Cacciatore di tendenze green - Amazon S3

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Cacciatore di tendenze green - Amazon S3
L’Eco    cool   hunter:    il
cacciatore di tendenze green
Il cool hunter: genesi di un’espressione linguistica
L’eco cool hunter: una nuova professione green
Cosa serve per fare il cool hunter
Link utili

Il   cool   hunter:   genesi                              di
un’espressione linguistica
Il termine “Cool Hunter” è stato introdotto per la prima volta
dallo studioso di mutamenti sociali Malcom Gladwell nel 1997
in un articolo sul New Yorker intitolato “The Coolhunt”; in
Italia, invece, questo termine si è diffuso con il libro “No
Logo” di Naomi Klein, la giornalista canadese che definiva i
Cool Hunter come i “tampinatori legalizzati della cultura
giovanile”.
In italiano, Cool Hunting sta per “ricercatore del cool”, è un
termine che chi è appassionato life-style può aver già
sentito, soprattutto nell’ambito della moda, ma anche
dell’arte, del gusto o del semplice vivere sociale.
Cool è tutto ciò che fa tendenza, e il cool hunter è un
ricercatore di tendenze creative.
Essere un cool hunter vuol dire, in termini generali, vivere a
metà strada tra il mondo delle sottoculture e il mondo delle
imprese, ma soprattutto vuol dire NON fare comunicazione, ma
viverla a 360° gradi.
Detto in altri termini: il cool hunter è un esploratore che
deve saper cogliere le nuove tendenze prima che esplodano e
che si affermino: il cool hunter esplora e vive tutto il
possibile, scoprendo e portando al proprio committente
prodotti e trend ancora sconosciuti ad un certo mercato, poco
sfruttati o non capiti, ma i campi di applicazione possono
essere i più diversi.
In definitiva, un cool hunter dovrebbe:
• individuare stili e tendenze culturali e di consumo allo
stato embrionale;
• cogliere i segnali deboli nel cambiamento del gusto e del
costume;
• intercettare e intuire i nuovi modelli delle subculture che
possiedano un appeal potenziale per tutti.

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L’eco        cool        hunter:           una      nuova
professione green
L’Eco-Cool Hunter è una particolare, ed emergente, sotto-
categoria nel settore del cool-hunting: è la declinazione
green di questa professione, con il precipuo scopo di
individuare le nuove tendenze legate all’innovazione dei
materiali e dei processi ecosostenibili.
L’eco cool hunter è probabilmente la figura più estrema nel
panorama dei tradizionali cool hunter.
Letteralmente   “cacciatori di       ecotendenze”,  muniti
dell’armamentario classico del       cool hunter (macchina
fotografica; taccuino; zaino per fare incetta di volantini,
programmi di mostre e convegni), i nostri “cacciatori di
tendenze made in green”:
– catturano tutto quello che accade nella società per cogliere
la tendenza del momento e riprodurla nei meccanismi
dell’industria;
– frequentano non solo mostre e locali, ma anche convegni e
seminari, fiere di settore e dibattiti scientifici alla
ricerca delle innovazioni nel panorama dei materiali e dei
processi ecosostenibili e delle idee di efficienza e
risparmio;
– svolgono attività “social”, in modo da coinvolgere il grande
pubblico, facendo comprendere l’importanza e il valore
aggiunto dell’ambiente.
In modo da contribuire a far vedere l’ambiente – finora
percepito quasi come un ostacolo allo sviluppo, e un argomento
di nicchia, per i soli operatori di settore – per quello che
è: cool.
Si può affermare che, fra le nuove professioni nate dalla
green economy, quella dell’eco-cool hunter rappresenta di
sicuro una delle più affascinanti, e potenzialmente in grado
di fare da megafono alle innovazioni in grado di aiutare
l’ambiente, all’insegna delle molteplici sostenibilità.
Oltre a cercare di anticipare i tempi, aiutando i committenti
a porsi come precursori di attività e/o servizi in grado di
aiutare effettivamente la difesa dell’ambiente, gli eco-cool
hunter hanno l’importante compito di coinvolgere la platea dei
potenziali fruitori di tali attività e/o servizi, di veicolare
un messaggio green in grado di coniugare le esigenze di tutela
dell’ambiente (e, di conseguenza, anche della salute umana) e
quelle di uno sviluppo sostenibile, non più alla mercé:
– di un’industria insensibile ai risvolti negativi di
politiche volte al solo accaparramento di fette sempre più
consistenti di mercato, a qualsiasi prezzo, o
– di un ambientalismo fine a se stesso,
finora visti e percepiti come due “entità” inevitabilmente
contrapposte ed antagoniste.

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Cosa serve per fare il cool hunter
Curiosità, istinto, amore per i viaggi, spirito d’osservazione
e capacità di relazione e mediazione sono attitudini
fondamentali: ma a tutto ciò va aggiunta una formazione più
tradizionale, come una laurea:
– in materie scientifiche relative        all’ambiente,    come
ingegneria, chimica, scienze ambientali (in questo caso
l’occhio del nostro cool hunter è maggiormente focalizzato
sull’aspetto, e sui risvolti, tecnici, delle tendenze);
– in campo umanistico, come sociologia, scienze           della
comunicazione, marketing (in da questo punto di vista, l’eco
cool hunter è naturalmente più votato a svolgere attività di
moral suasion).
In ogni caso, è sempre utile una formazione continua, in grado
di affiancare le due sensibilità, e fare dell’eco cool hunter
una figura di spicco delle professioni 4.0.

Link utili
Assocomunicazione: www.assocomunicazione.it
Unione nazionale delle imprese di             comunicazione:
www.unicomitalia.org

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