La scuola in Italia Verso dove? - Usmi Nazionale

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La scuola in Italia

                                                                                     DOSSIER
                                                                                               Stupiti del suo insegnamento
                         Verso dove?
                            ERNESTO DIACO

   M
                entre anche gli ulti-        meri della scuola paritaria, che
                mi studenti delle            vanta 939mila studenti in 13.500
                superiori affrontano         scuole: una fetta che vale più del
la prova orale dell’esame di “ma-            dieci per cento della popolazione
turità”, e un altro anno scolastico          scolastica complessiva.
viene così consegnato agli archivi,               Siamo davanti a una macchina
si può tentare un’analisi dello sta-         complessa, che molti esitano a de-
to di salute della scuola italiana,          finire ingovernabile. Eppure ogni
con un occhio – naturalmente –               anno, di questi tempi, chiusi defi-
già al prossimo settembre.                   nitivamente i registri, si percepisce
    Per farlo, occorre uno sguardo           il senso di una missione compiuta.
molto ampio: nelle circa 9.000               Con grande fatica, non c’è dub-
scuole statali del nostro Paese (ar-         bio, ma anche con soddisfazione e
ticolate in quasi 60.000 sedi) stu-          non raramente con nostalgia. La
diano 7,8 milioni di alunni, sud-            parola che riempie di più i giorna-
divisi in 350.000 classi. Quasi uno          li, quando si occupano di scuola,
su dieci, 746mila in tutto, sono             è però un’altra: emergenza. Quella
quelli con cittadinanza non italia-          dell’edilizia e quella del bullismo,
na; a 217mila ammonta il numero              del cosiddetto “valzer delle catte-
dei disabili. Gli insegnanti sono            dre” e della dispersione scolastica.
750mila, di cui 120mila di soste-            A questo proposito, ecco altri nu-
gno. A questi dati vanno aggiunti            meri da tenere d’occhio: i ragazzi
i 150mila allievi dell’istruzione e          che abbandonano anzitempo gli
formazione professionale e i nu-             studi sono il 15%, in drastico calo

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rispetto al 38% di venticinque an-             to limitate agli istituti professiona-
DOSSIER
          Stupiti del suo insegnamento
                                         ni fa, ma pur sempre al di sopra               li. Il rodaggio non ha nascosto ri-
                                         della media europea, che si assesta            tardi e ostacoli, ma si tratta co-
                                         all’11%. Fa riflettere anche la per-           munque di un’occasione per apri-
                                         centuale di quindicenni che non                re le scuole al territorio e
                                         raggiungono le competenze mini-                sperimentare nuove modalità for-
                                         me in lettura e in matematica, pari            mative.
                                         rispettivamente al 20% e al 23%.                    Chi continua invece ad essere
                                         E ancora: poco più di un bambino               sottovalutata è l’istruzione e la for-
                                         su dieci riesce ad andare al nido e            mazione professionale. A ormai
                                         per quel che riguarda il tempo pie-            quindici anni dalla legge 53/2003,
                                         no, questo è assente nel 68% delle             che l’ha riconosciuta parte inte-
                                         classi nella scuola primaria.                  grante del sistema educativo na-
                                             Sotto i riflettori è in particolare        zionale, è ancora lontano l’obiet-
                                         la legge 107/2015, approvata nel               tivo di un’offerta formativa strut-
                                         luglio di due anni fa con l’etichet-           turata, diffusa e consolidata in
                                         ta di “Buona Scuola”, a cui sono               tutto il Paese. E questo nonostante
                                         seguiti nella primavera scorsa 8               i risultati dei percorsi offerti appa-
                                         decreti attuativi su materie quali             iono largamente positivi, sia in
                                         la formazione dei docenti, gli esa-            termini di successo formativo sia
                                         mi di stato, il sistema di educazio-           dal punto di vista dell’occupabilità
                                         ne e istruzione dalla nascita fino ai          degli allievi che ne usufruiscono.
                                         sei anni. Gli esiti più appariscenti                Occupabilità è in effetti una
                                         di questo ulteriore massiccio inter-           delle parole che ricorrono di più
                                         vento legislativo hanno finora ri-             nella scuola di oggi, insieme con
                                         guardato l’immissione in ruolo di              innovazione tecnologica e valuta-
                                         oltre 100mila insegnanti e la con-             zione del merito. Se la prima si ri-
                                         seguente forte mobilità dei docen-             ferisce alle speranze di sbocchi la-
                                         ti da una regione all’altra. Per gli           vorativi che il diploma sembra as-
                                         studenti dell’ultimo triennio delle            sicurare con meno certezze rispetto
                                         superiori, la “buona scuola” è in-             al passato, la digitalizzazione è ciò
                                         vece sinonimo di “alternanza                   su cui si punta con grande sicurez-
                                         scuola-lavoro”. Si tratta dell’am-             za. Come sempre, si tratta di un fe-
                                         pliamento e diffusione in tutti gli            nomeno ambivalente, che non va
                                         indirizzi delle esperienze in passa-           mitizzato come se potesse risolvere
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tutti i problemi di apprendimento.                 Da questo punto di vista, un

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                                                                                                   Stupiti del suo insegnamento
Sarebbe però limitato un approc-              prezioso correttivo potrebbe giun-
cio che non riconoscesse, nella sfi-          gere dalla crescente importanza
da digitale, l’opportunità per una            che i pedagogisti contemporanei
didattica centrata più sulla persona          vanno dedicando alle “soft skill”,
che sui contenuti, più sulla colla-           ossia quelle competenze che qua-
borazione che sulla logica frontale,          lificano la persona per la sua inte-
più sull’interdisciplinarietà e sul-          razione positiva con gli altri, le
l’inclusione.                                 qualità interiori e relazionali, la
    A questo punto sorge un’osser-            precisione e l’ordine, l’apertura
vazione che potrà apparire para-              mentale e l’attitudine solidale.
dossale: ci si è scagliati con forza,              Che cosa si chiede oggi alla
negli anni scorsi, contro il proget-          scuola? Cultura? Sicurezza? Rela-
to politico che intendeva ridefini-           zioni? Formazione personale? Edu-
re la scuola italiana attorno a tre           cazione? Protezione? Lavoro? Va ri-
“i” (inglese, informatica, impresa);          levato che le attese sono molto di-
cambiati gli attori politici, quello          verse. Il punto più critico del
che sta avvenendo non è poi mol-              nostro sistema, tutto sommato, è la
to distante da tale approccio: nella          debolezza dell’alleanza tra scuola,
scuola prendono sempre più spa-               famiglia e società. All’atto dell’iscri-
zio lo studio delle lingue straniere,         zione viene siglato, è vero, il patto
le nuove tecnologie e l’orienta-              di corresponsabilità educativa, ma
mento al lavoro. Resta in piedi,              in tanti casi resta un gesto simboli-
inoltre, l’accusa di aver sottoposto          co, a cui non segue – da entrambe
il nostro sistema educativo a una             le parti – un effettivo riconosci-
forte aziendalizzazione, dove l’ero-          mento e coinvolgimento reciproco.
gazione di abilità e competenze                    È un aspetto, questo, a cui ri-
tecniche finisce con il prevalere             servano invece grandi energie le
sulla formazione dell’essere uma-             scuole cattoliche. Come tutto il
no in senso pieno, complice anche             mondo delle scuole paritarie, pe-
una mentalità diffusa secondo cui             rò, anch’esse devono fare i conti
“la scuola non serve a niente”, per           con un sistema nazionale incom-
citare il titolo di un fortunato li-          piuto, in cui la parte non statale si
bro di Andrea Bajani di qualche               trova penalizzata da diversi punti
anno fa.                                      di vista. In tutti i paesi europei, ad
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eccezione dell’Italia e della Grecia,         te le sfumature, chiare e scure.
DOSSIER
          Stupiti del suo insegnamento
                                         è assicurato alla scuola non statale          Nei 96 atenei italiani studiano e
                                         un sostegno economico pubblico                lavorano circa 1,7 milioni di stu-
                                         che permette alle famiglie di eser-           denti, 55mila docenti e 45mila
                                         citare la scelta della scuola a parità        impiegati nel settore tecnico e
                                         di condizioni.                                amministrativo. Nel complesso, si
                                             “In Italia, invece, il costo della        tratta di un mondo vasto e com-
                                         scuola paritaria è a carico delle fa-         plesso, interessato negli ultimi an-
                                         miglie che la scelgono, sostenen-             ni da numerose riforme, che si so-
                                         done integralmente i costi nella              no però susseguite in maniera
                                         scuola secondaria e al 70-80% nel-            confusa, tanto da ingenerare in-
                                         le scuole dell’infanzia e primaria.           certezza e perpetuare un senso ge-
                                         Questa condizione rappresenta un              nerale di sfiducia nei confronti
                                         ostacolo rilevantissimo all’esercizio         del sistema universitario.
                                         della libera scelta educativa, oltre              L’ultimo rapporto Istat registra
                                         che una grave discriminazione di              alcuni segnali positivi: il 2015 ha
                                         quei cittadini che, scegliendo la             visto un lieve incremento della
                                         scuola paritaria, si trovano a pagare         quota di popolazione con elevato
                                         due volte, con le rette e con le tas-         titolo di studio (diplomati e lau-
                                         se, il servizio di istruzione pubbli-         reati) e un’ugualmente lieve ridu-
                                         co”. Così si esprimeva, nel giugno            zione di quanti abbandonano pre-
                                         scorso, il Consiglio nazionale della          cocemente gli studi. Nello stesso
                                         scuola cattolica in un documento              anno è tornato a crescere la per-
                                         che guardava in realtà all’intero si-         centuale di passaggio dei giovani
                                         stema educativo italiano, auspican-           diplomati dalla scuola all’univer-
                                         done un’evoluzione in tre direzioni           sità, attestatasi al 50,3%. Dietro
                                         fondamentali: quella dell’autono-             alle statistiche nazionali si celano
                                         mia, della parità e della libertà di          però ancora forti divari fra le di-
                                         scelta educativa.                             verse aree geografiche: l’Istat do-
                                                                                       cumenta che, stando ai principali
                                         Luci e ombre                                  indicatori sull’istruzione e la for-
                                         dell’Università in Italia                     mazione, la forbice tra il Mezzo-
                                            Anche il quadro della condi-               giorno e le altre aree del Paese non
                                         zione in cui versa l’Università nel           accenna a diminuire, anzi in alcu-
                                         nostro Paese richiede di usare tut-
                                                                                  40
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ne fasce d’età si registra un leggero             Un giudizio impietoso sulle at-

                                                                                       DOSSIER
                                                                                                 Stupiti del suo insegnamento
aumento.                                      tuali dinamiche universitarie è
    Autorevoli stime dicono che               quello di Roberto Violi, professore
avremmo bisogno di un maggior                 all’Università di Cassino: “Il do-
numero di laureati: l’Italia si posi-         cente universitario era un tempo
ziona oggi al penultimo posto tra             uno studioso che trasmetteva il
i paesi OCSE per numero di lau-               suo sapere agli studenti. Oggi il
reati sul totale della popolazione.           docente ha tre doveri fondamen-
Inoltre, il sistema universitario ita-        tali: produrre pubblicazioni, svol-
liano prevede oggi che ci si possa            gere l’attività didattica e assumere
laureare in circa 1300 discipline             impegni di terza missione, vale a
diverse, segno di un’ampia plura-             dire prendere iniziative di promo-
lità culturale, ma anche fonte di             zione e di visibilità del proprio
grande smarrimento nei giovani                ateneo e procacciare finanziamenti
rispetto alle scelte sia in entrata           della ricerca”.
che durante il corso di studi. Il tas-            La cosiddetta “terza missione”
so di migrazione da un corso ad               dell’università avrebbe ben altro
un altro si attesta sul 15% per gli           scopo: è infatti l’espressione con
studenti dei corsi triennali:                 cui si descrive la responsabilità che
l’orientamento costituisce perciò             gli atenei rivestono per la crescita,
un tema centrale nella vita univer-           culturale e sociale, del territorio in
sitaria, e non solo agli inizi.               cui sorgono. “Il lessico corrente
    Chi ce la fa a laurearsi trova            nelle università – prosegue Violi –
poi lavoro? Le statistiche dicono             dove è tutto un fiorire di innova-
che un anno dopo il consegui-                 zione, di offerte, di erogazione, di
mento del titolo risulta occupato             prodotti, di presidi di qualità, ri-
il 66% di chi ha ottenuto una lau-            flette passivamente una logica
rea triennale e il 70% di chi è in            dell’impresa che è l’esatto contra-
possesso della laurea magistrale,             rio dell’originalità culturale che
percentuale che sale all’86% se si            dovrebbe fare dell’università e di
contano gli occupati nei primi                tutta l’istruzione uno dei fattori
cinque anni dalla laurea. Ciò che             costitutivi della società e della cit-
le cifre però non rivelano è se il la-        tadinanza… Ciò che è entrato in
voro raggiunto sia coerente col               forte sofferenza è l’università come
percorso di studi compiuto.
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comunità umana e scientifica di               dovuta attenzione e operando le
DOSSIER
          Stupiti del suo insegnamento
                                         studenti e di docenti”.                       scelte necessarie.
                                             Nonostante queste e altre con-                 Come ricordavano di recente,
                                         traddizioni – e gli scandali che la           sul quotidiano “Avvenire”, Leo-
                                         stampa non manca di segnalare –               nardo Becchetti e Giuseppe No-
                                         l’università italiana è, ancor oggi,          velli, docente e rettore dell’Uni-
                                         in grado di dare una sufficiente e            versità di Roma Tor Vergata,
                                         non di rado buona preparazione a              “l’istruzione contribuisce in modo
                                         chi la affronta seriamente e la sa            molto significativo al capitale so-
                                         vivere con responsabilità. Ne è               ciale, favorendo la costruzione di
                                         conferma il fatto che, nei concorsi           virtù sociali e invisibili, come fi-
                                         europei e anche al di fuori del               ducia e cooperazione che sono le
                                         continente, i laureati italiani sono          premesse per la creazione di valore
                                         apprezzati e si dimostrano spesso             economico e sociale”. Un investi-
                                         migliori dei loro colleghi stranieri.         mento in questo settore, dunque,
                                         Ma il punto è proprio qui: un si-             è sempre destinato a produrre
                                         stema formativo sostanzialmente               frutti.
                                         ancora buono non trova sempre
                                         sbocchi congruenti nella ricerca né                                  Ernesto Diaco
                                         nel mondo della professione. Ne                CEI - Direttore dell’Ufficio nazionale
                                         risulta una sorta di “debolezza” del                                per l’educazione,
                                         livello formativo più alto, nei con-                          la scuola e l’università
                                                                                                             Via Aurelia, 468
                                         fronti del quale non si sta, se non
                                                                                                              00165 ROMA
                                         in misura parziale, prestando la                        Tel. 06 66398231 - fax 06
                                                                                                                    66398224

                                                                                 42
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