DANIEL BOULANGER: NOVELLISTA DELLA QUOTIDIANITA' - Rosarianna Zumbo
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DANIEL BOULANGER: NOVELLISTA DELLA QUOTIDIANITA’ Rosarianna Zumbo
Daniel Boulanger: Novellista della quotidianita’ Zumbo Rosarianna Published by Mistal Service sas Via U. Bonino, 3, 98100 Messina (Italy) This book is distributed as an Open Access work. All users can download copy and use the present volume as long as the author and the publisher are properly cited. Important Notice The publisher does not assume any responsibility for any damage or injury to property or persons arising out of the use of any materials, instructions, methods or ideas contained in this book. Opinions and statements expressed in this book are these of the authors and not those of the publisher. Furthermore, the published does not take any responsibility for the accuracy of information contained in the present volume. First published, December, 2012 Printed in Italy A free online copy of this book is available at www.mistralservice.it/books Hard copies can be order from mistral.messina@gmail.com Daniel Boulanger: Novellista della quotidianita’ Zumbo Rosarianna ISBN: 978-88-98161-00-3 2
INTRODUZIONE Daniel Boulanger nasce il 22 gennaio del 1922 a Compiègne, al confine tra il Valois e l’Ile - de - France e in questo «beau pays, sévère et vert…d’une élégance si loin du confort, paysanne et royale, …»,1 Boulanger vive, forse, i momenti più belli di tutta la sua vita. Fedele ai luoghi della sua infanzia, Daniel Boulanger trasporta ogni suo ricordo, ogni sua sensazione passata in tutta la sua produzione letteraria, dedicandosi ad una sorta di ricostruzione topografica dei luoghi a lui cari: "Mon oeuvre est une entreprise de reconstruction. Là, je place le toit, là un vitrail. Je recrée la grand-place où j'ai connu mes premiers émois. la voilà ma province, c'est celle du souvenir2. Ma è soprattutto nelle sue novelle che Boulanger tenta di ricostruire un mondo scomparso, quello della sua infanzia e gioventù ( si pensi che una delle sue raccolte di novelle è intitolata Mémoire de la Ville). Inconsolabile nostalgico ama vivere nel passato, risuscitando dei ricordi lontani, come per persuadersi della sua stessa esistenza, che ha realmente vissuto. Ma la scoperta della caducità di ogni cosa, del tempo che passa e soprattutto della malvagità umana, che tutto può distruggere, è per Boulanger fonte di profondo ed inevitabile trauma. Quindi insieme ai ricordi felici della sua città natale, è la guerra (con le sue vittime ed i suoi bombardamenti) e la morte del passato, che Boulanger evoca spesso nelle sue opere letterarie e continuamente nelle sue novelle. Arrestato e gettato in una cella per atti di sabotaggio contro l’esercito tedesco l’11 novembre del 1940, Daniel Boulanger, all’et{ di 18 anni, subisce il primo e forse anche il più cruento dramma della sua vita: “tout est parti de là”, dirà lo stesso Boulanger. Il suo arresto misterioso e la sua stravagante liberazione dominano il suo lavoro di scrittore e la sua vita.3. Questa tragica vicenda segnerà definitivamente la fine della permanenza di Boulanger in Germania. 1 D.Boulanger, Les Portes, Éd. Laffont, 1966 2 D.Boulanger, in un’intervista nella rivista Le Quotidien de Paris 3 E. Deschodt, così si esprime in Daniel Boulanger, le Sage de Senlis, magazine LIRE, avril 1999, "Le 11 novembre 1940, un cycliste de18 ans surgit au crépuscule dans la clairière de Rethondes, en forêt de Compiègne, un bouquet de fleurs au guidon. Il fleurit la statue de Foch et rentre chez lui sans avoir vu personne. Deux heures plus tard, il est jeté en cellule, interrogé sans relâche par les allemands. Les fleurs ne sont pas seules en cause. Deux avions d'observation de la Wehrmacht ont brûlé sur le terrain voisin de Corbeaulieu et l'occupant le soupçonne d'y avoir mis le feu. Un mois passe. Ses parents craignent le pire. Comment sortir leur fils de là ? le père va trouver le curé de sa paroisse, qui est comme lui de Cambrai. 3
Tornato nella sua amata regione d’infanzia, egli si dedica ad una vita semplice e naturale nelle fattorie dell’Oise. Dopo essersi sposato, dal 1950 al 1969, Boulanger (nel quattordicesimo “arrondissement” di Paris ) accoglie le più moderne tendenze intellettuali del periodo nella casa che condivide con la moglie: i membri della Nouvelle Vague (Truffaut, Chabrol, Godard ) si riuniscono proprio qui per mostrare e discutere dei loro innovativi programmi cinematografici e trovano ospitalità anche alcuni autori del Nouveau Roman come Robbe Grillet, Ollier, Claude Simon. I contatti con i membri della Nouvelle Vague, fanno maturare in Boulanger il gusto per l’arte cinematografica e lo spingono verso questa carriera: nel 1959 Daniel Boulanger incarna il ruolo d’ispettore di polizia accanto al celebre attore francese Belmondo, nel 1966 recita magistralmente nei panni di un colonnello prussiano in Le Roi de Coeur di Philippe de Broca, nel 1967 incarna il difficile personaggio di un vagabondo in La Mariée était en Noir di François Truffaut. Le altre partecipazioni cinematografiche di Daniel Boulanger sono in: Les jeux de l’Amour di Philippe de Broca (1959), L’Oeil du Malin di Claude Chabrol (1962), Toute une Vie di Claude Lelouch (1974), La Zizanie di Claude Zidi (1978). Nel 1959 ha inizio anche l’attivit{ di scrittore di Daniel Boulanger: dal 1959 al 2001 egli pubblica romanzi, novelle, opere teatrali, poesie, dialoghi cinematografici e persino libri per bambini. La sua opera letteraria è apprezzata e premiata dalle giurie letterarie: tra i molteplici premi letterari vinti da Boulanger ricordiamo,nel 1964 le Prix de la Nouvelle, nel 1971 le Prix de l’Académie Française, nel 1979 le Prix Prince Pierre de Monaco. Daniel Boulanger ama interessarsi ad ogni tipo di cultura, d’Arte: per lui la scrittura e L’Arte sono la realizzazione di un sogno, la trasformazione in bellezza ed eternità di ciò che è brutto, malvagio, perituro, vuoto, quindi di ciò che è Realtà 4 : "Ecrire, c'est essayer d'embellir. D'être un peu au-dessus de soi. J'écris pour me sauver du «pourriez-vous faire quelque chose ici?» Le chanoine Delvigne demande audience au commandant des forces d'occupation, un prince de Von Thurn et Taxis. "Que puis-je pour vous ? " dit le grand seigneur- c'était encore le temps de l'affabilité victorieuse?"libérer le jeune Boulanger.- en quel honneur, monsieur le chanoine ?- j'ai béni chaque année les chiens de votre meute quand vous veniez chasser ici". Le prisonnier est élargi sur l'heure." 3 Intervista rilasciata da Daniel Boulanger in Le figaro magazine, janvier 2000 4 Cfr Daniel Boulanger, Le Figaro magazine, janvier 2000 4
rien. Je ne crois plus en rien. Ou bien à un quatuor, une huile, une statue, une cantate, un sonnet."5. Boulanger sembra, tuttavia, avere una particolare inclinazione per il testo breve e lo afferma egli stesso in un’intervista al giornalista G.Dutreix: “-Pourquoi écrivez-vous presque toujours des nouvelles?Est-ce pour réhabiliter un genre qui n’a pas tellement de succès en France, et qui pourtant convient très bien à notre époque bousculée? D.B. –J’écris des nouvelles parce que je préfère cela { une oeuvre de longue haleine. Mon rythme, c’est le cent mètres, qui se court plus facilement. Je ne me sens pas le goût de décrire longuement les choses. Nous avons notre vie de A.{ Z. Mais qu’est-ce que la vie?une succession d’instants. Ce qui m’intéresse, c’est l’instant et non le tissu conjonctif qui est autour, je cherche { rendre la totalité d’un être pris dans l’un de ces instants».6 Ed, in effetti, Daniel Boulanger preferisce il genere novellistico agli altri generi letterari proprio per le sue dimensioni, generalmente, ridotti. La novella, infatti, impone dei tempi di lettura piuttosto brevi ed una struttura semplice, i personaggi messi in scena sono sempre in numero esiguo ed, in questo modo, il lettore può focalizzare maggiormente la sua attenzione sul testo che sta leggendo. Boulanger apprezza anche la capacità del genere novellistico di rappresentare la realtà, il suo particolare modo di analizzare ed approfondire soltanto alcuni “istanti”, alcuni determinati momenti, quegli attimi che, però, possono sconvolgere e cambiare un’intera vita. Di conseguenza, data la grande importanza che il genere della novella ha per Daniel Boulanger, è interessante analizzare non soltanto la vita e la produzione letteraria dello scrittore, ma anche approfondire lo studio della novella, illustrando, inoltre, le difficili questioni che riguardano il genere. 5 Intervista rilasciata da Daniel Boulanger in Le figaro magazine, janvier 2000 6 C.Dutreix, Mémoire de la ville.Nice-matin du 23-8-1970 5
CAPITOLO 1 - LA NOVELLA 1.1 La Novella:alla difficile ricerca delle sue origini Che cos’è la novella? Non è facile, in realtà, dare una risposta precisa ed esatta a questa domanda. Per convincersi dell’indeterminatezza del termine “novella”, è sufficiente, infatti, consultare molteplici dizionari di lingua, di letteratura e persino delle enciclopedie. L’instabilità delle definizioni riportate, indica che non ci si trova in presenza né di una forma fissa, né di una formula congelata. Il dizionario Robert, per esempio, spiega che il termine nouvelle può assumere sia il senso “d’informazione” (avere delle notizie su qualcuno), sia il senso di “avvenimenti recenti” (leggere le notizie in un giornale), e persino avere un significato letterario, nel senso di ”racconto generalmente breve di costruzione drammatica”. Ma all’imprecisione del vocabolo, si affianca anche una notevole difficoltà a circoscrivere il genere della novella da un punto di vista storico e letterario. Tracciare un percorso storico e ricercare l’origine della novella, è quasi impossibile, poiché le sue orme si perdono in tempi remoti e seppur con chiare differenze, nelle culture più diverse. Sembra quasi incredibile, infatti, ma sono stati trovati degli evidenti esempi di novella persino presso gli antichi Greci e Romani, sebbene in entrambe queste letterature non si abbia a che fare con un genere letterario indipendente, ma piuttosto con l’apparizione di piacevoli digressioni inserite all’interno di opere storiografiche (nelle Storie di Erodoto, alcune parti, come il racconto dell’anello di Policrate, III, 40-43; e la favola egiziana del tesoro di Rampsinito, II, 121) o di narrazioni romanzesche (il Satyricon di Petronio e L’Asino d’oro di Apuleio offrono altre valide testimonianze di questo genere letterario nell’antichit{) 7 . In realtà, in epoca greca e latina, solo la tradizione orale presenta esempi di novellistica in senso proprio: si pensi ai “racconti sibatirici” diffusi in Grecia già nel V secolo, o alle figure dei lectores aut fabulatores, di cui l’imperatore Augusto si serviva per combattere l’insonnia o ancora alle narrazioni pubbliche ricordate da Senofonte, che parla di alcuni narratori, detti ghelotopoiòi, che si riunivano 7 Cfr, La Nuova Enciclopedia della Letteratura, Milano, Garzanti, 1985 6
nell’Eracleion dei Diomei.8 Ma lasciamo la classicità greca-latina, per arrivare a tempi più recenti. Verso la met{ del XIII secolo, per volont{ del re Alfonso X “il Savio”, si compiono le prime traduzioni in volgare Casigliano di testi novellistici arabi. Ma gi{ nella prima met{ del secolo XI, l’ebreo spagnolo convertito al Cristianesimo, Pedro Alfonso, aveva dato con la raccolta Disciplina clericalis, composta in latino, un modello narrativo a cui guarderanno quasi tutti gli autori europei dei due secoli successivi.9 Preminente in quest’opera è il carattere morale ed esemplare della novella, volta ad ammaestrare i chierici dilettandoli. L’exemplum, racconto morale molto breve, che i predicatori inserivano nei loro sermoni per indurre i discepoli a seguire la virtù allontanandosi dal peccato, è all’origine di numerose raccolte, nelle quali le storielle esemplari acquisiscono una autonomia narrativa alquanto spiccata: tutto quest’insieme di racconti, cominciò a venire selezionato e trascritto da autori spesso ignoti, come ad esempio I fioretti morali, I fiori di virtù, I conti di antichi cavalieri, Il libro dei sette Savi (quest’ultimo tradotto da alcune leggende indiane) ed Il novellino (1281-1300), che raccoglie un centinaio di novelle fresche, ingenue e qualche volta così brevi da sembrare delle semplici tracce.10 Una certa presenza di temi morali si riscontra anche nei Lais di Marie de France, racconti versificati intrisi di magia e sentimentalismo, tenera passione e amore fedele, che narrano argomenti ereditati dalle storie del ciclo bretone e che preannunciano già il romanzo cortese. I lais sono all’origine di uno dei due principali indirizzi della novellistica occidentale: quello, appunto, di tipo storico-fantastico-avventuroso; l’altro indirizzo è invece sviluppato dai fabliaux. Questi sono dei racconti divertenti di satira popolaresca che fioriscono in Francia tra la fine del XII e l’inizio del XV secolo. Ma tra il 1349 ed il 1353 uno scrittore fiorentino, G. Boccaccio, propone un modello decisamente originale di racconti: il Decameron. Il Decameron segna, infatti, una importantissima e fondamentale svolta nel campo novellistico e le dieci novelle raccontate in dieci giornate, per un totale di cento novelle, trattano situazioni, soggetti ed argomenti eterogenei, riuniti sapientemente in un unico quadro (la celebre “cornice”, attinta forse dall’indiano Libro dei sette savi), dove le 8 Cfr, La Nuova Enciclopedia della Letteratura, Milano, Garzanti, 1985 9 Cfr, Botto-Fortunato, Leggere la novella, Ed. il Capitello, p.13 10 Cfr., La Nuova enciclopedia della Letteratura, Milano, Garzanti, 1985 7
tematiche morali dell’exemplum, l’atmosfera magica e sentimentale della tradizione cortese, si fondono con il carattere satirico e beffardo dei fabliaux. I racconti del Decameron, infatti, si presentano non più come resoconti inverosimili di eroi mitici ma come storie avvenute in un contesto reale, come per esempio quello della civiltà comunale e mercantile della prima metà del 1300. Nello stesso periodo abbiamo, in Inghilterra, i Racconti di Canterbury di G. Chaucer che sembrano ripetere, più o meno consapevolmente, il modello boccaccesco, nonostante alcuni critici neghino la sua diretta influenza sul capolavoro medievale inglese: anche se la realtà dipinta non è più la civiltà comunale fiorentina del XIV secolo ma la societ{ medievale inglese, l’idea di un evento sociale (che qui è un pellegrinaggio alla tomba di S. Thomas Becket a Canterbury e non la terribile peste che colpì Firenze nel 1348) durante il quale delle persone si riuniscono per raccontare delle novelle, ricorda sicuramente il Decameron. L’esempio di Boccaccio, del resto, domina la novellistica europea per parecchi secoli. Per esempio nel ‘400, il secolo dell’Umanesimo, la novella si presenta ancora sotto forma di scherzo canzonatorio o beffa anche se spesso è scritta in latino, per rispettare il generale ritorno alla classicità del periodo. Durante questo secolo, si possono segnalare soltanto due tentativi per superare il pesante modello boccaccesco: La Novella del Grasso Legnaiolo di Manetti Antonio di Tuccio, che introduce in maniera originale il tema dello sdoppiamento della personalità; e Il Novellino di Masuccio Salernitano, che unisce il motivo divertente e canzonatorio ad un gusto più particolarmente violento e macabro11. Ma è nel ‘500 che il Decameron viene innalzato come unico modello novellistico da imitare e da emulare per opera di Pietro Bembo. Scrittori come Firenzuola, Grazzini, Straparola, Giraldi Cintio, si ricollegano, più o meno originalmente, alla tradizione boccaccesca. Più libero e moderno, in un certo senso più romanzesco, è il Bandello nelle sue Novelle (1554). La novella italiana di stampo boccaccesco, approda anche in suolo francese: a tal proposito si devono ricordare Les Cent Nouvelles Nouvelles apparse anonime tra il 1456 e il 1467 e l’Heptaméron (1558) 11 Cfr., La Nuova Enciclopedia della Letteratura, Milano, Garzanti, 1985 8
di Marguerite de Navarre, nel quale ricompaiono interessanti preoccupazioni dì ordine morale e religioso.12 In Inghilterra la tradizione boccaccesca, filtrata attraverso i Racconti di Canterbury di G.Chaucer, continua ad ispirare le opere di Shakespeare e molti drammi del teatro elisabettiano13. Durante il XVII secolo, invece, i novellisti spagnoli dominano quasi completamente, la letteratura europea. In questo modo, i novellisti francesi entrano in contatto con la narrativa spagnola: essi traducono e riadattano le novelas di Diego Agreda, di Maria y Zayas, ma soprattutto le Novelle esemplari (1613) di M. de Cervantes Saavedra, racconto intriso di colpi di scena, suggestioni onirico-filosofiche ed elementi realistici. I più importanti novellisti francesi ad imitare i componimenti spagnoli sono: Sorel (Les Nouvelles françoises, où se trouvent les divers effects de l’Amour et de la Fortune, 1623), Segrais (Les Nouvelles françoises ou les divertissements de la princesse Aurélie, 1656-1657), E. Boursault (Le Prince de Condé, nouvelle historique, 1675) e Préchac (L’illustre Gênoise, nouvelle galante, 1685). Questi autori creano la novella “storico-galante”: innovativo esempio di racconto, che sviluppa una complicata ed intrecciata storia sentimentale, denominata, per questa sua caratteristica, anche nouvelle-petit roman. Ma la novella del XVII secolo non è caratterizzata soltanto dall’elemento amoroso-sentimentale: la trama, infatti, è ambientata in periodi storici ben definiti e spesso i suoi personaggi s’ispirano ad uomini famosi realmente vissuti. Tuttavia questi riferimenti storici mancano d’ogni attendibilit{ e le vicende narrate, possono insinuare un’esagerata presenza di peripezie ed avvenimenti, dove a prevalere non è l’elemento storico, ma quello avventuroso. Préchac, infatti, nella prefazione di Désordres de la Bassette, nouvelle galante, si preoccupa di avvertire il lettore che “la vérité n’aura point de part dans son texte”. Il genere della novella, invece, decade quasi totalmente nel ‘700. In questo secolo si sviluppa un particolare tipo di componimento breve: il conte philosophique, reso celebre soprattutto da Voltaire (a tal proposito ricordiamo Zadig, 1747, Migromégas, 1752, Candide ou l’optimisme, 1759). Voltaire si è accostato a questo genere, poiché lo ha 12 Cfr.:B. Alluin, F. Suard, La Nouvelle. Définitions,transformations,Diffusion presses universitaires de lille,p.18 13 Cfr., La Nuova Enciclopedia della Letteratura, Milano, Garzanti, 1985 9
ritenuto uno strumento valido per esprimere le proprie opinioni in modo chiaro e, contemporaneamente, un’allegoria efficace, perché è in grado di raggiungere un più vasto pubblico di lettori. In realtà il carattere eccessivamente filosofico delle opere di Voltaire, l’esagerata artificiosità della costruzione narrativa, le continue ripetizioni, pongono l’autore al di fuori del genere novellistico. Nel XIX secolo la novella risorge a nuova vita grazie all’influenza della cultura romantica (anche se, per tutto il secolo, sarà il genere romanzesco a vivere il periodo di maggiore prosperità). Gli autori che in questo secolo prediligono il genere della novella sono : Nodier (Nouvelles, 1832-1840), Mérimée (Mosaïque, 1883, Nouvelles, 1852) e Maupassant (Boule de suif, 1880, La Maison Tellier, 1881, Mademoiselle Fifi,. 1882, Contes de la Bécasse, 1883). Tuttavia, bisogna costatare che il genere novellistico di questo periodo affronta molteplici ed eterogenee tematiche. Le novelle del XIX secolo, infatti, possono sviluppare dei soggetti bizzarri, stravaganti, fantastici: a tal proposito ricordiamo Melmoth réconcilé di Balzac, La Vénus d’Ille di Mérimée, Spirite, Nouvelle fantastique di Gautier, Le Horla di Maupassant, tutti racconti dove l’elemento realistico si confonde con l’elemento fantastico. Talvolta, invece, la novella ottocentesca può fondarsi su dei soggetti gravi, drammatici, non usuali: gli eventi trattati, per esempio, possono presentare degli episodi di vendetta (Maupassant, Une Vendetta), di follia e perversione (Maupassant, Fou? Un fou, Lettre d’un fou, La Chevelure), o, addirittura, essi possono assumere un carattere visionario, (Nodier, Trilby, 1822, La Fée aux miettes, 1832), e allucinante (Nerval, Pandora, 1854, Aurélia, 1855). Altre novelle, invece, mostrano una evidente predilezione per l’esotico: Mérimée, per esempio, ama ambientare le sue storie, (Tamango, Federigo, Mateo Falcone), in Paesi stranieri. In seguito, durante la seconda metà del XIX secolo, seguendo le orme delle scienze “positive”, i novellisti in Francia, si proposero di osservare la realtà umana e sociale con obiettività ed impersonalità, creando, così, dei racconti “veri” e significativi, nei quali, i soggetti trattati, s’ispirano, per lo più, ad avvenimenti della vita quotidiana (Le Baptème di Maupassant) oppure evidenziano una profonda analisi dei vizi della societ{ quali l’adulterio (Contes drolatiques di Balzac), l’alcolismo (L’Ivrogne di Maupassant), la prostituzione (La Maison Tellier di Maupassant). 10
La caratteristica principale della novella del XIX secolo è, dunque, l’ estrema diversit{ dei modelli proposti: una novella, infatti, si può presentare sotto forma di un racconto fantastico, “vero”, divertente, serio. Durante la prima metà del XX secolo, il genere novellistico decade nuovamente (come nel XVIII secolo) quasi completamente. Giornali e riviste sembrano non essere più interessati alla novella, gli editori rifiutano d’investire il loro tempo e soprattutto il loro denaro in questo genere e, in Francia, persino i lettori sembrano disdegnare i testi di novelle, mostrando una predilezione per gli autori stranieri. Tuttavia gli scrittori continuano a preferire ed a praticare il genere novellistico, quasi ignorandone la grave crisi che incombe su di esso in questa prima metà del secolo.14 Tra i novellisti più importanti, dobbiamo segnalare: P.Morand (L’Europe galante, 1925), M.Arland (Les Ames en peine, nouvelles, 1927) e M.Aymé (Le Puits aux images, nouvelles, 1932). Ma bisogna ricordare anche l’esempio di molti romanzieri famosi che fecero della novella il loro mezzo d’espressione, come: J. Green (Le Voyageur sur la terre, 1934), La Varende (Pays d’Ouche, 1936), Troyat (La Fosse Comune, nouvelles, 1939). Altri noti romanzieri pubblicano, invece, delle raccolte di novelle: G.Duhamel (Les Hommes abandonnés, 1921), Fr. Mauriac (Trois Récits, 1929), J.Romains (Le Vin blanc de la Villette, 1933), Sartre (Le Mur, 1937), M.Yourcenar (Nouvelles orientales, 1938). Dopo il 1940, la novella sembra risorgere a nuova vita. Molti autori, infatti, prediligono quasi esclusivamente il genere novellistico ad altri generi letterari, come, per esempio, : M. Brion (Les Escales de la Haute nuit, 1942), J. Perret (L’oiseau rare, nouvelles, 1947), P. Gascar (Les Bêtes, suivi de Le Temps des Morts, 1953), M. Schneider (Aux Couleurs de la nuit, 1955), H. Thomas (La Cible, nouvelles, 1955), N. Devaulx (Frontières, nouvelles, 1961), D. Boulanger (Les Noces du merle, nouvelles, 1963), J. Sternberg (Futurs sans avenir, nouvelles, 1971). Altri autori pubblicano solo occasionalmente delle novelle, come: Vercors (Le Silence de la Mer et autres récits, 1951), A. Camus (L’Exil et le royaume, nouvelles, 1957), R. Gary (Gloire à nos illustres pionniers, nouvelles, 1962), P. Boulle (Histoires charitables, nouvelles, 1965), J. M. 14 Cfr, R.Godenne, La Nouvelle, Paris, Honoré Champion Editeur, 1995, p.99 11
G. Le Clezio (Mondo et autres histoires, nouvelles, 1978), M. Tournier (Le Coq de la bruyère, contes et récits, 1978). Negli anni ’80 una nuova generazione di novellisti comincia ad affermarsi: A. Saumont (Quelquefois dans les cérémonies, nouvelles, 1981), P. Fournel (Les Grosses rêveuses, nouvelles, 1982), Ch. Baroche (…Perdre le souffle, nouvelles, 1983), G. O. Châteaureynaud (Le Héros blessé au bras, nouvelles, 1987), A. Absire (Mémoires du bout du monde, 1989). Rispetto al secolo precedente, la produzione novellistica sviluppa un numero maggiore di soggetti trattati: essa, infatti, può trovare ispirazione nella quotidianit{, nell’insolito, nel fantastico. Inoltre, molti autori (a tal proposito ricordiamo, M. Arland, P. Morand, J. De La Varende e Ch. Baroche), contribuiscono sempre di più, soprattutto dopo la prima met{ del ‘900, alla diffusione del genere novellistico: essi si prodigano nel pubblicare articoli, introduzioni, prefazioni per la “difesa” della novella. 1.2 Caratteristiche generali della Novella Abbiamo già visto che tracciare un percorso storico e ricercare l’origine della novella è quasi impossibile, poiché essa vive in epoche lontanissime e culture eterogenee. Ma sicuramente ancora più difficile è circoscrivere la nozione stessa di novella. Molto spesso, la novella è ingiustamente considerata come una produzione secondaria, all’interno della quale l’autore (il novellista) deposita delle storie che non ha potuto inserire in un romanzo. Talvolta, infatti, si crede che un racconto breve come la novella, non possa raggiungere alti livelli artistici, come invece fa il romanzo, poiché ogni cosa- titolo, avvenimenti, situazioni, analisi dei personaggi- sembra restare ad uno stato di schizzo. Ma, bisogna precisare, che sarebbe inutile fare un paragone tra la novella ed il romanzo, poichè i due generi letterari presentano, rispettivamente, delle caratteristiche proprie e peculiari. La novella, infatti, è un componimento breve, caratterizzato (generalmente) soltanto da poche pagine: essa sviluppa una storia semplice, raccontata in uno stile conciso e rigoroso e non una storia di dimensioni importanti, come, invece farebbe il romanzo. Recenti studi condotti dal critico René Godenne, hanno dimostrato che “il existe une spécificité de la nouvelle par rapport au roman. Une nouvelle n’est ni l’ébauche ni le 12
résumé d’un roman, une oeuvre d’art totale en elle-même, se suffisant à elle même, contrainte, mais enrichie par ses limites, et obéissant à une technique qui exige autant d’application que de spontanéité“ 15. Inoltre, gli studi condotti dal critico Godenne dimostrano, che nella novella, in effetti, un soggetto non deve essere, necessariamente, sviluppato in maniera complessa ed ampia per raggiungere un alto grado d’emozione: pensiamo, per esempio, alle nouvelles-instants. La nouvelle-instant rappresenta il tentativo degli scrittori di trovare un soggetto appropriato alle caratteristiche formali della novella: in effetti, essa non pretende di raccontare una storia, che implicherebbe un intrigo complesso, ma approfondisce soltanto qualche momento di vita. Questo tipo di novella si definisce, quindi, per l’assenza d’intrigo: il lettore s’ interroga su come essa potrebbe finire, poiché ciò che conta, per lui, è l’emozione che il testo riesce a suscitare. Il carattere principale della nouvelle-instant è quindi più psicologico che cronologico, poiché l’autore si preoccupa più di raccontare degli stati d’animo, delle sensazioni, dei sentimenti, che di narrare dei fatti. L’autore, in questo modo, non fa attenzione a dare una consistenza ai suoi personaggi: egli s’interessa esclusivamente del loro comportamento, pensando soltanto a ciò che essi potrebbero fare di fronte ad una determinata situazione. A tal proposito, il critico R. Godenne sostiene: “l’intention qui conduit les auteurs { élire l’instant l’est au nom de sa valeur unique. Dans ce type de nouvelle, l’auteur nous installe dans l’aventure psychologique- en cela, il compense la minceur du sujet et le peu de consistance des personnages: connaître dans son intérieur leur caractère n’importe guère au lecteur, lui qui s’intéresse { leur comportement { l’occasion déterminée“ .16 Le caratteristiche del personaggio non si modificano di molto negli altri tipi di novelle: poiché la nouvelle impone dei tempi di lettura troppo brevi ed una struttura semplice, infatti, i protagonisti messi in scena sono sempre in numero esiguo. Essi sono dotati quasi sempre di uno spessore psicologico, sono degli attanti, spesso l’attenzione del narratore è focalizzata sul loro destino, sul modo in cui si rapportano con gli altri, sulle loro scelte di vita, però, la brevità della novella limita il loro sviluppo, la loro consistenza resta effimera, ed essi continuano ad esistere solo perché funzionali all’azione. 15 R. Godenne, La Nouvelle, Paris Honoré Champion Éditeur, 1995, p.145 16 R. Godenne, La Nouvelle, Paris Honoré Champion Éditeur, 1995, p.110 13
L’ultimo aspetto che caratterizza la novella (aspetto studiato e riconosciuto dal critico D. Grojnowski) è il carattere verosimile del suo contenuto. In effetti, secondo il critico Grojnowski, il termine nouvelle designa quasi esclusivamente una “histoire vraie” (nonostante oggi una certa confusione della terminologia ha permesso che storie fantastiche o racconti di fantascienza siano etichettati con il termine nouvelle).17 Secondo il critico R. Godenne una nouvelle-histoire è caratterizzata per il suo finale “chiuso”: essa, cioè, termina con una frase shock che da alla novella una conclusione definitiva (contrariamente a quanto avviene, per esempio, in una nouvelle- instant, caratterizzata esclusivamente da una finale “aperto”). D’altronde, neanche i rapporti tra conte e nouvelle risultano chiaramente definiti. Per la maggior parte dei critici, non c’è nessuna differenza tra le due forme narrative e persino l’opposizione tra i termini che le designano è negata. Secondo il critico René Godenne, per rintracciare le origini e le cause di questa confusione terminologica, bisogna risalire alla fine del XVIII secolo. Sino al XVIII secolo, infatti, il conte ha un significato diverso ed opposto a quello di nouvelle: esso può designare, sia un’avventura fondata su eventi fiabeschi, fantastici o allegorici (le conte de fée, le conte oriental, le conte allégorique), sia una vicenda che mira ad illustrare una tesi: (le conte philosophique, le conte morale). La nouvelle invece, imposta da una tradizione di quattro secoli, indica un tipo di componimento realistico. A volte, uno dei due termini può addirittura sostituire l’altro: nel XIX secolo, per esempio, gli autori sembrano prediligere il termine conte a nouvelle: da un lato, il lemma nouvelle, comincia a ricoprire la stessa realtà semantica del racconto, caricando il suo concetto d’ambiguit{ e, dall’altra parte, anche il termine conte, passa ad indicare un tipo di récit conté, in cui il narratore interviene per raccontare una storia. Nel XX secolo la situazione si complica ulteriormente: per indicare le varie forme di narrativa, sono introdotti nuovi vocaboli, ed, inoltre, i termini tradizionali presenti, assumono diversi e nuovi valori semantici. Il critico René Godenne, volendo mettere un pò d’ordine e di rigore nella terminologia e per cercare di definire il genere, cerca di associare a ciascuna parola una tipologia particolare di narrativa. Egli 17 Cfr, D. Grojnowski, Lire la nouvelle, Paris, Dunod, 1993, pg.105 14
sostiene, a proposito dei termini nouvelle, conte, récit e histoire: “ La nouvelle désigne essentiellement des récits vrais – mais c’est encore le mot, quasi unique, de prédilection des auteurs de science-fiction. Cela suffit à symboliser toute une ambiguité terminologique ; le conte – c’est une surprise – désigne plus souvent des récits vrais que fantastiques ; le récit – ne désigne quasiment que des récits vrais ; l’ histoire – se présente comme un terme plus polyvalent, désigne un peu tout, sauf de la science-fiction”. In verità, la questione terminologica non è assolutamente risolta: le posizioni dei critici sono piuttosto diverse anche su quest’aspetto e, nonostante i tentativi, non esiste un codice preciso e accettato da tutti. La novella, propriamente detta, si distingue, comunque, per le “differenze” con gli altri generi letterari. Queste differenze, che sono caratteristiche specifiche del genere della novella, sono principalmente ottenute grazie all’estensione del suo testo ed ai suoi contenuti. Per quanto banale possa sembrare, l’estensione del testo stabilisce, infatti, una specificità che è propria del genere novellistico e che investe anche il momento della ricezione del testo, le modalità con le quali il lettore si accosta ad esso. Se, infatti, il tempo della lettura di un romanzo è incerto, la novella implica, invece, un tempo di lettura che, in quanto generalmente breve, è quasi “predeterminato”.18 Secondo André Gidé, la novella “est faite pour être lue d’un coup, en une fois“ 19. La particolarità della novella è di mettere in rilievo tre livelli di temporalità differenti: - il tempo della lettura - il tempo cronologico della storia - il tempo della narrazione.20 La novella sviluppa una storia che ha il compito di dare delle informazioni che permettono al lettore di stabilirne la cronologia: quest’ultima nella novella è generalmente piuttosto allusiva. La durata della narrazione, invece, tiene in considerazione due importanti modalit{ temporali: il “riassunto” e la “pausa”. 18 Cfr, R. Godenne, Ětudes sur la nouvelle de langue française, Paris Honoré Champion Éditeur, 1991, p.180 19 Cfr, D. Grojnowski, Lire la nouvelle, Paris, Dunod, 1993, pg.85 20 Cfr, op.cit.p.86 15
Il riassunto rappresenta (nella novella generalmente in qualche frase) una durata di tempo, più o meno, estesa: “Le sommaire est une forme à mouvement variable, qui couvre avec une grande souplesse de régime tout le champ compris entre la scène et l’ellipse. Il semble que l’on puisse tirer la règle selon la quelle la vitesse du récit serait inversement proportionnelle { la durée réelle”21, ci informa il critico Genette. La pausa, invece, sviluppa (nella novella anche in più pagine) un singolo segmento temporale, un momento: sempre il critico Genette ci dice che: “la pause est essentiellement descriptive. Le récit s’interrompt pour laisser la place { une longue description”.22 Si deve aggiungere che il tempo della storia può essere molto breve (un momento, un istante o un giorno) oppure, invece, più o meno lungo (una settimana, un mese, o più).23 Ovviamente, il linguaggio di un testo breve, dovrà avere delle particolari caratteristiche. In un romanzo, per esempio, uno scrittore potrà sciorinare tutta la sua fantasia e cultura generale: egli può dilungarsi in lunghissime descrizioni paesaggistiche, infoltire il suo testo di un numero indeterminato di personaggi, inventarsi una trama notevolmente contorta e complicata. Il novellista, invece, deve seguire, quasi obbligatoriamente, delle particolari ”leggi”: egli, infatti, deve trovare ed utilizzare, nel suo testo breve, le parole giuste, caricandole singolarmente di un peculiare significato, e tentando, in questo modo, di valorizzare al massimo ogni vocabolo. Possiamo, per questo, paragonare la scrittura di una novella alla composizione di un “puzzle”. Questa particolare caratteristica della novella, si riflette direttamente nel linguaggio utilizzato: non potendo il novellista, infatti, dilungarsi in ampollose frasi e forbite parole, le espressioni che egli è costretto ad utilizzare, devono necessariamente ed esattamente, rendere il significato desiderato. Per questo, alcuni critici hanno paragonato il linguaggio della novella al linguaggio poetico: ogni singola parola di un testo novellistico, contiene, in sé, più di un significato, proprio come avviene in una poesia. Ma ciò che caratterizza una novella, non è solo l’estensione testuale, ma anche il contenuto. L’asse d’interesse della novella è 21 Genette, Figure III, p.133 22 Op. cit., pg 33 23 Cfr.R. Godenne, Etudes sur la Nouvelle de langue française, Paris Honoré Champion Éditeur, 1991, p.181 16
generalmente semplice: un intrigo, una o poche azioni, pochissimi personaggi (in ogni caso si parla di personaggi principali, poiché la novella non presenta generalmente personaggi secondari, come invece fa il romanzo). L’illusione della realt{, tipica della novella, rende verosimili tutti i suoi personaggi, persino quelli più stravaganti o fuori del comune. P.Valéry definisce i personaggi di una novella dei “vivants sans entrailles”. Effettivamente il personaggio della novella “esiste”, vive in poche pagine: il racconto renderà così, il più possibile, verosimile la rappresentazione, dando esclusivamente importanza alle considerazioni psicologiche. La particolarità della novella è di mettere in scena un personaggio nello spazio di un’azione semplice. Il racconto breve si presta alla rappresentazione di casi individuali: questi possono mostrare un’esistenza nella sua integralit{ o presentare un personaggio in particolari “istanti” di vita (a tal proposito, abbiamo già parlato della nouvelle-instant). La logica del tempo, del luogo, dell’azione si accorda perfettamente alla particolare concezione del personaggio. In un romanzo il personaggio è descritto profondamente: in esso, egli può trovare la vita e la morte, tutta la sua esistenza è presentata. In una novella invece il personaggio viene presentato in un momento determinato della sua vita: non sappiamo niente dei fatti che lo riguardano quotidianamente, conosciamo solo una sua particolare avventura (ed a volte, in una novella l’azione può essere totalmente assente) un suo specifico pensiero, insomma soltanto ciò che l’autore ritiene necessario. Quindi anche se siamo di fronte ad una novella lunga che presenta varie avventure (ricordiamo a tal proposito le novelle poliziesche per esempio), il personaggio e tutto ciò che lo riguarda, come ad esempio il contesto spazio-temporale, tenderà a progredire verso la scena decisiva.24 24 Cfr, D. Grojnowskil, Lire la Nouvelle, Dunod, Paris, 1993, p.88 17
CAPITOLO 2 – DANIEL BOULANGER 2.1 Daniel Boulanger “Parfois l'abondance d'une oeuvre déroute et inquiète : chez Daniel Boulanger, elle ravit.”,25 così sostiene il critico Jérôme Garcin a proposito della vastit{ dell’opera di Daniel Boulanger. Romanziere, poeta, scrittore di libri per bambini, drammaturgo, sceneggiatore, attore, soprattutto, novellista, Boulanger appartiene a quella categoria di scrittori per i quali ogni momento della vita è un momento di creazione: e, in effetti, nella quotidianità trova la materia della sua ispirazione. Figlio spirituale di Paul Morand, Boulanger sembra prediligere (come lui) il testo breve, la novella, poiché questa permette di dipingere dei destini banali, secondari (spesso provinciali) e di raccontare ciò che da un istante all’altro, può sconvolgere la vita di un individuo, senza tentare di capire, confortare o spiegare, ma con il solo intento di violare e liberare la coscienza umana:26 " Au roman de romancer, au conte de nous en conter, au récit de nous abréger une longue affaire. La nouvelle n'essaie pas de comprendre, de soulager ou d'expliquer, elle viole et livre"27, così scrive lo stesso Boulanger in un articolo della Nouvelle Revue Française. Boulanger s’interessa della “gente“, di quella gente che vive in una Francia vagamente dimenticata dal tempo e che è sul punto di scomparire, ma più in generale di tutta la gente senza distinzione di classe sociale, sesso, età e razza. Dedicare parte della sua attività di scrittore anche al mondo dell’infanzia, mondo che ritiene più autentico del mondo degli adulti : “A chacun son Versailles, bien sûr, mais dans vos travaux n'oubliez jamais le conseil de Louis XIV à Mansart : "Mettez-moi un peu d'enfance dans tout cela." L'enfance, mon ami, ne veut pas dire petit. C'est le contraire .” 28 “Daniel Boulanger n'est pas un auteur à "message". Il place ailleurs son exigence .”, ha scritto il critico J. Garcin.29 25 J. Garcin, Dictionnaire des littératures de langue française, Bordas, Paris,1987 26 Cfr., J.Garcin, Dictionnaire des littératures de langue française Bordas, Paris,1987 27 Daniel Boulanger, De la nouvelle,NRF,I,1975 28 D. Boulanger, Le ciel de Bargetal, Ed. Grasset, 1999 29 J.Garcin, Dictionnaire des littératures de langue française Bordas, Paris,1987 18
Narratore nato, Boulanger, in effetti, persegue la realtà attraverso dei percorsi noti solo a se stesso. Questo suo personale ed ermetico modo di vedere la realtà lo avvicina notevolmente alla poesia. Poeta, scova il fantastico interiore, l’insolito quotidiano ed inventa persino un genere poetico nuovo, bizzarro, che soltanto lui pratica e che definisce nel titolo di una sua raccolta come “la retouche”. “La retouche est toujours un poème bref, très bref parfois. C'est une notation, et même une annotation, si l'on garde à l'esprit la dimension palimpsestique de cet acte poétique. Elle ne dépasse jamais une page et se hasarde rarement au-delà de la dizaine de vers. Les vers, généralement libres et hétérométriques, sont souvent organisés en strophes courtes".30 , ci spiega il critico poetico Guillaume Cingal. Boulanger non ama provare o dimostrare qualcosa, ma si accontenta di “mostrare“, poiché sa che il suo sguardo è in grado di vedere ciò che noi non vediamo: egli possiede infatti, “le regard intérieur de ceux qu'une connivence heureuse lie à l'âme des choses comme à celle des gens. il se montre ainsi profond, miroitant et singulièrement divers”, ha scritto il critico J. Garcin. Questa sorprendente acutezza che peraltro ha sempre in lui un aspetto naturale, determina il ritmo della sua narrazione e fa sì che l’osservatore divertito e talora tenero trovi improvvisamente la falla (o l’errore fatale) di ogni persona e, in poche righe straordinariamente esatte e penetranti, la rende palese ad ogni lettore: rivoltando con una sconvolgente disinvoltura delle vite, come se queste fossero dei guanti. Egli fa scoprire spesso, attraverso le sue opere, qualcosa di molto doloroso, di molto triste, ma sempre, in questi casi, un umorismo pieno di fascino e di garbo alleggerisce la scena con qualche tratto divertente, creando, così, la distanza necessaria affinché il dramma non cancelli il sorriso. L’opera di Daniel Boulanger da ampio spazio all’individuo e l’Autore infatti, abbina una passione ad un volto, uno stato d’animo ad un nome proprio, e ad ogni percorso umano egli dà il peso e la forma di un destino, rendendosi così quasi un secondo Racine. Tuttavia attraverso il succedersi di destini individuali si snodano dei temi e ricorrenti, tra i quali prevalgono la Francia (soprattutto i luoghi della sua infanzia e adolescenza) e la guerra. 30 G. Cingal, La poésie de Daniel Boulanger, une esthétique de la retouche, 19-23 avril 1999. 19
Nato a Compiègne (al confine tra il Valois e l’Ile-de-France) Daniel Boulanger “sous le plus beau ciel de France“31 vive dall’inizio degli anni ’70 a Senlis. Fedele al paese della sua infanzia, è nel cuore di una regione storica dove "pendant plus de mille ans a battu le coeur de la France"32, che Boulanger ha creato lo sfondo per i suoi romanzi e le sue novelle. Paesaggi e città ossessionate dai ricordi dei personaggi rurali ed aristocratici della sua infanzia, luoghi magici, frequentati da scrittori prestigiosi (come Chateaubriand, Rousseau , Nerval): questi sono per Boulanger, senza nessun dubbio, i luoghi della felicità33. Se i ricordi legati ai luoghi ed alle persone della sua infanzia sono per lo scrittore fonte di magia e felicità, la Seconda Guerra Mondiale resta invece per lui, come del resto per molti altri autori della sua generazione, un profondo trauma, testimoniato ed analizzato qui e lì in tutta l’opera, ma specialmente in alcune novelle particolarmente dense e poetiche, spesso folgoranti e tragiche. Altri temi molto frequenti nell’opera di Boulanger sono: “il doppio”, il sogno, “l’excentrique” (come lui stesso ama dire). Nella sua produzione letteraria appaiono soventemente anche i motivi della “femme”, della “fenêtre” e della “mémoire”, sebbene questi temi siano maggiormente presenti nella produzione novellistica dello scrittore. Per quanto riguarda il tema del doppio, esso è al centro dell’opera di Daniel Boulanger. Del resto il tema del “doppio” ossessiona la letteratura del XIX secolo (la letteratura fantastica per esempio) e affascina gli scrittori e gli sceneggiatori moderni (a tal proposito ricordiamo l’attivit{ di sceneggiatore di Boulanger). Il sogno, per Daniel Boulanger, è qualcosa di molto importante e spesso, nelle sue opere, si avverte la potente ed ineluttabile collisione tra sogno e realtà: "Les instants où vous vivez vraiment, ce sont les rêves les projets, tous les "si"que vous imaginiez. C'est çà la vie profonde, c'est cela que j'essaie de raconter".34 “L’excentrique”, l’eccentrico, è per Boulanger, la singolarit{, dunque quella parte irriducibile che fa di ogni individuo un essere unico: in effetti, la numerosa ed eterogenea produzione letteraria di Boulanger abbonda di personaggi strani, eccentrici, strampalati. 31 D. Boulanger, Un Arbre dans Babylone, Ed Grasset,1979 32 D. Boulanger, Un Arbre dans Babylone, Ed Grasset,1979 33 J.Garcin, Littérature vagabonde, intervista a Daniel Boulanger, 1999 34 Daniel Boulanger articolo pubblicato nella rivista La Croix. juin 1996. 20
Paul Morand, che come Boulanger si è cimentato in tutti i campi della letteratura, saluta positivamente le opere di Boulanger, ma rimprovera quest’ultimo di scrivere troppo35: "Ecrit à Daniel Boulanger qui écrit trop: Vous avez un rare talent; je vous conseille un talent rare. Comment prendra-t-il ce conseil malthusien ?"36. Ed è proprio questo “eccessivo” scrivere di Daniel Boulanger che ci impedisce di proporre qui un percorso dettagliato e completo di tutta la sua opera letteraria, dunque dovremo accontentarci di presentare in maniera parziale e schematica l’opera dello scrittore, riferendoci soltanto ai testi più importanti, quelli più applauditi dalla critica e dai lettori e quelli che sono stati riconosciuti meritevoli di determinati premi letterari.Per adempiere a questo compito, ho scelto di presentare e commentare sommariamente le opere dello scrittore dal 1959 al 2002, che sono rispettivamente gli anni di pubblicazione del suo primo e ultimo (almeno sin adesso) lavoro. Per comprendere maggiormente il carattere variopinto ed eterogeneo della vasta produzione intellettuale di Daniel Boulanger, si presenterà, inoltre, e molto brevemente la sua carriera di attore e sceneggiatore. 2.2 Presentazione parziale delle opere letterarie di Daniel Boulanger dal 1959 al 2002 L'Ombre. 1959. ROMAN Gi{ dal suo primo romanzo, tutti gli elementi dell’universo di Daniel Boulanger sono presenti: la provincia e il suo mondo chiuso, la città con i suoi rumori, i suoi fantasmi, le sue vite banali, senza storia, folgorate dal destino, l’insolito, l’introduzione del sogno nella realt{. Le Téméraire,1963. ROMAN 35 Cfr. note du 22 mai 1970, p.397 in Journal Inutile 1968-1972. Ed. Gallimard, 2001. 36 note du 22 mai 1970, p.397 in Journal Inutile 1968-1972. Ed. Gallimard, 2001. 21
Dedicato a Philippe De Broca,famoso attore e sceneggiatore francese, Le Téméraire, che ha come sfondo la Seconda Guerra Mondiale, è la prima incursione di Boulanger sul tema del doppio, della perdita del cambiamento dell’identit{, della follia. Les Noces du Merl,1963. Prix de la Nouvelle 1964 NOUVELLES Composta di 60 novelle, per la maggior parte molto brevi, questa raccolta costituisce una delle migliori introduzioni all’arte di Boulanger novellista: lo stile è sobrio, conciso, dove già è presente il senso dell’immagine, della formula esatta e del dettaglio. L'Eté des Femme, 1964. NOUVELLES 63 novelle, che, dopo Les Noces du Merle, permettono a Boulanger di affermarsi nel giro di un solo anno, come il nuovo maestro del genere. In questa raccolta Boulanger è ossessionato dal tema del tempo e del ricordo. La Mer à Cheval,1965. ROMAN Qui, in una lingua sensuale e poetica, attenta al minimo dettaglio concreto, Daniel Boulanger ci regala uno dei suoi capolavori, un grande romanzo d’amore. Le Chemin des Caracoles,1966. Prix Sainte-Beuve NOUVELLES 41 racconti, per la maggior parte molto brevi legati tutti da un tema in comune: la solitudine di ogni personaggio e le loro vite soffocate sotto il grande cielo di una cittadina. La Nacelle,1967 ROMAN Dietro un’apparenza di opera minore, La Nacelle è tuttavia uno dei romanzi “chiave” di Daniel Boulanger: inesauribile fonte di vite e sogni, esso esprime la collisione permanente tra il sogno e la realtà, presente sempre in tutta l’opera di Boulanger. 22
Le Jardin d'Armide,1969. NOUVELLES 35 novelle, per la maggior parte brevi, nelle quali la guerra è quasi totale protagonista. Retouches,1969. Prix Max Jacob 1970 POÉSIE Tchadiennes,1969. POÉSIE Mémoire de la Ville,1970. NOUVELLE Con Mémoire de la ville, Boulanger inaugura un ciclo che, dal 1970 al 1979, gli farà pubblicare 8 raccolte di novelle e lo consacrerà presso i lettori e la critica come «lo specialista» della Novella. Vessies et Lanternes ,1971. Prix de l'Académie Française NOUVELLES Composto di 40 novelle nelle quali compaiono eroi insoliti ed esemplari, vite al limite dell’abisso, Vessies et Lanternes è una raccolta di novelle attraversata da frasi altamente poetiche che colpiscono il lettore. La Barque Amirale,1972. NOUVELLES In queste 37 novelle, Daniel Boulanger continua la sua esplorazione dell’animo umano. Fouette Cocher ! ,1973. Bourse Goncourt de la Nouvelle 1974 NOUVELLES Coronata dal premio Goncourt della novella, Fouette, Cocher! è una delle raccolte più celebri di Daniel Boulanger. Les Dessous du Ciel,1973. 23
POÉSIE Les Princes du Quartier bas,1974 NOUVELLES L'Autre Rive,1977. RECIT Curioso racconto nel quale Boulanger dipinge l’espressione del vuoto, dell’assenza dell’angoscia. L'Enfant de Bohème,1978. Livre Inter 1978 NOUVELLES 15 racconti, 15 esempi dell’universo tenero e crudele, atroce e meraviglioso di Daniel Boulanger, popolato da personaggi familiari che noi possiamo incontrare per strada quotidianamente e di cui lo scrittore ci rivela le verità ed i misteri. La Poule a trouvé un clairon,1978. LIVRE POUR ENFANTS Oeillades ,1979. POÉSIE Connaissez-vous Maronne ?,1981. RECIT In un incessante gioco di specchi ed enigmi, Daniel Boulanger regala al racconto una dimensione metafisica che fa di Connaissez-vous Maronne? uno dei suoi libri più sconcertanti. Le Chat m'a dit son histoire,1981. LIVRE POUR ENFANTS Table d'Hôte,1982. Prix Kléber Haedens NOUVELLES Daniel Boulanger fa sfoggio, qui, di una ricchezza di immaginazione poco comune e ci mostra la profondit{ della sua conoscenza dell’animo umano. 24
Les Jeux du Tour de Ville,1983. NOUVELLES Questa raccolta di 23 novelle, si presenta come una vera e propria celebrazione della città, in tutti i suoi aspetti ed in tutti i suoi bagliori. Les Grands,1983. LIVRE POUR ENFANTS C'est à quel sujet ? suivi de Le roi Fanny ,1984. THEATRE A la belle Etoile - À votre Service - Le beau Voyage,1985. THEATRE Coup de lune - La Partie de Cartes- Le Voyage de Noces,1986. THEATRE Jules Bouc ,1987 ROMAN Romanzo violento e faceto contemporaneamente, pieno di “verve” ed ilarità, Jules Bouc illustra meravigliosamente il potere dell’immaginazione e del sogno, della finzione che si crea a partire da una frase, un’immagine, un oggetto. Retouches,1987. POESIE Mes Coquins,1990. ROMAN Racconto solare, gaio e leggero, Mes Coquins è un piccolo capolavoro, un libro pieno d’invenzione e di effetti divertenti, ma dal quale non sono assenti la tenerezza e la malinconia. La Confession d'Omer,1991. ROMAN Dramma scherzoso, farsa sublime intinta qui e lì di effetti burleschi e “humour noir”, La Confession d’Omer è il racconto di un ingenuo che scopre, a sue spese, la crudeltà del Mondo. 25
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