L'allievo con disturbi dello spettro autistico: percorsi per l'inclusione
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE L’allievo con disturbi dello spettro autistico: percorsi per l’inclusione Lucio Co(ni Ordinario di Dida(ca e Pedagogia Speciale (Università di Udine) Presidente Società Italiana d i Pedagogia Speciale (SIPeS)
Cos’è l’inclusione Il deficit è (anche) Il deficit è una il risultato cara/eris1ca dell’’interazione tra l’individuo e il individuale contesto
Come interpretare la diversità: i modelli Individuale (Medico) Capacità ICF (Capability Approach) Sociale (Disability Studies)
Piano organizza@vo Organizzare contesti inclusivi: questione di alleanze, competenze diffuse, formazione, risorse Non esiste un programma per l’allievo medio, ma neanche un programma per allievo
Sezione 2 Il “dentro” e il “fuori” COMPETENZE E METODOLOGIE Come già visto, u Tabella 3.3 – Situazioni di apprendimento dell’alunno con autismo all’interno della classe. di un’articolazion rimento alla pos Situazione Descrizione Suggerimenti nizzazione (strut di apprendimento prevedendo spaz ambiti di lavoro comune? Ci sono 1) Fa le stesse cose dei compagni Nella programmazione curricolare e in In generale gli obiettivi condivisi quale si possano quella individualizzata sono presenti possono fare riferimento all’area Agendo in quest obiettivi comuni, individuati dagli dell’autonomia, alla coordinazione solitamente veng insegnanti in maniera congiunta oculo -manuale necessar ia per munitario, alla p durante la programmazione. effettuare giochi di incastro e di Molti obiettivi possono essere costruzione, ad alcune competenze menti significativ condivisi, non solo nella scuola grafiche, lessicali e logico-matematiche, che, per il solo fa dell’infanzia e primaria o con allievi all’ascolto, all’orientamento spaziale droneggiare com ad alto livello di funzionalità, anche n e l l ’a m b i e n t e, a l l ’ u t i l i z zo del livello di program se in queste condizioni sono più computer, allo sviluppo dei prerequisiti agevoli da realizzare, ma uno sguardo funzionali del movimento, al gioco e Alla luce di quan non superficiale porta a individuare all’interazione sociale, a specifici ambiti margini di operatività congiunta anche disciplinari. ne didattica all’in per le classi superiori e per allievi autismo: molto d I contenuti possono essere avvicinati? carenti dal punto di vista cognitivo e ganizzazione e fle comportamentale. Ciò non toglie, p tempo scolastico 2) Lavora con obiettivi semplificati, ma Quando il livello di funzionalità è Oltre all’uso di materiale con ampia vedere moment con contenuti simili ai compagni basso oppure quando gli obiettivi presenza di figure, l’insegnante può diventano complessi per l’aumentare anche decidere di agire sui libri di all’esterno della del livello scolastico, individuare delle testo per renderli più semplici e sire competenze sovrapposizioni può diventare arduo e, comprensibili per il suo allievo. attività di gruppo comunque, riguardare solo una parte Può predisporre dei quadernoni ad L’organizzazion marginale del tempo scolastico. anelli che affianchino o sostituiscano enfatizza questo Anche in queste situazioni, comunque, completamente il libro di testo della vengano effettu la presenza in gruppo dell’allievo può classe o prevedere degli specifici essere facilitata attraverso un’azione adattamenti degli stessi, realizzando l’intera classe, p sui contenuti didattici, che possono degli strumenti personalizzati. Questa renderlo possib essere modificati, ridotti o illustrati per procedura è sicuramente da preferire Bisogna inoltre r Gli obiettivi individualizzati possono essere adattarli alle sue esigenze. alla prassi frequentemente adottata di teristiche poco co In concreto, si tratta di perseguire degli utilizzare libri riferiti a classi inferiori, esempio, la sovr obiettivi personalizzati con attività i quali enfatizzano in negativo le che abbiano qualche somiglianza con differenze e non favoriscono la didattiche può gi quelle dei compagni. perseguiti nella classe? creazione di un senso di appartenenza al gruppo. gere i propri com Anche lo spazio strutturato e in 3) È impegnato in attività personali Svo l g e at t i v i t à p e r s o n a l i z z ate Molti spunti per la realizzazione di “come” e “fino a supportato dall’insegnante, da uno o queste attività possono essere ricavate grafi precedenti. più compagni o in maniera autonoma. dai workbook allegati, in relazione agli In sintesi, quindi In questo caso i compiti didattici ambiti di lavoro e alle caratteristiche risultano del tutto diversi da quelli dei degli allievi. sibile e l’abbando compagni, ma vengono sviluppati nel Le attività didatti contesto integrato. necessarie in mo Le attività didattiche svolte all’esterno della prevedere sulla b re le condizioni p significativa all’in classe sono pericolose per l’integrazione?
modalità comunicative: si può andare da una comunicazione attraverso oggetti, per bambini non verbali con gravi carenze, a forme più simboliche e astratte che Schemi visivi a scuola prevedono l’uso di fotografie, disegni, numeri, parole. Con il passare del tempo, le caratteristiche dello schema generalmente cambia- no, in quanto con l’esperienza l’allievo si abitua all’uso e sviluppa maggiore ca- pacità di gestione, riuscendo anche a farne a meno (Cottini, 2011) (Figura 3.2). Fig. 3.2 – Esempi di schemi della giornata: con oggetti L’individualizzazione è fondamentale per creare uno strumento facilmente (a sinistra), con immagini (al comprensibile per ogni allievo, in modo che possa muoversi con autonomia centro), con immagini e parole da un’attività all’altra, anche nei momenti in cui è più nervoso e agitato. (a destra) (Workbook 1 pp. 30- 33).
Le quattro parole chiave per l’integrazione e l’inclusione • 2. Organizzazione (stru/urazione) Ambiente AKvità Compi1
Organizzazione dell'ambiente fisico: la classe di Filippo
L’aula per l’apprendimento individualizzato di Roberta
Schemi visivi
Schemi visivi
(per esempio: un puzzle completato, non sono adeguatamente predisposte a livello di organizzazione dell’ambiente e (Tortello, 1999). colorato ecc.), a forme di strutturazio- di tipologia dei compiti previsti. estra della postazione di lavoro, come Tutto questo rimanda alla questione relativa alla strutturazione (di cui abbia- migliorare con grafic Quando finiscono i compi1? te all’interno del programma Sezione 2 TEACCH mo parlato nei due paragrafi precedenti), che rappresenta sicuramente uno degli e nel workbook 1 (Figura 3.3). elementi di maggiore riferimento metodologico per favorire l’apprendimento e della domanda/fumet COMPETENZE E METODOLOGIE l’adattamento al contesto sociale dei bambini con autismo. do caso si possono utilizzare strumenti il tempo necessario al completamento Schematizzando al massimo (Tabella 3.3 a pagina seguente), per quando l’allie- prevedere ATTENZIONE! dei suoni (ad esempio quel- L’ORGANIZZAZIONE DEL TEMPO vo si trova in classe possiamo prevedere tre situazioni di apprendimento: IL DENTRO E IL FUOR mpanella) o degli indicatori luminosi t fa le stesse cose dei compagni; dono quandoNon saper aspettareil periodo si conclude t lavora con obiettivi semplificati, ma con contenuti simili ai compagni; “Adesso si colora, poi potrai giocare con le bolle!”. Questa informazione, anche quan- ilizzarepuò derivare dal non t è impegnato in attività personali. dre cheavere idea di quanto do viene veicolata attraverso il sostegno di uno schema visivo che illustra la suc- Il bambino deve semp so puòsi dovrà aspettare, così cessione delle attività, non Va risulta messo per il bambino in evidenza consoprattutto come, autismo ben definita nella primapersituazione proposta, l’adat- che stia nell’aula del s come rifiutarsi di effet- Indicazione verbale , 2011) quanto concerne la duratatamentodel compito degli di colorare. obiettivi nonLa possa sua percezione del tempo essere inteso a senso unico, cioè come sem- tuare un’attività può es- è estremamente deficitariaplice e, anche in questo della caso, necessita di essere individualizzata supportata adeguamento programmazione per farla avvicinare sere dovuto al non capi- con opportune operazionia di strutturazione. quella della classe. In alcune occasioni ci possono essere anche delle attività re quanto durerà. La peggiore risposta possibile a q nza che “Quando finiscono i compiti? Ma quando finisce appositamente l’adesso pensate e comincia a favore il dopo?”. dell’allievo con autismo, alle quali partecipano ettua a Non avere accesso a questo anche tipo idicompagni conoscenze a sviluppo significa tipico. E questo sperimentare unnon mondorappresenta un semplice antepone ral- un atteggiamento astratt e figure, Capitolo 4, p. 80 lentamento imprevedibile, in cui un’attesa per la può essere classe, lunga in quanto minuti comeigiorni compagni ne possono e in cui non pragmatico. trarre dei consistenti odo da vantaggi, sia di tipo cognitivo e metacognitivo (per esempio Affermazioni del tipo: “Deve stare s con la ripetizione Campanella si sa mai quello che sta per succedere. omenti Spesso gli allievi con autismodi alcune parti del programma, con la scomposizione di compiti complessi non sanno aspettare; per esempio, se vedono le integrazione!”; in oppure, al contrario, sequenze, con la riflessione sui processi di apprendimento messi in atto daività com-adatte al suo livello, altrimenti co bolle vogliono subito prenderle e questo comportamento, comune a molti bam- pagni nelle esperienze di tutoring ecc.), sia di tipo sociale (Peck e Donaldson, primo orientamento. Queste idee n bini piccoli, si mantiene anche quando crescono. a attività.- 1992). L’adozione di un approccio pragma Fig. 3.3 – Strutturazione della Esistono sostanzialmente due modalità per ricercare una strutturazione postazione individuale con due temporale nel contesto scolastico: il quesito in modo diverso: “Quand scaffali/contenitori al lato del a) rendere palese che l’attività è completata; fuori dalla classe quali obiettivi può pe 75 tavolo di lavoro (Workbook 1, p. 11). Orologi ada/a1 b) indicare che il tempo di lavoro è concluso. a) Nel primo caso si può spaziare da immagini Nella prima parte di questa guida autismo manifesti dei deficit cons che illustrano all’allievo come deve presentarsi il lavoro finito (per esempio: un puzzle completato, un disegno colorato ecc.), a forme di strutturazio- possibile pensare che possa appren non sono adeguatamente predispo di tipologia dei compiti previsti. Clessidra ne sinistra-destra della postazione di lavoro, come Tutto questo rimanda alla questio quelle previste all’interno del programma TEACCH mo parlato nei due paragrafi preced , o presentate nel workbook 1 (Figura 3.3). elementi di maggiore riferimento m l’adattamento al contesto sociale d b) Nel secondo caso si possono utilizzare strumenti per misurare il tempo necessario al completamento Schematizzando al massimo (Tabel Organizzazione sinistra-‐destra dell’attività: prevedere dei suoni (ad esempio quel- vo si trova in classe possiamo pr lo della campanella) o degli indicatori luminosi t fa le stesse cose dei compagni; che si accendono quando si conclude il periodo t lavora con obiettivi semplifica di lavoro; utilizzare t è impegnato in attività person delle clessidre che
L’organizzazione sinistra-destra
L’ada
Piano Metodologico-‐ dida(co La didattica inclusiva: per tutti e per ciascuno
Strategie di didaKca inclusiva Strategie riferite ai bisogni speciali degli allievi
Asser1vità e Approccio prosocialità coopera1vo Autodeter-‐ minazione Metaco-‐ gnizione Educazione delle emozioni Clima DIDATTICA della classe Talen1 e INCLUSIVA s1li Ges1one della classe Conoscenza delle Individualiz-‐ diversità Ada/amento Organizza-‐ zazione/ curricoli zione personaliz-‐ zazione
Piano dell’evidenza empirica L’educazione inclusiva funziona?
Le domande della ricerca Quali risulta@ Come si sta sono sta@ operando? oLenu@? Cosa dà i migliori risulta@? Le scuole più inclusive sono anche più efficaci?
Le strategie efficaci • Approccio comportamentale e cogniJvo-‐ comportamentale, autoregolazione, metacognizione (HaKe, 2009, 2012; Slavin et al. 2010; Parsons et al. 2011; Flynn e Healy 2012; Mitchell, 2008, 2014). • Collaborazione fra docenJ, Leadership (Mitchell, 2008, 2014). • Coinvolgimento delle famiglie (Hornby, 2000; Turnbull e Turnbull, 2010; Durst, 2012). • Clima della classe (Dorman, 2001; Anderson, Hamilton e HaKe, 2004; Thapa et al., 2013). Cosa dà i • Educazione socio-‐emozionale (Payton et al., migliori 2008; Durlak et al., 2011). risultati? • Peer tutoring e CooperaJve Learning (Murphy et al.,2005; HaKe, 2009; Bowman-‐Perrot et al., 2013; Mitchell, 2008, 2014).
Le meta-‐analisi
Le strategie efficaci: disturbi spettro autistico Fonte: Vivanet, 2014
Le scuole più inclusive sono anche più efficaci?
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DiparJmento di Scienze Umane Come valutare l’inclusività delle nostre scuole Scala
Apprendimenti a confronto: scuole ad alta inclusività vs scuole a bassa inclusività I primi dati Prove: Campione: Comprensione orale (CO-TT, 2013) 13 classi Calcolo (AC-MT, 2012) 271 studenti Soluzione problemi (SPM, 2003) 1 classe a bassa inclusività (n. 3) Abilità emotive e prosociali (Prove 10 classi ad alta inclusività PATHS, 2004) 2 classi livello soglia (n. 1, 4)
Apprendimenti a confronto: scuole ad alta inclusività vs scuole a bassa inclusività
Apprendimenti a confronto: scuole ad alta inclusività vs scuole a bassa inclusività
Apprendimenti a confronto: scuole ad alta inclusività vs scuole a bassa inclusività
Un portale per l’inclusione: http://includere.uniud.it
La qualità dell’inclusione è la qualità della scuola!
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