Il soprano di Sarno, Gilda Fiume riparte dal Teatro Regio
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Il soprano di Sarno, Gilda Fiume riparte dal Teatro Regio di Olga Chieffi “O Gioia!” esclama Violetta nel recitativo della cabaletta “Sempre libera!”. Gioia vera, sino alle lacrime ha provato il soprano sarnese Gilda Fiume, uno dei luminosi nomi del magistero canoro del nostro conservatorio, nel sapere che domenica 9 maggio, al levarsi del sipario del Teatro Regio di Torino, rivedrà il pubblico. “Un felicissimo ritorno! – ha affermato Gilda Fiume che sarà la protagonista della Traviata del Regio di Torino – Non si può descrivere l’emozione di tornare a vivere il palcoscenico, il legno sotto i piedi, il profumo delle quinte, il brivido dell’apertura sipario e tutta la magia che vive intorno ad uno spettacolo. Quando abbiamo saputo che il teatro sarebbe stato aperto al pubblico non sono riuscita a trattenere le lacrime. Un artista vive di emozioni condivise con gli spettatori! È difficile adattarsi a tutte le misure covid, a partire dall’orchestra che non può stare interamente in buca, fino al contatto con i colleghi che non può mai avvenire del tutto, ma l’entusiasmo con cui sto affrontando questi giorni di lavoro è come quello di una bambina! Mi sento fortunata di tornare in scena con un ruolo tanto importante, vivrò fino all’ultima emozione”. Una Traviata questa che andrà in scena nell’allestimento realizzato nel 2018 dal Teatro San Carlo di Napoli con la regia di Lorenzo Amato, le scene di Ezio Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino, sul podio ci sarà il maestro israeliano Rani Calderon, direttore musicale al Teatro Municipal di Santiago del Cile, un debutto alla testa dell’Orchestra e del Coro del Regio. Lorenzo Amato ha concepito questa Traviata come una riflessione sulla malattia, sul tempo che scorre via inesorabile, l’amore, la violenza
delle convenzioni sociali, l’ipocrisia, il sacrificio e infine la morte. Al centro dello spazio scenico, su un fondale trasparente come un vetro, la pioggia scorre implacabilmente per l’intera durata dello spettacolo, filtrando la visione delle grandi tele pittoriche create da Ezio Frigerio che descrivono gli ambienti. Un elemento che potrebbe essere visto come semplice metafora di una Parigi grigia, fredda e piovosa, ma che per me rappresenta molto di più: straniamento, allusione, stato d’animo, dolore, fino a quell’offuscamento della vista che le malattie particolarmente debilitanti provocano in ciascuno di noi. Al fianco della nostra Gilda Fiume, che debuttò nel ruolo proprio sul palcoscenico del teatro Verdi di Salerno, nel 2017, a dar voce ad Alfredo Germont, ci sarà il giovane tenore francese Julien Behr, un esordio assoluto, come altri debutti saranno quelli di Lorrie Garcia nel ruolo di Flora e quello del baritono Damiano Salerno in quello di Giorgio Germont Completano il cast: Ashley Milanese (Annina), Joan Folqué (Gastone), Dario Giorgelè (Douphol), Alessio Verna (D’Obigny), Rocco Cavalluzzi (Grenvil). Nel corso delle cinque recite si alterneranno: Luigi Della Monica e Alejandro Escobar (Giuseppe), Riccardo Mattiotto e Marco Sportelli (un domestico), Giuseppe Capoferri e Marco Tognozzi (un commissionario). “La Traviata” rappresenta il Verdi “moderno”, in primo luogo per la tempestività (la versione teatrale del romanzo di Alessandro Dumas jr., La dame aux Camélias, era andata in scena solo un anno prima), poi, per l’attualità del soggetto e della psicologia, favorita dallo spostamento della trama su di un solo personaggio. Conta, però, soprattutto l’apertura musicale, basti ricordare la costruzione di tutto il primo atto, intorno ad un unico, inarrestabile ritmo di valzer e del terzo su un sommesso parlato, la pulsione erotica mondana e la delusa intimità borghese. Echi, forse, dell’amato Schubert. Nel valzer si riflette al negativo la mondanità del Secondo Impero, una spettrale “vie parisienne”. Simmetrie. “Libiamo ne’ lieti calici” ha (in tonalità maggiore) lo stesso avvio dello sconsolato “Addio al passato”, in minore, introdotto
dall’evocativo suono del clarinetto. Verdi “borghese”, organico e ribelle insieme, come ben si conviene in un’epoca in Italia ancora rivoluzionaria, in cui era tale essere anticlericale e patriottici, magari convivere con una donna senza sposarla. L’amore attraversa fremente la diseguglianza dei ranghi sociali, ma non è questione di ricchezza, ma di gap fra buona società e demi-monde, e pretende di associare stabilmente il giovane di buona famiglia e la cortigiana, che dovrebbero avere per unico legame legittimo il piacere mercenario e temporaneo. La comunicazione s’interrompe per un dislivello incolmabile di amore. L’esistenza dissipata ha preparato Violetta alla passione senza ritorno, alla dedizione assoluta, mentre Alfredo si è soltanto infatuato della brillante esperienza della cortigiana, è temporaneamente abbagliato da quel mondo, ma prontissimo a ritornare al proprio, al solido matrimonio con qualche algida e illibata fanciulla da tradire, poi, con altre più sostanziose amanti. Non ingannino i reciproci slanci amorosi del primo atto. Invero, già allora, il “croce e delizia al cor” di Alfredo è soltanto una galante serenata. Ben altro è lo spessore emotivo della “povera donna, sola, abbandonata/in questo popoloso deserto/che appellano Parigi”, che vorrebbe, in un congedo estenuato al belcantismo, “sempre libera folleggiar di gioia in gioia” e sospetta giustamente che “sarìa per me sventurata un serio amore”. Viene da pensare alla solitaria morte parigina della Callas, Violetta per sempre, al di là dell’incomparabile maestria tecnica che associava drammaticità e coloratura, per quanto di personale, di incolmabile eccesso di amore irricambiato è fluito nelle sue esecuzioni. Lo scoppio della passione compromette l’accasamento delle vergini (Germont si preoccupa di sistemare la sorellina di Alfredo e intona soave “Pura siccome un angelo”) e turba la pubblica opinione. Germont rappresenta la figura e la Legge del Padre nei confronti di una Violetta chiaramente dedita al libertinaggio per mancanza di una sana educazione paterna. Il sacrificio della passione e il saper tenere la bocca chiusa – secondo le buone tradizioni borghesi – è il contributo
dell’onesta puttana all’equilibrio sociale. L’innamorato Alfredo, finge di non capire, rinfaccia alla donna che l’ha abbandonato i soldi spesi per lui, eccedendo in villania per gli stessi canoni mondani. Sul prezzo che paga si inteneriscono i carnefici, Alfredo stesso e l’odioso genitore. L’inizio dell’ultimo atto, contribuisce decisamente allo sfaldamento della struttura tradizionale a numeri chiusi, dissolti in un tessuto continuo di recitativi, slanci lirici e ricadute nel pianissimo, in piena corrispondenza alla tempesta sentimentale che investe l’affranta Violetta e alla sua illusione, proprio in punto di morte, di un ritorno delle forze vitali. Violetta morirà sull’etereo suono del violino che ricorderà ancora una volta la prima frase d’amore di Alfredo, mentre la realtà dura del palcoscenico, svelerà il maligno disegno della vita. Vaccini, a Salerno da venerdì accesso libero per over 60 allo stadio Arechi Per i residenti di Salerno, sarà allestita a partire da venerdì 7 maggio una postazione mobile per le vaccinazioni ad accesso libero, attiva 7 giorni su 7 presso lo Stadio Arechi dalle ore 8,30 alle ore 18,30. L’ampliamento dell’offerta vaccinale ad accesso libero è riservato alla fascia di età over 60, già iscritti in piattaforma. Inoltre, per ciascun distretto sanitario sarà individuato e comunicato a breve il centro e l’orario presso cui sarà possibile recarsi senza prenotazione. I cittadini potranno recarsi esclusivamente nel centro vaccinale di riferimento sul territorio di residenza attivo nel proprio distretto sanitario. Lo rende noto l’Asl
di Salerno. Milena Satriano: “Il Piano Scuola non è applicabile nei mesi estivi da noi” di Monica De Santis Continua a tenere banco il Piano Scuola Estate messo in atto dal Ministro Bianchi. Un piano scuola che ha visto molti dirigenti scolastici unirsi per chiederne la revisione e la rimodulazione. Richiesta fatta attraverso una lettera alla quale hanno aderito al momento oltre 300 presidi di tutt’Italia. Tra i firmatari vi è anche Milena Satriano, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Vietri sul Mare che comprende ben 8 plessi, dislocati su un territorio che parte da Vietri ed arriva fino a Cetara.. “Ho firmato la lettera, perchè in questo momento sono talmente presa nei tracciamenti e nella messa in quarantena che non ho il tempo di pensare al piano scuola. Sono stanca ed anche i docenti lo sono , siamo talmente stremati che non riusciamo a pensare al piano scuola che, se devo dire la verità è estremamente accattivante, ben strutturato, ma è sbagliato il momento e soprattutto non può essere applicato allo stesso modo per tutti i contesti scolastici. Ad esempio, il mio istituto comprensivo comprende 8 plessi e la maggior parte di questi si trovano in località di mare, quindi è difficile che i bambini possano venire a scuola nei mesi di giugno, luglio e agosto perchè loro vanno al mare. Ecco perchè credo che questo piano scuola, così come è stato pensato potrebbe essere ideale per le grandi città, ma non per i piccoli centri come il
nostro e soprattutto così vicino al mare. Faccio già fatica a far venire a scuola i bambini dell’infanzia fino alla fine di giugno, figuriamoci a luglio e agosto. Quindi come dicevo, condivido l’impianto del Piano scuola però il contesto non aiuta, c’è bisogno di un recupero della socializzazione, ma forse è meglio rinviare il tutto a settembre”. Perchè crede che questo piano scuola potrebbe funzionare solo nelle grandi città? “Semplice, prendiamo grandi città come Milano o Roma. Le famiglie che lavorano hanno le ferie o a luglio oppure ad agosto, di conseguenza negli altri mesi estivi si devono appoggiare a campi estivi o ludoteche per tenere i loro bambini. Ecco in questi contesti il piano scuola potrebbe funzionare. Ma in altre realtà, più piccole, come la nostra non potrebbe funzionare”. Il piano scuola è su base volontaria, secondo lei i genitori del suo istituto potrebbe aderire? “Francamente non credo. Non ho chiesto ancora a nessuno, ma la vedo molto difficile, come dicevo prima, faccio già fatica a far venire a scuola i bambini dell’infanzia fino al 30 giugno, figuriamoci oltre. Credo che l’adesione o sarà minima o addirittura nulla”. Ma lei ha pensato più o meno a come potrebbe strutturare questo piano scuola per i suoi istituti? “No, non mi ci sono potuta dedicare neanche per un minuto. Pensi che solo oggi (ieri per chi legge, n.d.r.) ho dovuto mettere una classe terza della scuola secondaria in quarantena, ed una classe quinta del plesso Prezzolini. Senza contare che l’infanzia del plesso Punzi è chiusa fino al 5 maggio così come l’infanzia del plesso Dragonea è chiusa sempre fino al 5 di maggio. Ovviamente quando dico chiuso intendo che gli alunni non sono in presenza, ma la didattica sta proseguendo a distanza. Tutto questo ovviamente crea disagi e problemi. Se fossero tutti in Dad gli alunni le difficoltà sarebbero di meno. Invece adesso mi ritrovo con classi in quarantena, con altre classi in presenza. Con ben dieci docenti in quarantena e con l’obbligo di dover garantire la didattica agli alunni che restano in presenza, utilizzando un altro docente che stia in classe a vigilare ed eventualmente risolvere problemi con la connessione, mentre il
docente in quarantena continua a tenere le lezioni stando da casa. Come le dicevo, il docente in classe deve controllare la connessione, perchè altra grande problematica è la rete scadente, purtroppo nelle nostre zone la linea non è stata potenziata e non abbiamo neanche la fibra. Proprio stamattina (ieri per chi legge, n.d.r.) sono andata a fare un collaudo per il laboratorio di informatica a Cetara, per le prove Invalsi, per evitare che i bambini di Cetara venissero a sostenerle a Vietri, come negli altri anni. E purtroppo abbiamo avuto difficoltà di connessione, ed abbiamo fatto un collaudo con un professore che intanto stava in quarantena. Ora tutte queste difficoltà, tutte queste problematiche ci distraggono a fare una fatica maggiore e quindi a non poterci dedicare al piano scuola estate”. Lei cosa sugerirebbe? “Di rinviarlo a settembre. Cominciamo dal primo di settembre, a fare una progettualità. Fino all’inizio del nuovo anno scolastico possiamo prevedere corsi di mattina e di pomeriggio e poi a scuola iniziata proseguire solo il pomeriggio e magari poi continuare anche in altri periodi, come quello delle vacanze natalizie, quando i genitori lavorano e magari hanno bisogno di un aiuto per i bambini periodi”. Quindi per lei il piano scuola è valido ma non il periodo? “Il piano scuola è valido, ma deve essere applicato diversamente. Ogni dirigente scolastico deve avere la possibilità di scegliere il periodo migliore per la sua applicazione”. Nella sua scuola tra le altre cose si svolgono già attività laboratoriali anche all’aperto… “Si, in questo momento ho le 5 scuole dell’infanzia che stanno lavorando in rete. La nostra scuola è capofila della rete Outdoor Education, iniziata a gennaio del 2020 con un convegno al salone dei Marmi del comune di Salerno, quando ancora non avevamo contezza di questa pandemia. Abbiamo fatto un corso di formazione con delle pedagogiste di Bologna, poi è stato sospeso con la pandemia ed ora è ripreso. Domani (oggi per chi legge, n.d.r.) abbiamo un incontro di musicoterapia e siamo pronti ad avviare un percorso con le sezioni dell’infanzia proprio portando gli alunni all’esterno per far apprendere loro i suoni della
natura. Ecco iniziative come questa che prevedono anche laboratori di manualità potrebbero essere inseriti nel piano scuola, ma sempre spalmando queste attività durante un periodo più ampio e non solo nei tre mesi estivi”. La figlia di Bono Vox in concorso al Giffoni di Monica De Santis Il Giffoni Film festival si prepara ad alzare il sipario sulla 51esima edizione. E si prepara riportando in presenza ben 3000 ragazzi e ragazze che dal 21 al 31 luglio potranno assistere alla visione di lungometraggi e documentari che poi saranno votati, oltre a confrontarsi sulle loro vite che purtroppo negli ultimi 15 mesi sono completamente cambiare. I temi principali dei film selezionati per questa 51esima edizione sono la fantasia, l’amore, le grandi passioni, il delicato rapporto genitori-figli, i conflitti generazionali e la forza interiore.Una grande festa del ritorno in sala da parte dei più giovani, che tra le poltrone si ritrovano, dopo i lunghi mesi di lockdown. Il cinema di Giffoni e il confronto con attori e registi chiamati a rispondere alle domande dei ragazzi rappresenteranno per i giurati quello che il fondatore e direttore di Giffoni Opportunity, Claudio Gubitosi, ha definito “un grido di felicità in un anno in cui occorrerà ancora rispettare le regole”. Sono già 2550 le opere in preselezione che il team di Giffoni sta valutando. I film ad oggi scelti provengono da: Antille, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Canada, Finlandia, Francia, Germania, India, Iran, Israele, Marocco, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Qatar, Repubblica Ceca, Ucraina, USA. C’è anche “The true adventures of
Wolfboy”, tra i titoli in concorso quest’anno al GIFFONI Film Festival. L’intenso film sul tema del ‘diverso’ che vede tra i suoi protagonisti anche John Turturro, la figlia di Bono Vox, Chloe Savigny e Eve Hewson, riservato alla sezione Generator+13, racconta il viaggio di formazione di un ragazzo affetto da ipertricosi congenita, che diverte e commuove insieme. Nella sezione Generator +18, invece, c’è “Shiva Baby” con Dianna Agron (protagonista di Glee) un’esilarante commedia ebraica che segue le avventure di una giovane ragazza ebrea bisessuale. Entusiasmo e prudenza saranno le direttrici che caratterizzeranno l’edizione 2021 del festival, dove saranno adottate tutte le misure anti contagio per garantire un’esperienza indimenticabile e naturalmente sicura. Mai come per questa edizione, la selezione dei temi è stata oggetto di ampia riflessione: dopo quattordici mesi di restrizioni che hanno obbligato la società tutta, e in particolare i più giovani, a congelare aspettative, sogni e speranze, era fondamentale offrire ai juror spunti che accendessero l’interruttore della fiducia. Sono già 2550 le opere in preselezione – tra corti e lungometraggi – che il team di Giffoni sta valutando. La deadline per le iscrizioni è fissata per il 31 maggio. Da quest’anno, inoltre, chi non sarà fisicamente presente a Giffoni , potrà accedere in streaming alla visione dei film in concorso con un abbonamento dedicato sulla piattaforma MYmovies. Le prevendite partiranno nelle prossime settimane. Dal 21 al 31 luglio saranno oltre 100 i film presentati in concorso, a cui si aggiungeranno i grandi eventi dedicati alle migliori anteprime cinematografiche. È inoltre prevista la partecipazione di 150 tra talent e ospiti italiani e internazionali che incontreranno i giffoner delle varie sezioni. Non solo attività in sala: l’Arena all’aperto di Piazza Fratelli Lumière darà spazio anche alla musica con serate su prenotazione per un massimo di 1000 persone. Il Giardino degli Aranci sarà invece totalmente dedicato a spettacoli per tutta la famiglia. Grande successo per IMPACT!, un format totalmente rinnovato e aperto all’ascolto. Un laboratorio del pensiero, della riflessione e dell’analisi per
200 giovani, dai 18 ai 28 anni, che avranno la possibilità di essere ascoltati da rappresentanti delle istituzioni, della cultura, dello spettacolo, esponenti del mondo della scienza, sociologi, CEO di aziende. Agli incontri si aggiungerà anche il grande cinema di Giffoni, con un focus sulle tematiche affrontate durante le giornate del festival. Nelle prossime settimane, sul sito www.giffonifilmfestival.it e sui social ufficiali, saranno resi noti i primi dettagli del programma che sarà presentato nei parchi archeologici di Pompei e Paestum e con attività previste nel Museo Archeologico di Pontecagnano. Hybrid & Zine, strumenti cartacei d’arte libera di Olga Chieffi Non esiste una società senza fanzine: le fanzine siamo noi che ci riflettiamo in uno specchio senza filtri che restituisce la parte della società che spesso non viene mostrata ma che racchiude dei veri e propri tesori. Sono uno, forse il migliore degli strumenti dalla parte degli storici per capire chi siamo e come siamo arrivati ad oggi. Uno strumento democratico, cocciutamente cartaceo e libero, senza mediazioni o regole di sorta che riesce ad appassionare chiunque vi si avvicini. E le fanzine dell’archivio di libri d’artista Ibridifogli di Antonio Baglivo, saranno protagoniste insieme a numerosi altri pezzi della mostra Hibrid&Zine, che vivrà il suo vernissage questa mattina presso l’archivio di Stato di Salerno, e sarà fruibile negli orari d’ufficio sino al 30 maggio. “Il termine inglese fanzine nasce dalla contrazione delle parole fan (da fanatic, appassionato) e magazine
(rivista), e può essere tradotto in italiano come rivista amatoriale. Si tratta delle riviste stampate in tirature limitate, generalmente distribuite direttamente o su abbonamento, realizzate da appassionati. Diffuse nel mondo del fumetto, della musica e della letteratura, le fanzine sono nate negli anni venti e trenta negli Stati Uniti come una delle prima espressioni del mondo degli appassionati della fantascienza, il cosiddetto fandom […]. Anche in Italia le prime fanzine nascono dal mondo della fantascienza, negli anni Sessanta. La più antica che si ricordi è “Futuria Fantasia”, fondata dal futuro regista Luigi Cozzi. Sulle fanzine esordiscono e si fanno le ossa molti dei critici e degli scrittori italiani di fantascienza. Ogni tipo di realtà, che non trova spazio, vuoi per reali limiti artistici degli autori, vuoi per cieca ottusità degli editori, nella cosiddetta editoria mainstream, si realizza imboccando la strada dell’autoproduzione. Casa Baglivo è un delizioso museo, il cui percorso espositivo propone un itinerario diversificato e complesso, anche dal punto di vista cronologico, incentrato sulla sua svariata attività e ben ne evidenzia la poliedrica produzione, ponendo in relazione alcuni dei suoi più tipici momenti creativi. Indagando sul valore degli oggetti e sulle loro potenzialità, sul potere del segno, che supera lo stesso significato, Baglivo ha cercato progressivamente di superare il limite delle cose, dei progetti stessi, divenendo, in questo modo, assertore della superabilità dei confini, se affrontati con occhi sempre diversi. Così, nelle teche della sua casa-archivio, possiamo vedere libri-oggetto e libri d’artista, che oggi sono esposti, grazie a questa mostra cui ha collaborato anche Vito Pinto, all’archivio di Stato. I libri scultura, come Teca Mundi, oggetti d’arte che del libro mantengono l’aspetto tradizionale, ma non la struttura e la funzione, ci mostrano diverse realtà e due differenti dimensioni: non più solo pagine stampate, ma al loro posto materie, forme, colori, immagini, segni, libri non necessariamente realizzati su supporto cartaceo, ma nati dall’utilizzo altri materiali: metallo, legno, terracotta, con
pagine rilegate, dipinte, libri liberi di raccontare una storia, narrazioni che si sedimentano poco a poco, come i gusci delle conchiglie di cui è un riconosciuto collezionista, dal passato ad oggi, oppure che esplodono nell’attimo stesso in cui l’artista crea. I libri d’artista, invece, che vanno oltre il concetto comune di libro, rendendo osmotici al loro interno i vari linguaggi delle arti, dalla poesia, alla fotografia, nascono dall’incontro di Baglivo con i rappresentanti delle varie muse e sono interamente realizzati in proprio dall’autore, in ogni fase della lavorazione, utilizzando carte povere, ordinarie o riciclate, e carte cotone per le calcografie, in tiratura limitatissima, o addirittura pezzi unici e, quindi, opere d’arte non ripetibili, che rappresentano il senso del lavoro dell’artista intorno al libro, come medium estetico, inserito all’interno del suo articolato e complesso percorso. Una cellula creativa particolarmente attiva e propositiva che nella persona dell’artista Antonio Baglivo, ha tracciato nel tempo un percorso di esperienze e di progetti che hanno promosso collaborazioni e scambi con centri culturali e singoli artisti in tutta Europa e non solo. Tra i diversi pezzi in esposizione, la presenza del numero zero della rivista in scatola, tutta salernitana, “Civico 23”, promossa e coordinata dagli artisti che fanno capo al No Profit Art Space “Civico 23” e che vede la partecipazione di ventitrè tra i più interessanti e impegnati artisti italiani contemporanei orbitanti nell’area della mail art e della poesia sperimentale. All’archivio di Stato vedremo esposte opere di Antonio Baglivo, Vittore Baroni, Carla Bertola, Sergio Borrini,Alan Bowman, Cosimo Budetta, Mirta Caccaro, Alfonso Caccavale, Rolland Caignard, Francesco Calia, Lamberto Caravita, Armando Cerzosimo, Piermario Ciani, Tiziana Colusso, Carmela Corsitto, Maria Credidio, Eleonora Cumer, Angelo D’Amato, Teo De Palma, Anna Di Fusco, Marcello Diotallevi, Cinzia Farina, Fernanda Fedi, Bartolomè Ferrando, Luc Fierens, Bill Gaglione, Ombretta Gazzola, Loredana Gigliotti, Gino Gini, Salvatore Giunta, Antonio Izzo, Domenico Latronico, Pino
Latronico, Alfonso Lentini, Silvana Leonardi, Osvaldo Liguori, Carmine Lubrano, Serse Luigetti, Ruggero Maggi, Ida Mainenti, Rosario Mazzeo, Mauro Molinari, Nadia Nava, Gerardo Nigro, Jurgen O.Olbrich, Gaetano Paraggio, Giancarlo Pavanello, Salvatore Pepe, Giordano Perelli, Pio Peruzzini, Eliana Petrizzi, Antonio Picardi, Hugo Pontes, Gianni Rodari, Gian Paolo Roffi, Giovanna Russoniello, Antonio Sassu, Maria Teresa Schiavino, Sinclair Scripa, Cristina Tafuri, Ilaria Tufano e Alberto Vitacchio. L’Officina Culturale & Multimediale del Liceo Sabatini Menna Già da qualche tempo quando si parla di orientamento a scuola, non si pensa più ad attività specifiche destinate a guidare i ragazzi verso un indirizzo di studio o un ambito lavorativo , ma a una modalità della didattica che punta, nel suo insieme, a far acquisire ai giovani la consapevolezza di sé, delle proprie attitudini, interessi e di conseguenza capacità di decidere. Il progetto “’Officina Culturale & Multimediale” finanziato dal M.I.U.R nell’ambito del P.O.N. Scuola 2014/2020, programma “Educazione all’Imprenditorialità” a titolarità del Liceo Artistico Sabatini Menna di Salerno” ha l’obiettivo di promuove la creatività, l’innovazione e la propensione al lavoro autonomo nei partecipanti. Le attività pianificate tendono a sviluppare doti personali, competenze e conoscenze alla base di una mentalità e di un comportamento propositivo, avvicinando gli adolescenti al lavoro autonomo e alla micro imprenditorialità come possibile scelta professionale e di visione del futuro . La visione strategica
della Dirigente Scolastica del Sabatini Menna, dottoressa Ester Andreola, accompagna costantemente la crescita del potenziale giovanile del Liceo artistico Salernitano orientandolo verso iniziative tese alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale ampliando l’offerta formativa verso tematiche innovative e utili al sistema economico e sociale locale. I ragazzi del Sabatini Menna, stanno testando le loro idee orientando motivazioni, passione e competenze personali verso l’avvio di nuove attività; scoprono le skills dell’imprenditore con formazione pratica e personalizzata muovendo i primi passi per trasformare la loro idea in realtà economica e sociale. La loro propensione alla creatività riguarda il settore fotografico, la cinematografia e il teatro, la moda, il turismo, il designer e altre idee di nuove attività; tutto questo per far emergere “l’inclinazione all’imprenditorialità” anche latente nei ragazzi. Un progetto ambizioso fortemente voluto dalla Professoressa Claudia Imbimbo non tanto perché si vuole fare di ogni ragazzo che frequenta l’istituto salernitano, un futuro imprenditore, nonostante negli ultimi anni l’autoimprenditorialità si stia rivelando un percorso fruttuoso per la creazione di occupazione , in alternativa al lavoro dipendente ma per mettere al centro della vita economica e sociale i giovani studenti e la scuola con l’obiettivo strategico di alimentare la crescita di nuovi talenti capaci di creare valore e lavoro. “….la vera novità – spiega il docente e coach Vincenzo Quagliano – sta nella convinzione che l’imprenditorialità sia una competenza chiave della cittadinanza attiva, preziosa per i ragazzi che saranno infatti, i cittadini di domani, indipendentemente dal percorso di studio e di lavoro che imboccheranno perché insegna a essere flessibili, creativi, sensibili all’innovazione e capaci di reagire agli eventi in modo consapevole e responsabile, prevenendo i problemi e prevedendo i bisogni futuri e trovando soluzioni idonee”.
Ermelinda Rocciolo: “Il piano scuola estate è una manovra politica improvvisata” di Monica De Santis “Avvertiamo come dirigenti scolastici la necessità della fruizione di risorse specifiche ma in maniera del tutto libera e svincolata perché noi che operiamo sul campo, siamo gli unici consapevoli delle vere urgenze che si devono fronteggiare all’interno delle istituzioni scolastiche”. A parlare è Ermelinda Rocciolo, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo “Balzico” di Cava de’ Tirreni, che comprende ben quattro plessi. La dirigente è una delle oltre 270 dirigenti scolastici firmatari della lettera inviata al ministro Bianchi, che contesta il Piano Scuola Estate… “Questo piano estate, sembra nato da una vera e propria improvvisazione. Manca di pianificazione, siamo a maggio e questo piano scuola dovrebbe iniziare a giugno al termine delle attività didattiche, ma noi scuole abbiamo, anche il problema degli esami di stato da organizzare, quindi come dovremmo fare secondo loro. Senza contare che veniamo da un anno difficile, sopratutto per la sanità e la scuola che sono state in prima linea. Siamo oberati di lavoro, stanchi, non andiamo in ferie dal primo settembre 2019. Avremmo gradito un attimo di pausa. E non parlo solo come dirigente scolastico. La scuola non è fatta solo da presidi e docenti, i quali si è capito potranno aderire oppure no al piano estate. Ma la scuola è fatta anche di tante altre persone. C’è il personale di segreteria che ha diritto di usufruire delle ferie così come i collaboratori scolastici. Per legge loro devono usufruire delle ferie durante i periodi di sospensione delle
attività didattiche, ma se un dirigente non sospende le attività didattiche a luglio ed agosto perché nel concreto ci sono gli alunni all’interno delle aule, come si fa a garantire la giusta fruizione delle ferie”. La Rocciolo poi fa notare anche un’altra problematica per cui questo piano scuola estate è impraticabile “Le aule sono caldissime, non abbiamo climatizzazione da nessuna parte. Anzì no, io ho un condizionatore nel mio ufficio, ma credo di non poter accogliere in presidenza tutti gli alunni che eventualmente aderiranno all’iniziativa del Piano estate. Vogliamo poi parlare degli spazi esterni? Sono tante le scuole che non hanno questi spazi. Su quattro plessi, ad esempio io ho spazi esterni solo in tre di loro. Ma sono tutti assolati, senza nessun riparo e nessuna protezione”. Ma il vero punto interrogativo, che i dirigenti scolastici si stanno ponendo è che risposta ci possa essere da parte delle famiglie “Credo, in linea generale, che la maggior parte non aderirà. Allo stato attuale, posso solo fare un’indagine preliminare, rivolgendomi ai rappresentanti di classe e di interclasse e chiedere orientativamente cosa ne pensano se qualora la scuola volesse aderire a questo piano. Ma come dicevo credo che aderirà una minoranza di alunni, quelli le cui famiglie versano in condizioni economiche indigenti per cui non si possono permettere delle vacanze al mare. Il punto è che comunque noi non possiamo concedere tanto. Posso prevedere attività laboratoriali, ma di certo non terrò gli alunni chiusi in un’aula a scrivere, leggere e far di conto. Dall’altra parte, parlando sempre dei miei istituti non posso pensare neanche ad una progettazione in termini sportivi, perchè non ho gli spazi e neanche una progettazione teatrale perchè non ho un teatro e si presume che al termine di un laboratorio del genere vi sia uno spettacolino. Potrei far rete con altre scuole, questo è vero. Ma per fare questo serve tempo. Allora il ministro non me lo doveva dire oggi ma tre mesi fa. Ecco tre mesi fa avrei potuto accordarmi con lo staff e pianificare un’attività nel dettaglio. Invece così mi devo improvvisare insieme con il ministro perché non ho scelta se
decido di aderire”. Ovviamente se decide di aderire dovrà sempre far rispettare le norme anticovid… “Ovviamente. Saremo sempre costretti a fare i tracciamenti, le quarantenne, anche d’estate quindi, conclusione non possiamo andare in ferie neanche quest’anno”. E poi dovrete preparare il ritorno a scuola a settembre, senza sapere ad oggi come si ritornerà a scuola? “Esattamente, secondo il ministro ora noi dobbiamo proseguire l’attività didattica, concludere l’anno scolastico, programmare il piano estivo e iniziare a programmare il prossimo anno. Assurdo. Ancora una volta, ci ritroviamo, ad affrontare e a gestire attività, che magari sono di tutto rispetto, non lo voglio mettere in discussione, ma improvvisate”. Ma cosa pensa realmente di questo piano scuola estate? “Credo che sia una manovra politica, che di didattico/ formativo ha poco o nulla. Alla luce di questo, vorrei chiedere al ministro una semplice cosa. Di quanti soldi dispone da poter dare ad ogni scuola? 10mila euro. Bene mi dia questi soli e magari intervengo sulle infrastrutture. Per esempio aggiusto le tapparelle, perché sono un problema, i ragazzi non vedono la LIM a causa del sole e quindi andrebbero aggiustate. Può sembrare una sciocchezza, ma è una sciocchezza costosa aggiustare tutte le tapparelle di ben quattro plessi scolastici. Oppure potrei acquistare dei sanificatori per l’aria per ogni aula. Insomma poniamoci problemi seri da risolvere, che non sono di certo il piano estate. Abbiamo problemi più seri da risolvere come la connettività nelle nostre scuole. Datemi i soldi per risolvere questo problema così che il prossimo anno possa erogare didattica a distanza anche agli alunni contatti dei contatti e non solo ai contatti stretti. Perchè il ministro forse non lo sa, ma anche questo è oggetto di grandi polemiche tra i genitori, ed in parte hanno ragione, ma non avendo una connessione che mi consente di erogare la didattica in modalità mista per tutti molte cose non si possono fare”. Lei ha già deciso se aderire oppure no? No, al momento non ho preso ancora nessuna decisione. Ma ovviamente, considerando l’improvvisazione adottata dal ministero, se dovessi decidere di aderire anche io
improvviserò nella pianificazione, perché non ho proprio il tempo utile, per fare diversamente”. Rosario Pantalena: “Abbiamo dovuto vietare gli incontri con le famiglie per tutelare i nostri ospiti” di Monica De Santis Rosario Pantalena è uno dei due direttori della Rsa Valle D’Argento di Giffoni Valle Piana. La struttura, che oggi conta 31 ospiti, ha ricevuto nella giornata di ieri una torta in dono da parte della maestra Vincenza De Donato, nota per essere la maestra che insegna la gentilezza ai suoi allievi. Un gesto, questo, che è stato molto apprezzato dagli anziani ospiti, come racconta il direttore della struttura… “I nostri ospiti sono per la maggior parte anziani con problemi di mobilità oppure soffrono di demenza o altre patologie, hanno tutti una famiglia, ma come comprensibile vengono da un anno non facile. Per salvaguardare la loro salute abbiamo dovuto sospendere le visite. Solo da un mese abbiamo allestito una stanza con un vetro e diamo il permesso ai familiari di poterli venire a trovare, ma ovviamente si possono parlare solo attraverso un vetro. Per questo il ricevere oggi (ieri per chi legge, n.d.r.) questa torta è stato per loro un po’ come una di quelle feste che prima organizzavamo”. Come avete affrontato l’emergenza pandemica? “Come ho detto, dal primo momento abbiamo chiesto ai familiari di non venir più a trovare i loro cari. Abbiamo limitato le uscire e gli ingressi
anche di tutto il personale per evitare possibili contagi. Non è stato sempre facile, soprattutto all’inizio, ma non siamo mai stati soli, abbiamo avuto l’aiuto dell’Asl, dei Nas e anche dell’amministrazione comunale”. Avete mai registrato casi di covid all’interno della vostra struttura? “Solo una volta. Anche se in realtà la persona risultata positiva non era ancora una nostra paziente. Mi spiego, dall’ospedale avevano disposto il trasferimento di un’anziana presso la nostra struttura. Questa signora era stata sottoposta a tampone due giorni prima, ed era risultata negativa. Quando è arrivata da noi, prima di farla accedere alla struttura l’abbiamo sottoposta nuovamente a tampone e temporaneamente in attesa di risultato, fatta alloggiare presso una stanza isolata. Il giorno dopo il suo tampone è risultato positivo e ovviamente abbiamo provveduto al suo traferimento e alla sanificazione della stanza”. Quindi avete effettuato tamponi a tutti gli ospiti nuovi che arrivavano nella struttura? “Non solo a loro, anche a chi era già ospite e a tutto il personale. Prima facevamo tamponi ogni 10 giorni, adesso ogn 15 giorni”. Gli ospiti sono stati vaccinati? “Certamente, tutti sono stati vaccinati così come anche il nostro personale. Nonostante questo continuiamo a tenere un livello di attenzione molto alto. Non possiamo permetterci nessun tipo di errore”. Il momento più difficile? “Le prime settimane, quando mancavano i dispositivi di sicurezza per personale ed ospiti. Quando non si sapeva neanche bene come questo virus si diffondeva”. Come avete sopperito alla mancanza di contatto con i familiari? “Abbiamo cercato di stare vicino ad ognuno di loro il più possibile. Non potendo far accedere nessuno all’interno della struttura abbiamo organizzato per loro delle piccole feste, delle serate di giochi. Insomma abbiamo cercato di fare tutto il possibile per far sentire loro il meno possibile la mancanza dei loro cari. Ma non potevamo fare diversamente e fortunatamente tutte le nostre precauzioni ad oggi ci hanno premiato, hanno premiato i nostri ospiti che fortunatamente non si sono mai ammalati e speriamo che continui sempre così”.
Enema Sdo e Dj Rogo e il “Sangue sulla seta” Pubblicato il nuovo album di Enema SDO e Dj Rogo per Stoned Saints Records dal titolo “Sangue sulla seta”. Sangue sulla seta nasce dall’incontro tra le liriche taglienti del rapper Enema SDO e le eleganti produzioni di Dj Rogo. Entrambi membri della Stoned Saints Records il duo si è unito per la prima volta in occasione di questa uscita, pubblicata senza nessuna anticipazione. “Il disco è nato perché tra noi due c’è una certa sintonia musicale, ed essendo entrambi fan dell’underground oltreoceano ci è sembrato quasi un dovere divertirci e cacciare un EP su quelle sonorità”. Il connubio tra le rime di Enema e le produzioni mai banali di Dj Rogo è un delitto perfetto, compiuto con gran classe, volto a creare un contrasto molto interessante ai fini musicali. L’unico featuring del disco è del rapper messinese Toni Zeno aka Zeno TDM, mentre l’artwork è stato realizzato da Oiluig per @Ideaslab, il missaggio e il mastering sono di nuovo di Enema per Sound Boutique Studio. Enema SDO Enema è un rapper, beatmaker e sound engineer della provincia di Salerno. Esordisce nel 2017 con il primo dei due capitoli “Hate EP”, l’anno successivo inizia a lavorare al secondo capitolo e nell’aprile del 2018 pubblica “Hate 2: Nevermore”. Nel 2019 entra a far parte dell’etichetta indipendente Stoned Saints Records, con la quale l’anno successivo pubblicherà “Omicidio Gucci” in collaborazione con Hysteriack. L’anno 2021 segna il connubio tra le sue rime e le produzioni di Dj Rogo che porteranno alla pubblicazione di “Sangue sulla seta”. Dj Rogo Dj Rogo muove i primi passi nella scena rap salernitana nel 1997 formando il collettivo Zse Crew, lo stesso anno produce il suo primo mixtape dal titolo “La Base”. Nel 2000 entra a
far parte della storica crew salernitana Cafardo Energizer. Nel 2001 diventa il dj ufficiale degli Energizer Fast Few (Morfuco, Tonico 70, Patto Mc), partecipando alla produzione esecutiva dell’album “Oltre il sound”. Dal 2003 sarà produttore di alcuni mixtape e diventerà dj resident della Nervo Staff Management impegnandosi in tutta la penisola assieme ad importanti nomi del rap nazionale e mondiale tra i quali: Dj Gruff, Dj Tayone, 13 Bastardi, Co’ Sang, Funky Pushertz, Colle Der Fomento, Kaos One, Moddi, Dj Trix, Ensi, Sean Price, Jeru The Damaja, Rustee Jux, R.A. The Rugged Man, M.O.P., Akrobatik, Heltah Skeltah. Nel 2009 entra a far parte del Dint Movement diventando uno dei dj resident assieme a Tonico 70, sempre nel 2009 produrrà un mixtape con lo stesso Tonico dal titolo “Cafardo Energizer vol.2” primo prodotto ufficiale della neonata etichetta Dint Recordz. Nel settembre 2009 fonda e produce i Tropa D’Elite assieme a Fasan e 2Bet. Nel 2018 pubblica “Boxcutter” primo album da solista per Dint Recordz e Label XXXV che conta la collaborazione dello zoccolo duro della scena rap italiana: Esa, Danno, Ntò, Moda Loda Broda, Mirko Miro, Marmittone, Drunk, File Toy, Claver Gold, Reddog, Tropa D’Elite, Ale Zin, Oyoshe, Dope One, Dj Uncino, Tonico 70, Morfuco, E Green, Patto Mc, Lady Shona, No Fang, Totò Nasty, Ivanò, Ganjafarm Cru, The Black Sand Boys, Terza Classe, Karma. Nel 2019 produce il disco di File Toy “Euterpe” pubblicato per Glory Hole Records e nello stesso anno fonderà l’etichetta indipendente Stoned Saints Records. Nel 2020 pubblica “Botanical”, beat tape per la stessa Stoned Saints Records. Il 2021 sarà altrettanto produttivo con la pubblicazione di “Misericordia”, album in collaborazione con Rosario Molesto e “Sangue sulla seta”, in collaborazione con Enema SDO. Ascolta/Scarica “Sangue Sulla Seta” https://enemasdoxdjrogo.fanlink.to/sanguesullaseta
Puglisi e le donne che fanno impresa Le donne che fanno impresa perseguono primo, tra tutti i valori, il miglioramento continuo, ma hanno a cuore anche il mantenimento dello spirito di squadra, la professionalità e la ricerca di nuove soluzioni. Il fattore principale che guida le scelte delle imprenditrici durante i cambiamenti (leggi periodo post covid) sono il miglioramento del benessere aziendale e delle proprie performance. Ma si cambia anche per mettersi in gioco. E’ uno spaccato molto significativo quello emerso dall’indagine svolta nell’ambito del Progetto «Donna modello di impresa. Esperienze di business a confronto» promosso da Confindustria Salerno, in collaborazione con Confindustria Catania. Alessandra Puglisi è la Presidente del Comitato femminile plurale di Confindustria Salerno. Presidente Puglisi, a Salerno le aziende guidate da donne sono forti e godono di ottima salute? In epoca pandemica le nostre aziende non sono esenti dagli stessi meccanismi che hanno colpito tutte le imprese del mondo: ci sono settori in crisi e settori che registrano performance positive come l’agroalimentare, con tutta la catena ad esso connesso, e il farmaceutico, solo per fare qualche esempio. Piuttosto direi che l’impresa femminile è ottimista per natura e, anche in epoca pandemica, si interroga su come migliorarsi.
Dall’indagine svolta emergono una serie di valori e di principi alle quali si ispirano le donne che fanno impresa. Sì. Ci è sembrato opportuno, in un momento storico così particolare, fermarci a riflettere sui nostri valori guida per ripartire da lì e trovare le energie per dare risposte concrete. Per rendere il percorso ancora più fecondo, abbiamo ritenuto di confrontarci con le colleghe degli altri territori, nella convinzione che la condivisione e le sinergie siano alla base della crescita professionale e aziendale. Da tempo promuoviamo percorsi di formazione e confronto perché riteniamo che le best practices vadano condivise. Fare impresa vuol dire – a Salerno come ovunque – intraprendere una sfida quotidiana fatta di visione, di progresso, di superamento delle difficoltà e di innovazione. Salerno è terreno fertile per le donne che fanno impresa? Il Comitato femminile plurale di Confindustria Salerno annovera 85 iscritte tra titolari d’azienda, dirigenti e manager. E’ un numero significativo se si considera che parliamo di aziende manifatturiere o dei servizi di medie e grandi dimensioni che generano occupazione. Questo dato trasmette la presenza di un tessuto produttivo attento al cambiamento, al confronto con altri territori e altri Paesi, soprattutto per quanto riguarda le nuove opportunità da cogliere. Si parla molto di gender gap e di diversity e inclusion. Tutto ciò come si traduce a livello aziendale?
E’ innanzitutto importante riconoscere che nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza, che detta le linee guida per la gestione dei fondi del Recovery, sono previste risorse per favorire le assunzioni delle donne o le imprese guidate da donne. E, più in generale, l’obiettivo del gender equality e del gender opportunity rientra in maniera trasversale in tutte le misure. Non solo, dunque, assunzioni per le donne senza lavoro, ma anche precise misure che riguardano il percorso formativo. E’ fondamentale l’aspetto di coesione sociale, incluso il discorso della gestione del “tempo famiglia”. Ciò detto, l’impresa privata ha come suo elemento fondante la meritocrazia, è l’unico parametro che dovrebbe ispirare le scelte aziendali.
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