L'antifascismo torinese e la causa spagnola nel secondo Dopoguerra

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Trayectorias literarias hispánicas: tradición, innovación y nuevos paradigmas, pp. 315-328

L’antifascismo torinese e la causa spagnola nel
secondo Dopoguerra

                                                                  Alessio Bottai
                                                 Università degli Studi di Torino

1. Introduzione

Il regime franchista sopravvisse alla stagione della seconda guerra mondiale
e alla sconfitta del nazifascismo. Per quanti avevano nutrito la speranza che
la vittoria degli Alleati avrebbe portato alla caduta del regime del caudi-
llo la fine della guerra rappresentò un duro colpo. L’Organizzazione delle
Nazioni Unite nel dicembre del 1946 approvò una risoluzione nella quale
raccomandava il ritorno a un regime democratico e chiedeva il ritiro degli
ambasciatori degli altri paesi dalla Spagna, ma negli anni successivi, nel
contesto internazionale della Guerra fredda, divenne chiaro che gli Stati
Uniti non avrebbero osteggiato il regime franchista.
    Lo scenario internazionale in cui si mosse la diplomazia spagnola fu
caratterizzato dalla necessità di trovare una legittimità, un riconoscimento
da parte del blocco occidentale. La storiografia sulle relazioni diplomatiche,
culturali ed economiche tra la Spagna e i paesi del blocco occidentale ha
messo in risalto le strategie impiegate dal regime franchista per legittimarsi
agli occhi del mondo libero e democratico. La Spagna, insieme al Porto-

AISPI Edizioni, 2019                                                                  315
ISBN: 978-88-907897-8-6
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gallo, nell’Europa occidentale rappresentava una sorta di eccezione, per la
mancanza di libertà. All’interno del quadro europeo occidentale, in questa
sede, ci soffermiamo sulle complesse relazioni politiche e culturali che Spa-
gna e Italia mantennero nel periodo 1945-1975. In particolare l’interesse
è rivolto all’azione politica e culturale di quello che è stato definito “anti-
franchismo italiano” (Muñoz Soro, Treglia 2012: 85), cioè delle pressioni
esercitate da parte di movimenti, partiti, sindacati, intellettuali, cittadini
nei confronti della politica del franchismo, con il chiaro scopo di screditar-
ne la legittimità agli occhi degli altri paesi europei. La storia dell’antifran-
chismo italiano è una storia di solidarietà. In questo breve saggio si traccia
un quadro dell’antifranchismo torinese, cioè delle azioni, dei protagonisti
e delle motivazioni che spinsero alla solidarietà nei confronti della causa
antifranchista spagnola.

2. I primi anni del Dopoguerra

La guerra civile spagnola ha rappresentato un momento fondamentale della
storia contemporanea e, per certi versi, un crocevia politico per l’antifascismo
europeo, in generale, e italiano, in particolare. Migliaia di antifascisti ita-
liani parteciparono come volontari alla guerra civile al fianco del bando re-
publicano, dal luglio del 1936 al marzo 1939. La vittoria dei nacionalistas e
l’instaurazione del regime dittatoriale di Francisco Franco che durò fino alla
sua morte, nel novembre del 1975, suscitarono nell’antifascismo italiano
molto scoramento. Alla fine della seconda guerra mondiale, quanti avevano
combattuto nella guerra civile contro Franco e quanti avevano preso parte
alla Resistenza in Italia o in altri paesi europei, erano accomunati dall’idea
che la Spagna dovesse essere liberata dalla dittatura. Tra la fine degli anni
Quaranta e la fine degli anni Cinquanta le voci che si levarono per contesta-
re l’ingiustizia rappresentata dal persistere della dittatura, e per denunciare
il carattere liberticida del governo spagnolo, furono soprattutto quelle di
coloro che percepivano la politica europea e statunitense di riavvicinamento
nei confronti di Franco come un attacco agli ideali dell’antifascismo e della
lotta resistenziale. In questo primo decennio del Dopoguerra le denunce
e le critiche nei confronti della dittatura franchista non raggiunsero una

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dimensione propriamente di massa, ma fu significativa la nascita di alcune
associazioni, come il Movimento Spagna Libera libertario, repubblicano e
socialista di Milano e come la formazione del Comitato Nazionale Spagna
Libera promosso e guidato dal PCI nel 1948. In ambito torinese, ma con
un respiro nazionale, è interessante il caso di Aldo Garosci, ex-combattente
volontario in Spagna con le formazioni GL (Pipitone 2017: 96-109), al
fianco di Carlo Rosselli. Garosci mantenne negli anni nei confronti della
causa spagnola un interesse e un attaccamento costante, che si concretizzò
già a partire dalla seconda metà degli anni Quaranta in una ricca attività
giornalistica ed editoriale del “testimone col piglio dello storico” (Pipitone
2017: 300). Garosci si occupò, da un lato, di raccontare le vicende della
guerra civile spagnola e, in particolare, quelle da lui vissute, come membro
delle formazioni GL, dall’altro, però, denunciò il regime franchista e criticò
la politica dei paesi occidentali nei confronti dello stesso regime, frutto del
clima della guerra fredda in chiave antisovietica. Nel quotidiano Italia socia-
lista, da lui diretto, pubblicò diversi articoli sulla violenta repressione delle
opposizioni da parte del governo spagnolo. Quanto la memoria divisa sulle
vicende della guerra civile spagnola fosse ancora viva e sentita in Italia lo
dimostra l’episodio che coinvolse lo stesso intellettuale piemontese, allorché
fu portato in tribunale con l’accusa di diffamazione da parte di Arconoval-
do Bonaccorsi. Garosci in un articolo apparso su Italia socialista accusava
Bonaccorsi, squadrista noto con il soprannome di “Boia di Maiorca”, per
i crimini atroci di cui si era reso responsabile durante l’occupazione delle
Baleari da parte del Corpo Truppe Volontari italiano (Garosci 1948).
   Il processo ebbe luogo dal 1949 al 1950 e si concluse con l’assoluzione
per Garosci, anche grazie all’intervento di notevoli personalità politiche
dell’esilio antifranchista, come Manuel de Irujo, nazionalista basco e mem-
bro di alcuni governi durante la guerra civile, Carles Pi Sunyer, sindaco di
Barcellona nel 1936-1937, e Federica Montseny, una delle maggiori leader
del movimento libertario spagnolo.
   Tre anarchici realizzarono un attentato a Genova nel dicembre del 1949,
occupando il consolato spagnolo nel capoluogo ligure (Novarino 1993). Lo
stesso Garosci testimoniò al processo in favore degli anarchici, ricordando
come tale gesto fosse scaturito dalla necessità di denunciare la mancanza
delle libertà fondamentali, tra cui quella di parola. I due processi furono un

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primo momento di incontro tra Garosci e l’esilio antifranchista, i cui frutti
si sarebbero visti negli anni successivi. Garosci, insieme ad altri intellettua-
li, nel corso degli anni Cinquanta entrò in contatto con alcuni esponenti
dell’esilio antifranchista, come Jorge Semprún Gurrea, padre dello scrittore
Jorge Semprún, membro del governo della seconda repubblica e del gover-
no spagnolo in esilio. Garosci contribuì a dare vita a una rete di rapporti
tra gli intellettuali democratici e progressisti italiani e l’esilio antifranchista
in Italia. Soprattutto se paragonata a quella successiva, a partire dalla fine
degli anni Cinquanta e inizio degli anni Sessanta, questa prima fase non fu
caratterizzata da una rete di rapporti ben strutturata e le iniziative prese in
difesa della democrazia e della libertà del popolo spagnolo in Italia ebbero
un carattere sporadico e discontinuo.

3. L’antifranchismo italiano e torinese si organizza

In Italia alcuni accadimenti di politica interna spagnola, come le mobilita-
zioni universitarie del 1956, fecero aumentare l’interesse per le vicende ibe-
riche. Oltre a ciò alcuni cambiamenti di carattere internazionale (la morte di
Stalin e la relativa distensione dei rapporti tra i due blocchi dopo la denuncia
dei crimini di Stalin da parte di Cruscev) e nazionale (l’inizio dell’esperi-
mento politico che avrebbe portato al governo del centro-sinistra nel 1963)
favorirono un crescente interessamento dell’opinione pubblica, dei maggiori
partiti della sinistra italiana e dei sindacati nei confronti della Spagna.
   Tra il 1956 e il 1959 furono pubblicati libri fondamentali per la rico-
struzione della memoria della partecipazione italiana al conflitto contro il
fascismo europeo durante la guerra civile spagnola: Le brigate internazionali
in Spagna, Roma, Editori Riuniti, 1956 (di Luigi Longo, dirigente delle
Brigate internazionali in Spagna); Spagna, Roma, L’avanti, 1959 (di Pietro
Nenni, leader socialista e combattente nella guerra del 1936-1939); Gli in-
tellettuali alla guerra di Spagna, Einaudi, Torino, 1959 (di Garosci). L’anti-
franchismo italiano continuò, dopo vent’anni di quasi quiescenza (tranne le
specificazioni di cui prima), la battaglia contro il fascismo europeo, iniziata
nel 1936 (con l’intervento militare a fianco della Repubblica), con altri
mezzi. Gli stessi protagonisti di questa fase di lotta culturale e politica si

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Trayectorias literarias hispánicas: tradición, innovación y nuevos paradigmas

posero chiaramente nell’ottica della continuità ideologica e simbolica nei
confronti della Resistenza. Il messaggio era, apparentemente, semplice: il
fascismo era stato sconfitto nel 1945, ma la Spagna (e, in questo senso,
anche il Portogallo) non erano state liberate dal giogo fascista. Il regime
franchista per quanto si potesse sforzare, come stava facendo, per darsi un
carattere più presentabile nei confronti dell’opinione pubblica dei paesi
democratici occidentali, restava secondo questa visione post-resistenziale,
macchiato da un peccato d’origine.
   Furono numerose pertanto le iniziative volte a denunciare il franchismo.
Per esempio nel 1959 Bianca Guidetti Serra, avvocatessa penalista, atti-
va nella Resistenza in Piemonte nei Gruppi di difesa della donna, compì
un viaggio come rappresentante italiana della Federazione Internazionale
delle Donne Democratiche “con l’incarico di compiere ufficiosamente,
e nel limite del possibile ufficialmente, un’inchiesta sulla situazione delle
persecuzioni franchiste con particolare riferimento alle detenute politiche”
(Guidetti Serra 1961: 3). Il risultato di questo viaggio nelle carceri spagnole
femminili fu un rapporto che venne consegnato alla Commissione dei Di-
ritti Umani dell’ONU. Vediamo cosa scrisse sul suo diario Giorgio Agosti,
ex-magistrato ed ex-partigiano nelle fila del Partito d’Azione in Piemonte,
in data 13 novembre 1959:

  la Guidetti Serra ci racconta di uno straordinario viaggio fatto in Spagna con altre
  tre donne-avvocato per conto della Fédération des Femmes Démocratiques. Sono
  riuscite ad entrare in due carceri e a parlare con detenute politiche, e soprattutto
  hanno preso molti contatti con famiglie di detenuti e con avvocati che li difendono.
  La dittatura continua con la sua ferocia poliziesca e i suoi gesuitismi, e l’Europa
  accetta e dimentica, mentre sarebbe facile imporre a Franco, in cambio di aiuti eco-
  nomici che gli occorrono per sopravvivere, quanto meno un’amnistia politica. La
  sua posizione è in fondo meno facile di quella di Mussolini e l’autarchia non è più
  difendibile nel 1959. Ma l’Europa (e l’America) è ancora una volta tutta conserva-
  trice e Franco e Salazar durano (Agosti 2005: 159-60).

Guidetti Serra partecipò come delegata italiana alla prima Conferenza
dell’Europa occidentale per l’amnistia ai detenuti e agli esiliati politici
spagnoli che si tenne nel marzo del 1961. All’inizio degli anni Sessanta
sorsero diversi comitati che si pronevano il fine di informare l’opinione
pubblica italiana su quanto stava accadendo in Spagna e di mettere in pra-

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tica azioni di denuncia nei confronti del governo iberico. In questi comitati
un ruolo importante fu svolto da alcuni intellettuali torinesi, come Guidetti
Serra e Garosci. L’avvocatessa torinese, sempre sensibile al problema della
vita nelle carceri e alle lotte di liberazione dal fascismo (Spagna e Portogallo)
e dal colonialismo (Algeria, Angola e Mozambico), prese parte negli anni a
numerose iniziative finalizzate allo scopo di dimostrare solidarietà nei con-
fronti dei detenuti, dei profughi e degli esiliati e insieme a Giorgio Agosti, a
Carla Gobetti e ad altri amici che gravitavano intorno al Centro studi Piero
Gobetti, fu tra i promotori del Comitato di solidarietà con i popoli oppres-
si dal fascismo e dal colonialismo (Guidetti Serra 2009: 93-94). Il Centro
Gobetti era un istituto culturale nato nel 1961 nella casa di Piero e Ada Go-
betti a Torino, in via Fabro 6, dall’iniziativa di una parte dell’intellighenzia
torinese democratica e progressista, con personaggi del calibro di Norberto
Bobbio, Franco Antonicelli e Franco Venturi. L’antifascismo era ovviamen-
te uno dei valori principali e fondanti del Centro Gobetti e, pertanto, non
stupisce l’attenzione rivolta alla lotta antifranchista.

4. Gli anni Sessanta e Settanta: tra saltuarietà della protesta e
continuità della solidarietà

Nel corso degli anni Sessanta e nel decennio successivo, almeno fino alla
morte di Franco nel novembre del 1975, alcuni avvenimenti spagnoli desta-
rono l’interesse dell’opinione pubblica italiana: gli scioperi delle Asturie e il
caso Jordi Conill i Vall (1962), l’uccisione di Julián Grimau (1963), il pro-
cesso di Burgos (1971) furono alcune delle tappe importanti di questa mo-
bilitazione di “massa” contro il regime franchista. Tali mobilitazioni sono
ciò che emerge in superficie di una complessa rete di relazioni e rapporti che
videro impegnati in questo quindicennio i maggiori partiti (PCI e PSI su
tutti), i sindacati (CGIL, CISL e UIL), i vari comitati nati in solidarietà con
la Spagna antifranchista e alcuni intellettuali (tra i quali Agosti, Garosci,
Pietro Nenni e Luigi Longo). Non è possibile in questa sede essere esaustivi
nella ricostruzione delle motivazioni specifiche di queste mobilitazioni, del-
le dinamiche e dei contrasti tra le diverse organizzazioni, nonché dell’inte-
ressante rete di relazioni che si instaurò con l’esilio spagnolo in Italia.

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Trayectorias literarias hispánicas: tradición, innovación y nuevos paradigmas

Nel 1961 per Bompiani fu pubblicato L’altra Spagna, di Angelo Del Boca,
raccolta di articoli frutto dei viaggi che l’autore, giornalista e futuro storico
del colonialismo italiano, compì come corrispondente della Gazzetta del Po-
polo1 nella penisola iberica. Del Boca, ricordava che quel viaggio in Spagna,
volto a incontrare e ascoltare non la Spagna ufficiale, ma quella che si oppo-
neva alla dittatura, si era svolto in clandestinità (Del Boca 2008: 180). La
direzione del PSI, di cui Del Boca era all’epoca militante, gli fornì una lista
di personalità socialiste dell’opposizione da contattare, ma la sua indagine
si ampliò e incontrò circa cinquanta oppositori di diversa tendenza poli-
tica. Del Boca decise generosamente di devolvere ogni guadagno derivato
dall’uscita del libro alla causa spagnola e per questo motivo fece introdurre
nel contratto con Bompiani questa postilla: “si precisa inoltre che, con la
presente, l’autore cede tutti i diritti che verranno a maturare per l’edizione
italiana, e la vendita dei diritti d’autore all’estero di questa opera, all’Ente
che si incarica di raccogliere i fondi a favore dei detenuti politici spagnoli”2.
Il viaggio aveva l’obiettivo di raccogliere le notizie che non filtravano sui
giornali italiani e documentare le reali condizioni di vita sotto Franco. E
per farlo era necessario ascoltare l’altra Spagna, dar voce a quei racconti e
a quelle esperienze che erano costrette al silenzio dalla propaganda e dalla
repressione della dittatura. Il libro di Del Boca era accompagnato da una
prefazione di Garosci.
   Sempre nel 1961 gli antifascisti torinesi diedero un forte segnale di ap-
poggio alla causa antifranchista, con il viaggio compiuto dal gruppo dei
Cantacronache nel mese di luglio. Questo gruppo di musicisti, composto
da Margherita Galante Garrone (Margot), Lionello Gennero, Gianna Ger-
mano Jona, Sergio Liberovici, Michele L. Straniero, Giorgio di Maria ed
Emilio Jona, durante il viaggio per la Spagna, che durò ventiquattro giorni,
raccolse e registrò le canzoni dell’opposizione alla dittatura. Questo mate-
riale di grande interesse politico, storico e culturale fu poi pubblicato l’an-
no successivo in un volume, per Einaudi, con il titolo Canti della nuova

1
  Il primo articolo, che apparve sulla Gazzetta del Popolo il 29 gennaio 1961, aveva per titolo
“L’altra faccia della Spagna”.
2
  Lettera di Valentino Bompiani dell’11 aprile 1961, conservata tra le carte di Angelo Del
Boca, in fase di ordinamento, presso il Centro di Documentazione Del Boca-Fekini (CDDF),
Crodo (VB).

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resistenza spagnola3 (Liberovici, Straniero 1962). La magistratura italiana
bloccò la distribuzione del libro e sia gli autori sia l’editore, Giulio Einaudi,
furono oggetto di una condanna (Carrillo Linares 2012: 195-224).
   Nel 1962 diversi avvenimenti sconvolsero las aguas calmas della dittatura
incidendo tanto sull’ordine interno alla Spagna come sulla sua posizio-
ne internazionale (Vega García 2002: 17). Proprio a febbraio del 1962 il
governo spagnolo aveva presentato una richiesta ufficiale di apertura di
relazioni con la CEE nell’ottica di una successiva auspicata adesione al
Mercato Comune. In giugno il Movimento Europeo aveva accolto a Mo-
naco l’opposizione spagnola non comunista in un incontro che riuniva
per la prima volta settori dell’opposizione interna e dell’esilio che fino ad
allora erano stati divisi a causa delle differenti posizioni assunte durante la
guerra del 1936-1939 e negli anni successivi (Bernecker 2002: 47-59). Tra
maggio e giugno del 1962 si scatenò a partire dalle Asturie una ondata di
scioperi e di proteste contro il regime di Franco, che coinvolse i minatori,
gli operai e gli studenti estendendosi dalle Asturie a Vizcaya, a Madrid e
a Barcellona. Il motivo che permette di sostenere che, a differenza delle
azioni di protesta del decennio precedente, nel caso del 1962 ci si trovasse
di fronte a qualcosa di nuovo e al contempo, dal punto di vista storiogra-
fico, periodizzante, è l’estensione del malcontento in una Spagna dove le
rivendicazioni legate alle condizioni di lavoro si legarono profondamente
al malessere di carattere sociale e politico. Le aspettative aperte da tale
movimento e la scossa che questo trasmise ai movimenti di opposizio-
ne, dentro e fuori dalla Spagna, furono notevoli. Las huelgas ottennero la
solidarietà, oltre che da parte degli studenti, anche di altri settori, come
gli intellettuali, che avevano maggiore capacità di influenza sull’opinione
pubblica in Spagna e fuori. Questo, ovviamente, preoccupò molto il regime
franchista. Numerose furono in questa fase le prese di posizione da parte
di intellettuali spagnoli, rendendo politicamente rilevante il fenomeno del
dissenso intellettuale (Ysàs 2004: 47).
   Il 13 e 14 aprile del 1962 si celebrò un incontro internazionale per la
libertà del popolo spagnolo a Roma, a Palazzo Brancaccio, organizzato dal
Comitato Italiano per le manifestazioni celebrative dei Volontari della Li-
3
 Una prima anticipazione del contenuto del libro uscì in Galante Garrone, Liberovici, Stra-
niero 1961.

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bertà accorsi in difesa della Repubblica Spagnola, il Comitato Italiano per
la Libertà in Spagna (CILPS), in cui ebbe un ruolo organizzativo e di spicco
lo stesso Garosci, insieme alla moglie Irene4.
   Questa segreteria convocò un “convegno di quanti sono interessati alla
soluzione del problema spagnolo, per reclamare libertà alla Spagna e studia-
re i mezzi efficaci per esprimere la loro solidarietà” (Resistenza 1962). All’in-
contro parteciparono molte personalità dell’antifascismo italiano e anche
dell’opposizione spagnola alla dittatura di Franco5. Nel convegno di Roma
a Palazzo Brancaccio il Comitato Italiano concentrò su di sé l’impegnativo e
ambizioso compito di svolgere da centro organizzativo in Italia delle future
iniziative democratiche per la Spagna:

    la caratteristica di quel che si può fare per la Spagna nel periodo che ci si apre innan-
    zi è appunto questa estrema varietà di azioni e di solidarietà. […] E tutti possono
    fare qualcosa: raccogliere materiale e notizie, prendere contatti, far giungere la voce
    dei nostri paesi democratici (quella del “miracolo italiano”, che a noi può parere
    insufficiente, ma che per gli spagnoli è pur sempre il simbolo di una redenzione eco-
    nomica possibile attraverso la democrazia). Possono, i politici, lottare con i comizi,
    nelle assemblee di partito, per ottenere che Franco rimanga alla porta del M.E.C.;
    possono, professori e studenti, solidarizzare con professori e studenti spagnoli; pos-
    sono, gli apolitici, sottoscrivere per le vittime, aiutare gli intellettuali e gli operai,
    informarsi e informare (Garosci 1962: 2).

A fine settembre un gruppo di anarchici italiani rapì il viceconsole spagnolo
a Milano, Isu Elías, in segno di protesta per l’arresto e la possibile condanna
a morte di Conill. Nei giorni successivi alla liberazione di Elías a Milano si
tennero molte manifestazioni che fecero pressioni sul governo iberico per
impedire la condanna. L’intervento internazionale fu decisivo per ottenere
l’annullamento della condanna a morte di Conill. In Italia si era però creato

4
   “Fanno parte del nuovo esecutivo, oltre al dr. Fausto Nitti, al prof. Aldo Garosci, all’on.
Francesco Scotti, che già componevano il vecchio, la signora Margherita Bernabei del PSDI,
l’on. Giuliano Paletta, il dr. Mammì del PRI, il dr. Altiero Spinelli, il dr. Giancarlo Vigorelli,
il dr. Paolo Vittorelli del PSI. La segreteria è così composta: Erasmo Boiardi, Lucio Cecchini,
signora Irene Garosci, signora Adriana Martelli e Lamberto Mercuri” (Resistenza 1962).
5
  Questa informazione la ricaviamo dall’Elenco dei partecipanti all’incontro internazionale
per la libertà del popolo spagnolo (13-14 aprile, Palazzo Brancaccio, Roma) organizzato dal
CILPS, faldone C AG 76, fascicolo 1447, Fondo Aldo Garosci, Istoreto Torino.

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un clima di protesta nei confronti del regime di Franco, che riesplose allor-
ché il 20 aprile del 1963 Julián Grimau, ex-dirigente comunista al tempo
della guerra civile spagnola, fu giustiziato. L’esecuzione di Grimau rappre-
sentò un duro colpo per il regime spagnolo, criticato da parte dell’opinione
pubblica internazionale (Muñoz Soro 2013: 189). In Italia tale avvenimento
ebbe una grande risonanza. L’esecuzione di Grimau scatenò proteste in tutta
Italia e rappresentò un momento di rottura all’interno del mondo cattolico
italiano, con alcune frange di esso che si dimostrarono critiche nei confronti
del governo spagnolo. A Torino il mondo dell’antifascismo si trovò riunito,
come sempre più spesso capitava, nella protesta contro l’operato di Madrid.
   In queste manifestazioni e in generale nella solidarietà con l’antifranchi-
smo spagnolo fu notevole l’impulso del PCI, soprattutto grazie ai rapporti
che esso intratteneva con il PCE. Le relazioni con l’esilio spagnolo furono
molto attive, favorite dal fatto che alcuni dirigenti del PCE risiedettero in
Italia per alcuni anni. Dal 1963 sempre a Roma si stampava Realidad, la
rivista culturale del PCE in esilio. Di assoluto rilievo furono le relazioni tra
il Partito Socialista Italiano (PSI) e il socialismo spagnolo, caratterizzato da
una certa frammentazione. Ancora da indagare a fondo, ma non per questo
meno importante, sono i rapporti tra la dirigenza nazionale del PSI e la diri-
genza del PSOE negli anni Settanta, sino alla fine della dittatura e all’inizio
della Transizione democratica. L’ambiente torinese socialista già dagli anni
Sessanta fu attivo e partecipe nella ricerca di contatti con la galassia socia-
lista iberica. Interessante in tal senso la vicenda di Nerio Nesi, dirigente
d’azienda, poi presidente della Banca Nazionale del Lavoro, la cui adesione
al PSI risaliva al 1961, lombardiano. Nesi all’inizio degli anni Settanta entrò
in contatto con Enrique Tierno Galván, professore di Diritto, fondatore
nel 1968 del Partido Socialista del Interior, dal 1974 nel Partido Socialista
Popular, poi sindaco di Madrid (dal 1979 al 1986):

  fu lui infatti che, all’inizio degli anni Settanta, in casa di Norberto Bobbio a Torino,
  rivolse un appello agli intellettuali che erano presenti, affinché aiutassero, in qual-
  siasi modo, gli intellettuali spagnoli nella loro lotta contro il franchismo. Enrique
  Tierno Galván era un uomo affascinante e rimanemmo tutti colpiti dalle sue parole.
  Bobbio rispose a nome di tutti, e, rivolgendosi a me, disse: “Tu, più di altri, hai la
  possibilità di farlo”. Non dissi di no (Nesi 2015: 77).

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Da allora Nesi diventò una sorta di ambasciatore del PSI presso il PSOE in
clandestinità, diventando amico di alcuni dei maggiori esponenti socialisti
protagonisti della Transizione democratica, come Felipe González e Alfonso
Guerra (Nesi 2015: 69).
  Di non secondaria importanza furono i rapporti tra i sindacati italiani, in
particolare CGIL, CISL e UIL e i sindacati spagnoli. In particolare ciò vale
per Torino, città industriale par excellence nel contesto italiano, per via della
presenza della Fiat. Le relazioni furono vive soprattutto tra Torino e Barcello-
na, a causa del rapporto tra Fiat e Seat, soprattutto grazie ai rapporti tra CGIL
e Comisiones Obreras (CC.OO.). Un episodio chiave della vitalità e dell’effi-
cacia dell’antifranchismo italiano in chiave sindacale fu rappresentato dalle
mobilitazioni di protesta del 1971 contro il processo di Burgos che vedeva
coinvolti alcuni membri dell’ETA, che portarono alla nascita di un Comitato
Sindacale Permanente CGIL-CISL-UIL a sostegno dei lavoratori spagnoli.

5. Conclusioni

L’antifranchismo torinese, di cui qui abbiamo tracciato un profilo parzialmen-
te esaustivo e sintetico, è caratterizzato da alcuni elementi di notevole rilie-
vo. Il caso torinese è un caso specifico e di assoluto interesse per almeno due
ragioni. La prima ragione è che Torino e il Piemonte rappresentano le varie
anime dell’antifascismo resistenziale, e non soltanto di quelle legate alla cul-
tura politica comunista e a quella cattolica, ma anche quella della borghesia
democratica e progressista culturalmente e politicamente legata alla vicenda
del Partito d’Azione e, successivamente al suo scioglimento nel 1947, alla ga-
lassia post-azionista. È caratteristico di questo ambiente politico-culturale, del
milieu post-azionista, la frammentarietà. Si tratta spesso di singole personalità
o intellettuali che manifestano un certo interesse per le vicende spagnole e che
si attivano in prima persona per aiutare singoli militanti spagnoli. Uno degli
ambienti torinesi che accomuna alcuni dei principali protagonisti di questa
vicenda è il Centro Gobetti (Bobbio, Agosti, Guidetti Serra, Garosci). La se-
conda ragione è legata al carattere industriale del capoluogo piemontese, che lo
rese un laboratorio privilegiato per quei tentativi di lotte congiunte, che videro
i sindacati e i lavoratori italiani al fianco dei sindacati e dei lavoratori spagnoli.

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Bibliografia citata

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