Amt, in arrivo altri 45 bus elettrici per Levante e Ponente. E in centro rimarranno i cavi del filobus

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Amt, in arrivo altri 45 bus elettrici per Levante e Ponente. E in centro rimarranno i cavi del filobus
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     Amt, in arrivo altri 45 bus elettrici per Levante e Ponente.
     E in centro rimarranno i cavi del filobus
     di Fabio Canessa
     24 Novembre 2021 – 15:34

     Genova. Altri 45 bus elettrici in arrivo nei prossimi mesi per Amt Genova che punta a
     rendere completamente green il trasporto pubblico entro il 2025: a confermarlo è il
     presidente Marco Beltrami a margine della presentazione del bus a idrogeno “prestato”
     da Bolzano e in sperimentazione per due giorni sulle strade della città. Una tecnologia
     ancora difficile da applicare perché mancano infrastrutture per il rifornimento, anche se
     l’idea è che in futuro questi veicoli possano convivere coi mezzi elettrici a batterie.

     Ma il cuore della rivoluzione verde di Amt saranno i quattro assi di forza (più uno) per
     cui ormai è stata definita la tecnologia da impiegare. Il ministero delle Infrastrutture, che
     ha approvato il finanziamento da 471 milioni di euro chiesto dal Comune, ha dato
     indicazioni precise: per la Valbisagno e la Valpolcevera (che però è esclusa dai quattro
     assi) si potranno usare i bus elettrici opportunity charging completamente svincolati
     dalla linea aerea, capaci di ricaricarsi anche alle fermate, mentre per gli altri tre assi
     (quello centrale da Marassi a Campi, la direttrice di corso Europa e il Ponente fino a Voltri)
     bisognerà attenersi al progetto originario, quello della filovia.

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     Il Comune e Amt però guardano da tempo alla tecnologia Imc (in motion charging) che
     permette ai filobus di marciare staccati dalla rete elettrica, in certi casi anche per il 60%
     del percorso, grazie all’energia accumulata dalle batterie. In questo modo si potrà
     evitare di tendere cavi per l’intera estensione della nuova rete, che sarebbe pari a
     26,5 chilometri (attualmente la filovia in servizio sulla linea 20 è lunga 14 chilometri),
     aggiungendo solo quanto basta sulle diramazioni per consentire ai nuovi bus di
     raggiungere i capolinea periferici. Accantonata perciò l’ipotesi di eliminare i cavi
     dalle zone centrali di pregio, visto che sarebbe l’opzione più onerosa anche in termini di
     tempistiche.

     Resta poi da stabilire come sarà composto il mix tra vetture da 18 metri (già
     regolarmente in servizio) e 24 metri (che potranno essere autorizzate dal ministero grazie
     a uno degli ultimi decreti). Il progetto originario prevedeva 145 filobus da 18 metri, ma il
     numero delle vetture potrà essere rivisto in funzione delle maggiori dimensioni consentite.
     Così come sarà certamente rivista la revisione della rete ipotizzata nello studio di
     fattibilità che aveva allarmato posizioni e comitati di quartiere alla luce dei sostanziosi
     tagli alle collinari. Da quanto fa sapere l’azienda, quello era solo lo scenario limite
     immaginato per mettere “sotto stress” il sistema, ma le sforbiciate non saranno così
     drastiche. I tecnici di Amt e di palazzo Tursi sono al lavoro coi progettisti anche per
     aumentare il più possibile la quota di percorsi in sede riservata (previsti al 70%
     nello studio inviato al ministero).

     Intanto si va avanti con la progressiva sostituzione degli autobus termici con
     corrispondenti vetture elettriche. “Nei prossimi sei mesi arriveranno 30 nuovi mezzi
     Solaris da 12 metri che saranno destinati alla rimessa di Cornigliano e quindi impiegati
     sulle linee del Ponente – spiega il presidente Marco Beltrami -. I mezzi ibridi attualmente
     in servizio sul 3 potranno essere spostati a Levante, probabilmente sul 15 o sul 42. Inoltre
     è in corso una gara per altri 15 bus elettrici da 10,5 metri che saranno distribuiti tra le
     rimesse Mangini e Cornigliano”. Al momento sono già full electric le linee locali di Nervi
     (515, 516, 517), la linea interna dell’ospedale San Martino (518), il 44 De Ferrari-
     Borgoratti e il 193 sulle alture di Voltri.

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     E il bus a idrogeno? Per ora non rappresenta un futuro a breve termine. “Dal punto
     di vista ingegneristico non ha senso perché in sostanza è un bus elettrico che funziona
     bruciando idrogeno che a sua volta deve essere prodotto in altro modo – spiega Beltrami –
     ma il vantaggio potenziale è duplice. Da una parte l’idrogeno rappresenta un modo per
     stoccare elettricità in eccesso prodotta ad esempio da celle fotovoltaiche, dall’altra
     questi mezzi hanno un’autonomia di circa 350 chilometri rispetto ai 180 chilometri di un
     tradizionale mezzo elettrico, quindi può avere senso impiegarli sui percorsi
     extraurbani piuttosto che in città. Il problema ad oggi è la filiera di approvvigionamento”.

     “Noi testiamo sempre nuove tecnologie in modo da essere pronti in futuro – aggiunge
     Fabio Gregorio, responsabile del settore innovazione in Amt -. In futuro elettrico vero e
     proprio e idrogeno sono destinati a convivere come oggi esistono motori a benzina e
     diesel. Ovviamente l’idrogeno deve essere prodotto in maniera sostenibile e, come succede
     col gas, immaginiamo che possano esserci siti in cui viene prodotto e stoccato. Al momento
     non è così e la ricarica avviene mediante bombole, ma noi rimaniamo sul pezzo”.

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