L'andamento delle local utilities in Italia - OSSERVATORIO ECONOMICO SUI SERVIZI PUBBLICI LOCALI
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OSSERVATORIO ECONOMICO SUI SERVIZI PUBBLICI LOCALI
L’andamento delle local utilities in Italia
Sintesi
In collaborazione con
Confservizi e Unicredit Corporate Banking
Napoli, 4 marzo 2011Anche nel 2009, in controtendenza rispetto alla contrazione segnata dal PIL
nazionale del 5,1% che ha investito i comparti produttivi più importanti del nostro
paese, il valore della produzione delle local utilities segna una crescita dell’1,7%
rispetto al 2008 (seppur minore rispetto agli anni precedenti).
Questa minore sensibilità alla crisi è da porre in relazione con le caratteristiche dei
servizi e con la struttura patrimoniale di tali imprese che possono contare sia su una
domanda rigida e sia su una struttura dell’attivo composta soprattutto da impieghi
produttivi, rendendo tali imprese meno esposte a fenomeni speculativi.
Per tale motivo, le local utilities esercitano un ruolo anticiclico in quanto tendono a
mantenersi lungo un trend di sviluppo che può ridimensionarsi ma non interrompersi
drasticamente.
Anche i dati al 30 settembre 2010 evidenziano una ripresa dei servizi pubblici locali,
segnando un recupero del fatturato delle imprese quotate mediamente del 6,3%
rispetto allo stesso periodo 2009, dovuto in misura rilevante al comparto energetico.
Alle porte di una riforma dei servizi pubblici locali tesa ad incentivare la
contendibilità del mercato, diventa quanto mai importante comprendere la
consistenza economica dei soggetti gestori e le eventuali differenze a livello
L’andamento delle
territoriale e settoriale.
utilities associate
Concentrando l’analisi sui dati di bilancio 2009, si stima un valore della produzione
a Confservizi nel
delle local utilities associate a Confservizi di 35 miliardi di euro.
2009 e nel 2010
Il 62% del fatturato proviene dalle imprese multiutility che generano un fatturato
complessivo di 21,8 miliardi di euro. La maggiore dimensione delle multiutility
dipende soprattutto dalla presenza delle imprese quotate che raggiungono una
dimensione economica di 17,2 miliardi di euro.
Da ciò emerge che la crescita delle utilities non è stata omogenea tra le imprese, non
avendo interessato tutti i comparti allo stesso modo, ma prevalentemente alcune
imprese di medio/grandi dimensioni che in questi anni hanno consolidato la propria
posizione attraverso operazioni straordinarie (legate all’acquisizione di altre local
utilities di piccole e medie dimensioni e ad affidamenti di nuovi comuni) ed
attraverso operazioni industriali legate al rafforzamento del proprio ciclo produttivo
(nel settore energetico e dei rifiuti, ad esempio).
L’obiettivo delle local utilities è stato quello di sfruttare le economie di scala
derivanti dalla centralizzazione di alcune funzioni di costo e dalla ricerca di una
massa dimensionale rilevante indotta da logiche industriali dirette ad intensificare e
rafforzare gli impianti legati al ciclo produttivo. Si è infatti assistito in questi anni a
processi di integrazione verticale, oltre che orizzontale, volti a rafforzare la presenza
delle stesse imprese nei processi di produzione a monte oltre che a valle della filiera.
La ripartizione del fatturato a livello territoriale, anche nel 2009, come negli anni
precedenti, evidenzia la diffusione del processo di societarizzazione dei servizi
pubblici locali nel Centro - Nord Italia ed in misura più limitata del Mezzogiorno.
In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 2La differenza territoriale consiste, non solo nella dimensione economica delle
utilities, ma anche nella diversa tipologia delle imprese radicate nei territori.
Infatti, si osserva che le local utilities del Mezzogiorno operano prevalentemente nei
settori labour intensive del trasporto pubblico locale e dei rifiuti, dove l’elemento
occupazionale è centrale per garantire il funzionamento del servizio, diventando così
un contenitore per garantire i livelli occupazionali nel territorio di riferimento.
Nelle aree del Centro – Nord Italia, invece, sono presenti sia multiutility che
monoservizio con caratteristiche societarie ed industriali molto diverse: si passa
infatti dai gruppi industriali quotati in borsa, che vantano un bacino di utenza su
scala regionale ad imprese di piccole e medie dimensioni operanti nei territori di
riferimento, sia labour che capital intensive.
Un discorso a parte riguarda il ruolo delle local utilities nelle aree metropolitane dei
comuni capoluogo di regione: in questo caso vi è una maggiore presenza di imprese,
indipendentemente dalla collocazione geografica. La necessità di un’organizzazione
con una struttura imprenditoriale dei servizi pubblici diventa, infatti, fondamentale
nelle aree territoriali più popolate, al fine di garantire le funzioni di coordinamento
dei servizi di pubblica utilità, più complesse nei bacini ad alta densità demografica.
L’impatto sul L’impatto delle local utilities nel contesto territoriale può essere stimato
territorio dei analizzando l’incidenza del valore della produzione delle utilities sul Prodotto
servizi pubblici Interno Lordo (PIL).
locali Tale dato permette di cogliere la sostanziale differenza del radicamento delle utilities
nei territori di riferimento. Se infatti a livello nazionale, nel 2009 le local utilities
associate a Confservizi1 rappresentano il 2,3% del PIL nazionale, si rilevano valori
completamente diversi considerando i dati regionali.
La maggiore incidenza si rileva nel Nord Est pari al 3,4% e nel Nord Ovest pari al 3%,
dove c’è la più alta concentrazione delle local utilities quotate in borsa.
Nel Centro Italia, il valore della produzione sul PIL è pari all’1,9% (anche per la
presenza di Acea), mentre nel Mezzogiorno il valore della produzione è pari allo 0,8%
del PIL, confermando la limitata presenza di tali imprese nel tessuto economico
produttivo locale (a prescindere da valutazioni qualitative del servizio e dalle
performance economiche).
Il processo imprenditoriale ha quindi investito solo una parte del paese dove la
cultura imprenditoriale è diffusa, mentre nel Mezzogiorno le utilities hanno ancora
dimensioni modeste per diventare catalizzatori di competenze.
Le analisi mostrano che lo sviluppo imprenditoriale dei servizi pubblici non è
uniforme nel contesto territoriale, sia in termini di dimensioni economiche che di
performance, anche se la presenza di realtà imprenditoriali risulta un elemento
centrale per lo sviluppo industriale dei servizi.
1
Local utilities operanti nei settori energetici, ambientali, idrici e nel trasporto pubblico locale.
In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 3Graf.1. Incidenza del Valore della Produzione delle local utilities sul PIL regionale e
nazionale, 2009
(valori percentuali)
5,0% 4,6%
4,5%
3,8%
4,0%
3,5% 3,2% 3,1%
3,0% 2,4% 2,5%
2,2% 2,3%
2,5% 1,9%
2,0% 1,4% 1,4%
1,3%
1,5% 0,9%
0,9% 0,6%
1,0% 0,6% 0,5% 0,5%
0,5% 0,2% 0,03%
0,0%
VP/PIL
Fonte: elaborazione Nomisma su dati AIDA – Bureau Van Dijk e Istat, 2009
Tab.1. Incidenza del Valore della Produzione delle local utilities sul PIL nazionale e
ripartizionale, 2009
(valori in milioni di euro)
Valore PIL
Macro aree Produzione regionale VP/PIL
Nord Ovest 14.165 480.139 3,0%
Nord Est 11.694 342.856 3,4%
Centro 6.513 334.450 1,9%
Sud 2.730 361.960 0,8%
Italia 35.103 1.520.870 2,3%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati AIDA – Bureau Van Dijk e Istat, 2009
In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 4L’Osservatorio sui Servizi Pubblici Locali 2010
L’Osservatorio sui Servizi Pubblici Locali curato da Nomisma, in collaborazione con
Confservizi e Unicredit Corporate Banking, nell’edizione 2010, ha come oggetto
principale l’analisi dello stato e delle prospettive di sviluppo delle imprese pubbliche
locali, localizzate nelle diverse aree territoriali dell’Italia, e delle strategie di sviluppo
dei servizi pubblici locali nel Mezzogiorno.
Nella prima parte dello studio viene presentata l’analisi delle aziende pubbliche locali
sul piano economico, finanziario e patrimoniale, con l’obiettivo di valutare la
dipendenza dell’economicità aziendale in base al modello di gestione attuato, al tipo
di servizio erogato ed al territorio servito. I dati, estrapolati dal database di Aida
Bureau Van Dijk sono aggiornati al 2008. L’analisi di trend 2006-2008 è effettuata
utilizzando un sotto campione composto da 336 imprese.
L’analisi comprende anche una stima dell’impatto della gestione dei servizi pubblici
locali sulla finanza locale, con specifico riferimento alle entrate e alle spese correnti
dei comuni.
La prima parte dello studio è dedicata ad un focus sulle strategie di sviluppo delle
local utilities, attraverso un’indagine qualitativa effettuata su un gruppo di imprese
per approfondire:
• il livello di dinamismo imprenditoriale in termini di performance economica
Osservatorio 2010:
e riposizionamento strategico delle imprese pubbliche locali, anche per
struttura della
settori di attività;
ricerca
• l’analisi dei modelli proprietari e dell’organizzazione della struttura
imprenditoriale in vista degli annunciati affidamenti mediante gara;
• lo stato di liquidità ed i fabbisogni di finanziamento necessari per la crescita
della gestione corrente e per la gestione degli investimenti;
• il rapporto con gli istituti bancari attuale e in termini prospettici;
La seconda parte del rapporto comprende un focus sui servizi pubblici locali nel
Mezzogiorno, evidenziando gli obiettivi di servizio predisposti nell’ambito del Quadro
Strategico Nazionale (QSN). La nuova programmazione, relativa all’impiego dei fondi
comunitari per il periodo 2007-2013, attribuisce un’importanza rilevante al
rafforzamento dell’offerta dei servizi pubblici locali nel Mezzogiorno. Con il
meccanismo degli obiettivi di servizio si riconoscono le premialità finanziarie da
attribuire alle otto regioni del Mezzogiorno. L’analisi approfondisce lo stato di
avanzamento degli obiettivi fissati nel settore idrico ed ambientale. Questa parte si
conclude con l’analisi del processo di industrializzazione dei servizi pubblici locali in
queste aree, focalizzando l’attenzione sugli aspetti legati alla gestione e al processo
di esternalizzazione degli stessi e, nel caso di gestione in economa, sulle strategie di
sviluppo messe in atto dagli enti locali.
In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 5La lettura dei dati di trend 2006 -2008, effettuata su un campione di 336 imprese
associate a Confservizi, evidenzia che l’andamento del fatturato delle imprese tra il
2006 e il 2008 cresce del 14,3%, attestandosi nel 2008 a 26 miliardi di euro.
Un settore che registra un aumento dei ricavi al di sopra della media è quello idrico,
con un incremento del fatturato del 25,7% tra il 2006 e il 2008. L’indagine diretta
rileva, anche in questo settore, un aumento dei ricavi dovuto sia all’incremento delle
tariffe che del bacino di utenza, attraverso l’affidamento del servizio da parte di altri
comuni e l’estensione delle attività di depurazione e fognatura. Le imprese dichiarano
che tali strategie consentono di migliorare gli aspetti tecnici, come il potenziamento
della rete e l’accesso a nuovi mercati, ma, al contempo, evidenziano una maggiore
complessità dei sistemi di gestione e di amministrazione.
L’indagine diretta rileva un aumento dei ricavi anche nel settore rifiuti - tra il 2007 e il
2008 - proveniente essenzialmente dall’applicazione della TIA (Tariffa Igiene
Ambientale) al posto della Tarsu (Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani). Le
strategie nel settore dei rifiuti, dichiarate dalle imprese, prevedono la crescita
attraverso il progressivo affidamento del servizio da parte dei comuni ed attraverso
operazioni di carattere industriale, quali l’aumento della raccolta differenziata e la
realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti. Se gli effetti legati alla crescita sono
Performance indiscussi da un punto di vista industriale, dall’altra emergono, anche in questo caso,
economiche e le debolezze del sistema correlate alla complessità dei sistemi di gestione ed
percorsi strategici amministrazione.
delle local utilities Il campione, in media presenta un ROI (Return on Investment), dato dal rapporto tra il
Risultato Operativo ed il Capitale Investito netto, del 5,3% nel 2008, che risulta più
elevato per le multiutility (6,9%).
Le performance positive degli indicatori di redditività dipendono da una serie di fattori
così delineati:
• rigidità della domanda non solo al prezzo ma anche al reddito disponibile;
• continua espansione del bacino di utenza da parte delle local utilities che si
riflette nella crescita del fatturato;
• solidità della struttura patrimoniale delle imprese costituita prevalentemente
da impieghi produttivi correlati al ciclo produttivo dei servizi pubblici;
• razionalizzazione delle strutture organizzative, con particolare riferimento alle
funzioni strettamente amministrative, attraverso politiche di outsourcing di
fasi del processo;
• contenimento dei costi di acquisto dei fattori produttivi, attraverso l’adozione
di strumenti associativi per accrescere il potere di mercato nell’ambito delle
filiere produttive.
L’espansione delle attività si riflette anche nella crescita del numero degli occupati del
7,5% tra il 2006 e il 2008, attestandosi a 100,3 mila unità nel 2008, pur in un contesto
di contrazione dell’economia.
In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 6La lettura dei dati patrimoniali e finanziari delle local utilities conferma che la struttura
dell’attivo delle local utilities è costituita prevalentemente da impieghi produttivi ed in
misura minore da investimenti finanziari; infatti le immobilizzazioni materiali
rappresentano il 70,4% del totale, mentre quelle finanziarie rappresentano il 18,6%
del totale delle immobilizzazioni.
E’ però interessante notare, in questi ultimi anni, un incremento delle immobilizzazioni
finanziarie che in termini relativi passano dal 9,6% al 18,6%, indicando una crescita
delle partecipazioni finanziarie detenute dalle società analizzate, frutto dell’aumento
di operazioni di aggregazione tra local utilities concentrate soprattutto in alcune
realtà, creando poli aggregativi.
L’incidenza del Patrimonio Netto sulle Attività registra un andamento stazionario,
rappresentando circa il 32,4% nel triennio esaminato ed evidenziando in media una
stabilità della struttura patrimoniale delle local utilities. Si sottolinea però che
l’articolazione settoriale mostra settori meno patrimonializzati, a causa dello scorporo
delle reti da parte di alcune aziende di gestione.
Il ricorso all’indebitamento, analizzato attraverso l’indicatore “leverage”, che misura il
rapporto tra il Capitale Investito e il Patrimonio Netto, risulta pari a 3,09, rientrando
all’interno della fascia dei valori ritenuti ottimali dalla teoria aziendale (da 2 a 4) e
mantenendo un andamento stazionario nel triennio.
L’indagine diretta alle local utilities rileva che, a seguito del processo di
societarizzazione dei servizi pubblici locali, avviatosi soprattutto negli ultimi dieci anni,
il ricorso ai finanziamenti bancari è cresciuto, sia a breve che a medio/lungo termine.
Le local utilities si rivolgono agli istituti bancari anche per il servizio di incasso e
pagamento, mentre non fanno ricorso, o comunque in misura limitata, a strumenti
finanziari di investimento per la gestione della liquidità. Le local utilities, inoltre,
La struttura
dichiarano un miglioramento del livello di conoscenza degli strumenti finanziari
patrimoniale e
generato dal consolidamento del rapporto con l’istituto bancario di riferimento,
l’indebitamento
evidenziando al contempo l’esigenza di un maggior supporto da parte dell’istituto di
delle local utilities
credito nella pianificazione finanziaria e di maggiori informazioni e valutazioni sulle
misure pubbliche relative ai finanziamenti comunitari.
L’analisi dei bilanci evidenzia che il valore dei finanziamenti erogati dagli istituti
bancari a favore delle local utilities supera 11 miliardi di euro nel 2008, presentando
un aumento nel triennio; infatti, l’incidenza dei finanziamenti bancari rispetto al totale
dei debiti erogati passa dal 30% nel 2006 al 38% nel 2008. Il ricorso ai finanziamenti
delle banche è più elevato da parte delle multiutility, registrando un aumento di 12
punti percentuali tra il 2006 e il 2008, mentre nel settore idrico il valore rimane
stazionario.
Il ricorso ai finanziamenti rappresenta un aspetto fondamentale per le local utilities
che sono chiamate a sostenere non solo la gestione corrente ma soprattutto gli
investimenti in infrastrutture. Basti pensare che solo nel settore idrico, le stime degli
investimenti per adeguare il sistema di fognatura e depurazione delle acque superano
i 60 miliardi di euro nei prossimi trenta anni, ed è quindi difficile ipotizzare che tale
In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 7investimento possa finanziarsi solo con la liquidità generata dalla gestione dei servizi
pubblici locali.
Un altro aspetto monitorato dall’indagine diretta riguarda l’effetto della regolazione
sulla gestione delle local utilities. Se infatti la regolazione rappresenta un aspetto
fondamentale per giungere al pieno compimento del processo di riforma dei servizi
pubblici locali, attraverso la determinazione di criteri equi ed efficienti per il calcolo
delle tariffe, per la copertura degli investimenti e per il controllo del servizio, dall’altra
rischia di generare una molteplicità di adempimenti per le local utilities in relazione ai
servizi svolti. L’indagine diretta, infatti, rileva un progressivo aumento degli impegni da
parte delle imprese legati al processo di regolazione in questi ultimi dieci anni, a causa
della gestione di molteplici rapporti con Autorità ed Agenzie a livello nazionale e
locale. Si stima infatti che i costi della regolazione possano rappresentare anche il 5%
dei costi operativi di un’impresa di pubblica utilità.
E’ stato poi stimato l’impatto economico dei servizi pubblici locali sui bilanci degli enti
locali, utilizzando i Certificati di Conto Consuntivo dei Comuni, aggregati a livello
nazionale e regionale, consultabili dalla Banca dati Istat.
La stima dell’impatto dei servizi pubblici sui bilanci comunali dipende da molteplici
fattori, primo fra tutti il livello di esternalizzazione dei servizi di ciascun comune.
Infatti, nei bilanci dei comuni non rientrano i servizi esternalizzati, che hanno una
contabilità separata rispetto ai certificati consuntivi dei comuni.
Il valore dei “proventi dei servizi pubblici” desumibile dal bilancio aggregato dei
comuni, a livello nazionale, risulta di 3,7 miliardi di euro nel 2007.
In relazione all’articolazione territoriale, l’analisi evidenzia un valore percentuale dei
proventi dei servizi pubblici locali sulle entrate correnti più consistente per la Regione
Impatto dei
Emilia Romagna, pari al 14,6% rispetto ad una media nazionale pari al 10,2%. Anche la
proventi e degli
Toscana, il Trentino Alto Adige, la Liguria e la Lombardia hanno una incidenza del
utili dei servizi
proventi di circa il 14% delle entrate correnti, evidenziando la dinamicità di alcune
pubblici sui
regioni del Nord Italia rispetto a comuni situati nelle aree del Mezzogiorno, dove i
bilanci degli enti
proventi dei servizi pubblici hanno un peso in media del 5% rispetto alle entrate
locali
correnti.
Gli “utili netti distribuiti dalle aziende speciali e partecipate, e i dividendi delle società”
risultano di 396 milioni di euro, aggregando i dati desumibili dai certificati di conto
consuntivo dei comuni, nel 2007 (fonte Istat). Tale valore si riferisce alla gestione
esternalizzata dei servizi, che comprende una realtà molto variegata di aziende
speciali, società partecipate dagli enti locali, definita negli ultimi anni come
“capitalismo municipale”.
Tale dato risulta interessante ai fini della nostra analisi, perché contribuisce a fornire
una misura della dimensione delle aziende partecipate dai comuni che svolgono servizi
pubblici. Rispetto alle entrate extra tributarie, gli utili distribuiti dalle aziende
partecipate rappresentano in media il 5,5%. Anche tale rapporto evidenzia differenze
territoriali: in Lombardia, Emilia Romagna e Lazio l’incidenza supera l’8% delle entrate
In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 8extra tributarie, con utili riscossi rispettivamente pari a 156,8 milioni di euro; 59,6
milioni di euro e 66,4 milioni di euro. Nei comuni della Toscana, Umbria e Marche
l’incidenza si attesta tra l’1% e il 2%, mentre nei comuni situati nel Mezzogiorno è
intorno allo 0,2%, in relazione alla minore densità imprenditoriale in questi territori.
Se invece esaminiamo l’incidenza degli utili riscossi sulle entrate extra tributarie in
alcune città capoluogo, emerge, ad esempio, che nel comune di Milano gli utili delle
aziende partecipate rappresentano il 19% delle entrate extra tributarie; nel comune di
Bologna il peso degli utili distribuiti dalle aziende e riscossi dal comune è circa del 10%.
Tale differenza rispetto al dato medio nazionale dipende, come è stato già
sottolineato, dalla presenza in questi comuni delle local utilities quotate che si
distinguono all’interno del comparto dei servizi pubblici locali, per aver raggiunto una
dimensione societaria ed imprenditoriale al di sopra della media di settore.
Graf. 2. - Incidenza degli Utili sulle Entrate extratributarie per aree territoriali, 2007
(Conto Consuntivo dei comuni - valori in percentuale -Riscossioni in conto competenza)
12,0%
9,7%
10,0%
8,5%
8,1%
8,0% 7,3%
5,9% 5,9%
6,0% 5,5%
3,7%
4,0%
2,8%
1,8%
2,0% 1,3% 1,2% 1,1%
0,5% 0,4%
0,2% 0,2% 0,0% 0,1% 0,1%
0,0%
0,0%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati Istat, 2007
In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 9Graf. 3. - Incidenza degli Utili sulle Entrate extratributarie nei comuni capoluogo, 2007
(Conto Consuntivo dei comuni - valori in percentuale -riscossioni in conto competenza)
25,0%
19,9%
20,0%
16,5%
15,0% 12,5% 12,7% 12,9%
10,5%
10,0% 7,6%
5,5% 4,8%
5,0%
2,1% 2,0%
0,0%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati Istat e Ministero dell’Interno –
Dipartimento degli Affari Interni e Territoriali, 2007
Per quanto riguarda i servizi pubblici nel Mezzogiorno, il sistema degli Obiettivi di
Servizio, introdotto nel Quadro Strategico Nazionale 2007-2013, rappresenta una
modalità innovativa di programmazione orientata ai risultati che prevede quattro
ambiti specifici di intervento: i primi due riguardano servizi pubblici a rilevanza sociale
(innalzare i livelli di istruzione degli studenti e di tutta la popolazione; aumentare
l’offerta di servizi per la prima infanzia e socio-sanitari); gli altri riguardano il servizio
Obiettivi di idrico (% acqua non dispersa; % abitanti equivalenti serviti da depuratori con
Servizio – Quadro trattamento almeno secondario) e la gestione dei rifiuti urbani (rifiuti urbani smaltiti in
Strategico discarica per abitante (kg); % raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani; %
Nazionale frazione umida trattata in impianti di compostaggio sulla frazione di umido nel rifiuto
2007-2013 urbano).
Al raggiungimento degli Obiettivi di Servizio entro il 2013 è prevista una premialità
pari complessivamente a 3 miliardi di euro, finanziati con il fondo per le aree
sottoutilizzate 2007-2013 (FAS). I soggetti attuatori sono le otto regioni del
Mezzogiorno che a tal fine predispongono appositi “Piani di Azione”, elaborati e
formalizzati nel 2008 e i primi mesi del 2009. L’occasione formale per i piani è offerta
alle regioni dal Rapporto Annuale d’Esecuzione (RAOS) che le Amministrazioni sono
chiamate a predisporre secondo la delibera Cipe.
Il raggiungimento Pur con alcune cautele, l’analisi sullo stato di avanzamento degli Obiettivi di Servizio,
degli Obiettivi di aggiornata al 2009, permette di individuare alcune realtà settoriali e territoriali,
Servizio della istituzionali ed amministrative, dove si sono prodotti apprezzabili passi avanti in questi
gestione rifiuti nel ultimi anni. La Sardegna, ad esempio, evidenzia un miglioramento degli indicatori del
In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 10Mezzogiorno servizio idrico e dei rifiuti, mentre la Sicilia non registra avanzamenti significativi.
Per quanto riguarda lo smaltimento in discarica dei rifiuti, è la Calabria la regione che
registra la migliore perfomance rispetto a valori di base (2007), arrivando a superare il
target 2013. Segue la Sardegna, molto vicina al raggiungimento del target, in virtù
della riduzione significativa di rifiuti solidi urbani smaltiti in discarica.
In controtendenza con gli obiettivi proposti, Abruzzo, Campania e Basilicata registrano
un incremento del volume dei rifiuti smaltiti in discarica, rispetto al valore iniziale
(2007).
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, si rileva un miglioramento degli indicatori
in tutte le regioni del Mezzogiorno, anche se le percentuali sono ancora molto lontane
dal target del 40%, a parte la Sardegna che registra nel 2008 una percentuale pari al
34,7%.
La relazione sullo stato di avanzamento evidenzia però l’esigenza che l’aumento dei
livelli di servizio debba avvenire di pari passo con il completamento della dotazione
degli impianti e del percorso verso una gestione del settore integrata, unitaria e
improntata a criteri industriali.
Gli indicatori del servizio idrico integrato si riferiscono all’efficienza nella distribuzione
dell’acqua per usi civili e alla depurazione, che impattano sulla qualità della vita dei
Il raggiungimento
cittadini. Per quanto riguarda l’efficienza nella distribuzione, misurata come capacità
degli Obiettivi di
da parte dei soggetti gestori di contenere le perdite e massimizzare l’erogazione
Servizio
dell’acqua immessa nelle reti comunali, l’avanzamento dell’indicatore verso il target è
nell’acqua nel
molto lento, di circa un punto percentuale, passando dal 59,4% al 60,3% rispetto al
Mezzogiorno
target del 75%. Per quanto riguarda le variazioni regionali, si passa da un minimo del
53,4% della Puglia ad un massimo del 67,4% della Basilicata.
Questo intervento ha però messo in evidenza i problemi che le amministrazioni
pubbliche rilevano nei servizi pubblici, con riferimento al settore idrico ed ambientale:
• Intanto l’esigenza che l’aumento dei livelli di servizio debba avvenire di pari
passo con il completamento della dotazione degli impianti e del percorso
Criticità rilevate
verso una gestione del settore integrata, unitaria e improntata a criteri
nel Servizio Idrico
industriali.
Integrato e nel
• Il riconoscimento che gli interventi realizzati negli ultimi anni sono stati
ciclo dei rifiuti per
condotti per lo più con un approccio frammentato, in mancanza di una
il raggiungimento
visione sistemica del fabbisogno, dovuta fondamentalmente a due aspetti:
degli Obiettivi di
il deficit di conoscenza ai vari livelli di responsabilità e il ritardo nel
Servizio
passaggio ad una gestione industriale del Servizio Idrico Integrato e del
ciclo dei rifiuti.
• Il ritardo infrastrutturale (secondo le analisi regionali) è almeno in parte
imputabile alla mancanza di conoscenza della capacità produttiva attuale
che non consente di aggiudicare il servizio sulla base di una solida e
In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 11aggiornata analisi del fabbisogno di investimenti a livello di ambito
territoriale e più in generale alla difficoltà di pervenire ad una compiuta
regolazione del settore, che consenta di raggiungere una netta separazione
dei ruoli di controllo con la gestione.
La scarsa conoscenza sullo stato degli impianti e il livello dei servizi è
riconosciuta in quasi tutte le regioni, che hanno previsto nei Piani di Azione
“Progetti Conoscenza”, come interventi propedeutici per la realizzazione di
nuovi investimenti.
Pertanto, anche sulla base delle esigenze emerse a livello regionale, è quanto mai
opportuno affrontare il problema della conoscenza puntuale della dotazione
impiantistica al fine di poter poi effettuare una corretta programmazione degli
interventi di ampliamento. E questo è un problema che in questo momento affligge
soprattutto le zone del Mezzogiorno.
Emerge pertanto il ruolo centrale degli investimenti da tutti i punti di vista: corretta
programmazione; governance territoriale, regolazione, fonti di finanziamento ed
impatto sul territorio.
Investimenti nei SPL e l’impatto sul territorio: Osservatorio Nomisma 2011 .E’ ormai
noto il rilevante ruolo che i servizi pubblici locali rivestono nel territorio non solo per le
opportunità di crescita delle utilities e per la qualità della vita dei cittadini, ma anche
per l’impatto che lo sviluppo che i servizi pubblici locali ha sul territorio di riferimento
Osservatorio
in termini di aumento del valore della produzione, del valore aggiunto così come
Nomisma SPL
dell’occupazione. Ed è per tale motivo che Nomisma, nell’Osservatorio 2011, nato in
2011
collaborazione con Unicredit e Confservizi, oltre all’analisi tradizionale sull’evoluzione
delle local utilities, sta sviluppando un progetto volto a stimare l’impatto degli
investimenti realizzati nel comparto dei servizi pubblici locali sull’economia regionale.
Per informazioni sul Rapporto Servizi Pubblici Locali Edizione 2010 e sul progetto di ricerca 2011,
contattare:
Barbara Da Rin - Nomisma
Area Politica Industriale e Sviluppo Territoriale
barbara.darin@nomisma.it
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