Sarà la città di Pompei ad Finalissima

Pagina creata da Alberto Moro
 
CONTINUA A LEGGERE
Sarà la città di Pompei ad Finalissima
Sarà la città di Pompei ad
ospitare   la   Finalissima
regionale di Miss Italia
Domenica 23 agosto, alle ore 20,30 circa, sulla passerella del
palco allestito in piazza Bartolo Longo / Schettino, proprio
davanti al Comune di Pompei,avrà luogo la selezione finale
delConcorso Miss Italia in Campania. Nel corso
della Finalissima regionale di Miss Italia 2015,verranno
assegnati oltre al prestigioso titolo di Miss Campania, gli
altri due titoli rimasti ancora scoperti Miss Bellezza
Rocchetta Campania 2015 e Miss Eleganza Joseph Ribkoff
Campania 2015,completando così la formazione della squadra che
rappresenterà la bellezza femminile del nostro territorio a
Jesolo nel corso delle prefinali nazionali della 76a edizione
di Miss Italia.

La manifestazione organizzata dal referente unico della Miren
per la Campania Antonio Contaldo, ha ricevuto il patrocino
morale del Comune di Pompei    con il suo SindacoFerdinando
Uliano, l’Assessore ai Beni culturali e alla Mobilità
urbana Margherita Beatrice,unitamente all’intera giunta. La
volontà del Comune di ospitare un evento di grande spessore,
come una finale regionale che in questo caso assegnerà
addirittura tre fasce, fra le quali quella di Miss Campania,
è   stata     presa    a   cuore    anche     da   Francesco
Serrapico,proprietario del ristorante Four Seasons a Pompei
che si è adoperato per dare un gran sostegno alla
realizzazione fattiva della serata. La finalissima che
concluderà il tour portato avanti con le numerose selezioni
provinciali che hanno dato accesso, di volta in volta, alle
tante ragazze giunte nelle prime posizioni permettendo loro di
poter partecipare alle sette finali regionali già svoltesi
nelle quali sono state elette le prime sette concorrenti
pronte a partire per Jesolo, permetterà ora a tutte le
finaliste regionali sin qui elette di contendersi gli ultimi
tre titoli e poter aggregarsi alle precedenti selezionate per
la contesa nazionale nella cittadina veneta.

A presentare, come di consueto, le serate di Miss Italia
vedremo sul palco Erennio De Vitache introdurrà le già elette
e le oltre 50 ragazze, che giungeranno da tutte le cinque
Province della nostra Regione, per concorrere a Miss Italia.
Il bravo presentatore esporrà e evidenzierà anche la sfilata
di abiti dello sponsor de Miss Italia Joseph Ribkoff e gli
ospiti musicali che allieteranno la serata.

I titoli in palio sono quello di Miss Campania che ovviamente
vedrà la scelta della più bella ragazza della nostra regione,
secondo il parere di una qualificata giuria che eleggerà anche
la Miss Bellezza Rocchetta partner del Concorso dal 1977,
l’acqua della bellezza. Un organismo depurato è sinonimo di
bellezza ed è per questo che l’Acqua Rocchetta è icona di una
Bellezza che viene da dentro per una pelle idratata e uno
sguardo luminoso. Ultimo titolo per il quale la giuria sarà
chiamata ad esprimersi è quello di Miss Eleganza Joseph
Ribkoff, marchio di origine e produzione canadese, nato nel
1957 e che in breve tempo ha conquistato il mercato
internazionale, arrivando oggi ad essere presente in 55 paesi.
La reputazione di Joseph Ribkoff si è affermata grazie a una
straordinaria versatilità ed eccellenza della sua proposta.
Tutti i capi sono disegnati, cuciti e prodotti in Canada,
Dorval e Quebec. Joseph Ribkoff è dal 2009 sponsor di Miss
America; con Miss Italia sottolinea ancora una volta la sua
passione per lo stile e la bellezza dell’universo femminile.
Scafati. Ateneo islamico al
Polverificio?     C’è    la
proposta.

SCAFATI. L’università islamica nell’ex polverificio borbonico?
C’è la proposta. Nei giorni scorsi, Giampiero Khaled Paladini,
imprenditore leccese convertitosi all’islam, ha inviato
un’email al sindaco Pasquale Aliberti chiedendo un incontro al
primo cittadino di Scafati per      utilizzare la struttura.
 Nella missiva di Paladini ad Aliberti si legge: «Ho avuto il
piacere di visitare domenica scorsa (fine giugno, ndr),
accompagnato dai nostri Del. Regionale per la Campania Arch.
Domenico Vozza e Del. Provinciale per Salerno CONFIME
(www.confime.org), la Polveriera Borbonica sita nel suo
Comune. E’ inutile dirLe quanto sia rimasto incantato dal sito
di cui mi sono permesso di fare qualche foto che allego a
testimonianza. La visita rientra tra le mie missioni, in
qualità di Presidente dell’Università Islamica d’Italia,
finalizzate ad individuare luoghi di prestigio sui quali
implementare parte delle nostre attività formative e di
ricerca applicata internazionali, in stretto rapporto con i
Paesi Arabo/Islamici e le relative Università nostre partners.
Avremmo piacere di incontrarLa per discutere una eventuale
collaborazione che veda la ex Polveriera al centro di queste
attività che attirerebbero sulla vostra città gli interessi di
molta parte del mondo Medio Orientale non solo di carattere
culturale ma anche imprenditoriale…». Una possibilità che,
secondo voci, non sarebbe stata osteggiata dal sindaco. Lo
stabiese architetto Eduardo Melisse, che sarebbe il fiduciario
del delegato provinciale Confime (la Confederazione imprese
mediterranea, presieduta dallo stesso Paladini con sede a
Taormina e ufficio di rappresentanza a Roma), sul suo profilo
Facebook, sabato scorso ha ricordato che la proposta è stata
presentata ad Aliberti e che quindi Scafati potrebbe soffiare
la sede al Castellammare di Stabia, dove il gruppo di
proponenti aveva individuato nella reggia del Quisisanauna
l’allocazione del dipartimento universitario.

Una proposta da esaminare bene e che ha già fatto storcere il
naso in terra di Puglia e che, certamente, alimenterà il
dibattito in città.

Vince la bellezza, anche ad
“effetto”
Per gli amanti della statistica, l’86esima edizione degli
Academy Awards è quella dell’autoscatto di Ellen DeGeneres con
Brad Pitt e compagnia hollywoodiana, che ha battuto ogni
record di retweet (2 milioni in poco più di due ore). Di là
degli album di famiglia dal Dolby Theatre di Los Angeles,
rilegati per i social network, e dell’immancabile conteggio di
statuette, già eredità degli almanacchi, la notte degli Oscar
fa luce sull’intera annata cinematografica. I sette Oscar a
Gravity di Alfonso Cuarón, intanto, fotografano una sana
voglia di spettacoli non sterili. Premi tecnici, per lo più,
ma al cineasta messicano, insignito per la miglior regia,
resta più di un abile pilota di una “macchina della
meraviglia”: i riconoscimenti a Gravity superano il plauso
all’effetto, premiando piuttosto la capacità di rinnovare la
frontiera dello sguardo, spinto in un set astrale che
riformula il concetto stesso di ripresa. Come a dire: quando
il mestiere si sposa alla sperimentazione, il prodotto va in
orbita, eccome, nel riconoscimento della critica, così come in
platea. Altrove, invece, scintilla solo il mestiere: American
Hustle di David O. Russell (10 nomination) resta a digiuno,
profilandosi come il perfetto esempio di artigianato
impeccabile, in cui funziona tutto (cast, soundtrack, script),
ma non abbastanza da superare l’esecuzione scolastica e
gradevole: più applausi che allori. Che a volte la qualità sia
anche una questione d’ambizione, lo attesta 12 anni schiavo di
Steve McQueen: solo tre statuette, ma con quella pesantissima
di miglior film (tributati anche Lupita Nyong’o, attrice non
protagonista, e John Ridley, sceneggiatura non originale). A
fronte del trionfo, nella scorsa edizione, della retorica a
stelle e strisce del Lincoln di Spielberg, quello di McQueen è
un autoscatto sull’America ben più ad effetto: una denuncia
“carnale” sui retroscena dello schiavismo negli Stati Uniti
dell’800, una grande bruttezza necessaria, ostentata
attraverso i corpi straziati dalla frusta. Permane il sospetto
di un’arte che speculi sul dolore: o solo, di troppa arte.
Similmente, nel dilaniato orgoglio nazionale, perdura qualche
biasimo a La grande bellezza di Paolo Sorrentino (migliore
film straniero): una furba parata felliniana, un prodotto
artato e ruffiano – lamentano ancora. Parrebbe, semmai, una
questione di poca arte, ma di chi guarda: anche meravigliarsi,
senza pregiudizio, è un talento. Non meravigli, invece,
l’ennesima defaillance di Leonardo Di Caprio: Matthew
McConaughey, miglior attore protagonista per Dallas Buyers
Club, meritava per l’istrionismo d’un personaggio più sofferto
e meno clownesco di Jordan Belfort. Come d’altronde Cate
Blanchett (miglior attrice protagonista) in Blue Jasmine di
Woody Allen, per la sua splendida depressione da Tiffany.
Bruttezze da riscattare: bellissime, perché umane. E ad
effetto: riempiono gli occhi, che il vuoto sia quello degli
spazi cosmici o di un’esistenza da affrancare da schiavitù,
malattia, solitudine.

Antonio Maiorino
Puoi anche leggere