Controllo a distanza: la collaborazione UE-Libia nelle intercettazioni di massa dei migranti nel Mediterraneo Centrale - Mediterranea | Saving ...

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Controllo a distanza: la collaborazione UE-Libia nelle intercettazioni di massa dei migranti nel Mediterraneo Centrale - Mediterranea | Saving ...
Controllo a distanza:
la collaborazione UE-Libia nelle intercettazioni di
massa dei migranti nel Mediterraneo Centrale

Published on June, 17 2020 by:

  Alarm Phone, Borderline Europe, Mediterranea – Saving Humans, Sea-Watch
Indice

Tavola delle abbreviazioni

Introduzione

  Risultati fondamentali

  Riassunto esecutivo

  Richieste

CORPUS DEL LAVORO

  Come la UE è arrivata ai respingimenti per procura nel Mediterraneo Centrale:
  breve cronistoria delle collaborazioni EU/Italia-Libia in tema di migrazioni

  Il ruolo di Frontex

  “Colmare” il vuoto dei soccorsi attraverso la cosiddetta Guardia Costiera libica: una map-
  patura della responsabilitá dell´EU

  Ricostruzione dei casi e analisi legale

       Le norme internazionali che definiscono le modalitá di Ricerca e Soccorso

       Caso 1: L´approccio “da falco” del MRCC italiano all´emergenza in mare

       Caso 2: Tenere le ONG fuori dai giochi: la comunicazione esclusiva tra EUNAVFOR
       MED e Forze Armate maltesi con la cosiddetta Guardia Costiera libica

       Caso 3: La Comandante Bettica chiude un occhio dinnanzi ad
       una richiesta di soccorso (Mayday relay)

CONCLUSIONI
Tavola delle abbreviazioni

           AFM (Forze Armate di Malta)                               Le Forze Armate di Malta sono responsabili delle attività di ricerca e soccorso (SAR)
                                                                     all’interno della zona di ricerca e soccorso maltese, e sono coordinate dal Centro di
                                                                     Coordinamento Soccorsi Maltese (RCC).
           ALO (Air Liaison Officer)                                 Ufficiale di collegamento aereo, responsabile delle comunicazioni con il suolo e
                                                                     con le autorità competenti durante i voli di ricognizione
           Colibri                                                   Aerei da ricognizione civile, precedentemente gestiti congiuntamente da Sea-Wa-
                                                                     tch e Pilotes Volontaires
           DCIM (Directorate for Combatting                          Direttorato per il contrasto dell´immigrazione clandestina. Il dipartimento libico
           Illegal Migration)                                        incaricato di gestire i centri di detenzione libici, facente capo al Ministero dell’Inter-
                                                                     no del GNA
           ECHR (European Convention on Human Rights)                Convenzione europea per la salvaguardia de diritti dell´uomo e delle libertá fonda-
                                                                     mentali
           ECtHR (European Court of Human Rights)                    Corte Europea dei diritti dell´uomo
           GACS (General Administration                              Amministrazione generale per la sicurezza costiera, forze dell´ordine facenti capo
           for Coastal Security)                                     al Ministero dell’Interno del GNA
           GNA (Government of National Accord)                       Governo di accordo nazionale. Governo della Libia sostenuto dall’ONU, guidato dal
                                                                     primo ministro Fayez al-Sarraj dal 2016
           IAMSAR (Manual International Aeronautical                 Manual International Aeronautical and Maritime Search and Rescue Manual):
           and Maritime Search and Rescue Manual)                    Manuale internazionale di ricerca e soccorso aereo e marittimo
           NGO (Non-governmental Organization)                       Organizzazione Non Governativa
           scLYCG (so-called Libyan Coast Guard)                     cosiddetta Guardia Costiera Libica (nel testo, cosiddetta GC libica)
           EUNAVFOR MED (European Union Naval                        Forza navale dell´Unione European nel Mediterraneo. EUNAVFOR MED, altrimenti
           Force Mediterranean)                                      conosciuta come operazione SOPHIA, operazione ormai conclusa e coordinata
                                                                     dall’UE che ha avuto luogo tra il Giugno del 2015 ed il marzo del 2020
           ITMRCC (Italian Maritime Coordination Centre)             Centro Italiano di coordinamento dei soccorsi (MRCC di Roma)
           IMO (International Maritime Organisation)                 Organizzazione Marittima Internazionale
           scJRCC (so-called Joint Rescue                            cosiddetto Centro coordinamento soccorsi congiunti (unisce soccorso marittimo e
           Coordination Centre)                                      soccorso aereo)
           Moonbird                                                  Aerei da ricognizione civile gestiti congiuntamente da Sea-Watch e dai Piloti Uma-
                                                                     nitari
           (M)RCC ((Maritime) Rescue Coordination Centre)            Centro di coordinamento dei soccorsi marittimi
           NCC (National Coordination Centre)                        Centro di coordinamento nazionale
           SAR (Search and Rescue)                                   Ricerca e Soccorso
           SOLAS (International Convention for                       Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare
           the Safety of Life at Sea)
           SRR (Search and Rescue Region)                            Area di Ricerca e Soccorso
           UNSMIL (UN Support Mission in Libya)                      Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia

Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean                                                     1 / 28
Risultati fondamentali
                      1. L´EU dispiega i propri assetti aerei allo scopo di individuare dall’alto le barche di migranti in
                         fuga, ed indirizzare la cosiddetta Guardia Costiera libica verso il punto in cui queste si trovano.

                      2. La sorveglianza aerea ha portato alla cattura di decine di migliaia di persone ed alla loro ricon-
                         duzione verso la zona di Guerra libica

                      3. Attraverso la sorveglianza aerea e le attivitá di coordinamento nell´intercettazione dei migranti,
                         gli attori dell’UE hanno violato i propri obblighi SAR, e facilitato le attivitá di intercettazione
                         delle autoritá libiche. Gli attori europei sono pertanto complici nella violazione sistematica dei
                         diritti umani.

            Riassunto esecutivo
                      Nel corso degli ultimi anni, l’Unione Europea ed i suoi stati membri hanno progressivamente
                      ridotto le attività di Ricerca e Soccorso in mare (SAR) ad opera dei propri attori istituzionali,
                      come le Guardie Costiere, i Centri di Coordinamento dei Soccorsi Marittimi (MRCCs) e le missioni
                      militari, come ad esempio EUNAVFOR MED. Al loro posto, la UE ha (ri)costituito le cosiddette
                      Guardie Costiere libiche (GCL) finanziandole, equipaggiandole, addestrandole e legittimandole
                      politicamente.

                      Tali sforzi sono culminati nel giugno 2018 con la notifica all´Organizzazione Marittima Interna-
                      zionale (IMO) di una nuova area SAR, coordinata dalle autoritá libiche. Contemporaneamente, le
                      ONG che effettuavano operazioni essenziali di Ricerca e Soccorso in mare sono state criminaliz-
                      zate e delegittimate.

                      Nonostante la cosiddetta GCL sia formata a tutti gli effetti da milizie il cui coinvolgimento in
                      violazioni sistematiche dei diritti umani, nonché nel traffico di esseri umani, sia ormai accerta-
                      to,1 El’UE ed i suoi Stati Membri forniscono loro supporto tecnico, logistico e politico e spesso
                      persino nel coordinamento diretto delle operazioni. Lo scopo è fare sí che la cosiddetta GCL
                      intercetti i migranti prima che questi raggiungano le zone SAR europee, o addirittura mentre si
                      trovano già all’interno di esse, come recentemente registrato.2 Le intercettazioni effettuate dalla
                      cosiddetta GCL all’interno della zona SAR europea rappresentano un’ulteriore fase dell’aggra-
                      varsi del fenomeno.

                      1   Nello Scavo in Avvenire ha riportato nell’ottobre 2019, che un presunto trafficante libico, noto come Bija, era stato invitato a incontri ufficiali a
                          Roma e in Sicilia per discutere della questione migratoria, in rappresentanza della cosiddetta GC libica (v. https://www.avvenire.it/attualita/pagine/
                          dalla-libia-al-mineo-negoziato-boss-libico). Nancy Porsia denunciava le attività di Bija come trafficante già nel 2017 (https://www.trtworld.com/ma-
                          gazine/libya-human-trafficking-mafia-in-zawiya-301505). Anche Francesca Mannocchi denunciò ampiamente il coinvolgimento delle milizie nelle
                          attività di traffico (https://www.theguardian.com/world/2019/nov/03/libya-migrants-tripoli-refugees-detention-camps; https://www.middleeasteye.
                          net/news/they-cant-sail-europe-so-whats-happening-migrants-trapped-libya).
                      2   V. http://watchthemed.net/index.php/reports/view/1366, “18/10: 50 persone intercettate e riportate in Libia nella zona SAR maltese” e più recente-
                          mente https://alarmphone.org/en/2020/04/16/twelve-deaths-and-a-secret-push-back-to-libya/?post_type_release_type=post.

Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean                                                                          2 / 28
Alarm Phone, borderline-europe, Mediterranea e Sea-Watch, attivisti e ONG presenti in mare hanno
                  direttamente assistito e documentato respingimenti (nella forma di pushbacks e pullbacks) illegali in
                  Libia. Si è osservata la completa incapacitá delle autoritá libiche nel coordinare in maniera competente
                  gli eventi SAR, causando così un elevato numero di incidenti mortali. Siamo anche stati testimoni del
                  profondo legame tra forze militari e Guardie Costiere europee con la cosiddetta GCL, in grave violazio-
                  ne di diverse leggi e convenzioni internazionali. Il presente report fornisce ricostruzioni dettagliate di
                  tre avvenimenti SAR che comprovano la nostra rivendicazione, e che sono emblematici di una forma di
                  cooperazione tra Libia ed UE che ha portato all’intercettazione ed alla riconsegna di decine di migliaia
                  di persone ai campi di tortura libici da parte della cosiddetta GCL. Queste ricostruzioni sono basate su
                  quanto abbiamo osservato in mare in prima persona, ed includono anche comunicazioni con autoritá
                  europee e libiche, come anche comunicazioni radio tra diverse autoritá ascoltate per caso, e chiamate
                  di emergenza da parte di persone in pericolo in mare.

                        - Nel primo caso, dimostriamo il modo in cui l’MRCC italiano ha ripetutamente rifiutato di assu-
                          mersi la responsabilità di coordinare i soccorsi durante un caso di emergenza, malgrado stesse
                          già evidentemente coordinando gli assetti aerei allo scopo di monitorare l´imbarcazione di
                          legno che si trovava in pericolo. La stessa imbarcazione è stata poi intercettata dalla cosiddetta
                          GCL a piú di 12 ore dal primo allarme.

                        - Nel secondo caso, dimostriamo come gli assetti aerei di EUNAVFOR MED si siano direttamente
                          coordinati con la cosiddetta GCL per intercettare i tentativi di fuga dei migranti. La posizione di
                          due gommoni individuati dalle forze aeree è stata fornita esclusivamente alla cosiddetta GCL
                          nonostante la presenza di imbarcazioni di ONG nella stessa area. La cosiddetta GCL ha quindi
                          potuto intercettare i migranti e riportarli in Libia.

                        - Nel terzo caso, documentiamo dettagliatamente l’episodio che ha visto la Comandante Bettica,
                          nave della Marina Militare Italiana, ignorare la richiesta di intervento urgente di un gruppo di
                          migranti in grave pericolo che aveva prima contattato Alarm Phone ed era poi stato individuato
                          da Moonbird, l’aereo da ricognizione di Sea Watch. Invece di prestare assistenza, la nave italiana
                          ha dispiegato un elicottero per assistere la cosiddetta GCL nel riportare i migranti in Libia.

                  È solo grazie alla presenza ed alle attività di monitoring di Alarm Phone e delle ONG attive nel Medi-
                  terraneo che è stato possibile documentare tali casi. Cionondimeno, molto di ció che avviene in mare
                  rimane non segnalato, a causa del sempre piú ristretto spazio d’azione garantito alle ONG, e a causa
                  delle informazioni sempre piú limitate su casi di pericolo ed intercettazioni in mare messe a disposizio-
                  ne delle ONG dalle autoritá. Si puó pertanto presumere che le pratiche riportate in questo documento
                  siano paradigmatiche di un modello molto più pervasivo di comportamento criminale di stato portato
                  avanti dalle autoritá europee.

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Vi sono diversi modi in cui le autorità dell’UE e gli Stati membri hanno facilitato e persino
                      direttamente contribuito alle operazioni sistematiche di “respingimento per procura”.3 Come
                      è già stato osservato, attraverso la creazione di una nuova area SAR sotto il coordinamento del
                      cosiddetto Centro congiunto di coordinamento soccorsi (scJRCC) di Tripoli, nonché tramite la
                      fornitura diretta di assetti navali, gli attori dell’UE hanno delegato la responsabilità alle autorità
                      libiche, e sono diventati complici dell’intercettazione e del respingimento sistematico delle
                      persone che tentano di fuggire dalla Libia. I casi documentati in questo rapporto mostrano con
                      grande rilievo il ruolo cruciale svolto dalla sorveglianza aerea dell’UE nelle intercettazioni di
                      massa al largo delle coste libiche, ulteriormente ampliatesi negli ultimi mesi.4 Gli assetti aerei
                      dell’UE vengono dispiegati per avvistare dall’alto le imbarcazioni dei migranti, per poi indirizza-
                      re la cosiddetta GCL verso il punto in cui si trovano le imbarcazioni in fuga. Questa sorveglianza
                      aerea ha portato alla cattura di decine di migliaia di persone e alla loro riconduzione nella zona
                      di guerra libica.

            Richieste
                              - La revoca immediata della Regione SAR libica.
                              - La fine delle collaborazioni tra le istituzioni dell’UE e dei suoi Stati membri con le
                                autorità libiche, compresa la cosiddetta GCL, a causa dei loro accertati precedenti di
                                violazioni dei diritti umani e della loro sovrapposizione con le milizie libiche.
                              - La fine del lavoro di facilitazione, da parte della sorveglianza aerea dell’UE, dei pull-
                                backs effettuati dalle autorità libiche.
                              - La cessazione da parte degli (M)RCC europei della violazione delle convenzioni interna-
                                zionali, con l’ignorare le richieste di soccorso, il ritardare i soccorsi e il coordinare i
                                respin-gimenti verso la Libia.
                              - Il rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati del 1951, e in particolare del
                                principio di non respingimento, anche durante la pandemia di COVID-19.
                              - L’impegno a rispettare i principi dei diritti umani nelle operazioni SAR, comprese quelle
                                che si svolgono nella controversa area SAR libica.
                              - La creazione di rotte aeree sicure e legali, che garantiscano a tutti e tutte la libertà di
                                movimento come diritto fondamentale.

                  3   Il principio di non respingimento è sancito dall’articolo 33 (1) della Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato (1951), nonché dagli articoli 2, 3 e 4 proto-
                      collo n. 4 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Viene fatto divieto di rinvio di un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà
                      sarebbero minacciate per ragioni di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche.
                  4   Alla fine di marzo 2020, l’Unione Europea ha annunciato il lancio di una nuova operazione EUNAVFOR MED, chiamata IRINI, e la conclusione della precedente
                      operazione SOPHIA. Lo scopo principale di IRINI riguarda la sorveglianza (con mezzi aerei, satellitari e marittimi) in alto mare, al largo delle coste libiche così
                      come l‘addestramento continuo della cosiddetta GC libica. Inoltre, ci aspettiamo che la pandemia COVID-19 sia utilizzata dalle istituzioni dell‘UE e dagli Stati
                      membri come scusa per rafforzare i meccanismi di controllo per procura che descriviamo in questo rapporto. A Pasqua del 2020, Alarm Phone aveva già ripor-
                      tato uno scandaloso atto di respingimento dalla zona SAR europea, coordinato dall’RCC di Malta e supervisionata da un velivolo maltese (https://alarmphone.
                      org/en/2020/04/16/twelve-deaths-and-a-secret-push-back-to-libya/?post_type_release_type=post).

Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean                                                                                          4 / 28
Come la UE è arrivata ai respingimenti per
          procura nel Mediterraneo Centrale: breve cro-
          nistoria delle collaborazioni EU/Italia-Libia in
          tema di migrazioni
                      Negli ultimi 5 anni, si calcola che più di 15,000 persone abbiano perso la propria vita nel solo
                      Mediterraneo Centrale.5 Naturalmente, possiamo immaginare che la cifra reale sia ben più alta,
                      se si considera anche il numero di morti non accertate. Nonostante questa massa di persone
                      continui a morire a mare, le istituzioni europee e gli Stati Membri non hanno ammorbidito le
                      rispettive politiche migratorie e di confine, che obbligano centinaia di migliaia di individui ad
                      intraprendere questi pericolosi viaggi attraverso il mar Mediterraneo.

                      Al contrario, la regione mediterranea è stata sempre più militarizzata negli ultimi anni, allo sco-
                      po di “proteggere” i confini Europei, mentre gli strumenti di salvataggio sono stati ridotti, e le
                      ONG delegittimizzate e criminalizzate. Allo stesso tempo, la UE e i suoi Stati Membri hanno cer-
                      cato di ricostruire e dare legittimità politica alla cosiddetta GC libica, per orchestrare campagne
                      internazionali di intercettazione al largo delle coste libiche. In questo modo, decine di migliaia
                      di persone sono state ricondotte agli inumani campi di detenzione in Libia, nei quali la tortura,
                      lo stupro, l’estorsione e numerose altre violazioni dei diritti umani sono esperienza quotidiana.6

                      Nel 2012, l’Italia è stata condannata dalla ECtHR, la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) per
                      aver trasferito un gruppo di cittadini somali ed eritrei, salvati da una nave militare Italiana, alle
                      autorità libiche, nel 2009.7 Ricondurre le persone salvate in Libia, senza dare loro possibilità di
                      chiedere asilo, mettendo a rischio le loro vite e esponendoli a rischio di tortura, è stato giudi-
                      cato illegale ai sensi della ECHR, la Convenzione Europea sui Diritti Umani, come una forma di
                      espulsione collettiva, che contravviene al principio di non-respingimento. La sentenza Hirsi ha
                      confermato che dopo il termine delle prime operazioni di soccorso, le persone sono rimaste a
                      bordo di una nave militare italiana per molte ore, e per questa ragione, esse si trovavano sotto
                      giurisdizione italiana. Possiamo affermare con certezza che, in risposta a questa sentenza deci-
                      siva, la UE e i suoi Stati Membri hanno sviluppato maniere di gestire le migrazioni via mare che
                      implicassero zero contatto fisico con le persone in movimento, contribuendo così alla perdita
                      di molte vite e al rinforzo delle discutibili “autorità” libiche. Ad ogni modo, questa strategia non
                      solleva la UE e i suoi Stati Membri dalle proprie responsabilità, sia dal punto di vista giuridico
                      che da quello politico.

                      5   Dati sulle persone scomparse e decedute dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, nel periodo 2015-2020. https://data2.unhcr.org/
                          en/situations/mediterranean
                      6   https://www.msf.org/libya%E2%80%99s-cycle-detention-exploitation-and-abuse-against-migrants-and-refugees
                          https://www.hrw.org/report/2019/01/21/no-escape-hell/eu-policies-contribute-abuse-migrants-libya
                      7   V. la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sul caso Hirsi Jamaa et al c. Italia, 23.02.2012: https://hudoc.echr.coe.int/eng#{%22ite-
                          mid%22:[%22001-109231%22]} mid%22:[%22001-109231%22]}

Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean                                                                        5 / 28
L’esternalizzazione delle frontiere europee non è un fenomeno recente. L’Italia, in particola-
                      re, ha giocato un ruolo fondamentale in questo processo a partire dalla fine degli anni 90, ed
                      è stata coinvolta in varie iniziative diplomatiche formali ed informali con la Libia, allo scopo
                      di controllare le migrazioni attraverso il Mediterraneo. Tra il 2000 e il 2008, la cooperazione
                      bilaterale si è approfondita sotto vari punti di vista, con un Memorandum di Intenti firmato nel
                      2000 e un accordo raggiunto nel 2003, i cui contenuti sono rimasti secretati.8 Nel dicembre 2007,
                      fu anche firmato un accordo di pattuglia congiunta, poi implementato nel Treaty on Friendship,
                      Partnership and Cooperation (Trattato di Amicizia, Partnership e Cooperazione) dell’agosto
                      2008, che ordinava la fornitura di sei motovedette, e rafforzava la collaborazione tra forze di
                      polizia, nonché lo scambio di informazioni.9 Nell’ottobre del 2010, l’UE ha firmato con la Libia
                      un accordo sulla cooperazione riguardo a un’agenda sulle migrazioni.10

                      Con l’intervento NATO in Libia del 2011, e la caduta di Gheddafi, l’UE non ha più potuto fare affi-
                      damento sulla capacità libica di controllare i propri confini. Nel 2013, l’UE ha dunque lanciato la
                      European Union Integrated Border Management Assistance Mission (EUBAM Libia, Missione di
                      Assistenza Integrata nella Gestione delle Frontiere), seguita dalla Operation Sophia della EUNA-
                      VFOR MED, nel 2015.11 Attraverso queste missioni, la UE mirava a supportare le capacità delle
                      autorità libiche nello sviluppo di una più larga strategia di gestione delle frontiere, con fondi e
                      addestramento destinati alla cosiddetta GC libica.

                      L’operazione italiana umanitaria-militare Mare Nostrum, che ha salvato più di 150.000 persone
                      tra il 2014 e il 2015, e ha portato all’arresto di cosiddetti trafficant,i12 è stata sostituita dall’opera-
                      zione Triton di Frontex, il cui obiettivo era controllare le frontiere, piuttosto che svolgere attività
                      SAR come nel caso dell’operazione precedente.13 La zona operativa dell’Operazione Triton fu
                      spostata più a nord rispetto a quella di Mare Nostrum; essa venne anche estesa e le furono
                      forniti molti meno assetti, rendendo così meno probabile lo svolgimento di operazioni SAR. In
                      risposta a ciò, alcuni attori della società civile iniziarono a condurre operazioni SAR a fine 2014,
                      allo scopo di riempire il vuoto lasciato dalla fine di Mare Nostrum.

                      La tendenza all’esternalizzazione delle frontiere è continuata nel Febbraio del 2017, con la firma
                      tra Italia e Libia di un Memorandum di Intesa,14 che strutturava nuove collaborazioni nel campo
                      della protezione delle frontiere.15 Tra Aprile e Maggio 2017, l’Italia ha fornito 4 motovedette di
                      pattuglia alla Marina libica e alla cosiddetta GC libica,16 seguite da altre dieci motovedette nel

                      8    Paoletti, Emanuela. 2009. “A Critical Analysis of Migration Policies in the Mediterranean: The Case of Italy, Libya and the EU.” RAMSES Working
                           Paper 12/09. Centro Studi europeo, Oxford. V. anche: Heller, Charles, e Lorenzo Pezzani. 2018. “Mare Clausum: Italy and the EU’s Undeclared
                           Operation to Stem Migration across the Mediterranean.” Londra: Forensic Oceanography. http://www.forensic-architecture.org/wp-content/upload-
                           s/2018/05/2018-05-07-FO-Mare-Clausum-full-EN.pdf.
                      9    https://www.hrw.org/news/2009/09/23/italy-libya-connection
                      10   https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/MEMO_10_472
                      11   https://www.operationsophia.eu/
                      12   ‘cosiddetti’ perché gli individui coinvolti nella fornitura delle imbarcazioni per la traversata e che traggono profitto dal viaggio dei migranti sono di
                           rado presenti su queste imbarcazioni. Le persone che vengono “catturate” a bordo delle imbarcazioni in pericolo e che vengono etichettate come
                           “trafficanti” sono spesso coloro che fortuitamente attivano un telefono per chiamare e chiedere aiuto o che sono stati coinvolti nella conduzione
                           della barca. Sull’argomento, v.: https://www.borderline-europe.de/sites/default/files/projekte_files/1%20-%202017_05_10_report%20Italiano_fi-
                           nal.pdf
                      13   https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DOSSIER/0/912705/index.html?part=dossier_dossier1-sezione_sezione11-table_table7
                      14   La traduzione inglese del protocollo d’intesa è disponibile qui: http://eumigrationlawblog.eu/wp-content/uploads/2017/10/MEMORANDUM_tran-
                           slation_finalversion.doc.pdf .
                           Il riepilogo dei punti principali è disponibile qui: https://sarobmed.org/italy-libya-memorandum-of-understanding/
                      15   https://www.amnesty.org/en/latest/news/2020/01/libya-renewal-of-migration-deal-confirms-italys-complicity-in-torture-of-migrants-and-refuge-
                           es/;
                           https://www.avvenire.it/attualita/pagine/esclusiva-nuovo-memorandum-italia-libia
                      16   Heller, C. & Pezzani L. op. cit., p. 4317

Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean                                                                              6 / 28
Novembre 2019.17 Nell’Aprile 2020, il Ministro dell’Interno ha assegnato un appalto del valore di
                      1,6 milioni di euro, perché altre sei motovedette venissero assegnate alla “polizia libica.18 TLo
                      European Trust Fund for Africa (EUTF, Trust Fund Europeo per l’Africa) era stato strutturato con
                      uno spazio di finanziamento destinato al Nord Africa di 91,3 millioni di euro,19 destinati al sup-
                      porto della Integrated Border and Migration Management (Gestione Integrata delle Frontiere e
                      delle Migrazioni) in Libia. Gli obiettivi principali del progetto includevano il rafforzamento della
                      capacità operativa delle autorità libiche in termini di sorveglianza marittima e delle frontiere,
                      come anche l’assistenza nella definizione e nella dichiarazione di una Zona SAR libica, dichiara-
                      ta dalle autorità libiche nel giugno 2018. Ora, con l’esistenza di una zona SAR libica ufficiale, le
                      operazioni di soccorso nelle acque internazionali al largo della Libia non sono più coordinate
                     “ufficialmente” dalla ITMRC, il centro di coordinamento della Guardia Costiera Italiana.

                      Nei mesi precedenti alla dichiarazione della zona SAR libica, l’Italia, con l’aiuto finanziario della
                      UE, ha istituito un semplice Interagency National Coordination Centre (NCC, Coordinamento
                      Nazionale Inter-agenzia), e un MRCC, l’attuale cosiddetto Joint Rescue Coordination Center
                      (scJRCC, cosiddetto Centro Congiunto di Coordinazione del Salvataggio), in un edificio in com-
                      proprietà a Tripoli. In questo edificio, le autorità italiane hanno svolto addestramenti, nonché
                      valutazioni tecniche atte alla creazione dettagliata di un National Coordination Centre (Centro
                      Coordinazione Nazionale) vero e proprio. Come parte dell’operazione italiana Mare Sicuro, una
                      nave militare Italiana ha attraccato nel porto di Tripoli per aiutare ed istruire la Marina Libica e
                      la sua cosiddetta Guardia Costiera per la cooperazione e la coordinazione marittime. L’MRCC e
                      il cosiddetto NCC si trovano nello stesso edificio, con l’obiettivo di facilitare la coordinazione tra
                      i diversi servizi libici coinvolti nel controllo e nella sorveglianza delle frontiere.20 E’ importante
                      aggiungere che la cosiddetta GCL (cosiddetta GC libica) non è un attore unitario; le sue operazio-
                      ni sono supportate da altre fazioni, come la General Administration for Coastal Security (GACS,
                      Amministrazione Generale per la Sicurezza delle Coste), controllata dal Ministro dell’Interno;
                      mentre la cosiddetta Guardia Costiera e Autorità Portuale libica è sottoposta al controllo del
                      Ministero della Difesa. Nonostante il supporto offerto dall’Italia e dalla UE, il cosiddetto JRCC
                      ha dimostrato la propria inabilità a gestire le chiamate di soccorse numerose volte: esso non è
                      disponibile 24h su 24, e il suo personale non parla abbastanza inglese, come sarebbe richiesto
                      dalla IMO.21

                      In parallelo al supporto e all’addestramento dato per aumentare il controllo delle frontiere
                      marittime e terrestri della Libia, l’UE ha progressivamente ridotto la sua presenza marittima,
                      rimpiazzandola con la sorveglianza aerea. L’Operazione Sophia di EUNAVFOR MED ha ritirato
                      i propri assetti marittimi, lasciando solo sei velivoli. Come diretta conseguenza di ciò, sempre
                      meno imbarcazioni di nazioni europee sono in grado di intervenire nel caso ci siano chiamate
                      di soccorso di barche di migranti, eludendo de facto i propri obblighi di salvataggio e trasporto
                      delle persone soccorse verso le coste dei rispettivi paesi. Il 25 Marzo 2020, il Consiglio Europeo

                      17   https://www.internazionale.it/notizie/lorenzo-bagnoli/2019/11/13/italia-libia-guardia-costiera
                      18   https://www.internazionale.it/notizie/lorenzo-bagnoli/2019/11/13/italia-libia-guardia-costiera e https://altreconomia.it/nuove-navi-italiane-alla-li-
                           bia/;
                      19   https://ec.europa.eu/neighbourhood-enlargement/sites/near/files/eutf-noa-libya.pdf
                      20   V. la ricostruzione fatta dal Tribunale di Roma – Collegio per i reati ministeriali nel procedimento contro M. Salvini e M. Piantedosi n. 6/2019, ordi-
                           nanza del 21 novembre 2019 e N. Scavo, 18 aprile 2019 https://www.avvenire.it/attualita/pagine/esclusivo-la-verita-sui-respingimenti-in-mare.
                      21   Convenzione SAR, Allegato, par. 2.3.3.

Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean                                                                            7 / 28
ha pubblicato una decisione secondo la quale una nuova operazione EUNAVFOR MED, l’Opera-
                      zione Irini, sarebbe stata lanciata in sostituzione della Operazione Sophia, sempre di EUNAVFOR
                      MED. Lo scopo dichiarato di questa missione è implementare l’embargo di armi verso la Libia,
                      e di “contribuire allo sviluppo delle capacità e all’addestramento della Guardia Costiera Libica
                      e della Marina Libica, per quanto concerne le operazioni di polizia a mare” e “contribuire alla
                      distruzione del modello di business dei trafficanti di esseri umani e delle reti di traffico, tramite
                      la raccolta di informazioni e la sorveglianza aerea.”22 A inizio Aprile, l’ECRE (Consiglio Europeo
                      su Rifugiati ed Esiliati) ha riportato che l’Alto Rappresentante della UE per gli Affari Esteri e per
                      le Politiche di Sicurezza, Josep Borrell, ha sottolineato che “Queste imbarcazioni non stanno
                      perlustrando il mare in cerca di persone da salvare.” Borrell ha poi contrastato questa dichiara-
                      zione, dicendo che “c’è un accordo tra gli Stati Membri che partecipano alla missione su come
                      procedere, dove sbarcare e come condividere il carico.”23

                      22   https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2020/03/31/eu-launches-operation-irini-to-enforce-libya-arms-embargo/
                      23   https://www.ecre.org/med-irini-ships-will-not-search-but-rescue-civilian-search-and-rescue-vessel-back-at-sea/

Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean                                                  8 / 28
Il ruolo di Frontex
                      Un attore cruciale nel Mediterraneo Centrale è Frontex, l’Agenzia Europea per il Controllo delle
                      Frontiere della Guardia Costiera, attualmente impegnata in una operazione di controllo delle
                      frontiere e sorveglianza “Search and Rescue” denominata Themis. In questa operazione Frontex,
                      la mancanza di trasparenza e di responsabilità rendono difficile per le ONG e organizzazioni
                      della societá civile capire le specificità operative della missione stessa. Questa agenzia, in effetti
                     - le cui capacità e il cui potere si sono espansi fortemente negli ultimi 4 anni - rifiuta sistematica-
                      mente di fornire informazioni riguardo alle proprie attività e operazioni. L’agenzia non è stata in
                      grado di fornire più di una descrizione di poche righe riguardo ai metodi e alle risorse impiega-
                      te nell’operazione Themis. Ciò che si sa è, ad ogni modo, che l’operazione ha come obiettivo
                      primario il controllo delle frontiere esterne della UE. Tra gli altri compiti, viene anche citato lo
                      svolgimento di attività SAR.24 Ad ogni modo, dato che l’area di competenza di Frontex è stret-
                      tamente delimitata a 24 miglia nautiche dalle coste europee, le navi Frontex non intervengono
                      spesso per assistere i migranti in condizioni di pericolo nel Mediterraneo Centrale.25 Al contrario,
                      il controllo delle frontiere si limita piuttosto ad attività di sorveglianza, svolte dagli assetti aerei
                      dell’agenzia. Questo è un punto che abbiamo potuto osservare attraverso le nostre attività a
                      mare, e che è stato anche confermato da Frontex stessa26 , come afferma essa sul proprio sito:

                                    “allo scopo di espandere la propria abilità di monitoraggio delle frontiere
                                     esterne e condividere le informazioni raccolte con gli Stati Membri dell’UE,
                                     Frontex ha organizzato il Multipurpose Aerial Surveillance (MAS, sistema
                                     di sorveglianza aerea polivalente), che permette ai velivoli che sorvolano i
                                     confini esterni di connettersi con un live feed di video e altre informazioni
                                     direttamente con il quartier generale di Frontex e degli altri paesi UE coin-
                                     volti. L’agenzia sta anche testando il sistema di sorveglianza aerea da remoto
                                     Remotely Piloted Aircraft Systems (RPAS) per vari paesi europei.”27

                      L’utilizzo dei droni e degli aerei come metodo di controllo delle frontiere per il Mediterraneo
                      Centrale permette a Frontex di venire a conoscenza di imbarcazioni in pericolo e delle loro coor-
                      dinate senza impegnarsi a salvarle. Come pratica sistematica, gli agenti di Frontex si attivano in
                      una interpretazione illegittima e formale delle leggi internazionali marittime, allertando solo
                      l’RCC “competente” secondo la posizione geografica dell’evento SAR. Questo significa che se la
                      situazione di pericolo si produce nella disputata zona SAR libica, solo ai libici verrà chiesto di
                      intervenire, anche quando le navi delle ONG o altre potrebbero fornire assistenza in maniera più
                      rapida ed appropriata. Quando i libici intervengono in operazioni SAR, è fatto noto alle autori-
                      tà UE che i naufraghi verranno ricondotti in Libia, luogo considerato generalmente come non
                      sicuro (in particolare per i migranti) da molte organizzazioni internazionali e non soddisfacente
                     “i criteri per essere indicata come un porto sicuro allo scopo del disimbarco in seguito a un salva-
                      taggio a mare”.28 Questa interpretazione formale delle procedure di disimbarco per i salvataggi,
                      come definiti nella legge internazionale marittima, porta, di conseguenza e concretamente, alla
                      violazione dei diritti fondamentali dei migranti.
                      24    https://frontex.europa.eu/along-eu-borders/main-operations/operation-themis-italy-/
                      25   https://www.ceps.eu/ceps-publications/search-and-rescue-disembarkation-and-relocation-arrangements-in-the-mediterranean/
                      26   V. Analisi dei rischi Frontex per il 2019, disponibile su https://frontex.europa.eu/assets/Publications/Risk_Analysis/Risk_Analysis/Risk_Analysis_
                           for_2019.pdf
                      27   https://frontex.europa.eu/media-centre/news-release/frontex-marks-two-years-as-the-european-border-and-coast-guard-agency-ECWley
                      28   Posizione dell’UNHCR/ACNUR sui ritorni verso la Libia (Aggiornamento II), Settembre 2018. Disponibile su: https://www.refworld.org/pdfi-
                           d/5b8d02314.pdf

Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean                                                                       9 / 28
Nel marzo 2019, l’ex Direttrice Generale della Commissione Europea Paraskevi Michou si è rivol-
                      ta al Direttore di Frontex Fabrice Leggeri in una lettera, in riferimento alla creazione della nuova
                      zona SAR e reiterando la competenza geografica dell’RCC a della zona SAR ad esso corrispon-
                      dente:

                                    “la procedura descritta nella sua lettera per comunicare gli avvistamenti di
                                     situazioni di pericolo, nonché le azioni iniziali riguardo alle suddette situa-
                                     zioni di pericolo, direttamente all‘MRCC “responsabile” per la regione SAR,
                                     costituisce una procedura che è in linea con quanto prescritto dalla Conven-
                                     zione di Amburgo del 1979.”29

                      Nella sua lettera, Michou legittimizza le autorità libiche come l’RCC “responsabile”. Assicura
                      altresí che allertare queste stesse autorità in caso di situazioni di pericolo sarebbe in conformità
                      con le leggi internazionali, dal momento che esse sono le prime responsabili per il coordina-
                      mento dei casi di pericolo in quella zona. Ad ogni modo, la lettera omette ogni menzione del
                      fatto che questa interpretazione della legge internazionale non è solo restrittiva e contestata,
                      ma anche costitutiva di numerose violazioni dei diritti fondamentali dei migranti. Questi casi
                      verranno raccontati in dettaglio nelle ricostruzioni di casi e analisi seguenti.

                      La pratica degli attori europei di allertare le autorità libiche per i casi bisognosi di soccorso in
                      corso nella zona SAR libica, disputata, è stata confermata ulteriormente dal Vice Presidente
                      della Commissione Europea Borrell, in una sessione parlamentare. Borrell ha dichiarato: “ci
                      muoviamo nella cornice dell’Eurosur Fusion Service - Multipurpose Aerial Surveillance (MAS).
                      Durante l’esecuzione del MAS nell’aria pre-frontaliera (dal 2017 a circa il 20 Novembre 2019),
                      quando Frontex ha rilevato una situazione di pericolo nella zona SAR libica, l’Agenzia ha notifi-
                      cato la situazione in 42 casi al vicino Member State Rescue Coordination Centre, a EUNAVFOR
                      MED, nonché alle autorità libiche.”30

                      29   Pubblicata da Statewatch e disponibile a questo link: http://www.statewatch.org/news/2019/jun/eu-letter-from-frontex-director-a-
                           res-2019)1362751%20Rev.pdf
                      30   https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2019-002654-ASW_EN.pdf

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“Colmare” il vuoto dei soccorsi attraverso la
             cosiddetta Guardia Costiera libica: una map-
             patura della responsabilitá dell’UE

                      Come enfatizzato nella sezione precedente, il ritiro dell’UE dalle operazioni di soccorso è coin-
                      ciso con il supporto e la (ri)costruzione di una cosiddetta Guardia Costiera Libica. Le istituzioni
                      della UE e i suoi Stati Membri (in particolare l’Italia) hanno costantemente finanziato e addestra-
                      to la cosiddetta GCl ibica, al fine di legittimarne le capacità di eseguire intercettazioni. Questo
                      tentativo di attribuire “competenza geografica” alle autorità libiche è culminato nella notifica
                      all’IMO di una nuova zona SAR libica, sotto la competenza del cosiddetto JRCC di Tripoli.

                      La creazione di questa nuova zona SAR ha contribuito alla completa dissoluzione delle respon-
                      sabilità UE in fatto di salvataggio nel Mediterraneo Centrale, e alla segnalazione sistematica di
                      tutti i casi di imbarcazioni in pericolo alla cosiddetta GCL - un insieme di forze inaffidabili, il cui
                      coinvolgimento in violazioni di diritti umani e traffico di esseri umani è documentato.31 ’Europa
                      ha anche progressivamente ritirato la maggior parte dei propri assetti navali nella regione per
                      coordinare, invece, tramite la sorveglianza aerea, le intercettazioni svolte dalla cosiddetta GCL.
                      Questo costituisce una politica di respingimento sistematico per procura, nella quale la cosid-
                      detta GCL fa il lavoro sporco dell’Europa. Queste intercettazioni di massa delle imbarcazioni
                      portano poi i naufraghi ad essere ricondotti alle condizioni infernali dalle quali stavano ten-
                      tando di scappare. Detenzione di massa, tortura, stupro e estorsione costituiscono una realtà
                      quotidiana e esperienze documentate in Libia. La creazione della zona SAR libica ha conseguen-
                      ze sulle persone anche dopo il loro salvataggio: se vengono salvati da navi delle ONG o da navi
                      mercantili nella nuova zona SAR libica, il disimbarco in Europa è trattato come una eccezione
                      umanitaria da Malta e dall’Italia. Questo significa, per chi viene salvato, un’attesa di molti giorni
                      prima di poter raggiungere un porto sicuro.32

                      Dalla creazione della nuova zona SAR, gli attori europei hanno sviluppato ed espanso l’infra-
                      struttura di comunicazione e sorveglianza atta a condurre i respingimenti per procura, eseguiti
                      dalla cosiddetta GCL, nonostante le autorità libiche si siano chiaramente dimostrate incapaci
                      di gestire eventi SAR in conformità con i doveri di un JRCC suppostamente competente. Nella
                      prossima sezione, esporremo ricostruzioni dettagliate caso per caso, a supporto delle nostre
                      dichiarazioni.

                      31   “La trattativa nascosta. Dalla Libia a Mineo il negoziato tra l‘Italia e il boss”, https://www.avvenire.it/attualita/pagine/dalla-libia-al-mineo-negozia-
                           to-boss-libico
                      32   In base al diritto internazionale, le persone soccorse devono essere trasferite in un luogo sicuro, ovvero una località dove la sicurezza della vita dei
                           sopravvissuti sia garantita e le loro necessità primarie possano essere soddisfatte (1.3.2, 3.1.9, Allegato alla Convenzione SAR).

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Ricostruzione dei casi e analisi legale
                      I regolamenti internazionali che definiscono le modalitá delle attivitá di
                      ricerca e salvataggio (SAR)

                      Come sarà ulteriormente spiegato nei seguenti riferimenti legali, l’obbligo di ogni capitano di
                      prestare assistenza alle imbarcazioni in difficoltà è disciplinato ai sensi di diversi trattati inter-
                      nazionali. Contestualmente, gli stati che fanno parte degli stessi trattati e convenzioni sono
                      legalmente vincolati a coordinare le SAR, impegno che include l’indicare porti sicuri di approdo
                      per coloro che sono stati salvati.

                      Al fine di adempiere all’obbligazione di assicurare servizi SAR in tutto il mondo, e di evitare che
                      ci siano aree marittime situate al di fuori delle zone di protezione, le acque internazionali sono
                      state formalmente divise in diverse Search and Rescue Region (SRR). I confini di tali regioni
                      sono definiti grazie ad accordi internazionali, stabiliti tra paesi costieri sotto il coordinamento
                      dell’IMO. Gli stati che hanno dichiarato l’esistenza e l’estensione della propria SRR sono respon-
                      sabili del coordinamento delle attività SAR, nonché del prendere tutte le misure necessarie per
                      proteggere le persone in pericolo in tale area. Le Regioni SAR comprendono vaste aree di acque
                      internazionali dove gli stati non esercitano la propria sovranità, a differenza di quanto accade
                      nelle proprie acque territoriali.

                      Secondo le convenzioni SAR e SOLAS, gli stati devono fondare enti interni specifici, il cui com-
                      pito sarà ricevere chiamate di emergenza, e coordinare le operazioni di salvataggio. Tali enti
                      sono denominati Maritime Rescue Coordination Centers (MRCCs) e possono essere organizzati
                      in maniera diversa. Tali enti devono essere raggiungibili telefonicamente in qualsiasi momento,
                      e gli ufficiali in servizio devono saper parlare inglese. I contatti di posta elettronica e telefo-
                      nici, così come l’estensione geografica delle SRR, devono essere resi pubblici sul sito internet
                      dell’IMO, al fine di garantire la sicurezza della vita in mare. Tutti gli stati sono dunque tenuti a
                      istituire strutture interne e piani operativi che garantiscano una gestione rapida ed efficiente
                      delle situazioni di pericolo.

                      Quando la notifica di un caso di pericolo perviene a un MRCC, quest’ultimo è soggetto all’obbli-
                      go di intervenire e assumersi la responsabilità del caso - anche se l’evento sta avendo luogo al
                      di fuori della sua SRR - finché un altro MRCC non se ne assuma formalmente la responsabilità.
                      Ovviamente, al fine di conformarsi con il diritto internazionale marittimo e con le leggi sui diritti
                      umani, il presente MRCC deve essere in grado di fornire assistenza concreta, nonché di lanciare
                      e coordinare un’appropriata operazione SAR e fornire un porto sicuro per lo sbarco dei soprav-
                      vissuti.

Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean                      12 / 28
Il diritto a ricevere assistenza in situazione di pericolo in mare, ed essere sbarcati in un porto
                      sicuro, non è soggetto a nessun tipo di discriminazione o distinzione basata sulla nazionalità,
                      sullo status giuridico o sulle circostanze che hanno portato gli individui a trovarsi in situazione
                      di pericolo durante la navigazione.

                      La notifica di un caso di pericolo può essere effettuata attraverso diverse modalità (telefono,
                      email, radio, sistemi di comunicazione satellitare ecc.) e può arrivare da diversi agenti: passeg-
                      geri dell’imbarcazione in pericolo, imbarcazioni terze che si trovano in prossimità dell’evento
                      SAR, ricognizioni di risorse aeree (incluso droni), chiamate telefoniche di amici e parenti delle
                      persone in situazione di estrema necessità in mare. Tali circostanze non influiscono sull’obbligo
                      degli stati di fornire assistenza.

                      Il coordinamento delle attività SAR comporta una procedura di vari passi e azioni. Prima di tutto,
                      gli MRCC sono responsabili della valutazione del livello di emergenza nella specifica situazione
                      di pericolo, e della diffusione dell’informazione sulla presenza del caso a tutti i mezzi in prossi-
                      mità al fine di garantire un soccorso immediato. Questo punto diventa particolarmente cruciale
                      quando non ci sono imbarcazioni gestite dallo stato nelle vicinanze, in grado o abbastanza
                      vicine per un intervento rapido, come è spesso il caso nel Mediterraneo Centrale.

                      Effettivamente, fin dalla creazione dell’attuale sistema di leggi internazionali riguardanti la
                      protezione della vita in mare, gli stati si erano sempre affidati all’intervento di imbarcazioni
                      private, che rispondevano sia al principio che obbliga i capitani a prestare assistenza ad altre
                      imbarcazioni in pericolo, sia alle leggi internazionali che permettono agli MRCC di dare istruzio-
                      ni a imbarcazioni private durante le operazioni di salvataggio .

                      Quando più di un MRCC è a informato dell’esistenza di un evento SAR, e viene richiesto loro di
                      intervenire, gli MRCC hanno l’obbligo di coordinarsi e fornire tutte le garanzie necessarie, sia
                      per l’imbarcazione in pericolo e per i suoi passeggeri, sia per l’imbarcazione/i che effettua/no
                      l’operazione di salvataggio.

                      Il coordinamento delle attività SAR non termina quando i naufraghi si trovano a bordo dell’im-
                      barcazione di salvataggio. Le attività SAR terminano solo una volta che i passeggeri salvati sono
                      disimbarcati in un porto considerato “sicuro”, cioè in un porto dove le loro vite, i loro bisogni
                      primari e i loro diritti umani non sono più a rischio.

                      In concreto, ciò significa che se uno stato non può offrire un vero porto sicuro nel proprio terri-
                      torio, ci dovrà essere un immediato coordinamento tra gli stati coinvolti al fine di svincolare il
                      prima possibile il capitano dell’imbarcazione di salvataggio dalle proprie responsabilità verso
                      gli individui salvati, garantendo allo stesso tempo la salvezza di questi ultimi prima e dopo il
                      raggiungimento della terraferma.

Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean                    13 / 28
Caso 1: L’approccio aggressivo dell’MRCC italiano all’emergenza in mare

                           10.04.2019: l’MRCC italiano rifiuta di assumersi la responsabilità del coordinamento di un
                           caso di emergenza per oltre 12 ore, mentre coordina naturalmente gli assetti aerei per
                           monitorare la barca di legno in difficoltà. La cosiddetta Guardia Costiera libica (scLYCG)
                           interviene dopo 12 ore.

                      La mattina presto del 10 aprile 2019, Alarm Phone ha ricevuto una chiamata da un piccolo grup-
                      po di migranti, a circa 20 miglia nautiche dalla costa di Zuwara, in Libia. Il gruppo ha informato
                      Alarm Phone che il loro motore era caduto in acqua e che avevano urgente bisogno di aiuto. Si
                      trovavano in mare dalle 22:00 CEST della notte precedente e, secondo la loro testimonianza,
                      avevano lasciato la Libia con 28 persone a bordo, ma 8 persone erano cadute in acqua e scom-
                      parse. Solo 20 sopravvissuti erano riusciti a rimanere a bordo.

                      La squadra di Alarm Phone è stata in grado di recuperare la loro posizione GPS e di trasmet-
                      terla al velivolo civile da ricognizione Moonbird33 e all’ITMRCC. Quest’ultimo non avrebbe dato
                      alcuna conferma dell’avvio di un’operazione di SAR. Alarm Phone ha anche informato la Guardia
                      Costiera tunisina via telefono ed email della situazione di emergenza. La squadra di Alarm Pho-
                      ne è rimasta in contatto con la barca, e tra le 8:00 e le 8:30 CEST, i migranti hanno riferito di poter
                      vedere un aereo. Il Moonbird è riuscito ad arrivare sul posto e a confermare la posizione data
                      dalla barca ad Alarm Phone. Alarm Phone ha provato a contattare la cosiddetta GC libica ma
                      non è stata in grado di raggiungere nessuno. Nel frattempo, l’Ufficiale di Collegamento Aereo
                      (ALO) di Moonbird ha chiamato anche l’ITMRCC, e l’ITMRCC li ha informati che la cosiddetta GC
                      libica era l’autorità di coordinamento.

                      Ancora una volta, Alarm Phone ha chiamato la cosiddetta GC libica, senza alcun risultato. La GC
                      tunisina ha informato Alarm Phone che si sarebbe coordinata con il JRCC di Tripoli e l’ITMRCC.
                      Moonbird, sul posto, ha quindi deciso di effettuare un Mayday Relay34 al quale ha risposto quasi
                      immediatamente “copy” il velivolo francese Falcon 50 di EUNAVFOR MED, che ha poi raggiunto
                      la posizione. In seguito, Moonbird ha cercato di contattare VOS Triton, una nave di rifornimen-
                      to che operava vicino alla piattaforma petrolifera di Farshah, non troppo lontana dal caso di
                      pericolo. Moonbird ha osservato mentre il Falcon 50 faceva cadere le zattere di salvataggio e i
                      fumogeni sulla scena del pericolo.35 Poco dopo, Moonbird ha dovuto abbandonare la scena per
                      mancanza di carburante.

                      Nel frattempo, da terra, l’ALO di Moonbird ha chiamato l’ITMRCC, che si è rifiutato di assu-
                      mersi la responsabilità del coordinamento, riferendosi ai libici come la “autorità competen-
                      te” e menzionando anche che il velivolo civile da ricognizione avrebbe dovuto mettersi in

                      33   La ONG civile SAR Sea-Watch dispone di un aereo, il Moonbird, in collaborazione con la Humanitarian Pilots Initiative, e in precedenza il velivolo
                           Colibrì insieme a Pilotes Volontaires, allo scopo di avvistare in mare le imbarcazioni in pericolo, informare le autorità competenti della situazione di
                           pericolo e documentare le violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo centrale.
                      34   Termine impiegato a livello internazionale per una chiamata di emergenza via radio. Principalmente utilizzato come immediata richiesta d’aiuto
                           quando un’unità si trova in pericolo grave.
                      35   Grazie alla nostra lunga esperienza nelle operazioni di soccorso, sappiamo che gettare delle zattere di salvataggio può risultare pericoloso, in parti-
                           colar modo quando non è presente alcuna nave nelle vicinanze. Si rischia di scatenare il panico tra le persone sull’imbarcazione in pericolo, le quali
                           nel cercare di raggiungere le zattere rischiano di sbilanciare la loro imbarcazione (spesso sovraccarica) e di provocarne quindi il capovolgimento.

Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean                                                                             14 / 28
contatto con l’MRCC Tunisia. Poco dopo, l’ITMRCC ha inviato un messaggio NAVTEX36 a nome
                      del JRCC Tripoli, ribadendo ancora una volta che Tripoli era l’autorità di coordinamento per
                      questo evento SAR.

                      Sulla barca la situazione è diventata più tesa. Alarm Phone ha trasmesso il numero delle autori-
                      tà alle persone in difficoltà che hanno chiamato direttamente l’ITMRCC. Essendo ormai mezzo-
                      giorno, l’ALO di Moonbird ha deciso di chiamare di nuovo l’ITMRCC, trasmettendo loro tutte le
                      informazioni pertinenti alle autorità e sottolineando la loro responsabilità di coordinamento. In
                      un altro tentativo di coinvolgere gli attori commerciali nelle vicinanze della scena dell’emergen-
                      za, il capo missione della Moonbird ha chiamato la società Vroon, proprietaria di una delle navi
                      di rifornimento nelle vicinanze. La compagnia si è rifiutata di intervenire.

                      Nel frattempo, Alarm Phone è rimasta in contatto con i migranti, ha informato l’RCC Malta e
                      ha deciso di inviare una sintesi delle informazioni raccolte sul caso all’ITMRCC e all’RCC Malta,
                      chiedendo assistenza immediata. Alarm Phone ha inoltre comunicato di aver trasmesso tutte le
                      informazioni sul caso anche alle autorità libiche e tunisine. Alle 15:52 CEST la hotline ha ricevu-
                      to un’email dall’MRCC Roma in cui si affermava che il JRCC Libia avrebbe coordinato i soccorsi e
                      che era stato inviato da Roma un avviso di pericolo a tutte le navi.

                      Sea-Watch ha deciso di lanciare una seconda missione di monitoraggio con l’aereo Moonbird che
                      è decollato alle 15:24 CEST, per tornare verso la situazione di pericolo. L’ALO di Moonbird è
                      stato informato dall’ITMRCC che Cotos 45, un aereo spagnolo EUNAVFOR MED, si trovava
                      sul posto. Alle 16:30 CEST Moonbird è stato in grado di localizzare e visualizzare di nuovo la
                      barca di legno. Due zattere di salvataggio sono state dispiegate ma sono rimaste vuote e alla
                      deriva a circa un miglio nautico di distanza dalla barca. Mentre Cotos 45 (ENFM) sorvolava
                      la zona circostante, Moonbird ha deciso di dirigersi verso nord per identificare tutte le navi
                      vicine e chiedere il loro intervento. Moonbird ha avvistato quattro navi mercantili vicino alla
                      piattaforma petrolifera di Farshah: VOS TRITON, VOS APHRODITE, ASSO ZEJT 1, MELODY 5.
                      L’ASSO ZEJT 1 era la più vicina alla barca di legno. Purtroppo, in quel momento, Moonbird
                      ha dovuto interrompere la sua missione e tornare indietro a causa di problemi al motore.

                      Alle 19:40 CEST Alarm Phone non riusciva più a raggiungere il numero di telefono satellitare
                      (Thuraya) delle persone in difficoltà. Sembrava che la batteria del telefono si fosse scaricata.
                      Alarm Phone ha quindi chiamato l’RCC di Malta, implorando loro di contattare le navi commer-
                      ciali nelle vicinanze - ma l’RCC si è rifiutato. Infine, alle 20:05 CEST, l’MRCC Roma ha informato
                      Alarm Phone che i libici avevano trovato la barca in pericolo e raccolto le persone in difficoltà,
                      più di 12 ore dopo la prima segnalazione del caso di pericolo alle autorità da parte di Alarm
                      Phone.

                      Dalla ricostruzione di questo caso, è chiaro che diversi assetti aerei europei - il Falcon 50 e il
                      Cotos 45 - erano presenti sul posto il giorno in cui è stato dichiarato il pericolo. Si può quindi
                      ragionevolmente supporre che ci sia stato un coordinamento tra l’operazione militare europea
                      EUNAVFOR MED e l’MRCC italiano, che erano al corrente fin dall’inizio di questo caso di pericolo
                      e hanno deciso di non ordinare l’intervento di nessuna delle navi commerciali vicine alla scena.
                      Hanno invece ritardato i soccorsi rinviando costantemente gli attori civili che chiedevano infor-
                      mazioni al JRCC di Tripoli, che non ha mai risposto. Alla fine, la cosiddetta GC libica è riuscita
                      ad effettuare un pull-back. Non sappiamo più nulla della sorte delle persone che sono state
                      intercettate e che sono state riportate in Libia o di quelle che si presume siano finite in mare.
                      36   I messaggi NAVTEX sono utilizzati per comunicazioni urgenti da e per le navi. Sono parte integrante del sistema mondiale di soccorso e sicurezza in
                           mare (GMDSS), il quale codifica le procedure e le comunicazioni da seguire durante le situazioni di soccorso in mare.

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Riferimento legale 1, caso 1:

                      Il primo RCC che riceve la richiesta di soccorso ha l’obbligo di intervenire e
                      coordinare le operazioni in mare, almeno fino a quando il coordinamento non sarà
                      formalmente e sostanzialmente assunto da un altro RCC.

                      Infatti, la RISOLUZIONE MSC.167(78), adottata il 20 maggio 2004, denominata “LINEE
                      GUIDA SUL TRATTAMENTO DELLE PERSONE SALVATE IN MARE” nell’articolo 6.7 prevede che
                      “Il primo RCC, tuttavia, è responsabile del coordinamento del caso fino a quando il
                      RCC responsabile o un’altra autorità competente non se ne assume la responsabili-
                      tà”.

                      Questo principio è essenziale in quanto determina la certezza per ogni marittimo di
                      identificare l’autorità responsabile del salvataggio della vita umana in mare.
                      Tale obbligo permane, anche se l’evento di soccorso non rientra nell’ambito di
                      competenza del MRCC a cui è stato notificato per primo il caso di soccorso. Il
                      manuale IAMSAR stabilisce che il primo MRCC che riceve la notizia di una possibile
                      situazione di emergenza SAR ha la responsabilità di intraprendere le prime azioni
                      immediate per gestire tale situazione, anche se l’evento è al di fuori della sua
                      specifica area di responsabilità.

                      Il coordinamento continua ad essere responsabilità del primo MRCC fino a quando
                      non passa ad un altro RCC, che è quello responsabile dell’area o un altro che è
                      in grado di fornire un’assistenza più adeguata. Ciò significa che gli obblighi del
                      primo MRCC non cessano, a meno che non sia concretamente possibile trasferire il
                      coordinamento ad un RCC che possa dimostrare affidabilità e capacità di coordinare i
                      soccorsi.

                      Questa interpretazione si riflette anche nel Rapporto 7.12.2018 della Corte dei
                      Ministri di Catania, che afferma che “ai sensi della Convenzione ‘SAR’ di Ambur-
                      go, così come delle successive Linee Guida sul trattamento delle persone soccor-
                      se in mare, lo Stato di ‘primo contatto’ con le persone in difficoltà (in questo
                      caso, l’Italia) ha l’obbligo di intervenire e coordinare le operazioni di soccorso
                      anche al di fuori della propria area SAR, e questo laddove l’autorità nazionale
                      che sarebbe competente in base alla distribuzione delle acque marittime (in questo
                      caso, Malta) non interviene in tempo utile”.

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