-
della cronaca. L’ennesima carenza di coraggio e                      nale, in conferenza stampa Van Rompuy ne ha
lungimiranza schiaccia la credibilità dell’Unione:                   fatta una questione di responsabilità provando
malgrado gli ultimi due anni abbiano già mostra-                     a scaricare sul Parlamento il peso di un even-
to quali danni possano sorgere dal lato incom-                       tuale voto contrario. Intanto l’Europa cade vitti-
piuto dell’integrazione, l’intransigenza di parte                    ma      dell’euroscetticismo     e     dell’austerity.
dei leader nazionali è riuscita nel non facile com-                  L’immagine dei ventisette leader che lasciano
pito di portare l’Europa sull’orlo dello scontro                     Bruxelles è quella di una scolaresca indisciplina-
istituzionale. Non paga delle diatribe fra club del                  ta, alla disperata ricerca della promozione con il
Nord e del Sud, tra falchi del rigore e discepoli                    minimo sforzo: il compito in classe è mal riusci-
del deficit spending, ora l’Unione si ritrova con la                 to, il voto in condotta pessimo. ∎
prospettiva non così remota di un veto del Par-                              Click qui per visualizzare l’articolo sul sito.

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6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE - EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013
Azione Esterna

IL SAHEL, AL QAEDA E IL PETROLIO. LE SFIDE PER L’UE
        di Giovanni Guido Rossi                                                         25 febbraio 2013

   G
            li avvenimenti degli ultimi mesi hanno            principali traffici di droga che dal Sud America si
            richiamato l’attenzione dell’opinione             dirigono nel continente europeo.
            pubblica internazionale su quella zona            A questi tre fenomeni se ne è aggiunto un quar-
   dell’Africa sub-sahariana conosciuta come Sa-              to. Il Sahel è infatti diventato il “safe ha-
   hel. Quest’area geografica, che raramente gua-             ven”di AQIM (Al Qaida in the Islamic Maghreb),
   dagna le prime pagine dei giornali, ha in realtà           che vi ha trovato un ambiente favorevole per il
   un’ importanza strategica altissima per l’Europa.          reclutamento e per il coordinamento dei propri
   Sono principalmente quattro i settori strategici           interessi.
   per l’UE che vedono coinvolto il Sahel in un ruo-          Per queste ragioni la Commissione Europea ha
   lo cruciale: sicurezza energetica, lotta                   adottato nel 2011 un documento, la “Sahel secu-
   al terrorismo, immigrazione e lotta al traffico            rity and development strategy” con l’obiettivo
   di droga internazionale. Questa regione ricchis-           di gestire i problemi della regione con investi-
   sima di materie prime(dall’uranio all’oro al pe-           menti per lo sviluppo economico, rendendo così
   trolio) è infatti, per ragioni di relativa vicinanza       la zona meno ricettiva nei confronti delle orga-
   geografica e di carattere storico, una zona in cui         nizzazioni criminali e terroristiche.
   l’Europa, e la Francia soprattutto, ha sempre ma-          Partendo dall’idea che i problemi della regione
   nifestato grande interesse e su cui in futuro do-          siano in massima parte dovuti al suo sottosvi-
   vrà puntare ancor di più.                                  luppo e che esso sia, a sua volta, aggravato dalla
   Dal punto di vista della politica sull’immigrazio-         mancanza di sicurezza, il piano dell’UE prevede
   ne, il Sahel riveste un ruolo strategico per due           una serie di interventi e di investimenti articola-
   motivi: il primo, sorto più recentemente, è dovu-          ti in quattro linee di azione:“Development, good
   to all’immensa povertà della popolazione che               governance and internal conflict resolu-
   ha spinto moltissimi a migrare verso l’Europa. Il          tion” volta a creare un ambiente favorevole alla
   secondo è rappresentato dal fatto che, storica-            crescita economica e alla creazione di un appa-
   mente, la regione è il collegamento tra l’Africa           rato amministrativo più trasparente capace di
   sub sahariana e il Mediterraneo e per questo è             comporre i conflitti interni in maniera pacifica;
   diventata la principale direttrice del passaggio           “Political and diplomatic” mirata a promuove-
   delle rotte migratorie sud-nord in Africa. Que-            re una visione strategica di insieme dei problemi
   sta vocazione a zona di passaggio è il motivo per          da affrontare da parte di tutti gli Stati della re-
   cui in questa regione passano anche le rotte dei           gione attraverso il dialogo ad alto livello e una

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6 MESI DI UNIONE 6 MESI DI EUROPAE - EDIZIONE SPECIALE - Agosto 2013
IL SAHEL, AL QAEDA E IL PETROLIO. LE SFIDE PER L’UE
                                                        Giovanni Guido Rossi , 25 febbraio 2013

stretta cooperazione; “Security and the rule of       Per l’attuazione di questa strategia l’UE ha stan-
law” con l’obiettivo di rinforzare la capacità del-   ziato circa 800 milioni di euro, di cui 450 nel
le autorità di affrontare terrorismo e criminalità    Sahel, 200 nel Maghreb e altri 150 che possono
organizzata in maniera più efficiente e specializ-    essere mobilitati sempre verso i tre paesi del
zata e a migliorare il controllo dello Stato sul      Sahel nel quadro del decimo EDF, da qui alla fine
territorio;“Fight against and prevention of vio-      del 2013. Altre risorse possono essere liberate
lent extremism and radicalisation” volta ad           tramite l’IFS (Instrument for Stability).
aumentare la resistenza della popolazione locale      Quello che traspare da questo documento è
nei confronti dello organizzazioni criminali e        l’enorme scarto esistente tra gli obiettivi perse-
terroristiche.                                        guiti e le risorse stanziate. La cifra di 800 milioni
Il piano coinvolge, oltre ai tre paesi del Sahel      è infatti troppo bassa per pensare anche solo di
propriamente detti (Niger, Mali e Mauritania) e       cominciare un programma di sviluppo o di lotta
l’Unione Europea, anche i paesi del Maghreb oc-       al terrorismo, soprattutto in un’area enorme e
cidentale, Marocco, Algeria e Libia, ma anche         popolosa come il Sahel. Quindi questo documen-
due paesi sub sahariani confinanti con il Sahel       to è un esempio lampante dei limiti dell’azione
che con esso condividono molti problemi, cioè         dell’Unione. Unisce infatti una profonda capacità
Ciad e Burkina Faso. Esso prevede l’utilizzo degli    di analisi ad una mancanza di mezzi per incide-
strumenti dellacooperazione tramite il coinvol-       re effettivamente e, proprio come ci dimostra la
gimento sia dei principali attori regionali come      situazione attuale del Mali, obbliga gli Stati
l’Unione Africana e l’ECOWAS, sia di quelli inter-    membri a dover prendere l’iniziativa per difen-
nazionali come l’ONU, oltre che di altri paesi che    dere gli interessi propri e dell’Unione nella re-
hanno dei forti interessi nella regione (USA, Ca-     gione. ∎
nada e Giappone).
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Speciali

                       INTERVISTA A RAFFAELLA DE MARTE:
             SCHULZ E IL RUOLO DEL PARLAMENTO EUROPEO
      a cura della Redazione di Europae                                                8 marzo 2013
* Raffaella De Marte è addetta stampa e social media manager del Presidente del Parlamento
europeo Martin Schulz. L’abbiamo intervistata a Torino sabato 2 marzo.

Negli ultimi mesi, il Parlamento Europeo ha           Parlamento e anche per questo è riuscito a supe-
avuto un ruolo sempre più centrale nel con-           rare consuetudini che duravano da anni.
fronto politico e istituzionale nell’Unione Eu-
ropea. Lei crede che dipenda soprattutto dal          Per esempio?
ruolo di Martin Schulz?                               Ad esempio quella che il presidente del PE non
Martin Schulz senz’altro conosce benissimo            partecipa ai Consigli Europei, ma tiene un sem-
l’Unione Europea, è stato eletto per la prima vol-    plice discorso all’inizio della riunione. Schulz in
ta al Parlamento Europeo (PE) nel 1994. Ha una        questo ambito ha ottenuto che sul discorso del
chiara idea di come l’Unione dovrebbe funziona-       presidente del PE si svolgesse un dibattito tra i
re, in particolare verso una maggiore integrazio-     Capi di Stato e di Governo. Come abbiamo visto
ne e non solo di natura economica. Inoltre,           in alcuni degli ultimi vertici, questi dibattiti pos-
Schulz pur essendo politicamente all’opposizio-       sono essere anche particolarmente lunghi e inte-
ne, in quanto membro del Partito del Socialismo       ressanti. Inoltre, nei Consigli Europei recente-
Europeo (PSE), ha avuto l’appoggio dell’intero        mente dedicati al bilancio, il presidente Schulz è

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6 MESI DI UNIONE, 6 MESI DI EUROPAE
Raccolta di articoli tratti da www.rivistaeuropae.eu
Edizione speciale, Agosto 2013

stato molto attivo e molti leader lo hanno cerca-     ché anche nel PE sono rappresentati interessi
to per capire fino a che punto un loro compro-        nazionali diversi. Il confronto potrebbe basarsi
messo potesse essere accettato dal PE.                piuttosto sull’inserimento di una serie di clauso-
                                                      le nel QFP che modifichino soprattutto la sua
Crede che questa centralità politica del PE           attuazione.
possa diventare strutturale, dopo la fine del
mandato di Schulz?                                    Che cosa dovrebbero comportare queste
Due anni e mezzo sono pochissimi e le pratiche        “clausole”?
consolidate sono difficili da scardinare. La gran-    Fondamentalmente andrebbero a incidere in tre
de forza del Parlamento in questa fase è stata        direzioni. In primo luogo a garantire flessibilità
soprattutto quella di agire in modo unitario. I-      all’attuazione del bilancio, ossia permettere la
noltre, il PE è diventato un importante luogo di      riallocazione delle risorse finanziarie non solo
dibattito sui grandi temi politici ed economici       tra i vari anni coperti dal QFP, ma anche tra i
che interessano il futuro dell’UE. Basti pensare a    capitoli di spesa. Questo significherebbe, per
come molti capi di Stato e di governo, come Ma-       esempio, consentire di impiegare le risorse ri-
rio Monti e François Hollande, siano venuti al        maste inutilizzate in un determinato anno in
Parlamento per presentare la propria visione          quelli successivi. Lo stesso discorso dovrebbe
dell’Unione e confrontarsi in modo trasparente e      valere per i singoli capitoli di spesa.
pubblico con i parlamentari europei. L’obiettivo      In secondo luogo l’inserimento di una clausola di
principale di Schulz per il suo mandato è di ren-     revisione permetterebbe una ridiscussione del
dere il Parlamento più visibile, più udibile, più     QFP a metà percorso. Questa previsione è giusti-
ascoltato: vedremo alla fine del mandato, se ci è     ficata dal fatto che il PE non si sente di vincolare
riuscito.                                             all’austerità i due Parlamenti che verranno dopo
                                                      (le prossime elezioni europee sono nel 2014,
Un ambito nel quale il PE è stato politica-           quelle successive nel 2019, ndr) e le rispettive
mente molto attivo è quello delle trattative          Commissioni. Infine, il Parlamento chiederà
per il Quadro Finanziario Pluriannuale (QFP)          maggiori garanzie sulle risorse proprie
2014-2020, ovvero il bilancio pluriannuale            dell’Unione.
dell’UE.                                              Quando pensa che si potrà arrivare ad un
Innanzitutto è bene sottolineare quanto finora il     voto definitivo del PE sul QFP?
PE sia stato unito sull’argomento. La posizione       Ad oggi i negoziati fra Parlamento e Consiglio si
del Parlamento è stata particolarmente forte          sono appena aperti. Indicativamente, credo che
non solo per merito di Schulz e del suo dinami-       si possa arrivare ad una decisione e a un voto
smo politico, ma proprio per la volontà del PE di     del Parlamento entro l’estate.
fare valere le sue prerogative democratiche su
una questione così importante sulla quale ha un       Uscendo dalla politica europea per arrivare
potere di veto rispetto agli accordi intergoverna-    in Italia, come sono stati accolti i risultati
tivi. Si pensi, per esempio, al forte comunicato      delle elezioni politiche italiane a Bruxelles?
congiunto delle quattro principali famiglie poli-     Sicuramente hanno sorpreso, ma non spaventa-
tiche europee all’indomani dell’accordo al Consi-     to. C’è piena fiducia nella capacità dell’Italia di
glio Europeo dello scorso 8 febbraio. Il rischio      uscire dalla crisi politica attraverso un governo
ora è che i governi nazionali possano fare pres-      di coalizione o un’altra forma di collaborazione
sioni sulle proprie delegazioni nazionali, ma cre-    parlamentare. C’è soprattutto grande fiducia in
do che ci saranno molti parlamentari che si op-       Giorgio Napolitano. Alla fine, ma questa è la mia
porranno a questi tentativi.                          opinione personale, non si può restare appesi
                                                      per sempre agli umori dei mercati. L’Italia ha
Crede che sia possibile trovare un accordo?           bisogno di un po’ di tempo per trovare una solu-
La posizione negoziale del PE sarà definita alla      zione a questo momento politico particolare. ∎
prossima sessione plenaria di marzo. Tuttavia, è
opinione diffusa nel Parlamento che la lotta, in            Click qui per visualizzare l’articolo sul sito.
questa fase, non debba essere tanto sulle cifre. Si
tratterebbe infatti di un gioco al massacro, per-

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Sicurezza e Difesa

         LA DETERMINAZIONE DELL’INCONCLUDENZA
       di Enrico Iacovizzi                                                                                   9 marzo 2013

    CONTINGENTE EUROPEO PARTECIPANTE A MISSIONI DI ADDESTRAMENTO E MONITORAGGIO NELL’AFRICA SUB-SAHARIANA (© COUNCIL OF THE E.U.)

L       a recente crisi maliana e la rapida rispo-
        sta europea con la missione “EUTM Mali”
        rappresentano un ottimo spunto per ef-
fettuare una valutazione della Politica di Sicu-
                                                                    anni Novanta, la PESD è stata costruita passo
                                                                    dopo passo con l’obiettivo di dare all’Unione Eu-
                                                                    ropea una capacità d’azione effettiva, una serie
                                                                    di strumenti politici ed operativi che la rendes-
rezza e Difesa Comune (PSDC, già Politica Eu-                       sero un attore internazionale in grado di bilan-
ropea di Sicurezza e Difesa, PESD) e per ricorda-                   ciare la sua doppia natura di “gigante economi-
re quale sia il suo scopo nel contesto dell’azione                  co” e “nano politico” attraverso una reale capaci-
esterna europea. La training mission in Mali pre-                   tà di proiezione globale nel settore della sicurez-
vede l’invio di circa 500 unità con l’obiettivo di                  za.
fornire addestramento ed assistenza militare                        Eppure, ancora oggi, ciò che appare più evidente
alle forze armate maliane, al fine di migliorarne                   rispetto alla PCSD è la mancanza di una visione
le capacità operative in vista di azioni militari                   d’insieme. Questa politica non sembra avere un
volte a ristabilire l’integrità territoriale dello                  obiettivo reale, ma rappresenta piuttosto un in-
Stato e ridurre la minaccia terroristica nel Paese.                 sieme sconnesso di operazioni privo di un
Come dimostra il mandato di questa missione,                        quadro strategico preciso. Le cause di questa
pensare al settore della difesa europea solo in                     situazione sono molteplici. Innanzitutto i tempi
termini di costruzione di un esercito comune                        correnti sono assolutamente sfavorevoli. Il ven-
risulterebbe oggi strategicamente riduttivo e                       to della spending review soffia infatti in direzio-
giuridicamente errato. Nessuna disposizione del                     ne totalmente opposta a quella della politica di
Trattato di Lisbona menziona infatti la costru-                     sicurezza, come dimostrano le proposte di ridu-
zione di un esercito europeo. Altrettanto errato                    zione dei budget nazionali, i piani di riforma del-
è pensare che la PSDC sia nata come semplice                        le forze armate e gli onnipresenti dibattiti sui
strumento di difesa collettiva per gli Stati mem-                   costi di duplicazione. Per motivi puramente
bri dell’UE, una sorta di piccola NATO continen-                    pragmatici, una politica non supportata da risor-
tale la cui ragion d’essere è la mera difesa del                    se finanziarie adeguate non può che raggiungere
territorio europeo. La PSDC ha in realtà radici                     risultati mediocri, come il Tenente Generale Ton
ben diverse e legate all’incapacità dimostrata                      Van Osch (Direttore Generale dell’EU Military
dalla Politica Estera e di Sicurezza Comune                         Staff) ha sottolineato questa settimana al Parla-
(PESC) nel fornire strumenti necessari a rendere                    mento Europeo.
l’Unione un security provider credibile. Dopo il                    A questa situazione, per lo più localizzata in un
fallimento europeo nelle guerre jugoslave negli                     preciso momento storico, se ne aggiunge poi una

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6 MESI DI UNIONE, 6 MESI DI EUROPAE
Raccolta di articoli tratti da www.rivistaeuropae.eu
Edizione speciale, Agosto 2013

strutturale e di lungo periodo: come imbrigliare         fondamentali. In questa strategia, la PSDC potrà
le diverse strategie nazionali degli Stati mem-          e dovrà giocare un ruolo chiave. I presupposti
bri in una politica comune? La scarsa rilevanza          per farlo esistono. In primo luogo, quei “bastioni
della PESC ha dimostrato quanto ciò sia difficile        giuridici” che difendono la PSDC da derive pura-
in termini pratici. In quest’ottica i governi nazio-     mente interventiste, limitando l’impiego di ri-
nali hanno guardato alla PSDC non come uno               sorse militari a missioni umanitarie, di peace-
strumento integrato della politica estera comu-          keeping e crisis management. In secondo luogo,
ne, quanto piuttosto come un tappeto sotto cui           la prominente componente civile della PSDC, le
nascondere le briciole della PESC: l’avvio di ope-       cui aree prioritarie d’intervento sono l’assisten-
razioni militari in aree calde come l’Afghanistan,       za nel settore della sicurezza, del monitoraggio,
l’Iraq, la Palestina, il Sudan, mostrano infatti co-     del capacity-building nel settore dell’ammini-
me alla presenza concreta dell’UE corrisponda            strazione giudiziaria, civile e di polizia. Ciò che
spesso l’incapacità di esercitare una vera influ-        davvero manca oggi è la volontà politica per
enza in questi teatri.                                   trasformare un insieme scomposto di tasselli in
L’UE potrà davvero incidere sulla sicurezza in-          un mosaico che raffiguri una strategia di proie-
ternazionale solo quando sarà in grado di svi-           zione globale organica e coerente. ∎
luppare una strategia coerente e di ampio re-
spiro, basata sulla promozione dei valori fon-
danti dell’UE, che i trattati pongono al centro                Click qui per visualizzare l’articolo sul sito.
dell’azione esterna europea: lo sviluppo ed il
consolidamento della democrazia e dello stato di
diritto, il rispetto dei diritti umani e delle libertà

Politica e Istituzioni

IL PARLAMENTO EUROPEO BOCCIA IL BILANCIO
PLURIENNALE PROPOSTO DAL CONSIGLIO EUROPEO
      di Davide D’Urso                                                                 14 marzo 2013

C
       on 506 voti a favore, 161 contrari e 23           parlamentari europei (popolari, socialisti, libe-
       astenuti, il Parlamento Europeo (PE) ha           raldemocratici, verdi e sinistra) ha ricevuto va-
       bocciato la proposta di Quadro Finan-             sto consenso e il plauso del Presidente del Parla-
ziario Pluriannuale (QFP) sulla quale il Consi-          mento, il socialista tedesco Martin Schulz, che
glio Europeo aveva faticosamente trovato un              ha definito la giornata di ieri “un grande giorno
accordo lo scorso 8 febbraio. L’approvazione da          per la democrazia europea”. “Il Parlamento” ha
parte del PE del bilancio pluriannuale                   aggiunto, “vuole essere preso come un partner
dell’Unione Europea, rappresenta un passaggio            serio” e la bozza approvata dai Capi di stato e di
necessario per l’entrata in vigore del nuovo qua-        Governo dell’Unione lo scorso febbraio non te-
dro finanziario per il settennato 2014-2020. La          neva in debita considerazione le richieste dei
risoluzione approvata dal Parlamento a netta             parlamentari europei. Alain Lamassoure, mem-
maggioranza, sancisce invece il rifiuto della            bro francese del Partito Popolare Europeo (PPE)
bozza di bilancio “nella sua forma attuale”. Come        e presidente della Commissione bilancio del PE,
già anticipato, il PE si oppone soprattutto alla         ha ricordato come le scorse settimane il Presi-
sostanza politica del bilancio, che per la prima         dente del Consiglio Europeo Herman Van Rom-
volta vede una riduzione del budget comunita-            puy avesse chiesto al PE di assumersi le proprie
rio, nonché alla sua rigidità di applicazione.           responsabilità. Secondo Lamassoure “la respon-
                                                         sabilità del Parlamento è di dire tranquillamente
La risoluzione preparata dai principali gruppi           di no”.

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IL PE BOCCIA IL BILANCIO PLURIENNALE PROPOSTO DAL CONSIGLIO EUROPEO
                                                           Davide D’Urso , 14 marzo 2013

     IL RISULTATO DELLA VOTAZIONE SULLA MOZIONE DI RESPINGIMENTO DEL QFP PROPOSTO DAL CONSIGLIO EUROPEO (© EUROPEAN PARLIAMENT)

Entrando nel merito della risoluzione, si nota                     reso noto nelle settimane precedenti. Sulla base
come il PE abbia sottolineato in particolare il                    della proposta del Consiglio Europeo e della po-
problema dei mancati pagamenti che già hanno                       sizione del PE, i negoziati informali riprenderan-
afflitto la gestione di bilancio dell’UE negli ultimi              no presto per arrivare ad un compromesso in-
anni, mettendo a repentaglio molti programmi                       ter-istituzionale tra Consiglio, Commissione e
europei, tra cui quello Erasmus. Le allocazioni                    Parlamento. Sembra probabile che questo accor-
finanziarie previste dalla proposta di QFP 2014-                   do possa essere trovato mediante l’inserimento
2020 presentata dal Consiglio Europeo, non per-                    di clausole di flessibilità tali da rispondere alle
metterebbe di corrispondere agli impegni di                        richieste, molto ragionevoli, del PE. Sembra da
pagamento che l’UE ha già assunto, costringen-                     escludere invece che le trattative possano ri-
dola di fatto a creare un passivo di bilancio, una                 guardare le cifre decise dal Consiglio Europeo
possibilità esplicitamente esclusa dai trattati. La                del 7-8 febbraio. Una simile possibilità, oltre che
risoluzione approvata ieri dà per questo ai nego-                  mettere in crisi il precario equilibrio di quegli
ziatori del PE un forte mandato per assicurare                     “egoismi nazionali” fortemente criticati soprat-
che il QFP risponda a principi di flessibilità tali                tutto dagli esponenti socialisti e liberaldemocra-
da permettere un utilizzo ottimale dei fondi di-                   tici del PE, potrebbe infatti portare ad uno scon-
sponibili. Inoltre, come già anticipato su queste                  tro istituzionale aperto che, al momento, tutti
pagine, si chiederà di prevedere clausole di revi-                 vorrebbero evitare. ∎
sione in modo da consentire ai prossimi parla-
menti e governi europei di rivedere i termini del                          Click qui per visualizzare l’articolo sul sito.
bilancio europeo. Anche la questione delle risor-
se proprie continua ad essere una priorità per i
parlamentari europei.

La risoluzione del PE non rappresenta il blocco
del bilancio né una presa di posizione particolar-
mente destabilizzante per la vita istituzionale
dell’Unione. In realtà, essa rappresenta la forma-
lizzazione delle richieste che gli esponenti del
Parlamento, dal Presidente Schulz ai capigruppo
dei principali schieramenti politici, avevano già

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Economia e Finanza / Focus

I COSTI DELL’USCITA DALL’EURO
      di Riccardo Barbotti                                                                              26 marzo 2013

                 EUROVIGNETTA DI LUIGI PORCEDDU. “PROBLEMI EUROPEI PARTE III: DOLLARO VS EURO”, 19 FEBBRAIO 2013

N         el 2011 UBS paragonava l’euro all’Hotel
          California, in cui come cantavano gli
          Eagles “ you can check out, but you can
never leave”: puoi entrarci senza farne ritorno.
                                                                  ne. I pareri di esperti e analisti divergono quan-
                                                                  do si tratta di capire se sia possibile il ritorno
                                                                  alla moneta nazionale senza necessariamente
                                                                  doversi congedare dall’UE.
Se è vero che i Trattati non prevedono mecca-                     La complessità dei meccanismi di uscita sottin-
nismi per l’abbandono della moneta unica e                        tende la necessità di dover affrontare un lungo
il conseguente ritorno alla moneta nazionale, il                  iter procedurale, passando per negoziazioni con-
Trattato di Lisbona contempla la possibilità                      dotte tra Stati membri e spiegando la vela con
per uno Stato membro di lasciare l’Unione Euro-                   tutta probabilità verso una terra sconosciuta,
pea e, di conseguenza, l’unione monetaria. La                     con mercati turbolenti a rendere ancora più ar-
possibilità di espulsione è sicuramente la più                    dua la navigazione. Il ruolo svolto dalla trattati-
irrealistica, perché non viene in alcun caso con-                 va privata tra i vari Paesi non dev’essere sfuggi-
templata dai Trattati europei, obbligando gli Sta-                ta a Merril Lynch, che in un’analisi suggerì ai
ti membri e la commissione al perseguimento di                    PIIGS di mostrarsi intenzionati a lascia-
una soluzione politica, come citato dall’articolo                 re l’eurozona per stimolare la Germania a paga-
126 del Tfue; è invece permesso l’abbandono                       re per la loro permanenza. La principale tesi di
volontario, anche ingiustificato, come atto                       chi sostiene che l’uscita dall’euro sia una vi-
di sovranità di un singolo Paese qualora questo                   a indispensabile per i paesi più deboli
sia conforme alle sue regole costituzionali inter-                dell’eurozona, consiste nell’evidenziare i benefi-

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I COSTI DELL’USCITA DALL’EURO
                                                                    Riccardo Barbotti, 26 marzo 2013

ci che porterebbe l’utilizzo di una moneta sovra-      mico: il deprezzamento della moneta innalze-
na e la piena autonomia in fatto di politiche mo-      rebbe il costo dell’import, ossia l’acquisto di beni
netarie. In particolare, sarebbero le svalutazioni     e servizi dall’estero, e l’indice inflatti-
competitive a ridare all’economia in recessione        vo. L’abbassamento dei prezzi praticamente nel
il colpo di reni in grado di rimetterla in piedi. Il   mercato internazionale dagli esportatore, innal-
ritorno ad una moneta nazionale porterebbe             zerebbe gli stessi per gli importatori, costretti a
infatti ad un regime di cambi flessibili, in cui è     sostenere costi più elevati (in termini di moneta
il mercato, nell’incontro tra domanda e offerta        nazionale) per l’approvvigionamento dei beni
di moneta, a determinare il valore di una valuta.      dall’estero. Paesi come Spagna e Italia, poveri
Essendo questa proposta dedicata ai Paesi più in       di materie prime, ed essenzialmente trasforma-
difficoltà all’interno dell’area euro, si verifiche-   tori, in grado dunque di installare un valore ag-
rebbe un’immediata svalutazione della nuova            giunto alle merci estere, sarebbero costretti a
moneta che, secondo gli analisti, si assesterebbe      riversare sull’export i costi menzionati per rifor-
tra il 40 e il 50% nel brevissimo periodo.             nirsi, annullando così il beneficio di u-
Tutti i debiti e crediti dei privati e del settore     na svalutazione. Non solo un beneficio mancato,
pubblico verrebbero convertiti al valore di            ma un vero danno: l’innalzamento generale
conversione nominale iniziale, bruciando, di           dei prezzi (basti pensare alla benzina, quindi ai
fatto, gran parte del loro valore, e portando così     costi di trasporto e ancora ai beni finali), deno-
un beneficio ai debitori, in particolare al debito     minato inflazione, corroderebbe il potere
pubblico; gli Stati “secessionisti” si ritroverebbe-   d’acquisto delle famiglie e dei consumatori, a
ro a dover restituire un importo reale minore di       fronte di un beneficio minimo in termini di mag-
quanto pattuito in euro, alleggerendo il fardello      gior competitività internazionale. La domanda
che pesa sulle casse pubbliche. Il beneficio finan-    interna si incrinerebbe ancor più di quan-
ziario si accompagnerebbe a quello economico,          to viviamo in questi giorni, prosciugando gli utili
prodotto dalla forza competitiva degli esporta-        delle imprese.
tori nazionali che porterebbero sul merca-             Discorso diverso, ma ugualmente negativo, per
to internazionale i propri beni e servizi ad un        la Grecia, che possiede un’economia debolmente
prezzo minore, nonostante il valore reale ai loro      legata all’esportazione. Una svalutazione non
occhi non sia mutato, creando così un boom di          garantirebbe alcun un rilancio economico, se
domanda tale da rilanciare le imprese nazionali,       non nel settore turistico, come giustamente o-
il lavoro, e di conseguenza i consumi interni.         biettano i sostenitori del ritorno alla sovranità
Chi, per sostenere tale soluzione, prende ad e-        monetaria. Tuttavia è difficile sostenere che in
sempio i casi storici di svalutazione competitiva      un mondo di recessione globale, il settore turi-
avvenuti nel passato, si limita ad osservare solo      stico greco sia in grado di fare da volano per una
il breve termine. Ad ogni fase di politica moneta-     ripresa economica sostenibile, ancor più se sop-
ria espansiva, segue un ciclo economico cono-          pesiamo la questione con l’evidenza, già citata
sciuto e temuto, il cosiddetto “boom and               per Italia e Spagna, di un paese scarsamente do-
bust” (espansione e crisi). L’aumento di offerta       tato di materie prime, e che dunque verrebbe
monetaria creerebbe dapprima le condizioni di          afflitto da una bruciante inflazione. Se con un
un rilancio dell’esportazione, seguita tuttavia da     maggior ottimismo o cecità, non prendiamo in
bolle speculative per nulla trascurabili e causate     considerazione       il   problema       del     co-
dalla distorsione del mercato ad opera della po-       sto dell’importazione, le criticità comunque non
litica monetaria artificiosa, incentivando i malin-    mancano: l’utilizzo di esportatori come volano
vestimenti nati dall’improvviso accumulo di ric-       del rilancio economico, li porta ad assumere la
chezza fittizia. Una ripresa economica dunque          forma di agenti di trasferimento di ricchezza.
ben lontana dall’essere sostenibile e duratura,        Con l’espansione monetaria, chi opera in setto-
come hanno dimostrato Argentina e Rus-                 ri legati all’export dalle imprese direttamente
sia, illustri esempi di svalutazione competitiva       venditrici e lavoratori dipendenti alla filiera pro-
degli ultimi anni.                                     duttiva si ritroverebbe a conseguire maggior
Indubbiamente una politica di svalutazione por-        ricchezza di quanto avvenuto nella fa-
ta un beneficio all’export di un Paese, ma è ne-       se precedente, ipotizzando in ogni caso che gli
cessario osservare con più cura l’insieme econo-       altri Stati europei non attuino politiche protezio-

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6 MESI DI UNIONE, 6 MESI DI EUROPAE
Raccolta di articoli tratti da www.rivistaeuropae.eu
Edizione speciale, Agosto 2013
nistiche per impedire che una svalutazione dei          da e offerta: un debito svalutato penalizzerebbe
recessionisti mini la loro competitività. Il prez-      gli investitori, sia nazionali che stranieri, innal-
zo di questa ricchezza viene pagato dai conna-          zando i tassi e quindi i costi per approvvigionar-
zionali (basti pensare ai pensionati) non coin-         si di capitale. Ad uno Stato, dunque, verrebbero
volti nel settore, e in termini di riduzione            richiesti molti più interessi per finanziarsi, fino
del potere d’acquisto ad opera dell’inflazione.         ad arrivare, in caso di “default”, all’impossibilità
Quando, in una fase successiva, il nuovo denaro         di piazzare titoli pubblici sul mercato per di-
si propaga verso le sfere più lontane dall’export,      verso tempo. Il mantra del “non possiamo più
gli esportatori vedranno svanito il beneficio           pagare le pensioni” sentito così spesso negli ulti-
competitivo: l’aumento delle vendite verso              mi tempi, diventerebbe drammaticamen-
l’estero (dunque la domanda di moneta naziona-          te realistico.
le) causerà un inevitabile apprezzamento della          Tassi di interesse più elevati anche per i contrat-
valuta. I Governi hanno a disposizione due scel-        tori di mutui e debiti con il sistema bancario, il
te: ignorare le richieste degli esportatori, o apri-    quale cercherebbe di tutelarsi dall’inflazione
re nuovamente i rubinetti della moneta per in-          richiedendo una maggior remunerazione. Sem-
nescare una nuova fase espansionistica. Nel             pre riguardo il rapporto con le banche, è neces-
primo caso si avrebbe inevitabilmente lo scop-          sario considerare che con una svalutazione del
pio delle già citate “bolle”: gli investimenti a bas-   40-50%, la stessa percentuale descriverebbe le
si tassi d’interesse nel settore dell’export si rive-   perdite dei depositi e delle liquidità. Il giorno
lerebbero insoddisfacenti, e crollando consume-         zero dell’uscita dall’euro assisteremmo alle tri-
rebbero i risparmi delle famiglie e i bilanci delle     stemente celebri corse agli sportelli per ritirare i
banche, nonostante un caro prezzo sia già stato         propri risparmi, rischiando di far collassare un
pagato nella fase precedente ad alta inflazione,        sistema bancario che già versa in acque agitate.
di “attesa” che gli effetti del rilancio economico      Uno studio condotto dall’UBS stima tra i 9500 e
si manifestino; nel secondo caso con                    11500€ la perdita media del reddito per ogni
un’ulteriore accelerata monetaria il processo           cittadino di uno Stato secessionista del Sud
ricomincerebbe: nuova svalutazione, un benefi-          Europa nel primo anno, sommati a 34 mila €
cio degli esportatori, malinvestimenti, inflazio-       per ogni anno successivo, e, viene precisato
ne, ed erosione del potere d’acquisto appe-             nell’analisi, queste “sono stime conservative che
na ottenuto delle famiglie.                             non calcolano i costi dei disordini civili”.
Una politica dunque per nulla sostenibile nel
lungo termine. Bisogna inoltre considerare che          Si può obiettare su quanto sia stato opportuno
una “svalutazione infinita” significherebbe cer-        per i Paesi meno virtuosi entrare nell’euro, e se i
care di competere con concorrenti la cui chiave         benefici siano stati tali da bilanciare le difficoltà.
strategica poggia sul minor costo possibile,            Il dolore causato dall’Euro deve essere visto co-
quindi, ad esempio, la Cina. Sembra scarsamen-          me un dito indice puntato sulle strutture non
te credibile e auspicabile che si voglia portare        sufficientemente competitive: i Paesi del-
l’economia di uno Stato europeo a competere             l’Europa mediterranea necessitano di u-
con le condizioni salariali cinesi, non certamen-       na ristrutturazione organica, di riforme e di un
te celebri per l’equità. Per lo stesso motivo, cer-     ammodernamento, in favore di una rimozione
care di battere la Cina a colpi di svalutazione,        delle rigidità classiche delle politiche troppo di-
porterebbe ad una corsa al ribasso che danneg-          rigista del passato, pur in linea con le garanzie di
gerebbe lavoratori e famiglie, il cui benessere è       Welfare da sempre nella tradizione europea. An-
lo scopo dell’economia.                                 ziché un secessionismo, è da augurarsi una mag-
Un’ultima questione da affrontare riguarda la           gior integrazione, un’Europa che indichi quale
materia finanziaria. La conversione del debito          sia la via da seguire, e spingere per un accentra-
pubblico in nuova moneta nazionale svalutata e          mento delle politiche economiche e monetarie.
inflazionata donerebbe una boccata d’ossigeno           L’unico modo per avanzare verso il futuro senza
alle finanze pubbliche, costrette a restituire un       confonderlo con il passato. ∎
minor capitale reale a fronte di un nominale in-
variato. Tuttavia sui mercati prezzi e tassi di in-           Click qui per visualizzare l’articolo sul sito.
teresse sono determinati dalle curve di doman-

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