Rassegna Stampa del 5 marzo 2021 Testata

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Rassegna Stampa del 5 marzo 2021
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SMI: BASTA ATTACCHI ALLA CONTINUITÀ ASSISTENZIALE.

In una nota Giovanni Senese Responsabile Nazionale SMI (Sindacato medici Italiani ) continuita’
assistenziale comunica che dopo gli approfondimenti dovuti e’ risultato che la visita domiciliare richiesta
presso il distretto 28 era stata effettuta dalla guardia medica la mattina della stessa giornata e quindi
nessun caso di presunta mala sanita’ contrariamente da quanto diffuso a mezzo televisivo il 01.03.2021
dal TGR Campania edizione 19,30 .Abbiamo provveduto,aggiungono dallo smi ad informare sull’accaduto
sia la direzione della Asl che la redazione della Rai per le opportune verifiche di loro competenza.
Non e’ possibile in epoca di pandemia, con i presidi di guardia medica che scoppiano a Napoli per la
quantita’ di interventi effettuati per assistere anche gli oltre ottantamila cittadini che non hanno il medico
di base ,attaccare il presidio sanitario pubblico di continuita’ assistenziale ed i medici .
Non è possibile remare contro i medici che con una scarsa dotazione di DPI si sono anche ammalati di covid
con spirito di abnegazione.
Lo Smi difenderà sempre conclude Senese il presidio sanitario pubblico ed i colleghi di continuità
assistenziale contro ogni attacco pretestuoso e strumentale.
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La pandemia sta amplificando le fragilità del sistema emergenza-urgenza del 118, già sotto organico ed
estremamente differenziato a livello regionale. Alle criticità strutturali si sono infatti aggiunte quelle
legate al SARS-CoV-2: «La realtà del 118 ha una disomogeneità spaventosa a livello nazionale –
commenta Andrea Filippi, segretario nazionale Fp Cgil Medici –. Ci sono regioni in cui esiste una cabina di
regia che coordina interventi, equipaggiamenti e rete ospedaliera, e altre regioni dove si procede senza
alcun coordinamento». Questo potrebbe comportare una mancanza di sincronia tra “necessità” degli
ospedali e “necessità” del 118, con un impatto inevitabile sull’efficacia degli interventi d’urgenza.

A confermarci questa situazione anche Cristina Girardet, responsabile 118 Sanità Usb: «Manca una
visione uniforme di come si affronta un’urgenza – ci spiega –. Il 118 a livello nazionale risente fortemente
del fatto che non c’è un vero servizio nazionale: da una parte alcune associazioni di medici ritengono che
il soccorso andrebbe effettuato principalmente da medici dell’area critica, altri che pensano che tutti i
medici, anche non specialistici dell’emergenza-urgenza, possano intervenire sui mezzi, altri ancora
vorrebbero eliminare la figura degli infermieri, infine c’è chi sostiene che gli infermieri siano il fulcro
dell’attività di soccorso».

Un sistema a geometria variabile
Questo comporta l’inevitabile moltiplicarsi di interpretazioni di quello che dovrebbe essere il soccorso
sanitario: «Molte regioni mettono a disposizione ambulanze con soli autisti con la possibilità di attivare
l’infermiere dalla Asl su indicazione specifica, volta per volta, cosa che ha provocato diverse denunce da
parte delle associazioni di cittadini». Sì, perché gli equipaggi sull’ambulanza sono a geometria variabile, si
va dalla presenza dell’autista (che può essere anche soccorritore), all’infermiere (specializzato o meno in
area-critica), al medico (specializzato o meno in area critica, che può intervenire a bordo del mezzo o con
automedica separata, oppure può non intervenire)».

Da una visione così disarticolata, si evince un altro nodo centrale: la formazione dei soccorritori. «Non
sempre i medici che intervengono con il 118 sono specializzati in emergenza-urgenza, spesso sono
medici di medicina generale (MMG) con competenze diverse – continua Filippi della Cgil –. Questo
perché mancano i contratti di formazione specialistica».

È netto, su questo punto, Alessandro Vergallo, presidente Aaroi-Emac (anestesisti rianimatori –
emergenza area critica): «Il reclutamento del personale 118 spesso non ha nulla a che spartire con
l’emergenza-urgenza. Cosa c’entra un oculista o un aspirante medico di famiglia sull’ambulanza? Questo
è tutto personale parcheggiato nel limbo del 118 in attesa che si liberi un posto adatto, ma che sistema
è?».

E continua Vergallo: «In alcune regioni addirittura i medici più idonei, ovvero i rianimatori, quelli che
lavorano tutti i giorni in sala operatoria area-critica negli ospedali, non possono accedere alle graduatorie
del 118 perché sono riservate ai soli MMG. Una follia». E conclude: «Un dermatologo può fare
un’intubazione tracheale come un rianimatore? Non credo».
L’impatto della terza ondata sul sistema 118
I numeri dei contagi tornano a salire proprio ad inizio marzo in modo “esponenziale”, secondo Giovanni
Sebastiani dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo del CNR. Come durante il picco della seconda
ondata, il 118 può rischiare di incepparsi. «Siamo in una situazione di sovraccarico – sostiene il
presidente Aaroi -. A mio avviso l’indice di saturazione medio italiano delle terapia intensive ha già
superato il 30%».

Questo si ripercuote sull’attività di emergenza totale, compreso il 118. Durante la pandemia i blocchi-
ambulanza negli ospedali con file di 6, 8 e addirittura 10 mezzi, sono apparsi su tutti i Tg nazionali.
Questo ecosistema vive di equilibri fragili, messi a dura prova dalla pandemia. «Dopo 25 anni ancora
persiste una stortura a macchia di leopardo, ogni regione gestisce a proprio modo non solo l’urgenza in
sé ma anche i contratti – sostiene Maurizio Borgese, responsabile nazionale SMI Settore Emergenza 118 -
. In un’ambulanza puoi trovare un medico d’emergenza-urgenza, formato e preparato, oppure un
parasubordinato senza alcuna garanzia, con contratto annuale, senza assicurazioni e tutele. C’è chi lavora
solo a rimborso spese. Ma puoi trovare anche un medico a Partita Iva, pagato a singolo intervento con le
stesse mansioni ma diversi compensi, formazione e tutele».

Questa frammentazione di trattamento può incidere sulla qualità dell’intervento stesso. «Se sulle
ambulanze pubbliche, nel passaggio di turno da una squadra all’altra, si rendicontano tutti i presidi
sanitari sul mezzo, e il turnista dopo li verifica con accuratezza, la stessa cosa avviene effettivamente
anche per alcune tipologie di ambulanze in convenzione? – si chiede Alessandro Vergallo –. Poniamo il
caso di un medico a Partita Iva, con un contratto di lavoro fragile: secondo lei può segnalare criticità
interne all’ambulanza con il rischio di bloccare il mezzo, così magari non gli rinnovano il contratto?».

Cosa succede nel Lazio
Il Covid-19 ha stimolato l’aumento delle risorse da ripartire sul settore strategico della salute, ma
parlando della situazione del Lazio, ad esempio, Cristina Girardet racconta di un «incontro con il vice
capo di gabinetto della direzione salute della Regione in cui abbiamo potuto constatare che i piani
assunzionali per il rafforzamento del servizio pubblico sono stati quasi totalmente disattesi. Inoltre i
numeri che ci hanno dato sono comprensivi di stabilizzazioni e reintegro del turnover, per cui non sono
significativi per vedere se hanno effettivamente assunto personale in più».

Va anche detto che con nota regionale di febbraio «la Regione Lazio ha avviato un progetto di re-
internalizzazione di 68 postazioni di ambulanza, finora tutte gestite da privati e che torneranno in mano
pubblica», spiega Filippi.

Una legge per migliorare il sistema
Il 118 è un servizio che basa la sua efficacia su due parametri fondamentali: tempestività e qualità
d’intervento. «Per questo si sta lavorando su una proposta di legge congiunta, in Commissione Sanità al
Senato, dove diversi soggetti hanno contribuito alla stesura del testo. I punti nodali: formazione,
organizzazione e contrattualistica. Insomma, rendere il sistema 118 omogeneo e integrato in tutta Italia,
con coordinamento centrale e non di paese o provincia. Una formazione qualificata con medici e
infermieri specializzati in emergenza-urgenza, e non generici o di altre branche. Infine – conclude Andrea
Filippi – contratti uniformi garantiti».
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COVID. VIMERCATI (FISM): “PRONTI A DARE IL NOSTRO CONTRIBUTO INFORMANDO CORRETTAMENTE
LA POPOLAZIONE CONTRO LE FAKE NEWS ”

In occasione della giornata mondiale del rene, la giornata nazionale della medicina generale e di quella
dell’oftalmologia, Fir Onlus, Sin, Assimefac e Soi, con il patrocinio dalla Cabina di Regia presso la Presidenza
del Consiglio dei Ministri “Benessere Italia” daranno il loro supporto informativo-consultivo alla
popolazione con informazioni corrette, specifiche e scientificamente validate sul Covid

04 MAR - “Costatando purtroppo il perdurare dell’emergenza pandemica è stata confermata l’esigenza di
richiedere un ulteriore contributo informativo alle società medico scientifiche italiane ed accogliendo
l’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando affermò ‘la conoscenza è il migliore
antidoto alla paura’, intendiamo dar seguito al monito del Capo dello Stato, cercando, nel solco delle
nostre specifiche competenze, di offrire l’aggiuntivo”.

Così il Presidente della Fism Franco Vimercati che, in una nota, ha messo sul piatto il contributo che le
società scientifiche intendono portare avanti nella lotta contro il Covid in occasione di tre iniziative legate
alla giornata mondiale del rene, alla giornata nazionale della medicina generale e una terza dedicata alla
giornata nazionale dell’oftalmologia, patrocinate dalla Cabina di Regia presso la Presidenza del Consiglio
dei Ministri “Benessere Italia”.

Tre giornate in cui si condivideranno alcune informative importanti “come ad esempio quelle ai pazienti
dializzati, recentemente inseriti nella categoria di persone vulnerabili e quindi con priorità di vaccinazione,
o anche quello sullo scadenzario per fasce di età della popolazione che i medici di medicina generale
dovranno vaccinare, secondo quanto previsto dai piani regionali di vaccinazione, o anche raccomandazioni
oculiste in materia di prevenzione e contenimento del contagio”.

“Mai come in questi casi occorre attivarsi, anche con certa urgenza, per offrire alla popolazione informative
corrette, specifiche e scientificamente validate – ha spiegato Vimercati – sicché si è deciso di promuovere
le tre giornate prospettate per accogliere e meglio riscontrare le tante richieste che giungono dalla
cittadinanza che spesso è disorientata dal susseguirsi di fake news che stanno diventando sempre più
virali”.

Tre quindi gli appuntamenti: si parte l’11 Marzo con la Giornata mondiale del rene che vedrà schierate la
Fondazione Italiana del Rene (Fir Onlus), e la Società Italiana di Nefrologia (Sin) per diffondere un
protocollo di informazione sulle corrette pratiche da adottare. Sarà poi la volta della prima Giornata
nazionale della medicina generale che l’Associazione Società Scientifica Interdisciplinare e di Medicina di
Famiglia e Comunità (Assimefac) promuoverà il 19 marzo prossimo con l’apertura di un canale privilegiato
di comunicazione riservato alla cittadinanza. Sarà messa a disposizione una specifica webmail dedicata in
grado di fornire un agile supporto informativo-consultivo, offerto gratuitamente da parte dei medici di
medicina di famiglia aderenti all’Associazione. Una giornata che intende contribuire ad orientare la
popolazione all’adesione al vaccino, sollecitare le istituzioni circa la necessità di un aumento della
disponibilità dei vaccini stessi, sapendo come sia fondamentale il coinvolgimento attivo dei medici di
famiglia, al fine di procedere alla vaccinazione della popolazione italiana nel più breve tempo possibile.
iInfine, il 26 marzo in occasione della Giornata nazionale dell’oftalmologia, la Società Oftalmologica Italiana
(SOI) in considerazione dell’attuale pandemia, lencerò la campagna nazionale “Apri gli Occhi contro il
Coronavirus” sia per sensibilizzare la popolazione sull’importanza della visita con il medico oculista per
eliminare è il rischio di essere in presenza di patologie come maculopatia, cataratta e glaucoma, ma anche
per offrire un nuovo servizio per i cittadini che desiderano rassicurazioni e informazioni scientificamente
corrette e veritiere sul virus Covid 19 e sul suo ruolo in ambito oftalmologico.
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