Mauro Reali I cristiani e l'impero romano - webinar Loescher 23.III.2020 - Formazione Loescher
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Premessa • Questa non può essere una lezione complessiva sul cristianesimo antico, argomento troppo complesso. • Analizzeremo solo il rapporto tra i fedeli della nuova religione, i cristiani, e il mondo romano, dal punto di vista sia culturale sia istituzionale. • Mi rivolgo a colleghi e studenti di Storia Biennio e Latino Triennio. 2
Il cristianesimo in Oriente Il cristianesimo si diffuse in Oriente soprattutto nelle grandi città, mentre attecchì meno nelle campagne, tradizionalmente più chiuse e conservatrici (paganus = abitante del pagus). Oltre che in Palestina, le più importanti comunità cristiane furono ad Antiochia ed Efeso (in Asia Minore), a Corinto (in Grecia), ad Alessandria e a Cartagine (in Africa). 3
L’espansione: il ruolo degli apostoli Motore dell’espansione del cristianesimo fu la predicazione degli apostoli, e soprattutto quella itinerante di Pietro, cui Gesù aveva affidato la sua Chiesa nascente, e di Paolo di Tarso, colto cittadino romano di origine ebraica convertito alla nuova fede: la tradizione li vuole entrambi martiri a Roma, dove erano giunti al tempo di Nerone per far conoscere la parola di Gesù (forse nel 67 d.C.). 4
La struttura delle prime comunità A capo delle prime comunità c’erano dei supervisori detti epískopoi (da cui il termine «vescovi»), mentre il culto era presieduto da membri anziani, cioè i presbýteroi (i «presbiteri», da cui il termine «preti»); l’assemblea dei fedeli era invece detta ekklesía (da cui «chiesa»). Solo col tempo si consoliderà il primato del vescovo di Roma, cioè il papa. 6
Le ragioni dell’ostilità dell’impero verso i cristiani La religione romana è sempre stata «inclusiva» e sincretistica verso quelle degli altri popoli, ma ciò non fu vero per i cristiani «monoteisti». In primis perché erano accomunati e confusi con gli Ebrei: questi ultimi erano considerati dalla opinione pubblica un popolo dedito alla superstizione e alla magia e, dalle istituzioni, erano visti come «sudditi» poco fidati e riottosi. 7
Più nello specifico • Ai Romani ripugnava il fatto che la nuova «setta» avesse scelto come punto di riferimento un uomo morto in croce, pena comminata di solito solo ai soggetti socialmente più bassi. [cfr. graffito denigratorio] • Furono fraintese alcune «parole d’ordine» del cristianesimo: l’amore fraterno scambiato per incesto, l’eucaristia per cannibalismo. [cfr. passo di Minucio Felice] • Non potevano essere accettati il pacifismo e il rifiuto del servizio militare [cfr. Atti di Massimiliano] • Non si poteva ammettere la fedeltà a chi diceva «Io non conosco autorità supreme in questo mondo» [cfr. Atti dei martiri di Scili] 8
Le accuse ai cristiani (Minucio Felice, Octavius, 9) Incesto […] Si riconoscono a vicenda per connotazioni e segni segreti e si amano l’un l’altro quasi prima ancora di conoscersi; inoltre è fra loro diffusa e ben radicata una sorta di culto della lussuria e si chiamano indistintamente fratelli e sorelle: ne consegue che in virtù di questo sacro nome anche il comune atto sessuale assume le connotazioni, a loro gradite, di un incesto. […] Cannibalismo Quanto all’iniziazione di giovani neofiti, le voci che circolano sono tanto ripugnanti quanto note. Un bimbetto coperto di farina, perché tragga in inganno gli sprovveduti, è collocato davanti alla persona da iniziare al culto. Ebbene, questo fanciullo viene ucciso dal neofita con colpi inferti alla cieca e non localizzabili. Poi – che azione sacrilega! – i presenti leccano avidamente il suo sangue, fanno a gara nello spartirsi le sue membra; sanciscono la loro alleanza con questa vittima e nella complicità del delitto si impegnano a mantenere un reciproco silenzio. Tali riti sono più orribili di qualsiasi sacrilegio. (trad. F.Solinas) 10
Rifiuto del servizio militare (Acta Maximiliani , 295 d.C.) 3. Il proconsole Dione disse: «Preparalo». Mentre lo preparavano, Massimiliano replicò: «Non posso servire nell’esercito, non posso fare del male: sono cristiano». 4. Il proconsole Dione disse: «Sia misurato». Misurato che fu, l’ufficiale lesse ad alta voce: «Piedi cinque, once dieci». 5. Dione disse all’ufficiale: «Gli sia dato il distintivo». Ma Massimiliano, facendo resistenza, replicò: «Non lo accetto: non posso servire nell’esercito». 2,1. Dione disse: «Servi nell’esercito, se non vuoi morire». Massimiliano rispose: «Non servo: mozzami pure il capo; io non milito nell’esercito di questo mondo, ma in quello del mio Dio. (trad. G. Chiarini) 11
Atti dei martiri di Scili (180 d.C.) […] 6. Sperato disse: «Io non conosco autorità supreme in questo mondo: servo piuttosto quel Dio che nessun uomo ha visto né può vedere coi suoi occhi. Io non ho rubato nulla, pago una tassa ogni volta che acquisto qualcosa, poiché io conosco il mio Signore, re dei re e imperatore di tutte le nazioni». […] 8. Il proconsole Saturnino disse: «Cessate di condividere la follia di costui». Cittino disse: «Non temiamo nessun altro all’infuori del Signore Dio nostro che è nei cieli». 9. Donata disse: «Onore a cesare in quanto cesare, ma timore solo verso Dio». […] (trad. G. Chiarini) 12
Tra «minimizzazione» e persecuzioni • Le cosiddette «persecuzioni» anticristiane non furono un fenomeno sistematico, in quanto ebbero dei momenti: - di particolare intensità (ad esempio sotto Nerone, Domiziano, ma specialmente Marco Aurelio, Decio, Diocleziano…); - di apparente «titubanza»: Traiano, ad esempio, è ricordato come persecutore ma a Plinio, governatore in Bitinia, suggerisce prudenza nell’istruzione dei processi. 13
Plinio scrive a Traiano Plinio il Giovane (Epistola 10, 96) vedendo, all’inizio del II secolo d.C., questa «superstizione balorda e squilibrata» espandersi in Oriente, confida però che i cristiani si possano «bloccare e riportare sulla giusta via»: così scrive a Traiano che usa molta prudenza nell’istruire processi contro di loro, e chiede il parere dell’imperatore. Plinio sembra quasi «minimizzare» la loro importanza. [Plinio li chiama Christiani e menziona Christus e usa il termine superstitio prava et immodica; Tacito parlò parimenti di exitiabilis superstitio (Annales XV, 44)] 14
Traiano risponde a Plinio Traiano a Plinio. Caro Plinio, la pista che hai seguita nell’istruire i processi contro quelli che ti sono stati deferiti come cristiani è proprio quella alla quale dovevi attenerti. Non si può infatti stabilire una norma generale che assuma quello che si potrebbe chiamare un carattere rigido. Non si deve prendere l’iniziativa di ricercarli; qualora vengano denunciati e convinti, bisogna punirli, con quest’avvertenza però, che chi neghi di essere cristiano e lo faccia vedere con i fatti, cioè tributando atti di culto ai nostri dèi, quantunque per il passato abbia suscitato sospetti, ottenga indulgenza in grazia del suo ravvedimento. Riguardo poi alle denunce anonime, non debbono essere prese in considerazione in nessun procedimento giudiziario: testimoniano una prassi abominevole, che non s’addice per nulla ai nostri tempi. (trad. F. Trisoglio) 15
L’incendio di Roma (19 luglio del 64 d.C.) Le principali fonti sono: Tacito, Annales, XV passim; Svetonio (Nero, 38); Plinio il Vecchio (Naturalis historia XVII, 1, 5); Cassio Dione (LXII, 16, 18). Tacito è l’unico a collegare l’evento alle persecuzioni anticristiane di Nerone. 16
La persecuzione di Decio (250 d.C.) Con Decio «sistematica» persecuzione: fu richiesto di venerare il Genius dell’imperatore. Ne conseguì che: • alcuni fedeli si arresero a questa richiesta (i cosiddetti sacrificati, cioè «che hanno fatto il sacrificio»); • altri si procurarono un documento falso che ne attestasse l’avvenuto sacrificio (i libellatici, cioè «quelli che si sono procurati un libretto»); entrambe queste categorie di «traditori» della fede furono detti lapsi (cioè «caduti, scivolati»). * Chi, invece, moriva per testimoniare la propria fede era chiamato martire (dal greco mártys o mártyr, «testimone»). 17
Busto di Decio, Musei Capitolini R. Bianchi Bandinelli lo propone come esempio del «dolore di vivere» di quell’epoca, che E. Dodds definì «epoca d’angoscia» per pagani e cristiani. 18
Un libellus del 250 d.C. Il documento attestava il sacrificio agli dèi pagani. 19
Il culto dei martiri • La devozione nei confronti dei martiri nelle comunità cristiane delle origini: particolare attenzione era riservata alle loro tombe, cui venivano riservate offerte (ceri, dipinti, candelabri, serti di fiori...). • Le sepolture dei martiri, inoltre, andarono presto incontro a forme parziali di «monumentalizzazione», poiché si costruirono piccole edicole che le distinguevano dalle altre. • Altra conseguenza di tale altissima considerazione fu l’usanza di farsi seppellire ad martyres, cioè «presso i martiri», o di dare il loro nome ai neonati. 20
Petros èni sotto la sua basilica L’archeologa Margherita Guarducci negli anni Sessanta del secolo scorso ha decifrato graffiti devozionali proprio sotto l’«altare della Confessione» della chiesa di San Pietro in Vaticano, dove in età costantiniana venne ubicata la definitiva tomba dell’apostolo: tra questi il celebre «Pietro è qui». 21
Scene di martirio «caravaggesche»: Pietro e Matteo 22
Gli epitaffi di papa Damaso Papa Damaso (366-384), comporrà epitaffi per celebrare i martiri, e li farà incidere su pietra da Filocalo, che inventò ad hoc un tipo speciale di raffinata scrittura epigrafica. Questo è dedicato a sant’Agnese: 23
Costantino (Galerio) e la «tolleranza» 24
L’Editto di Milano, detto «di Costantino» (313 d.C.)… Quando noi, Costantino Augusto e Licinio Augusto, felicemente ci incontrammo nei pressi di Milano e discutemmo di tutto ciò che attiene al bene pubblico e alla pubblica sicurezza, questo era quanto ci sembrava di maggior giovamento alla popolazione, soprattutto che si dovessero regolare le cose concernenti il culto della divinità, e di concedere anche ai cristiani, come a tutti, la libertà di seguire la religione preferita, affinché qualsivoglia sia la divinità celeste possa essere benevola e propizia nei nostri confronti e in quelli di tutti i nostri sudditi. Ritenemmo pertanto con questa salutare decisione e corretto giudizio, che non si debba vietare a chicchessia la libera facoltà di aderire, vuoi alla fede dei cristiani, vuoi a quella religione che ciascuno reputi la più adatta a sé stesso. (Lattanzio, De mortibus persecutorum, 48) 25
… fu forse solo una conferma di quello di Galerio (311 d.C. ) Dopo la pubblicazione del nostro editto, in cui si ordinava loro di tornare a osservare le antiche istituzioni, molti di loro si sottomisero temendo i pericoli, molti furono abbattuti. Ciononostante, dato che molti di loro persistono nelle loro opinioni, e dato che abbiamo capito che non hanno alcuna reverenza né timore degli dèi, né possono professare apertamente il dio dei Cristiani, nella nostra grandissima clemenza abbiamo deciso di concedere perdono a tutti, ed estendere la nostra indulgenza anche a costoro, e permettere loro di essere ancora Cristiani, e di stabilire i luoghi delle loro assemblee religiose; sempre che non costituiscano offesa per l’ordine pubblico … Di conseguenza sarà dovere dei Cristiani, grazie alla nostra tolleranza, di pregare il loro dio per il nostro benessere, per quello della cosa pubblica e del loro stesso; affinché la nazione possa continuare ad essere salda ed essi possano vivere sicuri nelle loro abitazioni. (Lattanzio, De mortibus persecutorum, 34) 26
Secondo gli studi più recenti e autorevoli (spec. quelli di Arnaldo Marcone) • Forse l’Editto di Milano del 313 fu una sorta di reiterazione (o di «applicazione») dell’editto di Galerio del 311; • L’atto potrebbe essere consistito nell’invio di lettere di richiamo (vere e proprie «circolari applicative…») ai governatori ancora «intolleranti»; • Non è detto che ciò sia avvenuto a Mediolanum. 27
E allora, perché il “merito” della tolleranza andò a Costantino? • Perché Galerio era stato feroce persecutore dei cristiani: il suo editto era una professione di fallimento politico-ideologico; • perché Costantino, invece, è stato sempre visto come vicino al Cristianesimo, e addirittura convertito o battezzato. Costantino venne pertanto santificato dalla Chiesa ortodossa. 28
Le santificazioni: Costantino ed Elena • Il 21 maggio le chiese cristiane orientali (di rito cosiddetto “ortodosso”) celebrano i Santi Costantino ed Elena. • L’imperatore è detto: Ισαπόστολος Κωνσταντίνος (isapostolos) in latino aequalis apostolis 29
Il Concilio di Nicea (325) - Costantino lo convocò per dirimere le dispute tra cristiani (spec. l’eresia ariana, che negava la divinità di Cristo); - Lo presiedette perché era pontifex maximus; fu una delle prime manifestazioni di «cesaropapismo», cioè di dipendenza dell’autorità religiosa cristiana da quella politica. 30
L’«intollerante» religione di Stato di Teodosio 380, Editto di Tessalonica […] Considerando che gli altri, persone prive di intelletto, professano un’eresia innominabile e negando che le loro adunanze possano assumere il nome di Chiesa, auspichiamo che questi vengano puniti […]. (Corpus Theodosianum XVI, 1.2) 31
D’altronde Teodosio non fu mai troppo “tollerante”… Ad esempio: • nel 390 massacrò dei rivoltosi a Tessalonica; • nel 392 abolì i giochi olimpici (per gli storici un atto di «bigottismo»). P. P. Rubens, La strage di Tessalonica (390 d.C.) 32
La letteratura latina cristiana • La letteratura cristiana fu apologetica, cioè di difesa del cristianesimo dalle accuse dei pagani, fino alla concessione della libertà di culto (spiccano, tra gli altri, Tertulliano, Minucio Felice, Cipriano, Arnobio, Lattanzio…); • Poi parliamo di patristica, perché i maggiori esponenti della latinità cristiana del IV secolo d.C. e oltre (Agostino, Ambrogio, Gerolamo…) sono comunemente detti «padri della Chiesa». 33
La polemica tra Simmaco e Ambrogio 34
410 d.C. : accuse reciproche davanti al sacco di Roma Davanti al sacco di Roma ad opera dei Visigoti di Alarico nel 410 d.C., alcuni pagani accusarono i cristiani di esserne in qualche modo moralmente responsabili, in quanto distruttori della civiltà e della cultura classica. J. N. Silvestre, Il sacco di Roma (1890) 35
Latino cristiano, lingua “speciale” (L. Palmer) M. Mortarino M. Reali G. Turazza Primordia rerum (Loescher, vol. 3) 36
La risposta di Agostino… Agostino rifiuta con sdegno l’accusa, con una riflessione articolata in due punti. • Innanzi tutto i pagani non riconoscono che le chiese cristiane di Roma hanno nascosto durante il saccheggio molte persone, e che i barbari hanno risparmiato molte vite umane nel nome della comune religione cristiana. • Inoltre, dice che «la divina provvidenza [...] riforma radicalmente con le guerre i costumi corrotti degli individui e anche mette alla prova con tali sventure la vita lodevolmente onesta degli uomini e dopo averla provata o l’accoglie in un mondo migliore o la conserva ancora in questo mondo per altri compiti» (De civitate Dei 1, 2; trad. C. Carena). 37
… indica una mentalità nuova • Qualunque evento è dunque, nell’interpretazione teologica della storia qui suggerita, parte di un complessivo disegno divino, che porterà la «Città di Dio», dopo essere convissuta a lungo con quella terrena, al definitivo trionfo. • Tale prospettiva ci allontana dalla visione «romanocentrica» della storia, dominante da secoli; in un’ottica «universale» Agostino coinvolge invece ogni epoca e ogni civiltà, poiché il Dio dei cristiani appartiene a tutti, non a un popolo eletto o privilegiato: appartiene perfino ai pagani, che pertanto dovrebbero ringraziarlo e convertirsi. Siamo ormai vicini alla mentalità e alla temperie storica medievale: in questo periodo, infatti, sarà spesso la Chiesa a dire al potere politico quello che deve fare! 38
Da M. Reali, G. Turazza, C. Mizzotti, G. Corradi, M. Morazzoni, Le pietre parlano, Cittadini della Storia (Loescher editore) 39
Bibliografia di minima sul cristianesimo antico Generale: • F. Winkelmann, Il cristianesimo delle origini, Il Mulino, Bologna 2004 • G. Iossa, Il cristianesimo antico dalle origini al Concilio di Nicea, Carocci, Roma 2017 (11a edizione) • G. Filloramo, D. Mennozzi, Storia del cristianesimo, I. L’antichità, Laterza, Roma-Bari 2016 (8a edizione) • P. Mattei, Il cristianesimo antico, Il Mulino, Bologna 2020 Sui rapporti tra Stato e Cristianesimo: • P. Siniscalco, Il cammino di Cristo nell’impero romano, Laterza, Roma-Bari 2018 (4a edizione) • M. Sordi, I cristiani e l’impero romano. Nuova edizione riveduta e aggiornata, Jaca Book, Milano, 2011 40
Bibliografia ulteriore Su Costantino e Teodosio: • A. Donati, G. Gentili (a cura di), Costantino il Grande. La civiltà antica al bivio tra Occidente e Oriente, Catalogo della mostra (Rimini, 2005), Silvana Editoriale, Milano 2005 • A. Marcone, Costantino il Grande, Roma-Bari, Laterza, 2011 • G. Sena Chiesa (a cura di), Costantino 313 d.C. L’editto di Milano e il tempo della tolleranza. Catalogo della mostra (Milano, 2012- 2013), Electa, Milano 2012 • P. Scaglietti (a cura di), L’editto di Costantino, La vita felice, Milano 2013 (con anche il testo dell’editto di Teodosio) • A. Barbero, Costantino il vincitore, Salerno Editore, Roma 2016 • H. Leppin, Teodosio il Grande, Salerno editrice, Roma 2008 Sulla letteratura cristiana antica: J. Fontaine, La letteratura cristiana antica, Il Mulino, Bologna 2000 A. Piras, Storia della letteratura patristica, PFS, Cagliari 2008 41
Grazie dell’attenzione! 42
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