Smart Working: principi e benefici del lavoro agile - Teknoring

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Smart Working: principi                                    e
benefici del lavoro agile
Il Job Act dei lavoratori autonomi ha introdotto il concetto
di lavoro agile o “smart working”. Flessibilità e autonomia
sono i cardini su cui si fonda la nuova particolare modalità
di svolgimento della prestazione lavorativa. Si passa dalla
flessibilità di tipo orario oppure di tipo spaziale, fino a
forme di welfare aziendale per facilitare i lavoratori
genitori o impegnati in forme di assistenza parentale.

La definizione che ne dà il Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali è “una modalità di esecuzione del rapporto
di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli
orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e
obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore
di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i
tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita
della sua produttività”.

Smart Working e Telelavoro: che
differenza c’è?
Si differenzia dal telelavoro di vent’anni fa, che era
tipicamente pensato per mansioni non qualificate rivolgendosi,
invece, a professionalità di più alto livello.

Il telelavoro prevede il semplice spostamento della postazione
lavorativa     dai   locali   aziendali     ad   altra   sede
(tradizionalmente l’abitazione del lavoratore); il dipendente
è vincolato a lavorare da una postazione fissa con gli stessi
orari che avrebbe in ufficio. Mentre lo smart working si basa
sull’uso di tecnologie «mobili» che permettono l’assenza di
una postazione fissa durante i periodi di lavoro svolti al di
fuori dell’azienda, l’unica cosa che conta sono i risultati
mentre gli orari, sebbene abbiano dei vincoli, sono delegati
alla gestione personale del lavoratore.

Coronavirus e lavoro, tra smart working e regole base

Smart Working: una                       realtà         che
cresce senza sosta
Lo Smart Working è una realtà in espansione:

           570mila Lavoratori Agili, +20% rispetto al 2018;
           3,7 miliardi di euro i benefici possibili per il
           paese;

Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio
Smart Working della School of Management del Politecnico di
Milano. Il 56% delle grandi imprese ha già progetti
strutturati, le PMI sono passate dal 7% al 12% e la PA oggi è
al 16% di progetti strutturati di lavoro agile (nel 2018 era
l’8% e nel 2017 il 5%). Da luglio 2019 sono disponibili i
primi dati sullo stato di avanzamento del Lavoro agile nella
PA, diffusi nell’ambito del progetto “Lavoro agile per il
futuro della PA – Pratiche innovative per la conciliazione dei
tempi di vita e di lavoro“, finanziato dai Fondi Strutturali
europei e in particolare dal Programma Operativo Nazionale
(PON) Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020, di cui di
cui il Dipartimento Pari Opportunità è beneficiario e il
Dipartimento della Funzione Pubblica, Organismo Intermedio. I
dati sono buoni: il 28% di amministrazioni è già oltre la
prima sperimentazione, quindi in una fase di sviluppo dei
progetti di lavoro agile; un 31% con sperimentazioni in corso;
un 41% in fase di avvio delle sperimentazioni.

I vantaggi del lavoro agile
Nonostante siano ancora poche le iniziative che ripensano
complessivamente l’organizzazione del lavoro, i benefici
economico-sociali potenziali sono notevoli:

     L’adozione di un modello “maturo” di Smart Working per
     le imprese può produrre un incremento di produttività
     pari a circa il 15% per lavoratore, che a livello di
     sistema Paese significano 13,7 miliardi di euro di
     benefici complessivi;
     Per i lavoratori, anche una sola giornata a settimana di
     lavoro in remoto può far risparmiare in media 40 ore
     all’anno di spostamenti con conseguente miglioramento
     del work-life balance;
     Per l’ambiente determina una riduzione di emissioni pari
     a 135 kg di CO2 l’anno.
     «una filosofia manageriale fondata sulla restituzione
     alle persone di flessibilità ed autonomia nella scelta
     degli spazi,    degli orari    e    degli strumenti da
     utilizzare,      a   fronte        di   una   maggiore
     responsabilizzazione sui risultati» così è stato
     definito dall’Osservatorio, il lavoro agile, e su questo
     concetto sembra essersi basata la Legge (Qui il testo).

Approfondimenti
La sicurezza sul lavoro agile
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La nuova legge sul lavoro agile
La legge n. 81 del 22 maggio 2017, in vigore dal 14 giugno
2017 intende assicurare la totale parificazione del
trattamento normativo, retributivo e previdenziale nonché dal
punto di vista della tutela in materia di sicurezza, del
lavoratore “agile”, rispetto a quello di chi svolge le stesse
mansioni all’interno dei locali dell’azienda.

Il tutto si rende concreto con un accordo da stipularsi
necessariamente per iscritto ai fini della regolarità
amministrativa e che può essere a tempo determinato.

Con la legge di Bilancio 2019, n. 145 del 30 dicembre 2018, è
stato modificato l’articolo 18 del c.d. Jobs Act dei lavorat
ori autonomi, che aveva introdotto il concetto di lavoro agile
o “smart working”, inserendo il comma 3-bis secondo cui il
datore di lavoro che stipula accordi per l’esecuzione della
prestazione di lavoro in modalità agile, deve dare priorità
alle richieste di Smart Working formulate dalle lavoratrici
nei tre anni successivi alla conclusione del periodo di
congedo obbligatorio di maternità e a quelle dei lavoratori
con figli in condizioni di disabilità. In tal modo opera un
vincolo al potere datoriale non solo nell’ambito della stipula
del singolo accordo di lavoro agile ma, più in generale, a
livello del potere/diritto di organizzazione di impresa e
della gestione del personale.
A metà luglio 2019, il M5S deposita in senato una proposta di
legge che parla di lavoro agile per 600mila dipendenti
pubblici (circa il 30% della PA) e di risparmi per 3 miliardi
se si raggiungesse questa quota. La proposta di legge, primo
firmatario Fabrizio Ortis, è stata sottoscritta da una
trentina di senatori.

Inoltre, lo smart Working può essere una risorsa in periodi di
crisi. Ad esempi dopo il crollo del ponte Morandi a Genova o
in occasione dell’epidemia in corso del Coronavirus, il
governo ha emanato alcuni decreti legge che semplificavano
l’accesso allo Smart Working. Il decreto legge n. 6 del 23
febbraio 2020, riguardante la diffusione del COVID-19, il
cosiddetto Coronavirus, con alcune misure specifiche ha
stabilito che il lavoro agile “è applicabile in via automatica
ad ogni rapporto di lavoro subordinato nell’ambito di aree
considerate a rischio nelle situazioni di emergenza nazionale
o locale nel rispetto dei principi dettati dalle menzionate
disposizioni e anche in assenza degli accordi individuali ivi
previsti”.

Alcune grandi e vincenti aziende hanno deciso di adottare
questa filosofia riconvertendo le proprie risorse interamente
allo smart working. Virgin Group, Netflix ma anche aziende
italiane come Thun e Tetrapack sono alcuni tra gli esempi di
successo basati sulla filosofia secondo la quale non contano
le ore che i dipendenti passano sul luogo del lavoro ma i
risultati e gli obiettivi raggiunti.

Alla base di tutto c’è l’adattabilità: oltre agli orari
flessibili, una migliore e più efficace comunicazione e
collaborazione in azienda, anche grazie all’utilizzo di device
digitali, danno una maggiore libertà e rendono più
responsabili i lavoratori nel raggiungere gli obiettivi.
“L’azienda che adotta un modello smart adotterà dunque questi
cambiamenti anche in funzione di una riorganizzazione degli
spazi, creando aree destinate alla collaborazione, open space,
aree di relax… Creare luoghi, insomma, dove le persone amano
lavorare.” Questa definizione tratta dal libro di Roberto
Panzarani, Humanity La conquista sociale dell’impresa,
sintetizza bene i concetti di cambiamento radicale che portano
con sé i principi smart e che vanno interiorizzati affinché si
realizzi una visione più evoluta del concetto di lavoro.

Approfondimenti

Check List - Lavoro agile
Lorenzo Cairo
La riforma sul c.d. Lavoro Agile permette ai lavoratori
autonomi che prestano attività in modalità subordinata svolta
in parte da “remoto”, quindi fuori dai locali aziendali, di
godere di maggiori tutele. Il trattamento economico, oltre che
normativo, dovrà essere equiparato a chi svolge il proprio
lavoro all'interno delle aziende.

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Leggi anche: Lavoro agile e sicurezza sul lavoro: i dubbi di
Raffaele Guariniello
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