DANIEL BOULANGER: NOVELLISTA DELLA QUOTIDIANITA' - Rosarianna Zumbo

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DANIEL
BOULANGER:
NOVELLISTA
DELLA
QUOTIDIANITA’

Rosarianna Zumbo
Daniel Boulanger: Novellista della quotidianita’
Zumbo Rosarianna

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First published, December, 2012
Printed in Italy

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Daniel Boulanger: Novellista della quotidianita’
Zumbo Rosarianna
ISBN: 978-88-98161-00-3

                                                                                               2
INTRODUZIONE

       Daniel Boulanger nasce il 22 gennaio del 1922 a Compiègne, al
confine tra il Valois e l’Ile - de - France e in questo «beau pays, sévère et
vert…d’une élégance si loin du confort, paysanne et royale, …»,1
Boulanger vive, forse, i momenti più belli di tutta la sua vita.
       Fedele ai luoghi della sua infanzia, Daniel Boulanger trasporta
ogni suo ricordo, ogni sua sensazione passata in tutta la sua
produzione letteraria, dedicandosi ad una sorta di ricostruzione
topografica dei luoghi a lui cari: "Mon oeuvre est une entreprise de
reconstruction. Là, je place le toit, là un vitrail. Je recrée la grand-place
où j'ai connu mes premiers émois. la voilà ma province, c'est celle du
souvenir2.
       Ma è soprattutto nelle sue novelle che Boulanger tenta di
ricostruire un mondo scomparso, quello della sua infanzia e gioventù (
si pensi che una delle sue raccolte di novelle è intitolata Mémoire de la
Ville). Inconsolabile nostalgico ama vivere nel passato, risuscitando dei
ricordi lontani, come per persuadersi della sua stessa esistenza, che ha
realmente vissuto. Ma la scoperta della caducità di ogni cosa, del tempo
che passa e soprattutto della malvagità umana, che tutto può
distruggere, è per Boulanger fonte di profondo ed inevitabile trauma.
Quindi insieme ai ricordi felici della sua città natale, è la guerra (con le
sue vittime ed i suoi bombardamenti) e la morte del passato, che
Boulanger evoca spesso nelle sue opere letterarie e continuamente
nelle sue novelle.
Arrestato e gettato in una cella per atti di sabotaggio contro l’esercito
tedesco l’11 novembre del 1940, Daniel Boulanger, all’et{ di 18 anni,
subisce il primo e forse anche il più cruento dramma della sua vita:
“tout est parti de là”, dirà lo stesso Boulanger. Il suo arresto misterioso
e la sua stravagante liberazione dominano il suo lavoro di scrittore e la
sua vita.3. Questa tragica vicenda segnerà definitivamente la fine della
permanenza di Boulanger in Germania.
1
  D.Boulanger, Les Portes, Éd. Laffont, 1966
2
  D.Boulanger, in un’intervista nella rivista Le Quotidien de Paris
3
  E. Deschodt, così si esprime in Daniel Boulanger, le Sage de Senlis, magazine LIRE, avril 1999, "Le 11
novembre 1940, un cycliste de18 ans surgit au crépuscule dans la clairière de Rethondes, en forêt de
Compiègne, un bouquet de fleurs au guidon. Il fleurit la statue de Foch et rentre chez lui sans avoir vu
personne. Deux heures plus tard, il est jeté en cellule, interrogé sans relâche par les allemands. Les fleurs
ne sont pas seules en cause. Deux avions d'observation de la Wehrmacht ont brûlé sur le terrain voisin de
Corbeaulieu et l'occupant le soupçonne d'y avoir mis le feu. Un mois passe. Ses parents craignent le pire.
Comment sortir leur fils de là ? le père va trouver le curé de sa paroisse, qui est comme lui de Cambrai.

                                                                                                           3
Tornato nella sua amata regione d’infanzia, egli si dedica ad una
vita semplice e naturale nelle fattorie dell’Oise. Dopo essersi sposato,
dal 1950 al 1969, Boulanger (nel quattordicesimo “arrondissement” di
Paris ) accoglie le più moderne tendenze intellettuali del periodo nella
casa che condivide con la moglie: i membri della Nouvelle Vague
(Truffaut, Chabrol, Godard ) si riuniscono proprio qui per mostrare e
discutere dei loro innovativi programmi cinematografici e trovano
ospitalità anche alcuni autori del Nouveau Roman come Robbe Grillet,
Ollier, Claude Simon.
       I contatti con i membri della Nouvelle Vague, fanno maturare in
Boulanger il gusto per l’arte cinematografica e lo spingono verso
questa carriera: nel 1959 Daniel Boulanger incarna il ruolo d’ispettore
di polizia accanto al celebre attore francese Belmondo, nel 1966 recita
magistralmente nei panni di un colonnello prussiano in Le Roi de Coeur
di Philippe de Broca, nel 1967 incarna il difficile personaggio di un
vagabondo in La Mariée était en Noir di François Truffaut. Le altre
partecipazioni cinematografiche di Daniel Boulanger sono in: Les jeux
de l’Amour di Philippe de Broca (1959), L’Oeil du Malin di Claude
Chabrol (1962), Toute une Vie di Claude Lelouch (1974), La Zizanie di
Claude Zidi (1978).
       Nel 1959 ha inizio anche l’attivit{ di scrittore di Daniel
Boulanger: dal 1959 al 2001 egli pubblica romanzi, novelle, opere
teatrali, poesie, dialoghi cinematografici e persino libri per bambini. La
sua opera letteraria è apprezzata e premiata dalle giurie letterarie: tra i
molteplici premi letterari vinti da Boulanger ricordiamo,nel 1964 le
Prix de la Nouvelle, nel 1971 le Prix de l’Académie Française, nel 1979 le
Prix Prince Pierre de Monaco.
       Daniel Boulanger ama interessarsi ad ogni tipo di cultura, d’Arte:
per lui la scrittura e L’Arte sono la realizzazione di un sogno, la
trasformazione in bellezza ed eternità di ciò che è brutto, malvagio,
perituro, vuoto, quindi di ciò che è Realtà 4 : "Ecrire, c'est essayer
d'embellir. D'être un peu au-dessus de soi. J'écris pour me sauver du

«pourriez-vous faire quelque chose ici?» Le chanoine Delvigne demande audience au commandant des
forces d'occupation, un prince de Von Thurn et Taxis. "Que puis-je pour vous ? " dit le grand seigneur-
c'était encore le temps de l'affabilité victorieuse?"libérer le jeune Boulanger.- en quel honneur, monsieur
le chanoine ?- j'ai béni chaque année les chiens de votre meute quand vous veniez chasser ici". Le
prisonnier est élargi sur l'heure."
3
  Intervista rilasciata da Daniel Boulanger in Le figaro magazine, janvier 2000
4
  Cfr Daniel Boulanger, Le Figaro magazine, janvier 2000

                                                                                                         4
rien. Je ne crois plus en rien. Ou bien à un quatuor, une huile, une
statue, une cantate, un sonnet."5.
       Boulanger sembra, tuttavia, avere una particolare inclinazione
per il testo breve e lo afferma egli stesso in un’intervista al giornalista
G.Dutreix: “-Pourquoi écrivez-vous presque toujours des
nouvelles?Est-ce pour réhabiliter un genre qui n’a pas tellement de
succès en France, et qui pourtant convient très bien à notre époque
bousculée? D.B. –J’écris des nouvelles parce que je préfère cela { une
oeuvre de longue haleine. Mon rythme, c’est le cent mètres, qui se
court plus facilement. Je ne me sens pas le goût de décrire longuement
les choses. Nous avons notre vie de A.{ Z. Mais qu’est-ce que la vie?une
succession d’instants. Ce qui m’intéresse, c’est l’instant et non le tissu
conjonctif qui est autour, je cherche { rendre la totalité d’un être pris
dans l’un de ces instants».6 Ed, in effetti, Daniel Boulanger preferisce il
genere novellistico agli altri generi letterari proprio per le sue
dimensioni, generalmente, ridotti.
       La novella, infatti, impone dei tempi di lettura piuttosto brevi ed
una struttura semplice, i personaggi messi in scena sono sempre in
numero esiguo ed, in questo modo, il lettore può focalizzare
maggiormente la sua attenzione sul testo che sta leggendo. Boulanger
apprezza anche la capacità del genere novellistico di rappresentare la
realtà, il suo particolare modo di analizzare ed approfondire soltanto
alcuni “istanti”, alcuni determinati momenti, quegli attimi che, però,
possono sconvolgere e cambiare un’intera vita. Di conseguenza, data la
grande importanza che il genere della novella ha per Daniel Boulanger,
è interessante analizzare non soltanto la vita e la produzione letteraria
dello scrittore, ma anche approfondire lo studio della novella,
illustrando, inoltre, le difficili questioni che riguardano il genere.

5
    Intervista rilasciata da Daniel Boulanger in Le figaro magazine, janvier 2000
6
     C.Dutreix, Mémoire de la ville.Nice-matin du 23-8-1970

                                                                                    5
CAPITOLO 1 - LA NOVELLA

1.1        La Novella:alla difficile ricerca delle sue origini

       Che cos’è la novella? Non è facile, in realtà, dare una risposta
precisa ed esatta a questa domanda. Per convincersi
dell’indeterminatezza del termine “novella”, è sufficiente, infatti,
consultare molteplici dizionari di lingua, di letteratura e persino delle
enciclopedie. L’instabilità delle definizioni riportate, indica che non ci
si trova in presenza né di una forma fissa, né di una formula congelata.
Il dizionario Robert, per esempio, spiega che il termine nouvelle può
assumere sia il senso “d’informazione” (avere delle notizie su
qualcuno), sia il senso di “avvenimenti recenti” (leggere le notizie in un
giornale), e persino avere un significato letterario, nel senso di
”racconto generalmente breve di costruzione drammatica”. Ma
all’imprecisione del vocabolo, si affianca anche una notevole difficoltà a
circoscrivere il genere della novella da un punto di vista storico e
letterario. Tracciare un percorso storico e ricercare l’origine della
novella, è quasi impossibile, poiché le sue orme si perdono in tempi
remoti e seppur con chiare differenze, nelle culture più diverse.
       Sembra quasi incredibile, infatti, ma sono stati trovati degli
evidenti esempi di novella persino presso gli antichi Greci e Romani,
sebbene in entrambe queste letterature non si abbia a che fare con un
genere letterario indipendente, ma piuttosto con l’apparizione di
piacevoli digressioni inserite all’interno di opere storiografiche (nelle
Storie di Erodoto, alcune parti, come il racconto dell’anello di Policrate,
III, 40-43; e la favola egiziana del tesoro di Rampsinito, II, 121) o di
narrazioni romanzesche (il Satyricon di Petronio e L’Asino d’oro di
Apuleio offrono altre valide testimonianze di questo genere letterario
nell’antichit{) 7 .
       In realtà, in epoca greca e latina, solo la tradizione orale presenta
esempi di novellistica in senso proprio: si pensi ai “racconti sibatirici”
diffusi in Grecia già nel V secolo, o alle figure dei lectores aut
fabulatores, di cui l’imperatore Augusto si serviva per combattere
l’insonnia o ancora alle narrazioni pubbliche ricordate da Senofonte,
che parla di alcuni narratori, detti ghelotopoiòi, che si riunivano

7
    Cfr, La Nuova Enciclopedia della Letteratura, Milano, Garzanti, 1985

                                                                           6
nell’Eracleion dei Diomei.8 Ma lasciamo la classicità greca-latina, per
arrivare a tempi più recenti.
       Verso la met{ del XIII secolo, per volont{ del re Alfonso X “il
Savio”, si compiono le prime traduzioni in volgare Casigliano di testi
novellistici arabi. Ma gi{ nella prima met{ del secolo XI, l’ebreo
spagnolo convertito al Cristianesimo, Pedro Alfonso, aveva dato con la
raccolta Disciplina clericalis, composta in latino, un modello narrativo a
cui guarderanno quasi tutti gli autori europei dei due secoli successivi.9
Preminente in quest’opera è il carattere morale ed esemplare della
novella, volta ad ammaestrare i chierici dilettandoli. L’exemplum,
racconto morale molto breve, che i predicatori inserivano nei loro
sermoni per indurre i discepoli a seguire la virtù allontanandosi dal
peccato, è all’origine di numerose raccolte, nelle quali le storielle
esemplari acquisiscono una autonomia narrativa alquanto spiccata:
tutto quest’insieme di racconti, cominciò a venire selezionato e
trascritto da autori spesso ignoti, come ad esempio I fioretti morali, I
fiori di virtù, I conti di antichi cavalieri, Il libro dei sette Savi
(quest’ultimo tradotto da alcune leggende indiane) ed Il novellino
(1281-1300), che raccoglie un centinaio di novelle fresche, ingenue e
qualche volta così brevi da sembrare delle semplici tracce.10
       Una certa presenza di temi morali si riscontra anche nei Lais di
Marie de France, racconti versificati intrisi di magia e sentimentalismo,
tenera passione e amore fedele, che narrano argomenti ereditati dalle
storie del ciclo bretone e che preannunciano già il romanzo cortese. I
lais sono all’origine di uno dei due principali indirizzi della novellistica
occidentale: quello, appunto, di tipo storico-fantastico-avventuroso;
l’altro indirizzo è invece sviluppato dai fabliaux. Questi sono dei
racconti divertenti di satira popolaresca che fioriscono in Francia tra la
fine del XII e l’inizio del XV secolo.
       Ma tra il 1349 ed il 1353 uno scrittore fiorentino, G. Boccaccio,
propone un modello decisamente originale di racconti: il Decameron.
Il Decameron segna, infatti, una importantissima e fondamentale svolta
nel campo novellistico e le dieci novelle raccontate in dieci giornate,
per un totale di cento novelle, trattano situazioni, soggetti ed
argomenti eterogenei, riuniti sapientemente in un unico quadro (la
celebre “cornice”, attinta forse dall’indiano Libro dei sette savi), dove le
8
  Cfr, La Nuova Enciclopedia della Letteratura, Milano, Garzanti, 1985
9
  Cfr, Botto-Fortunato, Leggere la novella, Ed. il Capitello, p.13
10
   Cfr., La Nuova enciclopedia della Letteratura, Milano, Garzanti, 1985

                                                                           7
tematiche morali dell’exemplum, l’atmosfera magica e sentimentale
della tradizione cortese, si fondono con il carattere satirico e beffardo
dei fabliaux. I racconti del Decameron, infatti, si presentano non più
come resoconti inverosimili di eroi mitici ma come storie avvenute in
un contesto reale, come per esempio quello della civiltà comunale e
mercantile della prima metà del 1300.
       Nello stesso periodo abbiamo, in Inghilterra, i Racconti di
Canterbury di G. Chaucer che sembrano ripetere, più o meno
consapevolmente, il modello boccaccesco, nonostante alcuni critici
neghino la sua diretta influenza sul capolavoro medievale inglese:
anche se la realtà dipinta non è più la civiltà comunale fiorentina del
XIV secolo ma la societ{ medievale inglese, l’idea di un evento sociale
(che qui è un pellegrinaggio alla tomba di S. Thomas Becket a
Canterbury e non la terribile peste che colpì Firenze nel 1348) durante
il quale delle persone si riuniscono per raccontare delle novelle,
ricorda sicuramente il Decameron.
       L’esempio di Boccaccio, del resto, domina la novellistica europea
per parecchi secoli. Per esempio nel ‘400, il secolo dell’Umanesimo, la
novella si presenta ancora sotto forma di scherzo canzonatorio o beffa
anche se spesso è scritta in latino, per rispettare il generale ritorno
alla classicità del periodo. Durante questo secolo, si possono segnalare
soltanto due tentativi per superare il pesante modello boccaccesco: La
Novella del Grasso Legnaiolo di Manetti Antonio di Tuccio, che
introduce in maniera originale il tema dello sdoppiamento della
personalità; e Il Novellino di Masuccio Salernitano, che unisce il motivo
divertente e canzonatorio ad un gusto più particolarmente violento e
macabro11.
       Ma è nel ‘500 che il Decameron viene innalzato come unico
modello novellistico da imitare e da emulare per opera di Pietro
Bembo. Scrittori come Firenzuola, Grazzini, Straparola, Giraldi Cintio, si
ricollegano, più o meno originalmente, alla tradizione boccaccesca.
Più libero e moderno, in un certo senso più romanzesco, è il Bandello
nelle sue Novelle (1554).
       La novella italiana di stampo boccaccesco, approda anche in
suolo francese: a tal proposito si devono ricordare Les Cent Nouvelles
Nouvelles apparse anonime tra il 1456 e il 1467 e l’Heptaméron (1558)

11
     Cfr., La Nuova Enciclopedia della Letteratura, Milano, Garzanti, 1985

                                                                             8
di Marguerite de Navarre, nel quale ricompaiono interessanti
preoccupazioni dì ordine morale e religioso.12
       In Inghilterra la tradizione boccaccesca, filtrata attraverso i
Racconti di Canterbury di G.Chaucer, continua ad ispirare le opere di
Shakespeare e molti drammi del teatro elisabettiano13.
        Durante il XVII secolo, invece, i novellisti spagnoli dominano
quasi completamente, la letteratura europea. In questo modo, i
novellisti francesi entrano in contatto con la narrativa spagnola: essi
traducono e riadattano le novelas di Diego Agreda, di Maria y Zayas, ma
soprattutto le Novelle esemplari (1613) di M. de Cervantes Saavedra,
racconto intriso di colpi di scena, suggestioni onirico-filosofiche ed
elementi realistici.
        I più importanti novellisti francesi ad imitare i componimenti
spagnoli sono: Sorel (Les Nouvelles françoises, où se trouvent les divers
effects de l’Amour et de la Fortune, 1623), Segrais (Les Nouvelles
françoises ou les divertissements de la princesse Aurélie, 1656-1657), E.
Boursault (Le Prince de Condé, nouvelle historique, 1675) e Préchac
(L’illustre Gênoise, nouvelle galante, 1685). Questi autori creano la
novella “storico-galante”: innovativo esempio di racconto, che sviluppa
una complicata ed intrecciata storia sentimentale, denominata, per
questa sua caratteristica, anche nouvelle-petit roman.
       Ma la novella del XVII secolo non è caratterizzata soltanto
dall’elemento amoroso-sentimentale: la trama, infatti, è ambientata in
periodi storici ben definiti e spesso i suoi personaggi s’ispirano ad
uomini famosi realmente vissuti.
Tuttavia questi riferimenti storici mancano d’ogni attendibilit{ e le
vicende narrate, possono insinuare un’esagerata presenza di peripezie
ed avvenimenti, dove a prevalere non è l’elemento storico, ma quello
avventuroso. Préchac, infatti, nella prefazione di Désordres de la
Bassette, nouvelle galante, si preoccupa di avvertire il lettore che “la
vérité n’aura point de part dans son texte”.
       Il genere della novella, invece, decade quasi totalmente nel ‘700.
In questo secolo si sviluppa un particolare tipo di componimento
breve: il conte philosophique, reso celebre soprattutto da Voltaire (a tal
proposito ricordiamo Zadig, 1747, Migromégas, 1752, Candide ou
l’optimisme, 1759). Voltaire si è accostato a questo genere, poiché lo ha
12
   Cfr.:B. Alluin, F. Suard, La Nouvelle. Définitions,transformations,Diffusion presses universitaires de
lille,p.18
13
   Cfr., La Nuova Enciclopedia della Letteratura, Milano, Garzanti, 1985

                                                                                                            9
ritenuto uno strumento valido per esprimere le proprie opinioni in
modo chiaro e, contemporaneamente, un’allegoria efficace, perché è in
grado di raggiungere un più vasto pubblico di lettori. In realtà il
carattere eccessivamente filosofico delle opere di Voltaire, l’esagerata
artificiosità della costruzione narrativa, le continue ripetizioni,
pongono l’autore al di fuori del genere novellistico.
        Nel XIX secolo la novella risorge a nuova vita grazie all’influenza
della cultura romantica (anche se, per tutto il secolo, sarà il genere
romanzesco a vivere il periodo di maggiore prosperità). Gli autori che
in questo secolo prediligono il genere della novella sono : Nodier
(Nouvelles, 1832-1840), Mérimée (Mosaïque, 1883, Nouvelles, 1852) e
Maupassant (Boule de suif, 1880, La Maison Tellier, 1881, Mademoiselle
Fifi,. 1882, Contes de la Bécasse, 1883).
        Tuttavia, bisogna costatare che il genere novellistico di questo
periodo affronta molteplici ed eterogenee tematiche. Le novelle del
XIX secolo, infatti, possono sviluppare dei soggetti bizzarri, stravaganti,
fantastici: a tal proposito ricordiamo Melmoth réconcilé di Balzac, La
Vénus d’Ille di Mérimée, Spirite, Nouvelle fantastique di Gautier, Le
Horla di Maupassant, tutti racconti dove l’elemento realistico si
confonde con l’elemento fantastico.
        Talvolta, invece, la novella ottocentesca può fondarsi su dei
soggetti gravi, drammatici, non usuali: gli eventi trattati, per esempio,
possono presentare degli episodi di vendetta (Maupassant, Une
Vendetta), di follia e perversione (Maupassant, Fou? Un fou, Lettre d’un
fou, La Chevelure), o, addirittura, essi possono assumere un carattere
visionario, (Nodier, Trilby, 1822, La Fée aux miettes, 1832), e
allucinante (Nerval, Pandora, 1854, Aurélia, 1855).
        Altre novelle, invece, mostrano una evidente predilezione per
l’esotico: Mérimée, per esempio, ama ambientare le sue storie,
(Tamango, Federigo, Mateo Falcone), in Paesi stranieri.
        In seguito, durante la seconda metà del XIX secolo, seguendo le
orme delle scienze “positive”, i novellisti in Francia, si proposero di
osservare la realtà umana e sociale con obiettività ed impersonalità,
creando, così, dei racconti “veri” e significativi, nei quali, i soggetti
trattati, s’ispirano, per lo più, ad avvenimenti della vita quotidiana (Le
Baptème di Maupassant) oppure evidenziano una profonda analisi dei
vizi della societ{ quali l’adulterio (Contes drolatiques di Balzac),
l’alcolismo (L’Ivrogne di Maupassant), la prostituzione (La Maison
Tellier di Maupassant).

                                                                        10
La caratteristica principale della novella del XIX secolo è, dunque,
l’ estrema diversit{ dei modelli proposti: una novella, infatti, si può
presentare sotto forma di un racconto fantastico, “vero”, divertente,
serio.
       Durante la prima metà del XX secolo, il genere novellistico
decade nuovamente (come nel XVIII secolo) quasi completamente.
Giornali e riviste sembrano non essere più interessati alla novella, gli
editori rifiutano d’investire il loro tempo e soprattutto il loro denaro in
questo genere e, in Francia, persino i lettori sembrano disdegnare i
testi di novelle, mostrando una predilezione per gli autori stranieri.
       Tuttavia gli scrittori continuano a preferire ed a praticare il
genere novellistico, quasi ignorandone la grave crisi che incombe su di
esso in questa prima metà del secolo.14 Tra i novellisti più importanti,
dobbiamo segnalare: P.Morand (L’Europe galante, 1925), M.Arland (Les
Ames en peine, nouvelles, 1927) e M.Aymé (Le Puits aux images,
nouvelles, 1932).
       Ma bisogna ricordare anche l’esempio di molti romanzieri famosi
che fecero della novella il loro mezzo d’espressione, come: J. Green (Le
Voyageur sur la terre, 1934), La Varende (Pays d’Ouche, 1936), Troyat
(La Fosse Comune, nouvelles, 1939).
       Altri noti romanzieri pubblicano, invece, delle raccolte di novelle:
G.Duhamel (Les Hommes abandonnés, 1921), Fr. Mauriac (Trois Récits,
1929), J.Romains (Le Vin blanc de la Villette, 1933), Sartre (Le Mur,
1937), M.Yourcenar (Nouvelles orientales, 1938).
       Dopo il 1940, la novella sembra risorgere a nuova vita. Molti
autori, infatti, prediligono quasi esclusivamente il genere novellistico
ad altri generi letterari, come, per esempio, : M. Brion (Les Escales de la
Haute nuit, 1942), J. Perret (L’oiseau rare, nouvelles, 1947), P. Gascar
(Les Bêtes, suivi de Le Temps des Morts, 1953), M. Schneider (Aux
Couleurs de la nuit, 1955), H. Thomas (La Cible, nouvelles, 1955), N.
Devaulx (Frontières, nouvelles, 1961), D. Boulanger (Les Noces du merle,
nouvelles, 1963), J. Sternberg (Futurs sans avenir, nouvelles, 1971).
       Altri autori pubblicano solo occasionalmente delle novelle, come:
Vercors (Le Silence de la Mer et autres récits, 1951), A. Camus (L’Exil et
le royaume, nouvelles, 1957), R. Gary (Gloire à nos illustres pionniers,
nouvelles, 1962), P. Boulle (Histoires charitables, nouvelles, 1965), J. M.

14
     Cfr, R.Godenne, La Nouvelle, Paris, Honoré Champion Editeur, 1995, p.99

                                                                               11
G. Le Clezio (Mondo et autres histoires, nouvelles, 1978), M. Tournier
(Le Coq de la bruyère, contes et récits, 1978).
      Negli anni ’80 una nuova generazione di novellisti comincia ad
affermarsi: A. Saumont (Quelquefois dans les cérémonies, nouvelles,
1981), P. Fournel (Les Grosses rêveuses, nouvelles, 1982), Ch. Baroche
(…Perdre le souffle, nouvelles, 1983), G. O. Châteaureynaud (Le Héros
blessé au bras, nouvelles, 1987), A. Absire (Mémoires du bout du monde,
1989). Rispetto al secolo precedente, la produzione novellistica
sviluppa un numero maggiore di soggetti trattati: essa, infatti, può
trovare ispirazione nella quotidianit{, nell’insolito, nel fantastico.
      Inoltre, molti autori (a tal proposito ricordiamo, M. Arland, P.
Morand, J. De La Varende e Ch. Baroche), contribuiscono sempre di più,
soprattutto dopo la prima met{ del ‘900, alla diffusione del genere
novellistico: essi si prodigano nel pubblicare articoli, introduzioni,
prefazioni per la “difesa” della novella.

1.2   Caratteristiche generali della Novella

       Abbiamo già visto che tracciare un percorso storico e ricercare
l’origine della novella è quasi impossibile, poiché essa vive in epoche
lontanissime e culture eterogenee. Ma sicuramente ancora più difficile
è circoscrivere la nozione stessa di novella. Molto spesso, la novella è
ingiustamente considerata come una produzione secondaria,
all’interno della quale l’autore (il novellista) deposita delle storie che
non ha potuto inserire in un romanzo. Talvolta, infatti, si crede che un
racconto breve come la novella, non possa raggiungere alti livelli
artistici, come invece fa il romanzo, poiché ogni cosa- titolo,
avvenimenti, situazioni, analisi dei personaggi- sembra restare ad uno
stato di schizzo.
       Ma, bisogna precisare, che sarebbe inutile fare un paragone tra la
novella ed il romanzo, poichè i due generi letterari presentano,
rispettivamente, delle caratteristiche proprie e peculiari. La novella,
infatti, è un componimento breve, caratterizzato (generalmente)
soltanto da poche pagine: essa sviluppa una storia semplice, raccontata
in uno stile conciso e rigoroso e non una storia di dimensioni
importanti, come, invece farebbe il romanzo. Recenti studi condotti dal
critico René Godenne, hanno dimostrato che “il existe une spécificité de
la nouvelle par rapport au roman. Une nouvelle n’est ni l’ébauche ni le

                                                                       12
résumé d’un roman, une oeuvre d’art totale en elle-même, se suffisant
à elle même, contrainte, mais enrichie par ses limites, et obéissant à
une technique qui exige autant d’application que de spontanéité“ 15.
          Inoltre, gli studi condotti dal critico Godenne dimostrano, che
nella novella, in effetti, un soggetto non deve essere, necessariamente,
sviluppato in maniera complessa ed ampia per raggiungere un alto
grado d’emozione: pensiamo, per esempio, alle nouvelles-instants.
           La nouvelle-instant rappresenta il tentativo degli scrittori di
trovare un soggetto appropriato alle caratteristiche formali della
novella: in effetti, essa non pretende di raccontare una storia, che
implicherebbe un intrigo complesso, ma approfondisce soltanto
qualche momento di vita. Questo tipo di novella si definisce, quindi, per
l’assenza d’intrigo: il lettore s’ interroga su come essa potrebbe finire,
poiché ciò che conta, per lui, è l’emozione che il testo riesce a suscitare.
Il carattere principale della nouvelle-instant è quindi più psicologico
che cronologico, poiché l’autore si preoccupa più di raccontare degli
stati d’animo, delle sensazioni, dei sentimenti, che di narrare dei fatti.
L’autore, in questo modo, non fa attenzione a dare una consistenza ai
suoi personaggi: egli s’interessa esclusivamente del loro
comportamento, pensando soltanto a ciò che essi potrebbero fare di
fronte ad una determinata situazione. A tal proposito, il critico R.
Godenne sostiene: “l’intention qui conduit les auteurs { élire l’instant
l’est au nom de sa valeur unique. Dans ce type de nouvelle, l’auteur
nous installe dans l’aventure psychologique- en cela, il compense la
minceur du sujet et le peu de consistance des personnages: connaître
dans son intérieur leur caractère n’importe guère au lecteur, lui qui
s’intéresse { leur comportement { l’occasion déterminée“ .16
          Le caratteristiche del personaggio non si modificano di molto
negli altri tipi di novelle: poiché la nouvelle impone dei tempi di lettura
troppo brevi ed una struttura semplice, infatti, i protagonisti messi in
scena sono sempre in numero esiguo. Essi sono dotati quasi sempre di
uno spessore psicologico, sono degli attanti, spesso l’attenzione del
narratore è focalizzata sul loro destino, sul modo in cui si rapportano
con gli altri, sulle loro scelte di vita, però, la brevità della novella limita
il loro sviluppo, la loro consistenza resta effimera, ed essi continuano
ad esistere solo perché funzionali all’azione.

15
     R. Godenne, La Nouvelle, Paris Honoré Champion Éditeur, 1995, p.145
16
     R. Godenne, La Nouvelle, Paris Honoré Champion Éditeur, 1995, p.110

                                                                            13
L’ultimo aspetto che caratterizza la novella (aspetto studiato e
riconosciuto dal critico D. Grojnowski) è il carattere verosimile del suo
contenuto. In effetti, secondo il critico Grojnowski, il termine nouvelle
designa quasi esclusivamente una “histoire vraie” (nonostante oggi una
certa confusione della terminologia ha permesso che storie fantastiche
o racconti di fantascienza siano etichettati con il termine nouvelle).17
           Secondo il critico R. Godenne una nouvelle-histoire è
caratterizzata per il suo finale “chiuso”: essa, cioè, termina con una
frase shock che da alla novella una conclusione definitiva
(contrariamente a quanto avviene, per esempio, in una nouvelle-
instant, caratterizzata esclusivamente da una finale “aperto”).
D’altronde, neanche i rapporti tra conte e nouvelle risultano
chiaramente definiti. Per la maggior parte dei critici, non c’è nessuna
differenza tra le due forme narrative e persino l’opposizione tra i
termini che le designano è negata. Secondo il critico René Godenne, per
rintracciare le origini e le cause di questa confusione terminologica,
bisogna risalire alla fine del XVIII secolo.
           Sino al XVIII secolo, infatti, il conte ha un significato diverso ed
opposto a quello di nouvelle: esso può designare, sia un’avventura
fondata su eventi fiabeschi, fantastici o allegorici (le conte de fée, le
conte oriental, le conte allégorique), sia una vicenda che mira ad
illustrare una tesi: (le conte philosophique, le conte morale).
           La nouvelle invece, imposta da una tradizione di quattro
secoli, indica un tipo di componimento realistico. A volte, uno dei due
termini può addirittura sostituire l’altro: nel XIX secolo, per esempio,
gli autori sembrano prediligere il termine conte a nouvelle: da un lato, il
lemma nouvelle, comincia a ricoprire la stessa realtà semantica del
racconto, caricando il suo concetto d’ambiguit{ e, dall’altra parte,
anche il termine conte, passa ad indicare un tipo di récit conté, in cui il
narratore interviene per raccontare una storia.
           Nel XX secolo la situazione si complica ulteriormente: per
indicare le varie forme di narrativa, sono introdotti nuovi vocaboli, ed,
inoltre, i termini tradizionali presenti, assumono diversi e nuovi valori
semantici.
       Il critico René Godenne, volendo mettere un pò d’ordine e di
rigore nella terminologia e per cercare di definire il genere, cerca di
associare a ciascuna parola una tipologia particolare di narrativa. Egli

17
     Cfr, D. Grojnowski, Lire la nouvelle, Paris, Dunod, 1993, pg.105

                                                                            14
sostiene, a proposito dei termini nouvelle, conte, récit e histoire: “ La
nouvelle désigne essentiellement des récits vrais – mais c’est encore le
mot, quasi unique, de prédilection des auteurs de science-fiction. Cela
suffit à symboliser toute une ambiguité terminologique ; le conte – c’est
une surprise – désigne plus souvent des récits vrais que fantastiques ;
le récit – ne désigne quasiment que des récits vrais ; l’ histoire – se
présente comme un terme plus polyvalent, désigne un peu tout, sauf de
la science-fiction”.
       In verità, la questione terminologica non è assolutamente risolta:
le posizioni dei critici sono piuttosto diverse anche su quest’aspetto e,
nonostante i tentativi, non esiste un codice preciso e accettato da tutti.
          La novella, propriamente detta, si distingue, comunque, per le
“differenze” con gli altri generi letterari. Queste differenze, che sono
caratteristiche specifiche del genere della novella, sono principalmente
ottenute grazie all’estensione del suo testo ed ai suoi contenuti. Per
quanto banale possa sembrare, l’estensione del testo stabilisce, infatti,
una specificità che è propria del genere novellistico e che investe anche
il momento della ricezione del testo, le modalità con le quali il lettore si
accosta ad esso. Se, infatti, il tempo della lettura di un romanzo è
incerto, la novella implica, invece, un tempo di lettura che, in quanto
generalmente breve, è quasi “predeterminato”.18
          Secondo André Gidé, la novella “est faite pour être lue d’un
coup, en une fois“ 19.
          La particolarità della novella è di mettere in rilievo tre livelli
di temporalità differenti:
    - il tempo della lettura
    - il tempo cronologico della storia
    - il tempo della narrazione.20
          La novella sviluppa una storia che ha il compito di dare delle
informazioni che permettono al lettore di stabilirne la cronologia:
quest’ultima nella novella è generalmente piuttosto allusiva.
          La durata della narrazione, invece, tiene in considerazione
due importanti modalit{ temporali: il “riassunto” e la “pausa”.

18
   Cfr, R. Godenne, Ětudes sur la nouvelle de langue française, Paris Honoré Champion Éditeur, 1991,
p.180
19
   Cfr, D. Grojnowski, Lire la nouvelle, Paris, Dunod, 1993, pg.85
20
   Cfr, op.cit.p.86

                                                                                                       15
Il riassunto rappresenta (nella novella generalmente in
qualche frase) una durata di tempo, più o meno, estesa: “Le sommaire
est une forme à mouvement variable, qui couvre avec une grande
souplesse de régime tout le champ compris entre la scène et l’ellipse. Il
semble que l’on puisse tirer la règle selon la quelle la vitesse du récit
serait inversement proportionnelle { la durée réelle”21, ci informa il
critico Genette.
           La pausa, invece, sviluppa (nella novella anche in più pagine)
un singolo segmento temporale, un momento: sempre il critico Genette
ci dice che: “la pause est essentiellement descriptive. Le récit
s’interrompt pour laisser la place { une longue description”.22 Si deve
aggiungere che il tempo della storia può essere molto breve (un
momento, un istante o un giorno) oppure, invece, più o meno lungo
(una settimana, un mese, o più).23
          Ovviamente, il linguaggio di un testo breve, dovrà avere delle
particolari caratteristiche. In un romanzo, per esempio, uno scrittore
potrà sciorinare tutta la sua fantasia e cultura generale: egli può
dilungarsi in lunghissime descrizioni paesaggistiche, infoltire il suo
testo di un numero indeterminato di personaggi, inventarsi una trama
notevolmente contorta e complicata.
          Il novellista, invece, deve seguire, quasi obbligatoriamente,
delle particolari ”leggi”: egli, infatti, deve trovare ed utilizzare, nel suo
testo breve, le parole giuste, caricandole singolarmente di un peculiare
significato, e tentando, in questo modo, di valorizzare al massimo ogni
vocabolo. Possiamo, per questo, paragonare la scrittura di una novella
alla composizione di un “puzzle”. Questa particolare caratteristica della
novella, si riflette direttamente nel linguaggio utilizzato: non potendo il
novellista, infatti, dilungarsi in ampollose frasi e forbite parole, le
espressioni che egli è costretto ad utilizzare, devono necessariamente
ed esattamente, rendere il significato desiderato. Per questo, alcuni
critici hanno paragonato il linguaggio della novella al linguaggio
poetico: ogni singola parola di un testo novellistico, contiene, in sé, più
di un significato, proprio come avviene in una poesia.
          Ma ciò che caratterizza una novella, non è solo l’estensione
testuale, ma anche il contenuto. L’asse d’interesse della novella è

21
   Genette, Figure III, p.133
22
   Op. cit., pg 33
23
   Cfr.R. Godenne, Etudes sur la Nouvelle de langue française, Paris Honoré Champion Éditeur, 1991,
p.181

                                                                                                      16
generalmente semplice: un intrigo, una o poche azioni, pochissimi
personaggi (in ogni caso si parla di personaggi principali, poiché la
novella non presenta generalmente personaggi secondari, come invece
fa il romanzo). L’illusione della realt{, tipica della novella, rende
verosimili tutti i suoi personaggi, persino quelli più stravaganti o fuori
del comune. P.Valéry definisce i personaggi di una novella dei “vivants
sans entrailles”. Effettivamente il personaggio della novella “esiste”,
vive in poche pagine: il racconto renderà così, il più possibile,
verosimile la rappresentazione, dando esclusivamente importanza alle
considerazioni psicologiche. La particolarità della novella è di mettere
in scena un personaggio nello spazio di un’azione semplice. Il racconto
breve si presta alla rappresentazione di casi individuali: questi
possono mostrare un’esistenza nella sua integralit{ o presentare un
personaggio in particolari “istanti” di vita (a tal proposito, abbiamo già
parlato della nouvelle-instant). La logica del tempo, del luogo,
dell’azione si accorda perfettamente alla particolare concezione del
personaggio. In un romanzo il personaggio è descritto profondamente:
in esso, egli può trovare la vita e la morte, tutta la sua esistenza è
presentata.
          In una novella invece il personaggio viene presentato in un
momento determinato della sua vita: non sappiamo niente dei fatti che
lo riguardano quotidianamente, conosciamo solo una sua particolare
avventura (ed a volte, in una novella l’azione può essere totalmente
assente) un suo specifico pensiero, insomma soltanto ciò che l’autore
ritiene necessario.
          Quindi anche se siamo di fronte ad una novella lunga che
presenta varie avventure (ricordiamo a tal proposito le novelle
poliziesche per esempio), il personaggio e tutto ciò che lo riguarda,
come ad esempio il contesto spazio-temporale, tenderà a progredire
verso la scena decisiva.24

24
     Cfr, D. Grojnowskil, Lire la Nouvelle, Dunod, Paris, 1993, p.88

                                                                       17
CAPITOLO 2 – DANIEL BOULANGER

2.1        Daniel Boulanger

       “Parfois l'abondance d'une oeuvre déroute et inquiète : chez
Daniel Boulanger, elle ravit.”,25 così sostiene il critico Jérôme Garcin a
proposito della vastit{ dell’opera di Daniel Boulanger.
       Romanziere, poeta, scrittore di libri per bambini, drammaturgo,
sceneggiatore, attore, soprattutto, novellista, Boulanger appartiene a
quella categoria di scrittori per i quali ogni momento della vita è un
momento di creazione: e, in effetti, nella quotidianità trova la materia
della sua ispirazione. Figlio spirituale di Paul Morand, Boulanger
sembra prediligere (come lui) il testo breve, la novella, poiché questa
permette di dipingere dei destini banali, secondari (spesso provinciali)
e di raccontare ciò che da un istante all’altro, può sconvolgere la vita di
un individuo, senza tentare di capire, confortare o spiegare, ma con il
solo intento di violare e liberare la coscienza umana:26 " Au roman de
romancer, au conte de nous en conter, au récit de nous abréger une
longue affaire. La nouvelle n'essaie pas de comprendre, de soulager ou
d'expliquer, elle viole et livre"27, così scrive lo stesso Boulanger in un
articolo della Nouvelle Revue Française.
       Boulanger s’interessa della “gente“, di quella gente che vive in
una Francia vagamente dimenticata dal tempo e che è sul punto di
scomparire, ma più in generale di tutta la gente senza distinzione di
classe sociale, sesso, età e razza. Dedicare parte della sua attività di
scrittore anche al mondo dell’infanzia, mondo che ritiene più autentico
del mondo degli adulti : “A chacun son Versailles, bien sûr, mais dans
vos travaux n'oubliez jamais le conseil de Louis XIV à Mansart :
"Mettez-moi un peu d'enfance dans tout cela." L'enfance, mon ami, ne
veut pas dire petit. C'est le contraire .” 28 “Daniel Boulanger n'est pas
un auteur à "message". Il place ailleurs son exigence .”, ha scritto il
critico J. Garcin.29
25
   J. Garcin, Dictionnaire des littératures de langue française, Bordas, Paris,1987
26
   Cfr., J.Garcin, Dictionnaire des littératures de langue française Bordas, Paris,1987
27
   Daniel Boulanger, De la nouvelle,NRF,I,1975

28
     D. Boulanger, Le ciel de Bargetal, Ed. Grasset, 1999

29
     J.Garcin, Dictionnaire des littératures de langue française Bordas, Paris,1987

                                                                                          18
Narratore nato, Boulanger, in effetti, persegue la realtà
attraverso dei percorsi noti solo a se stesso. Questo suo personale ed
ermetico modo di vedere la realtà lo avvicina notevolmente alla poesia.
       Poeta, scova il fantastico interiore, l’insolito quotidiano ed
inventa persino un genere poetico nuovo, bizzarro, che soltanto lui
pratica e che definisce nel titolo di una sua raccolta come “la retouche”.
“La retouche est toujours un poème bref, très bref parfois. C'est une
notation, et même une annotation, si l'on garde à l'esprit la dimension
palimpsestique de cet acte poétique. Elle ne dépasse jamais une page et
se hasarde rarement au-delà de la dizaine de vers. Les vers,
généralement libres et hétérométriques, sont souvent organisés en
strophes courtes".30 , ci spiega il critico poetico Guillaume Cingal.
       Boulanger non ama provare o dimostrare qualcosa, ma si
accontenta di “mostrare“, poiché sa che il suo sguardo è in grado di
vedere ciò che noi non vediamo: egli possiede infatti, “le regard
intérieur de ceux qu'une connivence heureuse lie à l'âme des choses
comme à celle des gens. il se montre ainsi profond, miroitant et
singulièrement divers”, ha scritto il critico J. Garcin.
       Questa sorprendente acutezza che peraltro ha sempre in lui un
aspetto naturale, determina il ritmo della sua narrazione e fa sì che
l’osservatore divertito e talora tenero trovi improvvisamente la falla (o
l’errore fatale) di ogni persona e, in poche righe straordinariamente
esatte e penetranti, la rende palese ad ogni lettore: rivoltando con una
sconvolgente disinvoltura delle vite, come se queste fossero dei guanti.
Egli fa scoprire spesso, attraverso le sue opere, qualcosa di molto
doloroso, di molto triste, ma sempre, in questi casi, un umorismo pieno
di fascino e di garbo alleggerisce la scena con qualche tratto divertente,
creando, così, la distanza necessaria affinché il dramma non cancelli il
sorriso.
       L’opera di Daniel Boulanger da ampio spazio all’individuo e
l’Autore infatti, abbina una passione ad un volto, uno stato d’animo ad
un nome proprio, e ad ogni percorso umano egli dà il peso e la forma di
un destino, rendendosi così quasi un secondo Racine.
       Tuttavia attraverso il succedersi di destini individuali si snodano
dei temi e ricorrenti, tra i quali prevalgono la Francia (soprattutto i
luoghi della sua infanzia e adolescenza) e la guerra.

30
     G. Cingal, La poésie de Daniel Boulanger, une esthétique de la retouche, 19-23 avril 1999.

                                                                                                  19
Nato a Compiègne (al confine tra il Valois e l’Ile-de-France)
Daniel Boulanger “sous le plus beau ciel de France“31 vive dall’inizio
degli anni ’70 a Senlis. Fedele al paese della sua infanzia, è nel cuore di
una regione storica dove "pendant plus de mille ans a battu le coeur de
la France"32, che Boulanger ha creato lo sfondo per i suoi romanzi e le
sue novelle. Paesaggi e città ossessionate dai ricordi dei personaggi
rurali ed aristocratici della sua infanzia, luoghi magici, frequentati da
scrittori prestigiosi (come Chateaubriand, Rousseau , Nerval): questi
sono per Boulanger, senza nessun dubbio, i luoghi della felicità33.
       Se i ricordi legati ai luoghi ed alle persone della sua infanzia sono
per lo scrittore fonte di magia e felicità, la Seconda Guerra Mondiale
resta invece per lui, come del resto per molti altri autori della sua
generazione, un profondo trauma, testimoniato ed analizzato qui e lì in
tutta l’opera, ma specialmente in alcune novelle particolarmente dense
e poetiche, spesso folgoranti e tragiche.
       Altri temi molto frequenti nell’opera di Boulanger sono: “il
doppio”, il sogno, “l’excentrique” (come lui stesso ama dire).
Nella sua produzione letteraria appaiono soventemente anche i motivi
della “femme”, della “fenêtre” e della “mémoire”, sebbene questi temi
siano maggiormente presenti nella produzione novellistica dello
scrittore.
       Per quanto riguarda il tema del doppio, esso è al centro
dell’opera di Daniel Boulanger. Del resto il tema del “doppio”
ossessiona la letteratura del XIX secolo (la letteratura fantastica per
esempio) e affascina gli scrittori e gli sceneggiatori moderni (a tal
proposito ricordiamo l’attivit{ di sceneggiatore di Boulanger).
       Il sogno, per Daniel Boulanger, è qualcosa di molto importante e
spesso, nelle sue opere, si avverte la potente ed ineluttabile collisione
tra sogno e realtà: "Les instants où vous vivez vraiment, ce sont les
rêves les projets, tous les "si"que vous imaginiez. C'est çà la vie
profonde, c'est cela que j'essaie de raconter".34
       “L’excentrique”, l’eccentrico, è per Boulanger, la singolarit{,
dunque quella parte irriducibile che fa di ogni individuo un essere
unico: in effetti, la numerosa ed eterogenea produzione letteraria di
Boulanger abbonda di personaggi strani, eccentrici, strampalati.

31
   D. Boulanger, Un Arbre dans Babylone, Ed Grasset,1979
32
   D. Boulanger, Un Arbre dans Babylone, Ed Grasset,1979
33
   J.Garcin, Littérature vagabonde, intervista a Daniel Boulanger, 1999
34
   Daniel Boulanger articolo pubblicato nella rivista La Croix. juin 1996.

                                                                             20
Paul Morand, che come Boulanger si è cimentato in tutti i campi della
letteratura, saluta positivamente le opere di Boulanger, ma rimprovera
quest’ultimo di scrivere troppo35: "Ecrit à Daniel Boulanger qui écrit
trop: Vous avez un rare talent; je vous conseille un talent rare.
Comment prendra-t-il ce conseil malthusien ?"36.
       Ed è proprio questo “eccessivo” scrivere di Daniel Boulanger che
ci impedisce di proporre qui un percorso dettagliato e completo di
tutta la sua opera letteraria, dunque dovremo accontentarci di
presentare in maniera parziale e schematica l’opera dello scrittore,
riferendoci soltanto ai testi più importanti, quelli più applauditi dalla
critica e dai lettori e quelli che sono stati riconosciuti meritevoli di
determinati premi letterari.Per adempiere a questo compito, ho scelto
di presentare e commentare sommariamente le opere dello scrittore
dal 1959 al 2002, che sono rispettivamente gli anni di pubblicazione
del suo primo e ultimo (almeno sin adesso) lavoro.
       Per comprendere maggiormente il carattere variopinto ed
eterogeneo della vasta produzione intellettuale di Daniel Boulanger, si
presenterà, inoltre, e molto brevemente la sua carriera di attore e
sceneggiatore.

2.2 Presentazione parziale delle opere letterarie di Daniel Boulanger
dal 1959 al 2002

 L'Ombre. 1959.
ROMAN
Gi{ dal suo primo romanzo, tutti gli elementi dell’universo di Daniel
Boulanger sono presenti: la provincia e il suo mondo chiuso, la città
con i suoi rumori, i suoi fantasmi, le sue vite banali, senza storia,
folgorate dal destino, l’insolito, l’introduzione del sogno nella realt{.

Le Téméraire,1963.
ROMAN

35
     Cfr. note du 22 mai 1970, p.397 in Journal Inutile 1968-1972. Ed. Gallimard, 2001.
36
     note du 22 mai 1970, p.397 in Journal Inutile 1968-1972. Ed. Gallimard, 2001.

                                                                                          21
Dedicato a Philippe De Broca,famoso attore e sceneggiatore francese,
Le Téméraire, che ha come sfondo la Seconda Guerra Mondiale, è la
prima incursione di Boulanger sul tema del doppio, della perdita del
cambiamento dell’identit{, della follia.

Les Noces du Merl,1963.
Prix de la Nouvelle 1964
NOUVELLES
Composta di 60 novelle, per la maggior parte molto brevi, questa
raccolta costituisce una delle migliori introduzioni all’arte di Boulanger
novellista: lo stile è sobrio, conciso, dove già è presente il senso
dell’immagine, della formula esatta e del dettaglio.

 L'Eté des Femme, 1964.
NOUVELLES
63 novelle, che, dopo Les Noces du Merle, permettono a Boulanger di
affermarsi nel giro di un solo anno, come il nuovo maestro del genere.
In questa raccolta Boulanger è ossessionato dal tema del tempo e del
ricordo.

 La Mer à Cheval,1965.
ROMAN
Qui, in una lingua sensuale e poetica, attenta al minimo dettaglio
concreto, Daniel Boulanger ci regala uno dei suoi capolavori, un grande
romanzo d’amore.

 Le Chemin des Caracoles,1966.
Prix Sainte-Beuve
NOUVELLES
41 racconti, per la maggior parte molto brevi legati tutti da un tema in
comune: la solitudine di ogni personaggio e le loro vite soffocate sotto
il grande cielo di una cittadina.

 La Nacelle,1967
ROMAN
Dietro un’apparenza di opera minore, La Nacelle è tuttavia uno dei
romanzi “chiave” di Daniel Boulanger: inesauribile fonte di vite e sogni,
esso esprime la collisione permanente tra il sogno e la realtà, presente
sempre in tutta l’opera di Boulanger.

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Le Jardin d'Armide,1969.
NOUVELLES
35 novelle, per la maggior parte brevi, nelle quali la guerra è quasi
totale protagonista.

Retouches,1969.
Prix Max Jacob 1970
POÉSIE

Tchadiennes,1969.
POÉSIE

Mémoire de la Ville,1970.
NOUVELLE
Con Mémoire de la ville, Boulanger inaugura un ciclo che, dal 1970 al
1979, gli farà pubblicare 8 raccolte di novelle e lo consacrerà presso i
lettori e la critica come «lo specialista» della Novella.

Vessies et Lanternes ,1971.
Prix de l'Académie Française
NOUVELLES
Composto di 40 novelle nelle quali compaiono eroi insoliti ed
esemplari, vite al limite dell’abisso, Vessies et Lanternes è una raccolta
di novelle attraversata da frasi altamente poetiche che colpiscono il
lettore.

La Barque Amirale,1972.
NOUVELLES
In queste 37 novelle, Daniel Boulanger continua la sua esplorazione
dell’animo umano.

Fouette Cocher ! ,1973.
Bourse Goncourt de la Nouvelle 1974
NOUVELLES
Coronata dal premio Goncourt della novella, Fouette, Cocher! è una
delle raccolte più celebri di Daniel Boulanger.

Les Dessous du Ciel,1973.

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POÉSIE

Les Princes du Quartier bas,1974
NOUVELLES

L'Autre Rive,1977.
RECIT
Curioso racconto nel quale Boulanger dipinge l’espressione del vuoto,
dell’assenza dell’angoscia.

L'Enfant de Bohème,1978.
Livre Inter 1978
NOUVELLES
15 racconti, 15 esempi dell’universo tenero e crudele, atroce e
meraviglioso di Daniel Boulanger, popolato da personaggi familiari che
noi possiamo incontrare per strada quotidianamente e di cui lo
scrittore ci rivela le verità ed i misteri.

La Poule a trouvé un clairon,1978.
LIVRE POUR ENFANTS

Oeillades ,1979.
POÉSIE

Connaissez-vous Maronne ?,1981.
RECIT
In un incessante gioco di specchi ed enigmi, Daniel Boulanger regala al
racconto una dimensione metafisica che fa di Connaissez-vous
Maronne? uno dei suoi libri più sconcertanti.

Le Chat m'a dit son histoire,1981.
LIVRE POUR ENFANTS

Table d'Hôte,1982.
Prix Kléber Haedens
NOUVELLES
Daniel Boulanger fa sfoggio, qui, di una ricchezza di immaginazione
poco comune e ci mostra la profondit{ della sua conoscenza dell’animo
umano.

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Les Jeux du Tour de Ville,1983.
NOUVELLES
Questa raccolta di 23 novelle, si presenta come una vera e propria
celebrazione della città, in tutti i suoi aspetti ed in tutti i suoi bagliori.

Les Grands,1983.
LIVRE POUR ENFANTS

C'est à quel sujet ? suivi de Le roi Fanny ,1984.
THEATRE

A la belle Etoile - À votre Service - Le beau Voyage,1985.
THEATRE

Coup de lune - La Partie de Cartes- Le Voyage de Noces,1986.
THEATRE
Jules Bouc ,1987
ROMAN
Romanzo violento e faceto contemporaneamente, pieno di “verve” ed
ilarità, Jules Bouc illustra meravigliosamente il potere
dell’immaginazione e del sogno, della finzione che si crea a partire da
una frase, un’immagine, un oggetto.

Retouches,1987.
POESIE

Mes Coquins,1990.
ROMAN
Racconto solare, gaio e leggero, Mes Coquins è un piccolo capolavoro,
un libro pieno d’invenzione e di effetti divertenti, ma dal quale non
sono assenti la tenerezza e la malinconia.

La Confession d'Omer,1991.
ROMAN
Dramma scherzoso, farsa sublime intinta qui e lì di effetti burleschi e
“humour noir”, La Confession d’Omer è il racconto di un ingenuo che
scopre, a sue spese, la crudeltà del Mondo.

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