PERSONA E DIRITTI TRA NORMALITÀ, DIVERSITÀ, DIFFERENZE - DISPES

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Università della Calabria - Corso di Laurea in Servizio Sociale del DISPeS - A.A. 2020/2021
                   Insegnamento di IL LAVORO SOCIALE – Docente: Giacomo Panizza

Persona e diritti tra normalità, diversità, differenze
Lettura: Occhi aperti sul lavoro sociale, Siamo “gli altri”, p. 19

Le diversità e le differenze sociali sono state storicamente più volte intese come
inferiorità, o come anormalità (persino come irrecuperabilità, inabilitazione - es. :
tossicodipendenza, malati psichici, zingari, omosessuali, devianti ... tranne l’artista
eccentrico o pochi altri casi). L’etica ci richiama a ricondurre la persona, ogni persona,
indipendentemente da eventuali aggettivazioni o condizioni, dentro i concetti della
normalità.

Per i “diversi” dal “normale” si sono creati nelle varie epoche e culture storiche tanti
luoghi speciali in cui svolgere lavoro sociale.
(Es. la legge 180 o legge Basaglia, ad un certo punto ha provato a parlare di “matti da
(s)legare”, intendendo lottare contro l’ideologia della diversità intesa in negativo, come
esasperazione degli opposti (salute/malattia, norma/devianza, accettazione/stigma, ecc)
Si è sperimentato a convivere con il “diverso” e questo lo ha reso meno diverso.

Oggi è avvenuto un passaggio culturale: la diversità è stata chiamata differenza.
La diversità si porta dietro un immaginario dell’ignoto minaccioso, pericoloso,
dell’inferiore, dell’incapace (patologico). Su questi grandi temi occorre saper passare
dall’immaginario collettivo (esterno) all’immaginazione personale (critica).

Non bisogna negare le diversità, ma nemmeno esagerarle.
Differenza non evoca più un confronto tra opposti quanto tra dissimili; non evoca più
negatività ma eccezionalità. Una eccezionalità quotidiana, poiché avviene per ciascuno di
noi nei confronti degli altri.
La differenziazione avviene in tutte le famiglie, società, organizzazioni in crescita. Non
c’è crescita senza processo di differenziazione.
L’assistente sociale non deve – dunque - lavorare solo sulle specificità ma molto sulle
normalità. Anche il lavoro sul caso avviene non per separare ma per facilitare
l’individualizzazione.

Lavorare con le differenze riduce le disuguaglianze:
    Riconoscere le differenze nel contesto (tra minaccia e curiosità) tra cultura
       distorta e interesse.
    Accettare le differenze. Il lavoro sociale parte ed inizia dall’accettazione
       dell’altro e dalle situazioni sue proprie.
    Convivere e lavorare con le differenze implica una pedagogia della tolleranza
       e una pedagogia dell’alterità.
Le differenze umane e sociali ce le troviamo anche oltre il lavoro sociale ... e stare
con l’altro diverso da te non è solo un problema, ma spesso anche un piacere.

(Stendhal, Il rosso e il nero: Sono vissuto abbastanza per vedere che differenza genera odio)

(Ivy Compton, Madre e figlio: Non siamo mai tanto diversi dagli altri quanto crediamo e dovremmo)

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      Miti e figure antiche della cultura della diversità
Le persone, in rapporto alla diversità, sentono emozioni di inquietudine. È l’incontro con
lo straniero che abita la nostra mente che lo intende come estraneo. Si concettualizza
l’inquietante e il perturbante, e si consegna al senso comune tramite rappresentazioni
sociali.
Induce angoscia più che paura. La paura è rivolta a un oggetto esterno percepito come
minaccioso e ci spinge a eliminarlo. L’angoscia è percepita come minaccia dentro di noi,
viene intesa come ineliminabile, se non trasformandola in paura o trasformando noi
stessi. L’ignoto si comprende attraverso l’ancoraggio a cose già note, a immagini e figure
già condivise, per rifare schemi mentali nuovi verso fenomeni nuovi, e per renderli veri e
amichevoli per tutti.
(Es. : Aids = da inquietante ignoto viene chiamato “peste del 2000”, e reso così più
comprensibile per gli schemi di comportamento)
Es. con la disabilità e l’handicap. Rappresentazioni nella storia del diverso/disabile.
Al di là delle leggi, troveremo concetti ancora presenti, come verità sedimentate nella
cultura e nell’immaginario collettivo. (Bimbi buttati dal Taigeto, dalla rupe Tarpea;
epilessia intesa come indemoniati; “affoghiamo i bambini deboli e anormali” – Seneca)

(Scheda mutuata da Carlo Lepri)
Periodo storico            Immagine culturale del diverso          Atteggiamento sociale
Greco-Romano classico      Mostro (monster)                        Eu/genetica e
                           Segno della natura                      Eu/tanasia
                           (idea rimasta nei lager)                Soppressione del diverso
Medievale                  Colpevole o vittima solidale            Religioso
                           La natura è legata a Dio                (male come conseguenza del
                           Le diversità/novità sono magia o        peccato, o del destino, o fortuna
                           miracolo (Es: Figlio del peccato:       o sfortuna, nel senso medievale)
                           «ma che peccato ho fatto io per
                           meritarmi questo castigo?», si
                           dice ancora)
Illuminista                Buon selvaggio                          Razionale
                           educabile                               Nasce la pedagogia moderna, e
                                                                   si instaura il rapporto tra
                                                                   educatore ed educando
Positivismo                  Malato o pericoloso                   Controllo
                             (vengono formulate                    Istituzioni totali
                             classificazioni per i malati
                             psichiatrici: es. Lombroso)
Ultimi 50 anni               Piccolo - da proteggere               Infantilizzazione
                             (es. foto Benetton con bambini        (diamo loro del tu anche se
                             con sindrome Down angelicati)         hanno 50 anni)
                                                                   non istituzioni totali ma logiche
                                                                   di aiuto

Becchi P., Il principio dignità umana, Morcelliana, Brescia, 2009
Per la dignità umana, negli ultimi 50 anni del secolo scorso, è avvenuto qualcosa di
simile a ciò che si era verificato per i diritti umani. All’inizio si parlava della persona in
astratto uguale a qualsiasi altra, ma in seguito si è passati alla persona in concreto con
tutte le sue diversità.
Il primo approccio (dignità come ente generico = concetto sacrale, religioso, metafisico,
come specie umana) insiste sulla necessità di un uguale trattamento tra tutti gli esseri
umani.
Il secondo approccio (dignità come ente individuale = con bisogni e capacità da
rispettare) insiste sulla necessità di diversificare trattamento, ad esempio, tra maschio e
femmina, adulto e bambino, sano e malato, occupato o disoccupato, ecc.

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                             Esercitazione

        Immagini dei “diversi” nella nostra cultura locale

Prova a immaginarli adulti, con ruoli e luoghi concreti, ed un progetto di vita
quotidiana e futura normale. Senza ripararli da aspetti reali e anche dolorosi
della vita

Immagina la diversità come perturbante
                                 e/o
                                 bellezza

Esercitazioni

Etica e estetica nel lavoro sociale:
bellezza e cura dei luoghi di cura
bellezza nella diversità e alterità

                                              Esercizio

(Fa affiorare alla mente la prima volta che hai visto “la bellezza” (in
qualcuno, qualcosa, concetto, ...)

(Descrivi un luogo bello di casa tua)

(Racconta di un luogo di lavoro bello)

(...)

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              Bisogni e diritti (civili, politici, sociali)

I diritti nella storia occidentale e le filosofie sottostanti.
Nello schema classico della cultura occidentale la democrazia si è affermata in Europa e
America del Nord nella forma di una graduale estensione dei diritti riconosciuti al
cittadino.

    Diritti civili (libertà di pensiero, di professione e lavoro, di proprietà, di
       religione o ateismo, ecc., sono nati verso/contro lo Stato)
    Diritti politici (forme della sovranità e della partecipazione, di eleggere e di
       venire eletti, di rappresentare e venire rappresentati, ecc.)
    Diritti sociali (inerenti i bisogni materiali e i bisogni soggettivi - desideri ...)

Ieri si riconosceva vero questo modello espansivo; oggi, con la globalizzazione, emerge
la possibilità di poter/dover partire da una o l’altra delle tre dimensioni al fine di
raggiungere anche le altre due. Rimane la validità di perseguire i diritti pur in presenza di
episodi piccoli o grandi di fallimento.
I diritti di cittadinanza avvengono in democrazia oltre l’uguaglianza solo giuridica, e
nell’accesso alle fondamentali opportunità.

Diviene possibile scrivere una cronistoria dell’evoluzione dei diritti in un Paese, in
una regione, in famiglia, ecc.
La libertà è l’intreccio di diritti riconosciuti e praticati.

I diritti civili attengono più alla libertà.
I diritti sociali attengono più all’uguaglianza (ciò nondimeno creano libertà) e
sono per il bene “comune”. Es.: se una persona è malata, analfabeta, incapace o
incapacitata, ecc., è bene della persona e della società che essa guarisca e non
trasmetta la malattia, che apprenda e non rimanga ignorante, che divenga capace
di svolgere i propri doveri di cittadinanza ecc.
La libertà al singolare esiste solo nella libertà al plurale (Benedetto Croce). Così
ogni diritto al singolare...

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       Alcune teorie, filosofiche e pratiche, sui diritti sociali
 I diritti sociali sono fondamentali, dipendenti o aggiuntivi ai diritti civili e politici?

LIBERALI: fondamentale è il diritto civile. Quelli sociali dipendono dalle disponibilità di
bilancio.

RADICALI: i diritti sociali vanno interpretati come bisogni e desideri personali. Nessuno
entri nell’individualità degli altri, tantomeno lo Stato. I bisogni si affrontano per opzione
umanitaria o per riequilibrio sociale.

NEOLIBERISTI: se fai assistenza crei l’assistito, che non compete più. Piuttosto bisogna
smantellare il welfare esistente perché ostacola le spinte all’impegno. Società feroce.

OTTIMISTI LIBERALI: il welfare non va costruito sui diritti di chi può aver bisogno, ma
sulla solidarietà volontaria di chi può e vuole. Lo Stato deve favorire gli sponsor, le
pubblicità “progresso” ecc.

AREA CATTOLICA E SOCIALE: i diritti sociali non dipendono da altri, e viceversa. Nello
Stato i vari diritti hanno pari dignità. Un nuovo diritto non solo si aggiunge, ma ridefinisce
la visione globale dei diritti.

Il servizio sociale tra diritti e doveri sociali
I diritti sociali sono riconosciuti dalla Costituzione italiana, dalle convenzioni ONU, e sono
proposti nella definizione della Carta sociale europea. I diritti sociali previsti dalla
Costituzione riguardano: lavoro, assistenza sociale e sanitaria, casa, educazione,
istruzione, formazione professionale, socializzazione.

I diritti sociali sono tali da una parte perché legati al bisogno/desiderio di realizzazione
della persona umana per sé stessa e tra le altre, e dall’altra parte quando/perché
vengono recepiti nell’ordinamento giuridico di un Paese o Stato. In tal senso, si parla di
“diritto ad avere diritti” e anche di “diritto ad avere doveri”. Il lavoro sociale
accompagna a realizzare entrambe queste dimensioni della cittadinanza.

Essi sono generalmente “condizionati”. Non si realizzano da sé stessi o in forza della sola
legge, ma se vengono partecipati.

Si dice che sono diritti perfetti: quando diventano esigibili nella misura in cui vengono
predisposte condizioni per renderli operanti, con risorse e modalità gestionali previste.

Si dice che sono imperfetti: quando chiamano in gioco non solo modalità e strumenti,
ma anche responsabilità istituzionali, sociali, professionali, personali, ecc.
Oggi ci sono molte leggi sociali ma non ci sono abbastanza garanzie sui diritti nel senso
della esigibilità come diritti perfetti. Da alcuni anni comunque la legislazione, prevedendo
meccanismi quali la privacy, la carta dei servizi, ecc., sta riportando il tema dei diritti
sociali.

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            Un dibattito tra diritti, doveri, mercato, poteri,

                       socialità, generatività, mondialità

Centratura sul mercato (Cfr. Paolo Ferrario)
Come possiamo decidere quali beni debbano essere comprati e venduti e quali, invece,
debbano essere governati da valori non di mercato (sufficienza o insufficienza del
paradigma di mercato)

Centratura sulla garanzia di servizi minimi (Cfr. Richard Sennett)
Dibattito tra il ruolo della comunità in quanto società di collaborazione tra le persone,
formalmente regolata, per la costruzione di beni comuni condivisi.

Centratura sulle relazioni di fiducia (Cfr. Franca Olivetti Manoukian)
Dibattito sulla promozione della comunicazione tra cittadini e Servizi e tra Servizi, della
collaborazione tra persone di un territorio. Dibattito sulla responsabilizzazione a livello
individuale, collettivo e istituzionale per affrontare insieme i problemi molti dei quali non
si possono affatto risolvere da soli.

Centratura sulla generatività (Cfr. Tiziano Vecchiato)
Fare un salto di paradigma nel welfare, mantenendo le componenti del Raccogliere e
Redistribuire, ma aggiungere Rendere, Rigenerare, Responsabilizzare.

Con la generatività, l’assistito diventa attore, l’aiutato diventa aiutante.
Presuppone di concepire le prestazioni non come fine ma come mezzo per mobilitare le
risorse personali e scoiali, per far fruttare il capitale umano generando autonomia,
capacità, corresponsabilità. Si apre la possibilità concreta di interventi che si allontanano
da rischi di assistenzialismo, che vanno ben oltre il “soccorso al povero”.
Gli interventi professionali assumono un valore rigenerativo; traducendosi in percorsi di
emancipazione e capability individuale, estendono – direttamente o indirettamente – i
loro effetti anche alla società più ampia; i diritti/doveri individuali diventano diritti/doveri
sociali se le risorse (che sono risorse che non si consumano) vengono messe a
disposizione di altri.
(Cfr. M. D. Canevini e E. Neve, Etica e deontologia del servizio sociale, Carocci 2017, p.
216)

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                 Tutti i Diritti Umani per Tutti e Tutte
In seguito alle guerre che hanno insanguinato grana parte del mondo nella prima metà
del novecento, il 10 dicembre del 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò
e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. I 193 Stati che costituiscono
l’ONU hanno tutti votato Sì.
Ogni nazione li deve recepire e immettere nella propria Costituzione e nelle leggi statali.
Il 10 dicembre di ogni anno si celebra la Giornata mondiale dei diritti umani. Chi non ci
pensa sopra, di solito se ne rende conto mentre li va smarrendo o quando li ha già persi.

I diritti Umani sono quei principi che appartengono personalmente a ogni essere umano
fin dalla nascita e che possono permettere a ogni individuo di vivere con dignità,
potendosi dotare di un elenco di beni e di opportunità quali il cibo ma anche la libertà,
l’acqua ma anche l’istruzione, e così via. Ad esempio:

Articolo 1:
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità (rispetto di sé stessi) e diritti (ciò
che si può dire o fare secondo la legge). Essi sono dotati di ragione e di coscienza (capacità
di giudicare quello che è bene e quello che è male) e devono agire gli uni verso gli altri in
spirito di fratellanza (sentimento di affetto come tra persone uguali, di un’unica famiglia
umana).

Articolo 13:
1) Ogni individuo (bambino, uomo, donna, anziano) ha diritto alla libertà di movimento e di
residenza (è il luogo dove vivi) entro i confini di ogni Stato.
2) Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso (compreso anche) il
proprio, e di ritornare nel proprio paese.

Articolo 17:
1) Ogni individuo ha il diritto di avere una proprietà (un bene che appartiene solo a lui/lei,
quale una casa, automezzo, vestiti, ecc.) sua personale o in comune con altri.
2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente (senza un giusto motivo e senza la
decisione di un Tribunale) privato della sua proprietà.

Articolo 25:
Ogni individuo ha diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il
benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al
vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; e ha diritto alla
sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni
altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua
volontà.

                                  I diritti umani sono stimati:

Diritti naturali: appartengono a ogni persona dal momento per tutta la vita
Diritti universali: sono i medesimi per ogni persona, nessuno escluso
Diritti inalienabili: nessuno li può cancellare o limitare
Diritti interdipendenti e indivisibili: devono essere considerati come unica realtà
perché ciascun diritto può esserci solo se ci sono anche gli altri.

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