Elezioni e sistemi elettorali - Giovanni Carbone, Università degli Studi di Milano da: Clark - Golder - Golder, Principi di scienza politica ...

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Elezioni e sistemi elettorali - Giovanni Carbone, Università degli Studi di Milano da: Clark - Golder - Golder, Principi di scienza politica ...
Elezioni
                             e
                     sistemi elettorali

Giovanni Carbone, Università degli Studi di Milano
da: Clark – Golder – Golder, Principi di scienza politica, McGrawHill, 2011
Elezioni e sistemi elettorali - Giovanni Carbone, Università degli Studi di Milano da: Clark - Golder - Golder, Principi di scienza politica ...
ƒ   praticamente ogni paese indipendente del mondo, a regime democratico o
    autoritario, ha indetto elezioni in un qualche momento
         Al 2007, solo 6 paesi non avevano mai indetto elezioni legislative o
         presidenziali: Bhutan, Brunei, Cina, Eritrea, Qatar e Arabia Saudita

ƒ   ci concentriamo sulle elezioni nei regimi democratici
ƒ   e in particolare sulle elezioni per le assemblee legislative
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I sistemi elettorali

Un sistema elettorale è un insieme di norme che regolano la
competizione elettorale tra candidati e partiti e la traduzione dei voti
in seggi
     •   i sistemi elettorali hanno diverse dimensioni di variazione
         (e.g. dimensione collegio, struttura scheda, formula elettorale,
         ecc.)
     •   il criterio di classificazione prevalente è la formula elettorale
         (i.e. come i voti sono tradotti in seggi: maggioritario versus
         proporzionale)
     •   vantaggi e svantaggi
     •   “i sistemi elettorali sono lo strumento più manipolativo della
         politica” (Sartori 1995:9)
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Sistemi         plurinominali collegio elettorale/grandi elettori presidenza US
maggioritari                  voto di blocco/block vote (x voti = M)
                uninominali       maggioranza relativa (plurality [SMDP])

                                  non-plurality   doppio turno        m. assoluta/relativa

                                                                      ballottaggio
                                                  voto alternativo
Sistemi         di lista          quozienti
proporzionali
                                  divisori

                voto singolo trasferibile

Semi-           voto limitato                     voto singolo non-
proporzionali                                     trasferibile
                voto cumulativo
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I sistemi maggioritari

Elezioni 2010 in Gran Bretagna (plurality, è un tipo specifico di maggioritario!)

¾ winner-take-all politics: cruciale sottrarre voti all’avversario

¾ disproporzionalità
      ƒ divario tra la proporzione dei voti e la proporzione dei seggi ottenuti dai
        diversi partiti
      ƒ voti ‘persi’/‘non rappresentati’
      ƒ è importante non solo quanti voti si ottengono, ma anche dove li si
        ottiene
      ƒ minoranze sotto-rappresentate, salvo quando geograficamente
        concentrate

¾ gerrymandering (per collegi uninominali)
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a) il plurality

 uninominale a turno unico (o first-past-the-post o single-member
 district plurality):
 collegi uninominali a maggioranza relativa

  Tendenziali effetti:
  ƒ bipartitismo
  ƒ maggioranze artificiali
  ƒ governi monopartitici stabili

 e.g. elezioni in Gran Bretagna (2010)

 anche in India, Canada, Nigeria, Zambia, ecc.

 [+ plurality in collegi plurinominali: vedi block vote]
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b) il voto alternativo

ƒ   uninominale (può essere anche plurinominale)
ƒ   voto di preferenza

ƒ   l’elettore elenca i candidati in ordine di preferenza (1°, 2°,
    ecc.) e vengono inizialmente contate le prime preferenze su
    ciascuna scheda; se nessun candidato ottiene la maggioranza
    assoluta, il candidato con il minor numero di prime
    preferenze viene eliminato e le sue schede ridistribuite
    secondo le seconde preferenze: il processo viene ripetuto
    finché un candidato non ottiene la maggioranza assoluta.

     Effetti specifici:
     ¾ moderazione per scambi di preferenze?

Esempi: Australia e Fiji
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c) il doppio turno

ƒ   uninominale (può essere anche plurinominale):
      ƒ   chiuso (ballottaggio tra i primi due)
      ƒ   aperto a chi passa una certa soglia (ad es. Francia: 12,5% voti validi
          nella circoscrizione), o ai primi N candidati, ecc.

      Tendenziali effetti:
      ¾ fattore tempo e valutazioni:
                1° voto ‘sincero’ e 2° voto ‘strategico’

      ¾ promuove aggregazioni bipolari e alleanze tramite negoziati per
        sostegno e ritiri

Elezioni in Francia (2012):
• risultati (Wikipedia)
• mappa (Ministero Interni francese)
Voto in blocco e
voto di partito in blocco

ƒ il voto in blocco (block vote) è un sistema incentrato su candidati
  utilizzato in collegi plurinominali in cui gli elettori hanno a
  disposizione tanti voti quanti sono i candidati da eleggere (x = M)
    ƒ i candidati con il maggior numero di voti vincono
    ƒ e.g. Kuwait, Libano, Siria

ƒ il voto di partito in blocco è sistema incentrato sui partiti e usato in
  colleghi plurinominali in cui gli elettori votano l’intera lista del
  partito preferito
    ƒ il partito che ottiene il maggior numero di voti vince tutti i seggi del
      collegio
    ƒ e.g. Gibuti, Singapore [+ collegio elettorale presidenziale US, e.g.
      elezioni 2012]
I sistemi proporzionali
 a)    proporzionale di lista: ogni partito presenta una lista di candidati in un
       collegio plurinominale, i partiti ottengono seggi in proporzione alla loro
       quota complessiva di voti, i seggi vengono poi distribuiti tra i candidati
       della lista secondo differenti criteri

 Variano a seconda di:
             i.       formula per l’allocazione dei seggi (divisori versus quozienti)

             ii.      lista chiusa o aperta

             iii.     dimensione collegio (M)

             iv.      soglie elettorali

 Effetti specifici:
       ƒ     rappresentanza delle minoranze, pur con effetti di non-proporzionalità
       ƒ     multipartitismo e governi di coalizione (meno stabili dei monopartitici)
       ƒ     no gerrymandering (se collegi con M > 5) ma scarso legame candidato/collegio
       ƒ     rafforza organizzazioni partitiche
Formule elettorali: quote e divisori

Ogni sistema proporzionale necessita di criteri per determinare il
numero di seggi da assegnare a ciascun partito.

Tali criteri possono essere di due tipi:
   a) quozienti: il quoziente indica il numero di voti che garantisce un seggio
      ad un partito in un particolare collegio elettorale

   b) divisori (o sistema delle medie più alte): divide il numero totale di voti
      ottenuti da ciascun partito in un collegio per una serie di numeri
      (divisori) al fine di ottenere dei quozienti; i seggi sono assegnati ai
      partiti che hanno i quozienti più elevati.
Quozienti (dalla più proporzionale alla meno proporzionale):

Hare                      1/M                (e.g. Italia C&S 2006, Benin, Brasile)
Droop                     1 / M+1            (e.g. Slovacchia, Lussemburgo)
Imperiali                 1 / M+2
Imperiali rafforzata      1 / M+3

Divisori (dalla più proporzionale alla meno proporzionale):
Sainte Laguë              1, 3, 5, 7 ...     (e.g. Lettonia)
Sainte Laguë modificata   1.4, 3, 5, 7 ...   (e.g. Norvegia 1953-88, Svezia 1952-69)
d’Hondt                   1, 2, 3, 4 ...     (e.g. Finlandia, Spagna, Bulgaria, Capo
                                             Verde, Paesi Bassi, Italia Senato 1948-
                                             92, Italia Camera 1994-2001)
Esempio con quoziente di Hare
100.000 elettori in un collegio che deve assegnare 10 seggi
  il quoziente di Hare è 100.000 / 10 = 10.000
  ogni partito vince un seggio ogni 10.000 voti ottenuti
Diverse modalità di attribuzione dei seggi residui:
       il metodo del resto più alto (Costa Rica, Colombia, Honduras)
       il metodo della media più alta (Brasile)
       il metodo della media modificata più alta (Lussemburgo)
Le diverse formule elettorali determinano quanto
  proporzionalmente i voti sono tradotti in seggi
Ampiezza del collegio (M)

  tutti i sistemi proporzionali utilizzano collegi plurinominali, ma la
  dimensione media di questi collegi può variare significativamente
      in Cile: ampiezza media di un collegio è M = 2
      nei Paesi Bassi e Slovacchia: collegio nazionale unico con M = 150

  l’ampiezza del collegio è la variabile chiave che determina la
  proporzionalità di un sistema elettorale: il numero di rappresentanti eletti
  in un collegio (indicati con la lettera “M”):

  tanto maggiore l’ampiezza del collegio,
  tanto maggiore è il grado di proporzionalità
Soglie elettorali

Tutti i sistemi proporzionali includono una soglia elettorale che stabilisce la
percentuale minima di voti che un partito deve ottenere per essere rappresentato
Quando la soglia elettorale è alta, la proporzionalità del sistema elettorale è bassa

Soglia Naturale: una proprietà matematica del sistema elettorale
        Paesi Bassi (collegio unico nazionale): soglia naturale 0,67% dei voti, ovvero 100
        diviso per 150 seggi

Soglia Formale o Legale: stabilita dalla legge elettorale
        spesso introdotte al fine di ridurre la frammentazione legislativa: e.g. in risposta
        frammentazione partitica e conseguente instabilità governativa nella Repubblica di
        Weimar, la Germania adottò una soglia del 5% dei voti a livello nazionale (oppure 3
        seggi a livello di collegio) per partecipare all’assegnazione di seggi nel Bundestag

Effetti collaterali delle soglie
        Turchia 10%: nelle legislative del 2002, il 46% di tutti i voti espressi in queste
        elezioni furono «sprecati» perché andarono a partiti che non superarono la soglia
        Polonia 5% (8% per le coalizioni): nelle legislative del 1993, il 34% dei voti andò
        «sprecato», e furono cruciali nel consentire agli ex comunisti di tornare al potere
Tipi di lista di partito

lista chiusa di partito: l'ordine dei candidati eletti è determinato dal partito stesso
e gli elettori non possono esprimere una preferenza per un particolare candidato.
I seggi sono assegnati secondo l'ordine della lista di partito

lista aperta di partito: gli elettori possono indicare non solo il loro partito
preferito, ma anche i loro candidati favoriti all'interno di quel partito. I seggi sono
assegnati ai candidati del partito che ottengono il maggior numero di preferenze
(e.g. se un partito ha vinto 10 seggi, allora i 10 candidati nella lista di partito che
hanno ottenuto più voti sono eletti)

lista libera di partito: gli elettori hanno più voti che possono allocare all'interno di
una singola lista di partito o in liste di partito diverse.
     Panachage è la possibilità di votare per i candidati di diverse liste di partito
     Cumulazione è la possibilità di dare più di un voto ad un singolo candidato
     I seggi sono assegnati ai candidati del partito che ottengono il maggior numero di voti

Effetti:
     ƒ lista chiusa: alti livelli di disciplina di partito
     ƒ lista aperta: livelli di disciplina di partito relativamente bassi
Danimarca:     Sudafrica:
lista aperta   lista chiusa

                              27
b) voto singolo trasferibile:

¾ voto di preferenza in collegi plurinominali
¾ ordinamento di preferenze, eliminazione e redistribuzione
  analoghe al “voto alternativo”, ma:
     i.   anziché la maggioranza assoluta è sufficiente ottenere una ‘quota’ dei
          voti [ad es. quoziente di Droop = 1/(M+1) + 1]
     ii. redistribuzione di eventuali surplus dei candidati eletti
                                                                            Scheda elettorale

     E.g. Irlanda, Malta
                                                                             5     Peppe

     Effetti specifici:                                                      1     Salvo

     ƒ    concilia rappresentanza minoranze e legame candidato-              2     Michele
          collegio (in genere collegi di dimensioni ridotte)                 4     Nino
     ƒ    moderazione interpartitica per seconde preferenze                  3     Tonio
Es.
collegio con 3 seggi, 20 votanti, 5 candidati (Bruce, Shane, Sheila, Glen, Ella)

Quoziente di Droop = 20/(3+1) = 5
(se il quoziente di Droop è un numero intero, si aggiunge 1, pertanto in questo
    collegio il quoziente di Droop è 6)
I sistemi semi-proporzionali e misti
Sistemi misti: gli elettori eleggono i loro rappresentanti attraverso due sistemi
    diversi, uno maggioritario e uno proporzionale

ƒ   voto singolo non trasferibile (es. Giappone fino 1993): collegi plurinominali in cui
    l’elettore esprime un unico voto (x = 1)
      ƒ   cruciale per ciascun partito nominare un giusto numero di candidati
      ƒ   competizione intra-partitica (e.g. LDP)
ƒ   voto limitato (es. Senato spagnolo): collegi plurinominali in cui “numero voti che
    l’elettore esprime = M – 1” (es. 2 voti in un collegio trinominale) da distribuire tra i
    candidati, i candidati con i maggior numeri di voti sono eletti
      Effetti:
      ƒ personalizzazione, relativa proporzionalità, moderazione interpartitica per i voti ‘di avanzo’
      ƒ cruciale per ciascun partito nominare un giusto numero di candidati
ƒ   voto cumulato (e.g. Svizzera): collegi plurinominali in cui ‘x = M’ da distribuire a
    candidati di liste diverse o cumulare su un solo candidato
ƒ   plurality-PR parallelo (Giappone dal 1996): 300 seggi con plurality, 200 con PR di
    lista chiuso
ƒ   PR personalizzato (Germania): metà dei seggi con plurality, metà con PR di lista (con
    scorporo per ottenere effetto complessivo proporzionale)
Sistemi misti: gli elettori eleggono i loro rappresentanti attraverso due sistemi
    diversi, uno maggioritario e uno proporzionale

   molti sistemi elettorali misti hanno più livelli elettorali (i.e. l’ambito nel quale i voti sono
   tradotti in seggi: collegio, regionale, nazionale), con formule maggioritarie utilizzate ad un
   livello inferiore e formule proporzionali utilizzate ad un livello superiore

I sistemi misti si possono anche distinguere tra:

   indipendenti: l’applicazione di una formula elettorale non dipende dal risultato prodotto
   dall’altra

     Es.: Giappone e Russia (225 deputati con plurality uninominale e 225 in collegio plurinominale
     nazionale)

   dipendenti: l’applicazione della formula proporzionale dipende dalla distribuzione dei
   seggi o dei voti prodotta dalla formula maggioritaria

     La componente proporzionale compensa la disproporzionalità generata dalla componente
     maggioritaria

     Nei sistemi misti dipendenti l’individuo ha in genere due voti:
           • uno per il rappresentante di collegio (voto al candidato)
           • uno per la lista di partito ad un livello elettorale più alto (voto al partito)

     Es. Germania e Nuova Zelanda                                                                32
Due questioni sono emerse con i sistemi misti dipendenti
      alcuni candidati concorrono per i seggi a livello di collegio, ma sono anche
      inclusi nella lista del partito
      alcuni partiti ottengono più seggi a livello di collegio di quanto è giustificato
      dai voti ottenuti dallo loro lista di partito. Questa situazione porta
      all’assegnazione di extra-seggi cosiddetti overhang (seggi fluttuanti)
Il vecchio sistema elettorale italiano (1994-2001)

Camera dei Deputati (630 seggi)
 ƒ due schede separate
 ƒ 475 seggi (75%) con maggioritario uninominale a turno unico
 ƒ 155 seggi (25%) con PR (quoziente di Hare)
     ƒ liste chiuse
     ƒ soglia 4% nazionale
     ƒ scorporo parziale dei voti degli eletti con l’uninominale [→ “liste civetta”]

Senato (315 seggi)
 ƒ 232 seggi (75%) con maggioritario uninominale a turno unico
 ƒ 83 seggi (25%) con PR (metodo d'Hondt):
    ƒ senza liste/voto differenziato: eletti i migliori candidati perdenti
       all’uninominale per ciascun partito
    ƒ ripartizione proporzionale su base regionale: ‘cifra elettorale’ di un partito
       dalla somma voti all’uninominale nella regione
    ƒ scorporo completo dei voti degli eletti con l’uninominale
L’attuale sistema elettorale italiano (2006- ? )
                                                      Risultati elezioni 2013
Camera dei Deputati (630 seggi)
 ƒ PR con liste bloccate: “quoziente naturale” (Hare) e più alti resti
       9   617 seggi in 26 circoscrizioni plurinominali (3 < M < 44)
       9   1 seggio in Valle d’Aosta (M = 1)
       9   12 deputati eletti con liste aperte in una Circoscrizione Estero ripartita in:
           Europa (6 seggi), America meridionale (3), America settentrionale e centrale
           (2), Africa, Asia, Oceania e Antartide (1) [*proporzionale, ma di fatto
           maggioritario in AAOA]

 ƒ premio di maggioranza: 340 [55%] seggi (277 alle opposizioni)
       9   indicazione di programma e candidato premier (ferme restando prerogative
           capo dello stato)

 ƒ soglie di sbarramento per:
       9   coalizioni (10%), liste nelle coalizioni (2%, più “la migliore lista sotto soglia”) e
           liste non coalizzate (4%), salvo liste di minoranze linguistiche
Senato della Repubblica (315 seggi)
  ƒ   base regionale per:
        9   circoscrizioni, soglie, premio di coalizione e attribuzione seggi
  ƒ   PR con liste bloccate: “quoziente naturale” (Hare) e più alti resti
        9   302 seggi in 20 circoscrizioni plurinominali (2 Molise < M < 47 Lombardia)
        9   7 seggi in collegi uninominali (M=1: uno in Valle d’Aosta + sei in Trentino)
        9   6 senatori eletti con liste aperte in Circoscrizione Estero ripartita in: Europa
            (2 seggi), America meridionale (2), America settentrionale e centrale (1),
            Africa, Asia, Oceania e Antartide (1) [*proporzionale, di fatto maggioritario
            in ASC e AAOA]

  ƒ   premio di maggioranza: 55% dei seggi in ciascuna regione
  ƒ   soglie di sbarramento regionali per:
        9   coalizioni (20%), liste di coalizioni (3%) e liste non coalizzate (8%)
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