Umbria jazz: ora la ripartenza, nel 2023 la svolta

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Umbria jazz: ora la ripartenza, nel 2023 la svolta
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Siamo alla vigilia di Umbria Jazz ed è ancora in corso il Festival dei Due Mondi: è questo
dunque il momento opportuno per aprire un dibattito sul “sistema” dei festival umbri.
Con questo articolo vogliamo iniziare una discussione a partire da Umbria Jazz che
rappresenta uno dei motori più importanti del turismo e quindi dell'economia di Perugia.
Umbria jazz inizierà l'otto luglio.

Umbria jazz: ora la ripartenza,
nel 2023 la svolta
di Giampiero Rasimelli*

Il 2022 dovrà essere l’anno della ripartenza di Umbria Jazz Festival dopo la pandemia. Nel 2020 e
nel 2021 in realtà Umbria jazz non ha mai chiuso i battenti, ha resistito testardamente in un
panorama dominato dal virus e dalle conseguenti misure restrittive, dando luogo nel 2020 a “Jazz in
August”, nel 2021 ad una edizione ridotta del Festival a Perugia, a settembre a Terni con un nuovo
evento e intorno Capodanno a Orvieto con una nuova edizione di Umbria Jazz Winter di discreto
successo, il tutto superando mille difficoltà logistiche, organizzative e finanziarie, con un mercato
artistico desertificato dalla impossibilità o difficoltà dei viaggi, con un pubblico fortemente colpito,
insieme ai cast artistici, dai disagi delle misure di sicurezza e dalle preoccupazioni dettate dalla
presenza del rischio di contagio. Il Festival ha mostrato tutta la sua volontà e capacità di resilienza
nelle condizioni date, garantendo un’offerta artistica sempre di qualità, servizi efficienti, ma
scontando un contesto che ha rasentato l’impraticabilità. Costruire il Festival è stata un’impresa che
ha garantito una significativa continuità e un servizio importante alla città in un momento cosi’
difficile e drammatico.
Adesso, dall’8 al 17 luglio prossimi, c’è l’opportunità di ripartire, il virus non è scomparso dal
nostro orizzonte quotidiano, ma l’allarme è diminuito, le misure di sicurezza sono state molto
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alleggerite, la vita quotidiana è tornata alla normalità. Sia pure con una coscienza sempre vigile, gli
italiani e i turisti si preparano a vivere un’estate più normale, con tanta voglia di tornare a divertirsi
e a godersi lo spettacolo dal vivo che è divenuto nei decenni un carattere identitario del nostro paese
e dei nostri centri storici, per l’Umbria un carattere distintivo del suo stile di vita e del suo modo di
proporsi al turismo interno ed estero. L’Umbria dei Festival nel 2022 torna a proporsi al centro
dell’offerta culturale italiana e Umbria Jazz torna ad essere un appuntamento fondamentale di
questo cartellone di altissima qualità.
Il programma 2022 del Festival parla di questo sforzo, della volontà di tornare a pieno regime,
riconquistando tutte le location tradizionali che hanno fatto l’ambiente del festival a Perugia,
consolidando le sperimentazioni degli ultimi anni come il Jazz in via della Viola e UJ4Kids,
riproponendo piazza Matteotti, il tutto insieme all’Arena Santagiuliana, alle piazze storiche, ai teatri
e sale storiche. Il cartellone è ricco e ci sono tutte le condizioni perché i jazzofili, la città e i turisti
tornino a popolare le strade, i vicoli, le piazze i luoghi del Festival, dando vita a quel meraviglioso
ed emozionante incrocio tra musica e città storica che da sempre è la cifra vivida di questo
straordinario Festival. La speranza è quella di tornare sui livelli medio alti segnati dalla storia di
questo evento, sarebbe già un grande successo e un trampolino di lancio verso il 2023, l’anno del
Cinquantenario di Umbria Jazz, un anno importantissimo per la storia del Festival, dell’Umbria e
della città di Perugia.
Sarebbe un grande risultato riportarsi ad un 60 % rispetto ai record di biglietti venduti nel 2018/19,
prima del Covid, e tendenzialmente a due terzi del budget complessivo della manifestazione di
quegli anni. Ci sono le condizioni per questo e speriamo che si mantengano. Umbria Jazz è un
miracolo organizzativo e una macchina economica, riprendersi dallo shock del 2020/21 è un fatto
vitale per il futuro del Festival e per Perugia.
Ai livelli degli anni pre-Covid Umbria Jazz si è definitivamente affermato come uno dei motori
importanti dell’economia cittadina e come uno dei maggiori attrattori turistici della città. Il suo
budget ha superato abbondantemente i 5 milioni di euro e come afferma una ricerca del
Dipartimento di economia dell’Università di Perugia presentata in due riprese nel 2018 e 19,
l’evento produce un significativo indotto che alimenta l’economia cittadina direttamente e
indirettamente, ma anche quella di un vasto territorio che va da Assisi fino al Trasimeno. Si valuta
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un beneficio diretto di circa 10 milioni di euro e uno più generale di immagine ed effetto turistico
che dà valori significativi. Si pensi che durante il Festival il tasso di occupazione delle camere negli
Hotel supera l’80/85%, che il minimetro di Perugia aumenta il numero delle persone trasportate ben
oltre il 100%, che la frequenza dei visitatori dei musei aumenta tra il 40 e il 50%, che l’attività dei
commercianti registra un aumento oltre il 60%, che Umbria Jazz Festival si qualifica come terza
manifestazione Jazz al mondo più seguita sui social (dopo Montreal e Montreux) con una platea di
molti milioni di contatti. Inoltre il Festival ha sviluppato un percorso green di sostenibilità
ambientale che nel 2019 ha ottenuto una certificazione esterna di prestigio “Ecoevents”(erogata da
Legambiente e Ambiente e Salute), primo tra i Festival Italiani e prima che il Pnrr ponesse
l’obbiettivo di implementare la ecosostenibilità dei Festival. Per Perugia e il suo territorio, per
l’Umbria è fondamentale la tenuta a questi livelli della manifestazione.
Il tutto è fatto da una struttura ristrettissima 7/8 dipendenti, una decina o poco più di collaborazioni
di diverso livello e tanti volontari. Il Festival si è guadagnato sul campo il riconoscimento per legge
di manifestazione musicale di interesse nazionale che comporta un finanziamento diretto dallo Stato
per un milione di euro anno, ha avuto e deve tornare ad avere dopo la pandemia un equilibrio
tendenziale tra finanziamenti pubblici e privati da cui risulta che, a regime, il principale sponsor (di
gran lunga il principale!) di Umbria Jazz è il suo pubblico, attraverso i biglietti che acquista. Il
contributo degli Enti locali è venuto diminuendo nel corso degli ultimi 10/15 anni e
paradossalmente sono diminuiti ancora in questo anno di ripartenza.
E’ leggendo anche questi dati e parametri che potrà essere valutato a fine manifestazione 2022 lo
stato di salute del Festival dopo la pandemia. Da lì si potrà capire anche il percorso che sarà
necessario fare verso il 2023, verso il Cinquantenario che sicuramente dovrà essere uno spartiacque
nella vita della manifestazione.
Umbria Jazz affronterà con forza una nuova fase della sua vita se sarà lungimirante, se manterrà la
sua competitività nazionale e internazionale e se sarà sostenuto dall’Umbria in questo suo grande
sforzo. Il grande lavoro di ideazione, di costruzione concreta, di evoluzione del format fatto in 5
decenni da Carlo Pagnotta col sostegno della Regione Umbria e della città di Perugia è al suo apice
e nel contempo di fronte ad una svolta dettata dalle condizioni in cui il sistema Umbria Jazz deve
immaginare il suo futuro.
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Innanzitutto occorrerà sapere cosa l’Umbria vuol fare per difendere, promuovere, migliorare uno
dei suoi più importanti brand internazionali. L’Umbria dei Festival è ancora una delle priorità della
politica regionale e delle città interessate ? Non si avverte una scelta chiara in questa direzione, si
diceva già prima che negli ultimi 15 anni l’atteggiamento degli Enti locali è stato improntato al
contenimento/riduzione dei costi. Si è persino pensato che i Festival fossero una fonte di spreco,
qualcosa che i conti si sono incaricati di dimostrare erronea e infondata, ma certamente spia di un
clima, di un approccio culturale insufficiente e non al passo con la qualità delle sfide che un brand
internazionale e un sistema di eventi di questo tipo propone al nostro territorio. Il Cinquantenario di
Umbria Jazz sarà inevitabilmente l’occasione per l’Umbria di riflettere sul destino che dovrà avere
questa offerta culturale (i Festival) parametrata agli indirizzi e alle esigenze dello sviluppo
dell’economia regionale, della sua capacità competitiva, della sua attrattività, della sua crescita
qualitativa, della sua innovazione. Francamente, questa mancanza di orizzonte è la cosa che più
preoccupa, anche perché gli Enti Locali, in diversa forma, sono stati gli iniziatori di questo grande
patrimonio culturale e organizzativo e hanno un peso rilevante, anzi imprescindibile, sulle decisioni
degli organismi di gestione dei Festival. Insomma, dove va, dove andrà, l’Umbria dei Festival?
Verso quale futuro?
D’altra parte, Umbria Jazz Festival, o meglio, il sistema Festival che dà origine a diversi eventi e
attività, deve riflettere su sé stesso ed attrezzarsi per aprire una nuova fase. Deve valorizzare le
competenze che ha maturato e predisporre un rinnovamento organizzativo che possa dare continuità
al miracolo che ha condotto sin qui questa perla della cultura e dello spettacolo dal vivo italiani.
Deve migliorare la sua capacità competitiva sul mercato nazionale e internazionale che in questi
anni si è molto trasformato e che dalla pandemia uscirà con ulteriori cambiamenti e innovazioni.
Deve migliorare la capacità di gestire e far crescere un brand di questo livello, che non è mai
acquisita una volta per tutte. Per continuare la sua strada il sistema Festival ha bisogno di molta
qualità e innovazione e non di visioni o canoni semplicemente ripetitivi e nemmeno di un ritorno
indietro sul terreno dell’autonomia della gestione rispetto a condizionamenti impropri ci carattere
politico-istituzionale. Paradossalmente lo sguardo più positivo che Umbria Jazz può avere verso il
futuro è ripercorrere la sua storia, quella che ha visto il genio visionario di Carlo Pagnotta
collaborare in piena autonomia con le istituzioni locali, confrontare le idee e le esigenze,
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condividere le scelte, correggere, innovare collegandosi alle trasformazioni della società italiana,
del mercato artistico, del turismo e della comunicazione. Bisogna ritrovare questo spirito di
collaborazione anche con nuovi protagonisti, superando vecchie certezze e giudizi superficiali o
strumentali, ritrovando la condivisione ampia di un progetto essenziale per Perugia e per l’Umbria.
Da questo luglio 2022 comincia la sfida del Cinquantenario di Umbria Jazz, la resilienza dopo la
pandemia e lo sguardo verso il futuro. Una sfida affascinante per l’Umbria e troppo importante per
non renderla pubblica, partecipata, consapevole. Intanto e prima di tutto, torniamo a divertirci e ad
ascoltare insieme la buona musica, in un mondo carico di drammi e problemi facciamo che riparta
la comunità solidale del Festival, come segnale di speranza e di ritrovata collettività.

*già direttore di Umbria jazz
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