The Act of Touch Tovel - Jacopo Mazzonelli - Festival dei Due Mondi

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The Act of Touch Tovel - Jacopo Mazzonelli - Festival dei Due Mondi
The Act
of Touch
     Tovel
       —
Jacopo Mazzonelli
The Act of Touch Tovel - Jacopo Mazzonelli - Festival dei Due Mondi
ENGLISH VERSION:
The Act of Touch Tovel - Jacopo Mazzonelli - Festival dei Due Mondi
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         FESTIVAL DEI DUE MONDI

   TEATRINO DELLE SEI LUCA RONCONI
         8-9 LUGLIO ORE 23.00

The Act of Touch
    TRATTO DALL’OPERA ABCDEFG DI

         Jacopo Mazzonelli

        MUSICA E LIVE CONCEPT

              Tovel
  (aka Matteo Franceschini)

      ARTWORKS E LIVE CONCEPT

   Jacopo Mazzonelli
       PARTITURA PUBBLICATA DA

            Casa Ricordi
          LIVE ELECTRONICS

  Tovel (aka Matteo Franceschini)
             PERFORMER

 Jacopo Mazzonelli, Eleonora Wegher
           LIGHT DESIGNER

         Mariano De Tassis

            durata 55 minuti
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Al mondo ce ne sono tanti di pianoforti verticali
derelitti, di cui nessuno sa più che farsene.
Finirebbero dagli sfasciacarrozze dei piano se
l’artista trentino Jacopo Mazzonelli, che nel suo
lavoro intrattiene una relazione speciale con
gli strumenti e gli altri arnesi della musica,
non li salvasse per dare loro nuova vita,
ricongegnandoli. Sette costituiscono l’opera
ABCDEFG, le lettere con cui nei paesi anglofoni
e di lingua tedesca vengono chiamate le note.
Ognuno di questi pianoforti sembra essersi
sottoposto a una gran cura dimagrante, e ristretti
i fianchi come fosse stato schiacciato da una
pressa, non racchiude più una tastiera intera,
ma un unico tasto bianco, solo soletto.
Questi strumenti mono-tasto e mono-nota
godono di un’esistenza propria come oggetti
d’arte, però all’occorrenza possono
riprendere a suonare.

    La prima volta è successo nel 2017, quando Mazzonelli ha chiesto al
compositore Matteo Franceschini, suo conterraneo, di lavorare con lui e i
pianoforti a una performance nella Galleria Civica di Trento. Venti minuti
di durata: il primo nucleo di ciò che un anno dopo, alle Murate di Firenze
(per la stagione concertistica del Gamo – Gruppo aperto musica oggi) si
è riconfigurato ed esteso in The Act of Touch, installazione/performan-
ce di un’oretta in cui gli autori Mazzonelli e Franceschini erano protago-
nisti assieme alla pianista Eleonora Wegher, ciascuno impegnato a suo
modo nell’esplorare l’anima sonora delle sette sculture anche attraverso
la loro manipolazione elettronica in tempo reale. Da allora questa per-

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formance si è ripetuta una decina di volte in vari luoghi d’Italia: Mazzo-
nelli e Wegher impegnati attorno ai pianoforti; alla consolle elettronica
Franceschini, che qui, come accade ogniqualvolta lui assume le vesti
di interprete di proprie musiche, si serve dello pseudonimo di Tovel, dal
nome di un lago del Trentino. Stavolta, per questa ripresa spoletina, The
Art of Touch accentua il tratto site specific, mettendo a punto anche un
nuovo disegno luci.
     La collaborazione tra Mazzonelli e Franceschini sembra orientata
dagli astri, e non solo perché i due sono stati compagni di liceo tra metà
e fine anni Novanta. Il fatto è che le loro ricerche fremono di una stessa
impazienza nei confronti delle recinzioni tra arti. A Mazzonelli, che ha una
solida formazione alla musica, interessa sostare nel territorio di confine
tra visualità e ascolto, in genere però arrestandosi prima che il gesto a
cui possono essere sottoposte le sue opere “musicali” le renda corpi ri-
sonanti. Poiché, dice, a lui interessa piuttosto innescare quei «meccani-
smi sottili che traghettano lo spettatore dal tattile all’uditivo, dal retinico
al poetico, e ritorno». Di multimedialità, musica-visione-azione, e mesci-
danza di generi, ricerca colta squarciata da una propensione extracol-
ta, è impregnato il fare creativo di Franceschini, che oggi abita a Parigi
e insegna in Italia. Lui, Leone d’argento per la musica alla Biennale di
Venezia 2019, negli ultimi tempi è riuscito a liberare la sua vera natura
di autore-performer che ibrida senza pregiudizi il sapere accademico
(i diplomi in clarinetto e composizione, gli studi di contrabbasso e piano)
con la passione per il rock, che ha frequento fin dall’adolescenza suonan-
do nei club. «Nelle opere più recenti sono arrivato ad adoperare insieme
varie grammatiche musicali e a riflettere sul format del concerto, durante
il quale spesso mi metto io stesso in gioco a carte scoperte convertendo
il Franceschini autore nel Tovel performer», racconta.
     In The Act of Touch, lavoro cruciale nella maturazione espressiva
tanto di Mazzonelli quanto di Franceschini, diviene fluidissimo il confine
fra scultura e strumento musicale, fra i suoni naturali, amplificati e artifi-
ciali, fra teatralità e dj set. Il tatto dei performer ispeziona minuziosamente
in ogni loro parte gli oggetti-pianoforte (cattedrali apparentemente ine-
spugnabili, secondo Mazzonelli) e le voci che da questi vengono emesse,
si tratti di rumori o di intonazioni riconoscibili, il live electronics le rimo-
della in maniera tale da far parere all’ascoltare che a essere tastato sia
un pianoforte monstre, capace pure di trasformarsi in dispositivo per-
cussivo di una ritualità da dance floor. Ogni atto è regolato dalla partitura
di Franceschini (edizioni Ricordi), di fattura formale quasi classica per
quanto è simmetrica, ponderata: una struttura che aspira a una sferici-

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tà levigata e, tuttavia, implica situazioni acustiche in tumulto espressivo.
I due performer che si occupano dei pianoforti devono prendersi cura
di tre strumenti ciascuno. Invece il mono-tasto Fa rimane territorio d’en-
trambi, un’isola su cui approda l’uno o l’altro a seconda dei momenti. Il
legno degli strumenti viene accarezzato, ticchettato, sfregato, i tasti sono
sollecitati a emettere la propria nota, che esce sorda, scordata. Sempre,
l’elettronica traduce questi atti in entità timbriche avvolgenti, via via più
esplosive, lampeggìi furiosi, bacchici, pulsanti come disco music, che
comunque da ultimo si placano, così da inscrivere la performance in un
percorso circolare. Le indicazioni in partitura parlano chiaro: dall’avvio
“meditando, curioso”, “sospeso”, “riflessivo”, attraverso una sezione “im-
materiale” di qualche minuto in cui i performer possono procedere con un
minimo di autonomia pur entro un’intelaiatura stabilita dal compositore,
il raggiungimento del climax impetuoso, orgasmico è segnato come “fre-
netico”, “febbrile”, “meccanico”, dopodiché lo scaricarsi d’ogni tensione
conduce allo “sgretolandosi”, al “rimembrando”, all’“allontanandosi” con-
clusivi. Dei pianoforti non soltanto è suonata la mono-tastiera, ma anche
il coperchio superiore sotto il quale sono collocati dei sensori. Su quel
legno i performer digitano le linee melodiche prescritte dalla partitura,
come se davvero avessero sotto le dita una tastiera intera. I sensori per-
cepiscono l’entità, la qualità, la velocità d’ogni colpo di polpastrelli, cat-
turandolo e trasformandolo in segnale digitale affidato al performer alla
consolle. Risulta visivamente suggestiva questa muta articolazione di
falangi che genera sonorità inaspettate, cosicché pare che da una dura
tavola di legno possano magicamente fiorire note psichedeliche. E poe-
tico è il momento in cui i due performer si ritrovano, accanto, a occuparsi
del dorso di un piano appoggiandovi i loro diapason: sembrano medici
intenti ad auscultarne i polmoni.
     Franceschini intende The Act of Touch come prima parte di un tritti-
co intitolato Live, progetto performativo che prevede sempre la presenza
del compositore-Tovel in scena. Gli altri due pannelli, datati 2019, sono
Songbook e Opus. L’uno, per quartetto rock, ensemble amplificato e live
electronics, presentato alla Biennale Musica, è un lavoro sulla forma-can-
zone. Nell’altro, la cui idea risale addirittura a un decennio fa, si assiste a
una interazione narrativo-drammaturgica tra musica e linguaggio visivo,
dunque tra quartetto d’archi, elettronica, videoproiezioni; presentato a La
Scala-Paris, si avvale della collaborazione dell’Ircam e dello studio parigi-
no di design e visual art 1024 Architecture.

                                   TESTO DI

                              Gregorio Moppi

                           TOVEL , JACOPO MA ZZONELLI
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© JACOPO SALVI

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                                        Tovel
     Matteo Franceschini nasce da una famiglia di musicisti. Inizia lo studio della
composizione con il padre diplomandosi al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano
sotto la guida di Alessandro Solbiati. Si perfeziona all’Accademia Nazionale “Santa
Cecilia” di Roma con Azio Corghi e frequenta il “Cursus de Composition et d’Informa-
tique Musicale” all’Ircam di Parigi, città nella quale attualmente vive e lavora. Riceve
commissioni da istituzioni quali la Filarmonica della Scala, la Biennale di Venezia,
l’Ensemble Intercontemporain, la Philharmonie de Paris, la Wigmore Hall di Londra,
l’Ircam-Centre Pompidou, il Grand Théâtre de Provence, il Festival MiTo, l’Orchestre
national d’Île-de-France, l’Orchestre national de Belgique, l’Opera di Saint- Étienne,
il Mart, il Festival Milano Musica, la Fondazione Orchestra Haydn di Bolzano e Trento,
l’Accademia Filarmonica Romana. Realizza opere per il teatro, composizioni sinfoni-
che, corali e da camera, colonne sonore, performance ed installazioni multimediali
interattive. Il suo immaginario musicale si fonda sulla forza dei contenuti narrativi
e sulla necessità di accostare linguaggi di matrice diversa seguendo le regole del
contrasto e della fusione. La ricerca sul timbro nutre il suo lavoro, che rivela un uni-
verso onirico ed un acuto senso della teatralità. È nominato compositore in resi-
denza presso l’Arcal di Parigi, all’Orchestre national d’Île-de-France, l’Accademia
Filarmonica Romana e la Fondazione Haydn. Leone d’argento per la Musica 2019 a
La Biennale di Venezia e “Lauréat” de la Fondation Banque Populaire nel 2018, nel
2014 riceve il “Fedora - Rolf Liebermann Prize for Opera” e nel 2011 il titolo di “Italian
Affiliated Fellow in the Arts” da parte dell’American Academy di Roma. Sotto il nome
di Tovel, Matteo Franceschini approfondisce la figura dell’autore/interprete al fine di
sperimentare un nuovo sound “dall’interno”; la composizione, messa a confronto con
una pratica strumentale, apre nuove prospettive sulla consapevolezza teatrale del
gesto sonoro. Il coinvolgimento diretto sulla scena e il lavoro a stretto contatto con
altri musicisti costituiscono un vero e proprio atto creativo: trasformare la partitura
in energia sonora. Tovel elude il confine tra creazione preparata (la pagina scritta)
ed invenzione nel momento dell’esecuzione, ma mostra anche il desiderio di abolire
la frontiera tra interpreti e spettatori. Dal 2011 è edito da Casa Ricordi - Universal
Music Publishing.

                             Jacopo Mazzonelli
      Jacopo Mazzonelli realizza sculture, installazioni e performance che indagano
l’ampia zona di confine tra arti visive e musica. La sua ricerca si avvale di tecniche
e metodologie mutuate da diverse discipline. Lavorando sull’interpretazione e sulla
visualizzazione della dimensione sonora, l’artista si confronta con strumenti che
destruttura, trasforma e ricompone. Al centro del suo interesse è il “gesto musica-
le”, le indagini sulla percezione del ritmo e del divenire del tempo. Ha tenuto mostre
personali in Italia e all’estero. Nel 2017 il Mart – Galleria Civica di Trento gli ha de-
dicato un’ampia mostra personale – To be played at maximum volume – corredata
di una monografia a cura di Luigi Fassi e Margherita de Pilati. Suoi lavori sono già in
importanti collezioni tra le quali: AGI-Verona; Caldic Collection, Rotterdam, Unicre-
dit Art Collection; VAF-Stiftung Collection; Mart Collection, Rovereto; Fondazione

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Francesco Fabbri, Treviso. Tra le principali esposizioni ricordiamo: Sonografia, Museo
Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna (2018); To Be Played at Maximum
Volume, Mart - Galleria Civica di Trento (2017); VI Vaf Prize-Posizioni Attuali dell’ar-
te, Schauwerk, Sindelfingen (Stuttgart) e Stadtgalerie, Kiel (2014); La Correzione,
con Silvia Giambrone, Paolo Maria Deanesi Gallery, Trento; Difference and Repeti-
tion, Galleria Giovanni Bonelli, Milano; Jce Biennal d’Art Contemporain, Le Beffroi,
Montrouge, Museu de l’Empordà, Figueres, The Art Building, Vrå, Amadeo De
Souza-Cardoso Museum, Amarante; Isorhythm, con Giulio Paolini, Galleria Studio
G7, Bologna. In collaborazione con il compositore Matteo Franceschini, dal 2017 re-
alizza una fitta serie di progetti performativi dei quali, insieme alla pianista Eleonora
Wegher, è anche interprete diretto.

                              Eleonora Wegher
     Nata a Verona, intraprende lo studio del pianoforte con Laura Palmieri e si diplo-
ma con Lode presso il Conservatorio Bonporti di Trento sotto la guida della prof.ssa
M. R. Corbolini. Si perfeziona con i M° L. Margarius e A. Kravtchenko presso l’Acca-
demia Pianistica Internazionale di Imola “Incontri col Maestro” e successivamente
presso la Hochschule fur Musik und Theater “F. Mendelssohn” di Leipzig con i M° A.
Meinel e H. M. Schreiber. Vincitrice fin da giovanissima di numerosi concorsi tra cui
XXIII° Concorso Pianistico Muzio Clementi di Firenze, XI° Concorso Pianistico Interna-
zionale Roma – Premio Seiler, XIV° Concorso Internazionale Franz Schubert di Ovada,
si è esibita – tra le altre – con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, l’Orchestra
Classica di Alessandria e l’Orchestra da Camera del Teatro La Fenice di Venezia. Ha
partecipato a Masterclass tenute dai maestri Vladimir Ashkenazy, Lilya Zilberstein,
Joaquin Soriano, Leslie Howard, Menheim Pressler. Primo Premio al Concorso Pia-
nistico Internazionale Vila de Capdepera di Palma de Mallorca e al Concorso In-
ternazionale Gaetano Zinetti di Sanguinetto, Terzo Premio al Concorso Pianistico
Internazionale Delia Steinberg di Madrid e Secondo Premio al Concorso Pianistico
Internazionale Fausto Zadra di Abano Terme, è stata ospite di importanti festival
in Italia e all’estero, tra cui Venerdì Musica di Pistoia, Steinway Society, Amici della
Musica e Società del Quartetto di Verona, Festival Dino Ciani di Venezia, Milano
PianoCity, Festival Europeo della Musica di Bologna, Società Filarmonica e Teatro S.
Chiara di Trento, Sala Filarmonica di Rovereto, Festival Schloss Georgium di Dessau,
XIX Leipziger Chopin-Tage di Schneeberg, Festival Seiler di Kitzingen am Main, Fe-
stival Martinu di Brno. Collabora alle performance musicali The Act of Touch e Tabu-
lae di Jacopo Mazzonelli e Matteo Franceschini esibendosi per importanti istituzioni
quali Mart, Galleria Civica di Trento; Festival GAMO, Le Murate Pac di Firenze; ArtCity
Bologna, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna; Galleria Giovanni
Bonelli, Milano; Festival Veronarisuona, Giardino Giusti, Verona; Blue Lakes Festi-
val 3.0, MUSE Museo delle Scienze di Trento; Ō Tempo di FESTIVAL, Terme di Dioclezia-
no, Roma; AngelicA Festival, Teatro San Leonardo, Bologna; Jeans Music Festival,
Palazzo Baronale di Caprarica di Lecce; Festival Innovasound, Le Centquatre, Parigi.
Da anni colleziona – insieme all’artista visivo e performer Jacopo Mazzonelli – rari
strumenti musicali a tastiera, con i quali si esibisce in festival e concerti. La collezione
conta – tra gli altri – diversi esemplari di digitorium, typatune, toy piano e percussioni
a tastiera.

                                    THE ACT OF TOUCH
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              photo credit: Jacopo Salvi

                       SUL RETRO
         Il manifesto ufficiale della 65 a edizione
del Festival dei Due Mondi firmato da Anselm Kiefer
                 photo credit: Georges Poncet

                 VOLUME A CURA DI
             Ufficio Comunicazione
        Spoleto Festival dei Due Mondi
      Finito di stampare nel mese di giugno 2022
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