Gennaio 2018 Giornata mondiale della Pace - Chiesa di Cusano
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1 gennaio 2018 Giornata mondiale della Pace Pablo Picasso, La guerra e la pace, particolare, 1952, Museo nazionale Picasso, Vallauris Dal 1959, il Museo nazionale Picasso di Vallauris è situato nella cappella romanica di un castello del XVI secolo. Questa piccola cappella ad un’unica navata e con volta a botte, fu costruita dai monaci di Lérins nella seconda metà del XII secolo, rimaneggiata nel XIII secolo e sconsacrata nel 1791. I due pannelli de La guerra e la pace furono dipinti da Picasso nel 1952, ma l’inaugurazione ebbe luogo solo il 19 settembre 1959. Presa la decisione e fissato il tema della guerra e della pace, restavano da risolvere i problemi pratici della realizzazione, dal momento che ogni pannello misurava 10 metri di lunghezza e 4,70 metri di altezza. Un falegname locale fu incaricato di fissare sulla volta in pietra un’armatura in legno destinata a ricevere le due composizioni. La pittura dei pannelli non fu tuttavia eseguita sul posto ma nell’atelier del Fournas che dovette essere attrezzato per offrire uno spazio sufficiente. Fu inoltre necessario fornire l’atelier di impalcature e dell’illuminazione necessarie. Picasso sogna di fare del vecchio santuario abbandonato una sorta di “tempio della Pace”. I primi disegni preparatori risalgono alla fine del 1951. Picasso non realizza nessun abbozzo dell’insieme ma numerosissimi schizzi dei dettagli. Si contano circa 250 disegni preparatori e anche un olio. Nell’agosto del 1952, Picasso inizia a dipingere le due opere. Ciascun pannello è formato da numerosi rettangoli di masonite, materiale sufficientemente flessibile per essere in seguito adattato alla forma della volta al momento di essere installato nella cappella.
Pablo Picasso, La guerra, 1952, Museo nazionale Picasso, Vallauris La Guerra è il primo pannello dipinto da Picasso. L’artista non descrive la guerra e i suoi orrori, ma interpreta questo tema in modo allegorico. Su un terreno rosso di sangue, La Guerra, (rappresentata da una figura nuda, mostruosa, con le corna), si colloca su un carro dalle ruote quasi quadrate; questo personaggio tiene in una mano una spada insanguinata e nell’altra un cesto da cui fuoriescono delle specie di insetti ibridi che sembrano tanto inquietanti quanto nefasti. Si tratterebbe in questo caso di un’allusione alle guerre batteriologiche. Una rete piena di crani è collocata come una sinistra gerla sul personaggio con le corna. Tra i due cavalli e il carro, un buco nero da cui escono due mani verdi. I cavalli calpestano i libri, simbolo di cultura, mentre sullo sfondo sagome scure di uomini combattono con pugnali, lance o asce. Pablo Picasso, La guerra, particolare, 1952, Museo nazionale Picasso, Vallauris
L’insieme del corteo sembra urtare contro un combattente per la pace, nudo, in piedi, armato di lancia e scudo e con in mano una bilancia, simbolo di giustizia. Il suo scudo è ornato con una colomba, emblema della pace e soggetto già raffigurato da Picasso in varie opere. L’allusione ad Atena, dea guerriera che porta uno scudo con la testa della Gorgone, è evidente in questo scudo figurato. Chiaramente, la figura di questo cavaliere della pace fa da legame tra i due pannelli. Il fondo blu, il grano che spunta ai suoi piedi rimandano ormai all’atmosfera di pace del pannello successivo. Pablo Picasso, La pace, 1952, Museo nazionale Picasso, Vallauris Concepito in relazione alla guerra, questo pannello si svolge da destra a sinistra a partire da un gruppo di tre personaggi sotto un albero, che simboleggiano la pace. In questo paesaggio, queste tre immagini rappresentano la calma e la felicità: una donna allatta un bambino, un’altra cucina su un focolare di fortuna, un uomo scrive. Il significato simbolico di questo gruppo rimanda alla trinità e alle tre età della vita. Gli elementi antitetici delle due scene sono numerosi, sia per quanto riguarda i colori (cavallo nero/cavallo bianco, fondo nero e grigio/fondo verde e blu…) sia per quanto riguarda i temi (cavallo che calpesta i libri/ cavallo che lavora, libri calpestati/uomo che scrive…). La scena successiva oppone allo stesso modo il biancore di Pegaso ai neri cavalli da combattimento de La Guerra. Ma, mentre il cavallo alato incarna nella mitologia il messaggero degli dei, Picasso, ancora una volta, si prende delle libertà rispetto a ciò e gli assegna un ruolo più prosaico: quello di cavallo da lavoro. Dopo il parossismo de La Guerra, però, Picasso temeva, con La Pace, di cadere nel banale. La sua compagna, Françoise Gilot, l’avrebbe allora aiutato suggerendogli: “ In tempo di pace tutto è possibile. Un bambino potrebbe arare il mare…”. Da cui il bambino che ara questa grande superficie blu. Due donne ballano. Seguono altre incongruenze: pesci dentro una gabbia e uccelli in un vaso per pesci disposti a bilanciere sulla testa di una bambina. Un uomo suona un flauto. Un universo di fantasia proprio dell’infanzia? L’idea che in tempo di pace tutto è possibile? Una mitica umanità dell’età dell’oro? Più interpretazioni si offrono a noi.
Nel febbraio del 1954, quando i due pannelli sono installati nella cappella, Picasso completa l’opera con un’altra composizione in cui le quattro parti del mondo, rappresentate da quattro sagome dipinte a tinta unita in modo molto naïf, si riuniscono intorno alla colomba della pace. Pablo Picasso, Le quattro parti del mondo, 1954, Museo nazionale Picasso, Vallauris Messaggio laico, quello di Picasso, rispetto alla negatività di ogni guerra e ai frutti benefici della pace. Messaggio forse disturbante per lo stile che caratterizza l’artista, le cui immagini non si possono definire comunemente “belle”. Ma messaggio pregnante, quello de La guerra e la pace, che Picasso maturò, secondo quanto testimoniano le persone a lui più vicine, in un semi-isolamento meditativo realizzando quest’opera di ampio respiro universale. Flavia
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