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Audizione del Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020 Commissioni riunite V (Bilancio, Tesoro e Programmazione) della Camera dei deputati e a 5 (Bilancio) del Senato della Repubblica 12 ottobre 2020
Indice 1. IL QUADRO MACROECONOMICO .......................................................................... 4 1.1 L’ECONOMIA MONDIALE ................................................................................................... 4 1.2 LE IPOTESI DELLA NADEF SULLE VARIABILI INTERNAZIONALI ..................................................... 5 1.3 LA CONGIUNTURA ITALIANA ............................................................................................... 6 1.4 LA VALIDAZIONE DEL QUADRO MACROECONOMICO ................................................................ 8 1.4.1 La validazione del quadro macroeconomico tendenziale ........................................... 9 1.4.2 Il quadro macroeconomico programmatico della NADEF ......................................... 11 1.4.3 La validazione del quadro macroeconomico programmatico ................................... 12 1.4.4 Una riflessione sulla validazione delle previsioni macroeconomiche presentate nella NADEF....................................................................................................................... 14 1.5 ALCUNI FATTORI DI RISCHIO DELLA PREVISIONE .................................................................... 15 2. LA FINANZA PUBBLICA ........................................................................................ 16 2.1 IL QUADRO TENDENZIALE ................................................................................................ 16 2.2 IL QUADRO PROGRAMMATICO.......................................................................................... 20 2.3 L’EVOLUZIONE PROGRAMMATICA DEL DEBITO ..................................................................... 24 2.3.1 Impatto del programma di acquisti dell’Eurosistema sul mercato dei titoli di Stato italiani....................................................................................................................... 25 3. ALCUNI APPROFONDIMENTI SULLA DINAMICA DEL DEBITO IN RAPPORTO AL PIL .................................................................................................................. 28 4. LA RELAZIONE AL PARLAMENTO AI SENSI DELLA L. 243/2012 ............................. 29 3
1. Il quadro macroeconomico 1.1 L’economia mondiale La pandemia da COVID-19 ha stravolto l’economia mondiale. I provvedimenti di distanziamento sociale adottati per arginare il diffondersi del virus sono risultati efficaci dal punto di vista sanitario ma hanno indotto un freno all’economia senza precedenti in periodi di pace. A risentirne negativamente sono stati sia il settore manifatturiero sia i servizi; il maggiore utilizzo dello smart working ha permesso il proseguimento di diverse attività a distanza, ma per quelle per cui tale modalità è preclusa (come nel settore del turismo, della ristorazione e del commercio) gli effetti sul fatturato sono stati fortissimi. L’onda del contagio si è spostata dapprima da Est a Ovest; a partire dalla Cina ha inizialmente riguardato altri paesi asiatici, poi il vecchio continente e successivamente le Americhe. Al momento, mentre in paesi come India e Brasile la pandemia è ancora nella fase acuta del primo picco, in Europa si assiste ad una seconda ondata di contagi. In Cina nel primo trimestre del 2020 l’attività economica ha registrato una forte contrazione, ma già nel secondo il PIL è tornato a espandersi. Nei maggiori paesi avanzati, in cui le restrizioni più severe sono state adottate tra marzo e maggio, è stato il secondo trimestre a soffrire maggiormente del calo produttivo. Tra la fine della primavera e l’estate l’economia ha iniziato a tornare alla normalità in diversi paesi, grazie a una ripresa molto sostenuta ma non ancora sufficiente a recuperare i livelli pre-crisi. La recessione globale ha indotto rapidamente un eccesso di offerta delle materie prime. Tra l’inizio di gennaio e la terza decade di aprile il greggio ha perso i ¾ del proprio valore, passando da una quotazione di 66 a 16 dollari per barile. Grazie agli accordi sui tagli produttivi di quasi 10 milioni di barili al giorno, intervenuti sul finire di aprile tra i paesi OPEC+, i prezzi hanno lentamente iniziato a recuperare. Nel mese di agosto le quotazioni del Brent si sono stabilizzate intorno ai 45 dollari per barile, ma più di recente il greggio è tornato nuovamente a indebolirsi, a causa di una domanda ancora modesta rispetto alla produzione e alle abbondanti scorte disponibili. Le politiche economiche hanno velocemente risposto alla crisi. Oltre alle misure anticicliche adottate da diversi Stati, simili a quelle già sperimentate in passate recessioni, sono stati avviati interventi senza precedenti a livello sovranazionale. In Europa il Next Generation EU (NGEU) e il Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) rappresentano delle novità sulla capacità di risposta comune a uno shock che ha colpito tutti gli Stati membri. Negli Stati Uniti la FED ha reso più espansiva la politica monetaria sia strutturalmente, modificando la strategia di perseguimento del doppio mandato di inflazione stabile e massima occupazione, sia attraverso un nuovo programma di acquisti di attività finanziarie. Il diverso orientamento tra le autorità monetarie del vecchio e del nuovo continente ha influito sui mercati valutari; il tasso di cambio dell’euro, che nei 4
confronti del dollaro aveva oscillato intorno a 1,10 nei primi cinque mesi dell’anno, si è apprezzato per poco meno del 6 per cento tra fine maggio e la prima decade di ottobre. Se da un lato l’economia sembra aver intrapreso un sentiero di recupero, permangono rischi al ribasso ancora elevati, soprattutto con riferimento alla pandemia, che potrebbero determinare una dinamica produttiva più lenta se non stagnante. 1.2 Le ipotesi della NADEF sulle variabili internazionali Il quadro delle variabili esogene internazionali della NADEF presenta rilevanti modifiche rispetto a quelle del DEF dello scorso aprile (tab. 1.1). Per quanto riguarda il commercio internazionale, le ipotesi sulla base delle quali è costruito il quadro macroeconomico (QM) risentono della diffusione della pandemia su scala globale, dalla primavera in poi. Per il 2020 e il 2021 le revisioni al ribasso rispetto alle ipotesi del DEF sono consistenti: la contrazione del commercio mondiale si intensifica di quasi cinque punti percentuali nel 2020, segnando quindi un minimo storico (-11,5 per cento); anche il recupero del 2021 viene ridimensionato, perdendo oltre un punto percentuale rispetto alla stima di aprile (dal 9,9 all’8,6 per cento). Nel biennio successivo gli scambi rallenterebbero, tornando progressivamente verso i valori medi storici (5,7 e 4,0 per cento rispettivamente). Per quanto riguarda la dinamica dei mercati esteri rilevanti per l’Italia, che vengono utilizzati dal MEF come variabile determinante della domanda estera, la correzione effettuata rispetto al DEF è minima per l’anno in corso (-0,4 punti) mentre il rimbalzo previsto per il prossimo anno appare ridotto di oltre due punti. Al contrario di quanto previsto per il biennio 2020-21, nei successivi due anni la dinamica dei mercati rilevanti risulterebbe più contenuta di quella del commercio mondiale, al 5,3 e 3,5 per cento rispettivamente. L’ipotesi tecnica sui tassi di cambio (costanti al valore medio degli ultimi 10 giorni lavorativi di agosto) recepisce l’indebolimento del dollaro verificatosi a partire dai mesi primaverili; rispetto al DEF, l’apprezzamento della moneta europea ha superato il 4 per cento per l’anno in corso, mentre è di circa il 9 per cento per il 2021 (a 1,185 dollari per euro). Nonostante il recente indebolimento, i prezzi del greggio in media d’anno della NADEF sono coerenti con le attuali quotazioni sia spot sia future; rispetto alle ipotesi di aprile sono stati rivisti al rialzo, in misura non trascurabile, a partire dall’anno in corso (a 42,4 dollari per barile da 38,3 ipotizzati nel DEF). Con il ritorno alla crescita del ciclo economico internazionale il prezzo del petrolio aumenta verso i 48 dollari per barile nel 2021, per poi superare la soglia dei 50 dollari alla fine dell’orizzonte di previsione. Nel complesso, le variabili esogene utilizzate nella stesura della NADEF appaiono coerenti con le attese di mercato e delle istituzioni internazionali. Le ipotesi sono comunque soggette a un’incertezza estremamente elevata, per via dei molteplici fattori di rischio di natura sia epidemiologica sia economica. 5
1.3 La congiuntura italiana La fase ciclica dell’economia italiana, complessivamente stagnante nel 2019, si è rapidamente deteriorata nella prima metà dell’anno in corso. Secondo gli ultimi conti economici trimestrali (pubblicati a inizio ottobre e coerenti con i dati annuali diffusi il 22 settembre) il PIL dell’Italia ha subìto nel secondo trimestre un calo congiunturale del 13,0 per cento (corrispondente a un calo tendenziale del 18,0 per cento); la variazione acquisita per il 2020 è pari a -14,8 per cento. Rispetto alla stima Istat del 31 agosto le variazioni congiunturali e tendenziali del PIL nel secondo trimestre sono state riviste al ribasso, (rispettivamente di due e tre decimi di punto). Dal lato dell’offerta la dinamica congiunturale del valore aggiunto è risultata negativa in tutti i principali comparti produttivi (-3,7 per cento per l’agricoltura, -20,5 per l’industria e -11,3 per cento per i servizi). Per le componenti di spesa la contrazione degli investimenti fissi lordi (-16,2 per cento) è stata più marcata di quella dei consumi finali nazionali (-8,5 per cento); gli effetti della pandemia sono risultati particolarmente forti sui flussi di esportazioni e importazioni, con crolli rispettivamente pari a -26,4 e del -20,6 per cento. La variazione delle scorte ha sottratto alla crescita 1,2 punti percentuali, mentre la domanda nazionale (al netto delle scorte) e quella estera hanno fornito apporti negativi più consistenti (-9,6 e -2,3 punti percentuali rispettivamente; fig. 1.1). La produzione industriale, dopo i crolli congiunturali durante il lockdown (di oltre 20 punti sia in marzo sia in aprile), ha recuperato rapidamente in maggio (42,1 per cento) e in misura più moderata nei tre mesi successivi (8,2, 7,4 e 7,7 per cento, rispettivamente); sulla base di tali dinamiche, il livello di attività in agosto è ritornato sui valori medi del 2019. Il PMI manifatturiero si è mantenuto in settembre in territorio espansivo (a 53,2 da 53,1 di agosto), consolidando la risalita dal minimo storico registrato in aprile (31,1); nello stesso mese, l’indice di fiducia della manifattura dell’Istat ha segnato il quinto incremento consecutivo. Nelle costruzioni al balzo del volume di attività in maggio (171,3 per cento congiunturale) è seguita una dinamica più moderata in giugno (13,8 per cento) e luglio (3,5 per cento); nella media maggio-luglio la produzione ha registrato un aumento di quasi il 40 per cento rispetto alla media febbraio-aprile, pur rimanendo inferiore di oltre sette punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel primo trimestre il volume di compravendite delle abitazioni si è ridotto del 27,2 per cento in termini congiunturali. Nell’indagine sul mercato delle abitazioni condotta da Agenzia delle entrate, Banca d’Italia e Tecnoborsa tra maggio e giugno circa due terzi degli operatori prospettano un calo dei prezzi delle abitazioni oltre i 12 mesi. Indicazioni più favorevoli giungono dai prezzi delle abitazioni che, nel secondo trimestre, sono aumentati (su base congiunturale e tendenziale) di oltre tre punti percentuali. Tale evoluzione si riferirebbe però soprattutto a contratti con condizioni perfezionate prima del lockdown; inoltre, i volumi di scambio sottostanti sono risultati estremamente limitati, rendendo quindi poco stabile la rilevazione sui prezzi. Più marcate sono risultate le conseguenze dell’emergenza sanitaria sul terziario: l’indice PMI servizi, dopo il minimo storico in aprile (a quota 10,8), si è portato in luglio in territorio espansivo (51,6), per poi ritornare sotto la soglia critica di 50 in agosto (47,1) e settembre (48,8). Per quanto riguarda l’insieme dei settori produttivi nel terzo trimestre l’indice composito della fiducia è aumentato sensibilmente, attestandosi comunque ben al di sotto della media di lungo periodo. L’incertezza di famiglie e imprese, misurata dall’indice UPB, si è lievemente attenuata in estate; dopo aver raggiunto un massimo storico nei mesi primaverili. Gli indicatori sintetici del ciclo economico sono concordi nel segnalare a settembre un recupero veloce ma parziale: l’indice coincidente della crescita di fondo della Banca d’Italia, ITA-coin, sebbene ancora in territorio negativo (-3,5) ha mostrato un sensibile incremento rispetto al minimo storico raggiunto in giugno, mentre l’IESI dell’Istat ha proseguito la tendenza positiva iniziata a 6
maggio, pur rimanendo distante dalla media del 2019. Il recupero dell’attività economica in atto emerge anche dalle variabili quantitative mensili più tempestive (fig. 1.2) che sono tornate su livelli prossimi a quelli dello scorso anno: il consumo di gas per usi industriali e i consumi elettrici in settembre sono migliorati per il quinto mese consecutivo, mentre le immatricolazioni di autovetture, dopo essersi annullate durante il lockdown, hanno progressivamente recuperato. Il quadro congiunturale delineato suggerisce un rimbalzo del PIL di circa dodici punti percentuali nel terzo trimestre, seguito da una crescita che non supererebbe pochi decimi di punto a fine anno. L’attività industriale ha pressoché recuperato le perdite subite in primavera, mentre i servizi scontano ancora le esigenze di distanziamento sociale e un atteggiamento cauto dei consumatori. Vi sono inoltre forti rischi che la seconda ondata della pandemia comporti nuovi effetti recessivi, sebbene verosimilmente minori di quelli dello scorso semestre. L’inflazione, anche con riferimento alla componente di fondo, resta molto debole per il forte calo dei prezzi delle materie prime energetiche e la carenza di domanda aggregata. Le stime preliminari Istat per il mese di settembre segnalano una diminuzione dell’inflazione al consumo (-0,5 per cento per il NIC), mentre la componente di fondo si mantiene appena positiva (0,1 per cento). La variazione acquisita dei prezzi nel 2020 si attesta a -0,2 per cento per l’indice generale NIC, a fronte dello 0,6 per cento per la componente di fondo. Nonostante la forte recessione le pressioni provenienti dal mercato del lavoro sono risultate positive. Nel secondo trimestre il costo del lavoro per unità di lavoro è aumentato in misura non trascurabile, per la riduzione congiunturale delle ore più marcata di quella del monte redditi da lavoro dipendente. Ne è risultato anche un aumento del costo del lavoro per unità di prodotto, pur a fronte dell’aumento del prodotto per ora lavorata. In agosto, l’occupazione è tornata a crescere (0,4 per cento rispetto a luglio). Nello stesso mese è proseguito il calo degli inattivi (-0,5 per cento), mentre il tasso di disoccupazione si è attestato al 9,7 per cento (dal 9,8 di luglio), sebbene tra i giovani sia aumentato al 32,1 per cento (dal 31,8 del mese precedente). La crescita congiunturale dell’occupazione in agosto ha interessato prevalentemente i lavoratori indipendenti (1,3 per cento, corrispondenti a 66.000 unità), mentre il numero di quelli dipendenti (con contratto sia a termine sia permanente) è rimasto pressoché invariato rispetto a luglio (0,1 per cento). I dati amministrativi dell’Osservatorio INPS sul precariato indicano un crollo tendenziale dei flussi di nuove assunzioni nei primi sei mesi dell’anno del 42 per cento, principalmente per i contratti a termine e per quelli stagionali; nello stesso periodo, sono diminuite in modo consistente (-120.000 unità) le trasformazioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato. Nel settore del credito gli indicatori quantitativi più recenti segnalano una crescita dei prestiti alle imprese favorita dalle politiche espansive della BCE e dalle azioni di sostegno al finanziamento bancario attivate dal Governo. L’indagine sul credito bancario di luglio della Banca d’Italia riporta un allentamento dei criteri di erogazione dei prestiti alle imprese. Sul fronte della domanda, la componente delle imprese è risultata in aumento per l’esigenza di liquidità connessa all’emergenza sanitaria, a fronte del calo di quella delle famiglie per il peggioramento delle prospettive del mercato immobiliare. 7
1.4 La validazione del quadro macroeconomico L’UPB sottopone a validazione le previsioni macroeconomiche pubblicate nella NADEF, che si articolano in uno scenario tendenziale a legislazione vigente e uno scenario programmatico che incorpora gli interventi di politica economica che il Governo preciserà nella legge di bilancio. La normativa europea richiede la validazione delle sole previsioni programmatiche ma, in accordo con il MEF, l’UPB estende l’esercizio di validazione anche allo scenario tendenziale. L’orizzonte della validazione concerne l’arco temporale minimo richiesto dalle normative europee per il Documento programmatico di bilancio (DPB) secondo le normative europee, quindi il biennio 2020-21. Per i due anni successivi (2022- 23) l’UPB comunque valuta il realismo della previsione del Governo, che ha rilevanti impatti sulle stime di finanza pubblica e sulla sostenibilità del debito. La validazione è stata condotta dall’UPB con la consueta metodologia, basata sul confronto dei quadri del MEF con quattro distinte previsioni, assumendo ipotesi comuni sulle variabili esogene internazionali e sulla manovra di finanza pubblica. L’esercizio viene effettuato attraverso l’analisi complessiva dei quadri macroeconomici del MEF, attingendo da varie fonti informative: 1) le stime UPB circa gli andamenti di breve periodo del PIL e delle componenti di domanda; 2) le previsioni annuali dell’UPB, effettuate con il modello econometrico UPB-Istat, impiegato nell’ambito dell’Accordo-quadro sottoscritto con questo Istituto; 3) le previsioni annuali prodotte dagli istituti indipendenti (CER, Prometeia, REF.Ricerche) facenti parte del panel UPB; 4) il monitoraggio delle più recenti previsioni di altre istituzioni nazionali e internazionali. È stata inoltre condotta un’analisi della coerenza interna dei quadri elaborati dal MEF con l’insieme delle variabili esogene internazionali. La valutazione complessiva, incentrata sui predetti strumenti, tiene naturalmente conto dei margini di incertezza che caratterizzano le stime. Ai fini di un confronto omogeneo con le previsioni del MEF, le valutazioni dei previsori del panel UPB (inclusive anche delle previsioni UPB) sono state formulate sulla base delle stesse ipotesi sulle variabili esogene internazionali adottate dal MEF. Inoltre, per il quadro programmatico, i previsori del panel UPB adottano la stessa ipotesi della manovra per il triennio 2021-23, elaborata dallʼUPB tenendo conto delle indicazioni della NADEF e di informazioni ricevute dal MEF sulle differenze tra la finanza pubblica incorporata nel quadro programmatico e nel tendenziale. L’UPB ha trasmesso lo scorso 21 settembre la lettera di validazione del QM tendenziale 2020-21, che riporta una valutazione positiva circa la plausibilità delle stime del Governo, segnalando tuttavia significativi rischi sulla crescita del PIL nonché l’ottimismo delle previsioni sul 2022-231. Ciò è avvenuto dopo che l’UPB aveva comunicato, il 15 settembre, i propri rilievi su una versione provvisoria della previsione tendenziale del MEF, a cui era seguita la predisposizione del QM tendenziale rivisto, che ha ricevuto la validazione. L’UPB ha validato inoltre il QM programmatico 2020-21 della Nota di aggiornamento al DEF, sulla base delle analisi e delle valutazioni riportate nel paragrafo 1.4.3. Analogamente al quadro tendenziale, si osserva tuttavia un relativo ottimismo nelle 1 La lettera di validazione è disponibile all’indirizzo http://www.upbilancio.it/validazione-del-quadro- macroeconomico-tendenziale-della-nadef-2020/. 8
attese per il biennio finale della previsione, i cui impatti sulle proiezioni di finanza pubblica sono rilevanti. 1.4.1 La validazione del quadro macroeconomico tendenziale Il Consiglio dell’UPB ha validato le previsioni tendenziali per gli anni 2020-21, che scontano gli effetti della pandemia da COVID-19, pur sottolineando la presenza di vari elementi di incertezza, sia nel breve sia nel medio periodo, che configurano rischi prevalentemente orientati al ribasso (si veda al riguardo il paragrafo 1.5). Nel biennio 2022-23 la previsione tendenziale sul PIL appare invece ottimistica, collocandosi in particolare nel 2022 ben oltre il limite superiore dell’intervallo di accettabilità, per poi ritornare appena al di sotto l’anno successivo. Tale risultato deriva da un forte contributo della domanda interna, sia per gli investimenti sia per i consumi. 2020–21 Le previsioni del quadro macroeconomico tendenziale della NADEF sono state riviste al ribasso rispetto al DEF, in seguito a un lockdown maggiormente prolungato e a un allentamento delle misure di restrizione più graduale di quanto prefigurato in primavera. La stima sul PIL per l’anno in corso (-9,0 per cento) sconta la drammatica riduzione della crescita nel primo semestre, mai sperimentata in tempi di pace; l’anno prossimo l’attività economica rimbalzerebbe velocemente, ma recupererebbe solo metà della perdita (tab. 1.2) di quest’anno. La previsione del PIL nel QM tendenziale della NADEF nel biennio 2020-21 appare nell’insieme all’interno di un accettabile intervallo di valutazione, pur collocandosi per il 2020 in prossimità dell’estremo superiore delle previsioni del panel UPB. La valutazione complessiva di accettabilità delle stime tendenziali della NADEF tiene conto: a) dell’assenza di rilevanti scostamenti rispetto alle stime del panel sul PIL nel biennio di validazione, considerando comunque l’eccezionale incertezza sulle prospettive; b) di una stima NADEF del PIL nominale – variabile direttamente rilevante per la finanza pubblica – allineata alla mediana del panel UPB. La previsione di crescita per il 2020 potrebbe comunque risentire nei prossimi mesi di revisioni statistiche alle serie storiche di contabilità nazionale trimestrale di entità superiore alla norma2. Si sottolinea inoltre la rilevanza di vari elementi di incertezza, sia nel breve sia nel medio periodo, che delineano prevalentemente rischi al ribasso. La dinamica tendenziale del PIL della NADEF nel 2020-21 è accettabile in quanto compresa nell’intervallo delle stime del panel dei previsori UPB. Per il 2020 la previsione del PIL nel 2 Si veda al riguardo la Nota metodologica allegata al Comunicato stampa sui Conti economici trimestrali del secondo trimestre 2020, diffuso dall’Istat il 31 agosto 2020. 9
QM del Governo (-9,0 per cento) è tuttavia prossima all’estremo superiore delle attese del panel UPB (fig. 1.3) e appare ottimista anche nel confronto con gli altri maggiori previsori (tab. 1.4); l’intervallo di previsione del panel è decisamente ampio (quasi un punto percentuale), a causa dell’eterogeneità delle analisi congiunturali sull’entità della ripresa nella seconda metà dell’anno. Per il 2021 la previsione del MEF sulla crescita dell’economia (5,1 per cento) appare prudenziale nei valori annuali, tuttavia potrebbe risentire molto di una nuova ondata dell’epidemia in autunno. Gli effetti negativi sul PIL di nuove restrizioni nello scorcio finale dell’anno avrebbero infatti un impatto statistico maggiore sulla crescita del PIL annuale del 2021 che su quella del 2020. In particolare, con riferimento alle determinanti della crescita, nel QM del MEF la riduzione del PIL nel 2020 è attribuibile per circa quattro quinti alle componenti interne di domanda, a fronte di un apporto sfavorevole più contenuto delle esportazioni nette; la variazione delle scorte sarebbe sostanzialmente neutrale. Il processo di accumulazione del capitale registrerebbe una brusca interruzione quest’anno, stimata dal MEF in prossimità del lower bound dell’intervallo del panel. La variazione dei consumi delle famiglie ricade all’interno degli estremi delle stime del panel, tuttavia è meno marcata di quella stimata da tre dei quattro previsori ed è prossima all’estremo superiore; la variazione della spesa della PA risulta simile al valore mediano del panel. Dal lato dalla domanda estera, la marcata diminuzione delle esportazioni eccede decisamente la contrazione del commercio internazionale e quella dei mercati rilevanti per l’Italia; tuttavia anche il calo delle importazioni è notevole, per cui il contributo delle esportazioni nette alla crescita del PIL non si discosta significativamente dalla mediana delle stime del panel UPB. Nel 2021 l’evoluzione delle principali variabili nel QM del MEF è coerente con le attese del panel UPB (fig. 1.4). La dinamica dei consumi delle famiglie è cautamente stimata nella NADEF, mentre quella della spesa della PA si colloca tra il valore mediano e l’estremo superiore dell’intervallo di validazione. Riguardo al commercio estero, l’incremento delle esportazioni superiore a quello del commercio internazionale è condiviso dalla maggior parte dei previsori del panel UPB; al contrario, l’aumento delle importazioni è meno sostenuto rispetto alle stime della maggioranza dei componenti del panel; ne risulta un contributo delle esportazioni nette alla crescita del PIL superiore alla mediana delle stime dei previsori del panel UPB. L’insieme delle variabili relative a costi e prezzi nel biennio 2020-21 risulta complessivamente in linea con le attese dei previsori del panel. La dinamica del deflatore del PIL indicata dal MEF per quest’anno ricade all’interno dell’intervallo di validazione. La variazione del deflatore del PIL riflette il rafforzamento delle ragioni di scambio indotto dalla marcata riduzione del deflatore delle importazioni, un’evoluzione sostanzialmente condivisa dalle stime dei previsori. Ne consegue un profilo del PIL nominale in linea con le aspettative del panel. 10
Le previsioni sulle variabili del mercato del lavoro nel biennio di validazione non presentano rilevanti sfasamenti rispetto alle stime del panel dei previsori UPB. 2022–23 La previsione tendenziale della NADEF sul PIL del 2022-23 (pari rispettivamente a 3,0 e 1,8 per cento) appare ottimistica, collocandosi al di sopra del limite superiore dell’intervallo di validazione nel 2022, per oltre mezzo punto percentuale (fig. 1.3). Tale risultato deriva da un forte contributo della domanda interna. In particolare l’accumulazione di capitale aumenta nel quadro del MEF di quasi cinque punti percentuali, eccedendo l’estremo superiore di un intervallo di previsioni del panel comunque molto ampio (1,5 punti percentuali). Il tasso di crescita del PIL dell’Italia proiettato al termine dell’orizzonte di previsione appare più elevato delle stime delle principali istituzioni sulla crescita potenziale. Il deflatore del PIL è allineato con le valutazioni mediane del panel, tuttavia l’ottimismo sulla crescita reale induce una variazione del PIL nominale che nel 2022 eccede quella dell’estremo superiore del panel UPB, per oltre mezzo punto percentuale. Con riferimento alle variabili del mercato del lavoro, la dinamica dell’occupazione nel QM del MEF è prossima all’upper bound delle previsioni del panel nel 2022 mentre mostra un non trascurabile disallineamento nel 2023. Anche la previsione sul tasso di disoccupazione sembra favorevole, collocandosi poco al di sopra del limite inferiore del panel UPB. 1.4.2 Il quadro macroeconomico programmatico della NADEF Il quadro programmatico si differenzia da quello tendenziale in quanto considera le misure di bilancio preannunciate nella NADEF (per una descrizione si veda il capitolo 2 di questa audizione) e l’insieme degli interventi straordinari che il Governo presenterà nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per l’accesso ai fondi del NGEU. Dopo la forte espansione di bilancio di quest’anno il deficit primario si ridurrebbe rapidamente nello scenario a legislazione vigente. Per mitigare questa restrizione il Governo interverrà con una manovra di bilancio espansiva, che beneficerà anche dell’utilizzo di risorse del Recovery Plan. Nelle stime del Governo l’indebitamento netto si espande nello scenario programmatico rispetto a quello a legislazione vigente, di 1,3 punti percentuali di PIL nel 2021 e di 0,6 punti nell’anno successivo; nel 2023 ci sarebbe invece una lieve restrizione di bilancio, stimata nella NADEF in 0,3 punti di PIL. Alle nuove misure finanziate in disavanzo si aggiungono quelle finanziate utilizzando le sovvenzioni erogate nell’ambito del NGEU, in particolare nell’ambito della Recovery and Resilience Facility e quelle del programma React-EU, il cui valore complessivo è di 14 miliardi l’anno prossimo, 20 nel 2022 e 28 nel 2023. 11
L’impatto complessivo della manovra per il 2021 porta la crescita del PIL stimata dal MEF al 6,0 per cento, quasi un punto in più rispetto allo scenario tendenziale (tab. 1.3). Il rafforzamento dell’attività economica nel quadro programmatico è prevalentemente ascrivibile agli investimenti (3,2 punti percentuali in più rispetto al tendenziale) e in minore misura alla spesa per consumi, sia delle famiglie sia della PA (rispettivamente per 0,6 e 1,0 punti percentuali in più). Le esportazioni restano pressoché invariate rispetto allo scenario a legislazione vigente, mentre le importazioni accelerano, quindi il saldo corrente della bilancia dei pagamenti si riduce in rapporto al PIL. Gli impatti della maggiore crescita su costi e prezzi sono contenuti; i deflatori dei consumi e del PIL aumentano solo marginalmente rispetto al tendenziale. Ne deriva una variazione del PIL nominale nel 2021 di poco superiore a quella della crescita reale (un punto di differenza nel confronto con il QM tendenziale). Nel biennio finale della previsione il quadro programmatico NADEF delinea un rallentamento del PIL molto graduale, per cui i tassi di variazione (3,8 e 2,5 per cento rispettivamente nel 2022 e 2023) restano decisamente al di sopra delle medie storiche. Sulla base di tali dinamiche, il prodotto lordo si porterebbe intorno ai livelli pre-crisi nel corso del 2022. Rispetto allo scenario a legislazione vigente, i maggiori contributi alla crescita provengono dalla domanda interna, mentre quelli delle esportazioni nette peggiorano a causa del recupero delle importazioni. Gli investimenti si confermano la componente che più beneficia della manovra e del Recovery Plan, per effetto dei quali accelerano per 3,7 punti nel 2022 e 3,0 nel 2023. I consumi privati crescono rispetto allo scenario tendenziale per 0,9 e 0,5 punti percentuali nei due anni, mentre la spesa delle Amministrazioni pubbliche è leggermente inferiore per il venire meno dell’emergenza sanitaria. L’evoluzione del PIL nominale eccede quella del quadro tendenziale per nove decimi di punto in entrambi gli anni del biennio 2022-23, lievemente al di sopra di quella della crescita reale in conseguenza delle spinte inflazionistiche modeste. 1.4.3 La validazione del quadro macroeconomico programmatico L’esercizio di validazione del quadro programmatico NADEF riguarda il 2021, quando si attivano gli interventi di politica economica. Gli andamenti per il 2020 della previsione programmatica, non interessati dalla manovra e dal Recovery Plan, coincidono quindi con quelli tendenziali discussi nel paragrafo 1.4.1. Occorre ricordare che la valutazione UPB si basa sulle informazioni, molto generali, fornite dal MEF circa la composizione della manovra descritta nella NADEF. L’effettiva e specifica articolazione delle misure di finanza pubblica verrà precisata in parte con la legge di bilancio per il 2021 e successivamente quando verranno definite le misure finanziate con il Recovery Plan. L’UPB ha valutato la previsione macroeconomica del Governo, decidendo di validare lo scenario programmatico in quanto appare all’interno di un intervallo di accettabilità per 12
l'anno prossimo (figg. 1.6 e 1.7). Le analisi a sostegno della plausibilità del QM programmatico della NADEF sono supportate: a) da previsioni sulla crescita nel 2021 del PIL reale e del PIL nominale (rispettivamente al 6,0 e al 6,8 per cento) non dissimili dal lower bound dell’intervallo del panel; b) da stime sull’effetto della manovra di bilancio sull’attività economica nel 2021 simili tra la NADEF e il panel UPB; c) da una quantificazione dell’accelerazione del PIL prevista dal MEF tra il 2020 e il 2021 sostanzialmente condivisa dal panel UPB (fig. 1.8), oltre che dagli altri principali previsori. Restano tuttavia i molteplici fattori di rischio già delineati per il QM tendenziale, che rendono le previsioni per il 2021 fortemente incerte. Va al proposito considerato che nelle ultime settimane la pandemia da COVID-19 ha ripreso a diffondersi velocemente anche in Italia; vi è ormai un concreto rischio di nuovi interventi restrittivi che, anche se non generalizzati tra settori e aree geografiche, impatterebbero comunque negativamente sul PIL del quarto trimestre e quindi sul trascinamento statistico al 2021. 2021 Più in particolare, con riferimento alle determinanti della crescita per il prossimo anno, il QM programmatico della NADEF è caratterizzato da un considerevole supporto esercitato dalle componenti interne di domanda, il cui contributo è pari a 5,4 punti percentuali (al netto delle scorte). L’espansione della spesa per consumi finali nazionali (4,4 per cento) è stimata al di sotto del limite inferiore dell’intervallo di validazione e la previsione sull’accumulazione in beni capitali (10,6 per cento) risulta compresa all’interno dell’intervallo di variazione del panel UPB. A fronte di un’evoluzione delle esportazioni più prudente delle stime mediane del panel, il contributo della domanda estera netta alla crescita del PIL è positivo (0,3 per cento) mentre la mediana del panel risulta negativa (- 0,3 per cento). Le previsioni sui prezzi nel 2021 indicate nel QM programmatico della NADEF sono coerenti con le valutazioni del panel; poiché la proiezione sulla crescita reale è inferiore al valore mediano del panel UPB, la stima della NADEF sul tasso di crescita del PIL nominale nel 2021 non si discosta molto dal lower bound del panel. 2022–23 Mentre il QM programmatico del MEF per l’anno prossimo appare accettabile rispetto alle stime del panel UPB, quello del biennio successivo conferma e amplifica gli elementi di perplessità già segnalati con riferimento al quadro tendenziale (si veda al riguardo il paragrafo 1.4.1). Le previsioni sull’attività economica nel biennio 2022-23, che hanno comunque un rilevante impatto sui conti pubblici, appaiono ottimistiche; il QM programmatico del Governo indica una crescita del PIL reale superiore a quella dell’upper 13
bound dei previsori UPB per 1,1 punti percentuali nel 2022 e per 0,3 punti nel 2023. Nel 2022 l’eccesso di crescita reale nel QM NADEF rispetto alle stime del panel UPB riflette essenzialmente la dinamica delle componenti di domanda interna dovuta sia ai consumi delle famiglie sia agli investimenti, che in entrambi i casi si collocano oltre il limite superiore di accettazione del panel UPB. Nel 2023, la maggiore crescita del PIL rispetto alla mediana del panel è imputabile in misura quasi equivalente ai maggiori contributi della domanda interna e quella estera netta. Le dinamiche dei prezzi appaiono nel biennio finale dell’orizzonte di previsione all’interno dell’intervallo di validazione, tuttavia l’eccessivo ottimismo nella crescita reale si riflette in un PIL nominale che nel 2022 eccede l’upper bound del panel (per 1,1 punti percentuali). Occorre infine rilevare come nel biennio 2022-23 il QM della NADEF presenti una dinamica di alcune variabili del mercato del lavoro relativamente ottimista; la crescita dell’occupazione nel 2022 (in termini di unità di lavoro equivalenti) eccede lievemente l’estremo superiore delle stime del panel (per un decimo di punto), mentre l’anno successivo lo supera per un punto percentuale. 1.4.4 Una riflessione sulla validazione delle previsioni macroeconomiche presentate nella NADEF L’eccesso di ottimismo, secondo la valutazione dell’UPB, delle previsioni di crescita per gli anni finali del periodo di previsione sollecita una riflessione sulla prassi adottata sin dall’inizio dell’attività dell’UPB, nell’autunno del 2014, di una diversa estensione del periodo soggetto a validazione tra la sessione di primavera e quella autunnale. Come noto, l’UPB svolge in primavera, nell’ambito del DEF, il proprio esercizio di validazione sull’intero arco temporale del documento (anno corrente e i tre esercizi successivi), mentre in autunno, in occasione della NADEF, la validazione riguarda l’anno corrente e il solo esercizio successivo. Questa scelta era basata sulle caratteristiche del nuovo documento, il DPB introdotto nel 2013 con il Two-Pack (Regolamento 473/2013), finalizzato a trasmettere a metà ottobre alle istituzioni europee il dettaglio delle misure di bilancio adottate dagli stati membri. La normativa europea tratta il DPB come documento di attuazione di un quadro di programmazione approvato in primavera con il Programma di Stabilità-DEF, diretto principalmente all’acquisizione di informazioni relative all’anno corrente e al successivo 3. Anche nelle Guidelines 3 Ogni anno, entro il 15 ottobre, sono resi pubblici il progetto di bilancio dell’Amministrazione centrale per l’anno successivo e i parametri principali dei progetti di bilancio di tutti gli altri sottosettori delle Amministrazioni pubbliche. 14
on the format and content of draft budgetary plans 4, documento che dettaglia il contenuto tabellare minimo del DPB, si richiede agli stati membri di presentare gli elementi informativi per l’anno precedente, quello in corso e quello successivo. Indirizzo “minimalista” confermato nei primi DPB trasmessi dal Governo italiano alla UE, che riportavano una articolazione delle tabelle prevalentemente su 2 anni. Alla luce del ruolo della validazione nell’ambito della sorveglianza europea 5, si decise quindi di svolgere sulla NADEF, diversamente da quanto previsto in primavera con il DEF, la validazione sull’arco temporale rilevante a livello europeo, ovvero per l’anno corrente e quello successivo. L’evoluzione istituzionale negli anni più recenti è stata diversa da come allora si era immaginato. La programmazione del DEF in aprile è stata regolarmente ridisegnata in autunno e il DPB è divenuto il documento con cui il Governo italiano trasmette alle istituzioni europee i propri piani di medio termine. Riflesso di ciò è stato il progressivo ampliamento della estensione temporale delle tabelle contenute nei DPB dell’Italia. Alla luce di questa evoluzione, verrebbe a cadere la ratio della iniziale differenziazione dell’arco temporale di validazione tra i due documenti. L’esigenza di ripensamento della impostazione tenuta fino ad ora non può ovviamente operare dalla presente sessione, poiché le regole del gioco non possono essere cambiate a partita iniziata. Né verosimilmente, la modifica di prassi potrà essere applicata dal corrente Consiglio, il cui mandato è terminato da maggio scorso e opera in attesa della nomina del nuovo Consiglio. Si ritiene però importante riportare che, al fine di rafforzare il presidio di tutela della prudenza nei quadri di finanza pubblica, è opinione dell’attuale Consiglio che, la validazione delle previsioni macroeconomiche dovrebbe estendersi all’intero triennio di previsione anche nell’ambito della NADEF. 1.5 Alcuni fattori di rischio della previsione L’evoluzione sia di breve sia di medio termine dell’economia italiana appare soggetta a rischi ancora molto ampi, nel complesso orientati al ribasso. Gli scenari avversi sono riconducibili prevalentemente all’evoluzione della pandemia, in Italia e all’estero, oltre che alle tensioni finanziarie. Rischio di una recrudescenza della pandemia in Italia. – La pandemia da COVID-19 ha ripreso a diffondersi velocemente in diversi paesi europei, come la Francia e la Spagna, oltre che in Asia (in particolare in India). In Italia nelle ultime settimane si è registrata una crescente diffusione dei casi, cha ha anche comportato un maggiore ricorso alle strutture 4 https://ec.europa.eu/economy_finance/economic_governance/sgp/pdf/coc/2014-11- 07_two_pack_coc_amended_en.pdf 5 Si ricorda che la lettera di validazione dell’organismo indipendente viene allegata ai documenti trasmessi alle istituzioni europee. 15
ospedaliere. Al momento non si prefigurano nuovi lockdown generalizzati, ma se si rendessero necessarie restrizioni mirate alle attività produttive e agli spostamenti ne deriverebbero comunque conseguenze non trascurabili sia sul ciclo economico sia sulla struttura produttiva, già colpita dalla passata recessione. Rischio di nuove tensioni finanziarie quando si allenteranno gli stimoli fiscali e monetari. – Le politiche economiche e monetarie stanno contrastando la crisi tramite l’espansione dei bilanci di governi e banche centrali. Quando la pandemia sarà debellata da cure o vaccini efficaci e l’economia mondiale tornerà a crescere stabilmente occorrerà ridurre gli squilibri finanziari accumulati. Eventuali sfasamenti nei cicli di ripresa tra paesi potrebbero incidere sui premi al rischio richiesti dai mercati alle economie per le quali il recupero è meno rapido. Se tale eventualità riguardasse l’Italia, caratterizzata da uno stock di debito pubblico elevato, le tensioni finanziarie potrebbero velocemente interagire con le decisioni di spesa di famiglie e imprese. 2. La finanza pubblica 2.1 Il quadro tendenziale Nella NADEF vengono aggiornate le previsioni tendenziali di finanza pubblica riportate nel DEF dello scorso aprile, con un’estensione temporale rispetto a quest’ultimo Documento al biennio 2022-23. Le nuove stime, da un lato, scontano il peggioramento dello scenario macroeconomico nonché l’andamento favorevole dei tassi di interesse e, dall’altro, gli effetti finanziari dei decreti legge emanati successivamente al DEF. Più specificamente, oltre che del quadro macroeconomico aggiornato, le nuove previsioni tendenziali tengono conto: 1) dell’impatto finanziario sull’anno in corso, soprattutto, e su quelli successivi dei provvedimenti legislativi adottati dopo la presentazione del DEF, in particolare, dei decreti legge 34 e 104; 2) dei risultati del monitoraggio in corso d’anno dei conti pubblici; 3) delle revisioni apportate dall’Istat ai dati di consuntivo. L’Istat ha pubblicato il 22 settembre scorso le modifiche apportate al PIL e al conto delle Amministrazioni pubbliche in conseguenza della revisione effettuata per tenere conto delle informazioni acquisite dopo la stima pubblicata nell’aprile precedente. Le nuove stime di contabilità nazionale, relative per la finanza pubblica al triennio 2017-19, non hanno comportato correzioni dell’indebitamento netto in percentuale del PIL, in nessuno dei tre anni. Per il 2019, le revisioni hanno implicato un miglioramento in valore assoluto del deficit per 651 milioni, ascrivibile in larga misura a maggiori entrate (+489 milioni) e, in particolare, a più elevate altre entrate correnti (+303 milioni, per trasferimenti diversi). Il complesso delle uscite è stato rivisto al ribasso di 162 milioni, in seguito a una riduzione dei consumi intermedi e delle prestazioni sociali in natura (-857 milioni, in gran parte relativi ai consumi intermedi delle Amministrazioni locali), solo parzialmente compensata da una revisione al rialzo delle uscite in conto capitale (+764 milioni), soprattutto degli investimenti (+662 milioni). Secondo la NADEF, il deficit tendenziale, scontando gli andamenti economici negativi indotti dall’emergenza sanitaria e le misure disposte per affrontarla nonché l’eliminazione 16
permanente delle clausole di salvaguardia su IVA e accise (disposta dal DL 34 a partire dal 2021), peggiorerebbe di oltre nove punti di PIL nel 2020 rispetto all’anno precedente, si contrarrebbe a poco più della metà nel 2021 per poi ridursi progressivamente sino al 2023, anno in cui rimarrebbe ancora a un livello più che doppio di quello – pre-pandemia – registrato nel 2019. In particolare, il disavanzo si attesterebbe al 10,8 per cento del PIL nel 2020, scenderebbe al 5,7 per cento nel 2021 e poi ancora al 4,1 per cento nel 2022 e al 3,3 per cento nel 2023 (tab. 2.1). Il saldo primario, cioè al netto della spesa per interessi, divenuto fortemente negativo nell’anno in corso, rimarrebbe negativo ancora per due anni e nel 2023 sarebbe sostanzialmente nullo. La spesa per interessi, in lieve aumento in termini di PIL nel 2020, tornerebbe a scendere sino al 2023. Il rapporto tra il debito pubblico e il PIL si innalzerebbe nel 2020 di oltre ventitré punti di PIL, dal 134,6 per cento dello scorso anno al 158 per cento, per scendere successivamente in ognuno degli anni del periodo di previsione sino ad attestarsi al 154,1 per cento nel 2023 grazie a una sostenuta crescita dell’economia (si veda il paragrafo 2.3). Il 2020. – L’indebitamento netto stimato al 10,8 per cento del PIL nel 2020, dopo quello dell’1,6 per cento registrato nel 2019, sarebbe superiore rispetto al disavanzo, pari al 10,4 per cento del prodotto, indicato nel DEF come inclusivo degli effetti (oltre a quelli dei precedenti DL 18 e DL 23 del 2020) delle “nuove politiche” che sarebbero poi confluite nel DL 34 dello scorso maggio. Risulterebbe tuttavia inferiore a quello che sarebbe risultato aggiungendo anche gli effetti del DL 104 dello scorso agosto. Il deficit riflette, oltre a un lieve aumento della spesa per interessi in percentuale del PIL (dal 3,4 al 3,5 per cento), un saldo primario fortemente negativo (-7,3 per cento del PIL dal precedente avanzo dell’1,8 per cento) dovuto a un aumento di circa dieci punti di PIL delle spese primarie sul prodotto (dal 45,3 al 55 per cento) – e soprattutto di quelle correnti (che passerebbero dal 41,8 al 50,4 per cento) – cui si associano entrate che, pur riducendosi notevolmente in valore assoluto, aumenterebbero limitatamente in percentuale del prodotto (passando dal 47 al 47,7 per cento). La pressione fiscale salirebbe di un decimo, al 42,5 per cento del PIL. Il deficit sarebbe migliore rispetto a quello che era atteso anche sulla base degli ingenti interventi disposti nei decreti legge emanati in corso d’anno (con valutazioni ufficiali di peggioramento del disavanzo di 100,2 miliardi). Ciò risulta evidente se si confrontano le previsioni del conto delle Amministrazioni pubbliche per il 2020 contenute nella NADEF con quelle indicate nel DEF, che recepivano gli effetti finanziari solamente dei decreti legge 18 e 23 del 2020 (tab. 2.2). Il miglioramento nella stima del saldo per l’anno in corso è legato a varie motivazioni. Innanzitutto, in corso d’anno è stato rilevato un andamento più favorevole delle attese sia per le entrate che per le spese, che si riflette nel minor peggioramento del deficit (pari a 60 miliardi) indicato nella NADEF rispetto a quanto ci si sarebbe aspettato semplicemente aggiungendo alle stime del DEF gli effetti finanziari (pari a 80 miliardi) dei decreti legge emanati successivamente (il DL 34 e il DL 104 del 2020), senza considerare quindi anche l’effetto riduttivo delle entrate dovuto alla più consistente decrescita del PIL attualmente prevista rispetto ad aprile scorso. Dal 17
monitoraggio infrannuale dei conti pubblici è emersa una sovrastima delle iniziali previsioni tendenziali di spesa (verosimilmente riferibile agli enti delle Amministrazioni locali) cui si sarebbe aggiunto un minor utilizzo delle risorse messe a disposizione dai decreti anticrisi. Sul versante delle entrate, l’andamento più favorevole del gettito emerso in corso d’anno ha portato alla revisione al ribasso della stima – verosimilmente improntata a notevole prudenza – dell’ammontare dei versamenti sospesi di imposte e contributi (DL 9, DL 18 e DL 23 del 2020). La stima dei versamenti sospesi è stata modificata numerose volte nei documenti ufficiali. Inizialmente, la sospensione di imposte e contributi era valutata pari a circa 27 miliardi; successivamente, nella Relazione tecnica del DL 34/2020, anche sulla base di quanto già riscontrato ex post sui versamenti di marzo e aprile 2020, l’ammontare è stato rivisto al ribasso a 20,6 miliardi. In particolare, per i mesi di marzo e aprile, sulla base dei versamenti effettuati veniva ipotizzato che quelli sospesi fossero pari a 9,8 miliardi in luogo dei circa 17 miliardi originariamente stimati. Tenendo conto che, analogamente a quanto avvenuto per i mesi di marzo e aprile, anche per le sospensioni stimate inizialmente per i mesi di maggio e giugno potrebbe esserci stato un ridimensionamento, alla luce del monitoraggio effettuato sulla base dei dati disponibili più aggiornati relativi ai versamenti tributari, la Relazione tecnica del DL 104 ha aggiornato la stima complessiva dei versamenti sospesi riducendola ulteriormente e portandola a 7,5 miliardi. Come già evidenziato dall’UPB6, l’iniziale sovrastima dell’impatto delle misure è probabilmente associata a ipotesi prudenziali di ricorso elevato alla sospensione dei versamenti, date le plausibili carenze di liquidità conseguenti al blocco delle attività nel periodo del lockdown. La cautela nelle stime iniziali ha riflesso la difficoltà di tenere conto dei versamenti che sarebbero stati comunque effettuati dalle imprese meno danneggiate dal blocco delle attività e da quelle che, pure danneggiate da quest’ultimo, avrebbero trovato convenienza a versare comunque le imposte e i contributi sociali anche per recuperare mediante compensazione le somme pagate in luogo dell’INPS ai propri dipendenti posti in Cassa integrazione. Un’ulteriore causa della sovrastima può essere connessa alla cautela utilizzata nelle ipotesi adottate per stimare il recupero di imposte via concessione della Cassa integrazione rispetto alla disoccupazione. Le stime sono quindi state progressivamente abbassate alla luce delle informazioni via via disponibili e, in particolare, di quelle relative ai versamenti già effettuati e all’utilizzo della Cassa integrazione. Peraltro, i contribuenti non in carenza di liquidità potrebbero aver continuato ad adottare, ai fini dell’autotassazione, il cosiddetto “metodo storico” invece del “metodo previsionale”. Questi aspetti quindi, come più volte evidenziato dall’UPB, da un lato sono connessi alle incertezze che hanno caratterizzato le stime delle grandezze economiche (macro e di finanza pubblica) di questo anno eccezionale e, dall’altro, sono riconducibili anche alle difficoltà di implementazione degli interventi per l’emergenza. 6 Si veda UPB (2020), Memoria del Presidente dell’UPB, Giuseppe Pisauro, in merito al contenuto del DDL n. 1925 di conversione del DL 14 agosto 2020, n. 104 recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia. 18
Guardando più in dettaglio all’andamento dei conti pubblici riportato nella NADEF, le spese primarie crescerebbero dell’11,7 per cento rispetto al 2019 – di oltre 95 miliardi in valore assoluto – riflettendo incrementi del 10,9 per cento delle spese primarie correnti e del 22 per cento di quelle in conto capitale. Tutte le componenti di spesa risentono degli interventi adottati dal Governo per contrastare l’emergenza economico-sanitaria. In particolare, nell’ambito della spesa corrente, le espansioni più consistenti riguardano le prestazioni sociali diverse dai trattamenti pensionistici (+48,7 per cento) e le altre uscite correnti (+24,8 per cento), voci in cui maggiormente si concentrato i provvedimenti. Sul fronte della spesa per pensioni e rendite, l’incremento del 2020 (2,6 per cento) rispecchierebbe, in particolare, gli oneri dovuti alla cosiddetta “Quota 100”, alla rimozione dell’aggancio all’aumento della speranza di vita dai requisiti di accesso alle pensioni di anzianità, all’estensione della cosiddetta “Opzione donna”. Aumenti notevoli sono attesi anche per i consumi intermedi, specialmente per quelli di natura sanitaria. Nell’ambito della spesa in conto capitale, si affiancano l’elevata dinamica degli investimenti (stimati in crescita dell’8,4 per cento, ma che nel primo semestre dell’anno sono indicati in riduzione del 6,1 per cento nelle statistiche dell’Istat relative ai conti trimestrali delle Amministrazioni pubbliche) e quella particolarmente sostenuta dei contributi agli investimenti e degli altri trasferimenti (che insieme dovrebbero crescere di circa il 49 per cento). Le entrate complessive si riducono del 6,7 per cento – di oltre 56 miliardi in valore assoluto – con contrazioni in tutte le componenti, a meno della posta relativa alle entrate in conto capitale diverse dalle imposte, che ingloba flussi provenienti dall’Unione europea. Oltre alla riduzione del PIL, il calo delle entrate riflette l’eliminazione di alcuni versamenti per l’anno in corso nonché il posticipo al biennio successivo di alcuni versamenti. La caduta maggiore è attesa per le imposte indirette (-11,5 per cento), nell’ambito delle quali risultano in particolare contrazione l’IVA, in connessione con la caduta attesa per i consumi delle famiglie, e le imposte sui giochi, a causa della sospensione degli stessi nel periodo del lockdown. Anche i contributi sociali calerebbero fortemente (-7 per cento) a causa della sfavorevole condizione del mercato del lavoro, mentre una riduzione inferiore è stimata per le imposte dirette (-4,7 per cento), in relazione a una contrazione della massa retributiva minore di quella del PIL, in parte ascrivibile alla componente pubblica dell’occupazione. Le altre entrate correnti diminuirebbero in misura minore grazie anche agli utili della Banca d’Italia. Il triennio 2021-23. – Nel triennio si delinea, come evidenziato in precedenza, un percorso di riduzione del deficit tendenziale che si dimezza scendendo al 5,7 per cento del PIL nel 2021 per poi scendere ulteriormente al 4,1 per cento nel 2022 e quindi al 3,3 per cento nel 2023. Tale andamento è ascrivibile, per il 2021, al carattere una tantum dei provvedimenti emergenziali presi durante il 2020 ad eccezione dell’eliminazione delle clausole di salvaguardia. In particolare, gli effetti finanziari dei decreti emanati nel corso dell’anno si riducono infatti notevolmente passando, secondo le valutazioni ufficiali, da un impatto di aggravio del deficit di 100,2 miliardi per il 2020 a uno di 31,4 miliardi nel 2021. Nei due anni successivi, essendo tale aggravio di nuovo in crescita (intorno ai 35-40 19
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