L'antifascismo torinese e la causa spagnola nel secondo Dopoguerra
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Trayectorias literarias hispánicas: tradición, innovación y nuevos paradigmas, pp. 315-328 L’antifascismo torinese e la causa spagnola nel secondo Dopoguerra Alessio Bottai Università degli Studi di Torino 1. Introduzione Il regime franchista sopravvisse alla stagione della seconda guerra mondiale e alla sconfitta del nazifascismo. Per quanti avevano nutrito la speranza che la vittoria degli Alleati avrebbe portato alla caduta del regime del caudi- llo la fine della guerra rappresentò un duro colpo. L’Organizzazione delle Nazioni Unite nel dicembre del 1946 approvò una risoluzione nella quale raccomandava il ritorno a un regime democratico e chiedeva il ritiro degli ambasciatori degli altri paesi dalla Spagna, ma negli anni successivi, nel contesto internazionale della Guerra fredda, divenne chiaro che gli Stati Uniti non avrebbero osteggiato il regime franchista. Lo scenario internazionale in cui si mosse la diplomazia spagnola fu caratterizzato dalla necessità di trovare una legittimità, un riconoscimento da parte del blocco occidentale. La storiografia sulle relazioni diplomatiche, culturali ed economiche tra la Spagna e i paesi del blocco occidentale ha messo in risalto le strategie impiegate dal regime franchista per legittimarsi agli occhi del mondo libero e democratico. La Spagna, insieme al Porto- AISPI Edizioni, 2019 315 ISBN: 978-88-907897-8-6
AISPI Edizioni gallo, nell’Europa occidentale rappresentava una sorta di eccezione, per la mancanza di libertà. All’interno del quadro europeo occidentale, in questa sede, ci soffermiamo sulle complesse relazioni politiche e culturali che Spa- gna e Italia mantennero nel periodo 1945-1975. In particolare l’interesse è rivolto all’azione politica e culturale di quello che è stato definito “anti- franchismo italiano” (Muñoz Soro, Treglia 2012: 85), cioè delle pressioni esercitate da parte di movimenti, partiti, sindacati, intellettuali, cittadini nei confronti della politica del franchismo, con il chiaro scopo di screditar- ne la legittimità agli occhi degli altri paesi europei. La storia dell’antifran- chismo italiano è una storia di solidarietà. In questo breve saggio si traccia un quadro dell’antifranchismo torinese, cioè delle azioni, dei protagonisti e delle motivazioni che spinsero alla solidarietà nei confronti della causa antifranchista spagnola. 2. I primi anni del Dopoguerra La guerra civile spagnola ha rappresentato un momento fondamentale della storia contemporanea e, per certi versi, un crocevia politico per l’antifascismo europeo, in generale, e italiano, in particolare. Migliaia di antifascisti ita- liani parteciparono come volontari alla guerra civile al fianco del bando re- publicano, dal luglio del 1936 al marzo 1939. La vittoria dei nacionalistas e l’instaurazione del regime dittatoriale di Francisco Franco che durò fino alla sua morte, nel novembre del 1975, suscitarono nell’antifascismo italiano molto scoramento. Alla fine della seconda guerra mondiale, quanti avevano combattuto nella guerra civile contro Franco e quanti avevano preso parte alla Resistenza in Italia o in altri paesi europei, erano accomunati dall’idea che la Spagna dovesse essere liberata dalla dittatura. Tra la fine degli anni Quaranta e la fine degli anni Cinquanta le voci che si levarono per contesta- re l’ingiustizia rappresentata dal persistere della dittatura, e per denunciare il carattere liberticida del governo spagnolo, furono soprattutto quelle di coloro che percepivano la politica europea e statunitense di riavvicinamento nei confronti di Franco come un attacco agli ideali dell’antifascismo e della lotta resistenziale. In questo primo decennio del Dopoguerra le denunce e le critiche nei confronti della dittatura franchista non raggiunsero una 316
Trayectorias literarias hispánicas: tradición, innovación y nuevos paradigmas dimensione propriamente di massa, ma fu significativa la nascita di alcune associazioni, come il Movimento Spagna Libera libertario, repubblicano e socialista di Milano e come la formazione del Comitato Nazionale Spagna Libera promosso e guidato dal PCI nel 1948. In ambito torinese, ma con un respiro nazionale, è interessante il caso di Aldo Garosci, ex-combattente volontario in Spagna con le formazioni GL (Pipitone 2017: 96-109), al fianco di Carlo Rosselli. Garosci mantenne negli anni nei confronti della causa spagnola un interesse e un attaccamento costante, che si concretizzò già a partire dalla seconda metà degli anni Quaranta in una ricca attività giornalistica ed editoriale del “testimone col piglio dello storico” (Pipitone 2017: 300). Garosci si occupò, da un lato, di raccontare le vicende della guerra civile spagnola e, in particolare, quelle da lui vissute, come membro delle formazioni GL, dall’altro, però, denunciò il regime franchista e criticò la politica dei paesi occidentali nei confronti dello stesso regime, frutto del clima della guerra fredda in chiave antisovietica. Nel quotidiano Italia socia- lista, da lui diretto, pubblicò diversi articoli sulla violenta repressione delle opposizioni da parte del governo spagnolo. Quanto la memoria divisa sulle vicende della guerra civile spagnola fosse ancora viva e sentita in Italia lo dimostra l’episodio che coinvolse lo stesso intellettuale piemontese, allorché fu portato in tribunale con l’accusa di diffamazione da parte di Arconoval- do Bonaccorsi. Garosci in un articolo apparso su Italia socialista accusava Bonaccorsi, squadrista noto con il soprannome di “Boia di Maiorca”, per i crimini atroci di cui si era reso responsabile durante l’occupazione delle Baleari da parte del Corpo Truppe Volontari italiano (Garosci 1948). Il processo ebbe luogo dal 1949 al 1950 e si concluse con l’assoluzione per Garosci, anche grazie all’intervento di notevoli personalità politiche dell’esilio antifranchista, come Manuel de Irujo, nazionalista basco e mem- bro di alcuni governi durante la guerra civile, Carles Pi Sunyer, sindaco di Barcellona nel 1936-1937, e Federica Montseny, una delle maggiori leader del movimento libertario spagnolo. Tre anarchici realizzarono un attentato a Genova nel dicembre del 1949, occupando il consolato spagnolo nel capoluogo ligure (Novarino 1993). Lo stesso Garosci testimoniò al processo in favore degli anarchici, ricordando come tale gesto fosse scaturito dalla necessità di denunciare la mancanza delle libertà fondamentali, tra cui quella di parola. I due processi furono un 317
AISPI Edizioni primo momento di incontro tra Garosci e l’esilio antifranchista, i cui frutti si sarebbero visti negli anni successivi. Garosci, insieme ad altri intellettua- li, nel corso degli anni Cinquanta entrò in contatto con alcuni esponenti dell’esilio antifranchista, come Jorge Semprún Gurrea, padre dello scrittore Jorge Semprún, membro del governo della seconda repubblica e del gover- no spagnolo in esilio. Garosci contribuì a dare vita a una rete di rapporti tra gli intellettuali democratici e progressisti italiani e l’esilio antifranchista in Italia. Soprattutto se paragonata a quella successiva, a partire dalla fine degli anni Cinquanta e inizio degli anni Sessanta, questa prima fase non fu caratterizzata da una rete di rapporti ben strutturata e le iniziative prese in difesa della democrazia e della libertà del popolo spagnolo in Italia ebbero un carattere sporadico e discontinuo. 3. L’antifranchismo italiano e torinese si organizza In Italia alcuni accadimenti di politica interna spagnola, come le mobilita- zioni universitarie del 1956, fecero aumentare l’interesse per le vicende ibe- riche. Oltre a ciò alcuni cambiamenti di carattere internazionale (la morte di Stalin e la relativa distensione dei rapporti tra i due blocchi dopo la denuncia dei crimini di Stalin da parte di Cruscev) e nazionale (l’inizio dell’esperi- mento politico che avrebbe portato al governo del centro-sinistra nel 1963) favorirono un crescente interessamento dell’opinione pubblica, dei maggiori partiti della sinistra italiana e dei sindacati nei confronti della Spagna. Tra il 1956 e il 1959 furono pubblicati libri fondamentali per la rico- struzione della memoria della partecipazione italiana al conflitto contro il fascismo europeo durante la guerra civile spagnola: Le brigate internazionali in Spagna, Roma, Editori Riuniti, 1956 (di Luigi Longo, dirigente delle Brigate internazionali in Spagna); Spagna, Roma, L’avanti, 1959 (di Pietro Nenni, leader socialista e combattente nella guerra del 1936-1939); Gli in- tellettuali alla guerra di Spagna, Einaudi, Torino, 1959 (di Garosci). L’anti- franchismo italiano continuò, dopo vent’anni di quasi quiescenza (tranne le specificazioni di cui prima), la battaglia contro il fascismo europeo, iniziata nel 1936 (con l’intervento militare a fianco della Repubblica), con altri mezzi. Gli stessi protagonisti di questa fase di lotta culturale e politica si 318
Trayectorias literarias hispánicas: tradición, innovación y nuevos paradigmas posero chiaramente nell’ottica della continuità ideologica e simbolica nei confronti della Resistenza. Il messaggio era, apparentemente, semplice: il fascismo era stato sconfitto nel 1945, ma la Spagna (e, in questo senso, anche il Portogallo) non erano state liberate dal giogo fascista. Il regime franchista per quanto si potesse sforzare, come stava facendo, per darsi un carattere più presentabile nei confronti dell’opinione pubblica dei paesi democratici occidentali, restava secondo questa visione post-resistenziale, macchiato da un peccato d’origine. Furono numerose pertanto le iniziative volte a denunciare il franchismo. Per esempio nel 1959 Bianca Guidetti Serra, avvocatessa penalista, atti- va nella Resistenza in Piemonte nei Gruppi di difesa della donna, compì un viaggio come rappresentante italiana della Federazione Internazionale delle Donne Democratiche “con l’incarico di compiere ufficiosamente, e nel limite del possibile ufficialmente, un’inchiesta sulla situazione delle persecuzioni franchiste con particolare riferimento alle detenute politiche” (Guidetti Serra 1961: 3). Il risultato di questo viaggio nelle carceri spagnole femminili fu un rapporto che venne consegnato alla Commissione dei Di- ritti Umani dell’ONU. Vediamo cosa scrisse sul suo diario Giorgio Agosti, ex-magistrato ed ex-partigiano nelle fila del Partito d’Azione in Piemonte, in data 13 novembre 1959: la Guidetti Serra ci racconta di uno straordinario viaggio fatto in Spagna con altre tre donne-avvocato per conto della Fédération des Femmes Démocratiques. Sono riuscite ad entrare in due carceri e a parlare con detenute politiche, e soprattutto hanno preso molti contatti con famiglie di detenuti e con avvocati che li difendono. La dittatura continua con la sua ferocia poliziesca e i suoi gesuitismi, e l’Europa accetta e dimentica, mentre sarebbe facile imporre a Franco, in cambio di aiuti eco- nomici che gli occorrono per sopravvivere, quanto meno un’amnistia politica. La sua posizione è in fondo meno facile di quella di Mussolini e l’autarchia non è più difendibile nel 1959. Ma l’Europa (e l’America) è ancora una volta tutta conserva- trice e Franco e Salazar durano (Agosti 2005: 159-60). Guidetti Serra partecipò come delegata italiana alla prima Conferenza dell’Europa occidentale per l’amnistia ai detenuti e agli esiliati politici spagnoli che si tenne nel marzo del 1961. All’inizio degli anni Sessanta sorsero diversi comitati che si pronevano il fine di informare l’opinione pubblica italiana su quanto stava accadendo in Spagna e di mettere in pra- 319
AISPI Edizioni tica azioni di denuncia nei confronti del governo iberico. In questi comitati un ruolo importante fu svolto da alcuni intellettuali torinesi, come Guidetti Serra e Garosci. L’avvocatessa torinese, sempre sensibile al problema della vita nelle carceri e alle lotte di liberazione dal fascismo (Spagna e Portogallo) e dal colonialismo (Algeria, Angola e Mozambico), prese parte negli anni a numerose iniziative finalizzate allo scopo di dimostrare solidarietà nei con- fronti dei detenuti, dei profughi e degli esiliati e insieme a Giorgio Agosti, a Carla Gobetti e ad altri amici che gravitavano intorno al Centro studi Piero Gobetti, fu tra i promotori del Comitato di solidarietà con i popoli oppres- si dal fascismo e dal colonialismo (Guidetti Serra 2009: 93-94). Il Centro Gobetti era un istituto culturale nato nel 1961 nella casa di Piero e Ada Go- betti a Torino, in via Fabro 6, dall’iniziativa di una parte dell’intellighenzia torinese democratica e progressista, con personaggi del calibro di Norberto Bobbio, Franco Antonicelli e Franco Venturi. L’antifascismo era ovviamen- te uno dei valori principali e fondanti del Centro Gobetti e, pertanto, non stupisce l’attenzione rivolta alla lotta antifranchista. 4. Gli anni Sessanta e Settanta: tra saltuarietà della protesta e continuità della solidarietà Nel corso degli anni Sessanta e nel decennio successivo, almeno fino alla morte di Franco nel novembre del 1975, alcuni avvenimenti spagnoli desta- rono l’interesse dell’opinione pubblica italiana: gli scioperi delle Asturie e il caso Jordi Conill i Vall (1962), l’uccisione di Julián Grimau (1963), il pro- cesso di Burgos (1971) furono alcune delle tappe importanti di questa mo- bilitazione di “massa” contro il regime franchista. Tali mobilitazioni sono ciò che emerge in superficie di una complessa rete di relazioni e rapporti che videro impegnati in questo quindicennio i maggiori partiti (PCI e PSI su tutti), i sindacati (CGIL, CISL e UIL), i vari comitati nati in solidarietà con la Spagna antifranchista e alcuni intellettuali (tra i quali Agosti, Garosci, Pietro Nenni e Luigi Longo). Non è possibile in questa sede essere esaustivi nella ricostruzione delle motivazioni specifiche di queste mobilitazioni, del- le dinamiche e dei contrasti tra le diverse organizzazioni, nonché dell’inte- ressante rete di relazioni che si instaurò con l’esilio spagnolo in Italia. 320
Trayectorias literarias hispánicas: tradición, innovación y nuevos paradigmas Nel 1961 per Bompiani fu pubblicato L’altra Spagna, di Angelo Del Boca, raccolta di articoli frutto dei viaggi che l’autore, giornalista e futuro storico del colonialismo italiano, compì come corrispondente della Gazzetta del Po- polo1 nella penisola iberica. Del Boca, ricordava che quel viaggio in Spagna, volto a incontrare e ascoltare non la Spagna ufficiale, ma quella che si oppo- neva alla dittatura, si era svolto in clandestinità (Del Boca 2008: 180). La direzione del PSI, di cui Del Boca era all’epoca militante, gli fornì una lista di personalità socialiste dell’opposizione da contattare, ma la sua indagine si ampliò e incontrò circa cinquanta oppositori di diversa tendenza poli- tica. Del Boca decise generosamente di devolvere ogni guadagno derivato dall’uscita del libro alla causa spagnola e per questo motivo fece introdurre nel contratto con Bompiani questa postilla: “si precisa inoltre che, con la presente, l’autore cede tutti i diritti che verranno a maturare per l’edizione italiana, e la vendita dei diritti d’autore all’estero di questa opera, all’Ente che si incarica di raccogliere i fondi a favore dei detenuti politici spagnoli”2. Il viaggio aveva l’obiettivo di raccogliere le notizie che non filtravano sui giornali italiani e documentare le reali condizioni di vita sotto Franco. E per farlo era necessario ascoltare l’altra Spagna, dar voce a quei racconti e a quelle esperienze che erano costrette al silenzio dalla propaganda e dalla repressione della dittatura. Il libro di Del Boca era accompagnato da una prefazione di Garosci. Sempre nel 1961 gli antifascisti torinesi diedero un forte segnale di ap- poggio alla causa antifranchista, con il viaggio compiuto dal gruppo dei Cantacronache nel mese di luglio. Questo gruppo di musicisti, composto da Margherita Galante Garrone (Margot), Lionello Gennero, Gianna Ger- mano Jona, Sergio Liberovici, Michele L. Straniero, Giorgio di Maria ed Emilio Jona, durante il viaggio per la Spagna, che durò ventiquattro giorni, raccolse e registrò le canzoni dell’opposizione alla dittatura. Questo mate- riale di grande interesse politico, storico e culturale fu poi pubblicato l’an- no successivo in un volume, per Einaudi, con il titolo Canti della nuova 1 Il primo articolo, che apparve sulla Gazzetta del Popolo il 29 gennaio 1961, aveva per titolo “L’altra faccia della Spagna”. 2 Lettera di Valentino Bompiani dell’11 aprile 1961, conservata tra le carte di Angelo Del Boca, in fase di ordinamento, presso il Centro di Documentazione Del Boca-Fekini (CDDF), Crodo (VB). 321
AISPI Edizioni resistenza spagnola3 (Liberovici, Straniero 1962). La magistratura italiana bloccò la distribuzione del libro e sia gli autori sia l’editore, Giulio Einaudi, furono oggetto di una condanna (Carrillo Linares 2012: 195-224). Nel 1962 diversi avvenimenti sconvolsero las aguas calmas della dittatura incidendo tanto sull’ordine interno alla Spagna come sulla sua posizio- ne internazionale (Vega García 2002: 17). Proprio a febbraio del 1962 il governo spagnolo aveva presentato una richiesta ufficiale di apertura di relazioni con la CEE nell’ottica di una successiva auspicata adesione al Mercato Comune. In giugno il Movimento Europeo aveva accolto a Mo- naco l’opposizione spagnola non comunista in un incontro che riuniva per la prima volta settori dell’opposizione interna e dell’esilio che fino ad allora erano stati divisi a causa delle differenti posizioni assunte durante la guerra del 1936-1939 e negli anni successivi (Bernecker 2002: 47-59). Tra maggio e giugno del 1962 si scatenò a partire dalle Asturie una ondata di scioperi e di proteste contro il regime di Franco, che coinvolse i minatori, gli operai e gli studenti estendendosi dalle Asturie a Vizcaya, a Madrid e a Barcellona. Il motivo che permette di sostenere che, a differenza delle azioni di protesta del decennio precedente, nel caso del 1962 ci si trovasse di fronte a qualcosa di nuovo e al contempo, dal punto di vista storiogra- fico, periodizzante, è l’estensione del malcontento in una Spagna dove le rivendicazioni legate alle condizioni di lavoro si legarono profondamente al malessere di carattere sociale e politico. Le aspettative aperte da tale movimento e la scossa che questo trasmise ai movimenti di opposizio- ne, dentro e fuori dalla Spagna, furono notevoli. Las huelgas ottennero la solidarietà, oltre che da parte degli studenti, anche di altri settori, come gli intellettuali, che avevano maggiore capacità di influenza sull’opinione pubblica in Spagna e fuori. Questo, ovviamente, preoccupò molto il regime franchista. Numerose furono in questa fase le prese di posizione da parte di intellettuali spagnoli, rendendo politicamente rilevante il fenomeno del dissenso intellettuale (Ysàs 2004: 47). Il 13 e 14 aprile del 1962 si celebrò un incontro internazionale per la libertà del popolo spagnolo a Roma, a Palazzo Brancaccio, organizzato dal Comitato Italiano per le manifestazioni celebrative dei Volontari della Li- 3 Una prima anticipazione del contenuto del libro uscì in Galante Garrone, Liberovici, Stra- niero 1961. 322
Trayectorias literarias hispánicas: tradición, innovación y nuevos paradigmas bertà accorsi in difesa della Repubblica Spagnola, il Comitato Italiano per la Libertà in Spagna (CILPS), in cui ebbe un ruolo organizzativo e di spicco lo stesso Garosci, insieme alla moglie Irene4. Questa segreteria convocò un “convegno di quanti sono interessati alla soluzione del problema spagnolo, per reclamare libertà alla Spagna e studia- re i mezzi efficaci per esprimere la loro solidarietà” (Resistenza 1962). All’in- contro parteciparono molte personalità dell’antifascismo italiano e anche dell’opposizione spagnola alla dittatura di Franco5. Nel convegno di Roma a Palazzo Brancaccio il Comitato Italiano concentrò su di sé l’impegnativo e ambizioso compito di svolgere da centro organizzativo in Italia delle future iniziative democratiche per la Spagna: la caratteristica di quel che si può fare per la Spagna nel periodo che ci si apre innan- zi è appunto questa estrema varietà di azioni e di solidarietà. […] E tutti possono fare qualcosa: raccogliere materiale e notizie, prendere contatti, far giungere la voce dei nostri paesi democratici (quella del “miracolo italiano”, che a noi può parere insufficiente, ma che per gli spagnoli è pur sempre il simbolo di una redenzione eco- nomica possibile attraverso la democrazia). Possono, i politici, lottare con i comizi, nelle assemblee di partito, per ottenere che Franco rimanga alla porta del M.E.C.; possono, professori e studenti, solidarizzare con professori e studenti spagnoli; pos- sono, gli apolitici, sottoscrivere per le vittime, aiutare gli intellettuali e gli operai, informarsi e informare (Garosci 1962: 2). A fine settembre un gruppo di anarchici italiani rapì il viceconsole spagnolo a Milano, Isu Elías, in segno di protesta per l’arresto e la possibile condanna a morte di Conill. Nei giorni successivi alla liberazione di Elías a Milano si tennero molte manifestazioni che fecero pressioni sul governo iberico per impedire la condanna. L’intervento internazionale fu decisivo per ottenere l’annullamento della condanna a morte di Conill. In Italia si era però creato 4 “Fanno parte del nuovo esecutivo, oltre al dr. Fausto Nitti, al prof. Aldo Garosci, all’on. Francesco Scotti, che già componevano il vecchio, la signora Margherita Bernabei del PSDI, l’on. Giuliano Paletta, il dr. Mammì del PRI, il dr. Altiero Spinelli, il dr. Giancarlo Vigorelli, il dr. Paolo Vittorelli del PSI. La segreteria è così composta: Erasmo Boiardi, Lucio Cecchini, signora Irene Garosci, signora Adriana Martelli e Lamberto Mercuri” (Resistenza 1962). 5 Questa informazione la ricaviamo dall’Elenco dei partecipanti all’incontro internazionale per la libertà del popolo spagnolo (13-14 aprile, Palazzo Brancaccio, Roma) organizzato dal CILPS, faldone C AG 76, fascicolo 1447, Fondo Aldo Garosci, Istoreto Torino. 323
AISPI Edizioni un clima di protesta nei confronti del regime di Franco, che riesplose allor- ché il 20 aprile del 1963 Julián Grimau, ex-dirigente comunista al tempo della guerra civile spagnola, fu giustiziato. L’esecuzione di Grimau rappre- sentò un duro colpo per il regime spagnolo, criticato da parte dell’opinione pubblica internazionale (Muñoz Soro 2013: 189). In Italia tale avvenimento ebbe una grande risonanza. L’esecuzione di Grimau scatenò proteste in tutta Italia e rappresentò un momento di rottura all’interno del mondo cattolico italiano, con alcune frange di esso che si dimostrarono critiche nei confronti del governo spagnolo. A Torino il mondo dell’antifascismo si trovò riunito, come sempre più spesso capitava, nella protesta contro l’operato di Madrid. In queste manifestazioni e in generale nella solidarietà con l’antifranchi- smo spagnolo fu notevole l’impulso del PCI, soprattutto grazie ai rapporti che esso intratteneva con il PCE. Le relazioni con l’esilio spagnolo furono molto attive, favorite dal fatto che alcuni dirigenti del PCE risiedettero in Italia per alcuni anni. Dal 1963 sempre a Roma si stampava Realidad, la rivista culturale del PCE in esilio. Di assoluto rilievo furono le relazioni tra il Partito Socialista Italiano (PSI) e il socialismo spagnolo, caratterizzato da una certa frammentazione. Ancora da indagare a fondo, ma non per questo meno importante, sono i rapporti tra la dirigenza nazionale del PSI e la diri- genza del PSOE negli anni Settanta, sino alla fine della dittatura e all’inizio della Transizione democratica. L’ambiente torinese socialista già dagli anni Sessanta fu attivo e partecipe nella ricerca di contatti con la galassia socia- lista iberica. Interessante in tal senso la vicenda di Nerio Nesi, dirigente d’azienda, poi presidente della Banca Nazionale del Lavoro, la cui adesione al PSI risaliva al 1961, lombardiano. Nesi all’inizio degli anni Settanta entrò in contatto con Enrique Tierno Galván, professore di Diritto, fondatore nel 1968 del Partido Socialista del Interior, dal 1974 nel Partido Socialista Popular, poi sindaco di Madrid (dal 1979 al 1986): fu lui infatti che, all’inizio degli anni Settanta, in casa di Norberto Bobbio a Torino, rivolse un appello agli intellettuali che erano presenti, affinché aiutassero, in qual- siasi modo, gli intellettuali spagnoli nella loro lotta contro il franchismo. Enrique Tierno Galván era un uomo affascinante e rimanemmo tutti colpiti dalle sue parole. Bobbio rispose a nome di tutti, e, rivolgendosi a me, disse: “Tu, più di altri, hai la possibilità di farlo”. Non dissi di no (Nesi 2015: 77). 324
Trayectorias literarias hispánicas: tradición, innovación y nuevos paradigmas Da allora Nesi diventò una sorta di ambasciatore del PSI presso il PSOE in clandestinità, diventando amico di alcuni dei maggiori esponenti socialisti protagonisti della Transizione democratica, come Felipe González e Alfonso Guerra (Nesi 2015: 69). Di non secondaria importanza furono i rapporti tra i sindacati italiani, in particolare CGIL, CISL e UIL e i sindacati spagnoli. In particolare ciò vale per Torino, città industriale par excellence nel contesto italiano, per via della presenza della Fiat. Le relazioni furono vive soprattutto tra Torino e Barcello- na, a causa del rapporto tra Fiat e Seat, soprattutto grazie ai rapporti tra CGIL e Comisiones Obreras (CC.OO.). Un episodio chiave della vitalità e dell’effi- cacia dell’antifranchismo italiano in chiave sindacale fu rappresentato dalle mobilitazioni di protesta del 1971 contro il processo di Burgos che vedeva coinvolti alcuni membri dell’ETA, che portarono alla nascita di un Comitato Sindacale Permanente CGIL-CISL-UIL a sostegno dei lavoratori spagnoli. 5. Conclusioni L’antifranchismo torinese, di cui qui abbiamo tracciato un profilo parzialmen- te esaustivo e sintetico, è caratterizzato da alcuni elementi di notevole rilie- vo. Il caso torinese è un caso specifico e di assoluto interesse per almeno due ragioni. La prima ragione è che Torino e il Piemonte rappresentano le varie anime dell’antifascismo resistenziale, e non soltanto di quelle legate alla cul- tura politica comunista e a quella cattolica, ma anche quella della borghesia democratica e progressista culturalmente e politicamente legata alla vicenda del Partito d’Azione e, successivamente al suo scioglimento nel 1947, alla ga- lassia post-azionista. È caratteristico di questo ambiente politico-culturale, del milieu post-azionista, la frammentarietà. Si tratta spesso di singole personalità o intellettuali che manifestano un certo interesse per le vicende spagnole e che si attivano in prima persona per aiutare singoli militanti spagnoli. Uno degli ambienti torinesi che accomuna alcuni dei principali protagonisti di questa vicenda è il Centro Gobetti (Bobbio, Agosti, Guidetti Serra, Garosci). La se- conda ragione è legata al carattere industriale del capoluogo piemontese, che lo rese un laboratorio privilegiato per quei tentativi di lotte congiunte, che videro i sindacati e i lavoratori italiani al fianco dei sindacati e dei lavoratori spagnoli. 325
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