Ilôt B2: Lyon Confluence costruisce anche in pisé - Amazon S3

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Ilôt B2: Lyon Confluence
costruisce anche in pisé
L’Ilôt B2 di Lione è un complesso multifunzionale nato in
terra francese. Molto presto aggiungerà un ulteriore tassello
al mosaico di interventi previsti nell’area in grande
trasformazione della Confluence.

Posizionato lungo le rive del Rodano, porta la firma dello
studio svizzero Diener&Diener Architekten con l’architetto
lionese Clément Vergély (Joud Vergely Beaudoin Architectes e
nella stessa area già autore di un intervento residenziale
dentro l’Ilôt B completato nel 2010) e il paesaggista parigino
Michel Desvigne (che ha affiancato gli svizzeri Herzog & de
Meuron nell’impostazione del masterplan della seconda fase di
progetto del nuovo quartiere).

Entro il 2020 Ilôt B2 si collocherà    accanto alla sede della
Regione Rhone-Alpes. Completerà la      cortina edilizia della
nuova Esplanade François Mitterrand.   Questa si trova in testa
alla darsena a taglio della penisola   formata dalla confluenza
del Rodano e della Saona.

L’Ilôt B2
È un intervento dall’architettura sobria, regolare e ritmata,
caratterizzato da grandi aperture e semplici volumetrie chiuse
da tetti piani. La progettazione del lotto arriva al termine
di un concorso di progettazione promosso dalla Città di Lione
insieme alla SPL Lyon Confluence. L’aggiudicazione per Ilôt B2
è del 2015 al gruppo di studi e al promotore immobiliare OGIC.

È un complesso multifunzionale che comprende e si distribuisce
all’interno di cinque edifici raggruppati attorno a una
permeabile corte-giardino centrale. Al principio tre erano
destinati a nuove residenze, di cui una parte per studenti,
uno a uffici mentre l’ultimo è misto residenziale-terziario.
Un asilo nido e negozi e spazi commerciali completano il
programma in realizzazione.

Reversibilità                 per        il       futuro
con Ilôt B2
Flessibilità e reversibilità sono i caratteri distintivi di
questo intervento. Con le sue organizzazioni punta a
rispondere alle richieste di un mercato immobiliare in
evoluzione. L’idea è di creare spazi di lunga durata che
possono essere facilmente trasformati sia nelle dimensioni sia
nelle loro funzioni.

Le fasi preliminari della progettazione sono state infatti
accompagnate da un importante lavoro con le istituzioni
cittadine. Questo per provare ad agevolare burocraticamente i
futuri cambi di destinazione d’uso. Azione necessaria per
convertire tutti gli uffici in abitazioni e tutte le
abitazioni in uffici.

Sostenibilità e sperimentazione:
energia, tecniche costruttive e
materiali
La sostenibilità è una delle principali linee guida di tutto
il grande progetto Lyon Confluence e nell’Îlot B2 si traduce
in molti modi, spesso sperimentali.

Guardando ad esempio alla gestione dell’energia, un accordo
tra OGIC e EDF, la più importante azienda produttrice e
distributrice in Francia, sta portando avanti un progetto
pilota che servirà a definire e fissare i termini, soprattutto
legali e legislativi, dell’“autoconsumo collettivo”. Il
complesso sarà così servito da un impianto fotovoltaico che
vuole portare la copertura autonoma dei fabbisogni provenienti
da fonte rinnovabile dal 20% medio al 50%, con EDF che fornirà
una batteria al litio da 200 kWh per lo stoccaggio
dell’energia.

La sperimentazione risiede anche, e soprattutto, nei materiali
e nelle tecniche costruttive. Mentre il ricorso al cemento
armato è limitato alle sole parti sotterranee, tutte le
strutture in elevazione sono realizzate in legno. L’Orangerie,
edificio di due piani fuori terra e 11 metri di altezza
collocato nella parte meridionale del lotto, utilizza invece
la terra cruda (pisé o adobe, il cui sviluppo nella
contemporaneità ha visto pioniere il recentemente scomparso
architetto egiziano Hassan Fathy) per la realizzazione di
parte del suo involucro.

Questa scelta conferma inoltre il posto di Lione tra le città
“capitali del pisé”. Nel 2016 ha ospitato il 12° “Congrès
mondial sur les architectures de terre” e oggi sono circa
20.000 gli edifici che nella sua area metropolitana ricorrono
a questa tecnica costruttiva per le loro parti costitutive.

Terra cruda: il futuro di un materiale da costruzione antico
La costruzione in terra cruda dalle origini a oggi

Il   pisé   del                 XXI        secolo           è
prefabbricato
La terra cruda è il materiale di base della successione delle
5 grandi arcate che caratterizzano la facciata principale
dell’edificio. Pilastri e archi sono composti da blocchi di
terra che, una volta pressata ed essiccata, vengono messi in
opera tenuti insieme da semplice malta.

Gli elementi sono stati realizzati direttamente in cantiere
dalla grande esperienza dell’impresa Nicolas Meunier,
specializzata in questa tecnica dal 1986. È inventrice e
proprietaria di un sistema di prefabbricazione del pisé, in
cantiere e off-site, che si avvale di attrezzature
appositamente sviluppate per dare forma ai blocchi
(realizzabili in dimensioni massime di 2,2 m di lunghezza, 1 m
di altezza e 0,5 m di spessore), setacciare la terra, posarla
per strati successivi e compattarla riducendo al massimo la
presenza di manodopera.

I vantaggi
L’Îlot B2 gode così dei molti vantaggi offerti sia da un
materiale naturale che da una tecnica costruttiva tradizionale
resa “industriale”.

Sebbene la produzione dei blocchi sia consigliabile solo dalla
primavera all’autunno, la terra cruda ha una dimostrata e alta
resistenza a compressione, che può arrivare alle 40 tonnellate
per metro quadro, e dal buon comportamento igrotermico.

La gestione del calore e dell’umidità, che deve essere
consentita dalla posa di rivestimenti traspiranti, si
avvantaggia sia della sua grande massa volumica che della
presenza dell’argilla: durante l’inverno, la condensa degli
interni viene assorbita da un materiale che si riscalda e
accumula il calore, mentre d’estate permette l’evaporazione
dell’umidità producendo un raffrescamento naturale.

I vantaggi sono anche altri, non secondari. Oltre alla
completa naturalità, la terra battuta è un materiale
riciclabile al 100% e dalla filiera corta: quella utilizzata
nel cantiere proviene dal vicino comune di Saint-Quentin-
Fallavier.

Il grande valore anche sperimentale di questo cantiere è
dimostrato anche dalla presenza dell’Ecole Nationale des
Travaux Publics de Vaulx-en-Velin, che grazie a questo
cantiere sta studiando e approfondendo le performance di
questa tecnica costruttiva.
Photogallery

Courtesy by the architects

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Lyon Confluence
Il processo di rigenerazione urbana che sta radicalmente
cambiando questa parte di Lione è oggi uno dei progetti più
importanti e innovativi in corso in Francia e in tutta Europa.
Identificato dall’iconico Musée des Confluences, completato
nel 2014 sulla punta meridionale della penisola dagli
austriaci Coop Hillmeb(l)au, ha finora richiamato nella città
transalpina alcuni dei più grandi nomi dell’architettura
internazionale, da Herzog & de Meuron e Michel Desvigne a
Odile Decq a Massilimiano Fuksas, da Kengo Kuma (che sta
seguendo la realizzazione di Hikari) a Jakob+MacFarlane (a cui
si deve la nuova sede di Euronews ospitata da un cubo verde
acido).

Lyon Confluence sta prendendo forma in un’area strategica che
ha risposto all’abbandono progressivo dell’industria pesante
con un progetto di ampio respiro concertato, ben comunicato e
finanziato da investimenti pubblici e privati, gestiti dalla
Société Public Locale Lyon Confluence (che dovrebbe essere di
esempio anche per l’Italia).

Esteso su una superficie di 150 ettari, questo quartiere nasce
a partire dal 2003 per ospitare molteplici funzioni. È uno
spazio moderno e avanzato, collegato con le altre parti della
città da una nuova linea tranviaria. Comprende nuove
residenze, un quarto circa delle quali di edilizia sociale,
spazi commerciali e uffici. Confluence ospita anche importanti
istituzione pubbliche. Oltre alla nuova sede della Regione, di
cui Lione è capitale, qui si trovano anche gli archivi della
città e una sede dell’Università Cattolica.
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