PANDEMIE NELLA STORIA INFLUENZA SPAGNOLA - H1N1

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PANDEMIE NELLA STORIA INFLUENZA SPAGNOLA - H1N1
PANDEMIE NELLA STORIA
 INFLUENZA SPAGNOLA

        H1N1
PANDEMIE NELLA STORIA INFLUENZA SPAGNOLA - H1N1
INFLUENZA SPAGNOLA
Nel XX secolo la grande crescita della popolazione mondiale e lo sviluppo dei mezzi di trasporto moderni insieme al benessere
hanno permesso anche ai virus di viaggiare rapidamente da una parte all’altra del mondo, arrivando dall’estremo Est in Europa e in
America.
La madre di tutte le pandemie, ancora più grave perché sviluppatasi durante la Prima guerra mondiale, risale infatti al Novecento
ed è l’influenza Spagnola, chiamata così perché le prime notizie su di essa furono riportate dai giornali della Spagna che, non
essendo coinvolta nella Prima Guerra Mondiale, non era soggetta alla censura di guerra. Il virus contagiò mezzo miliardo di persone
uccidendone almeno 25 milioni, anche se alcune stime parlano di 50-100 milioni di morti. Si calcola che morì dal 3 al 6% della
popolazione mondiale.

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PANDEMIE NELLA STORIA INFLUENZA SPAGNOLA - H1N1
LE ORIGINI
Una delle tante teorie, raccontata dallo storico John Barry in "The Great Influenza", sull'origine di questa influenza ( ceppo virale H1N1 ) dice che sia nata negli Stati Uniti, nella contea di Haskell in
Kansas. Solo successivamente si sarebbe diffusa in tutto il mondo a causa dei movimenti dei soldati chiamati a combattere la Prima guerra mondiale. Non si avrà mai la certezza delle origini per la
mancanza di documentazione storico-scientifica.

L’epidemia scoppiò nella primavera del 1918 ed ebbe il suo picco massimo in autunno. Il 60-70% delle morti avvenne in un periodo brevissimo, 14 o 15 settimane, tra la fine di settembre 1918 e
l’inizio di gennaio 1919. I soldati americani destinati all'Europa venivano addestrati negli Stati Uniti, in campi affollatissimi, uno dei quali a pochi chilometri dal luogo di propagazione del virus. Il
medico Loring Miner fu il primo a notare questa influenza con sintomi strani e avvisò subito le autorità, ma in quel momento Il presidente degli Stati Uniti Wilson aveva altre emergenze a cui pensare
e nessuno considerò quella che sembrava solo una normale epidemia locale.

I militari nei campi di addestramento americani cominciarono a infettarsi, ma i sintomi non erano ancora sufficientemente gravi per capire l'entità della malattia e le truppe vennero spedite in
Europa. I due terzi dei soldati diretti in Francia arrivavano nel porto di Brest, che fu il primo focolaio di infezione nel vecchio continente, mentre negli Stati Uniti l’epidemia si sviluppò a partire dalle
basi dell'esercito e dai porti di Boston, Philadelphia e New Orleans, dove passavano le truppe. Si ammalarono in 500 milioni e gli storici stimano che il virus H1N1 uccise tra 50 e 100 milioni di
pazienti, in Europa, in Asia, al Polo Nord e in America.

I grandi ospedali da campo con i reduci di guerra denutriti, le città indebolite, le campagne affamate, che ora guardiamo al cinema nel kolossal "1917", era anche lo scenario dell'epoca dove il virus
poteva attaccare la popolazione facilmente, proprio come in una guerra.

Il mondo stava per uscire dalla Grande Guerra per entrare in un altro incubo, forse ancora più drammatico: l’influenza spagnola.
PANDEMIE NELLA STORIA INFLUENZA SPAGNOLA - H1N1
I soldati infetti
Le mascherine del XX secolo
Ospedali del 1900
Anche nel ‘900 c’era chi andava a passeggio
TEORIE COMPLOTTISTE
Le persone maggiormente a rischio per l’influenza di solito sono i bambini e gli anziani. Stranamente, invece, il
virus del 1918 uccise soprattutto giovani tra i 18 e i 40 anni. Questo, insieme al fatto che i focolai si svilupparono
molto in ambienti militari, ha fatto pensare a teorie complottiste. Il virus era apparso dal nulla e uccideva uomini
giovani e forti, ma la cosa strana è che altrettanto misteriosamente scomparse dopo la fine della guerra. Per
questo si pensò che potesse essere stato, in origine, qualche tipo di arma batteriologica sfuggita di mano agli
americani.
I SINTOMI
I sintomi della spagnola erano tosse con sangue schiumoso, sanguinamenti dal naso, dalle orecchie e addirittura dagli occhi, dolori
lombari e febbre; successivamente i polmoni cominciavano a riempirsi di sangue e la morte poteva arrivare in pochissimo tempo. La
trasmissione del virus avveniva per tosse o starnuti. Uno di questi poteva mettere nell’aria circa 4.600 goccioline sino a 4 metri di
distanza. Queste goccioline potevano rimanere sospese nell’aria per più di mezz’ora e ognuna poteva originare circa 19.000 nuove
colonie di virus. Secondo alcuni ricercatori giapponesi ci sarebbero stati tre geni che avrebbero permesso al morbo di attaccare
l’apparato respiratorio provocando la polmonite.
LE CURE INEFFICACI
La medicina era impotente: i dottori morivano contagiati e quelli che sopravvivevano vedevano i pazienti, i parenti e gli amici, morire.
Le prime terapie utilizzavano il Fenazone per abbassare la febbre, la tintura di Noce vomica per stimolare il sistema nervoso ed estratti
dalla pianta Digitale per sostenere il cuore.

Molti medici erano contrari all’uso dell’aspirina, che era stata inventata da poco, perchè, anche se abbassava la febbre, favoriva
complicazioni ai polmoni e al cuore.

Purtroppo però non c’era una vera cura mirata per sconfiggere questo virus.

Coloro che erano contro i vaccini dicevano che la spagnola sarebbe stata causata da vaccinazioni

militari di massa.
SPAGNOLA VS COVID-19 - L’INIZIO
Allora come oggi purtroppo l’allarme non venne dato in tempo, non fu data importanza ai contagiati perchè all’inizio i morti erano pochi. 10.313 marinai della
flotta inglese della Royal Navy, durante la prima guerra mondiale, per esempio, tra maggio e giugno furono ricoverati, ma ne morirono solo 4. Un mese prima la
stessa influenza aveva colpito l’esercito francese, ma venne catalogata come semplice “febbre di tre giorni”.

Fu fatta attenzione a questa influenza solo quando fu contagiato il Re spagnolo. Nel 1927 alcuni ricercatori scrissero: “In molte parti del mondo la prima ondata o
era così debole da dare sintomi lievi o era quasi asintomatica … ed era ovunque di una forma lieve“, per questo dunque non fu presa seriamente in considerazione
fin da subito.

Fu un errore che costò caro.

Nel mese di luglio l’influenza sembrava essere debellata. Come si legge su un bollettino medico dell’esercito

americano, “l’epidemia sta per concludersi ed è stata di tipo benigno”. Altre riviste riportavano la notizia che

l’epidemia era scomparsa.

Ma in realtà così non era. Nel mese di agosto l’influenza riapparve in Svizzera e fu violentissima.

Era dunque iniziata la seconda ondata di influenza, quella più mortale e devastante.
LA SECONDA ONDATA
I primi ad ammalarsi furono i soldati: 1.543 in un solo giorno. Molti morirono per mancanza di mezzi e di medici. Un medico dell’ospedale militare scrisse ad un collega il decorso
della malattia: “Questi uomini iniziano con quello che sembra essere un normale attacco di Influenza e quando vengono portati in ospedale sviluppano molto rapidamente il tipo più
vizioso di polmonite che sia mai stato visto. Due ore dopo l’ammissione iniziano a presentare segni rossi sugli zigomi e poche ore dopo iniziano a diventare cianotici. La cianosi si
estende dalle orecchie e si diffonde dappertutto la faccia …. Sono solo poche ore, poi arriva la morte … È orribile …. Abbiamo fatto una media di circa 100 morti al giorno … Per diversi
giorni non ci sono state bare”.
 In poche settimane l’influenza invase il mondo: era diventata più letale. I politici fecero molti errori. Mentre l’influenza si diffondeva negli USA, la sanità pubblica, dietro indicazioni
del governo, mentiva alla popolazione per mantenere alto il morale. Dicevano che la malattia era solo in un determinato focolaio, che era circoscritta, ma non c’era nulla di vero. Il
periodo di incubazione dell’influenza era di due o tre giorni.

Vennero chiuse le scuole. Gli infermieri avevano paura e non si presentavano a lavoro. Fortunatamente gli operatori sanitari di oggi invece sono dei super eroi che lavorano giorno e
notte per salvare vite.

In sei settimane nella sola Philadelfia morirono più di 12.000 persone. Il governo dichiarava che non c’era motivo

di allarmismo se si osservavano le precauzioni. Ma che non fosse una semplice influenza era evidente, morivano in tanti,

e anche molto velocemente.

Una volta compreso che i governi avevano mentito iniziò la paura dell’ignoto.
LA FINE
L’influenza sembrò scomparire poi all’improvviso, così come era arrivata. Tutto tornò alla normalità.

Arrivò una terza ondata molto meno aggressiva.

Il virus non scomparve mai, ma perse la sua letalità e la sua virulenza, anche perché molti sistemi immunitari umani lo riconoscevano.
Divenne anche molto meno aggressivo per i polmoni e diventò così una semplice influenza stagionale.
IL CASO DI GUNNISON
Gunnison, cittadina del Colorado, negli Stati Uniti, si salvò dalle stragi dell’influenza 1918 con un rimedio ferreo. Le autorità locali di Gunnison decisero di alzare barricate lungo le strade, bloccare la
stazione ferroviaria, chiudere in casa tutti i cittadini, mettendo in quarantena chi voleva entrare e in galera chi disubbidiva alle autorità sanitarie. Vivevano allora a Gunnison 1390 persone, 5590
nell’intera contea.

Il solo passatempo a quel tempo era la novità del cinematografo, che le famiglie affollavano nel week end, e le messe in chiesa. Un giorno però arrivò la notizia da un paese lontano che durante un ballo
erano state contagiate molte persone e che “in appena sei giorni, erano morte due bellissime signore e due dei migliori ragazzi della città”. Con i telegrafi arrivavano notizie che nei primi quindici giorni
dell’ottobre 1918, c'erano stati 78 morti e 9000 casi di influenza spagnola. Il governatore Gunter impone ai sindaci di proibire balli, feste, mercati, fiere agricole, parecchi disobbediscono e pagano un
tragico prezzo.

Non i montanari di Gunnison. L’assessore alla Sanità, appurato con il medico Hanson che non c'erano contagiati, fece fare delle barricate lungo le strade di accesso, pattugliate da guardie armate. Ogni
famiglia rimase in casa, consumando le provviste e nutrendosi con i prodotti dell’orto. Chi arrivava col treno veniva messo in quarantena. Uno solo fece il furbo, saltò sulla scarpata prima della sosta e si
rifugiò in un granaio, ma la polizia riuscì a trovarlo e lo mise in galera per un anno.

I cittadini non protestarono, anzi erano abituati a vivere di poco, anche perchè da lontano arrivavano i numeri dei morti e non erano notizie incoraggianti. La quarantena fu affidata al dottor Rockefeller
che non ebbe mai nessuna debolezza. Il Natale fu triste, non fecero messe, nè alberi, nè pranzi, ma nel gennaio del 1920 cominciarono le prime lamentele, si dovevano lavorare i campi, l'anno scolastico
doveva riprendere e gli artigiani dovevano cominciare a lavorare...Hanson e Rockfeller fecero togliere le barriere alle strade e la cittadina di Gunnison ritornò alla realtà il 3 febbraio. Ma la Spagnola si
prese una rivincita, fece subito quattro vittime, dei giovani che erano tornati subito a lavoro, ma non fu niente in confronto ai 49.000 malati del Colorado e agli 8000 morti. Gunnison aveva sconfitto la
Spagnola.

Mai come oggi l'esempio di Gunnison dovrebbe darci l'insegnamento di come affrontare la pandemia da Covid-19. L’'isolamento e
la quarantena sono gli unici metodi per arginare il contagio, nella speranza che un vaccino sia trovato al più presto.
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