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Controllo a distanza: la collaborazione UE-Libia nelle intercettazioni di massa dei migranti nel Mediterraneo Centrale Published on June, 17 2020 by: Alarm Phone, Borderline Europe, Mediterranea – Saving Humans, Sea-Watch
Indice Tavola delle abbreviazioni Introduzione Risultati fondamentali Riassunto esecutivo Richieste CORPUS DEL LAVORO Come la UE è arrivata ai respingimenti per procura nel Mediterraneo Centrale: breve cronistoria delle collaborazioni EU/Italia-Libia in tema di migrazioni Il ruolo di Frontex “Colmare” il vuoto dei soccorsi attraverso la cosiddetta Guardia Costiera libica: una map- patura della responsabilitá dell´EU Ricostruzione dei casi e analisi legale Le norme internazionali che definiscono le modalitá di Ricerca e Soccorso Caso 1: L´approccio “da falco” del MRCC italiano all´emergenza in mare Caso 2: Tenere le ONG fuori dai giochi: la comunicazione esclusiva tra EUNAVFOR MED e Forze Armate maltesi con la cosiddetta Guardia Costiera libica Caso 3: La Comandante Bettica chiude un occhio dinnanzi ad una richiesta di soccorso (Mayday relay) CONCLUSIONI
Tavola delle abbreviazioni AFM (Forze Armate di Malta) Le Forze Armate di Malta sono responsabili delle attività di ricerca e soccorso (SAR) all’interno della zona di ricerca e soccorso maltese, e sono coordinate dal Centro di Coordinamento Soccorsi Maltese (RCC). ALO (Air Liaison Officer) Ufficiale di collegamento aereo, responsabile delle comunicazioni con il suolo e con le autorità competenti durante i voli di ricognizione Colibri Aerei da ricognizione civile, precedentemente gestiti congiuntamente da Sea-Wa- tch e Pilotes Volontaires DCIM (Directorate for Combatting Direttorato per il contrasto dell´immigrazione clandestina. Il dipartimento libico Illegal Migration) incaricato di gestire i centri di detenzione libici, facente capo al Ministero dell’Inter- no del GNA ECHR (European Convention on Human Rights) Convenzione europea per la salvaguardia de diritti dell´uomo e delle libertá fonda- mentali ECtHR (European Court of Human Rights) Corte Europea dei diritti dell´uomo GACS (General Administration Amministrazione generale per la sicurezza costiera, forze dell´ordine facenti capo for Coastal Security) al Ministero dell’Interno del GNA GNA (Government of National Accord) Governo di accordo nazionale. Governo della Libia sostenuto dall’ONU, guidato dal primo ministro Fayez al-Sarraj dal 2016 IAMSAR (Manual International Aeronautical Manual International Aeronautical and Maritime Search and Rescue Manual): and Maritime Search and Rescue Manual) Manuale internazionale di ricerca e soccorso aereo e marittimo NGO (Non-governmental Organization) Organizzazione Non Governativa scLYCG (so-called Libyan Coast Guard) cosiddetta Guardia Costiera Libica (nel testo, cosiddetta GC libica) EUNAVFOR MED (European Union Naval Forza navale dell´Unione European nel Mediterraneo. EUNAVFOR MED, altrimenti Force Mediterranean) conosciuta come operazione SOPHIA, operazione ormai conclusa e coordinata dall’UE che ha avuto luogo tra il Giugno del 2015 ed il marzo del 2020 ITMRCC (Italian Maritime Coordination Centre) Centro Italiano di coordinamento dei soccorsi (MRCC di Roma) IMO (International Maritime Organisation) Organizzazione Marittima Internazionale scJRCC (so-called Joint Rescue cosiddetto Centro coordinamento soccorsi congiunti (unisce soccorso marittimo e Coordination Centre) soccorso aereo) Moonbird Aerei da ricognizione civile gestiti congiuntamente da Sea-Watch e dai Piloti Uma- nitari (M)RCC ((Maritime) Rescue Coordination Centre) Centro di coordinamento dei soccorsi marittimi NCC (National Coordination Centre) Centro di coordinamento nazionale SAR (Search and Rescue) Ricerca e Soccorso SOLAS (International Convention for Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare the Safety of Life at Sea) SRR (Search and Rescue Region) Area di Ricerca e Soccorso UNSMIL (UN Support Mission in Libya) Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 1 / 28
Risultati fondamentali 1. L´EU dispiega i propri assetti aerei allo scopo di individuare dall’alto le barche di migranti in fuga, ed indirizzare la cosiddetta Guardia Costiera libica verso il punto in cui queste si trovano. 2. La sorveglianza aerea ha portato alla cattura di decine di migliaia di persone ed alla loro ricon- duzione verso la zona di Guerra libica 3. Attraverso la sorveglianza aerea e le attivitá di coordinamento nell´intercettazione dei migranti, gli attori dell’UE hanno violato i propri obblighi SAR, e facilitato le attivitá di intercettazione delle autoritá libiche. Gli attori europei sono pertanto complici nella violazione sistematica dei diritti umani. Riassunto esecutivo Nel corso degli ultimi anni, l’Unione Europea ed i suoi stati membri hanno progressivamente ridotto le attività di Ricerca e Soccorso in mare (SAR) ad opera dei propri attori istituzionali, come le Guardie Costiere, i Centri di Coordinamento dei Soccorsi Marittimi (MRCCs) e le missioni militari, come ad esempio EUNAVFOR MED. Al loro posto, la UE ha (ri)costituito le cosiddette Guardie Costiere libiche (GCL) finanziandole, equipaggiandole, addestrandole e legittimandole politicamente. Tali sforzi sono culminati nel giugno 2018 con la notifica all´Organizzazione Marittima Interna- zionale (IMO) di una nuova area SAR, coordinata dalle autoritá libiche. Contemporaneamente, le ONG che effettuavano operazioni essenziali di Ricerca e Soccorso in mare sono state criminaliz- zate e delegittimate. Nonostante la cosiddetta GCL sia formata a tutti gli effetti da milizie il cui coinvolgimento in violazioni sistematiche dei diritti umani, nonché nel traffico di esseri umani, sia ormai accerta- to,1 El’UE ed i suoi Stati Membri forniscono loro supporto tecnico, logistico e politico e spesso persino nel coordinamento diretto delle operazioni. Lo scopo è fare sí che la cosiddetta GCL intercetti i migranti prima che questi raggiungano le zone SAR europee, o addirittura mentre si trovano già all’interno di esse, come recentemente registrato.2 Le intercettazioni effettuate dalla cosiddetta GCL all’interno della zona SAR europea rappresentano un’ulteriore fase dell’aggra- varsi del fenomeno. 1 Nello Scavo in Avvenire ha riportato nell’ottobre 2019, che un presunto trafficante libico, noto come Bija, era stato invitato a incontri ufficiali a Roma e in Sicilia per discutere della questione migratoria, in rappresentanza della cosiddetta GC libica (v. https://www.avvenire.it/attualita/pagine/ dalla-libia-al-mineo-negoziato-boss-libico). Nancy Porsia denunciava le attività di Bija come trafficante già nel 2017 (https://www.trtworld.com/ma- gazine/libya-human-trafficking-mafia-in-zawiya-301505). Anche Francesca Mannocchi denunciò ampiamente il coinvolgimento delle milizie nelle attività di traffico (https://www.theguardian.com/world/2019/nov/03/libya-migrants-tripoli-refugees-detention-camps; https://www.middleeasteye. net/news/they-cant-sail-europe-so-whats-happening-migrants-trapped-libya). 2 V. http://watchthemed.net/index.php/reports/view/1366, “18/10: 50 persone intercettate e riportate in Libia nella zona SAR maltese” e più recente- mente https://alarmphone.org/en/2020/04/16/twelve-deaths-and-a-secret-push-back-to-libya/?post_type_release_type=post. Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 2 / 28
Alarm Phone, borderline-europe, Mediterranea e Sea-Watch, attivisti e ONG presenti in mare hanno direttamente assistito e documentato respingimenti (nella forma di pushbacks e pullbacks) illegali in Libia. Si è osservata la completa incapacitá delle autoritá libiche nel coordinare in maniera competente gli eventi SAR, causando così un elevato numero di incidenti mortali. Siamo anche stati testimoni del profondo legame tra forze militari e Guardie Costiere europee con la cosiddetta GCL, in grave violazio- ne di diverse leggi e convenzioni internazionali. Il presente report fornisce ricostruzioni dettagliate di tre avvenimenti SAR che comprovano la nostra rivendicazione, e che sono emblematici di una forma di cooperazione tra Libia ed UE che ha portato all’intercettazione ed alla riconsegna di decine di migliaia di persone ai campi di tortura libici da parte della cosiddetta GCL. Queste ricostruzioni sono basate su quanto abbiamo osservato in mare in prima persona, ed includono anche comunicazioni con autoritá europee e libiche, come anche comunicazioni radio tra diverse autoritá ascoltate per caso, e chiamate di emergenza da parte di persone in pericolo in mare. - Nel primo caso, dimostriamo il modo in cui l’MRCC italiano ha ripetutamente rifiutato di assu- mersi la responsabilità di coordinare i soccorsi durante un caso di emergenza, malgrado stesse già evidentemente coordinando gli assetti aerei allo scopo di monitorare l´imbarcazione di legno che si trovava in pericolo. La stessa imbarcazione è stata poi intercettata dalla cosiddetta GCL a piú di 12 ore dal primo allarme. - Nel secondo caso, dimostriamo come gli assetti aerei di EUNAVFOR MED si siano direttamente coordinati con la cosiddetta GCL per intercettare i tentativi di fuga dei migranti. La posizione di due gommoni individuati dalle forze aeree è stata fornita esclusivamente alla cosiddetta GCL nonostante la presenza di imbarcazioni di ONG nella stessa area. La cosiddetta GCL ha quindi potuto intercettare i migranti e riportarli in Libia. - Nel terzo caso, documentiamo dettagliatamente l’episodio che ha visto la Comandante Bettica, nave della Marina Militare Italiana, ignorare la richiesta di intervento urgente di un gruppo di migranti in grave pericolo che aveva prima contattato Alarm Phone ed era poi stato individuato da Moonbird, l’aereo da ricognizione di Sea Watch. Invece di prestare assistenza, la nave italiana ha dispiegato un elicottero per assistere la cosiddetta GCL nel riportare i migranti in Libia. È solo grazie alla presenza ed alle attività di monitoring di Alarm Phone e delle ONG attive nel Medi- terraneo che è stato possibile documentare tali casi. Cionondimeno, molto di ció che avviene in mare rimane non segnalato, a causa del sempre piú ristretto spazio d’azione garantito alle ONG, e a causa delle informazioni sempre piú limitate su casi di pericolo ed intercettazioni in mare messe a disposizio- ne delle ONG dalle autoritá. Si puó pertanto presumere che le pratiche riportate in questo documento siano paradigmatiche di un modello molto più pervasivo di comportamento criminale di stato portato avanti dalle autoritá europee. Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 3 / 28
Vi sono diversi modi in cui le autorità dell’UE e gli Stati membri hanno facilitato e persino direttamente contribuito alle operazioni sistematiche di “respingimento per procura”.3 Come è già stato osservato, attraverso la creazione di una nuova area SAR sotto il coordinamento del cosiddetto Centro congiunto di coordinamento soccorsi (scJRCC) di Tripoli, nonché tramite la fornitura diretta di assetti navali, gli attori dell’UE hanno delegato la responsabilità alle autorità libiche, e sono diventati complici dell’intercettazione e del respingimento sistematico delle persone che tentano di fuggire dalla Libia. I casi documentati in questo rapporto mostrano con grande rilievo il ruolo cruciale svolto dalla sorveglianza aerea dell’UE nelle intercettazioni di massa al largo delle coste libiche, ulteriormente ampliatesi negli ultimi mesi.4 Gli assetti aerei dell’UE vengono dispiegati per avvistare dall’alto le imbarcazioni dei migranti, per poi indirizza- re la cosiddetta GCL verso il punto in cui si trovano le imbarcazioni in fuga. Questa sorveglianza aerea ha portato alla cattura di decine di migliaia di persone e alla loro riconduzione nella zona di guerra libica. Richieste - La revoca immediata della Regione SAR libica. - La fine delle collaborazioni tra le istituzioni dell’UE e dei suoi Stati membri con le autorità libiche, compresa la cosiddetta GCL, a causa dei loro accertati precedenti di violazioni dei diritti umani e della loro sovrapposizione con le milizie libiche. - La fine del lavoro di facilitazione, da parte della sorveglianza aerea dell’UE, dei pull- backs effettuati dalle autorità libiche. - La cessazione da parte degli (M)RCC europei della violazione delle convenzioni interna- zionali, con l’ignorare le richieste di soccorso, il ritardare i soccorsi e il coordinare i respin-gimenti verso la Libia. - Il rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati del 1951, e in particolare del principio di non respingimento, anche durante la pandemia di COVID-19. - L’impegno a rispettare i principi dei diritti umani nelle operazioni SAR, comprese quelle che si svolgono nella controversa area SAR libica. - La creazione di rotte aeree sicure e legali, che garantiscano a tutti e tutte la libertà di movimento come diritto fondamentale. 3 Il principio di non respingimento è sancito dall’articolo 33 (1) della Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato (1951), nonché dagli articoli 2, 3 e 4 proto- collo n. 4 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Viene fatto divieto di rinvio di un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate per ragioni di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche. 4 Alla fine di marzo 2020, l’Unione Europea ha annunciato il lancio di una nuova operazione EUNAVFOR MED, chiamata IRINI, e la conclusione della precedente operazione SOPHIA. Lo scopo principale di IRINI riguarda la sorveglianza (con mezzi aerei, satellitari e marittimi) in alto mare, al largo delle coste libiche così come l‘addestramento continuo della cosiddetta GC libica. Inoltre, ci aspettiamo che la pandemia COVID-19 sia utilizzata dalle istituzioni dell‘UE e dagli Stati membri come scusa per rafforzare i meccanismi di controllo per procura che descriviamo in questo rapporto. A Pasqua del 2020, Alarm Phone aveva già ripor- tato uno scandaloso atto di respingimento dalla zona SAR europea, coordinato dall’RCC di Malta e supervisionata da un velivolo maltese (https://alarmphone. org/en/2020/04/16/twelve-deaths-and-a-secret-push-back-to-libya/?post_type_release_type=post). Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 4 / 28
Come la UE è arrivata ai respingimenti per procura nel Mediterraneo Centrale: breve cro- nistoria delle collaborazioni EU/Italia-Libia in tema di migrazioni Negli ultimi 5 anni, si calcola che più di 15,000 persone abbiano perso la propria vita nel solo Mediterraneo Centrale.5 Naturalmente, possiamo immaginare che la cifra reale sia ben più alta, se si considera anche il numero di morti non accertate. Nonostante questa massa di persone continui a morire a mare, le istituzioni europee e gli Stati Membri non hanno ammorbidito le rispettive politiche migratorie e di confine, che obbligano centinaia di migliaia di individui ad intraprendere questi pericolosi viaggi attraverso il mar Mediterraneo. Al contrario, la regione mediterranea è stata sempre più militarizzata negli ultimi anni, allo sco- po di “proteggere” i confini Europei, mentre gli strumenti di salvataggio sono stati ridotti, e le ONG delegittimizzate e criminalizzate. Allo stesso tempo, la UE e i suoi Stati Membri hanno cer- cato di ricostruire e dare legittimità politica alla cosiddetta GC libica, per orchestrare campagne internazionali di intercettazione al largo delle coste libiche. In questo modo, decine di migliaia di persone sono state ricondotte agli inumani campi di detenzione in Libia, nei quali la tortura, lo stupro, l’estorsione e numerose altre violazioni dei diritti umani sono esperienza quotidiana.6 Nel 2012, l’Italia è stata condannata dalla ECtHR, la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) per aver trasferito un gruppo di cittadini somali ed eritrei, salvati da una nave militare Italiana, alle autorità libiche, nel 2009.7 Ricondurre le persone salvate in Libia, senza dare loro possibilità di chiedere asilo, mettendo a rischio le loro vite e esponendoli a rischio di tortura, è stato giudi- cato illegale ai sensi della ECHR, la Convenzione Europea sui Diritti Umani, come una forma di espulsione collettiva, che contravviene al principio di non-respingimento. La sentenza Hirsi ha confermato che dopo il termine delle prime operazioni di soccorso, le persone sono rimaste a bordo di una nave militare italiana per molte ore, e per questa ragione, esse si trovavano sotto giurisdizione italiana. Possiamo affermare con certezza che, in risposta a questa sentenza deci- siva, la UE e i suoi Stati Membri hanno sviluppato maniere di gestire le migrazioni via mare che implicassero zero contatto fisico con le persone in movimento, contribuendo così alla perdita di molte vite e al rinforzo delle discutibili “autorità” libiche. Ad ogni modo, questa strategia non solleva la UE e i suoi Stati Membri dalle proprie responsabilità, sia dal punto di vista giuridico che da quello politico. 5 Dati sulle persone scomparse e decedute dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, nel periodo 2015-2020. https://data2.unhcr.org/ en/situations/mediterranean 6 https://www.msf.org/libya%E2%80%99s-cycle-detention-exploitation-and-abuse-against-migrants-and-refugees https://www.hrw.org/report/2019/01/21/no-escape-hell/eu-policies-contribute-abuse-migrants-libya 7 V. la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sul caso Hirsi Jamaa et al c. Italia, 23.02.2012: https://hudoc.echr.coe.int/eng#{%22ite- mid%22:[%22001-109231%22]} mid%22:[%22001-109231%22]} Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 5 / 28
L’esternalizzazione delle frontiere europee non è un fenomeno recente. L’Italia, in particola- re, ha giocato un ruolo fondamentale in questo processo a partire dalla fine degli anni 90, ed è stata coinvolta in varie iniziative diplomatiche formali ed informali con la Libia, allo scopo di controllare le migrazioni attraverso il Mediterraneo. Tra il 2000 e il 2008, la cooperazione bilaterale si è approfondita sotto vari punti di vista, con un Memorandum di Intenti firmato nel 2000 e un accordo raggiunto nel 2003, i cui contenuti sono rimasti secretati.8 Nel dicembre 2007, fu anche firmato un accordo di pattuglia congiunta, poi implementato nel Treaty on Friendship, Partnership and Cooperation (Trattato di Amicizia, Partnership e Cooperazione) dell’agosto 2008, che ordinava la fornitura di sei motovedette, e rafforzava la collaborazione tra forze di polizia, nonché lo scambio di informazioni.9 Nell’ottobre del 2010, l’UE ha firmato con la Libia un accordo sulla cooperazione riguardo a un’agenda sulle migrazioni.10 Con l’intervento NATO in Libia del 2011, e la caduta di Gheddafi, l’UE non ha più potuto fare affi- damento sulla capacità libica di controllare i propri confini. Nel 2013, l’UE ha dunque lanciato la European Union Integrated Border Management Assistance Mission (EUBAM Libia, Missione di Assistenza Integrata nella Gestione delle Frontiere), seguita dalla Operation Sophia della EUNA- VFOR MED, nel 2015.11 Attraverso queste missioni, la UE mirava a supportare le capacità delle autorità libiche nello sviluppo di una più larga strategia di gestione delle frontiere, con fondi e addestramento destinati alla cosiddetta GC libica. L’operazione italiana umanitaria-militare Mare Nostrum, che ha salvato più di 150.000 persone tra il 2014 e il 2015, e ha portato all’arresto di cosiddetti trafficant,i12 è stata sostituita dall’opera- zione Triton di Frontex, il cui obiettivo era controllare le frontiere, piuttosto che svolgere attività SAR come nel caso dell’operazione precedente.13 La zona operativa dell’Operazione Triton fu spostata più a nord rispetto a quella di Mare Nostrum; essa venne anche estesa e le furono forniti molti meno assetti, rendendo così meno probabile lo svolgimento di operazioni SAR. In risposta a ciò, alcuni attori della società civile iniziarono a condurre operazioni SAR a fine 2014, allo scopo di riempire il vuoto lasciato dalla fine di Mare Nostrum. La tendenza all’esternalizzazione delle frontiere è continuata nel Febbraio del 2017, con la firma tra Italia e Libia di un Memorandum di Intesa,14 che strutturava nuove collaborazioni nel campo della protezione delle frontiere.15 Tra Aprile e Maggio 2017, l’Italia ha fornito 4 motovedette di pattuglia alla Marina libica e alla cosiddetta GC libica,16 seguite da altre dieci motovedette nel 8 Paoletti, Emanuela. 2009. “A Critical Analysis of Migration Policies in the Mediterranean: The Case of Italy, Libya and the EU.” RAMSES Working Paper 12/09. Centro Studi europeo, Oxford. V. anche: Heller, Charles, e Lorenzo Pezzani. 2018. “Mare Clausum: Italy and the EU’s Undeclared Operation to Stem Migration across the Mediterranean.” Londra: Forensic Oceanography. http://www.forensic-architecture.org/wp-content/upload- s/2018/05/2018-05-07-FO-Mare-Clausum-full-EN.pdf. 9 https://www.hrw.org/news/2009/09/23/italy-libya-connection 10 https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/MEMO_10_472 11 https://www.operationsophia.eu/ 12 ‘cosiddetti’ perché gli individui coinvolti nella fornitura delle imbarcazioni per la traversata e che traggono profitto dal viaggio dei migranti sono di rado presenti su queste imbarcazioni. Le persone che vengono “catturate” a bordo delle imbarcazioni in pericolo e che vengono etichettate come “trafficanti” sono spesso coloro che fortuitamente attivano un telefono per chiamare e chiedere aiuto o che sono stati coinvolti nella conduzione della barca. Sull’argomento, v.: https://www.borderline-europe.de/sites/default/files/projekte_files/1%20-%202017_05_10_report%20Italiano_fi- nal.pdf 13 https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DOSSIER/0/912705/index.html?part=dossier_dossier1-sezione_sezione11-table_table7 14 La traduzione inglese del protocollo d’intesa è disponibile qui: http://eumigrationlawblog.eu/wp-content/uploads/2017/10/MEMORANDUM_tran- slation_finalversion.doc.pdf . Il riepilogo dei punti principali è disponibile qui: https://sarobmed.org/italy-libya-memorandum-of-understanding/ 15 https://www.amnesty.org/en/latest/news/2020/01/libya-renewal-of-migration-deal-confirms-italys-complicity-in-torture-of-migrants-and-refuge- es/; https://www.avvenire.it/attualita/pagine/esclusiva-nuovo-memorandum-italia-libia 16 Heller, C. & Pezzani L. op. cit., p. 4317 Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 6 / 28
Novembre 2019.17 Nell’Aprile 2020, il Ministro dell’Interno ha assegnato un appalto del valore di 1,6 milioni di euro, perché altre sei motovedette venissero assegnate alla “polizia libica.18 TLo European Trust Fund for Africa (EUTF, Trust Fund Europeo per l’Africa) era stato strutturato con uno spazio di finanziamento destinato al Nord Africa di 91,3 millioni di euro,19 destinati al sup- porto della Integrated Border and Migration Management (Gestione Integrata delle Frontiere e delle Migrazioni) in Libia. Gli obiettivi principali del progetto includevano il rafforzamento della capacità operativa delle autorità libiche in termini di sorveglianza marittima e delle frontiere, come anche l’assistenza nella definizione e nella dichiarazione di una Zona SAR libica, dichiara- ta dalle autorità libiche nel giugno 2018. Ora, con l’esistenza di una zona SAR libica ufficiale, le operazioni di soccorso nelle acque internazionali al largo della Libia non sono più coordinate “ufficialmente” dalla ITMRC, il centro di coordinamento della Guardia Costiera Italiana. Nei mesi precedenti alla dichiarazione della zona SAR libica, l’Italia, con l’aiuto finanziario della UE, ha istituito un semplice Interagency National Coordination Centre (NCC, Coordinamento Nazionale Inter-agenzia), e un MRCC, l’attuale cosiddetto Joint Rescue Coordination Center (scJRCC, cosiddetto Centro Congiunto di Coordinazione del Salvataggio), in un edificio in com- proprietà a Tripoli. In questo edificio, le autorità italiane hanno svolto addestramenti, nonché valutazioni tecniche atte alla creazione dettagliata di un National Coordination Centre (Centro Coordinazione Nazionale) vero e proprio. Come parte dell’operazione italiana Mare Sicuro, una nave militare Italiana ha attraccato nel porto di Tripoli per aiutare ed istruire la Marina Libica e la sua cosiddetta Guardia Costiera per la cooperazione e la coordinazione marittime. L’MRCC e il cosiddetto NCC si trovano nello stesso edificio, con l’obiettivo di facilitare la coordinazione tra i diversi servizi libici coinvolti nel controllo e nella sorveglianza delle frontiere.20 E’ importante aggiungere che la cosiddetta GCL (cosiddetta GC libica) non è un attore unitario; le sue operazio- ni sono supportate da altre fazioni, come la General Administration for Coastal Security (GACS, Amministrazione Generale per la Sicurezza delle Coste), controllata dal Ministro dell’Interno; mentre la cosiddetta Guardia Costiera e Autorità Portuale libica è sottoposta al controllo del Ministero della Difesa. Nonostante il supporto offerto dall’Italia e dalla UE, il cosiddetto JRCC ha dimostrato la propria inabilità a gestire le chiamate di soccorse numerose volte: esso non è disponibile 24h su 24, e il suo personale non parla abbastanza inglese, come sarebbe richiesto dalla IMO.21 In parallelo al supporto e all’addestramento dato per aumentare il controllo delle frontiere marittime e terrestri della Libia, l’UE ha progressivamente ridotto la sua presenza marittima, rimpiazzandola con la sorveglianza aerea. L’Operazione Sophia di EUNAVFOR MED ha ritirato i propri assetti marittimi, lasciando solo sei velivoli. Come diretta conseguenza di ciò, sempre meno imbarcazioni di nazioni europee sono in grado di intervenire nel caso ci siano chiamate di soccorso di barche di migranti, eludendo de facto i propri obblighi di salvataggio e trasporto delle persone soccorse verso le coste dei rispettivi paesi. Il 25 Marzo 2020, il Consiglio Europeo 17 https://www.internazionale.it/notizie/lorenzo-bagnoli/2019/11/13/italia-libia-guardia-costiera 18 https://www.internazionale.it/notizie/lorenzo-bagnoli/2019/11/13/italia-libia-guardia-costiera e https://altreconomia.it/nuove-navi-italiane-alla-li- bia/; 19 https://ec.europa.eu/neighbourhood-enlargement/sites/near/files/eutf-noa-libya.pdf 20 V. la ricostruzione fatta dal Tribunale di Roma – Collegio per i reati ministeriali nel procedimento contro M. Salvini e M. Piantedosi n. 6/2019, ordi- nanza del 21 novembre 2019 e N. Scavo, 18 aprile 2019 https://www.avvenire.it/attualita/pagine/esclusivo-la-verita-sui-respingimenti-in-mare. 21 Convenzione SAR, Allegato, par. 2.3.3. Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 7 / 28
ha pubblicato una decisione secondo la quale una nuova operazione EUNAVFOR MED, l’Opera- zione Irini, sarebbe stata lanciata in sostituzione della Operazione Sophia, sempre di EUNAVFOR MED. Lo scopo dichiarato di questa missione è implementare l’embargo di armi verso la Libia, e di “contribuire allo sviluppo delle capacità e all’addestramento della Guardia Costiera Libica e della Marina Libica, per quanto concerne le operazioni di polizia a mare” e “contribuire alla distruzione del modello di business dei trafficanti di esseri umani e delle reti di traffico, tramite la raccolta di informazioni e la sorveglianza aerea.”22 A inizio Aprile, l’ECRE (Consiglio Europeo su Rifugiati ed Esiliati) ha riportato che l’Alto Rappresentante della UE per gli Affari Esteri e per le Politiche di Sicurezza, Josep Borrell, ha sottolineato che “Queste imbarcazioni non stanno perlustrando il mare in cerca di persone da salvare.” Borrell ha poi contrastato questa dichiara- zione, dicendo che “c’è un accordo tra gli Stati Membri che partecipano alla missione su come procedere, dove sbarcare e come condividere il carico.”23 22 https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2020/03/31/eu-launches-operation-irini-to-enforce-libya-arms-embargo/ 23 https://www.ecre.org/med-irini-ships-will-not-search-but-rescue-civilian-search-and-rescue-vessel-back-at-sea/ Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 8 / 28
Il ruolo di Frontex Un attore cruciale nel Mediterraneo Centrale è Frontex, l’Agenzia Europea per il Controllo delle Frontiere della Guardia Costiera, attualmente impegnata in una operazione di controllo delle frontiere e sorveglianza “Search and Rescue” denominata Themis. In questa operazione Frontex, la mancanza di trasparenza e di responsabilità rendono difficile per le ONG e organizzazioni della societá civile capire le specificità operative della missione stessa. Questa agenzia, in effetti - le cui capacità e il cui potere si sono espansi fortemente negli ultimi 4 anni - rifiuta sistematica- mente di fornire informazioni riguardo alle proprie attività e operazioni. L’agenzia non è stata in grado di fornire più di una descrizione di poche righe riguardo ai metodi e alle risorse impiega- te nell’operazione Themis. Ciò che si sa è, ad ogni modo, che l’operazione ha come obiettivo primario il controllo delle frontiere esterne della UE. Tra gli altri compiti, viene anche citato lo svolgimento di attività SAR.24 Ad ogni modo, dato che l’area di competenza di Frontex è stret- tamente delimitata a 24 miglia nautiche dalle coste europee, le navi Frontex non intervengono spesso per assistere i migranti in condizioni di pericolo nel Mediterraneo Centrale.25 Al contrario, il controllo delle frontiere si limita piuttosto ad attività di sorveglianza, svolte dagli assetti aerei dell’agenzia. Questo è un punto che abbiamo potuto osservare attraverso le nostre attività a mare, e che è stato anche confermato da Frontex stessa26 , come afferma essa sul proprio sito: “allo scopo di espandere la propria abilità di monitoraggio delle frontiere esterne e condividere le informazioni raccolte con gli Stati Membri dell’UE, Frontex ha organizzato il Multipurpose Aerial Surveillance (MAS, sistema di sorveglianza aerea polivalente), che permette ai velivoli che sorvolano i confini esterni di connettersi con un live feed di video e altre informazioni direttamente con il quartier generale di Frontex e degli altri paesi UE coin- volti. L’agenzia sta anche testando il sistema di sorveglianza aerea da remoto Remotely Piloted Aircraft Systems (RPAS) per vari paesi europei.”27 L’utilizzo dei droni e degli aerei come metodo di controllo delle frontiere per il Mediterraneo Centrale permette a Frontex di venire a conoscenza di imbarcazioni in pericolo e delle loro coor- dinate senza impegnarsi a salvarle. Come pratica sistematica, gli agenti di Frontex si attivano in una interpretazione illegittima e formale delle leggi internazionali marittime, allertando solo l’RCC “competente” secondo la posizione geografica dell’evento SAR. Questo significa che se la situazione di pericolo si produce nella disputata zona SAR libica, solo ai libici verrà chiesto di intervenire, anche quando le navi delle ONG o altre potrebbero fornire assistenza in maniera più rapida ed appropriata. Quando i libici intervengono in operazioni SAR, è fatto noto alle autori- tà UE che i naufraghi verranno ricondotti in Libia, luogo considerato generalmente come non sicuro (in particolare per i migranti) da molte organizzazioni internazionali e non soddisfacente “i criteri per essere indicata come un porto sicuro allo scopo del disimbarco in seguito a un salva- taggio a mare”.28 Questa interpretazione formale delle procedure di disimbarco per i salvataggi, come definiti nella legge internazionale marittima, porta, di conseguenza e concretamente, alla violazione dei diritti fondamentali dei migranti. 24 https://frontex.europa.eu/along-eu-borders/main-operations/operation-themis-italy-/ 25 https://www.ceps.eu/ceps-publications/search-and-rescue-disembarkation-and-relocation-arrangements-in-the-mediterranean/ 26 V. Analisi dei rischi Frontex per il 2019, disponibile su https://frontex.europa.eu/assets/Publications/Risk_Analysis/Risk_Analysis/Risk_Analysis_ for_2019.pdf 27 https://frontex.europa.eu/media-centre/news-release/frontex-marks-two-years-as-the-european-border-and-coast-guard-agency-ECWley 28 Posizione dell’UNHCR/ACNUR sui ritorni verso la Libia (Aggiornamento II), Settembre 2018. Disponibile su: https://www.refworld.org/pdfi- d/5b8d02314.pdf Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 9 / 28
Nel marzo 2019, l’ex Direttrice Generale della Commissione Europea Paraskevi Michou si è rivol- ta al Direttore di Frontex Fabrice Leggeri in una lettera, in riferimento alla creazione della nuova zona SAR e reiterando la competenza geografica dell’RCC a della zona SAR ad esso corrispon- dente: “la procedura descritta nella sua lettera per comunicare gli avvistamenti di situazioni di pericolo, nonché le azioni iniziali riguardo alle suddette situa- zioni di pericolo, direttamente all‘MRCC “responsabile” per la regione SAR, costituisce una procedura che è in linea con quanto prescritto dalla Conven- zione di Amburgo del 1979.”29 Nella sua lettera, Michou legittimizza le autorità libiche come l’RCC “responsabile”. Assicura altresí che allertare queste stesse autorità in caso di situazioni di pericolo sarebbe in conformità con le leggi internazionali, dal momento che esse sono le prime responsabili per il coordina- mento dei casi di pericolo in quella zona. Ad ogni modo, la lettera omette ogni menzione del fatto che questa interpretazione della legge internazionale non è solo restrittiva e contestata, ma anche costitutiva di numerose violazioni dei diritti fondamentali dei migranti. Questi casi verranno raccontati in dettaglio nelle ricostruzioni di casi e analisi seguenti. La pratica degli attori europei di allertare le autorità libiche per i casi bisognosi di soccorso in corso nella zona SAR libica, disputata, è stata confermata ulteriormente dal Vice Presidente della Commissione Europea Borrell, in una sessione parlamentare. Borrell ha dichiarato: “ci muoviamo nella cornice dell’Eurosur Fusion Service - Multipurpose Aerial Surveillance (MAS). Durante l’esecuzione del MAS nell’aria pre-frontaliera (dal 2017 a circa il 20 Novembre 2019), quando Frontex ha rilevato una situazione di pericolo nella zona SAR libica, l’Agenzia ha notifi- cato la situazione in 42 casi al vicino Member State Rescue Coordination Centre, a EUNAVFOR MED, nonché alle autorità libiche.”30 29 Pubblicata da Statewatch e disponibile a questo link: http://www.statewatch.org/news/2019/jun/eu-letter-from-frontex-director-a- res-2019)1362751%20Rev.pdf 30 https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2019-002654-ASW_EN.pdf Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 10 / 28
“Colmare” il vuoto dei soccorsi attraverso la cosiddetta Guardia Costiera libica: una map- patura della responsabilitá dell’UE Come enfatizzato nella sezione precedente, il ritiro dell’UE dalle operazioni di soccorso è coin- ciso con il supporto e la (ri)costruzione di una cosiddetta Guardia Costiera Libica. Le istituzioni della UE e i suoi Stati Membri (in particolare l’Italia) hanno costantemente finanziato e addestra- to la cosiddetta GCl ibica, al fine di legittimarne le capacità di eseguire intercettazioni. Questo tentativo di attribuire “competenza geografica” alle autorità libiche è culminato nella notifica all’IMO di una nuova zona SAR libica, sotto la competenza del cosiddetto JRCC di Tripoli. La creazione di questa nuova zona SAR ha contribuito alla completa dissoluzione delle respon- sabilità UE in fatto di salvataggio nel Mediterraneo Centrale, e alla segnalazione sistematica di tutti i casi di imbarcazioni in pericolo alla cosiddetta GCL - un insieme di forze inaffidabili, il cui coinvolgimento in violazioni di diritti umani e traffico di esseri umani è documentato.31 ’Europa ha anche progressivamente ritirato la maggior parte dei propri assetti navali nella regione per coordinare, invece, tramite la sorveglianza aerea, le intercettazioni svolte dalla cosiddetta GCL. Questo costituisce una politica di respingimento sistematico per procura, nella quale la cosid- detta GCL fa il lavoro sporco dell’Europa. Queste intercettazioni di massa delle imbarcazioni portano poi i naufraghi ad essere ricondotti alle condizioni infernali dalle quali stavano ten- tando di scappare. Detenzione di massa, tortura, stupro e estorsione costituiscono una realtà quotidiana e esperienze documentate in Libia. La creazione della zona SAR libica ha conseguen- ze sulle persone anche dopo il loro salvataggio: se vengono salvati da navi delle ONG o da navi mercantili nella nuova zona SAR libica, il disimbarco in Europa è trattato come una eccezione umanitaria da Malta e dall’Italia. Questo significa, per chi viene salvato, un’attesa di molti giorni prima di poter raggiungere un porto sicuro.32 Dalla creazione della nuova zona SAR, gli attori europei hanno sviluppato ed espanso l’infra- struttura di comunicazione e sorveglianza atta a condurre i respingimenti per procura, eseguiti dalla cosiddetta GCL, nonostante le autorità libiche si siano chiaramente dimostrate incapaci di gestire eventi SAR in conformità con i doveri di un JRCC suppostamente competente. Nella prossima sezione, esporremo ricostruzioni dettagliate caso per caso, a supporto delle nostre dichiarazioni. 31 “La trattativa nascosta. Dalla Libia a Mineo il negoziato tra l‘Italia e il boss”, https://www.avvenire.it/attualita/pagine/dalla-libia-al-mineo-negozia- to-boss-libico 32 In base al diritto internazionale, le persone soccorse devono essere trasferite in un luogo sicuro, ovvero una località dove la sicurezza della vita dei sopravvissuti sia garantita e le loro necessità primarie possano essere soddisfatte (1.3.2, 3.1.9, Allegato alla Convenzione SAR). Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 11 / 28
Ricostruzione dei casi e analisi legale I regolamenti internazionali che definiscono le modalitá delle attivitá di ricerca e salvataggio (SAR) Come sarà ulteriormente spiegato nei seguenti riferimenti legali, l’obbligo di ogni capitano di prestare assistenza alle imbarcazioni in difficoltà è disciplinato ai sensi di diversi trattati inter- nazionali. Contestualmente, gli stati che fanno parte degli stessi trattati e convenzioni sono legalmente vincolati a coordinare le SAR, impegno che include l’indicare porti sicuri di approdo per coloro che sono stati salvati. Al fine di adempiere all’obbligazione di assicurare servizi SAR in tutto il mondo, e di evitare che ci siano aree marittime situate al di fuori delle zone di protezione, le acque internazionali sono state formalmente divise in diverse Search and Rescue Region (SRR). I confini di tali regioni sono definiti grazie ad accordi internazionali, stabiliti tra paesi costieri sotto il coordinamento dell’IMO. Gli stati che hanno dichiarato l’esistenza e l’estensione della propria SRR sono respon- sabili del coordinamento delle attività SAR, nonché del prendere tutte le misure necessarie per proteggere le persone in pericolo in tale area. Le Regioni SAR comprendono vaste aree di acque internazionali dove gli stati non esercitano la propria sovranità, a differenza di quanto accade nelle proprie acque territoriali. Secondo le convenzioni SAR e SOLAS, gli stati devono fondare enti interni specifici, il cui com- pito sarà ricevere chiamate di emergenza, e coordinare le operazioni di salvataggio. Tali enti sono denominati Maritime Rescue Coordination Centers (MRCCs) e possono essere organizzati in maniera diversa. Tali enti devono essere raggiungibili telefonicamente in qualsiasi momento, e gli ufficiali in servizio devono saper parlare inglese. I contatti di posta elettronica e telefo- nici, così come l’estensione geografica delle SRR, devono essere resi pubblici sul sito internet dell’IMO, al fine di garantire la sicurezza della vita in mare. Tutti gli stati sono dunque tenuti a istituire strutture interne e piani operativi che garantiscano una gestione rapida ed efficiente delle situazioni di pericolo. Quando la notifica di un caso di pericolo perviene a un MRCC, quest’ultimo è soggetto all’obbli- go di intervenire e assumersi la responsabilità del caso - anche se l’evento sta avendo luogo al di fuori della sua SRR - finché un altro MRCC non se ne assuma formalmente la responsabilità. Ovviamente, al fine di conformarsi con il diritto internazionale marittimo e con le leggi sui diritti umani, il presente MRCC deve essere in grado di fornire assistenza concreta, nonché di lanciare e coordinare un’appropriata operazione SAR e fornire un porto sicuro per lo sbarco dei soprav- vissuti. Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 12 / 28
Il diritto a ricevere assistenza in situazione di pericolo in mare, ed essere sbarcati in un porto sicuro, non è soggetto a nessun tipo di discriminazione o distinzione basata sulla nazionalità, sullo status giuridico o sulle circostanze che hanno portato gli individui a trovarsi in situazione di pericolo durante la navigazione. La notifica di un caso di pericolo può essere effettuata attraverso diverse modalità (telefono, email, radio, sistemi di comunicazione satellitare ecc.) e può arrivare da diversi agenti: passeg- geri dell’imbarcazione in pericolo, imbarcazioni terze che si trovano in prossimità dell’evento SAR, ricognizioni di risorse aeree (incluso droni), chiamate telefoniche di amici e parenti delle persone in situazione di estrema necessità in mare. Tali circostanze non influiscono sull’obbligo degli stati di fornire assistenza. Il coordinamento delle attività SAR comporta una procedura di vari passi e azioni. Prima di tutto, gli MRCC sono responsabili della valutazione del livello di emergenza nella specifica situazione di pericolo, e della diffusione dell’informazione sulla presenza del caso a tutti i mezzi in prossi- mità al fine di garantire un soccorso immediato. Questo punto diventa particolarmente cruciale quando non ci sono imbarcazioni gestite dallo stato nelle vicinanze, in grado o abbastanza vicine per un intervento rapido, come è spesso il caso nel Mediterraneo Centrale. Effettivamente, fin dalla creazione dell’attuale sistema di leggi internazionali riguardanti la protezione della vita in mare, gli stati si erano sempre affidati all’intervento di imbarcazioni private, che rispondevano sia al principio che obbliga i capitani a prestare assistenza ad altre imbarcazioni in pericolo, sia alle leggi internazionali che permettono agli MRCC di dare istruzio- ni a imbarcazioni private durante le operazioni di salvataggio . Quando più di un MRCC è a informato dell’esistenza di un evento SAR, e viene richiesto loro di intervenire, gli MRCC hanno l’obbligo di coordinarsi e fornire tutte le garanzie necessarie, sia per l’imbarcazione in pericolo e per i suoi passeggeri, sia per l’imbarcazione/i che effettua/no l’operazione di salvataggio. Il coordinamento delle attività SAR non termina quando i naufraghi si trovano a bordo dell’im- barcazione di salvataggio. Le attività SAR terminano solo una volta che i passeggeri salvati sono disimbarcati in un porto considerato “sicuro”, cioè in un porto dove le loro vite, i loro bisogni primari e i loro diritti umani non sono più a rischio. In concreto, ciò significa che se uno stato non può offrire un vero porto sicuro nel proprio terri- torio, ci dovrà essere un immediato coordinamento tra gli stati coinvolti al fine di svincolare il prima possibile il capitano dell’imbarcazione di salvataggio dalle proprie responsabilità verso gli individui salvati, garantendo allo stesso tempo la salvezza di questi ultimi prima e dopo il raggiungimento della terraferma. Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 13 / 28
Caso 1: L’approccio aggressivo dell’MRCC italiano all’emergenza in mare 10.04.2019: l’MRCC italiano rifiuta di assumersi la responsabilità del coordinamento di un caso di emergenza per oltre 12 ore, mentre coordina naturalmente gli assetti aerei per monitorare la barca di legno in difficoltà. La cosiddetta Guardia Costiera libica (scLYCG) interviene dopo 12 ore. La mattina presto del 10 aprile 2019, Alarm Phone ha ricevuto una chiamata da un piccolo grup- po di migranti, a circa 20 miglia nautiche dalla costa di Zuwara, in Libia. Il gruppo ha informato Alarm Phone che il loro motore era caduto in acqua e che avevano urgente bisogno di aiuto. Si trovavano in mare dalle 22:00 CEST della notte precedente e, secondo la loro testimonianza, avevano lasciato la Libia con 28 persone a bordo, ma 8 persone erano cadute in acqua e scom- parse. Solo 20 sopravvissuti erano riusciti a rimanere a bordo. La squadra di Alarm Phone è stata in grado di recuperare la loro posizione GPS e di trasmet- terla al velivolo civile da ricognizione Moonbird33 e all’ITMRCC. Quest’ultimo non avrebbe dato alcuna conferma dell’avvio di un’operazione di SAR. Alarm Phone ha anche informato la Guardia Costiera tunisina via telefono ed email della situazione di emergenza. La squadra di Alarm Pho- ne è rimasta in contatto con la barca, e tra le 8:00 e le 8:30 CEST, i migranti hanno riferito di poter vedere un aereo. Il Moonbird è riuscito ad arrivare sul posto e a confermare la posizione data dalla barca ad Alarm Phone. Alarm Phone ha provato a contattare la cosiddetta GC libica ma non è stata in grado di raggiungere nessuno. Nel frattempo, l’Ufficiale di Collegamento Aereo (ALO) di Moonbird ha chiamato anche l’ITMRCC, e l’ITMRCC li ha informati che la cosiddetta GC libica era l’autorità di coordinamento. Ancora una volta, Alarm Phone ha chiamato la cosiddetta GC libica, senza alcun risultato. La GC tunisina ha informato Alarm Phone che si sarebbe coordinata con il JRCC di Tripoli e l’ITMRCC. Moonbird, sul posto, ha quindi deciso di effettuare un Mayday Relay34 al quale ha risposto quasi immediatamente “copy” il velivolo francese Falcon 50 di EUNAVFOR MED, che ha poi raggiunto la posizione. In seguito, Moonbird ha cercato di contattare VOS Triton, una nave di rifornimen- to che operava vicino alla piattaforma petrolifera di Farshah, non troppo lontana dal caso di pericolo. Moonbird ha osservato mentre il Falcon 50 faceva cadere le zattere di salvataggio e i fumogeni sulla scena del pericolo.35 Poco dopo, Moonbird ha dovuto abbandonare la scena per mancanza di carburante. Nel frattempo, da terra, l’ALO di Moonbird ha chiamato l’ITMRCC, che si è rifiutato di assu- mersi la responsabilità del coordinamento, riferendosi ai libici come la “autorità competen- te” e menzionando anche che il velivolo civile da ricognizione avrebbe dovuto mettersi in 33 La ONG civile SAR Sea-Watch dispone di un aereo, il Moonbird, in collaborazione con la Humanitarian Pilots Initiative, e in precedenza il velivolo Colibrì insieme a Pilotes Volontaires, allo scopo di avvistare in mare le imbarcazioni in pericolo, informare le autorità competenti della situazione di pericolo e documentare le violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo centrale. 34 Termine impiegato a livello internazionale per una chiamata di emergenza via radio. Principalmente utilizzato come immediata richiesta d’aiuto quando un’unità si trova in pericolo grave. 35 Grazie alla nostra lunga esperienza nelle operazioni di soccorso, sappiamo che gettare delle zattere di salvataggio può risultare pericoloso, in parti- colar modo quando non è presente alcuna nave nelle vicinanze. Si rischia di scatenare il panico tra le persone sull’imbarcazione in pericolo, le quali nel cercare di raggiungere le zattere rischiano di sbilanciare la loro imbarcazione (spesso sovraccarica) e di provocarne quindi il capovolgimento. Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 14 / 28
contatto con l’MRCC Tunisia. Poco dopo, l’ITMRCC ha inviato un messaggio NAVTEX36 a nome del JRCC Tripoli, ribadendo ancora una volta che Tripoli era l’autorità di coordinamento per questo evento SAR. Sulla barca la situazione è diventata più tesa. Alarm Phone ha trasmesso il numero delle autori- tà alle persone in difficoltà che hanno chiamato direttamente l’ITMRCC. Essendo ormai mezzo- giorno, l’ALO di Moonbird ha deciso di chiamare di nuovo l’ITMRCC, trasmettendo loro tutte le informazioni pertinenti alle autorità e sottolineando la loro responsabilità di coordinamento. In un altro tentativo di coinvolgere gli attori commerciali nelle vicinanze della scena dell’emergen- za, il capo missione della Moonbird ha chiamato la società Vroon, proprietaria di una delle navi di rifornimento nelle vicinanze. La compagnia si è rifiutata di intervenire. Nel frattempo, Alarm Phone è rimasta in contatto con i migranti, ha informato l’RCC Malta e ha deciso di inviare una sintesi delle informazioni raccolte sul caso all’ITMRCC e all’RCC Malta, chiedendo assistenza immediata. Alarm Phone ha inoltre comunicato di aver trasmesso tutte le informazioni sul caso anche alle autorità libiche e tunisine. Alle 15:52 CEST la hotline ha ricevu- to un’email dall’MRCC Roma in cui si affermava che il JRCC Libia avrebbe coordinato i soccorsi e che era stato inviato da Roma un avviso di pericolo a tutte le navi. Sea-Watch ha deciso di lanciare una seconda missione di monitoraggio con l’aereo Moonbird che è decollato alle 15:24 CEST, per tornare verso la situazione di pericolo. L’ALO di Moonbird è stato informato dall’ITMRCC che Cotos 45, un aereo spagnolo EUNAVFOR MED, si trovava sul posto. Alle 16:30 CEST Moonbird è stato in grado di localizzare e visualizzare di nuovo la barca di legno. Due zattere di salvataggio sono state dispiegate ma sono rimaste vuote e alla deriva a circa un miglio nautico di distanza dalla barca. Mentre Cotos 45 (ENFM) sorvolava la zona circostante, Moonbird ha deciso di dirigersi verso nord per identificare tutte le navi vicine e chiedere il loro intervento. Moonbird ha avvistato quattro navi mercantili vicino alla piattaforma petrolifera di Farshah: VOS TRITON, VOS APHRODITE, ASSO ZEJT 1, MELODY 5. L’ASSO ZEJT 1 era la più vicina alla barca di legno. Purtroppo, in quel momento, Moonbird ha dovuto interrompere la sua missione e tornare indietro a causa di problemi al motore. Alle 19:40 CEST Alarm Phone non riusciva più a raggiungere il numero di telefono satellitare (Thuraya) delle persone in difficoltà. Sembrava che la batteria del telefono si fosse scaricata. Alarm Phone ha quindi chiamato l’RCC di Malta, implorando loro di contattare le navi commer- ciali nelle vicinanze - ma l’RCC si è rifiutato. Infine, alle 20:05 CEST, l’MRCC Roma ha informato Alarm Phone che i libici avevano trovato la barca in pericolo e raccolto le persone in difficoltà, più di 12 ore dopo la prima segnalazione del caso di pericolo alle autorità da parte di Alarm Phone. Dalla ricostruzione di questo caso, è chiaro che diversi assetti aerei europei - il Falcon 50 e il Cotos 45 - erano presenti sul posto il giorno in cui è stato dichiarato il pericolo. Si può quindi ragionevolmente supporre che ci sia stato un coordinamento tra l’operazione militare europea EUNAVFOR MED e l’MRCC italiano, che erano al corrente fin dall’inizio di questo caso di pericolo e hanno deciso di non ordinare l’intervento di nessuna delle navi commerciali vicine alla scena. Hanno invece ritardato i soccorsi rinviando costantemente gli attori civili che chiedevano infor- mazioni al JRCC di Tripoli, che non ha mai risposto. Alla fine, la cosiddetta GC libica è riuscita ad effettuare un pull-back. Non sappiamo più nulla della sorte delle persone che sono state intercettate e che sono state riportate in Libia o di quelle che si presume siano finite in mare. 36 I messaggi NAVTEX sono utilizzati per comunicazioni urgenti da e per le navi. Sono parte integrante del sistema mondiale di soccorso e sicurezza in mare (GMDSS), il quale codifica le procedure e le comunicazioni da seguire durante le situazioni di soccorso in mare. Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 15 / 28
Riferimento legale 1, caso 1: Il primo RCC che riceve la richiesta di soccorso ha l’obbligo di intervenire e coordinare le operazioni in mare, almeno fino a quando il coordinamento non sarà formalmente e sostanzialmente assunto da un altro RCC. Infatti, la RISOLUZIONE MSC.167(78), adottata il 20 maggio 2004, denominata “LINEE GUIDA SUL TRATTAMENTO DELLE PERSONE SALVATE IN MARE” nell’articolo 6.7 prevede che “Il primo RCC, tuttavia, è responsabile del coordinamento del caso fino a quando il RCC responsabile o un’altra autorità competente non se ne assume la responsabili- tà”. Questo principio è essenziale in quanto determina la certezza per ogni marittimo di identificare l’autorità responsabile del salvataggio della vita umana in mare. Tale obbligo permane, anche se l’evento di soccorso non rientra nell’ambito di competenza del MRCC a cui è stato notificato per primo il caso di soccorso. Il manuale IAMSAR stabilisce che il primo MRCC che riceve la notizia di una possibile situazione di emergenza SAR ha la responsabilità di intraprendere le prime azioni immediate per gestire tale situazione, anche se l’evento è al di fuori della sua specifica area di responsabilità. Il coordinamento continua ad essere responsabilità del primo MRCC fino a quando non passa ad un altro RCC, che è quello responsabile dell’area o un altro che è in grado di fornire un’assistenza più adeguata. Ciò significa che gli obblighi del primo MRCC non cessano, a meno che non sia concretamente possibile trasferire il coordinamento ad un RCC che possa dimostrare affidabilità e capacità di coordinare i soccorsi. Questa interpretazione si riflette anche nel Rapporto 7.12.2018 della Corte dei Ministri di Catania, che afferma che “ai sensi della Convenzione ‘SAR’ di Ambur- go, così come delle successive Linee Guida sul trattamento delle persone soccor- se in mare, lo Stato di ‘primo contatto’ con le persone in difficoltà (in questo caso, l’Italia) ha l’obbligo di intervenire e coordinare le operazioni di soccorso anche al di fuori della propria area SAR, e questo laddove l’autorità nazionale che sarebbe competente in base alla distribuzione delle acque marittime (in questo caso, Malta) non interviene in tempo utile”. Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean 16 / 28
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