Giusy Adiletta violino - Conservatorio della Svizzera italiana
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MARTEDÌ ORE LIVE 15.06.21 10:00 STREAMING conservatorio.ch/eventi Giusy Adiletta violino Recital per il conseguimento del Master of Advanced Studies in Music Performance and Interpretation Conservatorio della Svizzera italiana Scuola universitaria di Musica Via Soldino 9 CH-6900 Lugano T +41 (0)91 960 23 62 eventi@conservatorio.ch
Giusy Adiletta Giusy Adiletta nasce a Napoli il 22 Febbraio 1996. Ha conseguito il diploma in Violino con lode nell’a.a. 2014/2015, sotto la guida del m.o Maurizio Aiello, presso il Conservatorio di musica Giuseppe Martucci di Salerno. Nel 2015 le viene assegnato il premio Lamount Young per la musica, per essersi prodigata nella rivalutazione del territorio napoletano tramite l’arte, con concerti per violino solo, violino e pianoforte, violino e voce recitante. Nel Novembre 2016 è ammessa alla Scuola di Musica di Fiesole in qualità di prima parte (concertino dei secondi violini) dell’Orchestra Giovanile Italiana. Nel Novembre 2017 è idonea all’Accademia Teatro alla Scala. Nel Maggio 2018 è idonea all’audizione per violino di fila presso l’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, dove nel 2019 è idonea al Concorso per violino di fila. Sempre nel 2019. È idonea all’audizione per violino di fila presso l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Ha ricoperto ruolo di spalla e di primo violino solista in diverse orchestre, fra cui Teatro dell’opera di Tbilisi (Georgia, 2018), Orchestra Filarmonica di Benevento (2018), Orchestra collegium Philarmonicum (2017). Ha ricoperto ruolo di violino di fila presso l’orchestra della fondazione Arena di Verona, l’orchestra della Svizzera italiana, l’orchestra dei Cameristi della Scala, l’orchestra filarmonica Salernitana. Inoltre ha collaborato con l’orchestra filarmonica della Calabria, Orchestra giovanile italiana, ed altre. È inoltre studentessa della facoltà di Economia presso l’Università Federico II di Napoli. Si accinge a concludere il Master of Advanced Studies (MAS) in Music Performance and Interpretation presso il Conservatorio della Svizzera italiana (Lugano).
Ludwig van Beethoven Sonata n°3 in Mib Maggiore op. 12 n°3 1770 – 1827 per pianoforte e violino I. Allegro con spirito II. Adagio con molta espressione III. Rondò, Allegro molto Leóš Janáček Sonata 1854 – 1928 per violino e pianoforte I. Con moto II. Ballada (Con moto) III. Allegretto IV. Adagio Roberto Arosio pianoforte Classe di violino di Pavel Berman
L.. v. Beethoven - Sonata per violino e pianoforte op. 12 no. 3 La sonata in Mi bemolle maggiore per violino e pianoforte è la terza e ultima dell’opera 12. Le tre sonate sono state composte tutte tra il 1797 e il 1798 e dedicate ad Antonio Salieri, influente Kappelmeister della corte asburgica di Vienna e fra gli insegnanti di Beethoven. Il compositore di Bonn, nelle sue opere, rende spesso esplicito il suo temperamento burrascoso e scontroso, dovuto anche alla tragedia della sordità che segnò tutta la sua vita. A volte, tuttavia, trapela anche l’altro lato della sua personalità: quello amante del divertimento, con un’attitudine più leggera ed avventurosa. La terza Sonata per violino e pianoforte in particolare, oltre ad un senso di maestosità, grandezza e potenza tipiche delle prime opere di Beethoven, mostra anche un aspetto più “scherzoso” del suo carattere. La terza Sonata dell’opera 12 è inoltre, senz’altro, una delle espressioni più vigorose e sicure della fase di crescenza Beethoveniana. Il primo movimento, Allegro con spirito, è ricco di idee, che si dispiegano con un utilizzo di bellissimi temi e sonorità che il pianoforte ed il violino si scambiano con naturalezza, intima corrispondenza e risonanza. L'Adagio con molt’espressione, secondo movimento, è interamente percorso da una tersa melodiosità di estrazione quasi “vocalistica”, che rievoca tonalità molto più dolci del Do maggiore in cui è presentato. Anche qui assistiamo ad un appropriato scambio di funzioni fra voce e accompagnamento, con diverse fermate e cadenze di carattere improvvisatorio. Il Rondò è un movimento umoristico, con un incisivo refrain di aspirazione concertistica (prima esposto dal pianoforte, poi dal violino accompagnato), che viene alternato con episodi di impostazione affine; chiude la Sonata una brillantissima coda che avvicenda serrate imitazioni del refrain fra i due strumenti e una lieta melodia diversiva. Leoš Janacek - Sonata per violino e pianoforte La Sonata per violino è la prima opera con cui il compositore partecipa al clima di nazionalismo bellico: con l’inizio della prima guerra mondiale, anche la Moravia piomba in un clima di incertezza e partecipa alla generale inquietudine. Sembra strano che in una pagina cameristica si possano riassumere le aspettative di un’offensiva militare, ma le dichiarazioni dell’autore sono esplicite. Scriverà a Oscar Nebuška nel 1922: “La Sonata per violino fu scritta all’inizio della guerra, nel 1914, quando attendevamo i russi in Moravia […]; la mia mente eccitata percepiva i clangori dell’acciaio affilato”.
Rielaborata nel 1921 e pubblicata nel 1922, la Sonata avrebbe dovuto essere la terza di un ciclo di sonate per violino, se non fosse che le prime due furono distrutte. Nella sua versione definitiva l’opera, fra le preferite del violinista David Oistrakh, si presenta come una pagina nervosa, rapsodica, molto libera formalmente e particolarmente aggressiva. Il “Con Moto” iniziale riassume sovrappone un lancinante violinista zigano- ungherese alla velocità degli accompagnamenti: un teso lirismo di note lunghe, da un lato, e figurazioni affrettate dall’altro. Questa concezione moderna viene improvvisamente messa da parte nella Ballada con moto, un secondo movimento piacevolmente melodico e di grande respiro armonico. L’ Allegretto seguente, è in stile danzato, con figurazioni accelerate che colorano di “ansia” espressiva l’intera pagina. L’ultimo movimento, Adagio, vede di nuovo contrapporsi lirismo e figurazioni nervose che prendono il sopravvento. La sonata si conclude infatti in un clima di nervosa irritazione. Mentre nel primo tempo è il violino a “cantare” e il pianoforte a “parlare”, nell’ultimo avviene l’esatto contrario, con il violino che quasi balbetta isterico, come se a parlare fosse un folle, un sinistrato psichico. Per la sua storia e la sua essenza espressiva, la Sonata per violino e pianoforte è emblematica di un artista lacerato fra due secoli e due mondi acustici: quello della musica e quello della parola.
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