LE AVVENTURE DI PINOCCHIO - ovvero

Pagina creata da Claudio Franco
 
CONTINUA A LEGGERE
LE AVVENTURE DI PINOCCHIO - ovvero
LE AVVENTURE DI PINOCCHIO
                                                   ovvero
                       Le marachelle di un “boy fiorentino” con la tendenza a
                       sparare numerose frottole a ripetizione nascondendosi
                      dietro facili menzogne e a cui cresce il naso in rapporto a
                                         ogni bugia che dice.

Preambolo
 Maestro Ciliegia, falegname, trova un pezzo di legno, lo regala al suo amico Geppetto, il
 quale lo prende per fabbricarsi un burattino meraviglioso, di nome Pinocchio, che sappia
 ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali.
 Anche Giorgio I, re d’Italia e power broker, trova un pezzo della Leopolda, gli dà il nome
 di Presidente del Consiglio e lo regala agli italiani, i quali sono costretti a subire “un uomo
 sòla al comando”, con la sua magniloquenza, la sua autoesaltazione, la sua pomposità, la
 sua ciarlataneria. Napisan, ovvero re Giorgio, ha proprio trovato l’uomo forte della sua
 nuova Monarchia, un speedy gonzales della politica, che con stile da istrione smuove, apre
 nuovi orizzonti, promette, fa sperare e…prende in giro tutti con quella sua aria “sbarazzina
 e monella”.
 Ruggisce come un leone in patria, salvo poi all’estero fare il cagnolino, con la ciotola
 vuota in attesa di qualche bocconcino.

 Pinocchio racconta alla Fata dell'incontro con i briganti ma, quando lei gli chiede che fine
 abbiano fatto le monete d'oro, Pinocchio mente dicendo che le ha perse quando in realtà le
 ha in tasca, poi mente ancora aggiungendo che le ha perse nel bosco e infine mente una
 terza volta dicendo che in verità le ha inghiottite insieme alla medicina. A ogni bugia che
 dice, però, il suo naso si allunga sempre di più tanto da non permettergli più di girare la
 testa nella stanza.
 Anche il nostro (!) Matteo, il “conquistatore”, lo “spaccone”, il “bomba” (come lo
 chiamavano al liceo) le spara grosse e scivola spesso sulle bugie facendo grandi promesse
 per cercare di illudere gli italiani. Ma siccome non è l’abito che fa il monaco, come non è il
 mantello d’ermellino che fa il re, ben presto viene smascherata la nullità e la mancanza di
 valori del nostro (!) boy. Infatti ben presto la realtà è un amaro risveglio.

 Geppetto insegna a Pinocchio a camminare ma lui, da birbante qual è, combina le prime
 monellerie e scappa subito in strada inseguito dal padre.
 Anche il fonzie Matteo appena preso il potere le combina grosse.

Capitolo 1 - Il rinnovo del Contratto Collettivo di lavoro del comparto scuola.
 Sono ormai sette anni che il contratto di 3 milioni e 200mila dipendenti pubblici è scaduto.
 Il Governo lede i diritti fondamentali, costituzionalmente riconosciuti, dei lavoratori
 pubblici, imponendo il blocco dei contratti, delle progressioni economiche e della
contrattazione sulla parte
 non solo stipendiale, ma anche normativa. Ed infatti contro questo blocco si è pronunciata
 la CORTE COSTITUZIONALE con la sentenza 178 dello scorso luglio.
 Al riguardo Renzi fa ”orecchie da mercante” e quindi se ne parlerà nel corso di questo anno
 2016. Per sanare invece gli anni di mancato rinnovo contrattuale ed il blocco degli scatti di
 anzianità il Governo nella Legge di Stabilità ha stanziato 219 milioni di euro, sempre a
 decorrere dall’anno 2016: 5 euro lordi di aumento. Un’offesa, un insulto, una insolenza, una
 vergogna, una provocazione. È una vera e propria presa in giro! Infatti il nostro moderno
 Robin Hood avrà pensato: la Corte Costituzionale mi obbligherebbe a fare i contratti, ma
 non mi dice quanto. Ed allora io ti do 5 euro e raggiro la sentenza.
 Per adeguare le retribuzioni, per riconoscere il valore dell'anzianità e per recuperare anche
 quanto si è perso negli ultimi sette anni di blocco occorrerebbero dai 90 ai 150 euro al mese.
 Ma all’orizzonte c’ è anche la questione del riordino dei comparti di contrattazione e ciò
 può essere una scusa per far slittare ancora di più il rinnovo dei contratti.

Capitolo 2 – Legge 107/15: La Buona Scuola ovvero La Scuola alla Buona
 Il reale disagio e la delusione su molti aspetti di questa pseudo riforma sono sentimenti
 condivisi ampiamente dalla maggior parte del personale della scuola. In questa legge non vi
 è un chiaro riferimento ai principi della scuola come “funzione fondamentale dello Stato”,
 non vi è il riconoscimento di una reale autonomia e funzione sociale dell’insegnamento, non
 vi è alla base un’offerta formativa di qualità, non vi è una vera serietà degli studi basata
 sull’impegno e la responsabilità degli studenti anche rispetto alla loro valutazione da parte
 dei docenti, non vi è alcuna concreta valorizzazione dell’essenziale funzione educatrice dei
 docenti, non vi è alcun impegno per restituire al personale della scuola quella dignità sociale
 che merita, non vi è un chiaro superamento della distinzione dell’organico di diritto e di
 fatto.
 Giustamente il nostro segretario generale prof. Marco Paolo Nigi ha dichiarato: “La legge
 non ha corrisposto alle attese, non ha introdotto quegli elementi dinamici e di
 modernizzazione nel suo funzionamento, come l’apertura pomeridiana fuori dell’orario
 scolastico nelle modalità da noi proposte, non ha risolto antiche questioni”.
 La proposta dello SNALS-CONFSAL di garantire un'apertura delle strutture scolastiche
 oltre l'orario strettamente riservato alle lezioni è volta a creare spazi e tempi per offrire altre
 opportunità formative e creative ai giovani, dove potevano essere previste anche esperienze
 nelle imprese, al di fuori dell'orario curricolare ed anche nei mesi estivi.
 Può essere veramente una misura di sistema dove il maggiore impegno dei docenti deve
 trovare un preciso riferimento contrattuale e retributivo.

Capitolo 3 - Immissioni in ruolo.
 Il piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola, tanto decantato dal Governo Renzi,
 alla fine si è rivelato deludente: le stabilizzazioni sono state la metà di quelle annunciate in
 pompa magna un anno prima. Si parlava di 150mila assunzioni, di svuotamento totale delle
 GAE, di cancellazione definitiva delle supplenze e di docenti aggiuntivi assegnati alle
 scuole in base alle reali esigenze delle istituzioni scolastiche. Ed invece nelle GaE ci sono
 ancora decine di migliaia di insegnanti, le assunzioni sono state circa 85mila e nelle scuole
 continuano ad esserci i supplenti, che però non sempre ricevono lo stipendio in modo
 regolare.
Inoltre le immissioni in ruolo sono state gestite male e con poca trasparenza, mentre un
 piano pluriennale e ben più consistente avrebbe evitato disagi alle persone e alle scuole e
 avrebbe limitato maggiormente il precariato.
 Irragionevole è poi l’esclusione dal piano straordinario delle assunzioni del personale
 docente della scuola dell’Infanzia, del personale ATA e di una vasta tipologia di docenti
 precari con idonei requisiti.
 Vi è stata inoltre una totale disattenzione nei confronti di tutte le istituzioni educative e del
 loro personale.
 Per questo lo SNALS-CONFSAL ha presentato apposito ricorso al TAR Lazio.
 Contestualmente è stata presentata alla Corte di Giustizia europea la questione
 dell’esclusione dei docenti abilitati con servizio superiore ai tre anni.
 Anche il concorso a cattedra è stato organizzato senza riserve per i precari e chiuso ai
 giovani laureati, malgrado le sentenze definitive dei Tar dicano il contrario.
 L’organico potenziato (48mila insegnanti: tra i 5 e gli 8 in più ad istituto) poi si sta
 rivelando un flop, perché per lo più non si è tenuto conto delle richieste delle scuole. Un
 esempio eclatante a Torino: in un istituto professionale di Meccanica sono stati inviati otto
 docenti, ma ben sei sono dell’area artistica.

Capitolo 4 – Il Comitato per la valutazione dei docenti
 Gli indicatori sulla base dei quali il comitato per la valutazione dovrebbe individuare i
 criteri per la valorizzazione dei docenti sono del tutto generici e mettono in evidenza
 l’accozzaglia tra tre elementi che invece devono essere considerati in modo differenziato:
 anzianità, merito e produttività.
 Nella “Buona Scuola” non v’è traccia né dell'esperienza professionale né dell'anzianità
 acquisita.
 Per il duo Renzi/Giannini sono elementi da non considerare.
 Per il merito ci si riferisce sia al singolo docente sia al gruppo di docenti. I risultati poi sono
 connessi non solo agli studenti ma anche all'istituzione scolastica.
 Infine la produttività è collegata ai risultati ottenuti in relazione al potenziamento delle
 competenze degli alunni e dell'innovazione didattica e metodologica, nonché della
 collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche
 didattiche, alle responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella
 formazione del personale.
 Per stabilire a chi assegnare il misero “bonus” con questo zibaldone di criteri intrisi di
 superficialità ci vuole proprio un saggio con una mente eccelsa. Ma Renzi ha pensato anche
 a ciò e l’ha trovato: il preside manager, che da solo con saggezza e sapienza giudicherà chi
 premiare, non trascurando ovviamente (e mi pare giusto!!!) di gratificare i suoi “fedeli”
 collaboratori.
 Se poi i criteri varieranno da scuola a scuola e determineranno divisioni all’interno del
 corpo docente, se il comitato non ha adeguate competenze, beh sono quisquiglie senza
 molta importanza: il preside sceriffo risolverà tutto con ….quella autorità ricevuta dal
 Principe.
 Lo SNALS-CONFSAL pertanto sta valutando le condizioni giuridiche per avversare
 legalmente le norme riguardanti la valutazione dei docenti, contenute nel comma 129 della
 legge 107.
Capitolo 5 - Libertà d’insegnamento
 La Buona Scuola non valorizza sufficientemente l'autonomia delle scuole e mette in
 pericolo la libertà di insegnamento. La scuola è considerata un servizio e al servizio degli
 utenti/clienti che possono esprimere un gradimento. Infatti nel Comitato per la valutazione
 dei docenti è prevista la partecipazione di due rappresentanti dei genitori, ma nel secondo
 ciclo, uno è sostituito da un rappresentante degli studenti. Il fatto che gli alunni e i loro
 genitori valutino i docenti è un modo per irridere l’autorevolezza degli insegnanti e la
 meritocrazia, due valori che stanno alla base di una scuola seria.

Capitolo 6 - Formazione in servizio
 I 500 euro messi in busta paga per l'aggiornamento costituiscono un atto di pura propaganda
 elettorale.
 Renzi lo ha definito un atto di fiducia nei confronti dei docenti, una fiducia così profonda da
 richiedere "scontrini e riscontri", costringendo le scuole ad altra burocrazia e altri controlli,
 peraltro costosi per l'amministrazione.
 Se l’aggiornamento è considerato un obbligo da parte dei docenti, ciò presuppone però
 anche l’obbligo dello Stato, come datore di lavoro, di individuare obiettivi, risorse,
 strumenti, modalità e condizioni per un aggiornamento utile a chi lo riceve e non alle varie
 agenzie ed enti che lo erogano.
 Incomprensibile infine l’esclusione di tutti i supplenti (come degli Ata, degli educatori e dei
 dirigenti scolastici) dall’accesso al bonus di formazione da 500 euro.

Capitolo 7 - Alternanza scuola-lavoro.
 Nella Legge 107/15 vi sono delle norme sull’alternanza scuola-lavoro, ma a giudizio dello
 SNALS- CONFSAL non nei termini appropriati. È necessario un modello che integri
 maggiormente le realtà produttive negli istituti tecnici e professionali, ma ciò non può
 avvenire sottraendo 400 ore alla didattica. Le ore mattutine dedicate alla didattica devono
 restare invariate. La scuola può restare aperta tutto il giorno proprio per le attività
 complementari e propedeutiche all’avviamento al lavoro. Solo così si potrà costruire una
 classe di lavoratori competente e in grado di reagire positivamente alle sfide di un mercato
 del lavoro sempre più esigente.
 Occorre una scuola che istruisca e che avvii al mondo lavoro, non in cui ci si parcheggi per
 anni senza ricavarne un’identità e un progetto per il proprio futuro.

Capitolo 8 – Università
 La legge di stabilità ha confermato come l’istruzione e la formazione non siano tra le
 priorità di investimento di questo Governo. Infatti ha aggiunto 55 milioni al fondo
 integrativo statale per le borse di studio, ma già dall’anno prossimo diventeranno 5, a fronte
 di una necessità di almeno 200 milioni. Anche il Fondo di Finanziamento Ordinario resta a
 livelli bassissimi e l’edilizia universitaria subisce tagli.
 Infine il reclutamento dei 500 docenti per merito, che potranno essere assunti anche in
 assenza di abilitazione scientifica nazionale, non solo contraddice la legge vigente, ma
 costituisce una vera e propria disparità di trattamento.
Capitolo 9 – 500 euro ai neo maggiorenni.
 Non è certo il modo giusto per promuovere la cultura, per investire sulla formazione e sul
 futuro dei giovani: anche questa è un’altra becera manovra elettorale, una captatio
 benevolentiae verso i neo elettori. La vera necessità è quella di poter disporre di fondi
 strutturali per poter organizzare quei servizi utili ai giovani.

Capitolo 10 – Edilizia scolastica
 I fondi previsti non sono affatto sufficienti. Renzi, nel suo discorso di insediamento, aveva
 parlato di priorità assoluta per la messa a norma di tutti edifici scolastici. Un’altra delle
 tante promesse non mantenute, perché si è ancora lontani dalla realizzazione di questo
 obiettivo e le risorse stanziate non garantiscono una soluzione efficace per tutte le scuole.

Capitolo 11 - Sindacato
 Nell'antico Egitto, nel 1100 avanti Cristo, ci fu uno sciopero dei lavoratori addetti alla
 costruzione dei templi di Tebe e ce ne fu un altro per la piramide di Cheope: si ribellarono
 perché volevano il cibo che era stato promesso e gli unguenti per difendersi dal sole.
 Spontaneamente era nata una prima forma di sindacalismo in difesa dei lavoratori.
 Perciò il Renzi stile Marchionne non pensi di poter mettere nell’angolo il sindacato
 persistendo in un atteggiamento di non riconoscimento del suo ruolo, con gravi rischi per la
 democrazia e la coesione sociale. Il rottamatore fiorentino non si illuda: dovrà rassegnarsi a
 fare i conti con i sindacati, non potrà sottarsi al confronto democratico e dialettico con le
 parti sociali. Imponendo il blocco dei contratti, delle progressioni economiche e della
 contrattazione sulla parte non solo stipendiale ma anche normativa si ledono i diritti
 fondamentali, costituzionalmente riconosciuti, dei lavoratori pubblici.
 La cosiddetta "Buona Scuola" unilateralmente modifica le condizioni dei lavoratori della
 scuola e dei docenti, inserendo premi - addirittura decisi da organi monocratici – ed altri
 elementi accessori che dovevano invece essere oggetto di contrattazione nazionale. La
 sottrazione di materie alla negoziazione è un’inaccettabile forzatura. Infatti la Consulta
 recentemente si è pronunciata in proposito affermando che il contratto collettivo è il solo
 strumento che contempera in maniera efficace e trasparente gli interessi contrapposti delle
 parti e concorre a dare concreta attuazione al principio di proporzionalità della retribuzione:
 garantisce la parità di trattamento dei lavoratori ed è anche fattore propulsivo della
 produttività e del merito. Proprio per i principi che la Corte Costituzionale afferma è
 indispensabile che la contrattazione torni ad essere centrale per la parte normativa, in
 materia di orario di lavoro e per le dinamiche stipendiali.
 Perciò Renzi non faccia il finto tonto.

Conclusione
 Pinocchio viene perdonato dalla Fata Turchina per tutte le monellerie che ha fatto e
 finalmente cessa d’essere un burattino e diventa un ragazzino perbene.
 Il Quaquaraqua (alias Matteo Renzi) invece non si ravvede, imperturbabilmente continua a
 combinare “monellerie”, persiste diabolicamente nelle sue cattive azioni. Pertanto non
 avrà il perdono degli italiani e neppure il privilegio di trasformarsi da burattino col naso
 lungo in un ragazzo perbene, in un buon boy scout!
  Ed allora non resta altro da fare: rottamarlo!

 Milano 23 gennaio 2016
Puoi anche leggere