Giornata mondiale dell'epatite - Virologia Today
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Giornata mondiale dell’epatite #GileadGrants Ridefiniamo insieme gli orizzonti del possibile #Waitingfor XI Cerimonia di premiazione dei Bandi Gilead Sciences La testimonianza di Luca, da tossicodipendente con epatite C a operatore sociale presso Fondazione Villa Maraini - CRI
Da ragazzo ho fatto uso di tante sostanze. Ho provato un po’ di tutto: MDMA, LSD, pasticche, chetamina… dai 21-22 anni ho iniziato a fare uso di eroina e cocaina per via endovenosa. E così ho preso l’epatite C. Una cosa che ho vissuto sempre molto male… era un marchio. Anche sessualmente, se stavo con una ragazza avevo il dovere di avvisarla… Nel 2015 sono arrivato a Villa Maraini, avevo l’epatite C e facevo ancora uso di droga. Qui sono stato accolto in comunità semiresidenziale, e ho iniziato il mio percorso di rinascita. Un lungo percorso in cui ho ripreso in mano la mia vita una cosa per volta, a partire dalla malattia. Grazie a Villa Maraini e alle nuove terapie disponibili nel giro di poco tempo il virus dell’epatite C era completamente sparito dal mio corpo. Liberarsi del fardello dell’epatite C è stato un passo importante. Ero felicissimo. Mi è stato d’aiuto per tutto il resto, è stata la spinta a uscire anche dal tunnel della tossicodipendenza. Avevo raggiunto il mio primo obiettivo, era un sogno realizzato. Queste sono cose importanti, che ti aiutano ad andare avanti, a fare le altre cose. Dopo tre anni in comunità terapeutica ho fatto il corso per diventare volontario di Croce Rossa qui a Villa Maraini, ancora prima che finissi il programma di recupero. Così sono diventato volontario. Villa Maraini non è un centro antidroga classico: noi andiamo incontro agli utilizzatori di sostanze lì dove vanno a cercare e comprare la droga, dove non hanno nessuna intenzione di smettere né di chiedere aiuto. Noi siamo lì per evitare l’irreparabile, cioè che muoiano per overdose, e per evitare che si infettino con siringhe non sterili. Così preveniamo la diffusione di malattie infettive come l’epatite e lanciamo un primo segnale di presenza: noi ci siamo e sanno che possono sempre chiederci aiuto. E questo avviene… molte delle persone che sono in cura qui provengono dal camper. Ho fatto esperienza come operatore sociale in vari servizi offerti dalla Fondazione e nel mio piccolo ho cambiato gli orizzonti degli altri, oltre che i miei. Cambiare gli orizzonti della mia vita ha significato per me passare da una sponda all’altra: dall’essere il ribelle che scappava da chi voleva redimerlo all’essere una figura di educatore, e anche un po’ “controllore”. Non è stato per niente semplice, ma mi è servito tanto. È stata un po’ una catarsi… raccogliere le siringhe che prima seminavo nei parchi, nei giardini, sulle panchine… è stata un po’ la mia redenzione. Sembra una cosa stupida, ma non lo è. E anche per gli altri, sapere che accanto hanno una persona che ci è passata, un ‘ex’, fa la differenza. La figura di ‘ex’ è molto importante, alla pari, seppure in maniera diversa, degli psicologi… sai quello che provano le persone, quando mentono, perché lo fanno… Per me è una soddisfazione e un grande onore lavorare qui. Aiutare gli altri come sono stato aiutato io. Anche il rapporto con i miei genitori è cambiato molto. Nelle situazioni di tossicodipendenza si creano dei muri molto alti con i familiari… Poter recuperare un rapporto con i miei, specialmente con mio padre, con cui era molto conflittuale, è stato un grande risultato. A Villa Maraini sono rinato. Sono rinato proprio a partire dalla liberazione dell’epatite C, che ha segnato il mio percorso verso nuovi obiettivi. Dal dover dire “Ho l’epatite C” a poter dire “non ho più l’epatite C” è stato un cambiamento importante che mi ha dato la spinta a ridefinire i miei orizzonti. A cambiare la mia vita. Luca
Fondazione Villa Maraini - CRI La Fondazione Villa Maraini è attiva dal 1976 nell’assistenza a persone con problemi di dipendenza da droghe, alcol e gioco d’azzardo e altri gruppi vulnerabili; è ufficialmente riconosciuta come Agenzia Nazionale della Croce Rossa Italiana e reference center mondiale della Federazione Internazionale di Croce e Mezzaluna Rossa per le dipendenze patologiche. La Fondazione offre una vasta gamma di servizi e programmi di prevenzione, cura e trattamento, articolati su diversi livelli di soglia (bassa, media e alta), a seconda della motivazione dell’utente. La strategia terapeutica consiste nell’adattare la terapia al soggetto e non viceversa, avendo come obiettivi principali: evitare l’irreparabile, migliorare la qualità della vita, catalizzare la riscoperta di alternative. La strategia della riduzione del danno è alla base della filosofia d’intervento, per arginare il propagarsi di malattie infettive tra i consumatori di sostanze illecite per via endovenosa. La riduzione del danno si basa principalmente su tre pratiche: la somministrazione di terapia sostitutiva per la dipendenza da oppiacei; la distribuzione di materiale sterile gratuito (Needle Exchange Program); attività di informazione e prevenzione mediante counselling informativi sulla riduzione dei comportamenti a rischio, svolti principalmente da operatori ex-tossicodipendenti (Peer education). La Fondazione svolge tali pratiche in sede (“drop- in”) o sull’unità mobile. È proprio attraverso la riduzione del danno che la Fondazione ha la possibilità di entrare in contatto e assistere i gruppi più vulnerabili non inseriti all’interno della rete dei servizi socio-assistenziali e pertanto definiti hard to reach.
Il progetto vincitore del Community Award Program, il Bando Gilead a sostegno delle realtà socio-assistenziali del Paese Checkpoint per la ‘micro-eliminazione’ dell’HCV tra PWUD (utilizzatori di droghe: PWUD, People Who Use Drugs) a Roma. Gli utilizzatori di droghe (PWUD, People Who Use Drugs) rappresentano il nucleo dell’epidemia di epatite C (HCV) in molti Paesi. La trasmissione tra PWUD continua ad aumentare, nonostante riscontri che evidenzino come una elevata copertura di strategie di riduzione del danno, come Needle Syringe Programs (NSP) e terapie sostitutive con oppioidi sia efficace nella riduzione del rischio di trasmissione di HCV. Nonostante l’alta prevalenza di infezioni da HCV, la proporzione di PWUD che sono stati testati, valutati e trattati per HCV rimane intollerabilmente bassa, a causa di numerose barriere per l’accesso alle cure di carattere legale, burocratico e individuale (stigma e discriminazione verso PWUD da parte di personale medico-sanitario). Il progetto mira a semplificare l’accesso alle cure tra i PWUD. Potenziando i sistemi di diagnostica, monitoraggio e trattamento dei PWUD, e si pone l’obiettivo di contribuire all’eradicazione dell’HCV in quella che è una fascia emarginata di popolazione ad alto rischio di contrarre l’infezione. L’outcome scientifico è l’eliminazione dell’HCV in almeno il 90% di PWUD coinvolti nel progetto, ovvero quelli al di fuori delle strutture ospedaliere (servizi della Fondazione Maraini: Unità di Strada, coinvolta in Harm Reduction e Needle Syringe Program, ambulatorio medico per terapia sostitutiva, Centro Prima Accoglienza, Centro Alternativo alla Detenzione). Il progetto ha visto la realizzazione di un checkpoint con l’obiettivo di aumentare le diagnosi di HCV e il numero di persone avviate alla cura, ma anche di dare sostegno a quei PWUD con malattie croniche del fegato, tramite la creazione di gruppi di supporto e laboratori creativi, così da avvicinarli a un livello di maggiore consapevolezza della patologia infettiva, usando tale strumento come una spinta alla riabilitazione dalle dipendenze da droga. Il progetto ha valutato l’efficacia della somministrazione di test rapidi degli anticorpi da parte degli operatori sociali (in questo caso ex consumatori di droga), così da fornire un contributo alla società scientifica nella istituzionalizzazione di queste figure in questa importante fase delle diagnosi. Un altro obiettivo del progetto è stato quello di valutare il numero di persone avviate alla cura (Linkage to Care), l’aderenza ai trattamenti e l’efficacia in termini di Risposta Virologica Sostenuta (RVS) a trattamento concluso.
Il Community Award Program è il Bando promosso da Gilead Sciences con cui vengono selezionati e premiati i migliori progetti proposti da Associazioni pazienti e più in generale da Organizzazioni No Profit italiane che, secondo il giudizio di una Commissione giudicatrice indipendente, dimostrino di avere ricadute positive sulla qualità di vita e sull’assistenza terapeutica delle persone con malattie infettive (HIV e epatiti virali) e oncoematologiche. Giunto quest’anno alla sua undicesima edizione, ha visto la presentazione di oltre 300 progetti di cui più di 150 premiati con quasi 4 milioni di euro. 4 i criteri con cui vengono valutati i progetti: 1. contenuto; 2. obiettivi e fattibilità; 3. originalità e innovatività; 4. esperienza del proponente nell‘ambito tematico del progetto. Quest’anno, la premiazione dei Bandi Gilead si terrà il 13 ottobre, con una cerimonia innovativa, inclusiva e dinamica, volta a sottolineare come i progetti premiati siano efficaci nel ridefinire gli orizzonti del possibile, nel trasformare idee in realtà e nel migliorare la qualità di vita di pazienti e caregiver. Per saperne di più: www.bandigilead.it/community-award-program
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