I cento giorni di JOH e la crescente militarizzazione dell'Honduras
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Speciale I cento giorni di JOH e la crescente militarizzazione dell’Honduras Povertà, criminalità e corruzione continuano a essere i principali problemi del paese centroamericano Juan Orlando Hernández (honduprensa) Managua, 13 maggio (Opera Mundi | LINyM) -. Lo scorso 7 maggio, il governo del presidente honduregno Juan Orlando Hernández (JOH) ha compiuto i simbolici primi 100 giorni. Ed è già tempo di bilanci. JOH ha ricevuto la fascia presidenziale dopo che il Tribunale supremo elettorale, Tse, lo ha ratificato ufficialmente come vincitore delle elezioni del 24 novembre dello scorso anno, con quasi 8 punti di vantaggio su Xiomara Castro, moglie dell'ex presidente Manuel Zelaya e candidata del partito Libertà e rifondazione, Libre, braccio politico del movimento popolare di resistenza al colpo di Stato, che nel 2009 destituì lo stesso Zelaya. Nonostante il risultato ufficiale e l'immediato riconoscimento internazionale, Xiomara Castro considerò la vittoria del candidato di governo come una “frode mostruosa”, contestando l'imparzialità delle autorità elettorali, denunciando un gran numero di gravi irregolarità nel conteggio e trasmissione dei voti e rifiutandosi di riconoscere il risultato e la legittimità di JOH come nuovo presidente dell'Honduras. Inoltre, questa nuova forza politica progressista è riuscita a interrompere più di un secolo di duopolio del Partito liberale e del Partito nazionale, posizionandosi come seconda forza politica del Paese e principale partito di opposizione ed eleggendo 37 dei 128 deputati al Congresso Nazionale, 31 sindaci e vicesindaci e 4 deputati al Parlamento centroamericano. L'ex presidente Zelaya è stato nominato capogruppo parlamentare di Libre. Parallelamente, il Fronte nazionale di resistenza popolare, Fnrp, è tornato a riattivare la sua struttura territoriale e ha iniziato un intenso lavoro di riorganizzazione interna e dei settori sociali e popolari, con l'obiettivo di diventare un “vero movimento di massa con influenza nella realtà sociale e politica del paese”, ha dichiarato Xiomara Castro nel corso di un attività realizzata alcune settimane dopo le elezioni.
All'insediamento del nuovo Congresso, liberali e nazionalisti si sono organizzati in un fronte comune, garantendo la maggioranza parlamentare al nuovo governo e bloccando qualsiasi progetto promosso dall'opposizione. “E' evidente che esiste una alleanza tacita tra i due partiti tradizionali. Intanto, il Paese sprofonda nella povertà, nella delinquenza e nella corruzione. Ci negano la parola in Parlamento e accantonano i nostri progetti. E’ come se JOH non avesse mai lasciato il suo incarico di presidente del Congresso e continuasse a comandare”, ha dichiarato a Opera Mundi l'ex procuratore e attuale deputato di Libre, Jari Dixon. Tra gli esempi fatti dal deputato c’è l'accantonamento del progetto di deroga del “pacchetto fiscale” - una misura molto criticata per il suo alto costo sociale -, il progetto di riforma agraria integrale e quello sulla legge anticorruzione. “Con questo progetto vogliamo concentrare tutte le norme che riguardano il tema della corruzione pubblico-privata, aumentare le pene, creare nuove figure penali e fornire uno strumento efficace contro questo delitto. Purtroppo, ci stanno boicottando e i partiti tradizionali non vogliono sentir parlare di misure anticorruzione, perché stiamo toccando i loro interessi”, ha aggiunto Dixon che è il relatore del progetto di legge. L’Indice di percezione della corruzione di Trasparenza Internazionale relativo al 2013 indica che l'Honduras è il paese più corrotto del Centroamerica e uno tra i più corrotti al mondo. Tra i 177 paesi valutati a livello mondiale, l’Honduras figura al 140° posto. Questo rappresenta un peggioramento di 7 posizioni rispetto all'anno precedente. Cento giorni Durante la campagna elettorale, i principali obiettivi del programma di governo di Juan Orlando Hernández, il presidente eletto con il minor numero di voti (36,80%) in più di 30 anni di governi costituzionali, giravano attorno alla lotta contro la criminalità e l'insicurezza cittadina, la creazione di posti di lavoro, la diminuzione dei livelli di povertà e il risanamento delle finanze pubbliche. Intervistato dai media nazionali, il riconfermato ministro per la Sicurezza, Arturo Corrales, analizzava i primi mesi di governo assicurando che i risultati erano soddisfacenti e che il Paese aveva imboccato la strada giusta. L'inizio di vari programmi, come per esempio “Vita Migliore”, che si propone di assistere 800 mila famiglie in condizioni di povertà estrema, creando migliaia di microimprese, donando stufe ecologiche, migliorando le abitazioni e distribuendo ‘borse solidali’ di alimenti, “Con Chamba vivi meglio”, che si prefigge di creare 100 mila posti di lavoro nelle città e 200 mila nelle campagne nei quattro anni di governo, così come il prolungamento a tempo indefinito del programma “Lavoro ad ore”, la riorganizzazione dell'amministrazione pubblica e l'adozione di forti misure di sicurezza, con la crescente presenza dei militari in operazioni di ordine pubblico, hanno dominato la scena dei primi 100 giorni di governo. Sicurezza Con lo slogan “Farò ciò che sarà necessario per restituire la pace al paese”, l'attuale presidente honduregno aveva promesso alla popolazione che avrebbe risolto velocemente il grave problema dell'insicurezza, che ha portato l'Honduras a essere uno dei paesi più violenti e pericolosi al mondo.
Secondo l'osservatorio sulla violenza dell’Università nazionale autonoma dell'Honduras, Unah, lo scorso anno il Paese ha registrato una lieve flessione del tasso di omicidi, che sono passati dagli 85,5 per 100 mila abitanti del 2012 agli 83 del 2013. Queste cifre sono però contestate dalla Polizia honduregna, la quale ha calcolato un tasso del 75,1 per 100 mila abitanti. A prescindere da chi abbia ragione, il vero problema è che l'Honduras si è nuovamente collocato come il Paese con il più alto tasso di omicidi al mondo, con più di 7 mila morti violente all'anno, cioè quasi 12 volte superiore alla media mondiale - che è di 6,9 omicidi per 100 mila abitanti - e otto volte il tasso che l'Organizzazione mondiale della salute utilizza per definire lo “stato di epidemia”. Nei primi tre mesi di governo, JOH ha cercato di mettere in pratica le sue promesse e l’ha fatto con la formazione della forza speciale Tigres (acronimo di Tropa de Inteligencia y Grupo de Respuesta Especial en Seguridad), addestrata dalla Brigata “Giungla” dell’esercito colombiano e dal 7º Gruppo delle Forze Speciali degli Stati Uniti, la creazione della Forza nazionale di sicurezza interistituzionale, Fusina, e l’inizio dell’Operazione Morazán, a cui partecipa la Polizia militare d’ordine pubblico (PMOP) e la Tigres. Ha inoltre annunciato la formazione di un Corpo Interagenziale integrato dalla Polizia, delle Forze Armate, la Tigres e la PMOP, ha imposto il blocco delle chiamate tramite telefonia mobile nei 24 penitenziari honduregni, ha rinnovato quasi la totalità dei vertici della polizia, ha promosso le “dimissioni volontarie” di circa 40 ufficiali di polizia e ha implementato la Legge di Protezione degli Spazi Aerei, con la quale si autorizza la Forza Aerea honduregna ad abbattere gli aerei sospettati di trafficare droga nel territorio nazionale. Il ministro Corrales assicura che con queste misure l'Honduras è migliorato. “C’è stata una diminuzione dei sequestri e delle estorsioni, è diminuito l'indice di omicidi, sono state sgominate pericolose bande criminali e sono stati sequestrati ingenti carichi di droga”, ha detto. L'ex commissario di Polizia, María Luisa Borjas, ha però lanciato un segnale di allarme di fronte alla crescente militarizzazione del Paese e all'aumento della violenza. “Si tratta di una grande campagna mediatica orchestrata dal governo con l'appoggio dei principali mezzi di comunicazione. La verità è che sono aumentate le esecuzioni sommarie e i massacri, con la partecipazione diretta dei corpi di sicurezza dello Stato e la complicità del governo” ha detto Borjas a Opera Mundi. Le principali vittime sono i giovani. Un dossier pubblicato recentemente da “Casa Alianza”, organizzazione internazionale di protezione e difesa dei diritti dell’infanzia e della gioventù, rivela che, durante i primi tre mesi di quest'anno, in Honduras sono stati assassinati 270 giovani con un’età inferiore a 23 anni. Una media di 90 morti al mese. L'Osservatorio nazionale sulla violenza della Unah riporta 19 massacri durante i primi 3 mesi dell’anno, in cui hanno perso la vita 68 cittadini, la maggior parte dei quali minori di 30 anni. “I nostri giovani sono stati emarginati, privati dei loro diritti e adesso sono criminalizzati, perseguitati e assassinati. Questo è quello che sta accadendo veramente in Honduras”, ha aggiunto María Luisa Borjas. Epurazione della polizia Secondo Borjas, l’epurazione del corpo di polizia è una farsa. “Invece di stare dietro le
sbarre per i molteplici reati commessi, vari ufficiali che non hanno superato i test di affidabilità – tossicologici, psicometrici e socio-economici – sono stati ‘ritirati’ con tutti gli onori e hanno ricevuto liquidazioni milionarie”. L’ex commissario di Polizia sostiene che in Honduras si stanno materializzando quelli che erano i suoi timori durante la campagna elettorale. “La pubblica sicurezza è stata completamente militarizzata e i militari controllano già varie istituzioni che dovrebbero essere dirette da civili”, ha detto. In questo senso, Borjas assicura che Juan Orlando Hernández sta realizzando i suoi propositi. “Sta distruggendo il corpo di Polizia e lo sta consegnando ai militari. È un assegno in bianco per quei settori che stanno reprimendo l’opposizione politica e sociale, che criminalizzano e perseguono giudizialmente la protesta popolar e che violano i diritti umani” ha concluso. Fonte Originale: Opera Mundi (dal portoghese) Fonte spagnolo: LINyM (1º parte) Nonostante gli abusi, la politica di sicurezza patrocinata dagli USA è stata rafforzata Per gli USA l'Honduras continua ad avere una grande rilevanza geopolitica, come durante la grave crisi generata dal colpo di stato del 2009 JOH e Lisa Kubiske (Foto laprensa.hn) Durante l'attività di presentazione della forza Tigres, il presidente honduregno Juan Orlando Hernández ha ringraziato gli Stati Uniti e la Colombia per l'appoggio ricevuto nella lotta contro il crimine organizzato. “Mi congratulo con le Tigres. Li vedo ansiosi di imparare dall’esperienza di questi paesi fratelli (Colombia e USA) per porre un freno al crimine in tutte le sue espressioni” ha dichiarato.
All’attività ha partecipato l'ambasciatrice degli Stati Uniti in Honduras, Lisa Kubiske, la quale ha ringraziato il presidente honduregno per aver creato queste forze speciali. “I nostri tre paesi possono affrontare il crimine organizzato internazionale” ha sottolineato l'ambasciatrice. Secondo gli USA, l'Honduras continua ad avere una grande rilevanza geopolitica. Nonostante la grave crisi che è seguita al colpo di Stato del 2009 e le ripetute accuse di corruzione, violazione dei diritti umani e collusione con il crimine organizzato che hanno macchiato l'immagine della Polizia e delle Forze armate, gli Stati Uniti continuano ad approvare fondi per finanziare questi corpi repressivi. Tra il 2010 e il 2012, l'incremento delle spese militari degli Stati uniti in Honduras è stato del 71% - spese che sono triplicate negli ultimi dieci anni. Questa tendenza è stata criticata da settori della politica nordamericana. Lo scorso anno, 94 congressisti, guidati dalla deputata democratica dell'Illinois, Jan Schakowsky, hanno chiesto la sospensione degli aiuti militari approvati dal Dipartimento di Stato. “Gli Stati Uniti devono sospendere la loro assistenza militare all'Honduras, di fronte alla mancanza di un serio impegno per porre un freno alla violazione dei diritti umani, per investigare i crimini e perseguire i responsabili” hanno scritto i congressisti nordamericani. Diritti Violati Questi timori sono stati condivisi da Bertha Oliva, coordinatrice nazionale del Comitato dei familiari dei detenuti scomparsi in Honduras, Cofadeh, che ha qualificato come una “dittatura” l'attuale governo nazionalista. “JOH controlla praticamente tutti i poteri e le istituzioni dello Stato e mantiene una campagna elettorale permanente e indefinita. Le violazioni dei diritti umani e le politiche di Stato contro la vita e a favore dell’impunità continuano senza sosta e sono incrementate in questi mesi”, ha detto Oliva. Per lei, la nomina di Héctor Roberto Herrera Cáceres – avvocato molto vicino agli interessi delle grandi imprese minerarie – come nuovo Commissario Nazionale dei Diritti Umani, è un ulteriore esempio della mancanza di volontà del governo e dei partiti tradizionali di avanzare nel cammino della difesa delle libertà. “Ci troviamo di fronte a una dittatura mascherata da democrazia, in cui il tema dei diritti umani passa in secondo piano e non si vuole chiedere perdono per i crimini commessi. Dopo questi primi 100 giorni, arriveranno tempi molto difficili”, ha pronosticato la coordinatrice del Cofadeh. Fonte originale: Opera Mundi (portoghese) (2º parte)
Precarizzazione e deregulation continuano a preoccupare i lavoratori in Honduras Da quando JOH ha assunto il mandato come presidente è iniziato un processo di riorganizzazione dell'amministrazione pubblica Nel corso di un'attività pubblica realizzata in Casa Presidenziale, il presidente Juan Orlando Hernández ha presentato i risultati dei suoi primi tre mesi di governo in quanto alla creazione di posti di lavoro. Il presidente sostiene di aver favorito investimenti per oltre 5 miliardi di dollari e aver creato più di 26 mila nuovi posti di lavoro attraverso i programmi “Con Chamba vivi meglio” e “Lavoro ad ore”. Inoltre, con l'attivazione della Segreteria di Sviluppo Economico “Pro Honduras”, JOH ha promesso di realizzare “un piano aggressivo per promuovere gli investimenti come mai si era visto prima”. Secondo Carlos H. Reyes, presidente del Sindacato dei lavoratori dell'industria delle bevande e simili, Stibys, quello che il governo ha creato è “una bolla mediatica per far credere alla popolazione e alla cooperazione internazionale che tutto è risolto, ma non è così”. Il dirigente sindacale sostiene che, indipendentemente dalle cifre fornite dall'Esecutivo, si tratti sempre di diversivi che servono per continuare a deregolamentare il mercato del lavoro e precarizzare l'impiego. “Si creano posti di lavoro in settori come il manifatturiero, catene di fast-food e l'agroindustria, dove non c'è nessuna garanzia, né rispetto per i diritti dei lavoratori. Questo non ha nulla a che vedere con lo sviluppo delle nostre forze produttive, né col far uscire il Paese dalla povertà. Quello che vogliono fare è solamente eliminare tutti quei diritti che sono il frutto di tanti anni di lotta”, ha spiegato Reyes. Le principali sfide del nuovo governo sono state il risanamento delle finanze pubbliche, che negli ultimi anni hanno sofferto un forte deterioramento, la riduzione del deficit fiscale e il debito totale, che nel 2013 hanno raggiunto rispettivamente il 7,9 e il 51,5% del PIL e riattivare la crescita economica. Da quando JOH ha assunto il mandato, è iniziato un processo di riorganizzazione dell'amministrazione pubblica, riducendo l'apparato burocratico dello Stato e accorpando o eliminando istituzioni e ministeri. Ha favorito inoltre la creazione del Consiglio nazionale degli investimenti, ha creato un fondo di investimento di più di 73 milioni di dollari per riattivare il settore agroalimentare, ha implementato la Legge di ordinamento delle finanze pubbliche – il famigerato “pacchetto fiscale” approvato nel mese di gennaio per aumentare
la raccolta del gettito - e ha promosso le alleanze pubblico-private (Coalianza), una sorta di privatizzazione mascherata. Con queste misure, il governo pretende risparmiare circa 200 milioni di dollari e creare le condizioni per firmare un accordo con il Fondo monetario internazionale, Fmi. Teoria Nonostante l'enfasi posta sui progressi in materia economica, secondo Hugo Noé Pino, economista dell’Istituto centroamericano di studi fiscali, Icefi, questi primi cento giorni mostrano il vero volto del governo. “Nonostante si siano stabiliti dei criteri generali per la riduzione delle spese pubbliche e si siano prese varie misure di carattere amministrativo, l'impressione è che tutto sia rimasto a livello teorico”, ha dichiarato a Opera Mundi. Noé Pino ha criticato anche l'approvazione e l’implementazione della Legge di ordinamento delle finanze pubbliche. “E' una riforma grossolana che colpisce la maggioranza della popolazione e accentua l'iniquità fiscale. Aumenta le imposte, riduce i sussidi per l'energia elettrica e contemporaneamente, mantiene privilegi, come le esenzioni fiscali, per i grandi gruppi economici”, ha spiegato l'economista. Hugo Noé Pino, che è anche ricercatore presso l’Università tecnologica centroamericana, Unitec, avverte che in questa prima fase il nuovo governo ha dimostrato che la politica economica è in continuità con quella del governo precedente. “Utilizza misure ortodosse e tradizionali che colpiscono i settori salariati e privilegiano chi ha più possibilità economiche”. In questo senso, Pino ha manifestato la necessità di un “dialogo nazionale amplio e inclusivo”, in cui i differenti attori pubblico-privato “cerchino un accordo nazionale” sulle strategie che riguardano le finanze pubbliche. “Abbiamo bisogno di un patto fiscale che stabilisca quali siano le priorità della spesa pubblica, che garantisca la trasparenza e la rendicontazione da parte del governo, così come la lotta contro la corruzione e l'evasione fiscale”, ha detto l'economista. Sulla crescita economica, che negli ultimi anni si è arenata tra il 2 ed il 3%, Hugo Noé Pino sostiene che il nuovo governo continua a incoraggiare, promuovere e incentivare gli investimenti stranieri come unica soluzione possibile. Un chiaro esempio di questo è l'accelerazione che si sta dando alla promozione e realizzazione delle Zone di impiego e sviluppo economico, Zede, meglio conosciute come città modello o charter cities, così come il concessionamento delle risorse del Paese. “Per questo governo, la crescita economica è legata alle misure tradizionali: maggiori esenzioni fiscali, vendita delle risorse naturali, maggior spesa pubblica per continuare a incentivare il settore privato, nuove privatizzazioni e concessionamenti decennali per lo sfruttamento delle ricchezze dello Stato e l'uso e abuso di fondi di investimento per rafforzare questo modello”, ha concluso l'economista. Fonte originale: Opera Mundi (portoghese) Traduzione: Sergio Orazi (3º e ultima parte)
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