RABBUNÌ, CHE IO VEDA DI NUOVO! - CENACOLO GAM - G.A.M - Gioventù Ardente Mariana - Gioventù Ardente Mariana

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G.A.M. - Gioventù Ardente Mariana

      RABBUNÌ,
CHE IO VEDA DI NUOVO!
           CENACOLO GAM
       DOMENICA 24 OTTOBRE 2021
        XXX DEL TEMPO ORDINARIO
RABBUNÌ, CHE IO VEDA DI NUOVO! - CENACOLO GAM - G.A.M - Gioventù Ardente Mariana - Gioventù Ardente Mariana
A Gesù                                       per Maria

                  Ave, Mamma, piena di grazia,
                   Madre di Dio e della Chiesa

      INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO

Noi, che possediamo
le primizie dello Spirito,
gemiamo interiormente
aspettando l'adozione a figli,
la redenzione del nostro corpo.
                            (Rm 8)

Lettura corale
1 Vieni, Santo Spirito,              Senza la tua forza,
  manda a noi dal cielo              nulla è nell’uomo,
  un raggio della tua luce.          nulla senza colpa.
  Vieni, padre dei poveri,                                  Canto
  vieni, datore dei doni,         4 Lava ciò che è sordido,
  vieni, luce dei cuori.            bagna ciò che è arido,
                         Canto      sana ciò che sanguina.
2 Consolatore perfetto              Piega ciò che è rigido,
  ospite dolce dell’anima,          scalda ciò che è gelido,
  dolcissimo sollievo.              drizza ciò ch’è sviato.
  Nella fatica, riposo,                                     Canto
  nella calura, riparo,           5 Dona ai tuoi fedeli
  nel pianto, conforto.             che solo in te confidano
                         Canto      i tuoi santi doni.
3 O luce beatissima,                Dona virtù e premio,
  invadi nell’intimo                dona morte santa,
  il cuore dei tuoi fedeli.         dona gioia eterna. Amen.
                                                            Canto
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CORAGGIO! ÀLZATI,
                  GESÙ TI CHIAMA!
                      Rosario e Parola di Dio
                Dal Vangelo di San Marco 10,46-52
Meditiamo il miracolo della guarigione del cieco Bartimeo.
Padre nostro...
                                                    1ª AVE MARIA
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi
discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era
cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.
Al tempo di Gesù, un cieco era un essere miserabile e
abbandonato. Bartimèo sedeva lungo
la strada: la cecità lo immobilizza.
Senza un lavoro e senza mezzi di
sussistenza, non gli rimaneva che
mendicare. L’unica risorsa era
impietosire i passanti e quindi
aspettarli lungo la via. Sovente
accade che la povertà totale ci doni
gli occhi della fede per vedere Gesù.
Ave, o Maria...
Canto: Credo nel Figlio dell’Uomo,
          Unico Salvatore ieri, oggi e sempre.
          Credo nel Figlio di Dio, Unico Salvatore nato da Maria.
          Io non lo conoscevo, io non lo avevo incontrato,
          so soltanto che prima ero cieco ed ora ci vedo.
          Credo, nel Figlio dell’Uomo...
                                                    2ª AVE MARIA
Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire:
«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Quando Bartimèo capisce dal chiasso che sta arrivando Gesù, si
informa e comincia a gridare: Figlio di Davide, abbi pietà di me!
Questo è un titolo messianico: è la prima volta nel Vangelo di
Marco che Gesù viene invocato con questo titolo. Finora Gesù
aveva imposto il silenzio sulla sua messianicità. Gesù, abbi pietà
di me! Che frase commovente: abbi pietà di me!
Ave, o Maria... - Canto
                                                         3ª AVE MARIA
Molti lo rimproveravano perché tacesse.
La folla sgrida il cieco, lo vuole zittire: lui grida più forte ancora!
È il grido dell’anima, di ogni anima. Gesù ascolta l’implorazione
di un cieco che altri vorrebbero ridurre al silenzio e che perciò
a stento può farsi ascoltare. Egli sosta in mezzo alla calca, si fa
condurre il mendicante cieco e gli ridà la vista. Questo sguardo
sulla miseria è di una particolare bellezza. Dietro a ogni persona
c’è Dio, c’è il Padre: è qualche cosa di infinito.
Ave, o Maria... - Canto

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4ª AVE MARIA
Ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà
di me!».
È caratteristica della preghiera umile il fatto di non stancarsi
nel chiedere. Il cieco ha una sola percezione, molto chiara, a
differenza degli apostoli: tutto è possibile a Gesù e alla fede
riposta in Lui. È importante oltrepassare l’opinione altrui se si
vuole raggiungere la Verità.
Ave, o Maria... - Canto
                                                   5ª AVE MARIA
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!».
Gesù non è mai insensibile alla voce del cuore, all’appello del
dolore umano e fa chiamare il cieco. Ecco la pedagogia di Gesù:
chiede di condurgli il cieco, di chiamarlo e portarlo a Lui. Il suo
invito viene trasmesso attraverso gli apostoli: noi dobbiamo
essere un veicolo di Gesù alle
anime. Di fronte all’attenzione
di Gesù per il cieco, la folla
perde la sua ostilità; viene
trasmesso al cieco un richiamo
meraviglioso che gli rende
possibile     incon-trare      il
Signore.
Ave, o Maria... - Canto

                                                     6ª AVE MARIA
Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti
chiama!».
Questa è la tecnica del nostro avvicinamento alle anime: far
loro coraggio, parlare della Risurrezione, del Cielo che li
attende, del futuro, del Regno di Dio. Àlzati è un verbo di
risurrezione: equivale alla conversione, a tirarsi sù, non lasciarsi
andare. Anche oggi, chi è costretto a mendicare può avvertire
più facilmente la presenza di Gesù.
Ave, o Maria... - Canto

                                                       7ª AVE MARIA
Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da
Gesù.
Il cieco si libera del mantello: si era infatti chiuso in un mantello
di depressione. È quello che tante volte facciamo anche noi: ci
                              chiudiamo in un mantello di
                              tristezza, di inazione. Bartimèo
                              getta via il mantello, simbolo della
                              sua condizione precedente, e balza
                              in piedi, segno della sua risurrezione
                              spirituale, e viene da Gesù: si
                              trovano faccia a faccia la Grazia e la
                              supplica.
                              Ave, o Maria... - Canto

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8ª AVE MARIA
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?».
Che cosa vuoi? Gesù rispetta la nostra libertà: ci interroga, ma
                        ci lascia liberi. Gesù apre gli occhi del
                        nostro cuore. Quell’accattone cieco al
                        margine della strada è un’immagine
                        dell’umanità che è cieca, ma crede di
                        vederci; che è povera e può far appello
                        solo alla misericordia di Dio. Gesù si
                        ferma e guarisce. Ne scaturisce un inno
                        di lode a Dio.
                        Ave, o Maria... - Canto

                                                   9ª AVE MARIA
E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!».
Il cieco chiama Gesù rabbunì, cioè maestro mio tenerissimo,
come lo chiamerà Maria di Magdala. Si sente subito il desiderio
di quell’anima di essere un discepolo di Gesù. La domanda,
l’implorazione che dobbiamo fare a Gesù, come questo cieco, è
di essere suoi discepoli: poter vedere con gli occhi del cuore
illuminati dalla fede. La fede è la nuova luce, che apre lo
sguardo a cose che altrimenti resterebbero chiuse e intuizioni
che sorpassano la conoscenza dei sensi e dell’intelletto.
Ave, o Maria... - Canto
                                                  10ª AVE MARIA
E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide
di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
L’evangelista sottolinea che il miracolo è ottenuto grazie alla
fede. La fede, il credere in Gesù, salva; la fede è ascolto della
Parola di Dio. Al cieco si aprirono gli
occhi, soprattutto gli occhi del cuore,
e seguì Gesù. Non solo Bartimèo viene
guarito, ma anche salvato: è bastato
che Gesù lo illuminasse con la sua luce,
gli aprisse gli occhi del cuore perché
diventasse anche suo discepolo. La
gioia nasce dalla luce di Gesù: Io vi
rivedrò e il vostro cuore gioirà.
Ave, o Maria... - Canto - Gloria.

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SALMO 125
                 DIO NOSTRA GIOIA
                E NOSTRA SPERANZA
SPUNTO DI MEDITAZIONE
Come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche delle
consolazioni (2 Corìnzi 1,7).

CANTO
         Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
         il suo popolo ha liberato. Alleluia.
         Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
         ci ha colmati di pace e di gioia. Alleluia.
         Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
         ci ha salvato in Gesù Redentore. Alleluia.
         Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
         ci ha donato la sua dolce Mamma. Alleluia.

TESTO DEL SALMO
Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si aprì al sorriso,
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.
Allora si diceva tra i popoli:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi
ci ha colmati di gioia.                                (Canto) - selà -
Riconduci, Signore, i nostri prigionieri,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà con giubilo.
Nell’andare, se ne va e piange,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con giubilo,
portando i suoi covoni.                                (Canto) - selà -

DOSSOLOGIA
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo...

LETTURA CON ISRAELE
* Il salmo 125 canta la gioia degli Israeliti per il loro ritorno in
  patria dopo la lunga schiavitù in Babilonia. A quanti sono
  sopravvissuti al lungo esilio sembra un sogno poter ritornare in
  patria. Bocca e lingua esprimono l’esultanza e il canto di gioia
  per il grande evento del rimpatrio disposto da Dio stesso per
  mezzo di Ciro nel 538 a.C.

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* Persino i popoli pagani riconoscono che il Signore ha fatto
  grandi cose per il suo popolo. Sono le meraviglie che Dio opera
  nella storia del popolo eletto, dimostrandogli che lo ama e che
  Lui è il Signore della storia e dei popoli.
* Il salmo descrive in forma poetica la vita che riprende, sofferta
  ma rigogliosa, dopo l’esilio: quando il torrente Negheb si gonfia
  di acqua al tempo delle piogge, il deserto rifiorisce; il
  contadino affida quasi nella sofferenza il chicco di frumento
  alla terra, ma poi, ecco la gioia esplosiva del raccolto. (Canto)

LETTURA CON GESÙ
* Gesù ha realizzato pienamente questo salmo. Con l’Incar-
  nazione è giunto per Gesù Cristo il tempo di raccogliere i primi
  frutti di una semina che è durata tutto l’Antico Testamento.
* Al pozzo di Giacobbe Gesù disse ai suoi discepoli: «Alzate gli
  occhi e contemplate: i campi biondeggiano per la mietitura.
  Già il mietitore riceve il salario e ammassa il grano per la vita
  eterna; così il seminatore condivide la gioia con il mietitore.
  In questo caso si avvera il proverbio “uno semina e l’altro
  miete”. Io vi ho mandato a mietere dove voi non avete
  lavorato. Altri hanno faticato e voi raccogliete il frutto del loro
  lavoro» (Giovanni 4,35-38).
* Verrà il giorno in cui il Signore ricondurrà i prigionieri alla Patria,
  la Casa del Padre, e allora Egli tergerà ogni lacrima dai loro
  occhi (Apocalisse 21,4) e coloro che avevano seminato nelle lacrime
  mieteranno la gioia di Gesù nella sua pienezza (Giovanni 17,13).
                                                                  (Canto)

LETTURA GAM, OGGI
* Giovane, questo salmo ti insegna a fare una lettura non solo
  filosofica della storia, ma teologica, perché la tua storia, quella
  di tutti gli uomini, di tutti i tempi, è una storia santa, una storia
  di salvezza.
* Gesù associa il suo Corpo mistico, la santa Chiesa, al mistero
  pasquale della sua Passione, Morte e Risurrezione. Si tratta di
  vivere le immancabili prove della vita in comunione con Gesù
  che è per eccellenza il chicco di grano che, caduto in terra, è
  morto ed è risorto portando frutto. Nell’Eucaristia, Pane di Vita
  eterna, Gesù nutre, sostiene il mondo, lo illumina, ed è seme
  di Vita eterna in ciascuno di noi.
* Nell’andare se ne va e piange portando la semente da gettare,
  dice il salmo, ma nel tornare viene con giubilo portando i suoi
  covoni. Se con Gesù moriremo, con Gesù risorgeremo!
                                                      (cf 2 Timoteo 2,11).
* Giovane, fa’ tue le parole del salmo 125, cui fa eco Maria con il
  canto del Magnificat: Grandi cose ha fatto il Signore per noi: ci
  ha colmati di gioia... Ha soccorso Israele suo servo.     (Canto)

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IL ROSARIO COLORATO
              del Servo di Dio don Carlo De Ambrogio

C’è una crociata mondiale del Rosario per questo povero
mondo dilaniato. Gli uomini hanno fallito; mai vi furono
come oggi tanti piccoli uomini in posizioni così importanti.
Ma vi è pur sempre Dio. La pace verrà soltanto quando i
cuori degli uomini saranno cambiati. Per ottenere questo
occorre pregare, e non soltanto per noi stessi, ma per il
mondo.
Il mondo significa “tutti”: i nostri nemici, i nostri vicini di
casa...
Ecco un suggerimento per recitare un Rosario per il Mondo
Missionario.
Ognuna delle cinque decine è di colore diverso:
rappresentano i cinque continenti dal punto di vista
missionario.
l Una decina verde per l’Africa, per ricordare le sue verdi
foreste e perché il verde è il colore delle persone di religione
islamica per le quali dobbiamo pregare.
l La seconda decina è rossa per il continente Americano,
che fu fondato dall’uomo rosso, cioè il Pellerossa.
l La terza decina è bianca per il continente Europeo,
perché vi abita il Pastore della Chiesa, il Papa.
l La quarta decina è azzurra per il continente Australiano,
per l’Oceania e le altre isole, nelle azzurre acque del Pacifico.
l     La quinta è gialla per il continente Asiatico, terra del
Sol Levante, culla della civiltà.
Quando il Rosario è finito, si è circumnavigato il globo,
abbracciando tutti i continenti e tutto il mondo con la
preghiera.

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EDUCHIAMO
     COME DON CARLO DE AMBROGIO

     NOVE       SEGRETI PER
     RIUSCIRE A SCUOLA
     3ª parte

u      Nella preadolescenza cominciano a
delinearsi alcuni caratteri tipici. C’è il ragazzo
modello, mai incline al disordine, ben visto dall’insegnante, ma
non dai compagni.
C’è il ragazzo buffone che fa ridere tutti, mette in ridicolo
l’insegnante e semina il disordine; in generale è un ragazzo che
cerca di attirare l’attenzione, di farsi amare; probabilmente non
trova abbastanza affetto a casa.
C’è il tipo in gamba, che tutti invidiano; primeggia negli sport;
picchia i cattivi, ma diventa spesso anche lui un duro.
C’è il ragazzo noioso, che non finisce mai di scocciare perché
vuol sapere tutto.
C’è il ragazzo innocuo, amico di tutti; ha bisogno di essere
incoraggiato, perché facilmente cede alla pigrizia.
E c’è il ragazzo frustrato, con cui nessuno scherza, lasciato in
disparte, vittima di tutti. Sono ragazzi, questi, che han bisogno
di amore, se si vuole che riescano bene a scuola.

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LA PAGINA DEI BUCANEVE
  IL VANGELO
  PER I RAGAZZI

          10
11
GIOCO

  12
LA PAROLA DEL PAPA

     CORAGGIO!
     ÀLZATI, TI CHIAMA!

Il Vangelo odierno ci collega direttamente
alla prima Lettura: come il popolo
d’Israele è stato liberato grazie alla
paternità di Dio, così Bartimeo è stato
liberato grazie alla compassione di Gesù.
   Gesù è appena uscito da Gerico. Nonostante
abbia appena iniziato il cammino più importante, quello verso
Gerusalemme, si ferma ancora per rispondere al grido di
Bartimeo. Si lascia toccare dalla sua richiesta, si fa coinvolgere
dalla sua situazione. Non si accontenta di fargli l’elemosina, ma
vuole incontrarlo di persona. Non gli dà né indicazioni né
risposte, ma pone una domanda: «Che cosa vuoi che io faccia
per te?». Potrebbe sembrare una richiesta inutile: che cosa
potrebbe desiderare un cieco se non la vista? Eppure, con questo
interrogativo fatto “a tu per tu”, diretto ma rispettoso, Gesù
mostra di voler ascoltare le nostre necessità. Desidera con
ciascuno di noi un colloquio fatto di vita, di situazioni reali, che
nulla escluda davanti a Dio. Dopo la guarigione il Signore dice a
quell’uomo: «La tua fede ti ha salvato».
   È bello vedere come Cristo ammira la fede di Bartimeo,
fidandosi di lui. Lui crede in noi, più di quanto noi crediamo in
noi stessi.
   C’è un particolare interessante. Gesù chiede ai suoi discepoli
di andare a chiamare Bartimeo. Essi si rivolgono al cieco usando
due espressioni, che solo Gesù utilizza nel resto del Vangelo.
   In primo luogo gli dicono: “Coraggio!”, con una parola che
letteralmente significa “abbi fiducia, fatti animo!”. In effetti,
solo l’incontro con Gesù dà all’uomo la forza per affrontare le
situazioni più gravi. La seconda espressione è “Alzati!”, come
Gesù aveva detto a tanti malati, prendendoli per mano e
risanandoli. I suoi non fanno altro che ripetere le parole
incoraggianti e liberatorie di Gesù, conducendo direttamente a
Lui, senza prediche.
   A questo sono chiamati i discepoli di Gesù, anche oggi,
specialmente oggi: a porre l’uomo a contatto con la Misericordia
compassionevole che salva.

                                13
UN RACCONTO PER TE
                           IL   BULLO

   I “grandi” della scuola superiore sanno essere crudeli e
certamente lo erano nei confronti di un giovane della mia classe
che si chiamava Matteo. Gli facevano il verso, lo deridevano e
lo beffeggiavano a causa della sua taglia. Era di almeno venti
chili sovrappeso. Soffriva di essere sempre l’ultimo a essere
scelto per giocare a basket, a baseball o a football. Matteo
ricorderà sempre gli infiniti dispetti che gli venivano fatti, come
riempire di spazzatura il suo armadietto, impilare i libri della
biblioteca sul suo banco durante la pausa pranzo, innaffiarlo di
acqua gelata dopo la lezione di ginnastica.
   Un giorno era seduto vicino a me durante la lezione in
palestra. Qualcuno lo spinse e lui mi cadde addosso e mi pestò
malamente un piede. il ragazzo che lo aveva spinto disse che
era colpa di Matteo.
   Sotto gli occhi di tutta la classe, potevo solo passarci sopra o
fare a botte con Matteo. Io scelsi di fare a botte per non perdere
la faccia. Urlai: «Coraggio, Matteo. Fatti sotto!». Disse che non
voleva. Ma la pressione dei compagni lo costrinse a combattere,
volente o nolente.
   Venne verso di me con i pugni sollevati. Ma non era Mike Tyson.
Con un pugno gli feci sanguinare il naso e la classe andò in
delirio. Proprio mentre l’insegnante entrava in palestra, vide che
stavamo facendo a botte e ci spedì in cortile. Ci seguì con un
sorriso stampato sulla faccia e disse: «Adesso voi due andate in
pista e correte cinquanta giri del cortile tenendovi per mano».
   Tutti scoppiarono a ridere, mentre noi due eravamo
imbarazzati all’inverosimile. Ma andammo in pista e
percorremmo di corsa cinquanta giri di cortile, mano nella
mano. A un certo punto, mentre stavamo correndo, ricordo che
lo guardai, con il naso che perdeva ancora sangue e il suo peso
che lo rallentava. Mi colpì che fosse una persona non molto
diversa da me. Ci guardammo in faccia e cominciammo a ridere
tutti e due. Da allora diventammo buoni amici.
   Percorrendo la pista tenendogli la mano non vedevo più
Matteo come grasso e lento. Era un essere umano che aveva un
valore intrinseco che andava molto al di là dell’aspetto
esteriore.
   È sorprendente quello che puoi imparare se sei costretto a
percorrere cinquanta giri di cortile tenendo per mano qualcuno
e mi ricordai delle parole di Gesù: «Qualunque cosa avrete fatto
a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».

                                14
IL SANTO ROSARIO
                  M ISTERI DEL DOLORE

1 Primo mistero del dolore:
Gesù nell’orto degli ulivi.
Gesù cadde con la faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre
mio, se possibile, passi via da me questo calice!” Però no
come voglio io, ma come vuoi tu!» (Mt 26,39).
Compio con amore filiale la volontà d’amore del Padre Celeste?
Padre nostro - Dieci Ave Maria - Gloria - Canto.
CANTO: Le tue piaghe ci han salvato,
        il tuo amore ci ha redenti.
        Grazie Signore, grazie Signore!

2 Secondo mistero del dolore
Gesù flagellato alla colonna.
Pilato dopo aver fatto flagellare Gesù,
lo consegnò perché fosse crocifisso (Mt
27,26).
Ricambio l’amore che Gesù ha per me o
sono indifferente al suo amore?

3 Terzo mistero del dolore:
Gesù è coronato di spine.
I soldati lo vestirono di porpora,
intrecciarono una corona di spine e
gliela misero attorno al capo. Poi
presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». (Mc 15,17-18).
Credo in Gesù, Re di giustizia, di amore e di pace?

4 Quarto mistero del dolore:
Gesù sale al Calvario.
Gesù, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del
Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero (Gv 19,17-18).
Seguo Gesù prendendo con amore la mia croce ogni giorno? Rinnego
me stesso?

5 Quinto mistero del dolore:
Gesù muore in croce.
Gesù gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani
consegno il mio spirito». Detto questo spirò. (Lc 23,46).
Credo che il “Signore Gesù è l’unico Salvatore del mondo ieri,
oggi e sempre”? Dico grazie a “Gesù che mi ha amato e ha dato
se stesso per me”?

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IL PIÙ BEL CANTO DI RINGRAZIAMENTO
Alterna a ogni strofa il ritornello:
Ave, Mamma, tutta bella sei come neve al sole;
il Signore è con te, piena sei di grazia e d’amor.
L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore
perché ha guardato l’umiltà della sua serva
D’ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele suo servo
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

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CONSACRAZIONE
ALLA MAMMA CELESTE
Ave, Mamma, piena di grazia,
Madre di Dio e della Chiesa,
noi ci consacriamo
al tuo Cuore Immacolato e Addolorato.
Tienici sempre amorosamente per mano.

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A cura delle Figlie della Madre di Gesù del Movimento G.A.M. - Todocco - www.gamfmgtodocco.it
su testi del Servo di Dio don Carlo De Ambrogio (1921-1979)
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