Fake Politics - L'editoriale di Raffaello Castellano

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Fake Politics - L'editoriale di Raffaello Castellano
Fake Politics – L’editoriale di Raffaello
Castellano
Ci siamo! Puntuale come un orologio svizzero, arriva il più
classico degli appuntamenti italiani. No, non si tratta del
Festival di Sanremo, né dei festeggiamenti di Carnevale o
Pasqua. Non si tratta neanche dell’eventuale partita di calcio
per il qualsivoglia trofeo, no, il più classico degli appuntamenti
italiani è la tornata elettorale dell’anno. Che, come l’equinozio
di primavera, addirittura prima dello stesso, colpirà il nostro
Paese il 4 Marzo 2018.

Gli Italiani sono chiamati alle urne per eleggere il prossimo esecutivo ed il premier, scegliendo fra
una rosa molto ampia di partiti e movimenti. I partiti che però concentreranno maggiormente i voti
sono cinque. Per il centrodestra Forza Italia e Lega, rispettivamente guidati dal redivivo Silvio
Berlusconi e da Matteo Salvini. Per il centro sinistra ci sarà in campo il PD, guidato da Matteo Renzi,
per la sinistra Liberi e Uguali, guidato da Pietro Grasso ed infine il Movimento 5 Stelle, che vede
Luigi Di Maio come candidato premier.

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hieramenti non hanno parlato quasi per nulla dei programmi, ma si sono lanciati a piè pari nella più
becera e volgare campagna elettorale di sempre, condita dalle solite promesse elettorali
irrealizzabili e da litigi e insulti reciproci, “rigorosamente” a favore di telecamere e microfoni, per
fomentare il proprio elettorato e inasprire e radicalizzare sempre più il confronto politico.

Tutto, dal salotto televisivo, alla pagina Facebook, alla trasmissione radiofonica, al palco elettorale, è
diventato una pubblica piazza, delle più rozze, dove vomitare le proprie sentenze e parlare del
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pessimo lavoro fatto dalla controparte politica.

Come avviene, ahimè, molto spesso, ultimamente la guerra si è spostata sul terreno dei social che,
anche in questa occasione, dimostrano quanto la rete sia necessaria per radicalizzare lo scontro, ma
pure quanto la stessa sia diventata strategica ai fini del consenso e della vittoria politica.

I tormentoni non sono mancati neanche questa volta, autentici o falsi che fossero; nella prima
categoria dobbiamo annoverare per lo meno la riscrittura del “contratto con gli Italiani” che
Berlusconi ha officiato durante la trasmissione di Porta a Porta, creando un cortocircuito e deja vu
mediatico con la stessa scena avvenuta nel lontano 2001: stesso conduttore, Bruno Vespa, stessa
inquadratura, quasi lo stesso Berlusconi, che però nel 2001 aveva non solo meno chili ma pure meno
capelli. Il video caricato su You Tube è diventato virale.

Se si può, ancora più sorprendente è il concorso social lanciato dal candidato premier della Lega:
“Vinci Salvini”, questo il nome, permette a chi partecipa, a fronte di un cospicuo numero di like, di
scorrere la classifica e di aggiudicarsi una telefonata con Matteo Salvini e una foto con lo stesso da
postare sui social.

Ed ancora, spostandoci dalla destra alla sinistra, gli spot elettorali del PD, prodotti di qualità
professionale, con una scrittura quasi cinematografica, che presentano la famiglia tipo italiana, due
adulti e due ragazzi, intenti in auto a parlare di politica e decisione di voto. Il capofamiglia, disilluso,
afferma che no, non voterà il PD questa volta ed i figli gli ricordano punto per punto le presunte o
vere conquiste della legislatura uscente, con un cammeo finale di Matteo Renzi, che a cavallo di una
bici al semaforo esorta il capofamiglia dicendogli “Pensaci”, che poi è il titolo degli stessi spot.
Peccato che i vertici del PD che hanno commissionato lo spot non abbiano fatto bene i compiti: la
famiglia ritratta, padre, madre, figlia e figlio, era attuale fino alla fine degli anni ’80. Come ci ricorda
ogni anno l’ISTAT, in Italia i figli sono diventati un lusso, e quelle famiglie che decidono di averne si
fermano ad uno soltanto.

Infine, all’insegna della par condicio, gli appelli all’onestà del Movimento 5 Stelle, che, non curante
degli scandali, di alcuni suoi amministratori, legati alla questione “Rimborsopoli”, sollevata dalla
trasmissione “Le Iene”, continua a fare le pulci agli altri schieramenti.

Nella seconda categoria, quella dei falsi, da segnalare è la campagna social #AboliamoQualcosa,
nata come risposta della rete al trasversale tormentone politico che ha accompagnato le
dichiarazioni dei politici, presi dalla smania di voler comunque ed a tutti i costi abolire qualcosa.

Insomma, in piena aderenza al gattopardismo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che
tutto cambi”. Quindi abolire qualcosa per dare il senso del cambiamento, abolire qualcosa per
segnare il punto, abolire qualcosa perché distruggere è meglio che creare.

Come chiamare allora questo numero della nostra rivista se non “Fake Politics”, visto che non si
parla più di promesse non mantenute, ma di vere e proprie bufale elettorali? Tutta la campagna
2018 è diventata una battaglia a chi le spara più grosse, con la disaffezione degli elettori che, anche
questo come prassi consolidata, in massa eviteranno di recarsi ai seggi il 4 marzo prossimo.
Fake Politics - L'editoriale di Raffaello Castellano
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laboratori oltre che attraverso la nostra copertina, come al solito affidata alla sensibilità di un
artista.
Questo mese lo scultore Nicola Illuzzi ci sorprende con la sua “Urnal Media”, che in uno
scintillante stile Pop ci mostra quanto i social media non solo dirigano ed influenzino le nostre
preferenze, ma rappresentino pure la deriva finale delle prossime elezioni.

Buona lettura e soprattutto buone elezioni a tutti voi.

                                                                           Raffaello Castellano

Nadia Toffa tra le 10 persone più ricercate
al mondo nel 2017 su Google.
Nadia Toffa tra le 10 persone più ricercate al mondo nel 2017 su Google.
Prima ancora, ad esempio, della First Lady americana Melania Trump.

Ecco la classifica dei primi 10:

1) Matt Lauer
2) Meghan Markle
3) Nadia Toffa
4) Harvey Weinstein
5) Kevin Spacey
6) Gal Gadot
7) Melania Trump
8) Floyd Mayweather
9) Michael Flynn
10) Philippe Coutinho

L’interesse crescente, la vicinanza e l’affetto verso la giornalista e nota conduttrice della
trasmissione televisiva Le Iene, dimostrato soprattutto dal mondo del web e dei social all’indomani
del recente malessere fisico che ha interessato proprio la Toffa (malessere che comunque ora
dovrebbe aver messo fortunatamente alle spalle), sono con molta probabilità le ragioni che hanno
portato in cima il suo nome nelle ricerche su Google a livello mondiale.

  Per essere più precisi, questa classifica fornita da Google è rilevata come segue: “sui termini di
  ricerca per cui è stato rilevato un alto picco di traffico nel 2017 rispetto al 2016″.

Quindi, proprio l’improvviso malessere della Toffa e la conseguente voglia di conoscere e ricercare
su Google continui aggiornamenti rispetto al suo quadro clinico da parte delle persone, hanno
determinato questo risultato.
Rimane comunque una bel risultato per Nadia Toffa, perché figlio del grande affetto riversato su
di lei da centinaia di migliaia di persone. Risultato, tra l’altro, reso ancor più bello dal fatto che le
sue condizioni di salute appaiono in netto miglioramento.
E questo ci piace.
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