Scheda Paese: Brasile - Ottobre 2009

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Scheda Paese: Brasile

      Ottobre 2009
Scheda paese: il Brasile

Il Brasile, con una superficie di 8.511.965 kmq e circa 190milioni di abitanti, è il quinto tra i
paesi più grandi del mondo ed il primo tra quelli dell’America del Sud.
Le foreste coprono il 65% del suo territorio e qui si trova la più grande foresta pluviale
tropicale del mondo, l'Amazzonia.
A sud di questa si estende la zona degli altipiani, con l’altopiano del Brasile e quello del
Mato Grosso; una fascia pianeggiante, inoltre, corre parallela a tutta la costa.
Dal punto di vista idrografico, numerosi fiumi attraversano il territorio; tra questi, il più
importante è indubbiamente il Rio delle Amazzoni, con una lunghezza di 6.280 Km.
In Brasile si trovano anche le cascate dell’Iguazù, le più grandi del mondo, che scendono
da diversi livelli per 4 Km circa.
Il paese è complessivamente diviso in 5 grandi regioni.
L’alternanza fra stagione umida ed arida caratterizza il clima brasiliano.
Capitale e sede di governo è Brasilia.

Quadro storico-politico
Il Brasile venne scoperto nel 1500 per opera dell’esploratore Pedro Cabral, mentre la
colonizzazione, con aspre rivolte e strenue resistenze da parte degli indigeni, cominciò
circa un trentennio dopo. Il periodo coloniale, caratterizzato da instabilità e turbolenza per

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Scheda paese: il Brasile

la crescente aspirazione all’indipendenza, prosegue sino agli inizi del 1800. Nel 1822,
conquistata l’indipendenza, il Brasile si trasforma in una monarchia costituzionale che
decade intorno alla fine del secolo con l’abdicazione di Pietro II, lasciando spazio alla
Repubblica Federale del Brasile. Da qui in avanti, si alternano fasi diverse con altrettanto
diverse personalità alla direzione dello stato: Getulio Vargas, Juscelino Kubitschek, Joao
Goulart, Ernesto Geisel, joao Baptista de Oliveira Figueiredo.
Dopo un periodo caratterizzato da una decisa restrizione della democrazia e delle libertà,
nel corso del 1989, si svolgono le prime elezioni libere, vinte poi da Fernando Collor de
Mello; alla sua destituzione, solo tre anni dopo, segue la presidenza Franco e la
successiva Cardoso. A seguito delle elezioni presidenziali del 2002-2003 si afferma Luiz
Inacio Lula da Silva, tuttora in carica.
Il Brasile è oggi una Repubblica presidenziale federale con il potere esecutivo esercitato
dal Presidente, capo di stato e di governo.
Il potere legislativo è esercitato dal Congresso nazionale che si divide in Camera dei
Deputati e Senato Federale.

Note di colore

1. Il 15% circa della popolazione brasiliana è di origine italiana;
2. la religione più praticata è quella cattolica, con una percentuale vicina al 75%;
3. il portoghese è la lingua ufficiale del Brasile;
4. il 30% circa della popolazione vive sotto la soglia di povertà; un gran numero di
brasiliani poveri vive nelle favelas delle città più grandi;
5. la nazionale di calcio brasiliana, con 5 mondiali vinti, è la più titolata al mondo; il calcio è
lo sport più popolare e seguito nel paese;
6. l’unità monetaria del Brasile è il Real.

Caratteristiche sociali del Paese

Secondo l'ultimo sondaggio dell'Istituto Brasiliano di Geografia e di Statistica la
popolazione brasiliana, nel 2007, si avvicinava ai 190 milioni di abitanti, introducendo il
paese tra i cinque paesi più popolosi del mondo e diventando la prima potenza
demografica dell'America Latina, anche per mezzo del tasso medio annuo di crescita della
popolazione pari all'1,4%.

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La densità demografica risulta pari a 22 abitanti per chilometro quadrato, con una
distribuzione molto disuguale nel territorio. La regione del sud-est da sola raccoglie, ad
esempio, circa 80 milioni persone (pari al 42,6% della popolazione) e nello Stato di San
Paolo è concentrato il 21,9% della popolazione.
La tradizionale elevata concentrazione della ricchezza, pur restando uno dei principali
problemi dei paese, tende a ridursi. Uno studio svolto nel 2008 dalla società Ipsos per
l'impresa Cetelem del gruppo PNB Paribas mostra come tra il 2005 e il 2007 il reddito
delle classi più elevate sia leggermente diminuito (-11%), mentre quello delle classi più
basse, al contrario, sia leggermente aumentato (+6%).
In Brasile le fasce sociali sono suddivise in 5 categorie: A (suddivisa a sua volta in A1 e
A2), B (suddivisa a sua volta in B1 e B2), C, D, E. Nella classe A sono compresi i ceti più
abbienti, nella E i meno abbienti, nelle altre i ceti intermedi. Lo studio rivela che tra il 2006
e il 2007, quasi 20 milioni di persone sono passate alla classe C, rendendola la classe
dominante del paese per la prima volta nella sua storia, con 86,2 milioni di brasiliani.
Si tratta di strati sociali che iniziano ad entrare in un circuito di livello ancora modesto e
limitato, ma che uniti ad una crescente classe media, si rivelano estremamente importanti
per la crescita complessiva della domanda interna.
I fattori che hanno portato all'emergere della nuova classe media e all'accrescere del suo
potere d'acquisto sono stati la diminuzione dei prezzi di alcuni beni e servizi, l'aumento dei
salari e dell'occupazione, la creazione di programmi sociali e le agevolazioni di credito a
lungo termine.

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CONGIUNTURA ECONOMICA DEL PAESE

In anni recenti il Brasile ha attraversato un prolungato periodo di crescita, caratterizzato da
stabilità macroeconomica e finanziaria. Tra il 2004 e il 2008 il prodotto interno lordo (PIL) è
cresciuto del 5% medio annuo, un ritmo assai elevato nel confronto con la performance
dell’economia brasiliana negli anni ´80 e ‘90. La domanda interna ha avuto una dinamica
vivace. I consumi delle famiglie, sospinti dalla crescita dei salari, hanno accelerato
dall’1,2% del periodo 1999-2003, al 5% del periodo 2004-2008; gli investimenti sono
passati dal -2,6 al +10,1%. Nello stesso periodo sono stati creati mediamente un milione e
mezzo di nuovi posti di lavoro l’anno ed il tasso di disoccupazione è diminuito da oltre il
13% dell’aprile del 2004, al 6,8% di fine dicembre 2008.
Le politiche di bilancio poste in essere negli stessi anni hanno garantito consistenti surplus
primari, ovvero avanzi nei bilanci dello stato misurati al netto delle spese per interessi sul
debito pubblico. Ciò ha permesso la riduzione del debito pubblico netto dal 56% del PIL
nel settembre del 2002, al 36% nel dicembre del 2008. Il paese ha inoltre sfruttato il
momento positivo dell’economia globale e l’elevato livello dei prezzi delle materie prime:
tra il 2003 e il 2007 sono stati registrati avanzi di parte corrente della bilancia dei
pagamenti e il debito estero (comprendente sia quello privato, sia quello pubblico) si è
ridotto da oltre il 40% del PIL, nel 2002, a poco più del 10%, nel 2008.
Tale evoluzione positiva è stata minata, nel corso della seconda metà del 2008,
dall’aggravarsi della crisi economica e finanziaria internazionale.
Per quanto concerne il Brasile, come per la maggior parte degli altri paesi emergenti, gli
effetti della crisi si sono manifestati con un certo ritardo e la situazione si è notevolmente
aggravata solo dopo il fallimento della banca d’affari Lehman Brother’s nel settembre del
2008. Prima di ciò alcuni effetti si erano sentiti sulla borsa, dove l’indice Bovespa, sulla
scorta del calo del prezzo delle commodities, aveva cominciato a ridursi dal mese di
maggio. Da agosto è stato il real a dare segni di debolezza, registrando un deprezzamento
nei confronti del dollaro statunitense di oltre il 15%.
Il fallimento della Lehman Brother’s ha contribuito ad acuire le tensioni a livello globale e di
riflesso in tutti i paesi emergenti, aumentando l’incertezza sui mercati finanziari,
accrescendo l’avversione al rischio degli intermediari, provocando il “prosciugamento” dei
flussi di capitale alle economie emergenti. Tra metà settembre e la fine dell’anno la borsa
brasiliana ha accresciuto considerevolmente le perdite già registrate in precedenza (-30%
da settembre, -50 dai massimi registrati a maggio), il Real ha continuato a deprezzarsi (-
30% da settembre, - 53% dai massimi dell’agosto 2008).

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Nel corso del quarto trimestre 2008 la crisi si è trasmessa anche all’economia reale con
ripercussioni sulla produzione industriale (-9,4% tra il terzo e il quarto trimestre),
sull’occupazione (-654 mila lavoratori con impiego formale a dicembre) e sul PIL (-3,6%
rispetto al terzo trimestre dell’anno). Comunque, nonostante le difficoltà degli ultimi mesi,
nel 2008 la crescita del PIL è stata del 5,1%.
La crisi e la repentina svalutazione del Real (nel giro di pochi giorni il dollaro è passato da
un controvalore in Reais di 1,60 a quello di 2,20), che ad inizio autunno 2008 ha costretto
la Banca Centrale ad interventi massicci sul mercato dei cambi per evitare il rischio di
fallimento per molte aziende operanti nei mercati esteri, ha influenzato anche l’andamento
dell’interscambio commerciale del Brasile con il resto del mondo. Il rallentamento del
commercio con l’estero è stato causato dal fatto che in Brasile i nuovi contratti per l’export
sono rimasti in sospeso in attesa di una definizione del tasso di cambio e del
miglioramento della liquidità nel mercato del credito in dollari, principalmente riguardo ai
prodotti manufatti che non hanno un prezzo di riferimento come le commodities che sono
quotate in borsa.
Lo stesso discorso vale anche per le importazioni, dal momento che gli imprenditori
brasiliani hanno valutato a fondo la situazione prima di ricominciare a fare nuovi acquisti di
materie prime e di prodotti finiti.
Il Brasile esporta soprattutto materie prime verso i Paesi europei, gli Stati Uniti e la Cina,
mentre verso i Paesi del Mercosur l’export è costituito per circa l’80% da manufatti. I beni
importati, invece, sono costituiti principalmente da macchinari e beni capitali esteri, resi
meno cari grazie al costante (fino all’autunno del 2008) apprezzamento del Real dell’ultimo
triennio.
In un’economia in cui vi è la tendenza a concentrare le esportazioni su prodotti di catena
produttiva ristretta, con una ridotta fase di produzione e quindi con minore valor aggiunto,
per la crescita delle esportazioni, in questi anni, è stato fondamentale l'incremento della
domanda di materie prime agricole ed industriali - di cui il Brasile è forte esportatore e le
cui quotazioni hanno registrato un forte apprezzamento sui mercati mondiali. Zucchero,
alcool, cellulosa, minerali di ferro e carni da macello rappresentano le principali voci
dell'export brasiliano e le commodities in generale rappresentano circa il 50% dell'export
brasiliano. Dopo la metà dei 2008, la diminuzione del prezzo delle commodities, oltre a
generare una contrazione dei valori esportati, ha prodotto un impatto negativo
sull'importante settore agricolo, contribuendo all'aumento della disoccupazione e alla
diminuzione del salario reale.

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La struttura dell'export brasiliano, quindi, genera due conseguenze: rende il mercato più
instabile e può causare la formazione di un deficit commerciale per il 2009, dopo otto anni
di saldi positivi (+24,8 milioni di dollari nel 2008). Infatti, mentre l'export di manufatti
determina una maggiore stabilità del sistema economico, dovuta al fatto che i contratti di
consegna sono in genere più lunghi, l'export di prodotti di base, che è sostenuto più dal
prezzo in ascesa delle commodities che dalle quantità effettivamente esportate, è soggetto
alle oscillazioni delle quotazioni e nel caso dei prodotti agricoli all'andamento dei raccolti.
Il commercio con l'estero del Brasile, oltre a subire il colpo del rapido rallentamento
economico dei paesi più industrializzati, dovrà affrontare il rischio della riduzione del tasso
di sviluppo delle economie asiatiche, le quali rappresentano il più importante mercato di
sbocco per le esportazioni del paese sudamericano. L’indebolirsi della domanda estera
rappresenta l'ulteriore elemento che, per la prima volta dal 1996, potrebbe determinare nel
2009 un calo nei volumi esportati.
E’ lecito ritenere, peraltro, che il Brasile soffrirà meno degli altri paesi emergenti l'impatto
del rallentamento della domanda mondiale, dal momento che l'economia brasiliana è
ancora relativamente chiusa (il rapporto export/PIL è al di sotto del 15% a fronte di un 40%
in media per i mercati emergenti).
Il governo federale del Brasile per mitigare gli effetti negativi previsti per il 2009 su
produzione e occupazione ha messo in programma di aumentare ulteriormente gli
investimenti entro il 2010 nei settori della logistica, dell'energia e delle infrastrutture sociali
e urbane, nell'ambito del PAC (Programma di Accelerazione della Crescita), che prevede
investimenti per un totale di 646 miliardi di Reais (circa 200 miliardi di Euro), entro il 2010.
Sul fronte dell'offerta, si attende un rallentamento nel mercato dello sviluppo agricolo nel
2009 ed una stabilizzazione nel 2010, favorita dalla diminuzione dell'offerta globale delle
"soft commodity" (caffè, grano, riso, ecc., comunque prodotti non provenienti dalle miniere)
e dal Real più debole.
La produzione industriale ha iniziato a diminuire nel 2009, a causa della stretta creditizia e
della debolezza dell'export. Sono stati varati alcuni incentivi del Governo per alcuni settori,
quali la temporanea eliminazione dell’imposta sugli autoveicoli. E’ inoltre in programma un
piano di rilancio dell’edilizia popolare per riattivare il settore delle costruzioni, rallentato da
una diminuzione dell'investimento privato e da peggiori condizioni di credito.
L'industria estrattiva è minacciata da rischi crescenti di un rallentamento più brusco del
previsto nello sviluppo del Pil reale della Cina. L'industria dei beni capitali ha iniziato a

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Scheda paese: il Brasile

indebolirsi nel 2009, ma sulla base della previsione di recupero della domanda interna ed
estera verso la fine dell'anno, dovrebbe poter recuperare già nel 2010.
Il salto più straordinario che il Brasile ha compiuto nel corso del 2008, sorprendendo
l’economia mondiale, è forse il passaggio da paese debitore a creditore.
Secondo i dati resi noti dalla Banca Centrale a fine febbraio 2008, il gigante
sudamericano, infatti, aveva riserve in valuta straniera pari a 190 miliardi di dollari, mentre
il totale dei debiti verso l’estero ammontava a 183 miliardi di dollari; la decisione di
promuovere il Brasile tra i paesi con “investment grade” da parte della Standard & Poor’s
(S&P), deriva anche da questo dato.
La S&P ha promosso il Brasile dal livello BB+ al livello BBB-; un mese dopo la promozione
della S&P, il Brasile ha conquistato anche il secondo grado di investimento, concesso
dall’agenzia di classificazione del rischio Fitch.
Il rating brasiliano che le due agenzie hanno modificato in senso positivo, è quello
chiamato sovrano, cioè quello relativo alla capacità di un governo di onorare il pagamento
dei titoli che emette – in questo caso in moneta straniera.
Alla luce della valutazione del rischio politico, economico, finanziario ed operativo del
paese, il Country Risk Rating complessivo assegnato da SACE è M1 (equivalente a 4 su
una scala da 1 a 9, dove 1 è il rischio minimo).
Malgrado i miglioramenti ricordati, le riforme economiche di cui il Brasile avrebbe bisogno
sono però tuttora ferme; in particolare, sono da portare a compimento la Riforma
Previdenziale, quella sul Lavoro e la riforma tributaria, che appaiono determinanti per
poter dare maggior slancio alla struttura economica del Paese.
La Legge sulle PPP (Partecipazione Pubblico Privato), approvata nel dicembre 2004, non
ha dato frutti a livello federale, per un eccesso di regole burocratiche che ne hanno frenato
la realizzazione.
Solo alcuni Stati (Bahia, Minas Gerais, Sao Paulo) hanno adottato una propria legge
statale per favorire gli investimenti e la partecipazione privata alle iniziative infrastrutturali
ed hanno bandito alcune gare nel settore delle infrastrutture.
A questo proposito giova segnalare che nell’ambito della realizzazione PPP della quarta
linea della metropolitana di San Paolo, la società italiana SELI ha avuto l’incarico di
eseguire lavori e servizi per un totale di oltre 28 milioni di Euro (parte dei quali con
copertura assicurativa SACE).
Nel 2008, secondo i dati della banca centrale del Brasile, il flusso di investimenti diretti
esteri nel paese ha raggiunto la cifra record di 43,9 miliardi di dollari (10,2 miliardi di dollari

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in più rispetto al 2007, malgrado l’aggravamento della crisi finanziaria). Tale dato mostra
che la prospettiva delle imprese che investono in Brasile è di medio e lungo periodo e
rivela che vi è fiducia nel miglioramento delle condizioni economiche nel futuro.

Grado di apertura del Paese al commercio internazionale ed agli investimenti esteri
Il Brasile ha iniziato ad aprirsi al commercio internazionale dopo la fine della dittatura
militare, e, in particolare, nel 1990 durante la presidenza di Fernando Collor che ha avuto il
merito di aprire il Paese a molti beni di largo consumo importati dall’estero, in primis le
automobili.
Il processo di apertura dura quindi da pochi anni, e risente ancora del fatto che molti
settori della vita socio-economica brasiliana sono influenzati largamente da impostazioni
protezionistiche. Tali atteggiamenti sono propri non solo delle associazioni degli industriali
paulisti, la più influente della Confederazione degli Industriali Brasiliani, ma anche di chi,
come l’Itamaraty (il locale ministero degli Affari Esteri) conduce i processi negoziali in
sede OMC, con gli Stati Uniti per l’ALCA e con Unione Europea per l’accordo di libero
scambio.
I settori nei quali il Brasile ha maggiormente incrementato la propria competitività sono
quelli in cui maggiore è stata la liberalizzazione.
Le venti più importanti aziende multinazionali brasiliane hanno ormai una vera e propria
struttura internazionale con una presenza in almeno dieci Paesi, con beni assommanti a
56 miliardi di dollari, una vendita di beni e servizi per 30 miliardi e quasi 77.000 impiegati.
Circa il 50% di questa presenza è in America Latina, ma negli ultimi anni
l’internazionalizzazione ha assunto una dinamica più spinta e si orienta ormai verso tutte
le parti del mondo: i settori sono principalmente quelli minerario (Companhia Vale do Rio
Doce), dell’acciaio (Gerdau), dell’aeronautica (Embraer) e dell’energia (Petrobras); da
segnalare anche nel settore delle carni la FriBoi, primo gruppo mondiale del settore che ha
acquistato negli scorsi mesi il 50% della Inalca, società italiana del gruppo Cremonini.
Ai tradizionali partners commerciali (Usa, Europa e Argentina) negli ultimi anni si sono
aggiunti la Cina, l’Africa e il Medio - Oriente.
La diversificazione non si limita ai compratori, ma riguarda anche i prodotti che sono
esportati, il cui valore aggregato negli ultimi anni è, tra l’altro, cresciuto costantemente.
La maggiore presenza brasiliana nei nuovi mercati è conseguenza sia dell’andamento
della domanda delle materie prime, sia della continua ricerca di nuovi accordi commerciali
con Paesi emergenti.

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Questo nuovo approccio, frutto anche delle grandi trasformazioni economiche che stanno
avvenendo su scala globale è una delle priorità del Governo Lula e mira a rendere il paese
meno dipendente dai mercati europei ed americani.
L’interscambio con il Mercosur, nel quale il Brasile è destinato naturalmente a svolgere un
ruolo di leadership, è in continua crescita e verso quest’area sono orientate le produzioni
industriali brasiliane. Il commercio tra i Paesi dell’area sta peraltro risentendo della crisi in
misura significativa e si registrano tentazioni protezionistiche, soprattutto da parte
argentina.
La politica commerciale brasiliana ha dato priorità al negoziato multilaterale OMC
ritenendo che da tale accordo sarebbero scaturiti sostanziali vantaggi negoziali nei
confronti degli accordi regionali con la UE o a livello bilaterale.
In ambito internazionale il Governo Lula difende, quindi, il libero commercio ed esorta a
non introdurre pratiche protezionistiche nella risposta alla crisi.
Le conversazioni per il rinnovo dell’accordo UE - Mercosur sono in una fase di sostanziale
stallo.
Da parte europea non vi è interesse a liberalizzare ulteriormente il mercato dei prodotti
agricoli senza adeguate contropartite da parte del Mercosur nel settore industriale e ancor
di più in quello dei servizi. Il Brasile, inoltre, ha forti difficoltà, per l’azione di alcune lobbies
interne, ad accedere alle richieste europee.
In ambito Mercosur, si registrano ricorrenti diatribe commerciali tra Argentina e Brasile con
particolare riferimento alle esportazioni brasiliane di elettrodomestici, di televisori e
automobili o altri beni. La situazione sembra destinata a perdurare e trae origine dal
tentativo dell’Argentina di ricostruire una propria industria nazionale dopo la crisi del 2001
e dal timore che il gigante brasiliano possa limitare la crescita del vicino con la sua
preponderanza economica.
Nel complesso, il Brasile, nonostante il livello imponente raggiunto dalle proprie
esportazioni resta sostanzialmente esposto alle dinamiche dei prezzi e della domanda
internazionali delle materie prime per la tipologia delle sue esportazioni.
Persistono serie difficoltà burocratiche per l’investitore straniero che non sono mai cosi
importanti da farlo recedere dalla decisione di investire.
Ci si riferisce al settore doganale, dei visti di lavoro, della fitosanitaria e della burocrazia in
genere. Per contro, quando vengono presentati alle autorità politiche e amministrative
brasiliane progetti articolati, queste ultime non hanno mai mancato di appoggiarli, anche
con interventi concreti, inclusi finanziamenti agevolati ed incentivi fiscali.

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Va inoltre rilevato che il Parlamento brasiliano non ha ancora ratificato l’accordo sulla
protezione degli investimenti adducendo il fatto che tale accordo limiterebbe la sovranità
del Paese.
Trattasi di una posizione che riguarda tutti i Paesi e non solo l’Italia.
Nel caso di controversie commerciali la facilità di accesso alla magistratura brasiliana da
parte delle aziende locali può comportare seri problemi in caso di contenzioso.
E’ stato creato a dicembre 2008 un Fondo Sovrano dotato di circa 4,5 miliardi di dollari,
con funzione di riserva da utilizzare nel 2009 in caso di difficoltà di bilancio per sostenere
gli interventi pubblici previsti.

Andamento                  dell’interscambio   commerciale        con       l’Italia   e   degli
investimenti diretti esteri bilaterali

La crisi finanziaria internazionale e il repentino deprezzamento del Real nel corso
dell’autunno 2008 non hanno facilitato i tentativi dell’Italia volti a rafforzare i rapporti
commerciali con il Brasile. Il nostro Paese, infatti, malgrado la visita del Presidente di
Confindustria Luca di Montezemolo accompagnato da un centinaio di imprenditori (marzo
2006), del Presidente del Consiglio Romano Prodi (marzo 2007) e del Presidente Lula in
Italia (novembre 2008), oltre a molteplici visite tecniche, non riesce a superare la quota di
mercato del 3%.
Ciò nonostante il nostro Paese ha fatto addirittura meglio di paesi come Argentina
(membro del Mercosur) e Cile che per ragioni storiche e politiche, culturali, sociali ed
economiche hanno dei canali commerciali preferenziali.
Da notare, inoltre, che il L’Italia, anche se non riesce a mantenere il passo dei Paesi più
agguerriti commercialmente come quelli del Sud-Est Asiatico, ha fatto meglio di quasi tutti i
suoi concorrenti europei ed è diventato il nono fornitore del Brasile (lo scorso anno era il
decimo) scavalcando il Cile ed ha rafforzato la propria posizione di terzo fornitore europeo
del Brasile, ormai a un passo dalla Francia (ottavo fornitore mondiale del Brasile).
Meglio dell’Italia, tra i paesi che la precedono in classifica hanno fatto la Cina, secondo
partner commerciale del Brasile, la Germania, il Giappone e la Corea del Sud. Gli altri
Paesi europei come Spagna e Regno Unito stanno soffrendo molto di più del nostro
Paese, visto che perdono quote di mercato e riescono ad esportare per un valore pari a
poco più della metà del valore del nostro export.

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Interscambio commerciale bilaterale Italia – Brasile (milioni di euro)

                                     2004                2005                     2006               2007          2008
 Esportazioni italiane               1.804                2.034                    2.228              2.561        3.354
 Variazione %                       11,74%             12,74%                     9,51%             14,94%        30,98%
 Importazioni italiane               2.673                2.883                    3.445              3.783        3.843
 Variazione %                       23,91%              7,87%                    19,49%              9,84%        1,57%
 Saldo                               - 868                - 849                  - 1.217            - 1.223         -489
 Interscambio                        4.477                4.917                    5.672              6.344        7.197

Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria Marche su dati Istat

L’interscambio commerciale tra Italia e Brasile, tra il 2004 ed il 2008, ha subìto un
progressivo incremento passando da 4,5 a 7,2 milioni di euro (+60,8%).
In tutto il periodo considerato il saldo della bilancia commerciale tra i due paesi è stato
negativo per l’Italia a causa della maggiore consistenza delle importazioni italiane dal
paese sudamericano rispetto al valore delle esportazioni.
Nel 2008 le esportazioni italiane verso il Brasile hanno mostrato un aumento di oltre il 30% rispetto
all’anno precedente mentre le importazioni hanno registrato una variazione di circa l’1,5%.

Relazioni commerciali Italia – Brasile
   8.000

   7.000

   6.000

   5.000

   4.000

   3.000

   2.000

   1.000

     -
                   2004                    2005                           2006                     2007            2008

  -1.000

  -2.000

                                       Esportazioni italiane      Importazioni italiane    Saldo   Interscambio

Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria Marche su dati Istat

Centro Studi Confindustria Marche                                                                                          12
Scheda paese: il Brasile

Import Export Italia - Brasile – anno 2008
                                                                   Import     Comp. %         Export     Comp. %

Prodotti dell'agricoltura, silvicoltura e pesca                814.587.062       21,2%     14.424.804       0,4%
Prodotti delle miniere e delle cave                            928.566.329       24,2%      1.929.644       0,1%
Prodotti alimentari, bevande, tabacco                          322.395.869       8,4%      79.419.409       2,4%
Prodotti tessili                                                 8.115.117       0,2%      38.640.191       1,2%
Articoli di abbigliamento e pellicce                             5.513.207       0,1%      20.571.231       0,6%
Cuoio e prodotti in cuoio                                      463.881.222       12,1%     18.782.971       0,6%
Legno e prodotti in legno                                       66.779.527       1,7%       4.733.969       0,1%
Carta e prodotti di carta, stampa editoria                     327.968.656       8,5%      31.804.306       0,9%
Prodotti petroliferi raffinati                                   5.390.003       0,1%     112.706.739       3,4%
Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali              162.483.415        4,2%    346.669.212       10,3%
Articoli in gomma e materie plastiche                           27.415.345       0,7%      72.671.453       2,2%
Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi          14.679.438       0,4%      52.143.925       1,6%
Metalli e prodotti in metallo                                  340.437.547       8,9%     267.374.336       8,0%
Macchine e apparecchi meccanici                                179.002.082       4,7%    1.198.366.081      35,7%
Apparecchi elettrici e di precisione                            53.420.248       1,4%     328.464.660       9,8%
Autoveicoli                                                     85.499.112       2,2%     549.611.410       16,4%
Altri mezzi di trasporto                                        11.250.916        0,3%    124.577.863       3,7%
Mobili                                                           2.569.895       0,1%      10.643.800       0,3%
Altri prodotti dell'industria manifatturiera (escl. Mobili)     12.731.781       0,3%      68.793.124       2,1%
Energia elettrica, gas, acqua e altri prodotti                  10.309.589        0,3%     11.701.204       0,3%

Ind. Manifatturiera                                           2.089.533.380      54,4%   3.325.974.680      99,2%
TOTALE                                                       3.842.996.360       100%    3.354.030.332      100%
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria Marche su dati Istat

I comparti più rilevanti nelle esportazioni italiane verso il Brasile sono le macchine e
apparecchi meccanici (35,7% del totale dell’export italiano), gli autoveicoli (16,4%), i
prodotti chimici (soprattutto fitofarmaci, legati al fortissimo sviluppo dell’industria agricola
brasiliana, con il 10,3%) e i prodotti dell’ICT, elettrotecnica, strumenti di precisione (9,8%).
Nel 2008 il comparto delle macchine e apparecchi meccanici ha registrato un incremento
delle esportazioni verso il Brasile del 30,5% rispetto al 2007, i computer e gli apparecchi
elettronici ed ottici un aumento del 28,5% ed i mezzi di trasporto del 49,4%; in flessione
invece le esportazioni dei comparti del sistema moda ed in particolare degli articoli in pelle
e calzature (-28,7% rispetto al 2007).
Le importazioni italiane dal paese sudamericano riguardano invece principalmente i
prodotti delle miniere e delle cave, che coprono circa un quarto del totale dell’import
italiano (24,2%), i prodotti dell’agricoltura (principalmente semi, frutti oleosi, grani di soia
con il 21,2%), il cuoio e prodotti in cuoio (12,1% dell’import totale) e i prodotti alimentari
(8,4% del totale).

Centro Studi Confindustria Marche                                                                                   13
Scheda paese: il Brasile

Le Marche

Le esportazioni delle Marche verso i paesi dell’America Centro Meridionale rappresentano
il 2,8% del totale dell’export marchigiano e nel 2008 hanno registrato una flessione del
5,2% rispetto all’anno precedente.

Interscambio commerciale bilaterale Marche – Brasile (milioni di euro)
                                              2004               2005                2006                    2007              2008

Esportazioni marchigiane                         27                    26              34                         50             58
Variazione %                                26,9%               -2,9%               32,3%                  45,0%              16,3%
Importazioni marchigiane                         72                    40              41                         42             29
Variazione %                                16,8%             -44,3%                2,3%                     3,6%             -30,4%
Saldo                                           -45                 -14                 -6                         8             28
Interscambio                              98             66                            75                         92             87
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria Marche su dati Istat

L’interscambio complessivo delle Marche con il Brasile, dal 2001 al 2008, risulta
altalenante con una leggera ripresa negli ultimi due anni; il saldo commerciale,
costantemente negativo per le Marche, è tornato positivo nel 2007.

Relazioni commerciali Marche – Brasile
  120

  100

   80

   60

   40

   20

    0
                2004                 2005                       2006                        2007                       2008

   -20

   -40

   -60

                              Esportazioni marchigiane   Importazioni marchigiane   Saldo          Interscambio

Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria Marche su dati Istat

Centro Studi Confindustria Marche                                                                                                      14
Scheda paese: il Brasile

Nella tavola seguente si osserva che le importazioni delle Marche dal Brasile riguardano
per il 45,3% carta e prodotti di carta, per il 12% prodotti chimici e fibre sintetiche e
artificiali, per l’11% prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, per il 9,5% cuoio e prodotti
in cuoio e per il 7,9% prodotti alimentari.
Le esportazioni marchigiane verso il paese latino-americano riguardano per il 52,9%
macchine e apparecchi meccanici, per il 23,7% apparecchi elettrici e di precisione e per il
7,4% metalli e prodotti in metallo.

Import Export Marche - Brasile 2008
                                                                      Import    Comp. %      Export     Comp. %

Prodotti dell'agricoltura, silvicoltura e pesca                   3.244.775        11,0%            -      0,0%

Prodotti delle miniere e delle cave                               1.848.994        6,3%             -      0,0%

Prodotti alimentari, bevande, tabacco                             2.328.136        7,9%      205.836       0,4%

Prodotti tessili                                                            -      0,0%      142.877       0,2%

Articoli di abbigliamento e pellicce                                   28.922      0,1%     1.476.158      2,6%

Cuoio e prodotti in cuoio                                         2.784.275        9,5%     1.503.692      2,6%

Legno e prodotti in legno                                             664.080      2,3%             -      0,0%

Carta e prodotti di carta, stampa editoria                       13.316.106        45,3%     153.637       0,3%

Prodotti petroliferi raffinati                                              -      0,0%         6.854      0,0%

Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali                 3.526.931        12,0%     625.421       1,1%

Articoli in gomma e materie plastiche                                  12.868      0,0%     3.120.037      5,4%

Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi                243.347      0,8%      170.098       0,3%

Metalli e prodotti in metallo                                         895.346      3,0%     4.283.749      7,4%

Macchine e apparecchi meccanici                                       125.789      0,4%    30.609.536      52,9%

Apparecchi elettrici e di precisione                                  128.517      0,4%    13.700.804      23,7%

Autoveicoli                                                            13.168      0,0%      488.400       0,8%

Altri mezzi di trasporto                                                    -      0,0%      619.897       1,1%

Mobili                                                                174.265      0,6%      358.666       0,6%
                                                                       42.303      0,1%      285.346       0,5%
Altri prodotti dell'industria manifatturiera (escl. Mobili)
                                                                            -      0,0%       58.707       0,1%
Energia elettrica, gas, acqua e altri prodotti

                                                                 24.284.053        82,7%   57.751.008      99,9%
Ind. Manifatturiera
                                                                 29.377.822       100,0%   57.809.715     100,0%
TOTALE
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria Marche su dati Istat

Centro Studi Confindustria Marche                                                                                  15
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