IL CICLO DI AFFRESCHI DELLA "VILLA WIDMANN" A MIRA: PER UN RECUPERO DELLA MEMORIA DEI SERBELLONI

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IL CICLO DI AFFRESCHI DELLA "VILLA WIDMANN" A MIRA: PER UN RECUPERO DELLA MEMORIA DEI SERBELLONI
IL CICLO DI AFFRESCHI DELLA “VILLA
WIDMANN” A MIRA: PER UN RECUPERO DELLA
MEMORIA DEI SERBELLONI
di Sara Grinzato

“La sera del 16 corrente alle ore 6 sono andata a Padova per vedere un Casino
  per me, ed il giorno doppo tornando a Venezia mi fermai a vedere la vostra
Casa della Mira; ell’è la più ellegante, e gentile casa ch’io abbia mai veduta, e
                                                           si può dire deliciosa”1
                     Caterina Dolfin Tron al Duca Gian Galeazzo Serbelloni,
                                                                   24 luglio 1784

    “Che non vogliate affittare la Casa della Mira, lodo, ma cosa volete fare delle
                                                                            terre?”
                       Caterina Dolfin Tron al Duca Gian Galeazzo Serbelloni,2
                                                                  29 ottobre 1784

La storia del complesso monumentale che tutti per lo più nominano
“Villa Widmann”, situato in località La Rescossa a Mira, è piuttosto
ben documentata, almeno rispetto ad altre dimore gentilizie con affac-
cio sulla Brenta. Ciononostante, il mirabile salone affrescato è stato og-
getto di un fraintendimento tra gli studiosi, a causa di una lettura forse
non appropriata dell’apparato iconografico su cui è imperniato.
La presenza di una falce di luna e di un giglio nell’allegoria soffittale

1  Estratto dalla lettera di Caterina Dolfin a Gian Galeazzo, cfr. GINO
DAMERINI, Settecento Veneziano. la vita, i tempi, gli amori, i nemici di
Caterina Dolfin Tron con 103 lettere inedite di C. D. T. a Gian Galeazzo
Serbelloni, Mondadori, Milano, 1939, p. 298, n. XXXVIII.
2 Cfr. ivi, p. 306, n. LI.

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Fig. 1 Giuseppe Angeli, Il carro dell’aria, Mira, salone centrale della villa Se-
riman Serbelloni.

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(fig. 1) ha, da circa un secolo3, indotto a speculare che la commissione
degli affreschi a Giuseppe Angeli4 spettasse alla famiglia Widmann. La

3 Nella quasi totalità della bibliografia su questa dimora storica, l’allegoria del
soffitto del salone affrescato è chiamata una “Glorificazione della famiglia
Widmann”. La prima associazione della luna e del giglio con lo stemma
famigliare dei Widmann fu proposta da BRUNO BRUNELLI, ADOLFO
CALLEGARI, Ville del Brenta e degli Euganei, Treves, Milano, 1931, p. 38.
Tutti concordi con questa interpretazione gli studi successivi: ATTILIO
VALENTE, La Riviera del Brenta, Landini, Venezia, 1951, p. 53; GIUSEPPE
MAZZOTTI (cur.), Le Ville venete, Longo e Zoppelli, Treviso, 1954, p. 122;
CAMILLO GASTONE SPEZZATI, Le ville venete della Riviera del Brenta,
Alfieri, Venezia, 1962, p. 81; MERCEDES PRECERUTTI GARBERI,
Affreschi settecenteschi delle ville venete, Silvana, Milano, 1968, p. 146;
CLAUCO BENITO TIOZZO, Gli affreschi delle ville del Brenta, Stendiv-
Aquila, Padova, 1968, p. 83; CLAUCO BENITO TIOZZO, La Villa Widmann-
Foscari ora Costanzo, Canova, Treviso, 1974, p. 68; CLAUCO BENITO
TIOZZO, Le ville del Brenta da Lizza Fusina alla città di Padova, Cavallino,
Venezia, 1977, p. 130; FRANCESCA D’ARCAIS, FRANCA ZAVA
BOCCAZZI, GIUSEPPE PAVANELLO, Gli affreschi nelle ville venete dal
Seicento all'Ottocento, vol. 1, Venezia, 1978, p. 192, cat. 106; MARIO
GUIOTTO, Monumentalità della Riviera del Brenta. Itinerario storico artistico
dalla Laguna di Venezia a Padova, Signum, Limena, 1983, p. 127; MARIANA
MOLLENHAUER HANSTEIN, Giuseppe Angeli und die venezianische
Malerei des Settecento, Bonn, 1986, pp. 106-107, nn. 29, 30 e 31; ELENA
BASSI, Ville della provincia di Venezia, Rusconi, Milano, 1987, p. 187;
PAOLO TIETO, Riviera del Brenta, Panda, Padova, 1983, p. 43; FABRIZIO
MAGANI, Il collezionismo e la committenza artistica della famiglia Widmann,
patrizi veneziani, dal seicento all'ottocento, Istituto Veneto di Scienze, Lettere
ed Arti, Venezia, 1989, pp. 88-90; RODOLFO PALLUCCHINI (cur.), La
pittura nel Veneto. Il Settecento, II, Electa, Milano, 1995, p. 168;
MASSIMILIANO BANDERA in ALBERTO TORSELLO, LETIZIA
CASELLI (curr.), Ville venete. La provincia di Venezia, Marsilio, Venezia
2005, pp. 195-196, cat. VE 231; FILIPPO PEDROCCO (cur.), Gli affreschi nei
palazzi e nelle ville venete dal '500 al '700, Sassi, Schio, 2008, pp. 376-383;

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proprietà di questa dimora da parte dei Widmann Rezzonico è però
comprovabile solo durante la seconda dominazione austriaca 5, e si è
perciò voluto immaginare che i Widmann tenessero la villa in affitto nel
XVIII secolo e la decorassero a proprio piacimento. Nuovi dati docu-
mentari e una più puntuale analisi dell’apparato ornamentale persua-
dono oggi a rivedere quest’asserzione. Scopo di questo saggio sarà ri-
tornare l’attribuzione della decorazione del salone da ballo ai più plau-
sibili e legittimi proprietari e ideatori: Gabrio Serbelloni e, fors’anche
maggiormente, la sua illustre consorte Maria Vittoria Ottoboni.

È noto che questo sito sulla Brenta appartenne, dal nono decennio del
Seicento, alla famiglia Tornimben e che nel 1718 lo acquisì per via

DENIS TON in GIUSEPPE PAVANELLO (cur.), Gli affreschi nelle Ville
Venete. Il Settecento, tomo I, Marsilio, Venezia, 2010, cat. 106, p. 399.
L’unico a non concordare con l’assegnazione della campagna pittorica ai
Widmann era ALESSANDRO BALDAN, Ville de' Veneti nella Riviera del
Brenta e nel territorio della Serenissima repubblica. Documenti e iconografia,
vol III, Moro, Cassola, 1982, pp. 108-111; ALESSANDRO BALDAN, Studio
storico ambientale artistico della Riviera del Brenta (da Fusina al Portello di
Padova), Bertato, Padova, 1995, pp. 204-206.
4 Per la storia critica rimando breviter al contributo scientifico più recente, cfr.

TON in PAVANELLO, Gli affreschi… cit., pp. 398-399. L’attribuzione ad
Angeli spetta a RODOLFO PALLUCCHINI, La pittura veneziana del
Settecento, Istituto per la collaborazione culturale, Venezia, 1960, p. 159; cfr.
anche GIUSEPPE PAVANELLO, Il Settecento in villa, ovvero le “smanie
pittoresche” nella villeggiatura, in PAVANELLO, Gli affreschi… cit., p. 17.
5 Cfr. MAGANI, Il collezionismo… cit., p. 89. Notizia desunta dal catasto

austriaco. Cfr. ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA (ASVE), Censo stabile,
r. 39, al n. 1492: nel 1845 risulta proprietaria Elisabetta Foscarini quondam
Nicolò vedova Rezzonico Widmann. Elisabetta Foscarini nel 1847 cede la
proprietà a Giovanni Abbondio Carlo Widmann Rezzonico, Elisabetta maritata
Corner Bernini e Andrianna; nel 1850 tutta la proprietà è rilevata dalla contessa
Andrianna. Cfr. ASVE, Censo stabile attivato, r. 158; partitari r. 159, n. 141; r.
160, n. 365.

4
matrimoniale Diodato Seriman, esponente di una ricca famiglia armena
proveniente dalla Persia6. Diodato vi costruì sia un palazzetto padronale
– quello tramandato per via incisoria da Costa nel suo primo volume de
Le Delicie7, corrispondente al piano terra dell’edificio attuale, che an-
cora conserva all’ingresso la datazione MDCCXVIII -, sia il complesso
d’uso situato immediatamente a oriente, rimasto pressoché inalterato
sino ad oggi.
Il 4 ottobre 1751, “Sua Eccellenza Signor Duca Don Gabrio Serbellione
Grande di Spagna di primo rango” acquistò da Diodato tutta la tenuta,
ovvero: “Casa Dominical o sia Pallazzetto à peppiano et in Soler con
Barchessa composta di più Camere, e luochi a peppiano et in Solaro
per uso de’ Patroni, nec non per uso di Gastaldi, Cucina, Lisciera,
Stalla per Cavalli con sua rimessa per Carozze, due Pozzi, Forno e con
sua Chiesa ò sia Oratorio, Cortile davanti sopra la Strada dalla parte
della Brenta, e di dentro Giardino, et Orto di Campi due in circa, il
tutto con sue Fabbriche vechie e nuove, cinto di Muro con suoi Portoni
di ferro, e di Legno, respetive Statue, abentie e pertinentie, ingressi,
egressi, e regressi, azioni e giurisdizioni & posto, e situato nella Villa
della Mira al Ponte della Riscossa sotto il Vicariato d’Oriago. Territo-
rio Padovano”8.
Don Gabrio Serbelloni (1693-1774), III duca di San Gabrio, non è sco-
nosciuto nella storia dell’Italia del Settecento, essendo membro di una

6 I passaggi di proprietà sono diligentemente ricostruiti da BALDAN, Ville de'
Veneti… cit., pp. 108-110; BASSI, Ville della provincia di Venezia… cit., pp.
185-191; ANNA FORNEZZA, in GIUSEPPE RALLO (cur.), I giardini della
Riviera del Brenta. Studi e catalogazione delle architetture vegetali, Marsilio,
Venezia, 1995, pp.148-151.
7 Delle delicie del fiume Brenta espresse ne' palazzi e casini situati sopra le sue

sponde dalla sboccatura nella laguna di Venezia fino alla città di Padova
disegnate ed incise da Gianfrancesco Costa, architetto e pittore veneziano,
tomo primo, Venezia, apresso l’Autore, MDCCL, n. XXIX.
8 ASVE, Sezione Notarile. Atti, Atti Giovanni Antonio Signoretti, b. 12321, cc.

259-282; la citazione è a c. 267v.

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