Giusy Adiletta violino - Conservatorio della Svizzera italiana

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Giusy Adiletta violino - Conservatorio della Svizzera italiana
MARTEDÌ                        ORE      LIVE
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              Giusy Adiletta
              violino
              Recital per il conseguimento del Master of Advanced Studies
              in Music Performance and Interpretation

Conservatorio della Svizzera italiana
Scuola universitaria di Musica
Via Soldino 9
CH-6900 Lugano

T +41 (0)91 960 23 62
eventi@conservatorio.ch
Giusy Adiletta

Giusy Adiletta nasce a Napoli il 22 Febbraio 1996.
Ha conseguito il diploma in Violino con lode nell’a.a. 2014/2015, sotto la guida
del m.o Maurizio Aiello, presso il Conservatorio di musica Giuseppe Martucci di
Salerno.
Nel 2015 le viene assegnato il premio Lamount Young per la musica, per
essersi prodigata nella rivalutazione del territorio napoletano tramite l’arte, con
concerti per violino solo, violino e pianoforte, violino e voce recitante.
Nel Novembre 2016 è ammessa alla Scuola di Musica di Fiesole in qualità di
prima parte (concertino dei secondi violini) dell’Orchestra Giovanile Italiana. Nel
Novembre 2017 è idonea all’Accademia Teatro alla Scala. Nel Maggio 2018 è
idonea all’audizione per violino di fila presso l’Orchestra della Fondazione Arena
di Verona, dove nel 2019 è idonea al Concorso per violino di fila. Sempre nel
2019. È idonea all’audizione per violino di fila presso l’Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai. Ha ricoperto ruolo di spalla e di primo violino solista in
diverse orchestre, fra cui Teatro dell’opera di Tbilisi (Georgia, 2018), Orchestra
Filarmonica di Benevento (2018), Orchestra collegium Philarmonicum (2017).
Ha ricoperto ruolo di violino di fila presso l’orchestra della fondazione Arena di
Verona, l’orchestra della Svizzera italiana, l’orchestra dei Cameristi della Scala,
l’orchestra filarmonica Salernitana. Inoltre ha collaborato con l’orchestra
filarmonica della Calabria, Orchestra giovanile italiana, ed altre. È inoltre
studentessa della facoltà di Economia presso l’Università Federico II di Napoli.
Si accinge a concludere il Master of Advanced Studies (MAS) in Music
Performance and Interpretation presso il Conservatorio della Svizzera italiana
(Lugano).
Ludwig van Beethoven          Sonata n°3 in Mib Maggiore op. 12 n°3
  1770 – 1827                 per pianoforte e violino
                                I. Allegro con spirito
                                II. Adagio con molta espressione
                                III. Rondò, Allegro molto

Leóš Janáček                  Sonata
  1854 – 1928                 per violino e pianoforte
                                I. Con moto
                                II. Ballada (Con moto)
                                III. Allegretto
                                IV. Adagio

Roberto Arosio pianoforte

Classe di violino di Pavel Berman
L.. v. Beethoven - Sonata per violino e pianoforte op. 12 no. 3

La sonata in Mi bemolle maggiore per violino e pianoforte è la terza e ultima
dell’opera 12. Le tre sonate sono state composte tutte tra il 1797 e il 1798 e
dedicate ad Antonio Salieri, influente Kappelmeister della corte asburgica di
Vienna e fra gli insegnanti di Beethoven.

Il compositore di Bonn, nelle sue opere, rende spesso esplicito il suo
temperamento burrascoso e scontroso, dovuto anche alla tragedia della sordità
che segnò tutta la sua vita. A volte, tuttavia, trapela anche l’altro lato della sua
personalità: quello amante del divertimento, con un’attitudine più leggera ed
avventurosa. La terza Sonata per violino e pianoforte in particolare, oltre ad un
senso di maestosità, grandezza e potenza tipiche delle prime opere di
Beethoven, mostra anche un aspetto più “scherzoso” del suo carattere. La terza
Sonata dell’opera 12 è inoltre, senz’altro, una delle espressioni più vigorose e
sicure della fase di crescenza Beethoveniana.
Il primo movimento, Allegro con spirito, è ricco di idee, che si dispiegano con un
utilizzo di bellissimi temi e sonorità che il pianoforte ed il violino si scambiano
con naturalezza, intima corrispondenza e risonanza.
L'Adagio con molt’espressione, secondo movimento, è interamente percorso da
una tersa melodiosità di estrazione quasi “vocalistica”, che rievoca tonalità
molto più dolci del Do maggiore in cui è presentato. Anche qui assistiamo ad un
appropriato scambio di funzioni fra voce e accompagnamento, con diverse
fermate e cadenze di carattere improvvisatorio.
Il Rondò è un movimento umoristico, con un incisivo refrain di aspirazione
concertistica (prima esposto dal pianoforte, poi dal violino accompagnato), che
viene alternato con episodi di impostazione affine; chiude la Sonata una
brillantissima coda che avvicenda serrate imitazioni del refrain fra i due
strumenti e una lieta melodia diversiva.

Leoš Janacek - Sonata per violino e pianoforte

La Sonata per violino è la prima opera con cui il compositore partecipa al clima
di nazionalismo bellico: con l’inizio della prima guerra mondiale, anche la
Moravia piomba in un clima di incertezza e partecipa alla generale inquietudine.
Sembra strano che in una pagina cameristica si possano riassumere le
aspettative di un’offensiva militare, ma le dichiarazioni dell’autore sono
esplicite. Scriverà a Oscar Nebuška nel 1922: “La Sonata per violino fu scritta
all’inizio della guerra, nel 1914, quando attendevamo i russi in Moravia […]; la
mia mente eccitata percepiva i clangori dell’acciaio affilato”.
Rielaborata nel 1921 e pubblicata nel 1922, la Sonata avrebbe dovuto essere
la terza di un ciclo di sonate per violino, se non fosse che le prime due furono
distrutte.
Nella sua versione definitiva l’opera, fra le preferite del violinista David Oistrakh,
si presenta come una pagina nervosa, rapsodica, molto libera formalmente e
particolarmente aggressiva.
Il “Con Moto” iniziale riassume sovrappone un lancinante violinista zigano-
ungherese alla velocità degli accompagnamenti: un teso lirismo di note lunghe,
da un lato, e figurazioni affrettate dall’altro.
Questa concezione moderna viene improvvisamente messa da parte nella
Ballada con moto, un secondo movimento piacevolmente melodico e di grande
respiro armonico.
L’ Allegretto seguente, è in stile danzato, con figurazioni accelerate che colorano
di “ansia” espressiva l’intera pagina.
L’ultimo movimento, Adagio, vede di nuovo contrapporsi lirismo e figurazioni
nervose che prendono il sopravvento. La sonata si conclude infatti in un clima di
nervosa irritazione.
Mentre nel primo tempo è il violino a “cantare” e il pianoforte a “parlare”,
nell’ultimo avviene l’esatto contrario, con il violino che quasi balbetta isterico,
come se a parlare fosse un folle, un sinistrato psichico.

Per la sua storia e la sua essenza espressiva, la Sonata per violino e pianoforte
è emblematica di un artista lacerato fra due secoli e due mondi acustici: quello
della musica e quello della parola.
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