L'andamento delle local utilities in Italia - OSSERVATORIO ECONOMICO SUI SERVIZI PUBBLICI LOCALI
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OSSERVATORIO ECONOMICO SUI SERVIZI PUBBLICI LOCALI L’andamento delle local utilities in Italia Sintesi In collaborazione con Confservizi e Unicredit Corporate Banking Napoli, 4 marzo 2011
Anche nel 2009, in controtendenza rispetto alla contrazione segnata dal PIL nazionale del 5,1% che ha investito i comparti produttivi più importanti del nostro paese, il valore della produzione delle local utilities segna una crescita dell’1,7% rispetto al 2008 (seppur minore rispetto agli anni precedenti). Questa minore sensibilità alla crisi è da porre in relazione con le caratteristiche dei servizi e con la struttura patrimoniale di tali imprese che possono contare sia su una domanda rigida e sia su una struttura dell’attivo composta soprattutto da impieghi produttivi, rendendo tali imprese meno esposte a fenomeni speculativi. Per tale motivo, le local utilities esercitano un ruolo anticiclico in quanto tendono a mantenersi lungo un trend di sviluppo che può ridimensionarsi ma non interrompersi drasticamente. Anche i dati al 30 settembre 2010 evidenziano una ripresa dei servizi pubblici locali, segnando un recupero del fatturato delle imprese quotate mediamente del 6,3% rispetto allo stesso periodo 2009, dovuto in misura rilevante al comparto energetico. Alle porte di una riforma dei servizi pubblici locali tesa ad incentivare la contendibilità del mercato, diventa quanto mai importante comprendere la consistenza economica dei soggetti gestori e le eventuali differenze a livello L’andamento delle territoriale e settoriale. utilities associate Concentrando l’analisi sui dati di bilancio 2009, si stima un valore della produzione a Confservizi nel delle local utilities associate a Confservizi di 35 miliardi di euro. 2009 e nel 2010 Il 62% del fatturato proviene dalle imprese multiutility che generano un fatturato complessivo di 21,8 miliardi di euro. La maggiore dimensione delle multiutility dipende soprattutto dalla presenza delle imprese quotate che raggiungono una dimensione economica di 17,2 miliardi di euro. Da ciò emerge che la crescita delle utilities non è stata omogenea tra le imprese, non avendo interessato tutti i comparti allo stesso modo, ma prevalentemente alcune imprese di medio/grandi dimensioni che in questi anni hanno consolidato la propria posizione attraverso operazioni straordinarie (legate all’acquisizione di altre local utilities di piccole e medie dimensioni e ad affidamenti di nuovi comuni) ed attraverso operazioni industriali legate al rafforzamento del proprio ciclo produttivo (nel settore energetico e dei rifiuti, ad esempio). L’obiettivo delle local utilities è stato quello di sfruttare le economie di scala derivanti dalla centralizzazione di alcune funzioni di costo e dalla ricerca di una massa dimensionale rilevante indotta da logiche industriali dirette ad intensificare e rafforzare gli impianti legati al ciclo produttivo. Si è infatti assistito in questi anni a processi di integrazione verticale, oltre che orizzontale, volti a rafforzare la presenza delle stesse imprese nei processi di produzione a monte oltre che a valle della filiera. La ripartizione del fatturato a livello territoriale, anche nel 2009, come negli anni precedenti, evidenzia la diffusione del processo di societarizzazione dei servizi pubblici locali nel Centro - Nord Italia ed in misura più limitata del Mezzogiorno. In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 2
La differenza territoriale consiste, non solo nella dimensione economica delle utilities, ma anche nella diversa tipologia delle imprese radicate nei territori. Infatti, si osserva che le local utilities del Mezzogiorno operano prevalentemente nei settori labour intensive del trasporto pubblico locale e dei rifiuti, dove l’elemento occupazionale è centrale per garantire il funzionamento del servizio, diventando così un contenitore per garantire i livelli occupazionali nel territorio di riferimento. Nelle aree del Centro – Nord Italia, invece, sono presenti sia multiutility che monoservizio con caratteristiche societarie ed industriali molto diverse: si passa infatti dai gruppi industriali quotati in borsa, che vantano un bacino di utenza su scala regionale ad imprese di piccole e medie dimensioni operanti nei territori di riferimento, sia labour che capital intensive. Un discorso a parte riguarda il ruolo delle local utilities nelle aree metropolitane dei comuni capoluogo di regione: in questo caso vi è una maggiore presenza di imprese, indipendentemente dalla collocazione geografica. La necessità di un’organizzazione con una struttura imprenditoriale dei servizi pubblici diventa, infatti, fondamentale nelle aree territoriali più popolate, al fine di garantire le funzioni di coordinamento dei servizi di pubblica utilità, più complesse nei bacini ad alta densità demografica. L’impatto sul L’impatto delle local utilities nel contesto territoriale può essere stimato territorio dei analizzando l’incidenza del valore della produzione delle utilities sul Prodotto servizi pubblici Interno Lordo (PIL). locali Tale dato permette di cogliere la sostanziale differenza del radicamento delle utilities nei territori di riferimento. Se infatti a livello nazionale, nel 2009 le local utilities associate a Confservizi1 rappresentano il 2,3% del PIL nazionale, si rilevano valori completamente diversi considerando i dati regionali. La maggiore incidenza si rileva nel Nord Est pari al 3,4% e nel Nord Ovest pari al 3%, dove c’è la più alta concentrazione delle local utilities quotate in borsa. Nel Centro Italia, il valore della produzione sul PIL è pari all’1,9% (anche per la presenza di Acea), mentre nel Mezzogiorno il valore della produzione è pari allo 0,8% del PIL, confermando la limitata presenza di tali imprese nel tessuto economico produttivo locale (a prescindere da valutazioni qualitative del servizio e dalle performance economiche). Il processo imprenditoriale ha quindi investito solo una parte del paese dove la cultura imprenditoriale è diffusa, mentre nel Mezzogiorno le utilities hanno ancora dimensioni modeste per diventare catalizzatori di competenze. Le analisi mostrano che lo sviluppo imprenditoriale dei servizi pubblici non è uniforme nel contesto territoriale, sia in termini di dimensioni economiche che di performance, anche se la presenza di realtà imprenditoriali risulta un elemento centrale per lo sviluppo industriale dei servizi. 1 Local utilities operanti nei settori energetici, ambientali, idrici e nel trasporto pubblico locale. In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 3
Graf.1. Incidenza del Valore della Produzione delle local utilities sul PIL regionale e nazionale, 2009 (valori percentuali) 5,0% 4,6% 4,5% 3,8% 4,0% 3,5% 3,2% 3,1% 3,0% 2,4% 2,5% 2,2% 2,3% 2,5% 1,9% 2,0% 1,4% 1,4% 1,3% 1,5% 0,9% 0,9% 0,6% 1,0% 0,6% 0,5% 0,5% 0,5% 0,2% 0,03% 0,0% VP/PIL Fonte: elaborazione Nomisma su dati AIDA – Bureau Van Dijk e Istat, 2009 Tab.1. Incidenza del Valore della Produzione delle local utilities sul PIL nazionale e ripartizionale, 2009 (valori in milioni di euro) Valore PIL Macro aree Produzione regionale VP/PIL Nord Ovest 14.165 480.139 3,0% Nord Est 11.694 342.856 3,4% Centro 6.513 334.450 1,9% Sud 2.730 361.960 0,8% Italia 35.103 1.520.870 2,3% Fonte: elaborazione Nomisma su dati AIDA – Bureau Van Dijk e Istat, 2009 In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 4
L’Osservatorio sui Servizi Pubblici Locali 2010 L’Osservatorio sui Servizi Pubblici Locali curato da Nomisma, in collaborazione con Confservizi e Unicredit Corporate Banking, nell’edizione 2010, ha come oggetto principale l’analisi dello stato e delle prospettive di sviluppo delle imprese pubbliche locali, localizzate nelle diverse aree territoriali dell’Italia, e delle strategie di sviluppo dei servizi pubblici locali nel Mezzogiorno. Nella prima parte dello studio viene presentata l’analisi delle aziende pubbliche locali sul piano economico, finanziario e patrimoniale, con l’obiettivo di valutare la dipendenza dell’economicità aziendale in base al modello di gestione attuato, al tipo di servizio erogato ed al territorio servito. I dati, estrapolati dal database di Aida Bureau Van Dijk sono aggiornati al 2008. L’analisi di trend 2006-2008 è effettuata utilizzando un sotto campione composto da 336 imprese. L’analisi comprende anche una stima dell’impatto della gestione dei servizi pubblici locali sulla finanza locale, con specifico riferimento alle entrate e alle spese correnti dei comuni. La prima parte dello studio è dedicata ad un focus sulle strategie di sviluppo delle local utilities, attraverso un’indagine qualitativa effettuata su un gruppo di imprese per approfondire: • il livello di dinamismo imprenditoriale in termini di performance economica Osservatorio 2010: e riposizionamento strategico delle imprese pubbliche locali, anche per struttura della settori di attività; ricerca • l’analisi dei modelli proprietari e dell’organizzazione della struttura imprenditoriale in vista degli annunciati affidamenti mediante gara; • lo stato di liquidità ed i fabbisogni di finanziamento necessari per la crescita della gestione corrente e per la gestione degli investimenti; • il rapporto con gli istituti bancari attuale e in termini prospettici; La seconda parte del rapporto comprende un focus sui servizi pubblici locali nel Mezzogiorno, evidenziando gli obiettivi di servizio predisposti nell’ambito del Quadro Strategico Nazionale (QSN). La nuova programmazione, relativa all’impiego dei fondi comunitari per il periodo 2007-2013, attribuisce un’importanza rilevante al rafforzamento dell’offerta dei servizi pubblici locali nel Mezzogiorno. Con il meccanismo degli obiettivi di servizio si riconoscono le premialità finanziarie da attribuire alle otto regioni del Mezzogiorno. L’analisi approfondisce lo stato di avanzamento degli obiettivi fissati nel settore idrico ed ambientale. Questa parte si conclude con l’analisi del processo di industrializzazione dei servizi pubblici locali in queste aree, focalizzando l’attenzione sugli aspetti legati alla gestione e al processo di esternalizzazione degli stessi e, nel caso di gestione in economa, sulle strategie di sviluppo messe in atto dagli enti locali. In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 5
La lettura dei dati di trend 2006 -2008, effettuata su un campione di 336 imprese associate a Confservizi, evidenzia che l’andamento del fatturato delle imprese tra il 2006 e il 2008 cresce del 14,3%, attestandosi nel 2008 a 26 miliardi di euro. Un settore che registra un aumento dei ricavi al di sopra della media è quello idrico, con un incremento del fatturato del 25,7% tra il 2006 e il 2008. L’indagine diretta rileva, anche in questo settore, un aumento dei ricavi dovuto sia all’incremento delle tariffe che del bacino di utenza, attraverso l’affidamento del servizio da parte di altri comuni e l’estensione delle attività di depurazione e fognatura. Le imprese dichiarano che tali strategie consentono di migliorare gli aspetti tecnici, come il potenziamento della rete e l’accesso a nuovi mercati, ma, al contempo, evidenziano una maggiore complessità dei sistemi di gestione e di amministrazione. L’indagine diretta rileva un aumento dei ricavi anche nel settore rifiuti - tra il 2007 e il 2008 - proveniente essenzialmente dall’applicazione della TIA (Tariffa Igiene Ambientale) al posto della Tarsu (Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani). Le strategie nel settore dei rifiuti, dichiarate dalle imprese, prevedono la crescita attraverso il progressivo affidamento del servizio da parte dei comuni ed attraverso operazioni di carattere industriale, quali l’aumento della raccolta differenziata e la realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti. Se gli effetti legati alla crescita sono Performance indiscussi da un punto di vista industriale, dall’altra emergono, anche in questo caso, economiche e le debolezze del sistema correlate alla complessità dei sistemi di gestione ed percorsi strategici amministrazione. delle local utilities Il campione, in media presenta un ROI (Return on Investment), dato dal rapporto tra il Risultato Operativo ed il Capitale Investito netto, del 5,3% nel 2008, che risulta più elevato per le multiutility (6,9%). Le performance positive degli indicatori di redditività dipendono da una serie di fattori così delineati: • rigidità della domanda non solo al prezzo ma anche al reddito disponibile; • continua espansione del bacino di utenza da parte delle local utilities che si riflette nella crescita del fatturato; • solidità della struttura patrimoniale delle imprese costituita prevalentemente da impieghi produttivi correlati al ciclo produttivo dei servizi pubblici; • razionalizzazione delle strutture organizzative, con particolare riferimento alle funzioni strettamente amministrative, attraverso politiche di outsourcing di fasi del processo; • contenimento dei costi di acquisto dei fattori produttivi, attraverso l’adozione di strumenti associativi per accrescere il potere di mercato nell’ambito delle filiere produttive. L’espansione delle attività si riflette anche nella crescita del numero degli occupati del 7,5% tra il 2006 e il 2008, attestandosi a 100,3 mila unità nel 2008, pur in un contesto di contrazione dell’economia. In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 6
La lettura dei dati patrimoniali e finanziari delle local utilities conferma che la struttura dell’attivo delle local utilities è costituita prevalentemente da impieghi produttivi ed in misura minore da investimenti finanziari; infatti le immobilizzazioni materiali rappresentano il 70,4% del totale, mentre quelle finanziarie rappresentano il 18,6% del totale delle immobilizzazioni. E’ però interessante notare, in questi ultimi anni, un incremento delle immobilizzazioni finanziarie che in termini relativi passano dal 9,6% al 18,6%, indicando una crescita delle partecipazioni finanziarie detenute dalle società analizzate, frutto dell’aumento di operazioni di aggregazione tra local utilities concentrate soprattutto in alcune realtà, creando poli aggregativi. L’incidenza del Patrimonio Netto sulle Attività registra un andamento stazionario, rappresentando circa il 32,4% nel triennio esaminato ed evidenziando in media una stabilità della struttura patrimoniale delle local utilities. Si sottolinea però che l’articolazione settoriale mostra settori meno patrimonializzati, a causa dello scorporo delle reti da parte di alcune aziende di gestione. Il ricorso all’indebitamento, analizzato attraverso l’indicatore “leverage”, che misura il rapporto tra il Capitale Investito e il Patrimonio Netto, risulta pari a 3,09, rientrando all’interno della fascia dei valori ritenuti ottimali dalla teoria aziendale (da 2 a 4) e mantenendo un andamento stazionario nel triennio. L’indagine diretta alle local utilities rileva che, a seguito del processo di societarizzazione dei servizi pubblici locali, avviatosi soprattutto negli ultimi dieci anni, il ricorso ai finanziamenti bancari è cresciuto, sia a breve che a medio/lungo termine. Le local utilities si rivolgono agli istituti bancari anche per il servizio di incasso e pagamento, mentre non fanno ricorso, o comunque in misura limitata, a strumenti finanziari di investimento per la gestione della liquidità. Le local utilities, inoltre, La struttura dichiarano un miglioramento del livello di conoscenza degli strumenti finanziari patrimoniale e generato dal consolidamento del rapporto con l’istituto bancario di riferimento, l’indebitamento evidenziando al contempo l’esigenza di un maggior supporto da parte dell’istituto di delle local utilities credito nella pianificazione finanziaria e di maggiori informazioni e valutazioni sulle misure pubbliche relative ai finanziamenti comunitari. L’analisi dei bilanci evidenzia che il valore dei finanziamenti erogati dagli istituti bancari a favore delle local utilities supera 11 miliardi di euro nel 2008, presentando un aumento nel triennio; infatti, l’incidenza dei finanziamenti bancari rispetto al totale dei debiti erogati passa dal 30% nel 2006 al 38% nel 2008. Il ricorso ai finanziamenti delle banche è più elevato da parte delle multiutility, registrando un aumento di 12 punti percentuali tra il 2006 e il 2008, mentre nel settore idrico il valore rimane stazionario. Il ricorso ai finanziamenti rappresenta un aspetto fondamentale per le local utilities che sono chiamate a sostenere non solo la gestione corrente ma soprattutto gli investimenti in infrastrutture. Basti pensare che solo nel settore idrico, le stime degli investimenti per adeguare il sistema di fognatura e depurazione delle acque superano i 60 miliardi di euro nei prossimi trenta anni, ed è quindi difficile ipotizzare che tale In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 7
investimento possa finanziarsi solo con la liquidità generata dalla gestione dei servizi pubblici locali. Un altro aspetto monitorato dall’indagine diretta riguarda l’effetto della regolazione sulla gestione delle local utilities. Se infatti la regolazione rappresenta un aspetto fondamentale per giungere al pieno compimento del processo di riforma dei servizi pubblici locali, attraverso la determinazione di criteri equi ed efficienti per il calcolo delle tariffe, per la copertura degli investimenti e per il controllo del servizio, dall’altra rischia di generare una molteplicità di adempimenti per le local utilities in relazione ai servizi svolti. L’indagine diretta, infatti, rileva un progressivo aumento degli impegni da parte delle imprese legati al processo di regolazione in questi ultimi dieci anni, a causa della gestione di molteplici rapporti con Autorità ed Agenzie a livello nazionale e locale. Si stima infatti che i costi della regolazione possano rappresentare anche il 5% dei costi operativi di un’impresa di pubblica utilità. E’ stato poi stimato l’impatto economico dei servizi pubblici locali sui bilanci degli enti locali, utilizzando i Certificati di Conto Consuntivo dei Comuni, aggregati a livello nazionale e regionale, consultabili dalla Banca dati Istat. La stima dell’impatto dei servizi pubblici sui bilanci comunali dipende da molteplici fattori, primo fra tutti il livello di esternalizzazione dei servizi di ciascun comune. Infatti, nei bilanci dei comuni non rientrano i servizi esternalizzati, che hanno una contabilità separata rispetto ai certificati consuntivi dei comuni. Il valore dei “proventi dei servizi pubblici” desumibile dal bilancio aggregato dei comuni, a livello nazionale, risulta di 3,7 miliardi di euro nel 2007. In relazione all’articolazione territoriale, l’analisi evidenzia un valore percentuale dei proventi dei servizi pubblici locali sulle entrate correnti più consistente per la Regione Impatto dei Emilia Romagna, pari al 14,6% rispetto ad una media nazionale pari al 10,2%. Anche la proventi e degli Toscana, il Trentino Alto Adige, la Liguria e la Lombardia hanno una incidenza del utili dei servizi proventi di circa il 14% delle entrate correnti, evidenziando la dinamicità di alcune pubblici sui regioni del Nord Italia rispetto a comuni situati nelle aree del Mezzogiorno, dove i bilanci degli enti proventi dei servizi pubblici hanno un peso in media del 5% rispetto alle entrate locali correnti. Gli “utili netti distribuiti dalle aziende speciali e partecipate, e i dividendi delle società” risultano di 396 milioni di euro, aggregando i dati desumibili dai certificati di conto consuntivo dei comuni, nel 2007 (fonte Istat). Tale valore si riferisce alla gestione esternalizzata dei servizi, che comprende una realtà molto variegata di aziende speciali, società partecipate dagli enti locali, definita negli ultimi anni come “capitalismo municipale”. Tale dato risulta interessante ai fini della nostra analisi, perché contribuisce a fornire una misura della dimensione delle aziende partecipate dai comuni che svolgono servizi pubblici. Rispetto alle entrate extra tributarie, gli utili distribuiti dalle aziende partecipate rappresentano in media il 5,5%. Anche tale rapporto evidenzia differenze territoriali: in Lombardia, Emilia Romagna e Lazio l’incidenza supera l’8% delle entrate In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 8
extra tributarie, con utili riscossi rispettivamente pari a 156,8 milioni di euro; 59,6 milioni di euro e 66,4 milioni di euro. Nei comuni della Toscana, Umbria e Marche l’incidenza si attesta tra l’1% e il 2%, mentre nei comuni situati nel Mezzogiorno è intorno allo 0,2%, in relazione alla minore densità imprenditoriale in questi territori. Se invece esaminiamo l’incidenza degli utili riscossi sulle entrate extra tributarie in alcune città capoluogo, emerge, ad esempio, che nel comune di Milano gli utili delle aziende partecipate rappresentano il 19% delle entrate extra tributarie; nel comune di Bologna il peso degli utili distribuiti dalle aziende e riscossi dal comune è circa del 10%. Tale differenza rispetto al dato medio nazionale dipende, come è stato già sottolineato, dalla presenza in questi comuni delle local utilities quotate che si distinguono all’interno del comparto dei servizi pubblici locali, per aver raggiunto una dimensione societaria ed imprenditoriale al di sopra della media di settore. Graf. 2. - Incidenza degli Utili sulle Entrate extratributarie per aree territoriali, 2007 (Conto Consuntivo dei comuni - valori in percentuale -Riscossioni in conto competenza) 12,0% 9,7% 10,0% 8,5% 8,1% 8,0% 7,3% 5,9% 5,9% 6,0% 5,5% 3,7% 4,0% 2,8% 1,8% 2,0% 1,3% 1,2% 1,1% 0,5% 0,4% 0,2% 0,2% 0,0% 0,1% 0,1% 0,0% 0,0% Fonte: elaborazione Nomisma su dati Istat, 2007 In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 9
Graf. 3. - Incidenza degli Utili sulle Entrate extratributarie nei comuni capoluogo, 2007 (Conto Consuntivo dei comuni - valori in percentuale -riscossioni in conto competenza) 25,0% 19,9% 20,0% 16,5% 15,0% 12,5% 12,7% 12,9% 10,5% 10,0% 7,6% 5,5% 4,8% 5,0% 2,1% 2,0% 0,0% Fonte: elaborazione Nomisma su dati Istat e Ministero dell’Interno – Dipartimento degli Affari Interni e Territoriali, 2007 Per quanto riguarda i servizi pubblici nel Mezzogiorno, il sistema degli Obiettivi di Servizio, introdotto nel Quadro Strategico Nazionale 2007-2013, rappresenta una modalità innovativa di programmazione orientata ai risultati che prevede quattro ambiti specifici di intervento: i primi due riguardano servizi pubblici a rilevanza sociale (innalzare i livelli di istruzione degli studenti e di tutta la popolazione; aumentare l’offerta di servizi per la prima infanzia e socio-sanitari); gli altri riguardano il servizio Obiettivi di idrico (% acqua non dispersa; % abitanti equivalenti serviti da depuratori con Servizio – Quadro trattamento almeno secondario) e la gestione dei rifiuti urbani (rifiuti urbani smaltiti in Strategico discarica per abitante (kg); % raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani; % Nazionale frazione umida trattata in impianti di compostaggio sulla frazione di umido nel rifiuto 2007-2013 urbano). Al raggiungimento degli Obiettivi di Servizio entro il 2013 è prevista una premialità pari complessivamente a 3 miliardi di euro, finanziati con il fondo per le aree sottoutilizzate 2007-2013 (FAS). I soggetti attuatori sono le otto regioni del Mezzogiorno che a tal fine predispongono appositi “Piani di Azione”, elaborati e formalizzati nel 2008 e i primi mesi del 2009. L’occasione formale per i piani è offerta alle regioni dal Rapporto Annuale d’Esecuzione (RAOS) che le Amministrazioni sono chiamate a predisporre secondo la delibera Cipe. Il raggiungimento Pur con alcune cautele, l’analisi sullo stato di avanzamento degli Obiettivi di Servizio, degli Obiettivi di aggiornata al 2009, permette di individuare alcune realtà settoriali e territoriali, Servizio della istituzionali ed amministrative, dove si sono prodotti apprezzabili passi avanti in questi gestione rifiuti nel ultimi anni. La Sardegna, ad esempio, evidenzia un miglioramento degli indicatori del In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 10
Mezzogiorno servizio idrico e dei rifiuti, mentre la Sicilia non registra avanzamenti significativi. Per quanto riguarda lo smaltimento in discarica dei rifiuti, è la Calabria la regione che registra la migliore perfomance rispetto a valori di base (2007), arrivando a superare il target 2013. Segue la Sardegna, molto vicina al raggiungimento del target, in virtù della riduzione significativa di rifiuti solidi urbani smaltiti in discarica. In controtendenza con gli obiettivi proposti, Abruzzo, Campania e Basilicata registrano un incremento del volume dei rifiuti smaltiti in discarica, rispetto al valore iniziale (2007). Per quanto riguarda la raccolta differenziata, si rileva un miglioramento degli indicatori in tutte le regioni del Mezzogiorno, anche se le percentuali sono ancora molto lontane dal target del 40%, a parte la Sardegna che registra nel 2008 una percentuale pari al 34,7%. La relazione sullo stato di avanzamento evidenzia però l’esigenza che l’aumento dei livelli di servizio debba avvenire di pari passo con il completamento della dotazione degli impianti e del percorso verso una gestione del settore integrata, unitaria e improntata a criteri industriali. Gli indicatori del servizio idrico integrato si riferiscono all’efficienza nella distribuzione dell’acqua per usi civili e alla depurazione, che impattano sulla qualità della vita dei Il raggiungimento cittadini. Per quanto riguarda l’efficienza nella distribuzione, misurata come capacità degli Obiettivi di da parte dei soggetti gestori di contenere le perdite e massimizzare l’erogazione Servizio dell’acqua immessa nelle reti comunali, l’avanzamento dell’indicatore verso il target è nell’acqua nel molto lento, di circa un punto percentuale, passando dal 59,4% al 60,3% rispetto al Mezzogiorno target del 75%. Per quanto riguarda le variazioni regionali, si passa da un minimo del 53,4% della Puglia ad un massimo del 67,4% della Basilicata. Questo intervento ha però messo in evidenza i problemi che le amministrazioni pubbliche rilevano nei servizi pubblici, con riferimento al settore idrico ed ambientale: • Intanto l’esigenza che l’aumento dei livelli di servizio debba avvenire di pari passo con il completamento della dotazione degli impianti e del percorso Criticità rilevate verso una gestione del settore integrata, unitaria e improntata a criteri nel Servizio Idrico industriali. Integrato e nel • Il riconoscimento che gli interventi realizzati negli ultimi anni sono stati ciclo dei rifiuti per condotti per lo più con un approccio frammentato, in mancanza di una il raggiungimento visione sistemica del fabbisogno, dovuta fondamentalmente a due aspetti: degli Obiettivi di il deficit di conoscenza ai vari livelli di responsabilità e il ritardo nel Servizio passaggio ad una gestione industriale del Servizio Idrico Integrato e del ciclo dei rifiuti. • Il ritardo infrastrutturale (secondo le analisi regionali) è almeno in parte imputabile alla mancanza di conoscenza della capacità produttiva attuale che non consente di aggiudicare il servizio sulla base di una solida e In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 11
aggiornata analisi del fabbisogno di investimenti a livello di ambito territoriale e più in generale alla difficoltà di pervenire ad una compiuta regolazione del settore, che consenta di raggiungere una netta separazione dei ruoli di controllo con la gestione. La scarsa conoscenza sullo stato degli impianti e il livello dei servizi è riconosciuta in quasi tutte le regioni, che hanno previsto nei Piani di Azione “Progetti Conoscenza”, come interventi propedeutici per la realizzazione di nuovi investimenti. Pertanto, anche sulla base delle esigenze emerse a livello regionale, è quanto mai opportuno affrontare il problema della conoscenza puntuale della dotazione impiantistica al fine di poter poi effettuare una corretta programmazione degli interventi di ampliamento. E questo è un problema che in questo momento affligge soprattutto le zone del Mezzogiorno. Emerge pertanto il ruolo centrale degli investimenti da tutti i punti di vista: corretta programmazione; governance territoriale, regolazione, fonti di finanziamento ed impatto sul territorio. Investimenti nei SPL e l’impatto sul territorio: Osservatorio Nomisma 2011 .E’ ormai noto il rilevante ruolo che i servizi pubblici locali rivestono nel territorio non solo per le opportunità di crescita delle utilities e per la qualità della vita dei cittadini, ma anche per l’impatto che lo sviluppo che i servizi pubblici locali ha sul territorio di riferimento Osservatorio in termini di aumento del valore della produzione, del valore aggiunto così come Nomisma SPL dell’occupazione. Ed è per tale motivo che Nomisma, nell’Osservatorio 2011, nato in 2011 collaborazione con Unicredit e Confservizi, oltre all’analisi tradizionale sull’evoluzione delle local utilities, sta sviluppando un progetto volto a stimare l’impatto degli investimenti realizzati nel comparto dei servizi pubblici locali sull’economia regionale. Per informazioni sul Rapporto Servizi Pubblici Locali Edizione 2010 e sul progetto di ricerca 2011, contattare: Barbara Da Rin - Nomisma Area Politica Industriale e Sviluppo Territoriale barbara.darin@nomisma.it In collaborazione con Confservizi e Unicredit corporate Banking 12
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