Dalle parole alle pratiche: studiare elezioni locali su Facebook e Twitter. Il caso "Milano 2016"

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Dalle parole alle pratiche: studiare elezioni locali su Facebook e Twitter. Il caso "Milano 2016"
Dalle parole alle pratiche: studiare elezioni locali su Facebook e Twitter. Il caso
                                  “Milano 2016”

                     Massimo Airoldi, Francesca Arcostanzo e Stefano Camatarri
             (Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche e POMLAB, Università degli Studi di Milano)

Conference Paper, Convegno SISP 2016, Milano, 16 settembre 2016

                                                   Abstract

Questo contributo affronta criticamente le implicazioni politologiche dell’analisi delle tracce digitali
lasciate da cittadini e candidati sui social media. A questo proposito, presenteremo due studi di caso
riguardanti le primarie milanesi del centro-sinistra e le successive elezioni amministrative 2016 a
Milano, raccontate attraverso dati raccolti su Facebook e Twitter tra dicembre 2015 e giugno 2016.
Un primo obiettivo è metodologico: offrire uno spaccato sufficientemente ampio delle potenzialità
dei social media in ambito elettorale, sottolineando al contempo la necessità di un approccio
context-sensitive. Un secondo obiettivo è prettamente analitico: la corsa a Sindaco di Milano è stata
qui affrontata da un lato attraverso l’analisi longitudinale dei temi su cui i candidati hanno
concentrato le proprie campagne elettorali on-line e dell’engagement da questi suscitato, dall’altro
tramite la network analysis delle interazioni (like, commenti, retweet) tra comunicazione politica e
elettori sui social media, volta in particolare allo studio delle intenzioni di voto degli ‘indecisi’.
Verrà proposta una prospettiva metodologica meno incentrata sul sentiment e più sull’analisi delle
‘pratiche digitali’ di candidati e utenti.

   1- Introduzione

La diffusione sempre più capillare dell’uso di Internet e dei social media sta producendo una
rivoluzione metodologica ormai trasversale nelle scienze sociali. Al centro di questa transizione,
indubbiamente, vi è Twitter. Grazie alla forte presenza sulla piattaforma di istituzioni e giornalisti e
alla relativa facilità della raccolta di enormi masse di dati, questo medium è stato solitamente
preferito al (ben più rappresentativo) Facebook nelle analisi dell’opinione pubblica online. Forse un
po’ acriticamente, la ricerca politologica ha fin da subito visto in Twitter una sorta di
materializzazione della sfera pubblica habermasiana, un laboratorio a cielo aperto dove registrare le
opinioni dei cittadini nei confronti di leader e partiti politici, elaborandone il sentiment e – talvolta –
provando a formulare predizioni elettorali. L’entusiasmo arrembante nei confronti della ricerca
quantitativa su Twitter ha lasciato però un po’ in disparte le riflessioni (necessarie) intorno allo
statuto epistemico dei dati digitali, eclissando inoltre le potenzialità legate all’uso di metodi meno
mainstream e all’analisi di contesti digitali diversi da Twitter.
Questo contributo affronta criticamente le implicazioni politologiche dell’analisi delle tracce digitali
lasciate da cittadini e candidati sui social media. A questo proposito, presenteremo due studi di caso
riguardanti, rispettivamente, le primarie milanesi del centro-sinistra e le successive elezioni
amministrative 2016, raccontate attraverso dati raccolti su Facebook e Twitter tra dicembre 2015 e
giugno 2016.
Un primo obiettivo di questo lavoro è evidenziare le criticità e i punti di forza di analisi pre-
elettorali realizzate in questi due diversi contesti digitali. Mentre gli approcci Big Data tendono a
ignorare le peculiarità degli ambienti tecnologici e sociali dove hanno luogo le interazioni

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comunicative degli utenti, questo lavoro vuole sottolineare invece l’importanza di un’analisi
context-sensitive, attenta alle specifiche affordance dei social media.
Un secondo obiettivo è prettamente analitico: nel tentativo di offrire uno spaccato sufficientemente
ampio della potenzialità epistemica dei social media in ambito elettorale, la corsa per il Sindaco di
Milano è stata qui affrontata da un lato attraverso l’analisi longitudinale dei temi su cui i candidati
hanno concentrato le proprie campagne elettorali on-line e dell’engagement da questi suscitato,
dall’altro tramite la network analysis delle interazioni (like, commenti, retweet) tra comunicazione
politica e elettori sui social media. In particolare, verrà proposto un approccio meno incentrato sul
sentiment e più sull’analisi delle ‘pratiche digitali’ di candidati e utenti. Questa prospettiva
metodologica, derivata dal paradigma dei Digital Methods (Rogers, 2013), si è dimostrata utile a
profilare migliaia di elettori milanesi su Facebook a ridosso del voto amministrativo, e può
rappresentare una strategia inedita per studiare in modo non intrusivo i comportamenti di
rappresentanti e rappresentati nell’era dell’’elettore liquido’.

   2- La ricerca elettorale online

I social media rappresentano ormai, anche in Italia, uno strumento di comunicazione cruciale nelle
campagne elettorali, nazionali così come locali, con un numero crescente di elettori che discutono e
si informano di politica online (Barberà et al., 2013). Questo fenomeno tecnologico e sociale non ha
un impatto limitato alla comunicazione politica, la quale si fa certamente più diretta, personalizzata
e informale (si veda Bentivegna 2012). Le opinioni degli utenti che interagiscono in ambienti
digitali come Twitter, YouTube o le pagine Facebook rimangono registrate sulla Rete e nei database
dei colossi della Silicon Valley, sotto forma di tweet, commenti o ‘mi piace’. Questi dati, che da qui
in avanti chiameremo dati digitali (Airoldi, 2016), sono dunque una miniera d’oro per gli studi
elettorali, interessati a tramutare le innumerevoli tracce lasciate dai cittadini sui social media in
informazioni utili a interpretare e – talvolta – a predire il corso di un’elezione politica. Questa
miniera d’oro, tuttavia, è stata sfruttata ancora molto poco, e spesso in maniera un po’ sconsiderata.
Nonostante il numero di studi che prende in considerazione l’impatto di Twitter sui vari aspetti
della sfera politica ed elettorale di un Paese sia in costante e rapido aumento, la ricerca nel settore
rimane fortemente frammentata – sia a causa della novità del metodo, sia per la compresenza di
ricercatori provenienti da svariate aree di ricerca, e dunque con un background teorico e
metodologico anche molto distinto – rendendo difficile per il momento l’identificazione di pattern
comuni e best practice che facciano avanzare la conoscenza sull’argomento. Per molti studiosi di
opinione pubblica Twitter è inoltre diventato sinonimo di social media e, per alcuni, di sfera
pubblica habermasiana. Twitter, tuttavia, racchiude solo una parte infinitesimale delle ‘digital
footprint’ lasciate dagli utenti Internet e, certamente, non può essere analizzato come fosse un’arena
di dibattito tra pari (si veda Caliandro e Barina, 2015).
Ad oggi, la ricerca elettorale online ha ruotato intorno a tre principali aree tematiche (Jungherr,
2014): l’utilizzo dei social media da parte di politici e attivisti, lo studio di quanto pubblicato dai
vari pubblici nel periodo di campagna elettorale (spesso con un’attenzione rivolta a specifiche
issue) ed infine le reazioni online in presenza di eventi mediati, quali dibattiti TV e convention.
Nella prima categoria rientrerebbero studi che hanno investigato le ragioni alla base dell’apertura di
un account social da parte di un politico (Golbeck, Grimes and Rogers, 2010; Peterson, 2012), il
modo in cui questo viene utilizzato (Graham et al., 2013) e l’effetto sul pubblico dei contenuti
pubblicati (Parmelee and Bichard, 2012). Di un secondo gruppo farebbero invece parte gli studi
sull’utilizzo politico dei social media da parte dei comuni cittadini nel periodo di campagna
elettorale. Rientrano in questa categoria le ricerche sulle reti di interazione tra utenti Twitter
politicamente attivi (Conover et al., 2011; Smith et al., 2014), gli studi volti ad individuare e

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categorizzare i contenuti dei messaggi pubblicati dagli utenti, tramite l’utilizzo di tecniche più o
meno automatizzate di analisi testuale quali machine learning e topic modeling (Bae, J. H., Son, J.
E., & Song, M., 2013) ed, infine, un limitato ma significativo filone di ricerca che ha integrato
l’analisi dei comportamenti online degli utenti con apposite survey, permettendo dunque di mettere
in relazione l’attività su Twitter con variabili tipiche della ricerca elettorale tradizionale (Barberà et
al., 2013). In una terza categoria rientrerebbero infine gli studi sull’attività online degli spettatori di
eventi “mediati”, quali i dibattiti televisivi (Chadwick, 2013; Lin, Keegan, Margolin and Lazer,
2013). Esclusi dalla categorizzazione di Jungherr, occorre menzionare inoltre i sempre più numerosi
studi volti a individuare modelli statistici in grado di “predire” i risultati elettorali a partire dai dati
digitali (per approfondimenti si veda Gayo-Avello, 2013).
Se è vero che queste nuove aree di ricerca sono state esplorate principalmente su Twitter, diversi
studi hanno cercato di rispondere agli stessi quesiti su Facebook (Larsson & Kalsnes, 2014;
Williams & Girish, 2012), o tramite un confronto tra le due piattaforme (Enli & Skogerbø, 2013).
Nella maggior parte dei casi, lo studio di elezioni sui social media è stato prevalentemente svolto in
arene elettorali nazionali - principalmente in USA e Regno Unito, ma sempre più spesso anche di
altri Paesi – mentre, con rare eccezioni (ad esempio Effing et al., 2015), scarseggiano studi su
elezioni locali e, perlomeno fino al 2014, europee.

    3- Twitter e Facebook: due campi di ricerca a confronto

Nell’ambito dell’Internet research vi è talvolta la tendenza a considerare l’insieme eterogeneo di
siti, piattaforme, applicazioni che popolano la Rete come un unico, coerente ‘cyberspazio’. Al
contrario, i diversi ambienti digitali noti come social media presentano caratteristiche socio-tecniche
radicalmente differenti l’uno dall’altro, esattamente come diversi sono i contesti che attraversiamo
nella nostra vita quotidiana aldilà dello schermo. Queste caratteristiche modellano le affordance
degli utenti, influenzando il loro comportamento e, di conseguenza, il tipo di conoscenza che
saremo in grado di produrre in quanto ricercatori/osservatori (Baym & Boyd, 2012; Rogers, 2013).
Così come le opinioni politiche espresse da uno stesso rispondente in un’intervista individuale
anonima e in un focus group potrebbero variare in maniera consistente a causa di meccanismi di
desiderabilità sociale, anche le opinioni dei cittadini in Rete sono soggette alle stesse dinamiche, a
seconda del loro essere espresse in contesti digitali pubblici (ad esempio, Twitter) o privati (una
chat di Facebook), anonimi (vedi i nickname spesso utilizzati nei commenti ad articoli di giornale
online, con il relativo fenomeno del trolling) o ‘nonimi’ (vedi Facebook). Come sottolineava ante
litteram Joshua Meyrowitz, le situazioni sociali faccia a faccia e quelle elettronicamente mediate
sono ugualmente considerabili come ‘sistemi informativi’ caratterizzati da specifiche proprietà
legate al contesto e ai suoi partecipanti (1985, trad. it. 1995), che vanno sistematicamente a
influenzare le presentazioni del self ‘messe in scena’ 1. Lungi dall’essere scollate da una fantomatica
‘vera realtà’ offline, le identità e le interazioni mediate digitalmente tendono a sovrapporsi a quelle
‘analogiche’, in quella che oggi è percepita dalle persone come un’unica realtà ‘aumentata’
(Jurgenson, 2012).
I dati solitamente utilizzati nello studio dell’opinione pubblica online sono prodotti in contesti
digitali pubblici. Nel caso di Twitter, l’approccio standard alla fase di raccolta dati consiste nello
scaricare i tweet contenenti una stessa keyword (o hashtag), oppure quelli prodotti da una lista di
utenti specifici, utilizzando software collegati alla API (Application Programming Interface) della

1
  Questo gergo di matrice goffmaniana non è fuori luogo. Aldilà delle comuni fallacie epistemologiche con cui talvolta
si pretende di trattare dati scaricati da Twitter come le risposte chiuse a un sondaggio d’opinione, non bisogna
dimenticare che un tweet non è altro che una presentazione del self digitalmente mediata, di fronte a quella che Boyd
definisce come “audience invisibile” (2011).

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Dalle parole alle pratiche: studiare elezioni locali su Facebook e Twitter. Il caso "Milano 2016"
piattaforma 2. Il prodotto finale della data collection su Twitter è di norma un file tabulare
contenente il testo dei singoli tweet corredato da una serie di metadati, le nostre variabili; ad
esempio, la data e ora di pubblicazione, il nickname dell’autore, il numero di follower.
Queste informazioni possono essere analizzate attraverso una molteplicità di tecniche, riconducibili
grossolanamente a tre approcci principali, distinti a partire dall’oggetto vero e proprio della ricerca:
a) il contenuto, ossia il tweet in quanto documento testuale; b) la relazione contenuto-utenti – come
nel caso della misurazione dell’engagement, l’interesse suscitato da un tweet o un hashtag; c) la
relazione tra utenti o, in altre parole, il network di interazioni tra di essi.
Nel primo approccio il contenuto dei tweet può essere analizzato attraverso metodi come la
sentiment analysis (si veda Ceron et al., 2014) e l’analisi del contenuto (si veda Splendore et al.,
2016). Nel secondo caso si prendono normalmente in considerazione le metriche naturalmente
disponibili sui social media (Gerlitz e Lury, 2014) – per Twitter, il numero di follower, di favorite o
di retweet – allo scopo di descrivere quantitativamente l’efficacia di una comunicazione. Nel terzo
caso invece si possono applicare tecniche di network analysis (Wasserman e Faust, 1994) per
ricostruire e interpretare la composizione delle reti sociali su Twitter. Questi network possono
essere di due tipi (si veda Bruns e Burgess 2012): a) reti di follower – relativamente stabili nel
tempo, nelle quali il legame tra due utenti/nodi viene stabilito quando un utente Twitter “segue”
l’altro; b) reti di interazioni comunicative – più fluide, dove il legame è rappresentato da una
mention (@) e/o un retweet (RT).
Facebook, seppure con qualche eccezione (ad esempio Arcostanzo e Retfalvi, 2013) rimane un
territorio decisamente più inesplorato per quel che riguarda lo studio dell’opinione pubblica. Il
motivo principale è dovuto alla natura privata di buona parte delle conversazioni che avvengono su
questa piattaforma, alle quali non è pertanto possibile accedere 3, a differenza di quanto accade,
invece, nel caso di Twitter. Tuttavia, i motivi per studiare Facebook non mancano: oltre ad essere il
social media più diffuso a livello di popolazione - in Italia, ad esempio, gli utenti attivi su Facebook
a dicembre 2015 erano 24 milioni, contro i 6,4 milioni di Twitter 4 -, negli ultimi anni si sta
affermando anche come principale fonte di informazione politica tra i millenial (Pew Research
Center, 2015).
Anche nell’analisi politica dei dati Facebook, possiamo distinguere due approcci metodologici
principali: uno testuale, basato sullo studio di post e commenti pubblicati dagli utenti, ed un
secondo più relazionale, incentrato sull’analisi dell’engagement e dei network di interazioni tra
utenti e contenuti.
Questo duplice sguardo analitico consentito dai metodi digitali può essere ricondotto a una
distinzione più ampia tra lo studio delle ‘rappresentazioni’ e quello delle ‘pratiche’. Se la ricerca
nell’ambito dell’opinione pubblica verte tradizionalmente intorno all’analisi delle auto-
rappresentazioni dei cittadini – risposte a indagini campionarie così come comunicazioni
interpersonali sui social media – nuove prospettive metodologiche sono rese possibili dalla
pervasività dell’uso di Internet e dei media digitali. Il carattere naturalistico e non intrusivo della
raccolta di dati digitali (si veda Airoldi, 2016), nonché il loro essere persistenti e facilmente
ricercabili, consente al ricercatore di ricostruire le opinioni degli utenti non solo a partire dalle
parole utilizzate, ad esempio nei tweet, ma anche sulla base di comportamenti e azioni facilmente
misurabili – mettere un like a un post o a una pagina Facebook, retweettare o seguire un altro utente
Twitter, accedere al sito internet di un partito politico (si veda Rogers, 2013). Inoltre, la struttura
naturalmente reticolare dei social network rende particolarmente efficace l’utilizzo di tecniche di

2
  Le API consentono di accedere dalla porta di servizio ai database in cui vengono sistematicamente registrate e
immagazzinate le informazioni relative alle attività digitali degli utenti, con limiti e regole che variano da interfaccia a
interfaccia.
3
  L’attuale API di Facebook consente unicamente di scaricare post, commenti e like da pagine e gruppi pubblici (Rieder
et al. 2015)
4
  Fonte: http://vincos.it/osservatorio-facebook/

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Dalle parole alle pratiche: studiare elezioni locali su Facebook e Twitter. Il caso "Milano 2016"
network analysis, sia in un’ottica quantitativa (Bruns e Burgess, 2012) che qualitativa (Howard,
2002).
Nel paragrafo 2 abbiamo illustrato parte della recente letteratura sullo studio dell’opinione pubblica
e delle elezioni politiche attraverso i social media e, in particolare, Twitter. L’obiettivo di questo
contributo è approfondire le opportunità di ricerca offerte da un cambio di prospettiva: dalle
‘rappresentazioni’, dalle parole degli utenti, alle loro pratiche digitali. Un passaggio, questo, che
necessità uno sguardo metodologico context-sensitive, cioè attento alle peculiarità socio-tecniche
dei contesti digitali indagati (si veda Cardano, 2011). Tornando alla comparazione tra Twitter e
Facebook: un retweet non ha né lo stesso peso né lo stesso significato di un like; gli hashtag
esistono anche su Facebook, ma sono usati in maniera residuale e puramente ironica; l’utente
Facebook è formalmente invitato a esplicitare il suo nome e cognome al momento dell’iscrizione,
mentre su Twitter è possibile interagire sotto la copertura di un nickname. Queste sono solo alcune
delle numerose discontinuità socio-tecniche tra i due media, di cui è indispensabile tener conto nello
studio dei comportamenti degli utenti.
Nelle prossime pagine presenteremo un’analisi longitudinale di caso delle primarie del centro-
sinistra e delle successive elezioni amministrative tenutasi lo scorso giugno nella città di Milano. I
campi mediali oggetto di questo studio saranno Facebook, in primis, e Twitter. Ci concentreremo
sulle interazioni digitali tra gli elettori milanesi e i contenuti diffusi dai candidati alle primarie del
centro-sinistra prima e alla carica di sindaco poi, da noi monitorate tra dicembre 2015 e giugno
2016 nell’ambito di un progetto di ricerca POMLAB 5. La scelta di esplorare empiricamente le
potenzialità di Facebook quale strumento per lo studio delle elezioni municipali è dettata dallo
stretto legame di questa piattaforma con la dimensione territoriale e locale – testimoniato ad
esempio dal fenomeno delle social street (Cabitza et al., 2016).

    4- Un’analisi digitale del caso “Milano 2016”

La corsa per le primarie del centro-sinistra milanese è partita ufficialmente a metà dicembre 6. In
seguito alla rinuncia di un’eventuale ricandidatura come Primo Cittadino da parte dell’allora
Sindaco Giuliano Pisapia, la competizione per la successiva leadership di coalizione si è
progressivamente strutturata attorno a quattro candidati, ciascuno dei quali in rappresentanza di una
delle ‘anime’ del centro-sinistra meneghino. Il primo di questi, Giuseppe Sala, era stato proposto
dalla cosiddetta ‘ala renziana’ del Partito Democratico. A seguire, Piefrancesco Majorino,
sponsorizzato dall’opposizione interna al Pd e da Sel, e Francesca Balzani, personalità di
riferimento del cosiddetto ‘movimento arancione’, data anche la sua centralità all’interno
dell’esperienza di governo Pisapia (assessore al bilancio dal 2013 e vicesindaco a partire dal 2015).
Come candidato outsider rispetto agli schieramenti tradizionali, ha preso parte alla competizione
anche Antonio Iannetta, direttore di UISP (Unione Italiana Sport per Tutti). La vittoria alle primarie
di Giuseppe Sala ha posto le basi per la successiva corsa elettorale per la “conquista” di Palazzo
Marino, conclusasi con la vittoria risicata del manager di Expo, giunto al ballottaggio con Stefano
Parisi, sul quale si era verificata la convergenza delle diverse componenti del centro-destra a livello
nazionale (Forza Italia e Lega in particolare) 7. Come in parte anticipato sopra, le analisi che
presentiamo di seguito mirano a ricostruire e interpretare le tracce digitali di quella che, seppure a
fasi intermittenti, è stata una lunga campagna locale 8.

5
  Laboratorio sulla Opinione Pubblica e i Social Media del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università
degli Studi di Milano.
6
  Nei mesi precedenti, tuttavia, le strategie dei futuri candidati iniziavano già a prendere piede dentro e fuori dal partito
7
  Altri candidati sindaco che non sono riusciti ad approdare al secondo turno sono il grillino Corrado, il radicale
Cappato e il rappresentante di Milano in Comune, Basilio Rizzo
8
  Se guardiamo alla successione di primarie e amministrative, questa è infatti durata complessivamente quasi 6 mesi
(dicembre 2015 – giugno 2016)

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4.1 Campagne elettorali ed engagement: “Milano 2016” su Facebook e Twitter

Come anticipato nell’introduzione, parte della nostra analisi della corsa elettorale milanese si è
focalizzata sulla comunicazione dei candidati sui social, identificando da una lato le issue su cui i
candidati hanno deciso di porre maggior enfasi durante la campagna, e dall’altro prendendo in
considerazione le reazioni degli utenti ai vari contenuti, mettendo dunque in relazione le tematiche
‘spinte’ dai candidati con la loro capacità di generare engagement – e dunque, di riflesso, la
congruenza tra le scelte strategiche dei candidati e le preferenze del loro elettorato. Questo tipo di
ricerca permette di rispondere ad alcuni interrogativi di diversa natura: quali sono i candidati che
hanno maggior successo online, e quali meno? Quali le tematiche che riescono a stimolare un
maggiore coinvolgimento degli utenti? Esistono issue di ‘proprietà’ di un candidato? Nel corso
della campagna elettorale, abbiamo cercato di rispondere a queste domande tramite due casi studio:
la corsa dei candidati verso le primarie del centro-sinistra, durante la quale abbiamo analizzato i
post pubblicati sulle pagine Facebook di Giuseppe Sala, Francesca Balzani, Antonio Iannetta e
Pierfrancesco Majorino nel mese precedente al voto, e la campagna elettorale per le elezioni
municipali, a partire invece dai tweet dei principali candidati sindaco (Giuseppe Sala -
@NoiMilano2016, Stefano Parisi - @s_parisi, Gianluca Corrado - @ilconrad76, Marco Cappato -
@marcocappato e Basilio Rizzo - @basiliorizzo). Per la raccolta dati sono stati utilizzati,
rispettivamente, Netvizz, uno strumento per l’analisi di Facebook sviluppato dal team della Digital
Methods Initiative di Amsterdam (Rieder et al., 2015), e la Search API di Twitter.
La Tab. 1 riporta le principali metriche associate alle pagine Facebook dei quattro candidati alle
primarie del centro-sinistra per il periodo dal 22/12/2015 al 22/01/2016: numero di post, numero di
like, numero di commenti, numero di condivisioni e, infine, engagement totale nell’arco di tempo
selezionato. Da questi primi dati è possibile vedere come, complessivamente, il candidato in grado
di stimolare maggior coinvolgimento tra il pubblico è Pierfrancesco Majorino, seguito da Francesca
Balzani, Giuseppe Sala ed infine Antonio Iannetta.

                                        Iannetta              Majorino              Balzani          Sala
Totale post                                   53                    92                 115            151
Totale like                                 2689                 22302               20145          10639
Totale commenti                              183                  4306                2712           1055
Totale condivisioni                          575                  4629                4548           2101
Totale engagement                           3508                 34818               29567          15086
                  Tab. 1 Performance delle fanpage dei 4 candidati dal 22/12/2015 al 22/01/2016

A partire dai 411 post pubblicati complessivamente dai candidati nel mese di raccolta dati, abbiamo
successivamente ristretto la nostra analisi ai soli post con un livello di engagement (qui calcolato
come somma del numero di like, commenti e condivisioni) superiore a 200. Dal momento che il
nostro intento era quello di individuare le tematiche più care agli elettori, tra i 140 post abbiamo
selezionato soltanto quelli in cui era esplicitato un riferimento a issue specifiche, includendo in
questa categoria sia le aree di policy a cui i candidati fanno riferimento, sia i valori di cui gli stessi
si fanno promotori, per un totale di 56 post. La Fig. 1 rappresenta il numero di post per ciascuna
delle issue identificate, distinte in base alle diverse pagine di provenienza.

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Fig. 1 Top post associati a ciascuna tematica, distinti in base alla pagina di provenienza. Periodo di riferimento: dal
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Come si può vedere dalla Fig. 1 le issue emerse dalle pagine Facebook dei candidati sono molteplici
e relative a diverse aree di policy. Al primo posto abbiamo le tematiche ambientali, tra le priorità
dei candidati Majorino e Balzani. Seguono la questione dell’integrazione culturale e religiosa, le
proposte a sostegno del reddito (reddito minimo di cittadinanza, asili nidi semi-gratuiti,
abbonamento ATM gratuito per i disoccupati, misure a sostegno per le giovani coppie) e, a livello
valoriale, l’importanza dell’antifascismo – tutti temi particolarmente cari ai simpatizzanti di
Majorino. Uguaglianza di genere e bilancio partecipativo sono invece al centro di alcuni dei post
più apprezzati della candidata Balzani.
Fig. 2 presenta invece una visualizzazione grafica del livello di engagement associato a ciascuna
delle tematiche identificate: più grande è la ‘bolla’, maggiore è il numero complessivo di interazioni
ottenute dai post sul tema in questione. Anche in questo caso, integrazione culturale e religiosa,
antifascismo e ambiente risultano essere i temi dominanti, ma anche altri temi trovano spazio
(misure a sostegno del reddito, riqualificazione delle periferie e uguaglianza di genere).

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Fig. 2 Livello di engagement per tematica. Periodo di riferimento: dal 22/12/2015 al 22/01/2016.

In definitiva, nel dibattito online precedente alle primarie del centro-sinistra appare centrale una
discussione attorno ad alcune issue di carattere valoriale – immateriale (integrazione culturale e
religiosa, antifascismo e ambiente), seguita da ulteriori tematiche di carattere socio-economico
(sostegno al reddito e riqualifica delle periferie, per citarne alcune) e dal dibattito sulle unioni civili,
che riscuote un discreto successo sebbene non si tratti di una tematica squisitamente locale.
Nel secondo caso studio abbiamo utilizzato un approccio analogo per esplorare le tematiche al
centro della campagna online dei principali candidati sindaco di Milano, questa volta analizzata su
Twitter. Quali candidati hanno ‘cinguettato’ di più? Ad un maggior utilizzo della piattaforma di
microblogging corrisponde anche una maggior efficacia comunicativa? Quali sono i temi su cui i
diversi candidati si concentrano? Per rispondere a queste domande, dal 19 marzo al 12 maggio
abbiamo raccolto tutti i tweet inviati dagli account Twitter dei principali candidati sindaco:
Giuseppe Sala (@NoiMilano2016), Stefano Parisi (@s_parisi), Gianluca Corrado (@ilconrad76),
Marco Cappato (@marcocappato) e Basilio Rizzo (@basiliorizzo), per un totale di 3069 tweet.

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Fig. 3 Numero di tweet inviati per candidato. Periodo di riferimento: dal 19/03/2016 al 12/05/2016.

Se la Fig. 3 ci restituisce un’idea di quanto i candidati siano vocal, per capire quanto tale dato si
leghi a una strategia complessiva di presenza e al successo in Rete dei candidati abbiamo messo in
relazione il numero di tweet inviati nel corso della campagna con un secondo dato: il numero di
follower. Dal grafico a dispersione in Fig. 4 possiamo vedere come, nel caso delle elezioni milanesi,
i candidati che si affidano maggiormente a Twitter per diffondere i loro messaggi sono proprio
quelli maggiormente seguiti.

  Fig. 4 Numero di tweet e numero di follower per candidato. Periodo di riferimento: dal 19/03/2016 al 12/05/2016.

Muovendo l’attenzione verso i temi trattati dai candidati su Twitter, abbiamo preso in
considerazione tutti gli hashtag utilizzati dagli stessi nell’arco di tempo considerato, e le relative
frequenze. Sempre più utilizzati da politici, policy makers e giornalisti, negli ultimi anni la
diffusione dell’uso di hashtag nella comunicazione politica online è diventata tale da far coniare il
concetto di ‘hashtag politics’, definito come “the practice of purposefully creating or engaging with
discrete brand-like policy ideas” (Jeffares, 2014).

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Nel periodo considerato, i cinque candidati hanno fatto uso di ben 630 diversi hashtag. La Fig. 5 ne
presenta una rappresentazione grafica (word cloud); il colore associato a ciascun hahstag è
indicativo del candidato che ne ha fatto uso, mentre le dimensioni dipendono dalla frequenza con
cui è stato utilizzato, fornendo così un ritratto sintetico dei temi al cuore delle diverse campagne 9.

      Fig. 5 Gli hashtag utilizzati dai candidati su Twitter. Periodo di riferimento: dal 19/03/2016 al 12/05/2016

Come si può notare, Marco Cappato emerge come uno dei candidati più attivi nel dibattito on-line.
È inoltre quello che ricorre più spesso all’utilizzo delle stesse parole chiave. Queste riguardano
principalmente temi cari al Partito Radicale, uno su tutti la legalizzazione delle droghe leggere.
Mancano invece riferimenti più specifici a tematiche locali. Il volume degli hashtag utilizzati da
Beppe Sala, come indicato dalla grandezza e dal numero di parole in colore rosso, è piuttosto
simile. In questo caso, però, a risaltare sono soprattutto i nomi delle trasmissioni radiofoniche e dei
talk show televisivi di cui il candidato Sindaco di centro-sinistra è stato ospite (Radio Studio 24,
DiMartedì, Virus, Sky Tg24, ecc.). Ciò sembra segnalare un utilizzo del social media maggiormente
finalizzato alla diffusione di messaggi creati in primo luogo altrove, ovvero sui media tradizionali.
Lo stesso vale per Parisi che, ad esclusione di una certa enfasi sul tema della sicurezza, sembra fare
uso della medesima strategia. Un discorso a parte meritano invece gli hashtag di Corrado e Rizzo.
Questi ultimi riguardano per lo più prese di posizione su questioni politiche di carattere nazionale,
come il recente referendum sulle trivelle (#notrivelle, #trivellopoli, #iovotosi) ma anche riferimenti
al tema della trasparenza e, specie nel caso di Corrado, accuse nei confronti del principale partito di
governo e dei suoi esponenti (#renzieboschiacasa, #salaritirati, #arrestatopd). Va comunque detto
che il contributo di questi due candidati al dibattito online, almeno in termini quantitativi, rimane
nel complesso marginale.
In un secondo momento abbiamo infine deciso di ridurre il focus sui due candidati principali,
Giuseppe Sala e Stefano Parisi: la forte incertezza circa l’esito della competizione li ha indotti a
convergere e confrontarsi su temi simili, al fine di persuadere i cosiddetti indecisi, oppure hanno
puntato in primo luogo a mobilitare il proprio elettorato, concentrandosi sui temi cari alle rispettive
aree politiche? Per rispondere a questa domanda abbiamo selezionato i soli hashtag riguardanti

9
 Per garantire una maggiore visibilità delle parole utilizzate, per ogni candidato abbiamo escluso dalla visualizzazione
gli hashtag genericamente relativi a slogan elettorali (#iocorropermilano, #votasala, #cappatosindaco, #m5s, ecc.).

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tematiche politiche sostantive e li abbiamo visualizzati in un ulteriore grafico a bolle (Fig. 6), che
permette una visualizzazione piuttosto intuitiva del livello di enfasi posto su specifici temi: più
grande è la bolla, maggiore è il numero di volte in cui quel tema è stato menzionato dal candidato.

             Fig. 6 I temi di Sala e Parisi su Twitter. Periodo di riferimento: dal 19/03/2016 al 12/05/2016

Come si può notare, i “vocabolari” di Parisi e Sala in campagna elettorale presentano due nuclei
abbastanza distinti, ma con discreti margini di sovrapposizione. Ciascuno dei due candidati, infatti,
pone ampia enfasi su alcuni temi chiave della propria area politica tralasciati dal proprio avversario:
tasse e immigrazione per Parisi; legalità, lavoro e smart city per Sala. Entrambi condividono tuttavia
un’attenzione particolare per il tema della ‘sicurezza’ che, come testimoniato anche dai dibattiti
televisivi, seppur da angolazioni diverse è stato percepito come decisivo nell’ambito di questa
campagna elettorale. Oltre a questo, sia Sala che Parisi dedicano spazio, seppur in via secondaria,
ad alcuni hashtag legati alla crescita economica e culturale della città (#startup, #imprese,
#impresealcentro, #sviluppo, #innovazione e #cultura, solo per citarne alcuni), il primo ponendo
l’accento su tematiche tradizionalmente ‘di sinistra’ – come welfare, ambientalismo,
multiculturalismo e cittadinanza attiva -, il secondo con maggiore attenzione al tema dello
snellimento della burocrazia comunale (#spendingreview, #digitalizzazione) e dei suoi costi per il
cittadino, da riconvertire in servizi (#multe, #vigilediquartiere, #mobilità). Al di là delle manifeste
diversità, appare dunque evidente come i due candidati abbiano in una certa misura ingaggiato una
competizione su temi simili. L’obiettivo è stato verosimilmente quello di intercettare le istanze di
quel ceto medio urbano che, secondo alcune analisi di sondaggio ex-post, sembra essersi
effettivamente rivelato il vero ago della bilancia alle ultime elezioni amministrative 10.

10
   Secondo un sondaggio post-elettorale, fattore decisivo della vittoria di Sala sarebbe stato proprio il consenso raccolto
tra categorie socioeconomiche afferenti al settore terziario avanzato (e.g. laureati e liberi professionisti), storicamente
portatrici di istanze politiche ‘post-materiali’ e più inclini ad un voto d’opinione (Fasano e Pasini 2004). A quanto pare

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4.2 Studiare gli ‘indecisi’ via Facebook: un approccio di network analysis

Una delle tendenze più evidenti nelle indagini pre-elettorali degli ultimi decenni è che il numero di
elettori indecisi, così come quello di coloro che si rifiutano di comunicare la propria intenzione di
voto nell’ambito di contesti d’intervista (telefonica o meno), è andato aumentando costantemente
(Dalton et al. 2000; Sani 2006; Natale 2009; Barisione, Catellani, De Sio 2011). Tale fenomeno
sembrerebbe tra l’altro influenzare anche i comportamenti delle élite politiche che, come osservato
nel caso milanese, tenderebbero a ingaggiare una competizione per certi versi imperniata su temi
simili e cari a un’ampia fetta di elettorato ‘d’opinione’. Se tale scelta competitiva abbia tuttavia
risposto all’effettiva presenza di incertezza nell’elettorato cittadino è un dato ancora tutto da
verificare. In questo senso, se lo strumento del sondaggio d’opinione sta incontrando alcune
difficoltà nel registrare le preferenze elettorali di una fetta crescente dei cittadini, ci è parso
legittimo chiederci se fosse possibile fare luce sul fenomeno degli indecisi attraverso strategie
metodologiche innovative. L’approccio qui proposto consiste nell’applicare tecniche di network
analysis alle pratiche comunicative degli utenti che interagiscono con le pagine Facebook dei
candidati, allo scopo di isolare quel cluster di utenti che hanno commentato o ‘likeato’ i post di più
di un candidato. Quando queste interazioni multiple non sono ‘di parte’ – come nel caso dei
commenti critici ai post del candidato dello schieramento opposto – esse ci consentono di
individuare elettori indecisi interessati alle proposte di diversi candidati, e dunque di tracciarne un
profilo a partire dal contenuto dei loro commenti ai post.
Abbiamo impiegato questa tecnica in due momenti diversi della campagna elettorale delle
amministrative Milanesi: un mese circa prima del voto al primo turno e due giorni prima del
ballottaggio, che vedeva fronteggiarsi Stefano Parisi per il centrodestra e Beppe Sala per il centro-
sinistra, poi vincitore con un margine piuttosto ridotto (51,7% dei voti, contro il 48,3%
dell’opponente di centro-destra).
Nel primo caso la nostra domanda di ricerca era la seguente: chi, tra Sala e Parisi, è in grado di
catturare il voto degli indecisi milanesi? Abbiamo perciò analizzato le pratiche digitali dei 23.111
utenti che hanno commentato e/o ‘likeato’ i post (226 per Parisi, 182 per Sala) pubblicati sulle
pagine dei due candidati tra il 3 aprile e il 3 maggio.
Per la raccolta dati è stato utilizzato Netvizz (Rieder et al., 2015) mentre per l’analisi del network è
stato impiegato il software open source Gephi 11. La rete in questione è bipartite, ossia un network
caratterizzato da due tipi diversi di nodi: i post pubblicati sulle pagine dei candidati e i singoli
utenti.
Come si può notare in Fig. 7, gli utenti si dividono ovviamente in due gruppi principali dal volume
comparabile: l’’elettorato’ di Sala (ossia lo zoccolo duro del suo pubblico Facebook) e quello di
Parisi, nettamente distinti cromaticamente.
La visualizzazione rappresenta i post e gli utenti come pallini (o nodi) e le interazioni (‘mi piace’ o
commenti) tra questi come delle linee (o legami). I pallini in rosso scuro sono i post di Beppe Sala,
quelli in blu scuro si riferiscono a Parisi; la loro grandezza è proporzionale all’engagement suscitato
(la somma di ‘mi piace’, commenti e condivisioni). Analogamente, il colore dei densi agglomerati
di pallini più piccoli (gli utenti) dipende dal numero di interazioni con i contenuti dell’uno o
dell’altro candidato: tendente al rosso, se l’utente ha privilegiato Sala; viceversa, al blu, se ha
interagito maggiormente con la pagina di Parisi. Le linee, i legami tra utenti e post determinati da
commenti e ‘mi piace’, sono rossi se rivolti al candidato di centro-sinistra, blu se indirizzati al
candidato di centro-destra.

Parisi, più forte nelle periferie e tra i ceti meno abbienti, non è riuscito a intercettare in egual misura il consenso di
quella fascia di popolazione (si veda: http://www.ilgiorno.it/milano/politica/elezioni-sala-parisi-1.2279270).
11
   Si veda: https://gephi.org/

                                                                                                                             12
Fig. 7 Interazioni tra utenti e post sulle pagine di Sala e Parisi. Periodo di riferimento: dal 03/04/2016 al 03/05/2016

L’analisi delle interazioni tra utenti e contenuti condivisi sulle due pagine ci ha consentito di
individuare un gruppo di elettori che hanno commentato e/o messo mi piace a post di entrambi i
candidati: 590 utenti, pari al 2,5% del totale (si veda Fig. 8).

       Fig. 8 Gli ‘indecisi’ tra Sala e Parisi su Facebook. Periodo di riferimento: dal 03/04/2016 al 03/05/2016

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L’intensità del colore blu o rosso del singolo pallino in Fig. 8 è proporzionale al numero di
interazioni dell’utente in questione, rispettivamente, con la pagina di Parisi e con quella di Sala. Il
dato interessante è che, come si può notare dalla prevalenza di tonalità di blu nell’immagine qui
sopra, sono soprattutto gli utenti che hanno interagito frequentemente con la pagina di Parisi a
ricadere nel gruppo degli ‘indecisi’, ossia coloro che hanno commentato e/o ‘likeato’ anche i
contenuti di Sala. La gran parte di questi 590 utenti Facebook si mostravano indecisi nel vero senso
del termine – posizionati al centro dello spettro politico milanese, disorientati dall’apparente
vicinanza politica dei due candidati-manager e in cerca di maggiori risposte da parte di entrambi gli
schieramenti 12.
Abbiamo ripetuto l’analisi a ridosso del ballottaggio del 19 giugno, poi culminato con la vittoria
risicata di Beppe Sala. In questo caso la domanda di ricerca era differente: Stefano Parisi sarebbe
riuscito a strappare il consenso di almeno una parte di quel preziosissimo 10% di elettori che al
primo turno scelsero il candidato del Movimento 5 Stelle, Corrado? Ci siamo dunque chiesti se e in
che misura i 4997 cittadini che avevano interagito con la pagina di Corrado durante l’arco
temporale 4 maggio – 14 giugno avessero ‘likeato’ e/o commentato anche post pubblicati da Sala o
Parisi. La visualizzazione seguente riporta in verde i post di Corrado, in blu quelli di Parisi e in
rosso quelli di Sala (la dimensione delle bolle è proporzionale al numero di like e commenti ricevuti
limitatamente al network), e così i relativi legami.

Fig. 9 Interazioni degli utenti sulla pagina Facebook di Corrado. Periodo di riferimento: dal 04/05/2016 al 14/06/2016

Mentre il folto gruppo di pallini chiari sulla sinistra rappresenta gli utenti attivi unicamente sulla
pagina di Corrado, si intravedono nelle aree rosse e blu diversi pallini colorati di rosa: sono i 373
utenti ‘di mezzo’ (circa il 7,5% del totale), potenziali votanti per Sala o Parisi al ballottaggio, di cui
abbiamo studiato le inclinazioni elettorali. Eccoli più nel dettaglio nell’immagine sotto (Fig. 10),
dove il colore indica la vicinanza con l’uno o con l’altro candidato: bianco per i fedelissimi di

12
  Come emerge in questo commento a un post di Sala: “e quale sarebbe la Milano del futuro?? Io non ho ancora scelto
chi votare e francamente non ho ancora capito che visione hanno i 2 candidati principali”.

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Corrado, tendente al blu all’aumentare delle interazioni con i post di Parisi, tendente al rosso nel
caso di Sala.

     Fig. 10 Gli utenti della pagina Facebook di Corrado. Periodo di riferimento: dal 04/05/2016 al 14/06/2016

Tra questi 373, gli utenti digitalmente sospesi tra Corrado e Sala sono la maggioranza: 156, contro i
126 di Corrado-Parisi e i 91 che hanno interagito con tutti e tre gli sfidanti. I contenuti, però,
indicano una direzione sufficientemente chiara. Analizzando commenti caratterizzati da diversi
gradi di partisanship, per dare una voce ai numeri e interpretarli, si nota come l’atteggiamento nei
confronti di Sala sia perlopiù negativo (“I milanesi non ti vogliono”), mentre quello mostrato dagli
utenti nei commenti ai post di Parisi sia molto meno critico e, talvolta, nettamente positivo (“Forza,
siamo con te….ma non cementare Milano…”; “Sconfiggiamo #Sala che come #Renzi è
onnipresente in tv”; “sono grillina e se fossi residente a milano voterei per Parisi!”). Il clima
d’opinione in questo piccolo campione digitale di elettori vicini al Movimento 5 Stelle sembrava
favorire la corsa di Stefano Parisi. Questo risultato è stato poi avvalorato da successive analisi dei
flussi di voto: nonostante la prevalenza di astenuti, gli elettori 5 Stelle che hanno scelto di votare al
secondo turno hanno effettivamente preferito il candidato di centro-destra (Cise 2016).

   5- Conclusioni

La recente crescita nella disponibilità e nell’utilizzo di piattaforme di social media fornisce un punto
di osservazione finora inedito per lo studio di dinamiche potenzialmente rilevanti sotto il profilo
socio-politico. Questo lavoro, attraverso lo studio di caso delle primarie milanesi del centro-sinistra
e delle successive elezioni amministrative 2016, ha provato a contribuire al fiorente filone delle
ricerche elettorali online proponendo un approccio metodologico non-standard, ispirato dal
paradigma dei Digital Methods (Rogers, 2013). Questo approccio consiste nel ricostruire le opinioni

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dei cittadini in Rete non a partire dai contenuti e dal sentiment dei loro tweet o post, ma studiando
l’engagement suscitato dalla comunicazione politica dei candidati e le relative reti di interazioni
comunicative dei pubblici digitali. Data la forte penetrazione dell’uso Facebook in Italia, nonché il
carattere fortemente locale delle forme di socialità attivate da questo medium (si veda Cabitza et al.,
2016), abbiamo voluto esplorare le potenzialità metodologiche di Facebook per lo studio delle
elezioni locali, privilegiandolo a Twitter, ben più familiare in ambito accademico.
Certamente, la misura e il modo in cui l’analisi dei dati digitali (Airoldi, 2016) contribuisca
effettivamente all’accumulazione di sapere scientifico (ad esempio, la questione dei social media
come ambienti rappresentativi o meno della società) è e sarà per lungo tempo oggetto di dibattito. A
prescindere da ciò, è comunque innegabile che i media digitali abbiano favorito una moltiplicazione
delle modalità attraverso cui i cittadini hanno opportunità di raccogliere, condividere e commentare
informazioni politiche. Lo stesso vale, in senso speculare, per i rappresentanti politici (o aspiranti
tali), che godono ora di opportunità prima impensabili in termini di marketing politico, a costi nulli
o quasi. Le digital footprint, le tracce digitali delle comunicazioni e opinioni di politici e cittadini,
immagazzinate e ricercabili in Rete, possono e devono essere oggetto di ricerche empiriche rigorose
– consapevoli delle specifiche affordance dei contesti online, così come dei limiti dettati
dall’impossibilità di ricondurre i dati digitali generati dagli utenti alle loro effettive caratteristiche
socio-demografiche. I principali limiti delle qui presenti indagini empiriche risiedono proprio nel
non poter generalizzare i risultati al resto dell’elettorato e, nel caso specifico dell’approccio di
network analysis, nell’assumere che un utente che interagisce con le pagine Facebook di più
candidati, commentandone o ‘likeandone’ i contenuti, possa essere considerato a tutti gli effetti
‘indeciso’ in termini di intenzioni di voto. Tuttavia, questi studi di caso, consentendoci di
monitorare l’interesse dei cittadini in Rete nei confronti dell’offerta elettorale, e – soprattutto – di
farlo quasi in tempo reale e a costo zero, hanno un importante valore esplorativo. Future ricerche in
questo campo dovrebbero occuparsi di integrare e triangolare lo studio delle pratiche digitali degli
utenti con approcci più convenzionali di analisi del contenuto e, a maggior ragione, con rilevazioni
standard realizzate offline.

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