Welfare state Modelli di Welfare state in Europa - Silvia Vogliotti, Sara Vattai
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Welfare state Parte 1 Modelli di Welfare state in Europa Silvia Vogliotti, Sara Vattai © IPL 2014 Pubblicazione n. 1
WELFARE STATE – Parte 1 William Henry Beveridge: Il benessere collettivo deve essere raggiun- to attraverso una stretta cooperazione fra lo Stato e l’individuo. Lo Stato deve offrire protezione in cambio di servizi e contribuzioni e nell’organizzare tale protezione. Lo Stato non deve sof- Responsabile ai sensi di legge: Toni Serafini, Presidente IPL focare nè le ambizioni Direzione scientifica: Stefan Perini, Direttore IPL nè le occasioni nè la Coordinamento del progetto: Silvia Vogliotti, responsabilità; stabilen- collaboratrice scientifica IPL do pertanto un minimo Autrici: Silvia Vogliotti, Sara Vattai di attività nazionale non Per una maggiore leggibilità si rinuncia all’uso contempo- raneo della forma maschile e femminile. I sostantivi riferiti deve però paralizzare a persone sono quindi da attribuire ad entrambi i sessi. le iniziative che portano Riproduzione parziale o totale del contenuto, diffusione e utilizzazione dei dati, delle informazioni, delle tavole e l’individuo a provv- dei grafici autorizzata soltanto con la citazione della fonte (editore e titolo). dere più di quel dato © IPL 2014 minimo per se stes- Per ulteriori informazioni: so e per la sua famiglia. Istituto promozione lavoratori Palazzo Provinciale 12 Via Canonico Michael Gamper, 1 I – 39100 Bolzano T. +39 0471 418 830 office@afi-ipl.org www.afi-ipl.org
Prefazione Un paese moderno non può fare a meno traverso un’analisi statistica della spesa del welfare state, ovvero della spesa so- sociale, utilizzando le informazioni pre- ciale, che storicamente ha rappresenta- senti in diverse banche dati che permet- to una importante conquista dei citta- tono di comparare la spesa sociale per le dini rispetto ai bisogni sociali. Però di diverse funzioni (sanità/malattia, invali- fronte alle nuove sfide demografiche, dità, vecchiaia, superstiti, famiglia/figli, all’invecchiamento della popolazione, disoccupazione, abitazioni, esclusione all’emersione di nuovi bisogni, al cam- sociale) nei 28 paesi dell’Unione euro- biamento dei ruoli tra uomini e donne, pea. L’analisi permette di far emergere alla massiccia entrata delle donne nel i diversi modelli di stato sociale presenti mondo del lavoro, lo stato deve ora ri- in Europa, e di verificare come e dove si pensare il modello finora utilizzato. A spende meglio. Ciò può rappresentare fronte di crescenti deficit di bilancio si uno stimolo per allargare i propri oriz- pone inoltre il problema della sosteni- zonti, andando a vedere sia cosa fanno bilità futura dell’intero sistema su cui si i migliori in Europa, sia dove si spen- basa lo stato sociale. de con maggior efficacia ed efficienza. Obiettivo di questo studio è quindi quel- Cosa è quindi lo stato sociale oggi, alla lo di aumentare la conoscenza rispetto luce di queste nuove sfide? Quali sono i alle best-practices europee, ma altresì di modelli di stato sociale esistenti in Eu- stimolare una presa di coscienza e una ropa e rispetto ad essi come si posizio- discussione su come ripensare il model- na l’Italia? Quali sono gli ambiti in cui il lo “mediterraneo” di welfare state nel nostro Paese spende di più per i propri quale rientra anche l’Italia, ormai giun- cittadini, quali in cui spende meno o to al palo. con minor efficacia? Come e dove inter- venire per migliorare la situazione? Questo rapporto di ricerca fornisce del- le prime risposte a queste domande, at-
WELFARE STATE – Parte 1 Abstract In questo studio analizziamo storica- Tra i diversi paesi europei vi sono però dalle rette pagate dagli utenti (20,1% in mente la nascita del welfare state (o marcatissime differenze nella compo- Europa). stato sociale, inteso come l’insieme di sizione della spesa sociale, frutto ovvia- interventi, tutele e sostegni di cui lo Sta- mente dei diversi sistemi sociali e dei Nella stragrande maggioranza dei casi to si fa carico nei confronti del cittadi- differenti rischi e benefici che vengono le prestazioni sociali sono slegate da no), per poi delineare brevemente i 4 coperti. una verifica della situazione reddi- modelli di welfare (social democratico, tuale-patrimoniale del richiedente: in liberale corporativo/continentale e me- Il welfare italiano si caratterizza per Italia appena il 6,5% delle prestazioni diterraneo) presenti in Europa, che si un’elevata spesa pensionistica (51,4% ri- sociali avviene dopo una verifica dei manifestano in realtà sociali ed econo- spetto alla spesa pubblica totale): la spe- mezzi (media europea del 10,8%). In miche assai eterogenee e diversificate. sa per le pensioni corrisponde al 15% Italia la spesa sociale è per 2/3 sinoni- del PIL (ovvero 3.609 € pro-capite) con- mo di trasferimenti di denaro e solo L’Italia rientra a pieno titolo nel model- tro una media europea dell’11%. In Ita- per 1/3 fornitura di beni e/o servizi; nei lo mediterraneo di tipo “familista”, dove lia alla sanità va invece circa il 25% della paesi scandinavi risulta invece mag- la famiglia è fornitrice di cura e assi- spesa sociale. giore la quota di beni e servizi forniti stenza ai propri componenti e lo Stato ai cittadini. La spesa sociale dovrebbe assume un ruolo marginale e residuale, Bassa la spesa sociale a favore delle puntare in particolar modo a migliora- a fronte di una crescita del terzo settore famiglie italiane: l’Italia spende appe- re la situazione delle persone a rischio (privato sociale). na l’1,3% del PIL per le famiglie (331 € povertà o esclusione sociale, che in Eu- pro-capite), a fronte di una media euro- ropa riguarda quasi il 25% e in Italia il Confrontando la situazione italiana con pea di 553 € (2,3% del PIL). 30% della popolazione. Ma quanto ri- gli altri paesi europei emerge come la sulta efficace la spesa sociale? In Italia spesa sociale italiana sia in linea con Come viene finanziato lo stato sociale? la spesa sociale riesce a far uscire dalla la media dei 27 paesi dell’Unione, dato In Italia il 45,6% della spesa sociale vie- soglia di povertà appena il 20,5% del- che la spesa sociale in Europa ammon- ne finanziata dal bilancio statale (in Eu- le persone a rischio, rispetto al 34,4% ta mediamente al 29,4% del PIL (6.907 € ropa la media è del 40%), quindi dalla della media europea. Si delinea quindi pro-capite), mentre in Italia raggiunge il fiscalità generale (le tasse), il 27,9% dai una limitata capacità della spesa socia- 29,9% del PIL (con 7.017 € pro-capite). contributi sociali sul lavoro (il 36,3% le italiana di combattere efficacemente in Europa) e il 14,9% deriva dai ticket/ povertà ed esclusione sociale, mentre
Figura 1 Sostenere chi sostiene! Valorizzare il welfare attivo: Nuovi paradigmi per l’assistenza non deve diventare un nuovo welfare assistenzialismo. © IPL 2014 Imparare dai migliori (altri Stati europei, altre Regioni italiane). Forte cambiamento di prospettiva Incentivare la cooperazione e non la competizione trai vari attori del welfare. Spesa sociale, vista non più Valutare anche efficacia delle e non solo come capitoli di misure prese, non solo il livello spesa, ma anche come investi- assoluto di spesa. menti per il futuro. le performance migliori sono raggiunte nei paesi scandinavi. Altro problema del welfare italiano ri- sulta la forte disparità nella quantità e nella qualità dell’offerta delle diverse re- gioni e dei diversi territori. Fortemente sentita anche l’esigenza di cambiare l’at- tuale sistema, per rispondere ai bisogni emergenti (ad. es. autosufficienza). Alla luce del delicato momento di dif- ficoltà economica, che ha allargato il bacino d’utenza del welfare, ma anche per l’evidente crisi del sistema sociale stesso, appare imprescindibile un for- te ripensamento dell’attuale modello di welfare italiano. Il nuovo welfare va concepito come parte integrante della crescita e dello sviluppo. Si va oltre il concetto di welfare assistenzialistico in- teso unicamente come spesa, per arri- vare ad un welfare visto nell’ottica di un investimento nel capitale umano, ad un investimento pro futuro.
WELFARE STATE – Parte 1 Indice Introduzione 8 1 Lo stato sociale: definizione e modelli 12 1.1 Cos’è il welfare state 12 1.2 Evoluzione del ruolo dello Stato 15 nelle politiche di welfare state 1.3 La classificazione dei modelli teorici di welfare state 15 1.4 I quattro modelli di welfare state in Europa 18 1.4.1 Il welfare liberale 19 (Regno Unito, Irlanda) 1.4.2 Il welfare conservatore 20 (Germania, Francia, Austria, Olanda) 1.4.3 Il welfare social-democratico 20 (Svezia, Danimarca, Norvegia) 1.4.4 Il welfare mediterraneo 21 (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo)
2 La spesa sociale in Europa: dati e fatti 22 2.1 Introduzione 22 2.2 La spesa sociale in Europa: schema classificatorio 22 2.3 La spesa sociale in Europa: i dati 23 2.4 La spesa per la vecchiaia (spesa pensionistica) 24 2.5 La spesa per la sanità 28 2.6 La spesa per la famiglia ed i figli 28 2.7 La spesa per la disoccupazione 31 2.8 La spesa per invalidità, casa ed esclusione sociale 31 2.9 Chi contribuisce alla spesa sociale? 33 2.10 La prova dei mezzi della spesa sociale 37 2.11 Spesa sociale in denaro o in servizi? 37 2.12 Tre diversi modelli europei 38 3 Il rischio di povertà e di esclusione sociale in Europa 40 3.1 L’efficacia dei trasferimenti sociali 40 4 La spesa sociale in Italia nel tempo 44 4.1 La spesa sociale lorda pro-capite 44 4.2 La spesa sociale netta pro-capite 44 4.3 La spesa sociale del conto economico consolidato 44 5 La spesa sociale vista dai cittadini 50 6 Welfare del futuro: In che direzione viaggiamo? 54 Bibliografia 58
WELFARE STATE – Parte 1 Introduzione L’IPL | Istituto promozione lavoratori 1 — modello social democratico in Europa, nella seconda parte dello stu- ha predisposto un vasto studio compo- (paesi scandinavi) dio vediamo nel concreto quanto viene sto da più parti, collegate tra loro da un speso per le diverse area del welfare (sa- filo comune: lo stato sociale. La temati- 2 — modello liberale (paesi nità, pensioni, famiglia ecc.) nei vari pa- ca del welfare state, ampia e complessa, anglosassoni) esi aderenti all’Unione europea. Dai dati comprende al suo interno questioni che emerge come in Italia si spenda molto hanno richiesto un’osservazione più at- 3 — modello corporativo/ continentale per le pensioni e per la sanità (rispettiva- tenta ed approfondita. (paesi dell’Europa continentale: Francia, mente 51,4% e 25,6% della spesa socia- Germania, Austria, Belgio) le), mentre molto bassa risulta (in rap- Nella prima parte dello studio defi- porto a molti degli altri paesi europei) la niamo a livello teorico cosa si intende 4 — modello mediterraneo (paesi spesa per la famiglia pari al 1,3% del PIL oggi e cosa è stato inteso nel passato dell’Europa meridionale : Italia, Spagna, (la media UE è infatti del 2,3%). per stato sociale o welfare state, ovve- Grecia, Portogallo) ro quell’apparato politico, economico e Nel 2010 in Italia la spesa sociale pro-ca- sociale in cui lo Stato assume come pro- I tratti distintivi dei diversi modelli ri- pite ammontava a 7.017 €, ma di que- pria prerogativa e responsabilità la pro- guardano gli strumenti utilizzati (per sti ben 3.609 € sono stati erogati per le mozione della sicurezza e del benesse- previdenza, contributi o assistenza), le pensioni e 1.793€ per la sanità. All’area re sociale ed economico dei cittadini. Il regole d’accesso (requisiti dei beneficia- “famiglia” sono andati 331 € pro-capite, welfare è un sistema ampio e comples- ri e controllo dei mezzi), le modalità di per la disoccupazione 206 € pro-capite. so, cui partecipano altre istituzioni (tra finanziamento adottate nonché per gli Oltre ad essere molto sperequata sulle cui il mercato e la famiglia, ma anche e assetti organizzativi. Questi quattro di- pensioni, la spesa sociale italiana non sempre più il terzo settore). versi sistemi europei di protezione so- risulta particolarmente efficace nel ri- ciale riflettono ovviamente le personali durre la quota di persone sotto la soglia A seconda delle connessioni esistenti esperienze storiche, politiche e cultura- di povertà, essendo che dopo i trasfe- tra elementi economici, politici, cul- li di ogni Paese. rimenti sociali solo 1 povero su 5 esce turali e sociali nelle politiche sociali in dal rischio di povertà. Non è quindi un Europa vengono distinti quattro modelli Dopo un breve excursus storico sulla na- caso che i cittadini italiani valutano ne- teorici di welfare (figura 2): scita del welfare state ed aver delineato i gativamente l’attuale sistema di welfare, diversi modelli di stato sociale presenti evidenziando innanzitutto un’elevata 8
Figura 2 Modelli di welfare in Europa Modello social democratico Modello liberale Modello corporativo/ continentale Modello mediterraneo © IPL 2014 sperequazione tra le diverse regioni e l’incapacità dell’attuale welfare state di far fronte ai nuovi bisogni sociali. An- che sul fronte dell’equità sociale l’Italia non è messa particolarmente bene, ri- sultando da una recente ricerca solo 23° tra i 28 Paesi dell’Unione europea. La lettura dei dati empirici e teorici trat- tati, ci accompagna verso un interroga- tivo sulle vesti che il welfare del futuro potrebbe indossare. Appare urgente ridefinire i ruoli dei diversi attori coin- volti e gli equilibri tra di essi in termini di responsabilità, equità e giustizia; in- tendere le politiche sociali come parte dello sviluppo economico e non in con- trasto con esso. A livello europeo si co- mincia a parlare di “welfare attivo”, in contrapposizione ad un “welfare passi- vo”, tradizionale e assistenziale. 9
WELFARE STATE – Parte 1 Platone: L’IPL | Istituto promozione lavoratori alle province è stata consegnata una re- nel corso del 2014 ha elaborato un vasto sponsabilità maggiore nei confronti dei Il solco sarà dritto studio sullo stato sociale. La tematica, propri cittadini e vedremo come alcune ampia e complessa, comprende al suo regioni abbiano concretizzato in azioni se i due cavalli interno questioni che hanno richiesto e interventi tale responsabilità, soprat- che trainano l’aratro un’osservazione più attenta ed approfon- dita, l’IPL ha così pensato di suddividere tutto nei confronti della famiglia (best practices). procedono alla il progetto in tre moduli (vedi figura 3). Nel terzo rapporto di ricerca ci focaliz- stessa andatura. In questo primo studio sul welfare sta- zeremo, invece, sulla realtà locale, ana- te abbiamo cercato, osservando dall’alto lizzando quanto si spende nel sociale in per avere un visione d’insieme, di dare Alto Adige e come si realizzano le poli- un’identità allo stato sociale, definendo- tiche sociali. L’attenzione al cittadino lo e soffermandoci sulla sua storia e sui come si esplica a livello normativo e modelli esistenti in Europa. Ne abbia- quali interventi rispecchiano tale pre- mo colto le sfaccettature, adattandolo ai mura? Vedremo nel dettaglio cosa viene vari contesti europei. L’analisi statistica previsto e attuato. sull’incidenza economica del welfare in Italia e in altri Paesi europei ci ha per- messo di fare una comparazione, guar- dando nel dettaglio quanto e dove si in- veste nella promozione e nel sostegno ai cittadini. Questo primo sguardo d’in- sieme, ci ha portato a trarre interessanti conclusioni e a comprendere le urgenze di rinnovamento connesse al sistema sociale. Nell secondo rapporto di ricerca usci- remo dal territorio locale e apriremo la nostra visuale sull’Europa, sull’Italia e su alcune regioni italiane concentrando- ci in particolare sul tema delle politiche familiari, consapevoli della mancanza di un corpus legislativo chiaro e definito a cui fare riferimento. Abbiamo ritenuto comunque doveroso approfondire que- sto tema, proprio per le imperfezioni che lo caratterizzano, e per il riconosci- mento del valore sociale e umano della famiglia, nonostante essa sia cambiata nelle sue forme ed espressioni. In Eu- ropa riscontriamo diversi modelli di po- litiche per la famiglia; in alcuni Stati la sua promozione e protezione si realizza attraverso il sostegno al singolo indivi- duo, rispecchiandosi di conseguenza sul nucleo familiare a cui appartiene. In Ita- lia essa ha da sempre rivestito un ruolo determinante di protezione e sostegno nei confronti dei propri membri, appare un po’ assente invece la presenza dello Stato, manifestatosi negli anni attraver- so politiche frammentate e poco effica- ci. Con il decentramento, alle regioni e 10
Figura 3 La parti del progetto dell’IPL sul welfare state © IPL 2014 Parte 1 Modelli di Welfare state in Europa Parte 2 Le politiche della famiglia in un Parte 3 confronto Spesa sociale europeo in Alto Adige vista dai lavoratori dipendenti 11
1 Lo stato sociale: definizione e modelli Lo Stato sociale ha una lunga storia, iniziata con la rivoluzione industriale che prosegue fino ai giorni nostri. Per diverse circostanze concernenti la società, la cultura e l’eco- nomia, in Europa si sono sviluppati e consolidati quattro diversi modelli di Stato sociale: il modello social-democratico, il modello liberale, il modello corporativo/continentale e il modello mediterraneo. 1.1 tarie. Tali interventi danno vita a spe- corrono tra le tre sfere di regolazione Cos’è il welfare state cifici diritti sociali, cui corrispondono (Stato, famiglia, mercato) e le forme di specifici doveri di contribuzione finan- integrazione tra economia e società (re- Il welfare state o “stato del benessere” è ziaria. Occorre pertanto ritenere che la distribuzione, reciprocità, scambio di il termine con cui indichiamo un siste- legittimazione politica degli interventi mercato). A questo proposito si parla di ma politico, economico e sociale in cui costituisca una risorsa essenziale nella “diamante del welfare”, a simboleggiare lo Stato assume come propria prerogati- costruzione del welfare state. un campo di forze con quattro vertici, va e responsabilità la promozione della ciascuno dei quali occupato da una del- sicurezza e del benessere sociale ed eco- Il welfare state va inteso, quindi, come le agenzie principali di produzione di nomico dei cittadini. Tra le molte defi- una istituzione integrata in un comples- welfare: lo Stato, il mercato, la famiglia nizioni, ricordiamo quella del politolo- so sistema di interdipendenze con altre e il mondo vasto e articolato del “terzo go Maurizio Ferrera1, secondo la quale istituzioni. La capacità di produrre be- settore”. Ciò che cambia da un sistema il welfare state comprende “l’insieme nessere da parte dello Stato non dipen- di welfare all’altro è la quantità, la mo- delle politiche pubbliche connesse al de, infatti, soltanto da scelte di carattere dalità e il contenuto di ciò che viene re- processo di modernizzazione, tramite le politico, ma è strettamente legata alla distribuito per via “pubblica” e quanto quali lo Stato fornisce ai propri cittadini sfera economica dalla quale dipendono è lasciato ad altre agenzie o risorse e di protezione contro rischi e bisogni pre- la quantità e la qualità delle risorse di- conseguenza l’equilibrio e la divisione stabiliti, sotto forma di assistenza, assi- sponibili per la popolazione e dal modo delle responsabilità. curazione o sicurezza sociale, introdu- in cui la società – ed in particolare le cendo specifici diritti sociali e doveri di reti sociali primarie come la famiglia, È possibile inoltre distinguere tra una contribuzione finanziaria.”2 Lo sviluppo la rete parentale, la comunità locale di concezione “allargata” e una “ristretta” di interventi di protezione sociale, in appartenenza, ecc. – contribuisce a ga- di welfare state. L’ambito teorico si ispi- risposta al problema storico dell‘insi- rantire sicurezza e protezione ai propri ra alla visione “allargata”, la quale defini- curezza di individui, famiglie e gruppi membri. Il benessere complessivo in sce una società in cui lo Stato interviene sociali, assume nel corso del tempo for- una società è il prodotto della co-parte- nei meccanismi di riproduzione econo- me sempre più strutturate sino a trova- cipazione delle tre istituzioni Stato, fa- mica e di redistribuzione, per la riallo- re, nel welfare state contemporaneo, un miglia e mercato. Il grado di protezione cazione delle opportunità di vita tra gli compiuto assetto di politiche pubbliche, collettiva contro i rischi sociali è stret- individui e le classi sociali. L’ambito di in vario modo integrate da azioni socie- tamente legato alle relazioni che inter- ricerca empirica si ispira invece alla vi- 12
1/6 Lo stato sociale: definizione e modelli Figura 4 Figura 5 1870 – 1914 1 Il diamante del Welfare Sviluppo storico del Fonte: Ferrera M. (2006) welfare state Sperimentazione © IPL 2014 © IPL 2014 1914 – 1940 Stato Consolidamento Mercato Famiglia 1940 – 1980 Espansione Associazioni intermedie 1980 – 1990 Istituzionalizzazione Benessere sione “ristretta” che riguarda un insieme La fase di consolidamento (dal 1914 al di specifiche politiche sociali (ad esem- 1940 circa) fu invece caratterizzata da pio: il sostegno al reddito, il servizio sa- un insieme meglio strutturato e con- nitario, le politiche abitative).3 sensuale di politiche sociali. Le assi- curazioni sociali costituirono il nucleo Dal punto di vista storico si evidenziano centrale di questo insieme di interventi, invece tre fasi di sviluppo del welfare accompagnate da iniziali impegni verso state (figura 5). l’occupazione, l’istruzione e la casa. Il consolidamento si sviluppó con l’accet- La fase di sperimentazione (dal 1870 al tazione dei nuovi principi dell’economia 1914 circa) fu caratterizzata dall’emer- keynesiana e degli obiettivi dell’elites gere di massicce leggi nazionali finaliz- politica. La politica sociale cessó di es- zate a vari tipi di “avanzamento sociale”, sere vista come un’elargizione dall’alto come ad esempio l’assicurazione socia- verso il basso, e divenne opinione dif- le. Questa prima fase si concluse prima fusa che le politiche sociali fossero uti- della Grande Guerra e molti program- li per tutti e non soltanto per la classe mi vennero poi interrotti o riformulati. operaia o per i cd. “poveri meritevoli”. Il Tale sperimentazione trovava fonda- periodo di consolidamento fu un perio- 1: Ferrera M. (2006) Le politiche sociali. L’Italia in prospetti- mento nelle tradizionali Poor Laws (leg- do di austerità, cioè di razionamenti e di va comparata, Il Mulino. gi sui poveri) che preesistevano in tutte controlli sui prezzi, temendo una ripeti- 2: Un’altra definizione è fornita da Fiorenzo Girotti per il quale “il welfare state è la più compiuta espressione le nazioni. In questa fase nessun partito zione della sindrome “boom and bust”4, di un‘assunzione di responsabilità collettiva a fronte non solo delle molteplici situazioni di bisogno determinate poteva reclamare il diritto esclusivo di successiva alla Prima Guerra Mondiale. da fattori naturali, ma anche, o soprattutto, di quelle che creazione del welfare state, poiché tutti Probabilmente è stato questo senso di Richard Titmuss (1986) definiva come le forme di dipendenza create dall‘uomo. La domanda diffusa di parteciparono, anche se in forme diver- pericolo e vulnerabilità diffuso che ha tutela dai rischi connessi alla povertà, alla malattia, se ed in tempi diversi. Il tentativo di ri- fatto apparire gli obiettivi di sicurezza, all‘insufficienza e discontinuità del reddito trova risposta in un corpo più o meno coerente di politiche assistenziali, solvere la “questione sociale” era collet- eguaglianza e libertà del nuovo welfare sanitarie, previdenziali, educative e altre ancora, varia- tivo e spinse tutte le forze politiche ad state compatibili con il funzionamento mente combinate con misure economiche e di politica del lavoro”. Dizionario di servizio sociale, diretto da M. Dal attivarsi. della società e dell’economia. Pra Ponticelli, Carocci Faber, Roma, 2005. 3: Saraceno C. (2013), Il Welfare, vedi bibliografia. Sarace- no osserva inoltre che le ricerche empiriche comparative si focalizzano più facilmente sugli istituti “lavoristici” del welfare, limitando una visione più ampia che compren- da le misure di reddito minimo, le politiche per la famiglia e le misure di esclusione sociale. 4: Per “boom and bust” si intende il ciclo di “espansione e frenata”. 13
La fase di espansione (indicativamente misura questo imperativo politico. La Nel 1948 le Nazioni Unite (art. 25) dal 1940 al 1980) ha rappresentato una fase di espansione ha quindi operato su dichiarano: crescita avvenuta per lo più all’interno due livelli: della struttura consolidatasi durante Ogni persona ha diritto o subito dopo la Grande Depressione — in superficie: i programmi e le funzioni e la Seconda Guerra Mondiale. Questa del welfare state sono cresciuti con il ad un adeguato livello fase è caratterizzata dalla crescita della spesa sociale con una crescita dei defi- crescere dell’economia, — in profondità: le premesse di base della di vita che assicuri a lui cit pubblici. Il punto più importante di questa espansione è il fatto che essa è politica sociale venivano minate. ed alla sua famiglia la avvenuta, almeno in Europa occiden- salute ed il benessere, tale, in un contesto di sviluppo econo- È emerso allora un nuovo orientamento mico sostenuto, senza precedenti. La nei confronti del welfare state, non più inclusi il cibo, il vestiario, struttura di base del welfare state (per fondato sui rischi e sulle vulnerabilità es. i programmi nazionali di assicura- diffuse, ma fondato su una “frammen- l’assistenza medica ed zione sociale e i servizi sociali) si con- tata elargizione” di compensazioni a solidò proprio nel ricordo delle profon- chiunque presenti un bisogno. Si è dun- i servizi sociali necessari, de insicurezze passate e nel timore di incessanti svolgimenti futuri. La cre- que verificata una separazione netta: la politica economica doveva occuparsi di e il diritto alla sicurezza scita economica sostenuta ha facilita- to la continua espansione della spesa accrescere la produzione e la politica sociale doveva occuparsi di ridistribuire in caso di disoccupa sociale, ma ha gradatamente minato le tale produzione.5 zione, malattia, disabilità, premesse sulle quali i politici pensava- no di costruire il welfare state alla fine Ultima fase storica di sviluppo del wel- vedovanza e vecchiaia. della Seconda Guerra Mondiale. La na- fare state è stata la fase di istituzionaliz- tura stessa del bisogno sociale cui le zazione (Anni70/80, la cd. l’età dell’oro), politiche del benessere rispondevano caratterizzata da una grande diffusione durante il periodo dell’affluenza era di della copertura dei rischi, dalla neces- tipo individualizzato e non più un’espe- sità di nuove strategie di finanziamento rienza a diffusione collettiva. I proble- (indebitamento pubblico) e dall’aumen- 5: Alber J.(1983) L’espansione del welfare state in Europa mi della salute o della vecchiaia colpi- to della copertura pubblica (che non Occidentale: 1900–1975, in “Rivista italiana di scienza vano ora individui o famiglie isolate e significa riduzione del ruolo degli altri politica”. 6: Terzo settore: si definisce l’insieme delle realtà che non creavano un senso di esperienza attori). In tale fase storica le famiglie svolgono attività e servizi di pubblico interesse, con collettiva. A ogni aumento del reddito o continuano ad avere un ruolo centrale, motivazioni di solidarietà, senza trarne utili personali o collettivi, diretti o indiretti. Terzo settore, terzo del consumo di un gruppo altri gruppi ma le donne si confrontano con il “dop- sistema, privato sociale, settore non-profit, Onlus sono si sono affrettati ad avanzare legittime pio ruolo” o “doppia presenza” (lavoro tutti termini che stanno ad indicare il variegato mondo dell’associazionismo sociale, del volontariato rivendicazioni per tenere il passo. Inol- fuori casa e lavoro/cura in famiglia) e e della cooperazione sociale. tre la crescita economica ha minato le cresce anche la dimensione del mer- 7: Il principio di sussidiarietà si fonda su un’idea di persona umana pienamente responsabile del proprio sviluppo e premesse del welfare state attraverso la cato, anche per l’aumento dei redditi. della propria promozione, per cui è indispensabile valoriz- zare e sostenere la persona, singola o associata che sia, graduale erosione di quell’impegno po- In questo periodo lo Stato assume un nel pieno rispetto, però, della sua autonomia e della sua litico necessario per realizzare le politi- ruolo centrale: la spesa sociale cresce libertà. La differenza, cioè, tra solidarietà e sussidiarietà, deriva da una idea di supporto e promozione che, nel che sociali. La politica del welfare state, fortemente fino agli anni 1980 e 1990 e primo caso poggia sul concetto di “aiuto e sostegno”, nel infatti, ha potuto rimanere in letargo l’analogo andamento del PIL lo consen- secondo, invece, diventa “metodo strategico” e moda- lità che esalti la capacità propria ed autonoma di dare fintanto che il motore della crescita eco- te. Si preparano però le condizioni della risposte alle diverse esigenze di volta in volta insorgenti. nomica funzionava: mentre il prezzo crisi dello stato sociale, dato la centra- 8: Richard Morris Titmuss (1907–1973) è stato un ricercatore sociale britannico, pioniere e maestro in questo ambito politico dei programmi sociali diminu- lità che il problema che la sostenibilità specifico di ricerca sociale, fondatore della disciplina iva, la necessità di creare e mantenere economico-finanziaria del welfare state accademica di “amministrazione sociale” (disciplina oggi in gran parte conosciuta nelle Università come “po- una forte e decisa coalizione politica a assume in molti Paesi europei. Vengono litica sociale”) e titolare di una Cattedra presso la London School of Economics. sostegno dell’espansione del welfare contestualmente avviate profonde rifor- 9: La necessità di trovare nuove soluzioni per un welfare state è andata declinando. me della Pubblica amministrazione, i state in crisi ha portato, però, ad un allargamento dei paradigmi di indagine che si sono concentrati sulle diffe- cui mutamenti dalla seconda metà degli renze realmente esistenti tra i diversi paesi che il Storicamente le varie proposte di politi- anni Ottanta hanno visto una parallela modello di Titmuss non riusciva a classificare. 10: Esping Andersen: nato in Danimarca nel 1947, ha studiato ca sociale erano state usate dai politici, crescita del terzo settore. demografia, economia e sociologia presso l‘Università di fin da Bismarck, per risolvere problemi Copenaghen e presso l‘Università del Wisconsin-Madison, dove ha conseguito il dottorato di ricerca. Il suo lavoro politici, ma l’espansione del periodo di scientifico si concentra sulle dinamiche del corso di vita, la crescita economica ha rimosso in larga stratificazione sociale e politica sociale comparata. 11: Maurizio Ferrera: nato a Napoli il 15 gennaio 1955, laureato in Filosofia presso l‘Università di Torino, ha conseguito un Master in Scienze Politiche presso l‘Università di Stanford e nel 1984 ha completato il Dottorato di Ricerca in Scienze Politiche e Sociali presso l‘Istituto Universitario Europeo (IUE) di Firenze. 12: Ferrera M. (1993), Modelli di solidarietà. Politica e riforme 14 sociali nelle democrazie, Il Mulino.
1/6 Lo stato sociale: definizione e modelli 1.2 1.3 Figura 6 1 Evoluzione del ruolo dello Stato nelle La classificazione dei modelli teorici La “ricalibratura” del politiche di welfare state di welfare state welfare state Alla trasformazione del ruolo e delle Nella tradizione degli studi di “social po- modalità d’azione dello Stato ha fatto se- licy” vengono riconosciute tre modalità guito la trasformazione del ruolo e delle di classificazione rispetto ai modelli di modalità d’azione del terzo settore.6 Dal- stato sociale. Uno dei primi studiosi che la funzione di produttore/erogatore di ha provato a mettere in evidenza le dif- Ricalibratura beni e servizi spesso in supplenza dello ferenze strutturali tra i modelli di wel- funzionale Stato ad un ruolo di protagonista nella fare state è stato il britannico Titmuss8, definizione e nell’attuazione delle poli- la cui classificazione si focalizza sul tipo tiche sociali. Ciò ha determinato il pas- di intervento dello Stato, sul ruolo dello saggio dalla concezione di welfare state, Stato nella regolazione nonché sui crite- Ricalibratura a quella di welfare society, a quella di ri di definizione degli aventi diritto9. distributiva welfare community. Una seconda classificazione, peraltro Con il concetto di “evoluzione dello molto nota e diffusa, è quella di Esping- Stato” non si intende un allargamen- Andersen10, che nella sua analisi, in- to o diffusione di prestazioni o servizi, tende il welfare come una “costruzione Ricalibratura né una diminuzione o tagli degli stessi. storicamente definita”, con lo scopo di normativa S’intende piuttosto una “trasformazione strutturare il contratto sociale tra Stato della concezione” dello Stato e del suo e cittadini nelle società ad economia di modo di operare, dei diritti fondamen- mercato. Egli considera “che la somma tali e del ruolo del cittadino. Il concetto totale del benessere sociale è funzione di welfare state contiene un imprescin- del modo in cui gli input di Stato, mer- dibile riferimento allo Stato come attore cato e famiglia vengono combinati tra 1 — Ricalibratura funzionale: centrale nella garanzia dei diritti. Ma la loro”. Esping-Andersen colse l’impor- ribilanciare le varie funzioni di promozione del sistema di welfare pre- tanza di considerare i principi regola- protezione sociale vede anche un altro attore fondamen- tivi come elemento analitico in grado 2 — Ricalibratura distributiva: tale: il privato sociale o terzo settore o di spiegare le differenze esistenti tra i ribilanciare il grado di protezione non-profit. Conseguentemente, la tra- vari sistemi di welfare. Il welfare state da categorie ipergarantite a sformazione dello Stato prodotta dall’af- da solo non garantisce la piena realiz- quelle poco garantite fermazione del welfare state porta con zazione del benessere sociale nella so- sé anche la trasformazione del ruolo dei cietà capitalista, dato che a tale obietti- 3 — Ricalibratura normativa: iniziative di natura simbolica corpi sociali intermedi; ciò fa sì che i vo contribuiscono anche il mercato e la (norme e valori) in vista di un processi di modernizzazione dello Stato famiglia. L’insieme delle relazioni, esi- sistema più equo, efficace, s’intreccino con l’evoluzione del ruolo stenti in un paese, tra Stato, famiglia e efficiente del privato sociale. mercato – finalizzate alla “produzione” Fonte: Ferrera, Hemerijck, di benessere sociale – costituiscono ciò Rhodes (2000) Per far fronte ai problemi di “benessere” che Esping-Andersen definisce “regi- © IPL 2014 (welfare), è necessario che lo Stato svi- me di welfare”. Lo studioso struttura la luppi una realistica politica di welfare sua analisi sulle seguenti dimensioni society, affidando alla società civile il (figura 8). compito di trovare le forme più varie e creative di risposta ai propri bisogni. Il lavoro proposto da Esping-Andersen Entra in gioco il principio della sussi- ha stimolato un ricco dibattito e ha por- diarietà7, come cultura che porta ad una tato diversi autori ad elaborare nuove maggiore responsabilità civile di far proposte di classificazione. Lo studioso fronte ai propri bisogni. italiano Maurizio Ferrera11 elaborò la sua visione nel 1993 in “Modelli di so- lidarietà”12. Il principale merito di que- sto contributo è quello di aver proposto una tipologia basata su una dimensione qualitativa, mettendo in luce il fatto che tradizionalmente l’analisi dei differenti 15
Figura 7 Stefano Zamagni: Evoluzione del welfare state È necessario accogliere l’idea di “sussidiarietà © IPL 2014 circolare”: si tratta di far Welfare interagire, in modo sis State: Stato sociale tematico e permanente, del benessere i tre vertici del triangolo Welfare che rappresenta l’intera Mix: Stato dei società, cioè il vertice servizi che denota la sfera poli Welfare tico-istituzionale, quello Society: Stato della sfera commerciale regolatore e quello della sfera civile. sistemi di welfare è concentrata sulla principio contributivo- assicurativo, è il dimensione quantitativa della protezio- più diffuso in Europa, in particolare per ne e quindi sulla quantità delle presta- quanto concerne gli istituti lavoristici zioni, della spesa e dei beneficiari. classici: pensioni, indennità di disoccu- Con la definizione dei “modelli di soli- pazione, maternità14. darietà”, lo studioso italiano Ferrera si propone invece di rispondere alla do- Il modello universalistico o beveridgia- manda relativa al “chi è protetto”, piut- no15, che si basa sul principio di prote- tosto che alla tradizionale domanda re- zione universale a prescindere dalla lativa al “quanto si protegge”. L’autore diversità di status dei beneficiari, è fi- vede come storicamente si siano affer- nanziato dalla fiscalità generale16 oltre mati due distinti modelli di copertura che dai contributi.17 (occupazionale e universalistico), la cui differenza è riconducibile alle prime assicurazioni sociali obbligatorie che in alcuni paesi erano di tipo occupaziona- le e in altri nazionale. Il modello occupazionale o bismarkia- no13 si fonda sul sistema assicurativo: esso considera le vulnerabilità come rischi rispetto ai quali occorre assicu- rarsi, in forma collettiva e con regola- zione dello Stato, commisurando l’en- tità della protezione alla grandezza del danno economico subito. Tale sistema mira a mantenere il livello di vita e le sue differenziazioni tra i vari individui e gruppi sociali. Tale modello, basato sul 16
1/6 Lo stato sociale: definizione e modelli Figura 8 1 Le dimensioni del welfare state Fonte: Esping-Andersen © IPL 2014 Presenza dei diversi attori che erogano prestazioni di welfare (assicurazioni, Stato, famiglia) Rischi o bisogni su cui si struttura il sistema Criteri di definizione dei fruitori delle diverse prestazioni Ruolo dello Stato nei processi di regolazione Demercificazione (dipendenza dal mercato) Destratificazione (effetti sulle diseguaglianze e sulla mobilitá sociale) Defamilizzazione (dipendenza dalla rete familiare e dal lavoro di cura svolto dalle donne) All’interno dei modelli di copertura — alla globalizzazione dell’economia occupazionali e universalistici è poi (immigrazioni, riproduzione forza lavoro, possibile distinguere i modelli puri (ri- cambiamenti stili di vita); masti fedeli all’originario) e i modelli — al livello troppo alto del debito pubblico; misti (che invece se ne sono distaccati). — all’eccessiva pressione fiscale; Ferrera propone quindi quattro model- — alle vecchie povertà e alle nuove li: occupazionali puri (Francia, Belgio, patologie sociali; Germania, Austria), occupazionali mi- — ai cambiamenti demografici; sti (Svizzera, Italia, Olanda e Irlanda), — alla modifica del sistema occupazionale universalistici misti (Gran Bretagna e e dei processi produttivi; Canada) e universalistici puri (Svezia, — all’individualismo e al privatismo; Norvegia, Danimarca e Finlandia). Il — alle richieste di rinegoziazione contributo di Ferrera all’analisi com- del patto sociale; parata dei sistemi di welfare non è cir- — ai cambiamenti nella struttura sociale coscritto alla definizione dei modelli della famiglia (aumento delle famiglie 13: Otto von Bismarck (1815–1898) politico tedesco, attuò fra di solidarietà del 1993. Con il saggio “Il mono-genitoriali, incremento dei il 1881 e il 1889 il primo sistema previdenziale al mondo, che servì da modello per tutti gli altri paesi. Nel 1883 istituì modello sud-europeo di welfare sta- divorzi, ecc.); l’assicurazione contro le malattie e nel 1884 quella contro te”18 del 1996, Ferrera si inserisce infatti — alle modifiche del ruolo, degli attori e gli infortuni. Nel 1889, infine, realizzò un progetto di assicurazione per la vecchiaia. all’interno del dibattito relativo alla ne- delle dinamiche della rappresentanza 14: Saraceno C. (2013), op.cit. cessità di considerare i paesi dell’Eu- politica e sindacale; 15: William Henry Beveridge,(1879–1963) è stato un econo- mista e sociologo britannico, celebre per aver redatto ropa meridionale come caso distin- — ai cambiamenti del ruolo della donna nel 1942 un rapporto sulla “sicurezza sociale e i servizi to rispetto ai tre mondi del welfare di e all’aumento della sua presenza nel connessi”, che è servito da base per la riforma dello stato sociale britannico. Esping -Andersen. Nel corso del tempo mercato del lavoro. 16: Con fiscalità generale, nel dibattito politico economico in Italia, si intende l‘insieme delle entrate fiscali dello i due sistemi (occupazionale e universa- Stato italiano, raccolte in base a obblighi di leggi che non listico) hanno incorporato aspetti l’uno indicano già una specifica destinazione di spesa pub blica. Le imposte IRPEF ed IVA, ad esempio sono imposte dell’altro19: in molti casi si è poi allinea- Tali fattori, presentandosi in maniera che non hanno una specifica destinazione e vanno to un terzo livello, sempre contributivo diversa nelle singole realtà territoriali a contribuire alla formazione della fiscalità generale. 17: Le prestazioni monetarie per lo più non sono legate al ma totalmente privatizzato sia nelle re- partecipano ad una diversificazione tra livello di reddito, ma sono uguali per tutti (flat rate). gole che negli istituti: gli Stati e all’interno degli stessi. È pos- 18: Ferrera M. (1996) “Il modello sud-europeo di welfare state”, Emeroteca rivista. 19: Saraceno associa i due modelli a due tipi di redistribu zione attuata dal welfare, ovvero ad una redistribuzione “a salvadanaio” tra fasi della vita diverse, in cui si hanno bisogni differenti, ovvero ad una redistribuzione “alla Robin Hood” in cui chi ha più risorse e meno bisogni redistribuisce a chi ha più bisogni e meno risorse. 17
sibile individuare alcuni elementi che e di gestione del sistema di welfare. interessano trasversalmente tutte le re- altà, e altri che si manifestano come fat- — un’impostazione di tipo societario. tori di specificità territoriale. Fra gli ele- Un terzo filone lungo il quale si stanno menti di omogeneità: sperimentando forme di riorganizza- zione del sistema di welfare partendo — la ridefinizione del ruolo dello Stato dalle teorie del welfare societario, non più visto come attore unico del inteso come coinvolgimento delle sistema; comunità locali (istituzioni pubbliche, — la presenza nel sistema di diversi attori private, profit e non-profit) e sviluppo che agiscono in autonomia. di servizi relazionali. L’attuale fase di ridefinizione dei siste- 1.4 mi di welfare ha evidenziato la neces- I quattro modelli di welfare state sità di ripensare alle tipologie utilizzate in Europa per classificarli.20 Questo processo di ridefinizione delle scelte metodologi- Come abbiamo visto i sistemi europei di che deve tener conto della instabilità e protezione sociale nascono storicamen- rapidità dei cambiamenti in atto e del- te sulla base di diversi modelli, ispirati le profonde diversificazioni già presen- ad obiettivi e criteri differenti. È chiaro ti all’interno dei singoli stati nazionali. quindi che in Europa i sistemi di welfa- Tali diversificazioni riguardano la di- re presentano al loro interno caratteri- mensione territoriale ma anche le di- stiche diverse, che riflettono il diverso verse politiche di welfare e non sono sviluppo dei vari istituti e le differenti riconducibili ai regimi politici (mutati esperienze storiche, politiche ed econo- nel tempo) che caratterizzano i singoli miche dei singoli paesi europei. I vari paesi. L’analisi delle differenze va ricon- sistemi differiscono tra loro principal- dotta alle complesse dinamiche fra gli mente rispetto alla dimensione e alla attori in gioco e alla condivisione sulla composizione della spesa pubblica, agli rilevanza e la natura di interesse pubbli- aspetti istituzionali, ai tipi di prestazio- co dei rischi sociali. ni erogate e ai meccanismi di finanzia- mento previsti. Alcuni contributi scientifici hanno cer- cato di individuare le tendenze in atto e È possibile classificare le politiche so- ripensare alla classificazione dei siste- ciali sulla base: mi di welfare. Il docente Il prof. Coloz- zi21 (2002) rilegge le tipologie utilizzate —d egli strumenti utilizzati (trasfe- dagli autori qui riportati alla luce dei rimenti in denaro o erogazione di processi in atto, e individua alcuni cam- servizi); biamenti, riconducibili a:22 —d elle regole di accesso (con accer 20: Bertin (2012), Modelli di welfare e sistemi sanitari: quali —u n’impostazione neo-liberale. tamento, o meno, delle condizioni omogeneità e specificità?, Salute e società. 21: Ivo Colozzi è docente di Sociologia e Diritto dell’Economia Questa impostazione rivisita il regime di bisogno23); presso l’Università di Bologna. liberale, analizzato da Esping Andersen 22: Colozzi I. (2012) “Dal vecchio al nuovo welfare. Percorsi di una morfogenesi”, Franco Angeli. puntando sulle dinamiche del mercato —d elle modalità di finanziamento 23: “Means testing” sta a significare: verifica delle condizioni come strada di superamento della crisi. adottate (attraverso la fiscalità di bisogno. 24: La mancanza di omogeneità tra i vari stati sociali è stata Questa impostazione è tipica delle generale o tramite contributi sociali riconosciuta anche dalla Commissione europea, che ha evitato di imporre processi forzati di armonizzazione, intro- esperienze dei governi conservatori nei o il pagamento delle prestazioni ducendo un “metodo di coordinamento aperto”, delineato paesi anglosassoni. ricevute); attraverso i successivi Consigli di Lisbona, Feira e Nizza, al fine di rafforzare l’integrazione e la coesione europea. Il metodo di coordinamento aperto è una strategia di — un’impostazione di tipo cooperativo. —d egli assetti organizzativo-gestionali. intervento nel settore delle politiche sociali, concepita per aiutare gli Stati membri nel processo di sviluppo delle L’accento è posto, in questo caso, proprie politiche pubbliche. In sintesi, questo metodo com nella ricerca di una maggiore coope porta la stesura di linee guida in ambito comunitario, da tradurre in politiche pubbliche nazionali e regionali, razione fra gli attori (Stato, associa la definizione di specifiche scadenze temporali per il zioni, enti pubblici e privati, cittadini) raggiungimento degli obiettivi, l’introduzione di indicatori comuni per comparare le best practices, la realizzazione coinvolti; nei processi d’indirizzo di controlli e valutazioni periodiche. 25: Quando è lo Stato ad assorbire i rischi, la soddisfazione dei bisogni è sia defamilizzata (sottratta alla famiglia) sia demercificata (ovvero sottratta al mercato, con attribuzione di valore non solo commerciale. Per mercificazione sin intende invece la totale astrazione delle relazioni umane 18 a favore del mero scambio monetario.)
1/6 Lo stato sociale: definizione e modelli Figura 9 1 I quattro modelli europei di welfare state © IPL 2014 Welfare Welfare Welfare Welfare liberale social- conservatore mediterraneo democratico In base a queste categorizzazioni è pos- quindi quattro modelli di stato sociale24 sibile identificare alcune linee comuni (figure 9 e 10). di evoluzione dei sistemi di sicurezza sociale e individuare alcune macro-a- ree relativamente omogenee. È fonda- 1.4.1 mentale per l’analisi, la comparazione Il welfare liberale (Regno Unito, e la prescrizione degli interventi di po- Irlanda) litica pubblica riconoscere le diversità, le peculiarità e i potenziali di riforma Il regime liberale, di tradizione beveri- delle famiglie di welfare state europei. dgiana, mira prioritariamente alla ri- Le modalità di realizzazione dei singo- duzione della diffusione della povertà e li modelli di welfare e il contenuto dei di alcuni fenomeni tra cui l’esclusione diritti sociali che garantiscono, pla- sociale. Per il raggiungimento di questo smano non solo modelli di solidarietà obiettivo adotta programmi di assisten- (tra famiglia, gruppi sociali, individui) za sociale e sussidi, condizionandone l’e- ma creano differenziati modelli di cit- rogazione alla verifica dei mezzi. I pro- tadinanza. I livelli della riduzione del- grammi pubblici di assistenza sociale la povertà – ad esempio – differiscono non sono a carattere universale e l’azio- a seconda degli interventi e delle stra- ne dello Stato è residuale. Nella maggior de che vengono scelte per affrontarla. parte dei casi gli interventi sono di tipo Inoltre vanno strutturandosi in manie- categoriale, riferiti cioè solo a specifici ra differente le diseguaglianze di gene- gruppi di rischio, con un forte dualismo re entro la famiglia e all’interno della tra cittadini bisognosi e non (i cd. “wel- società, conseguentemente agli inter- fare dei ricchi” e “welfare dei poveri”). Il venti sulle condizioni della divisione sistema è caratterizzato dalla prevalenza del lavoro pagato o non pagato tra uo- del mercato come principale agenzia di mini e donne nella famiglia e nel la- socializzazione dei rischi e da un basso voro di cura tra famiglia e società. La livello di demercificazione25. Le modali- letteratura di “social policy” distingue tà di finanziamento sono miste: la sanità 19
Figura 10 I modelli di welfare state in sintesi © IPL 2014 Tipologia Destinatari principali Livello prestazioni Fonti di finanziamento Attore principale Welfare liberale Poveri, persone in stato Basso Contributi sociali, Mercato di bisogno, lavoratori a contributi dello Stato basso reddito Welfare conservatore Lavoratori e loro famiglie Medio Contributi sociali, Stato e famiglia contributi dello Stato Welfare social- Tutti i cittadini Alto Contributi dello Stato Stato democratico maggiori rispetto altre tipologie d’entrata Welfare mediterraneo Lavoratori dipendenti Basso Contributi sociali, Famiglia contributi dello Stato è interamente fiscalizzata (ovvero viene in cui viene meno la capacità della fa- finanziata dalle tasse pagate dai cittadi- miglia di provvedere ai bisogni dei suoi ni), mentre le prestazioni in denaro ge- componenti. I sindacati partecipano in neralmente sono finanziate attraverso i maniera attiva al governo delle presta- contributi sociali (versati da imprese e zioni di categoria, conservando quindi lavoratori). una maggior autonomia in un sistema che è finanziato dai contributi sociali. Risulta media la demercificazione, poi- 1.4.2 ché lo Stato attenua ma non annulla la Il welfare conservatore (Germania, dipendenza dal mercato. A tale modello Francia, Austria, Olanda) viene riconosciuta una destratificazio- ne medio bassa: si tende a preservare le Il regime conservatore o continentale, differenze di status, classe e genere. di tradizione bismarckiana, è invece principalmente orientato alla protezio- ne dei lavoratori e delle loro famiglie 1.4.3 da rischi: di malattia, invalidità, disoc- Il welfare social-democratico cupazione e vecchiaia. Tale modello si (Svezia, Danimarca, Norvegia) caratterizza per una maggiore attribu- zione di valore alla famiglia, alle asso- Il regime social-democratico adotta ciazioni e al volontariato nei processi di come riferimento prevalente nella pro- socializzazione dei rischi, prevedendo grammazione delle politiche sociali il uno stretto collegamento tra le presta- principio dell’universalismo, ponendo- zioni sociali e la posizione lavorativa. si come obiettivo la protezione di tutti, Il modello si ispira al principio di sus- in maniera indiscriminata, in base allo sidiarietà ponendo le basi a sostegno stato di bisogno individuale. Un ele- della maggior parte delle procedure di mento di distinzione di questo regime erogazione di servizi. Ciò implica un in- è lo sforzo attivo, e spesso esplicito, a tervento dello Stato solo nelle situazioni demercificare il benessere riducendo al 26: Paci M., Pugliese E. (a cura di) (2011), Welfare e promo- zione delle capacità, Mulino, Bologna. Il caso italiano, soprattutto dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, è caratterizzato per un deciso processo di regionalizza- zione delle politiche sociali e dei diritti sociali di cittadi- nanza, con un divario crescente in termini di welfare locale 20 tra il Nord e il Sud del paese.
1/6 Lo stato sociale: definizione e modelli minimo la dipendenza dal mercato. Ri- 1 sulta alta la “destratificazione”, essendo riconosciuta l’eguaglianza per tutti i cit- tadini. 1.4.4 Il welfare mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo) Nei paesi in cui vige il regime di welfare mediterraneo o “familista” ritroviamo un assetto sociale e culturale che inten- de la famiglia fornitrice di cura e assi- stenza ai propri componenti. Lo Stato ha assunto un ruolo “marginale”, agen- do secondo principi di “sussidiarietà passiva”, per cui viene riconosciuto so- cialmente e legalmente il ruolo regolati- vo delle reti sociali primarie, senza che lo Stato le sostenga attivamente con sus- sidi o trasferimenti monetari. L’inter- vento pubblico è quindi prevalentemen- te di tipo residuale ed i meccanismi di protezione del welfare state si attivano solo dopo il fallimento o l’impossibili- tà delle reti sociali primarie nel fornire assistenza agli individui in condizione manifesta di bisogno. Ciò determina un ritardo nella creazione di una rete di si- curezza di base.26 Risulta sbilanciata la demercificazione, elevata per alcune categorie e bassa per altre. In tale mo- dello osserviamo una bassa destratifi- cazione, che presenta nuove differenze trasversali alla struttura delle classi so- ciali. 21
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