40 FESTIVAL PONTINO DI MUSICA 2004

Pagina creata da Erica Grandi
 
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40 FESTIVAL PONTINO DI MUSICA 2004
40° FESTIVAL PONTINO DI MUSICA 2004
Rosetta Acerbi insieme a Goffredo Petrassi

ROSETTA ACERBI
Nasce a Venezia.
Dopo una breve fase di impiego di un linguaggio astratto-informale, l’artista attiva una personale ricerca figurativa
di sottile indagine psicologica, che passa attraverso l’evocazione onirica di miti e archetipi, e l’approfondimento del
simbolismo legato all’evocazione dell’acqua e del mare, nonché di suggestioni orientalistiche in direzione mistica.
La sua attività espositiva inizia nel 1955, tenendo mostre personali e partecipando a rassegne collettive e premi in
Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Australia, Stati Uniti, Croazia, Egitto e Giappone, presentata in
catalogo da autorevoli critici italiani e stranieri. Nel 1986 ha un’ampia antologica a L’Aquila, presso il Museo
Nazionale d’Abruzzo, e nel 1991 nel Palazzo della Cultura di Latina. Nel 1986 e nel 2000 partecipa alla Triennale
d’Arte Sacra di Celano, e nel 1991 alla V Biennale d’Arte Sacra di Venezia. Nel 1999 è presente alla XIII
Quadriennale d’Arte di Roma, e nel 2000 alla mostra “Immagini di Impegno - Impegno di immagine” a Roma. Nel
2001 la mostra “Presenze”, promossa dal Comune di Roma; nel 2002 “Paesaggi onirici”, nel Palazzo Comunale di
Sabaudia. Nel 2004 è invitata con una personale in Giappone, al Museo Vangi, in collaborazione con l’Istituto
Italiano di Cultura di Tokyo.
Vive e lavora a Roma.
40° FESTIVAL PONTINO 2004

                           ORGANIZZAZIONE E REALIZZAZIONE
                             Campus Internazionale di Musica
                                COORDINATORE ARTISTICO
                                    Riccardo Cerocchi
                                COMITATO ORGANIZZATIVO
  Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per lo Spettacolo dal Vivo
                  Regione Lazio - Assessorato alla Cultura, Sport e Turismo
                         Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio
                  Azienda di Promozione Turistica della Provincia di Latina
             Comuni di Latina, Sermoneta, Priverno, Fondi, Lenola e Sperlonga
                   Conservatorio Statale di Musica “O. Respighi” di Latina
                                        Università Pontina
                       Istituto di Studi Musicali “G. Petrassi” di Latina
                            Fondazioni Roffredo e Camillo Caetani
                                     Pro Loco di Sermoneta
                                         Pro Loco di Fondi
                                     F.I.D.A.P.A. sez. di Fondi
                                 Abbazia e Borgo di Fossanova
                                  CON IL CONTRIBUTO DI
    Bristol Myers Squibb, Banca Popolare di Fondi, SISAL, ICOT Latina Gruppo Giomi
Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, Associazione Industriali di Latina, Sidis, MOF Fondi
                               SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
           Maria Teresa Censi, Elisa Cerocchi, Tiziana Cherubini, Alfredo Romano
                                    AMMINISTRAZIONE
                               Nicola Astarita, Paola Sighinolfi
                                      UFFICIO STAMPA
                                        Andrea Fasano
                  ACCORDATURA PIANOFORTI E ASSISTENZA TECNICA
                                        Mauro Buccitti
PROGRAMMA GENERALE

                              CONCERTI
                 NEL CASTELLO CAETANI DI SERMONETA,
                      NELL’ABBAZIA DI FOSSANOVA
                   E A FONDI, LENOLA E SPERLONGA

                                  CORSI
DI PERFEZIONAMENTO E DI INTERPRETAZIONE MUSICALE DI SERMONETA

                        TESTIMONIANZE STORICHE
 INCONTRI DI STUDIO, PRIME ESECUZIONI ASSOLUTE, DOCENTI DEI CORSI , PARTECIPANTI
Questa 40a edizione del Festival Pontino è stata preceduta dalle celebrazioni dei cento anni della nascita del maestro
Goffredo Petrassi, suo presidente onorario dal 1975, scomparso lo scorso anno. La manifestazione, voluta dal Campus
Internazionale di Musica e dall’Istituto di Studi Musicali “G. Petrassi”, si è svolta sotto l’Alto Patronato del Presidente
della Repubblica nel Palazzo della Cultura di Latina, dal 16 al 19 giugno, con il seguente programma:

Mercoledì 16 Giugno
            Pinacoteca
ore 18.00 - Saluto delle Autorità e presentazione della manifestazione

ore 18.30 - Inaugurazione della mostra documentaria di manoscritti autografi, lettere e documenti
            fotografici a cura dell’Istituto di Studi Musicali “G. Petrassi”
            Presentazione: Leonetta Bentivoglio
            Diffusione dei video: L’anima e le forme: in ricordo di Goffredo Petrassi
                                  ideazione e regia di Daniela Bruni, fotografia di Marcello Gallinelli-Martin Goins,
                                  montaggio Daniela Bruni, produzione RAI International TV 2003-2004

                                 Goffredo Petrassi. La musica come libertà
                                 di Francesco Bortolini e Jacopo Pellegrini, produzione RAI International TV

                                 Incontro d’autore: Goffredo Petrassi produzione 2001 CIDIM - Classica D+

                                 Intervista a Goffredo Petrassi di Guido Salvetti

ore 21.00 - Teatro G. D’Annunzio
            Orchestra di Roma e del Lazio - Marcello Panni direttore
            Coro da Camera “Goffredo Petrassi” - Stefano Cucci direttore Musiche di Petrassi, Panni
            Concerto a cura di Marcello Panni (Trasmesso in diretta da RAI Radio 3)

Giovedì 17 Giugno
            Pinacoteca
ore 10.00 - I Sessione: Petrassi: l’uomo e il suo tempo
            Presiede: Michele Dall’Ongaro
            Relatori: Guido Salvetti       Il ruolo di Petrassi nella politica culturale del regime Fascista
                      Giancarlo Rostirolla L’epistolario di Goffredo Petrassi nella biblioteca - archivio
                     {Federica Nardacci dell’Istituto di Studi Musicali “G. Petrassi” di Latina
                      Gian Paolo Minardi Tentazioni neoclassiche
            Interventi programmati di Paolo Petazzi, Landa Ketoff, Luciana Galliano, Ivan Vandor

ore 16.00 - II Sessione: Petrassi tra modernità e contemporaneità
            Presiede: Michele Dall’Ongaro
            Relatori: Gianluigi Mattietti L’ultimo Petrassi
                      Joachim Noller      Gestualità come forza innovatrice
                      Pierre Michel       Alcuni aspetti della scrittura in Serenata, Tre Per Sette, Estri
                      Roberto Prosseda La musica pianistica di Petrassi. Riflessioni di un interprete

ore 21.00 - Teatro Ridotto
            Ensemble Algoritmo - Marco Angius direttore - Marco Rogliano violino - Mario Caroli flauto - Arturo Tallini chitarra
            Musiche di de Pablo, Carter, Cardi, D’Amico, Dall’Ongaro
            Concerto a cura di Gabriele Bonomo (Trasmesso in differita da RAI Radio 3)
Venerdì 18 Giugno
            Pinacoteca
ore 10.00 - III Sessione: Petrassi e le altre arti
            Presiedono: Gabriele Bonomo e Luigi Pestalozza
            Relatori:   David Osmond-Smith Il gesto maschile nelle arti visive e nella musica di Petrassi negli anni Trenta
                        Daniela Tortora           «Danza - Pittura» - Musica intorno a Morte dell’Aria
                        Jacopo Pellegrini         Petrassi e la follia

ore 16.00 - IV Sessione: Petrassi: composizione, insegnamento, formazione
            Presiede:   Luigi Pestalozza
            Relatori:   Luigi Pestalozza      Perché Petrassi
                        Giorgio Pestelli      Poetica e senso nel Quarto concerto
                        Susanna Pasticci      Un maestro e i suoi maestri: modelli di artigianato formale della scrittura petrassiana
                        Enzo Restagno         Petrassi oltre le definizioni
                        Alberto Bosco         Vita dell’Aria: il Grand Septuor
                        Matteo Pennese        L’insegnamento di Petrassi
            Dialoganti: Aldo Clementi, Ennio Morricone, Franco Oppo, Fausto Razzi
            Intervento programmato di Giorgio Maulucci e Paolo Rotili

ore 21.00 - Teatro Ridotto
            Icarus Ensemble - Flavio Emilio Scogna direttore - Anna Clementi voce
            Musiche di Morricone, Razzi, Damiani, Oppo, Petrassi, Pisati, Landuzzi, Clementi
            Concerto a cura di Luigi Pestalozza (Trasmesso in differita da RAI Radio 3)

Sabato 19 Giugno
            Pinacoteca
ore 10.00 - V Sessione: Petrassi e il sacro
            Presiede: Giovanni Carli Ballola
            Relatori: Sergio Sablich                 Salmi e notti oscure: la visione del sacro in Petrassi
                      Alessandro Solbiati            Il coro e la sacralità universale in Petrassi: Mottetti per la
                                                     Passione, Orationes Christi, Tre Cori Sacri e Kyrie

                                                     Proiezione del documentario La porta di S. Pietro di Manzù,
                                                     regia di Glauco Pellegrini, musiche originali di Goffredo Petrassi
                      Alessandro Mastropietro        Reti inter-testo, -codice e -genere nella musica per il documentario
                                                     La porta di S. Pietro di Manzù

ore 19.00 - Cattedrale di San Marco
            Celebrazione eucarista presieduta da Don Mario Sbarigia, Vicario generale della Diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno
            Coro da Camera “Goffredo Petrassi” - Stefano Cucci direttore - Susanne Bungaard soprano
            Filippo Adami tenore - Mario Caroli e Paolo Taballione flauti - Aldo Bassi organo Musiche di Petrassi
            Musiche a cura di Giovanni Carli Ballola

ore 21.00 - Teatro Ridotto
            Ensemble Algoritmo - Marco Angius direttore - Marco Rogliano violino - Mario Caroli flauto - Arturo Tallini chitarra
            Musiche di Caprioli, Mosca, Solbiati, Fedele, Vandor, Cappelli
            Concerto a cura di Mario Bortolotto (Trasmesso in differita da RAI Radio 3)
Un lungo viaggio intorno e dentro al tango. E’ l’affa-

                                   25 giugno
                                                               scinante proposta di Luis Bacalov, compositore e inter-
                                                               prete di grande sensibilità, attivo da molti anni su vari
                                                               fronti, vincitore dell’Oscar per la colonna sonora del
                                                               film Il postino con Massimo Troisi.
                                 V E N E R D Ì o r e 2 1 . 0 0 E’ un dato di fatto che il tango è definitivamente
                                 Sermoneta, Castello Caetani entrato a tutti gli effetti a far parte delle programma-
                                                               zioni concertistiche, dopo essere stato per troppo
                                                               tempo relegato nel dimenticatoio. Alla base di questa
LUIS BACALOV                       pianoforte
                                                               “rinascita” c’è in primo luogo la valorizzazione d’al-
                                                               cune figure ormai mitiche, come quella di Astor
                                                               Piazzolla, la conoscenza del repertorio di tango anche
IGNACIO CERVANTES (1847 - 1905)                                nelle sale da concerto attraverso l’attività di musicisti
 Controdanze                                                   raffinati (pensiamo al grande violinista Gidon
 El velorio                                                    Kremer), e la semplice constatazione che a questa
 La glorieta
                                                               musica si sono dedicati musicisti con matrici culturali
 Adios a Cuba
                                                               molto diverse, come dimostra il programma di questa
                                                               sera, che oltre ai classici Gardel, Villoldo e Piazzolla,
ISAAC ALBÉNIZ (1860 - 1909)
                                                               mette insieme Morricone e Stravinsky, Piazzolla e lo
 Tango
                                                               stesso Bacalov.
JUAN JOSE’ CASTRO (1895 - 1968)                                Gli inizi di questo tipo di musica, e della danza che ne
 Evocación - Llorón - Compadrón - Milonguero -                 è l’inscindibile completamento, sono alquanto vaghi.
 Nostálgico                                                    Sappiamo che si iniziò a ballare il tango nei primi anni
                                                               dell’Ottocento e che alla fine di quel secolo si ballava
ENNIO MORRICONE (1928)                                         nei quartieri malfamati di Buenos Aires. Nei caffè e
 Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto         nelle case d’appuntamento, le signore che esercitava-
                                                               no il mestiere più antico del mondo cominciarono ad
IGOR STRAVINSKIJ (1882 - 1971)                                 elaborarne i passi e le figure.
 Tango                                                         Negli anni tra il 1900 ed il 1910 il tango smise di essere
                                                               il ballo esclusivo delle classi emarginate per diventare
                                                               il ballo di successo di tutte le classi sociali. Subito
LUIS BACALOV (1933)                                            dopo sbarcò in Europa, a Parigi, con tutta la sua carica
 Tanghitudes                                                   di provocazione nei confronti delle élite borghesi.
                                                               L’impatto fu violento. Il tango, con la sua inequivoca-
CARLOS GARDEL (1890 - 1935)                                    bile carica erotica, non poteva che provocare scandali,
 El dìa que me quieras                                         indignazione e censure.

ANGEL VILLOLDO (1868 - 1919)
 El Choclo
                                                               in collaborazione con
ASTOR PIAZZOLLA (1921 - 1992)
 Libertango
Con l’arrivo del cinema muto, i film di Hollywood, il
tango diventa un ballo conosciuto in tutto il mondo:
con il termine “Guardia Nueva” si indica il periodo
che va dal 1918 al 1950 circa. A questo periodo risalgo-
no le prime incisioni discografiche e trasmissioni
radiofoniche del tango. Che è ricco anche di figure
leggendarie, come quella di Carlos Gardel, che è
diventato un simbolo del tango argentino, con la sua
voce roca inconfondibile, che con brani come Mi noche
triste e La cumparsita ha lasciato una traccia indelebile
nella storia di questo repertorio.
La fortuna incontrata dal tango all’inizio del
Novecento determinò una perdita graduale delle sue
caratteristiche originarie e, con l’introduzione di un
testo e di una voce, la trasformazione in “canzone a
ballo”. Il tango ha un elemento di gran fascino, ed è
una specie di miscela indecifrabile tra ingredienti con-
traddittori: da una parte la sua evidente carica sensua-
le, dall'altra una sorta di struggimento esistenziale. E’
forse in questa miscela che risiede l’essenza emotiva e
poetica più autentica del tango: un’infinita tristezza
intrisa d’estenuante malinconia e voluttà di disfaci-
mento, congiunta ad una strenua volontà di redenzio-
ne e liberazione attraverso il rapporto amoroso.
                                        Luca Della Libera
La musica da camera di Joseph Haydn (1732 – 1809) è impernia-
                                                                ta sui suoi sessantotto quartetti per archi. I suoi primi quartetti

                                           3 luglio             furono composti in tre gruppi, e separati da lunghe pause. I
                                                                primi dieci risalgono alla fine degli anni Cinquanta, le raccolte
                                                                dell’Op. 9, 17 e 20 realizzate intorno al 1770, e l’Op. 33 (alla quale
                                                                appartiene il Quartetto che ascoltiamo stasera) nel 1781. Ognuno
                                                                di questi gruppi offre una soluzione agli aspetti tecnici ed esteti-
                                    S A B AT O o r e 2 1 . 0 0 ci del genere. La caratteristica alla base dell’op. 33 riguarda
                                    Sermoneta, Castello Caetani soprattutto  un’atmosfera espressiva intima, realizzata attraverso
                                                                scelte timbriche meno “estreme” rispetto alle raccolte precedenti,
                                                                e una presenza più regolare di procedimenti omofonici piuttosto
                                                                che contrappuntistici. La raccolta dell’Op. 33 rappresenta un
B           G
   RUNO IURANNA viola                                           punto importante per lo sviluppo della composizione di Haydn
                                                                in quest’ambito. Infatti, dietro l’apparente semplicità di questi
Q                    T
    UARTETTO ERPSYCORDES                                        brani risiede una ricerca tesa ad un fitto scambio tematico tra gli
Girolamo Bottiglieri - Raya Raytcheva violini strumenti.                    Per questo motivo sono stati considerati dalla critica
                                                                la prima vera raccolta “moderna” quartettistica di Haydn.
Caroline Haas viola - François Grin violoncello                 Il Quartetto si apre con un Vivace assai nella consueta struttura
                                                                della forma sonata, in un clima di distesa espressività, che non
                                                                impedisce zone di forte tensione, come nella seconda parte del
                                                                movimento. Il Largo e cantabile successivo, in sol minore, è
JOSEPH HAYDN (1732 - 1809)                                      costruito intorno ad una ricca ed elaborata melodia del primo
  Quartetto op. 33 n. 5 in sol magg.                            violino, che qui ha il ruolo d’assoluto rilievo. Dopo il breve
  Vivace assai                                                  Scherzo, il quartetto si conclude con un Finale, in ritmo puntato,
                                                                nel quale, oltre al violino primo, anche la viola ed il violoncello
  Largo e cantabile                                             hanno episodi solistici, prima dell’accelerazione finale, siglata da
  Scherzo: Allegro                                              un Presto nella partitura.
  Finale: Allegretto                                            I tre Quartetti op. 43 di Schumann risalgono al 1842 e furono
                                                                dedicati dal suo autore all’amico Felix Mendelssohn-Bartholdy.
                                                                Tra i quartetti di Schumann, l’op. 41 n. 3 è quello più caratteriz-
ROBERT SCHUMANN (1810 - 1856)                                   zato dalla preoccupazione d’unità interna. Rispetto a Haydn, il
  Quartetto op. 41 n. 3 in la magg.                             salto è enorme. L’intervallo melodico di quinta discendente, che
                                                                si ascolta all’inizio, è evidente in molti dei temi della partitura,
  Andante espressivo. Allegro molto moderato                    insieme con il suo intervallo inverso, la quarta ascendente, e lo
  Assai agitato                                                 stesso accordo iniziale è quello con il quale inizia l’ultimo
  Adagio molto                                                  tempo. Queste idee sono presentate per prime nel rapsodico
                                                                primo movimento, lento, e poi nel tema principale di quello suc-
  Finale: Allegro molto vivace                                  cessivo. Il secondo movimento, benché non rechi un titolo, è in
                                                                sostanza una serie di variazioni su un tema sincopato. La pre-
                                                                ponderanza di musica rapida lascia il posto ad un movimento
JOHANNES BRAHMS (1833 - 1897)                                   lento, l’Adagio molto, caratterizzato dalla curva espressiva del
                                                                tema principale e dalla sottigliezza della sua forma di rondò. Il
  Quintetto op. 111 in sol magg.                                finale è una combinazione di rondò, scherzo, trio, ed anche una
  Allegro non troppo, ma con brio                               sorta di forma-sonata, che serve a ristabilire le opposizioni tonali
  Adagio                                                        che permeano tutto il movimento.
                                                                La produzione cameristica di Brahms occupa in sostanza tutta la
  Un poco allegretto                                            sua vicenda creativa, in un arco di cinquant’anni, dal 1854 al
  Vivace, ma non troppo presto                                  1894. Il Quintetto op.111 risale al 1890, e sembra premere contro i
                                                                limiti della musica da camera. I tremoli iniziali sembrano annun-
                                                                ciare una sinfonia, e il tema principale, affidato al violoncello, è
                                                                uno dei più espressivi di Brahms. Come in altri lavori dello stes-
                                                                so periodo, il Quintetto op. 111 ha nella pregnanza espressiva e
                                                                nella salda fattura le sue qualità migliori, ed è permeato da una
                                                                vivace e prorompente giocondità, che ha fatto sì che a questo
                                                                gioiello cameristico sia stata apposta la didascalia di
                                                                “Praterquintett”.
in collaborazione con:                                                                                               Luca Della Libera
Il programma del concerto di questa sera rappresenta un vero e proprio
viaggio nella letteratura flautistica dalla prima metà del Settecento ad oggi,
e offre la possibilità di apprezzare l’evoluzione tecnica ed espressiva di que-
sto strumento.
La produzione per flauto di Johann Sebastian Bach comprende alcune sona-
te solistiche, oltre ad alcune pagine molto note, come il Quinto concerto bran-
deburghese e la Suite in si minore. Alcune sonate hanno il semplice sostegno
del basso continuo, mentre altre, come quella in programma stasera, in tre
                                                                                            4 luglio
movimenti, sono “concertanti”: la tastiera non si limita ad un semplice                DOMENICA ore 19.30
“accompagnamento”, ma realizza con il solista un continuo e raffinato dia-             Priverno, Abbazia di Fossanova
logo.
Autodidatta, nato nel 1930, il compositore e musicologo giapponese Kazuo
Fukushima ha avuto particolare predilezione il flauto, collaborando anche
con grandi interpreti come Severino Gazzelloni. Mei, scritto nel 1962, esplo-
                                                                                       PETER-LUKAS GRAF flauto
ra le varie possibilità timbriche e ritmiche della musica tradizionale giappo-
nese, con ampio uso di glissandi e particolari modalità d’emissione.
                                                                                       AGLAIA GRAF pianoforte
Dopo la stagione “aurea” della prima metà del Settecento, il repertorio flau-
tistico diminuì in modo considerevole nel corso dell’Ottocento. Nei paesi di
lingua tedesca i compositori orientarono il loro interesse verso strumenti             JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 - 1750)
che esprimevano più compiutamente le nuove istanze legate al romantici-
smo. Questo non significa, comunque, che il flauto non godesse di buona
                                                                                        Sonata in mi bem. magg. BWV 1031
diffusione e di un notevole grado di maturazione tecnica.                               Allegro
Il programma prevede uno dei brani più impegnativi della letteratura flau-              Siciliano
tistica novecentesca, la Sonata in re maggiore op. 94 di Sergej Prokof’ev (1891-
1953). Composta nel 1943, questa sonata fu poi rielaborata per una versione             Allegro
violinistica nel 1944, con l’ausilio del grande violinista russo David
Ojstrakh, che ha quindi contribuito notevolmente alla sua diffusione nelle
sale da concerto. All’interno di una struttura sostanzialmente “tradiziona-
                                                                                       KAZUO FUKUSHIMA (1930)
le”, la Sonata di Prokof’ev contiene alcuni elementi di interesse, come la              MEI per flauto
ricchezza e varietà dei fraseggi, l’incisività ritmica e gli slittamenti armonici.
Il primo movimento è un Moderato, costruito su due temi: il primo è espo-
sto all’inizio dal flauto, ed ha un carattere pacato e diatonico. Il secondo è         SERGEJ PROKOF’EV (1891 - 1953)
costituito da una melodia su ritmo puntato. La seconda parte del movimen-               Sonata in re magg. op. 94
to, dopo la ripetizione del ritornello, si apre con una scansione ritmata nel           Moderato
registro grave del flauto, che conduce alla riesposizione dei due temi in vari
campi armonici. Dopo una sezione caratterizzata da una scrittura virtuosi-              Schero
stica di arpeggi che toccano il registro sovracuto, troviamo una vera e pro-            Andante
pria ripresa. Il movimento si chiude dopo una coda, nella quale il primo
tema è riproposto dai due strumenti. Lo Scherzo che segue, in tre quarti, è
                                                                                        Allegro con brio
basato su un complicato contrappunto ritmico-melodico, nel quale sono
presenti continui spostamenti ritmici. Una sezione centrale assume il ruolo
di interludio dal carattere cantabile: il movimento si conclude con la ripresa
variata della sezione iniziale, con continue figurazioni dal carattere irregola-       ROBERT SCHUMANN (1810 - 1856)
re. Il terzo movimento è un Andante, e costituisce, di fatto, il momento “liri-         Tre Romanze op. 94
co” della Sonata. Il tema principale si basa su un’idea diatonica molto sem-
plice, che è esposta dal flauto all’inizio. Successivamente è affidata al pia-          Moderato
noforte, mentre il flauto compie delicati arabeschi che la contrappuntano,              Semplice
per poi riproporla in chiusura. L’ultimo movimento è un Allegro con brio tri-           Moderato
partito. Nella prima sezione ci sono quattro temi fortemente caratterizzati;
troviamo poi un momento dall’atmosfera lirica e cantabile, seguito da una
ripresa variata della sezione iniziale, arricchita da elementi virtuosistici. Le       AGLAIA GRAF (1987)
Tre Romanze op. 94 di Schumann furono originariamente pensate per oboe e
per violino.                                                                            Danse mistérieuse per pianoforte solo
Frank Martin (1890 – 1974) è un compositore difficilmente collocabile nelle
principali “scuole” del primo Novecento, anche per il lungo sviluppo della             FRANK MARTIN (1890 - 1974)
sua personalità artistica: da una parte egli assorbì pienamente la grande
civiltà musicale tedesca, accanto alla quale sì inserì una forte attenzione per         Ballade
l’Ottocento francese e per Franck in particolare.
                                                                   Luca Della Libera
Così come per altri strumenti musicali a fiato, le difficoltà tecni-
                                                                    che per esecutori sono cresciute notevolmente nel ventesimo

                                        10 luglio                   secolo anche per il clarinetto, prima di tutto nelle parti orche-
                                                                    strali, poi nel repertorio solistico e in quello cameristico. Il talen-
                                                                    to d’alcuni grandi interpreti ha continuato ad incoraggiare i
                                                                    compositori ad estendere la tecnica dello strumento. Uno dei
                                                                    casi più noti è quello di Benny Godmann, per il quale scrissero
                                   S A B AT O o r e 2 1 . 0 0 pagine memorabili Bartók, Hindemith e Copland.
                                   Sermoneta, Castello Caetani Kent Kennan, vissuto tra il 1913 ed il 2003, è stato un importante
                                                                    compositore e didatta statunitense, attivo in modo particolare
                                                                    nel campo dell’orchestrazione, ed autore di molte trascrizioni. E’
R            S
  ICHARD TOLTZMAN                      clarinetto                   il caso della Sonata in re maggiore op. 94 di Prokoviev, un brano
                                                                    composto nel 1943 originariamente per flauto e pianoforte, del
L          D C
  INDA I ARLO                          pianoforte
                                                                    quale esiste anche una versione violinistica, realizzata dallo stes-
P         -J   S
  ETER OHN TOLTZMAN pianoforte                                      so compositore russo l’anno successivo con l’aiuto del grande
                                                                    violinista David Ojstrak.
                                                                    Il francese Francis Poulenc (vissuto tra il 1889 ed il 1963) nella
SERGEJ PROKOF’EV (1891 - 1953)                                      prima parte della sua vita ha subito numerose critiche per la
 Sonata in re magg. op. 94 per flauto e pianoforte (arr. K. Kennan) semplicità e l’immediatezza della sua musica, ma con il tempo è
 Moderato, Scherzo, Andante, Allegro con brio                       stato chiaro che l’assenza di complessità linguistica non signifi-
                                                                    cava assenza di espressività e di capacità tecniche. La Sonata per
FRANCIS POULENC (1899 - 1963)                                       clarinetto risale al 1962.
                                                                    Claude Debussy compose la Premiere rapsodie per clarinetto tra il
 Sonata                                                             1909 ed il 1910 come brano di concorso per il Conservatorio di
 Allegro tristamente, allegretto                                    Parigi. L’autore stesso lo considerava uno dei suoi brani più riu-
 Romanza, trés calme                                                sciti, e, in effetti, vi troviamo alcuni dei tratti salienti della sua
 Allegro con fuoco, très animé                                      personalità compositiva: la capacità d’invenzione applicata
                                                                    all’armonia, alla forma e al timbro, ed una concezione del tutto
                                                                    nuova del tempo musicale.
CLAUDE DEBUSSY (1862 - 1918)
                                                                    Il compositore polacco Witold Lutoslawski è vissuto tra il 1913
 Première Rhapsodie                                                 ed il 1994, le Dance preludes risalgono al 1954, in un periodo nel
                                                                    quale l’autore seguiva varie strade: la musica funzionale, d’am-
                                                                    pio consumo, la produzione concertistica, basata su materiale
WITOLD LUTOSLAWSKI (1913 - 1994)                                    folklorico, e infine un’investigazione “privata”, alla ricerca di
 Dance Preludes                                                     nuovi aspetti del linguaggio musicale. Va ricordato che in
 Allegro molto, Andantino, Allegro giocoso, Andante,                Polonia, tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi Cinquanta, ci
                                                                    fu un pesante condizionamento culturale con l’avvento del “rea-
 Allegro molto                                                      lismo socialista”, e alcuni lavori di Lutoslawski furono tacciati
                                                                    di “formalismo”. La sua attenzione per il folklore di quegli anni
GEORGE GERSHWIN (1898 - 1937)                                       non aveva certo la profondità di Bartók, ma gli serviva come
 Three Preludes (arr. J. Gach)                                      spunto compositivo da piegare poi alle sue esigenze espressive.
 Allegro ben ritmato e deciso                                       Vissuto tra il 1898 ed il 1937, il pianista, direttore d’orchestra e
                                                                    compositore statunitense George Gershwin, ha iniziato la sua
 Andante con moto e poco rubato
                                                                    carriera come pianista, per poi diventare in pochi anni il più
 Allegro ben ritmo e deciso                                         popolare musicista americano di Broadway ma anche nella
                                                                    musica da concerto. I Preludes risalgono agli anni 1923-26.
PETER-JOHN STOLTZMAN (1977)                                         Jazzista tra i più noti della scena statunitense, Dave Brubeck
                                                                    (1920) è compositore, pianista e leader di numerose band, che lo
 Lullaby - Travelers (Music composed at Sermoneta)
                                                                    hanno visto operare con musicisti del calibro di Paul Desmond e
                                                                    Gerry Mulligan. Il Rondò è il suo brano più popolare ed è
DAVID BRUBECK (1920)                                                costruito su un’irregolare successione ritmica.
 The Duke - Blue Rondo à la Turk                                                                                         Luca Della Libera
Compositore, pianista, organista e scrittore, Camille Saint-Saëns
(1835-1921), fu spesso paragonato a Mozart per la sua brillan-
tezza, versatilità e prolificità. E’ stato il protagonista della rina-
scita musicale francese alla fine dell’Ottocento. Egli scrisse in
ogni genere musicale ottocentesco, ma ottenne i maggiori suc-
cessi nel repertorio basato sulla tradizione viennese, come
sinfonie e musica da camera, anche se alla luce del tipico gusto
                                                                         11 luglio
coloristico francese, egli fu sostanzialmente un adattatore piut-        DOMENICA ore 19.30
tosto che un innovatore nel linguaggio. Questo si conferma               Priverno, Abbazia di Fossanova
anche dal brano che ascoltiamo stasera, la sinfonia dalla cantata
da chiesa n. 28 di Bach, dal titolo Gottlob! Nun geht das Jahr zu
Ende, composta per il Natale 1725.                                       ELISSÒ VIRSALADZE pianoforte
Con la produzione di Robert Schumann ci immergiamo invece
nell’universo più profondamente romantico del repertorio pia-
nistico, pieno di citazioni, riferimenti e ispirazioni extra-musi-       JOHANN SEBASTIAN BACH /CAMILLE SAINT-SAËNS
cali. Kreisleriana, composta nel 1838, è una raccolta ispirata ai
Fantasiestücke di Hoffmann. Non sorprende che il compositore
                                                                          Ouverture aus 28. Kantate
si sia identificato con l’eccentrico maestro di cappella descritto
da Hoffmann. Sia Schumann sia Kreisler oscillavano tra depres-           ROBERT SCHUMANN (1810 - 1856)
sione ed estasi, ed entrambi erano devoti ammiratori di Bach.             Kreisleriana op. 16
La raccolta è imperniata sui contrasti violenti tra un virtuosi-
smo diabolico e un profondo lirismo.
Per gran parte della propria vita, Sergej Proko’fev (nato a
Sontsovka l’11 aprile 1891 e morto a Mosca il 5 marzo 1953) fu           SERGEJ PROKOF’EV (1891 - 1953)
compositore ed allo stesso tempo un pianista concertista. Fu              Sonata n. 2 op. 14 in re min.
sua madre, buona pianista, ad avvicinarlo alla musica, prima di           Allegro non troppo
fargli intraprendere studi regolari, che si svolsero al
Conservatorio di Pietroburgo a partire dal 1904.                          Allegro moderato
Il catalogo compositivo di Prokof’ev inizia e termina con il pia-         Andante
noforte: dalla Sonata n.1 op.1 del 1907 alla rielaborazione della         Vivace
Quinta Sonata in do maggiore op. 38, realizzata tra il 1952 ed il
1953. La sua produzione pianistica comprende raccolte di pezzi            Sarcasmes, 5 pezzi op. 17
brevi, pagine per bambini, numerose trascrizioni dei propri
lavori sinfonici, nove Sonate e cinque Concerti per pianoforte e
orchestra.                                                                Toccata in do magg. op. 11
Il ruolo svolto da Proko’fev nella letteratura pianistica del
primo Novecento è di primissimo piano. Egli si è ritagliato una
posizione del tutto originale, ben lontana dai modelli del con-
certismo romantico (ai quali, invece, si rivolgevano Skrjabin e
Rachmaninov), nella quale c’era posto per la rivisitazione, asso-
lutamente personale, della tradizione classica ma anche per le
esplorazioni timbriche, la vivacità e la ricchezza coloristica. La
Sonata n. 2 op. 14 fu scritta a soli ventuno anni. E’ costruita in
quattro movimenti, e dimostra una chiara maturità compositi-
va, con elementi unitari più sottili rispetto all’op. 1 e op.3. In
lavori sperimentali come Sarcasmes (realizzato tra il 1912 ed il
1914) l’autore si concentra su ricchi accordi dissonanti, e il titolo
vuole proprio forzare la tradizione. La sperimentazione penetra
ogni aspetto della struttura, e l’assetto tonale tradizionale è con-
tinuamente messo in crisi dalla presenza di note ad esso estra-
nee.
                                                     Luca Della Libera
14 luglio
                                     MERCOLEDÌ ore 21.00
                                     Lenola, Maria Santissima del Colle
CONCERTI DEL COMPRENSORIO AURUNCO
A CURA DI ROBERTO PROSSEDA

MAURO TIBERI       voce
MAURO D’ALESSANDRO tamburi

                                                                          La trance e il canto profondo fra oriente e occidente
                                                                          Come poteva essere la musica nelle civiltà preistoriche
“I canti di Dioniso”                                                      basate sui riti sacrificali nel continente euroasiatico?
 Canti di Dioniso 1, 2, 3 per voce, tamburo e shrutibox                   La ricerca parte dall'India nell'epoca vedica, in una
                                                                          civiltà in cui la conoscenza del corpo e dello spirito si
 Homa: canto difonico, shruti box e thai gong                             intreccia alla filosofia e alla religione. In questa civiltà
                                                                          nascono il tantrismo e le discipline che ne derivano,
 Soffi per voce e oggetti plastici                                        come lo yoga e tutta una serie di rituali in cui il suono
                                                                          dei mantra e i fluidi del corpo hanno una valenza
 Cignus per voce e percussioni
                                                                          sacra e magica. A quest'epoca risalgono le forme di
                                                                          canto più antiche che ci sono pervenute, circa 1500
                                                                          anni prima di Cristo. Seguendo le evoluzioni del canto
                                                                          vedico e dei rituali dedicati alla divinità Shiva, è pos-
                                                                          sibile trovare strette analogie tanto tra le divinità prei-
                                                                          storiche della natura, quanto nei rituali dionisiaci del-
                                                                          l'antica Grecia e dell'antica Roma: il culto dedicato alla
                                                                          dea Cibele.
                                                                          Il suono di musiche del Mediterraneo, arcaico e miste-
                                                                          rioso, unito alla forza evocativa del timbro della voce,
                                                                          esprimono l’energia primigenia dell’uomo, così come i
                                                                          canti della trance di antiche culture indoeuropee, si
                                                                          compenetrano in un equilibrio sorprendente carico di
                                                                          mistero e forza evocativa.
                                                                          Voce e tamburo, il più antico degli organici strumenta-
                                                                          li e la sua sorprendente attualità, danno vita alla
in collaborazione con:                                                    musica intesa come rito, come espressione del mistero
                                                                          del suono, un’esperienza trascendentale di ascolto
                   CENTRO AGROALIMENTARE
                                                                          profondo.
                   ALL’INGROSSO DI FONDI                                                                                   Mauro Tiberi
L’arte flamenca si sviluppa a partire dal Cante hondo,
canto popolare andaluso, comparso verso la fine del
                                                            15 luglio
XVIII sec. dopo un lungo periodo di maturazione (dal GIOVEDÌ ore 21.00
XVI sec. circa in poi), rivelando numerosi punti di Sperlonga, Piazza Fontana
contatto con la musica orientale ed in particolare con                                CONCERTI DEL COMPRENSORIO AURUNCO
                                                                                               A CURA DI ROBERTO PROSSEDA
quella dei gitani. Il termine jondo (variante andalusa FLAMENCO LIBRE
per hondo), significa «profondo», «intimo», ma potreb-
                                                          Juan Lorenzo - Diego Perez chitarre
be anche venire dall’ebraico Yom tob («giorno di gioia
[a Dio]»). Secondo la celebre distinzione di Lorca e De Dario Carbonel - Pilar Carmona baile y palmas
Falla, lo schema genuino del Cante hondo sarebbe la Sabrina Logue baile y palmas - Julio Gomez voce
seguriya gitana, mentre le coplas costituirebbero il
momento successivo chiamato appunto flamenco, i cui
caratteri salienti sono: l’enarmonismo come elemento “Sevilla Flamenca”
modulante; un ambito melodico che raramente oltre-
passa i limiti di una sesta; l’uso ossessionante di una
medesima nota spesso accompagnata da appoggiature
superiori o inferiori; volute ornamentali adoperate per
implementare la forza emotiva del testo.
Il flamenco, il cui nome deriva da flamencos (fiammin-
ghi), oppure da fela mengus («uomo errante»), oppure
ancora da un termine dialettale in uso nel XVII sec.
per «spacconata», si è immediatamente affermato
come genere di spettacolo attorno alla metà del XIX
sec. e spesso, il successo commerciale è andato a scapi-
to della sua purezza originale, snaturando quelle
caratteristiche modali e ritmiche sopra menzionate.
Il gruppo musicale “Flamenco Libre”, fondato da Juan
Lorenzo nel 1996, si esibirà in Sevilla Flamenca, spetta-
colo che nasce dal desiderio di eliminare qualsiasi bar-
riera, limite, divario, proprio come è accaduto con
coloro che animano il flamenco. La crescita di un’arte
così ricca ed affascinante, necessita di una cooperazio-
ne di tutte le forme, dal flamenco antico al moderno,
dal sudamericano al mediterraneo, poiché tutte le
autentiche espressioni artistiche costituiscono quella
ricchezza dell’umanità che aiuta, a detta di Juan
Lorenzo, a superare i limiti dell’incomunicabilità.

                                       Piergiorgio Ensoli
Nel 1717 Bach lasciò il servizio presso il duca di Sassonia-
                                                                    Weimar per trasferirsi alla piccola corte di Köthen. Qui rimase

                                         16 luglio                  fino al 1723 con l’incarico di Kappellmeister alle dipendenze del
                                                                    giovane principe Leopoldo. Il soggiorno in tale città segnò un
                                                                    notevole cambiamento nella produzione del compositore che,
                                                                    fino a quel momento, aveva svolto il servizio di organista in
                                                                    diverse chiese scrivendo musiche per le funzioni religiose. Bach
                                      VENERDÌ ore 21.00 aveva ora il compito di provvedere alle musiche concertistiche di
                                      Fondi, Auditorium S. Domenico corte e a quelle destinate a particolari festività, operando in un
                                                                    ambiente colto dal punto di vista musicale e positivamente sti-
CONCERTI DEL COMPRENSORIO AURUNCO
A CURA DI ROBERTO PROSSEDA
                                                                    molato dalla competenza strumentale e dalle richieste del princi-
                                                                    pe. E’ di questo periodo la Partita n. 2 in re minore BWV 1004, che
D                   N
    OMENICO ORDIO violino                                           fa parte di un gruppo di sei pezzi, Tre Sonate e tre partite per violi-
                                                                    no solo, redatto dal compositore intorno al 1720. L’opera presen-
                                                                    ta la successione di quattro danze (allemanda, corrente, saraban-
                                                                    da e giga), cui segue come quinto tempo la famosa Ciaccona; que-
                                                                    sta, che con la sua ampiezza temporale sconvolge ogni equilibrio
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 - 1750)                                 interno, ha reso la Partita n. 2 la composizione più famosa ed ese-
  Partita n. 2 in re min. BWV 1004                                  guita tra tutte quelle che Bach ha dedicato al violino solo. In
  Allemanda                                                         realtà, la Ciaccona ha anche avuto nel corso del tempo una sua
  Corrente                                                          vita autonoma, fatta di numerose trascrizioni e letture che rendo-
                                                                    no ormai consueta una sua esecuzione individuale. Essa si svi-
  Sarabanda                                                         luppa come una serie di variazioni sopra un basso che si ripete
  Giga                                                              costantemente, e che viene detto perciò ‘ostinato’, ed è divisa in
  Ciaccona                                                          tre grandi sezioni che si risolvono con la ripresa, variata, delle
                                                                    prime otto battute iniziali. La scrittura musicale qui adottata da
                                                                    Bach parte dal presupposto di rendere autonomo lo strumento
SERGEJ PROKOF’EV (1891 - 1935)                                      ad arco (come avviene nelle Sei Suites per violoncello solo), concen-
  Sonata op. 115 in re magg.                                        trando nel suo canto anche la parte dell’accompagnamento, che
  Moderato                                                          appare indipendente e continua. Il fine è l’esplorazione di nuove
                                                                    potenzialità dello strumento, e la ricerca di un nuovo linguaggio
  Tema con variazioni                                               virtuosistico, mai fine a se stesso, ma che evidenzia le simmetrie
  Con Brio - Allegro precipitato                                    interne del complesso intreccio polifonico, su un registro di inti-
                                                                    mo e meditativo soliloquio.
                                                                    L’approccio di Prokof’ev con la Musica da Camera si risolve
EUGÈNE-AUGUSTE YSAŸE (1858 - 1931)                                  spesso in esiti felici; la Sonata op. 115 in re maggiore, originaria-
  Sonata op. 27 n. 3 in re min. “Ballade”                           mente scritta per due violini, nonostante appartenga alla matu-
  Ballade: lento molto sostenuto (in modo di recitativo)            rità compositiva del grande Russo (realizzata tra il 1947 e il
                                                                    1949), raggiunge risultati modesti.
  Molto moderato quasi lento                                        La Sonata n. 3 in re minore di Eugène Ysaye, più nota con l’appel-
  Allegro in tempo giusto e con bravura                             lativo di “Ballade”, appartiene al gruppo delle Sei Sonate per violi-
  Tempo più vivo e ben marcato                                      no solo op. 27 del 1924. Esse rappresentano “una sintesi tra gli
                                                                    attributi del virtuosismo e la profondità del pensiero musicale,
                                                                    nelle quali l’autore fa convergere componenti tecniche, estetiche
                                                                    ed anche simboliche” (G. Manoliu). Ognuna delle sei Sonate è
                                                                    infatti dedicata ad illustri solisti del secolo scorso: J. Szigeti, J.
                                                                    Thibaud, F. Kreiler, M. Crickboom, M. Quiroga, e vuole riflettere
                                                                    la caratteristica di ognuno dei virtuosi. La n. 3 è intitolata a G.
                                                                    Enescu ed in essa possiamo cogliere il cromatismo, un’accentua-
                                                                    ta ricerca timbrica ed una polifonia unita ad una buona invenzio-
                                                                    ne melodica, che concilia quella discrepanza tra virtuoso e com-
                                                                    positore, venutasi a creare col nascere del concertismo divistico
                                                                    dell’Ottocento. “Dopo Paganini nessuno ha dato un contributo
                                                                    simile al repertorio del violino” (D. Oistrakh).
                                                                                                                        Piergiorgio Ensoli
in collaborazione con
L’arpa è uno strumento di origini antichissime. I primi popoli
                                                              storici hanno tramandato una copiosissima iconografia dell’arpa,

                                      17 luglio               ed essa non ha mai smesso d’essere presente nella tradizione
                                                              musicale dal Medioevo in poi. La sua evoluzione tecnica è stata
                                                              molto complessa: oggi si presenta come uno strumento con qua-
                                                              rantasette corde, di forma quasi triangolare e con la parte supe-
                                                              riore a forma di esse rovesciata. Alla base ci sono sette pedali, che
                                  S A B AT O o r e 2 1 . 0 0 possono essere abbassati e fissati in due tacche successive: attra-
                                  Sermoneta, Castello Caetani verso un sistema di tiranti che scorrono lungo la colonna dello
                                                              strumento, i pedali modificano l’intonazione delle corde. Il suo
                                                              impiego in orchestra si è stabilizzato a partire dall’Ottocento,
H        -J         R
  ANS ÜRG ICKENBACHER tenore                                  anche se vanno ricordati alcuni brani solistici memorabili, come
                                                              nell’Orfeo di Monteverdi, o nella Lucia di Lammermoor di
U             H
  RSULA OLLIGER                          arpa
                                                              Donizetti. Il suo repertorio concertistico comprende pochi titoli,
                                                              mentre nella musica da camera questo strumento è stato valoriz-
ROBERT SCHUMANN (1810 - 1856)                                 zato soprattutto dai compositori francesi del primo Novecento,
 Dem Helden op. 95/3 (Lord Byron)                             su tutti Debussy e Ravel.
                                                              Il concerto di stasera ci presenta l’arpa sotto due aspetti, sia come
 An den Mond op. 95/2 (Lord Byron)                            strumento solista, ma soprattutto come sostegno alla voce, tal-
                                                              volta in sostituzione del pianoforte, mentre in altri casi in compo-
 Provenzalisches Lied op. 139/4 (L. Uhland)                   sizioni originali.
                                                              Il ciclo shumanniano Drei Gesänge, per canto e pianoforte, su testi
OTHMAR SCHOECK (1886 - 1957)                                  di Byron, fu scritto nel 1849 a Dresda, e i Provenzalisches Lieder nel
 Ravenna (H. Hesse)                                           1852 a Düsseldorf, in un periodo nel quale Schumann esplorò
                                                              ogni genere musicale, dimostrando quindi attenzione per la
 Im Kreuzgang von St. Stefano (H. Hesse)                      dimensione conviviale e privata, come nel caso dei Lieder, ma
                                                              anche per un repertorio concertistico più impegnativo.
 Sommerabend (H. Heine)                                       Compositore, direttore d’orchestra e pianista svizzero, Othmar
                                                              Schoeck (1886 – 1957) è autore di una vasta produzione che com-
 Nachruf (J. Eichendorff)                                     prende opere, lavori sinfonici e cameristici, e un gran numero di
                                                              lieder, fortemente influenzati dalla grande tradizione tedesca, da
ANDRE’ CAPLET (1878 - 1925)                                   Schubert a Schumann, da Brahms, fino a Wolf, in uno stile che è
 Quand reverrai-je hélas (J. du Bellay)                       stato definito di “fiero anti-modernismo”, utilizzando testi di
                                                              grandi letterati, tra i quali Hemann Hesse, al quale lo legava una
 Doux fut le trait (P. de Ronsard)                            profonda amicizia.
                                                              Vissuto tra il 1878 ed il 1925, il francese André Caplet è stato
                                                              compositore e direttore d’orchestra. La sua produzione, influen-
BENJAMIN BRITTEN (1913 - 1976)                                zata anche dal suo amico Debussy, è prevalentemente dedicata al
                                                              repertorio vocale da camera, caratterizzato da una scrittura
 Suite op. 83 per arpa sola                                   molto raffinata ed elegante.
 Overture, Toccata, Nocturne, Fugue, Hymm                     Osian Ellis, nato nel 1928 è un compositore e arpista gallese, che
                                                              ha avuto un’importante carriera come solista e in orchestra, al
RALPH VAUGHAN WILLIAMS (1872 - 1958)                          quale molti autori hanno dedicato vari brani come la Suite di
 Tre canzoni per voce sola secondo William Blake              Britten, composta nel 1969. Lo stesso Britten nel 1974 ha scritto
                                                              Canticle, un brano originale per tenore e arpa, per Ellis e per il
                                                              tenore Peter Pears, e la raccolta degli Eight Folksong Arragements.
BENJAMIN BRITTEN                                              L’inglese Ralph Vaughan Williams (1872 – 1958) è stato attivo
 Canticle V op. 89 The Death of Saint Narcissus (T. S. Eliot) come compositore, insegnante, scrittore e direttore d’orchestra,
                                                              ed è il più importante compositore inglese della sua generazione,
 Selezione da Eight Folksongs Arrangements                    e rappresenta la figura chiave della rinascita musicale inglese
 She is like a swallow - Lemady - Bonny at morn -             all’inizio del Ventesimo secolo.
 David of the white rock                                                                                           Luca Della Libera
Le due Sonate per violoncello e pianoforte op. 5 furono composte
nel 1795 e pubblicate l’anno successivo e dedicate al re Federico
Guglielmo II di Prussia. Lo stesso compositore le eseguì con il
violoncellista di corte, Jean Luis Duport. Questi brani rappre-
sentano un importante punto di svolta nella letteratura cameri-
stica dedicata al violoncello. Sebbene Mozart avesse stabilizzato
la ricca tradizione classica della sonata accompagnata per violi-
                                                                           18 luglio
                                                                           DOMENICA ore 19.30
no negli anni 80, nessuna delle sonate per violoncello scritte fino
allora è comparabile con quelle di Beethoven, neanche il reper-            Priverno, Abbazia di Fossanova
torio di Boccherini, che era un gran virtuoso e favorito di
Guglielmo Federico II, e fertile compositore di sonate stereotipa-
te, quintetti, concerti e altri lavori. Il fatto è che non c’era nessun
                                                                           ROCCO FILIPPINI                  violoncello
precedente a quello di Beethoven, nel quale il violoncello assu-           BRUNO CANINO                     pianoforte
me una relazione reciproca con il pianoforte.
L’Op. 5 è importante, perché rappresenta il primo gradino nel
progetto di liberazione, da parte di Beethoven, del violoncello            LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770 - 1827)
dal suo ruolo subordinato. In questo fu importante l’incontro
con Duport, che era anche un didatta famoso, e che sviluppò                 Sonata in sol min. op. 5 n. 2
sullo strumento importanti innovazioni tecniche.                            Adagio sostenuto ed espressivo
La Sonata n. 2 è uno dei lavori più estesi ed ambiziosi di quel             Allegro
periodo. C’è una lenta introduzione, lunga e complessa, con luci            Rondò: allegro
ed ombre, motivi lirici e, verso la fine, con silenzi sorprendenti e
pause, che preparano l’inizio dell’Allegro seguente, nel quale il
principio dell’organizzazione è l’esatto contrario della recipro-          RICHARD WAGNER (1813 - 1883)
cità tematica: i due strumenti hanno ciascuno il proprio materia-           Wesendonk-Lieder
le. Il pianoforte esegue terzine per tutto il tempo, uno dei più
lunghi mai scritti, mentre il violoncello sostiene lunghe linee in
contrasto con l’incessante ritmo pianistico. Ciò esalta le possibi-
lità del violoncello di realizzare lunghe frasi legate. La Sonata si
                                                                           BRUNO CANINO (1935)
conclude con un piacevole Rondò (in maggiore), che evoca lo                 Impromptu n. 4
stile di corte, nella sua luminosità di maniera ed umorismo.
La Sonata in la maggiore di Cesar Franck, compositore ed organi-           CESAR-AUGUSTE FRANCK (1822 - 1890)
sta francese d’origine belga vissuto tra il 1822 ed il 1890, scritta
                                                                            Sonata in la magg. (vers. per violoncello e pianoforte)
originalmente per violino, fu composta nel 1886 e rappresenta
un esempio significativo delle sue scelte stilistiche, vale a dire          Allegretto moderato
un grande equilibrio tra le urgenze emotive, di matrice romanti-            Allegro
ca e la preoccupazione per il mantenimento di una cornice clas-             Recitativo fantasia
sica, anche attraverso una particolare maestria nel contrappunto.           Allegretto poco mosso
Il ciclo dei Wesendonk-Lieder, composto da Wagner tra il 1857 ed
il 1862 e originariamente concepito per un organico cameristico,
occupa una posizione particolare nella produzione del musicista
tedesco. Essi nacquero dalla passione del compositore per
Mathilde Wesendonck, poetessa e drammaturga austriaca per la
quale Wagner scrisse, tra il 1857 ed il 1859, Tristano e Isotta.
Donna colta e intelligente, Mathilde dimostrò di comprendere
l’arte di Wagner, e lo ospitò nella propria villa a Zurigo, dove il
compositore stese il testo e la prima parte della partitura del
Tristano. Nel terzo e nel quinto Lieder, che ascolteremo in una
trascrizione per violoncello e pianoforte, troviamo temi e motivi
che poi confluiranno nel Tristano.
                                                       Luca Della Libera
Il brano di apertura del Recital di questa sera dal titolo Flashing, è
                                                                      stato scritto nel 1986 e si ispira ad un concerto per fisarmonica e

                                           21 luglio                  orchestra del 1975, Spur. La musica di Nordheim, compositore
                                                                      norvegese (Larvik 1931), definito “genuino umanista” dal musico-
                                                                      logo Kjell Skyllstad, si fonda su: solitudine, disperazione, morte,
                                                                      amore, tenerezza, umorismo. A partire dagli anni Sessanta, l’auto-
                                                                      re approfondì il suo interesse per il contrasto tra luce e oscurità,
                                                                      riprendendo il Simbolismo di Baudelaire e del primo Ungaretti e
                                  MERCOLEDÌ ore 21.00 trasferendolo nelle proprie composizioni. Flashing si ispira a que-
                                  L e n o l a , P i a z z a D u o m o sta poetica fin dal nome, che rievoca la capacità tipica dei “poeti
                                                                      veggenti” di procedere per “illuminazioni”, andando aldilà di ciò
CONCERTI DEL COMPRENSORIO AURUNCO                                     che appare.
A CURA DI ROBERTO PROSSEDA
                                                                      V. Trojan è stato uno dei più significativi compositori per fisarmo-
                                                                      nica cecoslovacchi. Tutti i suoi lavori furono composti durante la
D              V
    AVIDE ENDRAMIN fisarmonica                                        collaborazione con il compositore Milan Blaha, al quale sono inte-
                                                                      ramente dedicati. La cattedrale distrutta del 1958 è una composizio-
                                                                      ne ispirata dalla cattedrale di Dresda dopo gli inutili bombarda-
                                                                      menti del febbraio del 1945, quando la Seconda Guerra Mondiale
ARNE NORDHEIM (1931)                                                  stava per volgere finalmente al termine. Accanto al titolo si legge:
                                                                      “quando vidi i resti di Dresda diventai pensoso e fui sull’orlo del pianto”.
  Flashing                                                            V. Zubitsky (1953) fisarmonicista e compositore ucraino, a questo
                                                                      strumento ha dedicato numerose composizioni che vantano una
                                                                      grande diffusione. La Sonata n. 2 Slavjanskaja è un’opera di grande
VÁCLAV TROJAN (1907 - 1983)                                           intensità e con un linguaggio molto denso e quasi espressionista
  La cattedrale distrutta                                             che mette in luce la modernità dell’estetica dell’autore. Le tradizio-
                                                                      ni folklorica e classica, insieme al jazz, entrano nelle sue composi-
                                                                      zioni fondendosi in una dimensione più ampia, che trova nella
VLADIMIR ZUBITSKI (1953)                                              fisarmonica un’espressione musicale colta.
                                                                      Dream di John Cage è tratto dai Piano Works (1935-1948). Secondo
  Sonata n. 2                                                         la poetica dell’autore, l’ascoltatore deve percepire semplicemente i
  Lento                                                               suoni come tali, gustando ognuno di essi così come viene, senza
                                                                      provare a connettere un suono con quelli precedenti o seguenti,
  Rubato - Allegro giocoso                                            senza doversi aspettare da quella musica la comunicazione di sen-
                                                                      timenti o di qualsiasi altro significato. Non è necessario che i suoni
                                                                      siano sempre intenzionali. Ogni errore, ogni rumore accidentale
JOHN CAGE (1912 - 1992)                                               che avviene diventano perfettamente accettabili. Il fine del musici-
  Dream                                                               sta statunitense è quello di aprirsi alle altre idee e fedi delle grandi
                                                                      culture del mondo e nel “Sogno” (Dream) emerge tutto ciò, spin-
                                                                      gendoci al superamento dei giudizi di valore che spesso rappre-
ANATOLIJ KUSJAKOW (1945)                                              sentano un limite nell’accettazione dell’altro.
                                                                      K. Olczak, in Phantasmagorien ( opera vincitrice del concorso inter-
  Sonata n. 1                                                         nazionale di composizione per fisarmonica “Città di
  Variazioni                                                          Castelfidardo” 1984) sono raggruppate quasi tutte le potenzialità
  Ostinato                                                            foniche della fisarmonica classica. Già la scrittura musicale priva
                                                                      della tradizionale notazione è innovativa. Le durate non sono
  Corale e Recitativo                                                 espresse con i valori delle note o con le battute, bensì in secondi.
  Finale                                                              Gran parte della composizione si basa sugli impulsi prodotti da
                                                                      accordi e dai cluster su varie altezze. Oltre agli effetti di mantice
                                                                      (bellow shake) e glissandi, Olczak utilizza molti effetti rumoristici,
S. PUSCHKARENKO                                                       quali il battere con la mano sulla cassa o sul coperchio del lato
                                                                      destro, il rumore del selezionamento dei registri, il rumore del
  Schizzi del XX secolo                                               mantice ecc.
                                                                      L’estremo virtuosismo e la forza sonora del brano avvicinano la
                                                                      Sonata n. 1 di A. Kusjakow (1945), fisarmonicista e compositore
                                                                      russo, alle Sonate per pianoforte di Prokof’ev. La vivacità e l’incisi-
                                                                      vità degli impulsi ritmici, la plasticità dei temi, la nettezza dei
                                                                      piani sonori che rimangono in solido equilibrio nonostante le bru-
                                                                      sche modulazioni e le repentine impennate, nascono infatti dai
                                                                      suggerimenti del pianoforte che il musicista collega ad un gusto
                                                                      assai personale dei timbri orchestrali.
                                                                                                                               Piergiorgio Ensoli
Il motivo dominante del Canzoniere non è la visione divina,
ma l’evocazione e il ricordo di una donna bellissima. Petrarca
non è Dante, ma è ugualmente affascinato dalla cultura cri-
stiana che egli tentò di unire alla cultura latina, senza mai
giungere ad una sintesi che rimase nel poeta un “dissidio”
insanabile. La cultura antica e quella cristiana a volte si incon-
trano e a volte si scontrano nel Petrarca, che è proprio per
                                                                      22 luglio
questo padre della nostra sensibilità moderna.
                                                                     GIOVEDÌ ore 21.00
Laura di “Chiare fresche e dolci acque “ è sorella della Venere      Sperlonga, Torre Truglia
nascente del Botticelli e di tutte le rievocazioni mitiche che                                              CONCERTI DEL COMPRENSORIO AURUNCO
                                                                                                                     A CURA DI ROBERTO PROSSEDA
stavano entusiasmando i nuovi lettori dei classici latini.
Il fatto più importante della vita del P. è dunque il suo amore
per Laura, conosciuta il 6 aprile del 1327 e morta il 6 aprile       DANIELA BARRA                   voce
del 1348. Cantata in vita e in morte con le più dolci rime di        WALTER MAESTOSI                 voce
cui si vanti la nostra letteratura. La storia di questo amore,
delle speranze e dei dubbi, delle cortesie e delle ripulse è         GIANNI MONTI                    tastiere
tutta narrata nel Canzoniere punto per punto, e spesso, gior-
no per giorno. Né l’amore finisce con la morte, ché quando           “Francesco Petrarca e la voce della sua poesia”
Laura non è più, il poeta seguita a cantarla e ora la piange,        Presentazione
ora s’allegra di vederla in sogno, ora si propone di dimenti-        Voi ch’ascoltate in rime sparse...
carla, ora torna con nuovo vigore a proporne le antiche bel-
lezze.
                                                                     Era il giorno che al sol si scolorarono
Rerum vulgarium fragmenta (titolo originario del Canzoniere),        Movesi il vecchierel canuto e bianco...
raccoglie 366 componimenti lirici (365, i giorni dell’anno, più      ... Solo e pensoso i più deserti campi...
1), 317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali.     Benedetto sia il giorno il mese e l’anno
Quasi tutti per Laura, alcuni, pochi, di vario argomento.            ... Erano i capei d’oro a l’aura sparsi...
Raccolti ed ordinati dal poeta stesso, questi componimenti,
pur senza essere disposti secondo un rigoroso ordine cronolo-        Chiare fresche e dolci acque...
gico, vogliono nell’intenzione di lui, dare un’idea dello svol-      Pace non trovo e non ho da far guerra...
gersi e del divenire del suo amore, che da sensuale e monda-         ... Di tempo in tempo...
no va via via trasformandosi in un sentimento più puro e             Amor mi manda quel dolce pensero
celeste.                                                             dai “Trionfi: Morte di Laura”
I Trionfi riprendono i temi cari al Petrarca, quali l’amore e il
mito di Laura, la riflessione filosofico- morale sull’esistenza      Quanta invidia ti porto avara terra...
terrena, la memoria degli uomini illustri, riversate ora in una      ... Zefiro torna e il bel tempo rimena...
forma “verticale”, ascendente, ad imitazione agonistica della        Tennemi amor anni ventuno ardendo ...
“Commedia” dantesca, evidente già nella scelta del metro, la         I’vo piangendo i miei passati tempi...
terzina.
                                                                     Pater Noster
Le otto liriche sono prese da Il Trionfo della morte, ultimo dei
sei Trionfi (il numero 6 ha anche qui come nel Canzoniere un         Preghiera alla Vergine...
significato simbolico), in cui il poeta aretino affronta il tema     Altissima Luce
della morte di Laura. La splendida creatura ha chiuso gli
occhi e solo “l’avara terra” può possedere quel corpo tanto
desiderato.
La musica e il canto, scritti dal pianista e compositore
Giovanni Monti, immediatamente fanno entrare l’ascoltatore
nel clima del Canzoniere petrarchesco, sottolineando il “dissi-
dio” del poeta che continuamente si sente attratto dal deside-       in collaborazione con:
rio di una vita intensamente cristiana e dall’amore per Laura,
senza mai trovare quella pace a cui ardentemente aspira.
                                                Piergiorgio Ensoli
in collaborazione con
La circolazione delle idee e della creatività alla fine del ‘600 trova
in Roma il suo centro propulsivo. Attorno a personaggi come la
Regina Cristina di Svezia, il cardinale Pietro Ottoboni, i nobili
Caetani fiorisce la grande produzione artistica, teatrale, pittorica,
musicale del barocco romano. La fondazione dell’Arcadia ne
esprime tutta la fantasmagorica visione .
Carlo Ambrogio Lonati ed Alessandro Stradella prima e
                                                                          23 luglio
Arcangelo Corelli poi, compiutamente, realizzano il modello              VENERDÌ ore 21.00
della sonata strumentale che utilizza tutte le possibilità espressi-     Fondi, Auditorium S. Domenico
ve e virtuosistiche del violino, e tutti i modelli e le forme della                                            CONCERTI DEL COMPRENSORIO AURUNCO
                                                                                                                        A CURA DI ROBERTO PROSSEDA
composizione sacra e profana .
Pietro Antonio Locatelli, Francesco Geminiani, Luigi Boccherini,
Giuseppe Valentini attingono tutti alla grande bottega dell’arte         MUSICA ANTIQUA LATINA
romana, così ben rappresentata dal genio di Arcangelo Corelli.           Christoph Timpe             violino
Cio’ trova riscontro nel successo che questi artisti riscuotono nei
teatri e le corti di tutta Europa. Tanto che uno storico stimato
                                                                         Giordano Antonelli          violoncello piccolo
come Charles Burney scrisse nel 1781 “Haendel, Geminiani e               Carlo Pelliccione           contrabbasso
Corelli erano i soli Dei della mia gioventu’!”.                          Simone Gullì                clavicembalo
Geminiani, poco amato in patria per quel suo stile “furibondo”
(tartini) talmente libero da non potersi accompagnare, tempera-
mentale e sanguigno, conobbe in Inghilterra fama sconfinata. Su          FRANCESCO GEMINIANI (1687 - 1762)
invito del Re Giorgio I, accettò di suonare a corte solo se accom-        Sonata III in do magg. per violoncello e basso continuo
pagnato al cembalo da Haendel, unico in grado di accettare tutte          Andante - Allegro
le sue licenze ritmiche .
Di P.A. Locatelli sappiamo, tra le altre cose, che prestò servizio,       Affettuoso
insieme a Giuseppe Valentini, alla corte dei nobili Caetani, dando        Allegro (Gavotte)
vita a concerti e spettacoli presso i castelli di Sermoneta e Fondi
(1714). Di tali esibizioni restano alcuni resoconti aneddotici molto     LUIGI BOCCHERINI (1743 - 1805)
gustosi che ben illustrano l’ambiente culturale e creativo del            Sonata in la magg. I per violoncello e basso continuo
tempo .
Le sonate e trio sonate in programma sono tutte improntate al
                                                                          Allegro moderato, Largo, Allegro
modello della sonata da camera italiana, che viene di volta in
volta arricchito di elementi francesi e tedeschi .                       CARLO AMBROGIO LONATI (1645 ca - 1720 ca)
E’ il caso della trio sonata in sol minore di J.S. Bach, giunta a noi     Sonata in re min. a violino e cimbalo o violone
come sonata per viola da gamba e clavicembalo, ma che presenta            Sostenuto - spiritoso - largo
una struttura contrappuntistica a tre parti concertanti che, a            Spiritoso - largo
nostro avviso, ha uno spettro espressivo che richiede un organico
polistrumentale. Le analogie in tal senso con i concerti brande-          Allemanda - largo
burghesi n. 3 e n. 6 sono evidenti .                                      Allegro
Il violoncello piccolo o Violoncino, strumento a 5 corde, è stato         Giga
largamente in uso nel ‘600 e nel ‘700, ideale per la realizzazione
del basso fiorito. Sopperiva talvolta alla limitazione tecnica e
strumentale dei violoncellisti dell’epoca. Fu utilizzato in diverse      PIETRO ANTONIO LOCATELLI (1695 - 1764)
composizioni da J.S. Bach con il nome di Viola Pomposa .
E’ corretto osservare che la destinazione strumentale delle com-          Trio sonata op. VIII n. 7 in la magg.
posizioni, così come la fisionomia organologica, fosse molto ela-         Andante, Alla breve, Adagio, Cantabile, Allegro
stica ed arbitraria fino a buona parte del secolo XIX.
Vale a tale proposito una citazione dello storico Burney, il quale       JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 - 1750)
viaggiando nell’Italia del 1770, notò come i violoncellisti utiliz-       Trio sonata BWV 1029 in sol min.
zassero ancora la presa dell’arco dal basso, secondo la tecnica
della Viola da Gamba .
                                                                          Vivace, Adagio, Allegro
                                                    Giordano Antonelli
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