Selvicoltura nelle foreste di protezione - Regione Piemonte

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Selvicoltura nelle foreste di protezione - Regione Piemonte
Selvicoltura
        nelle foreste di protezione

Esperienze e indirizzi gestionali in Piemonte e Valle d’Aosta

  Integrazioni e approfondimenti dei testi.
  Nuovi casi di studio
Selvicoltura nelle foreste di protezione - Regione Piemonte
Integrazioni al manuale
“Selvicoltura nelle foreste dei protezione”

%
         l termine dell’esperienza condotta con il progetto Interreg III a “Gestion durable des
         forets de montagne à fonction de protection”, la Regione Piemonte ha finanziato l’analisi
         di alcuni nuovi casi di studio. Per la loro individuazione ci si è concentrati sulle tipologie
         forestali meno indagate nel corso del progetto, in particolare latifoglie e rimboschimenti.
Complessivamente sono stati individuati 5 nuovi casi e sono state redatte 7 nuove schede di
valutazione della stabilità del popolamento.
I nuovi casi di studio esaminati hanno dato origine ad alcune riflessioni e proposte di integrazione
del testo del manuale “Selvicoltura nelle foreste di protezione”, redatto al termine del progetto
“Gestion durable des forets de montagne à fonction de protection”.
Vengono quindi presentati gli approfondimenti al testo del manuale con indicazione del capitolo
di riferimento (essenzialmente il sesto) e del caso di studio che ha portato alle nuove riflessioni;
seguono le schede dei nuovi casi di studio.
Di seguito, con il termine “Manuale” si intende sempre il testo “Selvicoltura nelle foreste di
protezione. Esperienze e indirizzi gestionali in Piemonte e Valle d’Aosta”.

        HANNO COLLABORATO ALL’ANALISI DEI CASI DI STUDIO E ALLA REDAZIONE DEI TESTI
           Roberta Berretti, Fabio Meloni, Renzo Motta – Dipartimento Agro.Selvi.Ter.
           (Università degli Studi di Torino)
           casi di studio di Chialamberto e Macugnaga
           Lucia Caffo, Alberto Dotta – Consorzio Forestale Alta Valle Susa (Oulx – Torino)
           caso di studio di Pragelato
           Alessandro Canavesio, Paolo Camerano, Pier Giorgio Terzuolo – Istituto per
           le Piante da Legno e l’Ambiente S.p.a. (Torino)
           casi di studio di Valdieri e Groscavallo

        COORDINAMENTO EDITORIALE
           Franca De Ferrari – Settore Politiche Forestali (Regione Piemonte)
           Silvia Bruschini – Compagnia delle Foreste

        IMPAGINAZIONE
           Maria Cristina Viara – Compagnia delle Foreste
        FOTOGRAFIE
           Fotografie degli Autori

        EDITORE
           Compagnia delle Foreste S.r.l.
           via P. Aretino, 8 - 52100 Arezzo t Tel. 0575.370846 – www.compagniadelleforeste.it
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   Selvicoltura nelle foreste
    di protezione (integrazione)

    Il ruolo delle ceppaie di arbusti o delle specie
    con polloni di piccole dimensioni nella
    protezione diretta da piccoli massi (detriti).

      Riferimenti:
      t   paragrafo 6.1.1 - Caduta massi (diametro minimo degli
           alberi efficace per contribuire ad arrestare i massi);
      t   paragrafo 6.3 - Categorie forestali ed esigenze di stabilità
           selvicolturale (schede relative alle macrocategorie Fagge-
           te, Querceti e Castagneti, secondariamente Abetine, Pec-
           cete e Lariceti dell’orizzonte montano);
      t   Caso di studio di Groscavallo (TO).

    A       complemento di quanto definito nel Manuale, occorre va-
            lutare il ruolo protettivo esercitato dalle ceppaie con pollo-
    ni di piccole dimensioni, ovvero con diametro inferiore alla soglia
    di 12,5 cm (definita utile in soggetti isolati per fermare i massi
    di minori dimensioni) qualora questi siano numerosi e presenti
    diffusamente, anche per gruppi.
    Le ceppaie possono essere costituite da specie alto-arbustive
    o da specie che comunque non raggiungono ordinariamente
    dimensioni elevate (sopra la soglia minima efficace), ovvero da
    giovani polloni di specie arboree ceduate. In prevalenza si tratta
    di nocciolo, assai diffuso come specie d’accompagnamento nel
    piano montano in quasi tutte le categorie forestali, che sponta-
    neamente assume il portamento a ceppaia con numerosi polloni
    ravvicinati di età e diametri diversi (aspetto di ceduo a sterzo na-
    turale). Talora possono diventare significative anche le presenze
    di altre specie quali maggiociondolo (Faggete degradate), sorbi
    e ontani.
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I polloni di piccole dimensioni (spesso di diametro inferio-
re a 8 cm) svolgono un efficace ruolo di protezione esclu-
sivamente nei confronti di massi piccoli o molto piccoli
(dimensioni inferiori a 20 cm di diametro, classificabili come detri-
ti), che spesso costituiscono un fenomeno di caduta costante su
versanti più o meno ripidi con suoli superficiali. La loro presenza
talora può rappresentare un segnale di allarme nei confronti di
movimenti di distacco più importanti quali lave torrentizie e sci-
volamenti superficiali.
La funzione protettiva svolta dalle ceppaie è determinata sia dal
numero dei polloni sia dalle loro dimensioni che, ove numero-
si e ravvicinati, operano assieme: ciò che conta è il contributo
complessivo della ceppaia, che può essere assimilata ad un uni-
co individuo di diametro efficace. La funzione di protezione è
particolarmente rilevante nel caso in cui nel soprassuolo arboreo
siano carenti soggetti di maggiori dimensioni e/o la distribuzione
delle piante sia disomogenea o lacunosa.
Tenuto conto che per massi con diametro inferiore a 40 cm il
diametro minimo efficace è compreso fra 12,5 e 20 cm, in base
ai materiali rinvenuti depositati a monte (e quindi efficacemente
contrastati) di ceppaie di nocciolo, è plausibile asserire che la
protezione efficace è esercitata anche da gruppi di alberi con
diametro inferiore 12,5 cm, purché numerosi (almeno 4 polloni)            Ceppaie di nocciolo
                                                                          con numerosi polloni,
e con interdistanza non superiore al doppio del loro diametro.             in grado di garantire
In prima approssimazione una ceppaia di nocciolo con almeno                 l’adeguata copertura
                                                                             del suolo e limitare
4 polloni vitali di diametro medio 6 cm può corrispondere                     le cadute di massi di
a un soggetto singolo con diametro superiore ai 12,5 cm;                       piccole dimensioni
almeno 10 polloni possono corrispondere a 2 soggetti di dia-
metro minimo efficace. Inoltre le ceppaie più ampie, con polloni
piccoli distribuiti su una larghezza superiore ai 60 cm, possono
contribuire ad arrestare massi fino a 40 cm.
Pertanto nella valutazione del parametro “numero di piante/ha”
per la definizione delle esigenze di stabilità in caso di caduta di de-
triti, occorre conteggiare anche le ceppaie con soli polloni di pic-
cole dimensioni purché vitali, secondo il rapporto sopra indicato.

Resistenza all’urto
La capacità di ostacolare la caduta di massi dipende anche dalle
caratteristiche tecnologiche del materiale colpito; in questo caso
dalle caratteristiche dalle fibre legnose, che sono diverse da spe-
cie a specie.
L’urto è una sollecitazione dinamica; è definita resilienza la resi-
stenza ad urto trasversale. I fattori che influenzano la resistenza
all’urto sono:
   t inclinazione della fibratura: la resilienza si riduce all’au-
        mentare dell’angolo delle fibre rispetto all’asse verticale;
   t densità: all’aumentare della densità del legno aumenta
        la resilienza dello stesso;
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                                         t   caratteristiche degli anelli e difetti: l’ampiezza degli
                                              anelli si riflette sulla densità del legno. I nodi e le fessu-
                                              razioni causano un forte decremento della resistenza ad
                                              urto dinamico. L’esame della zona di rottura per urto è
                                              indicativo della resistenza e delle condizioni del legno poi-
                                              ché legni all’alta resilienza presentano lunghe scheggiatu-
                                              re notevolmente deformate.

                                       La tabella che segue riporta i diversi livelli di resistenza per le
                                       specie più diffuse nelle foreste piemontesi (da GIORDANO, 1976).

          Conifere
                        Specie                                        Resistenza all’urto
                     Larix decidua                                           discreta
                       Abies alba                                           modesta
                       Picea abies                                          modesta
             Pinus cembra, P. sylvestris                                    modesta
            Pinus montana, P. uncinata                                        bassa

          Latifoglie
                        Specie                                        Resistenza all’urto
               Robinia pseudoacacia                                       molto elevata
                 Sorbus aucuparia                                            elevata
      Quercus petraea, Q. pubescens, Q. robur                            media-elevata
                   Fagus sylvatica                                       media-elevata
             Fraxinus excelsior, F. ornus                                   notevole
              Laburnum anagyroides                                          notevole
        Acer campestre, A. pseudoplatanus                                     media
                  Betulla pendula                                             media
                  Carpinus betulus                                            media
                 Ostrya carpinifolia                                          media
                  Castanea sativa                                         bassa-media
                     Alnus incana                                         bassa-media
                  Alnus glutinosa                                             bassa
         Populus alba, P. nigra, P. tremula                                   bassa
                        Salix ssp.                                            bassa
                        Tilia ssp.                                            bassa
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La problematica del ribaltamento delle ceppaie

  Riferimento:
  t   Caso di studio di Chialamberto (TO)

Nel territorio alpino ed appenninico l’abbandono della gestione
del ceduo di specie non stabili su terreni acclivi presenta una
nuova problematica gestionale legata al fenomeno del ribalta-
mento delle ceppaie. I popolamenti antropogeni per strut-
tura e composizione (soprattutto Castagneti, Robinieti, talora
Ostrieti e Querceti) abbandonati da 40 o più anni presentano
spesso strutture molto dense ed uniformi, con un piano delle
chiome continuo e compatto. I polloni, non più sottoposti a ta-
glio, accrescono le loro dimensioni senza che a questo si accom-
pagni un adeguato sviluppo dell’apparato radicale; quest’ultimo
infatti presenta difficoltà nell’ulteriore sviluppo sia per l’elevata
densità delle ceppaie sia per la riduzione di vitalità alla quale è
sottoposto con il passare degli anni.
Il progressivo squilibrio tra apparato epigeo e radicale indu-
ce nella ceppaia una condizione di instabilità tale da favorirne il ri-
baltamento al suolo. Questa instabilità endogena può essere essa
stessa la causa del ribaltamento o la condizione che predispone
al fenomeno la ceppaia quando questa è sottoposta all’azione              Ribaltamento di più
                                                                           ceppaie in seguito ad
di agenti esterni quali, ad esempio, il vento, in particolare con           innesco di un crollo
terreno saturo d’acqua o la neve. Le aperture create dai primi ri-           sequenziale
baltamenti nel piano delle chiome e quindi la presenza di discon-
tinuità possono indurre un fenomeno di crollo concatenato tra
ceppaie vicine, oltre che di immediato travolgimento. Questo può
accadere per vari motivi quali l’improvvisa mancanza di sostegno
reciproco tra le chiome, o perché le ceppaie sul margine dell’aper-
tura tendono a sfruttare il nuovo spazio accrescendo le chiome
in modo sempre più asimmetrico. A questo si unisce la maggior
esposizione all’azione del vento. La mancanza di appoggio reci-
proco tra le chiome tende, nei terreni molto acclivi, a generare
una successione di crolli che da valle si espande verso monte.
Non sono ad oggi disponibili dati relativi alla correlazione esisten-
te tra dimensione della ceppaie (inteso come numero di polloni
e loro dimensioni) e fattori stazionali quali pendenza, topografia
e tipo di suolo. Alcuni lavori di ricerca evidenziano però come il
fenomeno del ribaltamento tenda ad aumentare, come atteso,
con la pendenza del versante ma anche in funzione della to-
pografia locale (PIVIDORI et al., 2008).
Uno studio condotto in Svizzera (VOGT et al., 2006) evidenzia
come a parità di suolo e pendenza la presenza di impluvi, defi-
niti sia sul profilo verticale del pendio sia su quello orizzontale,
e l’incremento in altezza creino le condizioni favorevoli al ribal-
tamento delle ceppaie. Negli impluvi la maggior ricchezza in
acqua e nutrienti favorisce lo sviluppo dei polloni sia in diame-
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      tro che in altezza, con una maggior tendenza all’inclinazione
      dei fusti ed all’asimmetria di chioma. Il suolo svolge un ruolo
      importante nel definire i valori limite dei diversi parametri oltre i
      quali la probabilità di ribaltamento diviene elevata sia in termini
      di litotipo che di profondità. Secondo alcuni autori il peso
      della pianta diviene irrilevante nel fenomeno di ribaltamento
      per suoli con profondità superiori a 150 cm mentre diviene par-
      ticolarmente influente nei suoli superficiali, profondi meno di
      60 cm (HAMMOND et al., 1992).
      Studi condotti in Liguria (GIANNETTI et al., 2006) evidenziano
      come la stabilità dei castagneti cedui sia particolarmente critica
      su terreni con pendenza compresa tra 35 e 70% su substarti
      dominati da:

        t    rocce eruttive compatte, ofioliti e rocce metamorfiche
        t    flysch arenaceo-marnosi ed arenarie
        t    argilloscisti e flysch argillosi
      In alcune condizioni la dinamica instaurata dall’abbandono dei
      cedui alla libera evoluzione può quindi portare i popolamenti
      verso una condizione di forte instabilità meccanica. Da un punto
      di vista ecologico il crollo delle ceppaie con un disegno spaziale
      a mosaico può rappresentare un’opportunità per l’insedia-
      mento e lo sviluppo della rinnovazione di specie diverse
      dalla dominante (castagno). La capacità di reazione del popola-
      mento a questa opportunità è fortemente influenzata dalla ferti-
      lità stazionale (VOGT et al., 2006).
      Nell’analizzare la stabilità dei popolamenti di cedui abbandonati,
      siano essi di castagno o altre specie, è necessario quindi valutare
      con attenzione caso per caso il rischio di ribaltamento, sia
      nella situazione attuale sia le possibili variazioni con l’invecchia-
      mento dei polloni. Se sussistono le condizioni favorevoli al ribal-
      tamento delle ceppaie è necessario porre particolare attenzione
      alle situazioni più instabili come le zone di impluvio, quelle con
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fenomeni di dissesto già in corso e le zone dove l’apertura del
piano delle chiome possa dare origine crolli sequenziali. Il taglio
dell’intera ceppaia può consentire un alleggerimento di que-
sta ed un suo ringiovanimento anche radicale; tuttavia esso deve
essere limitato in termini di superficie, per non dare origine ad
aperture sfavorevoli al ruolo protettivo svolto ed abbinandolo al
diradamento delle ceppaie più stabili. Per contro, il taglio a
raso di singole ceppaie in popolamenti con alberi molto alti può
non consentire una sufficiente illuminazione dei ricacci di polloni,
che intristiscono (CONEDERA et al., 2009).

                                              Bibliografia

CONEDERA M., FONTI P., NICOLOSO A., MELONI F., PIVIDORI M.       HAMMOND C., HALL D., MILLER S., SWETIK P. (1992) Level I
(2009) Ribaltamento delle ceppaie di castagno.                   stability analysis (LISA) documentation for version
Individuazione delle zone a rischio e proposte                   2.0. USDA Intermountain Research Station, GTR, 285.
selvicolturali Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi, n° 154.
                                                                 PIVIDORI M., MELONI F., NICOLOSO A., POZZI E., ARIENTI E.,
GIANNETTI F., TERZUOLO P.G., CAMERANO P., CANAVESIO A., (2006)   CONEDERA M. (2008) Ribaltamento delle ceppaie di
Analisi della funzionalità protettiva dei boschi in              castagno. Due casi di studio in cedui invecchiati
relazione ai tipi forestali della Liguria. Relazione             Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi, n°149.
finale Robiwood Project, Interreg IIIC.
                                                                 VOGT J., FONTI P., CONEDERA M., SCHRODER B., 2006
GIORDANO G., (1976) Tecnologia del legno, vol. 3                 Temporal and spatial dynamic of stool uprooting in
Le prove e i legnami di più frequente impiego.                   abandoned chestnut coppice forests. Forest Ecology
UTET, Torino.                                                    and Management 235 (2006) 88–95
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Lariceti e Cembrete

                                Riferimento:
                                t   paragrafo 6.3 - Categorie forestali ed esigenze di stabilità
                                     selvicolturale
                                t   Modifiche ed integrazioni di pag. 114 e seguenti
                                t   Caso di studio di Pragelto (TO)

                              Circa i lariceti dei piani montano e subalpino, stabili o a lenta
                              evoluzione, è necessario precisare che alcuni Lariceti montani
                              (LC20), in particolari condizioni ecologiche e stazionali, possono
                              non manifestare alcuna tendenza evolutiva, data l’assenza
                              di specie differenti all’interno del popolamento e, più in gene-
                              rale, di rinnovazione naturale. Tale situazione è stata riscontrata
                              in valli dal clima continentale (endalpiche), in esposizioni fredde
                              e su suoli mediamente poco fertili. In grassetto le modifiche
                              apportate alle schede di pagina 119 e 120 del Manuale.

                       Lariceti con potenzialità per il pino cembro

                               MV             1 strato                      2 strati
                N° strati
                                L         riferimento schede specifiche paragrafo 6.1
Struttura                                                       per piede d’albero e collettivi,
                Tessitura                per piede d’albero
                                                                 grado di copertura leggero
                Aperture                  riferimento schede specifiche paragrafo 6.1

            Lariceti dei piani montano e subalpino stabili o a lenta evoluzione

                               MV             1 strato                      2 strati
                N° strati
                                L         riferimento schede specifiche paragrafo 6.1

Struttura                                                        per piede d’albero e almeno
                                        per piede d’albero e
                Tessitura                                        2 grandi gruppi/ha, grado di
                                             per gruppi
                                                                      copertura leggero
                Aperture                  riferimento schede specifiche paragrafo 6.1

                              La scheda dei “Lariceti del piano montano in evoluzione” non
                              necessita di modifiche essenziali, in quanto, pur non citando il
                              riferimento al paragrafo 6.1 per le lave torrentizie, richiede popo-
                              lamenti pluristratificati anche nelle esigenze minime.
Selvicoltura nelle foreste di protezione - Regione Piemonte
 

Il problema dei Lariceti del piano montano
La determinazione del tipo forestale permette di entrare nelle schede
delle categorie forestali e di scegliere la tabella delle “Esigenze di
stabilità e indirizzi selvicolturali” di riferimento per il popolamento
in esame. Talvolta le caratteristiche della foresta possono non
trovare una corrispondenza diretta nella suddivisione in “Tipi
con ruolo di protezione”, che raggruppa i differenti tipi forestali
in classi correlate al dinamismo evolutivo della foresta. In modo
particolare in questi casi è necessario valutare attentamente
le potenzialità future della foresta, facendo riferimento alla
composizione specifica, alle tendenze evolutive e alla rinnovazione
presente e potenziale nel medio e lungo periodo.
Tali valutazioni, necessariamente legate all’osservazione dello stato
attuale e all’esperienza del selvicoltore, porteranno alla scelta di
una determinata classe in funzione della dinamica evidenziata.
In modo particolare tipi forestali che presentano una grande
diffusione sul territorio possono presentare una discreta
variabilità di tendenze evolutive, difficili da considerare e
valutare puntualmente in tabelle di sintesi.
Un esempio, emerso durante l’utilizzo del Manuale, è quello del
Lariceto montano (LC20X), che può appartenere sia alla classe                                Caduta massi in lariceto
dei “Lariceti dei piano montano e subalpino stabili o a lenta
evoluzione” sia ai “Lariceti del piano montano in evoluzione”.
Ovvero:

             Piano         Caratteristiche specie
  Tipo                                                                             Commenti
           dominante         accompagnatrici

 LC 20X    Lariceto       Poche specie arboree ed         Da un punto di vista strettamente tipologico il popolamento
           monoplano      arbustive mesofile (quindi      forestale è da ascrivere a LC20X, ma da un punto di vista
                          LC20), assenza di pascolo       della sua risposta alle sollecitazioni dei rischi naturali è da
                          (ovvero non può essere          considerarsi come un Lariceto del piano montano o subal-
                          LC10 ma è come se lo            pino a lenta evoluzione (LC10X o LC50X in funzione delle
                          fosse da un punto di vista      specie erbacee ed arbustive presenti), in quanto prevalgono
                          strutturale), alcune specie     le caratteristiche derivanti dalla semplificazione strutturale
                          dei Rodoreto-vaccinieti         e soprattutto le considerazioni gestionali e selvicolturali ad
                          (quindi non LC50 ma poco        esso legate. Da parte dell’utilizzatore del testo deve sempre
                          cambia per quanto concer-       prevalere la valutazione del rapporto esistente tra peri-
                          ne l’attitudine a contrastare   colo naturale e struttura del popolamento. La definizio-
                          i pericoli naturali).           ne oggettiva del tipo forestale può portare a valutazioni non
                                                          corrette rispetto alle scelte gestionali da attuare in presenza
                                                          di foreste di protezione. In presenza di popolamenti aventi
                                                          funzione di protezione diretta con caratteristiche di transi-
                                                          zione tra i diversi tipi, l’utilizzatore del testo deve valutare
                                                          soggettivamente l’attribuzione al gruppo più corretto,
                                                          ovvero quello in grado di descrivere con maggiore precisio-
                                                          ne l’attitudine a contrastare il pericolo naturale. Ecco perché
                                                          tali popolamenti sono da considerarsi fra i Lariceti del piano
                                                          montano o subalpino stabili o a lenta evoluzione.

 LC 20X    Lariceto       Presenza di un ricco oriz-      Valgono le considerazioni contenute nel Manuale ovvero
           monoplano      zonte di specie arboreo, ar-    l’appartenenza al gruppo Lariceti del piano montano in
                          bustive ed arboree tipiche      evoluzione.
                          del piano montano.


      Cembrete e ruolo del pino cembro
      Tenuto conto della attuale ridotta estensione di popolamenti a
      dominanza di pino cembro ed ancor più di Cembrete in purezza
      all’interno dell’arco alpino Piemontese e Valdostano, ma
      constatata la forte tendenza di questa specie a riconquistare
      spazi nei Lariceti, in attesa della redazione di specifiche schede
      di riferimento, occorre tenere conto delle precisazioni che
      seguono.

      a) Pinete di pino cembro in purezza (LC70).
      In prima approssimazione possono valere le definizioni ed
      indicazioni gestionali descritte per i boschi misti di larice e pino
      cembro (LC50), come evidenziato nella scheda per le esigenze

      di stabilità dei Lariceti con potenzialità per il Pino cembro.
      Chiaramente le caratteristiche stazionali ed ecologiche sono
      differenti, soprattutto nel caso di pinete di pino cembro pascolate
      e pertanto molto più rade (vedasi alcune porzioni del bosco
      dell’Alevè in Val Varaita-CN e del Piccolo Bosco di Salbertrand
      presso l’Alpe Selle-TO). Il pino cembro può, in condizioni
      favorevoli, tornare a scendere anche a quote piuttosto basse,
      raggiungendo talora l‘orizzonte montano superiore (fino a 1.400
      m s.l.m.). In modo particolare la longevità del pino garantisce
      buone risposte fisiologiche anche da parte di individui centenari,
      il cui apparato radicale risulta ancora del tutto efficiente nel
      garantire la stabilità dell’albero, anche se il portamento è quello
      tipico di alberi vetusti, talvolta policormici. La persistenza degli
      aghi del pino in periodo invernale favorisce la stabilizzazione del
      manto nevoso in foresta, anche con densità di alberi non troppo
      elevate, fattore che distingue le Cembrete dai popolamenti misti
      con il larice nei confronti della stabilità al pericolo di valanghe. Le
      risposte delle Cembrete alla caduta di massi sono paragonabili a
      quelle del Larici-cembreto, in quanto il parametro di riferimento


fondamentale è il numero di piante ad ettaro e l’ampiezza delle
aperture; tuttavia si può supporre una minore resistenza
meccanica del legno di pino cembro rispetto al larice. Un
buon approccio selvicolturale, non necessariamente legato
alla dinamica delle sole foreste di protezione, potrebbe essere
l’abbandono del pascolamento in bosco, al fine di favorire, almeno
sul lungo periodo, lo sviluppo della rinnovazione naturale del
pino cembro. Eventuali interventi selvicolturali dovranno avere
come obiettivo il miglioramento delle strutture della cembreta,
favorendo la presenza di popolamenti pluriplani per gruppi
e collettivi stabili, la cui dimensione e localizzazione andrà
valutata dettagliatamente in funzione delle caratteristiche
stazionali e delle esigenze di stabilità.

b) Pinete di pino cembro nelle quali rimane presente una
componente di larice (LC50).
Valgono le specifiche contenute nella scheda già a disposizione
con le singole valutazioni del caso.

Nei boschi di protezione la presenza e la possibilità di inserimento
del pino cembro vanno in generale favorite e valorizzate.
Pinete di pino silvestre
e di pino montano
  Riferimento
  t   Modifiche ed integrazioni di pag. 131 e seguenti

L’uso pratico del Manuale suggerisce l’opportunità di redigere
una scheda apposita anche per le Pinete di pino montano eretto
(p. uncinato), separata da quella delle Pinete di pino silvestre; al
momento è però possibile fare un approfondimento del testo
comune per gli “indirizzi selvicolturali”.
Qualora, per valutare le scelte gestionali dei popolamenti di pino
montano a portamento eretto, si richieda la compilazione della
scheda di valutazione, è possibile fare riferimento alle tipologie
del pino silvestre a lenta evoluzione. Bisogna però considerare che
i condizionamenti stazionali (in particolare edafici) nel caso
delle Pinete di pino montano, generalmente pioniero o primario
stabile, sono più severi; pertanto le esigenze di rinnovazione
difficilmente potranno raggiungere le esigenze ideali.
In tali casi è particolarmente utile la compilazione della
parte posteriore della scheda (scheda esempio pag. 221),
introducendo nelle “Note” le considerazioni effettuate in campo,
al fine della valutazione degli interventi non ordinari da porre
in atto per garantire la funzione protettiva di boschi altrimenti
destinati ad evoluzione controllata o libera, nei quali non sarebbe
prevista la gestione attiva se non appunto in casi di necessità per
fini di protezione diretta.
Rimboschimenti

  Riferimento
  t   Modifiche ed integrazioni di pag. 90 del Manuale.

Per quanto concerne i Rimboschimenti si ritengono validi i
riferimenti proposti dal Manuale e desunti dai “Tipi Forestali
del Piemonte” e “ I Tipi Forestali della Valle d’Aosta”. In modo
particolare è necessario valutare di volta in volta le tendenze
evolutive in atto al fine di ponderare gli interventi selvicolturali
sulla base delle dinamiche naturali delineate, valutando
eventualmente la necessità di sostituire, nel lungo periodo, la
specie del rimboschimento con altra specie o mescolanza di
specie più idonee alla stazione e in grado di rispondere più
efficacemente alle esigenze di stabilità.
Qualora il rimboschimento con funzione protettiva non sia citato
nel Manuale, al fine della scelta delle esigenze di stabilità, si
farà riferimento al tipo forestale più affine in relazione alle
tendenze evolutive manifestate dal popolamento artificiale,
alle specie principali caratterizzanti la vegetazione arbustiva ed
erbacea, nonché all’eventuale rinnovazione naturale presente.
L’indicazione del tipo forestale del Rimboschimento verrà
mantenuta nella compilazione della scheda di valutazione a
prescindere dall’età e dallo stadio evolutivo del popolamento
in esame, in quanto fornisce importanti elementi di analisi e di
lettura delle esigenze di stabilità.


                         Caso di studio
                         CHIALAMBERTO

Tipo forestale:
castagneto acidofilo a
Teucrium scorodonia

Pericolo naturale
principale:
caduta massi

Collocazione bosco:
zona di distacco e
transito
                          Inquadramento generale:
Bene protetto:
centro abitato            Ambito geografico: Valli di Lanzo
                          Comune: Chialamberto
                          Località: Chialambertetto
                          Quote: 900 - 1.100 m s.l.m.
                          Pendenza media: 35°
                          Esposizione prevalente: Sud
                          Precipitazioni medie annue: 1.227 mm
                          Temperatura media annua: 7,6°C
                          Morfologia: versante complesso con salti di roccia
                          Litotipo: gneiss occhiadini

                          Popolamento forestale:
                          Area campione
                          Superficie: 5.671 m2
                          N. piante/ha: 1.144
                          Area basimetrica/ha: 37,3 m2


Composizione specifica (n/ha):
                                                                                                   68,7% castagno
                                                      1,2% larice

                                                    5,1% pioppo

                                                    6,2% altre latifoglie

                                                      18,8% rovere

Parametri dendrometrici:

                                     Numero                    Area Basimetrica                           Volume
                              n/ha               %              m2/ha               %            m3/ha                  %
 piante da seme               342              29,9                 11,7           31,3           96,1                30,7
      polloni                 802              70,1                 25,6           68,7          217,2                69,3
      totale                  1.144           100,0                 37,3          100,0          313,3               100,0
  necromassa                   92               8,0                 1,5            4,1             9,4                 3,0
                                                             * percentuale calcolata rispetto al totale delle piante vive

             Curve ipsometriche                                             Distribuzione diametrica

   y = 7,1746Ln(x) - 8,5278                                                                    castagno        altre latifoglie
   R2 = 0,5235                                                                                 rovere          larice

                                y = 7,4864Ln(x) - 8,3035
                                R2 = 0,7499

                                               castagno
                                               rovere

                                                                           10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75

                                                      Piante da seme                                Polloni
                                                                         altre                      altre
                                           castagno rovere                        castagno rovere
                                                                       latifoglie                 latifoglie
    Profondità di chioma
                                                57           47             49            64              59            58
  (valore medio percentuale)
 Rapporto di snellezza (h/d)
                                                65           72             67            56              61            64
       (valore medio)
     Piante con chiome
fortemente asimmetriche (%)                     38           76             50            58              76            14
 

                         Région Autonome Vallée d’Aoste
                         Regione Autonoma Valle d’Aosta

Selvicoltura nei boschi di protezione                                                                          SCHEDA DI DESCRIZIONE E VALUTAZIONE DEL RUOLO PROTETTIVO DEL POPOLAMENTO                                                                                         Versione 2006
Comune: Chialamberto                                                                                                                                              Particella:
1. Tipo forestale (Principale): Castagneto acidofilo
2. Pericoli naturali         Principale: caduta massi                                                                                                                    Secondario:
3. Condizionamenti
3a. Contributo potenziale della foresta                                                     Grande x                                                              Medio                                                                  Insufficiente
                                                                                                        4. Stato attuale, tendenze evolutive e individuazione misure adeguate:
                                                                                                                                                                                        Stato e tendenze
                        Caratteristiche
                                                                                                                                                                                       evolutive nel breve                                                            8. Obiettivi con parametri
                       del popolamento                               Stato attuale                     Esigenze minime                           Esigenze ideali                                                        Interventi proponibili                       verificabili nel breve periodo
                                                                                                                                                                                      (10-20 anni) e medio
                         e degli alberi
                                                                                                                                                                                        (50 anni) periodo
                                                          castagno 70%                          castagno fino al 100%                     castagno max 80%
                   4 A – Composizione
                                                          rovere 19%
                   (espressa in volume %)
                                                          altre specie 11%

                         N° piante/ha                     1.144 p/ha                            almeno 400 p/ha                          almeno 600

                         % copertura                      70 %                                  indifferente                             indifferente

  4B
Densità
                         Ripartizione diam.               1 fascia                              1 fascia                                 2 fasce

                         Numero strati (verticale)        1 strato                              1 strato                                 2 strati

                                                          per piede d’albero o gruppi           per piede d’albero o gruppi              per piede d’albero e piccoli gruppi
                         Tessitura (orizzontale)

   4C
                                                                                                                                         (500m2)

Struttura
                         Aperture                         apertura < 20m                        aperture < 20 m                          aperture < 20 m

                         Profondità chiome                1/2                                   > 1/3                                    > 1/2

                                                          52% chiome fortemente                 < 50% chiome fortemente                  < 20% chiome fortemente
                         Simmetria chiome                 asimmetriche                          asimmetriche                             asimmetriche                                                            Rimozione delle ceppaie con caratteristiche
                                                                                                                                                                                                                 di instabilità sulle porzioni di salti di roccia
                                                          presenza di alberi e ceppaie su       almeno 20% piante affrancate,            almeno 40% piante affrancate,                                           e suolo superficiale incoerente. Favorire           Riduzione chiome asimmetriche.
                         Ancoraggio                       rocce instabili                       sporadiche ceppaie                       sporadiche ceppaie                                                      lo sviluppo simmetrico delle chiome                Incremento della stabilità nelle zone
                                                                                                                                                                                                                 delle piante da seme liberandole dalla             più acclivi e rocciose.

   Stabilità
                         Snellezza (H/D)                  64                                    < 80                                     < 70                                                                    concorrenza, in modo particolare verso
                                                                                                                                                                                                                 monte.

4 D Elementi di
                                                                                                presenza sporadica di
                                                          assenza danni evidenti cancro         fitopatologie/danni,                      assenza di fitopatologie/danni,
                         Stato fitosanitario                                                                                              cancro virulento
Descrizione dell’intervento

L’analisi della stabilità del popolamento evidenzia come il
ceduo di castagno presenti caratteristiche di composizione,
densità, struttura e stabilità tali da assicurare il ruolo
protettivo del popolamento nel breve e medio periodo.
Le ceppaie, benché spesso presentino ancora un elevato
numero di polloni, sono caratterizzate da una stabilità
complessiva piuttosto elevata, sia per lo sviluppo della
chioma sia dell’apparato radicale. Nonostante l’elevata
pendenza ed il suolo a tratti molto superficiale, non sono
al momento presenti fenomeni di ribaltamento delle
ceppaie. La rinnovazione è pressoché assente a causa
dell’elevata copertura al suolo ed è rappresentata in
prevalenza da piccoli nuclei di abete rosso e di latifoglie
diverse dal castagno di origine gamica.
L’intervento di martellata ha lo scopo principale di
ringiovanire il popolamento favorendo le giovani piante
da seme affermate, in prevalenza di quercia e faggio, e
liberando alcuni nuclei di rinnovazione di abete rosso
presenti. La stabilità delle ceppaie viene migliorata
eliminando i grossi polloni morti o molto inclinati
presenti con l’obiettivo di prevenire eventuali fenomeni
di ribaltamento. Si è optato invece un taglio totale delle
ceppaie nel caso queste presentassero condizioni di
senescenza complessiva. Il taglio della ceppaia è totale
anche per quelle con caratteristiche di instabilità sulle
porzioni di salti di roccia e suolo superficiale incoerente.
La stabilità delle piante da seme viene favorita liberando
precocemente, con un diradamento, le chiome in modo
da ottenere uno sviluppo simmetrico di queste ed un
adeguata profondità di sul fusto.
 

Sintesi dell’intervento

                            Parametri dendrometrici relativi all’intervento
                                       Prima dell’intervento     Dopo l’intervento     % di prelievo
        Numero piante/ha                      1.144                   1.077                  5,9
     Area basimetrica (m2)                    37,3                     35,2                  5,5
           Volume (m3)                        313,3                   297,3                  5,1
     Diametro medio (cm)                      20,2                     20,0
        Altezza media (m)                     13,3                     13,3
    Altezza dominante (m)                     18,3                     18,2

               Prima dell’intervento                                   Dopo l’intervento

 Nord

pendenza

                            conifere           latifoglie        piante da prelevare

       Distribuzione diametrica                                   Distribuzione diametrica
 popolamento prima e dopo l’intervento                                piante prelevate

                                                            25

                                                            20

                                                            15

                                                            10

                                                            5

                                                            0
     10    15 20 25 30 35 40 45 50 55 60


                                Caso di studio
                                GROSCAVALLO

Tipo forestale:
querceto di rovere a
Teucrium scorodonia
var. con latifoglie miste

Pericolo naturale
principale:
caduta massi

Collocazione bosco:
zona di transito
                                 Inquadramento generale:
Bene protetto:
centro abitato                   Ambito geografico: Valli di Lanzo
                                 Comune: Groscavallo (TO)
                                 Località: Pialpetta
                                 Quote: 1.140 - 1.300 m s.l.m.
                                 Pendenza media: 30°-35°
                                 Esposizione prevalente: Sud
                                 Precipitazioni medie annue: 1.227 mm
                                 Temperatura media annua: 7,6°C
                                 Morfologia: versante complesso con salti di roccia
                                 Litotipo: gneiss occhiadini

La complessità del
popolamento forestale
presente in questo caso
di studio ha indotto ad
una sua suddivisione in
due sottoparcelle (1 e 2)
classificate rispettivamente
come “Querceto di rovere
a Teucrium scorodonia
var. con latifoglie miste”
e “Boscaglia montana             Popolamento forestale:
sottotipo d’invasione”. Dove
non diversamente specificato                                      Generale Sub parcella 1 Sub parcella 2
i dati fanno riferimento alla
sola subparcella di Querceto              Superficie              6.860 m2             2.765 m2         4.095 m2
di rovere (caratteristiche
                                        n° piante/ha              1.094 (1)           1.053 (2)        1.010 (3)
dendrometriche e interventi
selvicolturali).                   Area basimetrica/ha            21,2 m2              22,6 m2         26,60 m2
                                 (1)
                                     di cui 444 ceppaie di arbusti non rilevabili perché di ø < 5 cm
                                 (2)
                                     di cui 514 ceppaie di arbusti non rilevabili perché di ø < 5 cm
                                 (3)
                                    di cui 398 ceppaie di arbusti non rilevabili perché di ø < 5 cm


Composizione specifica (n/ha):
                                                                                                     51,3% arbusti
                                                4,7% latifoglie mesofile

                                         21,7% latifoglie pioniere

                                                        22,3% rovere

Parametri dendrometrici:

                                   Numero                      Area Basimetrica                           Volume
                            n/ha                 %              m2/ha               %              m3/ha                  %
 piante da seme             388                 72               17,6               78             180,3                 84
     polloni                151                 28                5,0               22              34,1                 16
        totale              539                100               26,6              100             214,4                100
  necromassa                166                 31                3,7               20              46,5                 22

           Curve ipsometriche                                               Distribuzione diametrica

                                                                  120
   y=11,405*LN(A79)-17,32   y=7,7991*LN(A79)-8,2609                                       rovere               latifoglie pioniere
   R2 = 0,583               R2 = 0,3665                                                   latifoglie mesofile   arbusti
                                                                  100

                                                                   80

                                                                   60
                            y=6,6918*LN(A79)-5,2789
                            R2 = 0,3306                            40
                                        rovere
                                        latifoglie mesofile         20
                                        latifoglie pioniere
                                                                       0
   10     15     20   25    30     35     40       45
 

                    Région Autonome Vallée d’Aoste
                    Regione Autonoma Valle d’Aosta

Selvicoltura nei boschi di protezione                                                                                      SCHEDA DI DESCRIZIONE E VALUTAZIONE DEL RUOLO PROTETTIVO DEL POPOLAMENTO                                                                               Versione 2006
Comune: Groscavallo                                         Località: Pialpetta                                                                                                 Particella: Foglio 7 mappale 17                                   Data: Novembre 2007
1. Tipo forestale (Principale): Querceto di rovere a Teucrium scorodonia e Boscaglia d’invasione st. montano
2. Pericoli naturali         Principale: caduta massi                                                                                                                                Secondario: valanghe
3. Condizionamenti
3a. Contributo potenziale della foresta                     Grande                                                                                                              Medio x                                                           Insufficiente
                                                                                                               4. Stato attuale, tendenze evolutive e individuazione misure adeguate:
                                                                                                                                                                                                       Stato e tendenze
                   Caratteristiche
                                                                      Stato attuale                                                                                                                   evolutive nel breve                                              8. Obiettivi con parametri
                  del popolamento                                                                                       Esigenze minime                        Esigenze ideali                                                   Interventi proponibili               verificabili nel breve periodo
                                                                                                                                                                                                     (10-20 anni) e medio
                    e degli alberi                          Querceto                  Boscaglia                                                                                                        (50 anni) periodo
                                                                                  rovere 10%                                                                                                                                Controllo ungulati.                       Valutare incremento di rovere e
                                                     rovere 39%                                                  rovere 60%                            vedi minime
                                                                                                                                                                                                                                                                      frassino.
                                                     frassino e acero 8%          frassino e acero 35%                                                                                                                      Diradamento ceppaie di nocciolo e
             4 A – Composizione                                                                                  altre ≥ 40%
                                                                                  ontano 39%                                                                                                                                sottoimpianti con faggio.
                                                     altre (p.tremolo,
             (espressa in volume %)                  betulla, sorbo               altre (betulla, ciliegio,                                                                                                                 Diradamento nuclei di pioppo tremolo
                                                     mont.,nocciolo               p. tremolo, castagno,                                                                                                                     per liberare la rinnovazione afferamta
                                                     salicone) 53%                faggio) 16%                                                                                                                               di rovere.

                                                     539                          450                                                                                                                                       Diradamento nucleo di pioppo tremolo.     Presenza di rinnovazione nelle
                    N° piante/ha                     di cui 140 ≥ 24 cm           di cui 220 ≥ 24 cm             300 piante ≥ 24 cm                    400 piante ≥ 24 cm                                                                                             aperture e vicino alle ceppaie di
                                                     cepp. nocciolo: 514/ha       cepp. nocciolo: 400/ha                                                                                                                    Sottoimpianto con faggio e acero di       nocciolo.
                                                                                                                                                                                                                            monte.
                    % copertura                      80 %                         65 %                           > 50%                                 vedi minime

    4B Densità
                                                                                                                                                                                                                            Posizionamento tronchi di traverso.
                    Ripartizione diam.               2 fasce                      2 fasce                        2 fasce                               2 fasce

                    Numero strati (verticale)        1 strato                     1 strato                       1 strato                              pluristratificato
                                                                                  gruppi, prevalenza                                                                                                                        Posizionare tronchi di traverso           Aumento numero di piante nate
                    Tessitura (orizzontale)          piccoli gruppi                                              per piede d’albero o piccoli gruppi   per piede d’albero e piccoli gruppi                                  Sottoimpianto con faggio e acero di       da seme.
                                                                                  polloni

   4C
                                                                                                                                                                                                                            monte.
                                                     lunghezza 15 m               lunghezza 30 m

Struttura
                    Aperture                         larghezza 5-20 m             larghezza 5-50 m
                                                                                                                 lunghezza < 20 m                      lunghezza < 20 m

                                                     tutte le specie: 1/3 circa   tutte le specie: tra 1/3       > 1/3                                 > 1/2
                    Profondità chiome                                             e 1/2 circa                                                                                                                               Diradamento nucleo di pioppo tremolo.
                                                     il 37% delle piante con      il 40% delle piante con                                                                                                                   Abbattimento alberi instabili, in
                    Simmetria chiome                 chioma asimmetrica           chioma asimmetrica             < 50%                                 poche piante asimmetriche
                                                                                                                                                                                                                            particolare taglio di alcune ceppaie di
                                                     < 20% non ben ancorate       circa 40% non ben                                                                                                                         ontano.
                    Ancoraggio e asse                                             ancorate                       assenza di alberi instabili           assenza di alberi instabili

   Stabilità
                                                     rovere: 80 (< 65 solo per    rovere: 70 (< 65 per
                    Snellezza (H/D)                  acero) altre specie: 75      rovere e ontano)               < 80                                  < 70

4 D Elementi di
                                                     brucamento                   danni caduta massi e           sporadici danni                       sporadici danni
                    Stato fitosanitario                                            ungulati
                                                     più di 1/2                   più di 1/2                     non meno di 1/2 sfavorevole           non meno di 1/4 sfavorevole
                    Letto germinazione               sfavorevole                  sfavorevole
                    Plantule ( 10 anni)                 media (5-10 anni) x                   alta (< 5 anni)                        m. Disporre ramaglia attorno alla rinnovazione per limitare i danni da ungulati. Il materiale non va esboscato ma allestito diagonalmente alla
9. Prossima valutazione del popolamento (indicativa): anno 2030                                                                           massima pendenza. Sottoimpianti di faggio e acero di monte. Comprovato il ruolo protettivo del nocciolo
Descrizione dell’intervento
L’intervento selvicolturale descritto è limitato alla sola porzione di parcella
classificata come Querceto di rovere (sub parcella 1), tipologia forestale
di cui il manuale “Selvicoltura nelle foreste di protezione” definisce le
caratteristiche di stabilità minime e ideali. Per le Boscaglie non esistono
ad oggi esperienze tali da poter definire quali siano i parametri minimi ed
ideali tali da consentire a questo tipo forestale di assolvere alla funzione di
protezione richiesta.

L’analisi del popolamento ha evidenziato problemi nella
composizione, struttura e rinnovazione, rispettivamente
per scarsa presenza di specie longeve e meccanicamente
efficienti, rinnovazione di specie stabili e per la presenza di
aperture di lunghezza oltre la soglia critica. In base a ciò i
possibili interventi devono avere come obiettivo generale
il miglioramento della composizione e della struttura,
creando le condizioni per l’affermazione dei semenzali
ed il passaggio ad un popolamento pluristratificato. Gli
interventi proposti sono raggruppati in due categorie.
La prima riguarda interventi prioritari, da realizzare nei
prossimi 10 anni, di diradamento nei nuclei di pioppo
tremolo per favorire le giovani perticaie di rovere, al fine di
non perdere definitivamente una generazione di quercia,
carente in tutte le classi diametriche, anche in relazione al
fatto che il pioppo tremolo è instabile ed ha quasi esaurito
la sua funzione di specie preparatoria. Operativamente il
diradamento potrà essere di tipo massale, eliminando i
diretti concorrenti della rovere, asportando indicativamente
la metà degli individui in ogni gruppo. La seconda
categoria di interventi, complementari, considera la
possibilità di realizzare sottoimpianti con faggio al fine
di migliorare il ruolo di protezione nei confronti delle
valanghe. In contemporanea a tali interventi va previsto
anche il diradamento dei polloni di maggior diametro su
singole ceppaie di nocciolo per ridurne la copertura ove
presente una rinnovazione affermata di latifoglie. In tutti i
casi, si consiglia di non asportare il materiale di risulta degli
interventi, ma di allestirlo diagonalmente alla massima
pendenza in corrispondenza delle aperture o vicino al
letto di caduta sia per migliorare il ruolo protettivo per la
caduta massi e la reptazione della neve, sia per aumentare
le stazioni favorevoli alla rinnovazione. La ramaglia può
essere sparsa sulle ceppaie di ontano nero o sui nuclei di
rinnovazione per limitare i danni da brucamento. Interventi
da evitare sono il taglio di individui adulti di rovere e
la ceduazione diffusa del nocciolo, di cui si conferma il
ruolo complementare nel contrastare i pericoli naturali, in
particolare nell’arrestare massi di piccole dimensioni da
parte di ceppaie con polloni anche piccoli ma numerosi.
 

Sintesi dell’intervento

                            Parametri dendrometrici relativi all’intervento
                                   Prima dell’intervento    Dopo l’intervento        % di prelievo
         Numero piante/ha                    539                    509                   5,6
        Area basimetrica (m2)                22,6                  21,1                   6,5
            Volume (m3)                     214,4                  202,1                  5,7
        Diametro medio (cm)                  17,7                  17,6
    Altezza dominante (m)                    12,6                  12,6

                Prima dell’intervento                              Dopo l’intervento

 Nord

pendenza

                                    latifoglie       piante da prelevare

       Distribuzione diametrica                                Distribuzione diametrica
 popolamento prima e dopo l’intervento                             piante prelevate

  300

  250

  200

  150

  100

   50

    0
         10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65                  10    15     20   25   30   35    40
Caso di studio
                      VALDIERI

Tipo forestale:
Abetina eutrofica
var. con faggio

Pericolo naturale
principale:
caduta massi

Collocazione bosco:
zona di transito

Bene protetto:
                       Inquadramento generale:
strada
                       Ambito geografico: Valle Gesso
                       Comune: Valdieri (Cuneo)
                       Località: Vallone della Valletta delle Terme
                       Quote: 1.500 - 1.850 m s.l.m.
                       Pendenza media: 35°-38°
                       Esposizione prevalente: Ovest
                       Precipitazioni medie annue: 1.247 mm/anno
                       Temperatura media annua: 5°C
                       Morfologia: versante complesso solcato da impluvie canali di valanga
                       Litotipo: graniti

                       Popolamento forestale:
                       Area campione
                       Superficie: 4.890 m2
                       N. piante/ha: 368
                       Area basimetrica/ha: 39,8 m2


Composizione specifica (n/ha):
                                                                                                               63% abete bianco
                                                1% acero di monte

                                     2% larice

                                        6% abete rosso

                                     27% faggio

Parametri dendrometrici:

                                     Numero                   Area Basimetrica                                      Volume
                              n/ha                %            m2/ha                       %               m3/ha                  %
 piante da seme               350                 95            38,9                     97,7               449,1                98,4
        polloni               18                   5                0,9                   2,3                 7,5                 1,6
         totale               368                100            39,8                      100               456,6                100
      necromassa              65                17,8                4,8                  12,1                38,6                 8,5

                Curve ipsometriche                                             Distribuzione diametrica

 35 y=10,042*LN(A80)-14,187                                             50
                                                                                                                         abete bianco
      R2 = 0,4746
 30 y=12,354*LN(A80)-20,247                                                                                              faggio
                                                                        40
      R2 = 0,6368                                                                                                        abete rosso
 25                                                                                                                      larice
                                                                        30
 20                            y=10,506*LN(A80)-17,004
                               R2 = 0,4966                              20
 15

 10
                                             abete bianco               10
                                             altre conifere
                                             faggio
  5                                                                      0
      10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70
 

                    Région Autonome Vallée d’Aoste
                    Regione Autonoma Valle d’Aosta

Selvicoltura nei boschi di protezione                                                                SCHEDA DI DESCRIZIONE E VALUTAZIONE DEL RUOLO PROTETTIVO DEL POPOLAMENTO                                                                            Versione 2006
Comune: Valdieri                                                                      Località: V.ne Valletta                                         Particella: Foglio 45 mappale 3                                 Data: Ottobre 2007
1. Tipo forestale: Abetina mesotrofica var. con faggio
2. Pericoli naturali        Principale: caduta massi                                                                                                        Secondario: valanghe
3. Condizionamenti: danni fauna selvatica su abete bianco
3a. Contributo potenziale della foresta                                               Grande                                                          Medio x                                                         Insufficiente
                                                                                       4. Stato attuale, tendenze evolutive e individuazione misure adeguate:
                                                                                                                                                                          Stato e tendenze
                     Caratteristiche
                                                                                                                                                                         evolutive nel breve                                                  8. Obiettivi con parametri
                    del popolamento                        Stato attuale                       Esigenze minime                       Esigenze ideali                                               Interventi proponibili                    verificabili nel breve periodo
                                                                                                                                                                        (10-20 anni) e medio
                      e degli alberi
                                                                                                                                                                          (50 anni) periodo

                                                abete bianco 63%
                                                                                                                                                                                               Prelievi di singoli individui di abete        Passaggio in posizione
                  4 A – Composizione            faggio 27%                              abete bianco 70-100%                  abete bianco 50-70%                                              bianco per favorire affermazione              condominante del faggio.
                  (espressa in volume %)        abete rosso e larice 9%                 faggio e abete rosso 20-30%           faggio e abete rosso 30-50%                                      del faggio, attualmente nel piano
                                                                                                                                                                                               dominato.
                                                acero di monte 1%

                                                                                                                                                                                               Diradamenti nei gruppi di abete bianco        Verificare il numero di individui
                                                totale 368; 319 > 12 cm                 massi: 300 >24 cm 150 >36 cm          massi: 400 >24 cm 200 >36 cm                                     per favorire l’incremento diametrico.
                    N° piante/ha                211> 24 cm; 162> 36 cm                  valanghe: indifferente                valanghe: 500 > 8 cm                                                                                           che passano dalla classe 15 a
                                                                                                                                                                                                                                             25 cm.
                                                                                                                                                                                               Diradamenti per liberare faggio.
                    % copertura                 70 %                                    > 50%                                 vedi minimo
                                                                                                                                                                                               Posizionare tronchi diagonalmente alla

    4B Densità
                    Ripartizione diam.          2 fasce                                 2 fasce                               3 fasce                                                          massima pendenza.

                    Numero strati (verticale)   2 strati                                2 strati                              pluristratificato                                                 Evoluzione controllata: attendere la
                                                                                                                                                                                               rinnovazione naturale.
                    Tessitura (orizzontale)     a gruppi grandi                         per gruppi                            per gruppi piccoli                                               Valutare se proteggere la rinnovazione

   4C
                                                                                                                                                                                               natuarle, in particolare dell’abete bianco.
                                                       2                                                                                                                                       Posizionare tronchi diagonalmente alla

Struttura
                    Aperture                    150 m - no tronchi a terra              lunghezza < 20 m tronchi a terra      lunghezza < 20 m tronchi a terra
                                                                                                                                                                                               massima pendenza.
                    Profondità chiome           A. bianco 1/2; Faggio 2/3               A. bianco 1/2; Faggio 2/3             A. bianco 1/2; Faggio 2/3
                                                                                                                                                                                               Diradamento per ridurre eccessiva den-
                                                                                                                                                                                               sità di alcuni gruppi di abete bianco e
                                                A. bianco 40% e Faggio 80% delle        < 20% for. asimmetriche (A. bianco)   < 70% for. asimmetriche (A. bianco)                              liberare le chiome del faggio.
                    Simmetria chiome            piante con chioma asimmetrica           < 40% for. asimmetriche (Faggio)      < 70% fort. asimmetriche (Faggio)

                    Ancoraggio e asse           piante ben ancorate                     piante ben ancorate                   piante ben ancorate

   Stabilità
                    Snellezza (H/D)             80                                      < 80                                  < 70

4 D Elementi di
                    Stato fitosanitario          danni caduta massi e brucamento         sporadici danni                       no brucamento
                                                                                                                                                                                               Freccia rossa: abete bianco e faggio.         Verificare rinnovazione faggio
                    Letto germinazione          > 80% molto favorevole A. bianco        non meno del 50% sfavorevole          meno del 25% sfavorevole                                         Freccia blu: abete rosso.                     e abete rosso.
                                                abbondante A. bianco assente Faggio     < 20 nuclei/ha                        < 20 nuclei/ha                                                   Proteggere i nuclei di rinnovazione di
                    Plantule ( 10 anni)    media (5-10 anni) x          alta (< 5 anni)                    chioma e l’accrescimento del faggio. Posizionare tronchi diagonalmente alla massima pendenza per la rinnovazione.
9. Prossima valutazione del popolamento (indicativa): 2022
Descrizione dell’intervento

L’analisi del popolamento ha evidenziato problemi
nella struttura e rinnovazione, per la carenza di piante
d’avvenire nelle fasce diametriche inferiori e per l’evidente
scarsità di microstazioni favorevoli alla rinnovazione,
soprattutto per specie più eliofile come l’abete rosso ed il
larice, che sono rappresentate essenzialmente da grandi
alberi. A tal proposito sono assai scarse le specie arbustive
come sorbo degli uccellatori, idonee a proteggere
i semenzali dal brucamento. A livello compositivo
occorre favorire l’affermazione e la valorizzazione del
ruolo strutturale del faggio, attualmente presente con
prevalenza di individui nel piano dominato. I rari larici
stabili devono essere conservati il più a lungo possibile,
per il ruolo di portaseme in caso di eventi catastrofici che
annullino la copertura. In base a queste considerazioni
i possibili interventi,da realizzare con priorità media,
devono avere come obiettivo generale il miglioramento
della composizione e della struttura, creando le condizioni
per l’affermazione dei semenzali delle diverse specie.
Operativamente sono necessari prelievi a scelta per ridurre
la densità nei gruppi più densi di abete bianco, favorendo i
soggetti dominanti e con chioma profonda ed eliminando
quelli concorrenti lo sviluppo dei singoli individui di
faggio. Per il faggio è prioritario liberare le chiome delle
piante nelle diverse classi diametriche per farle ampliare,
migliorando contestualmente la stabilità complessiva dei
soggetti e favorendone il passaggio nel piano dominante.
Per migliorare gli aspetti relativi alla rinnovazione occorre
posizionare i tronchi di risulta dagli interventi sopraindicati
trasversalmente alla linea di massima pendenza (parte
inferiore della parcella), sia per fermare l’eventuale
rotolamento di massi e l’azione di spinta del manto nevoso,
sia per creare microstazioni favorevoli all’affermazione dei
semenzali. Per tentare di ridurre l’incidenza del brucamento
sull’abete può essere utile spargere la ramaglia attorno ai
gruppi di semenzali.
 

Sintesi dell’intervento

          Parametri dendrometrici relativi all’intervento (su piante vive e morte in piedi)
                                                   Prima dell’intervento      Dopo l’intervento     % di prelievo
         Numero piante/ha                                        368                349                   5,5
        Area basimetrica (m2)                                   39,8                38,0                  4,5
              Volume (m3)                                      456,6               437,5                  4,2
        Diametro medio (cm)                                     31,4                31,5
    Altezza dominante (m)                                       18,6                18,6

                    Prima dell’intervento                                           Dopo l’intervento

 Nord

pendenza

                                      conifere                   latifoglie   piante da prelevare

       Distribuzione diametrica                                                Distribuzione diametrica
 popolamento prima e dopo l’intervento                                             piante prelevate

  100

   80

   60

   40

   20

    0


                      Caso di studio
                      MACUGNAGA

Tipo forestale:
pecceta montana
mesalpica var. con
larice e latifoglie

Pericolo naturale
principale:
caduta massi
valanghe

Collocazione bosco:
zona di transito
                       Inquadramento generale:

Bene protetto:         Ambito geografico: Valle Anzasca
centro abitato         Comune: Macugnaga (Verbanio Cusio Ossola)
                       Località: Macugnaga
                       Quote: 1.400 - 1.450 m s.l.m.
                       Pendenza media: 35°
                       Esposizione prevalente: Sud
                       Precipitazioni medie annue: 1.237 mm
                       Temperatura media annua: 3°C
                       Morfologia: versante acclive
                       Litotipo: gneiss

                       Popolamento forestale:
                       Area campione
                       Superficie: 5.025 m2
                       N. piante/ha: 420
                       Area basimetrica/ha: 33,8 m2


Composizione specifica (n/ha):
                                                                                                  72,5% abete rosso
                                                    0,5% maggiociondolo

                                          4,3% faggio

                                             22,7% larice

Parametri dendrometrici:

                                         Numero                       Area Basimetrica               Volume
                                  n/ha                 %              m2/ha           %         m3/ha             %
 piante da seme                   420                100               33,8          100        340,65           100
      polloni
       totale                     420                100               33,8          100        340,65           100
  necromassa                       4                    1              0,13          0,39        0,89           0,26

              Curve ipsometriche                                              Distribuzione diametrica

 30                                                                      60                               abete rosso
       y = 10.947Ln(x) - 18.366                                                                           larice
       R2 = 0.8118                                                       50
 25                                                                                                       faggio
                                                                                                          maggiociondolo
                                                   abete rosso           40
 20                                                larice
                                                                         30
                                                   faggio
 15
                                         y = 6.3889Ln(x) + 0.3731        20
                                         R2 = 0.3581
 10                                      y = 2.3826Ln(x) + 4.0118        10
                                         R2 = 0.8508
  5                                                                       0
      10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65                                     10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70

                                                      Abete rosso                  Larice                Faggio

    Profondità di chioma
                                                                 73                  60                    73
  (valore medio percentuale)
 Rapporto di snellezza (h/d)
                                                                 63                  64                    81
       (valore medio)
     Piante con chiome                                           15                  29                    88
fortemente asimmetriche (%)
 

                         Région Autonome Vallée d’Aoste
                         Regione Autonoma Valle d’Aosta

Selvicoltura nei boschi di protezione                                                                   SCHEDA DI DESCRIZIONE E VALUTAZIONE DEL RUOLO PROTETTIVO DEL POPOLAMENTO                                                                            Versione 2006
Comune: Macugnaga                                                                                                                                              Particella:
1. Tipo forestale (Principale): Pecceta montana esalpica a variante di larice e latifoglie
2. Pericoli naturali         Principale: massi                                                                                                                       Secondario: valanghe
3. Condizionamenti
3a. Contributo potenziale della foresta                           Grande x                                                                                     Medio                                                        Insufficiente
                                                                                            4. Stato attuale, tendenze evolutive e individuazione misure adeguate:
                                                                                                                                                                                 Stato e tendenze
                          Caratteristiche
                                                                                                                                                                                evolutive nel breve                                              8. Obiettivi con parametri
                         del popolamento                         Stato attuale                      Esigenze minime                           Esigenze ideali                                              Interventi proponibili               verificabili nel breve periodo
                                                                                                                                                                               (10-20 anni) e medio
                           e degli alberi
                                                                                                                                                                                 (50 anni) periodo

                                                                                             abete rosso 55-100%                      abete rosso 80-95%
                                                      abete rosso 65%
                       4 A – Composizione                                                    larice, pino silvestre 0-45%             larice, pino silvestre 5-20%
                                                      larice 34%
                       (espressa in volume %)                                                abete bianco, faggio 0-10%               abete bianco, faggio 5-15%
                                                      faggio 1%
                                                                                             sorbo degli uccellatori presenza         sorbo degli uccellatori presenza

                         N° piante/ha                 420 p/ha                               almeno 400 p/ha                          almeno 600 p/ha

                         % copertura                  70 %                                   indifferente                             indifferente

    4B Densità
                         Ripartizione diam.           2 fasce                                1 fasce                                  2 fasce

                         Numero strati (verticale)    1 strato                               2 strati                                 3 strati
                                                                                                                                                                                                      Favorire la presenza di più strati di     Insediamento e sviluppo della
                         Tessitura (orizzontale)      per piede d’albero                     per piede d’albero e gruppi              per piede d’albero e gruppi                                     vegetazione, differenziando per classi    rinnovazione nuova e pre

   4C
                                                                                                                                                                                                      cronologiche.                             esistente.

Struttura
                         Aperture                     una apertura max pendenza >20m         aperture < 20 m                          aperture < 20 m

                                                      profondità > 1/2                       profondità > 1/3                         > 1/2
                         Profondità chiome

                         Simmetria chiome             22% fortemente asimmetriche            < 50% fortemente asimmetriche            < 40% fortemente asimmetriche

                                                      assenza alberi instabili               assenza di alberi instabili e/o grandi   assenza di alberi instabili e/o grandi
                         Ancoraggio e asse                                                   dimensioni                               dimensioni

   Stabilità
                         Snellezza (H/D)              60                                     < 80                                     < 70

4 D Elementi di
                                                      danni brucamento ungulati selvatici    presenza sporadica di                    presenza sporadica di
                         Stato fitosanitario                                                  fitopatie/danni                           fitopatie/danni
                                                                                             su almeno 500 m2/ha senza forte          su almeno 500 m2/ha senza forte
                                                      forte concorrenza erbacea su 80%       concorrenza della vegetazione,           concorrenza della vegetazione,
                         Letto germinazione           della superficie                        senza intensa insolazione, senza         senza intensa insolazione, senza
                                                                                             copertura                                copertura                                                       Liberazione dei nuclei di rinnovazione
                                                      presente solo nelle microstazioni      presenza diffusa                         presenza abbondante                                             presenti . Interruzione della copertura   Sviluppo e vigore dei nuclei di
                         Plantule ( 10 anni) x   media (5-10 anni)              alta (< 5 anni)
                                                                                                                      limitato a tali nuclei di rinnovazione affermata poichè la densità delle piante, attualmente prossimi ai valori indicati dalle esigenze minime, non
9. Prossima valutazione del popolamento (indicativa): 2020                                                            deve abbassarsi ulteriormente in modo eccessivo.
Descrizione dell’intervento

Il popolamento analizzato presenta caratteristiche
strutturali di composizione, densità e stabilità tali da
garantire un ruolo protettivo nei confronti della caduta
massi. Solo la struttura verticale, monostratificata,
presenta una eccessiva uniformità per assenza di un
piano intermedio e dominato. La rinnovazione è però
presente in tutti i suoi stadi, da semenzale ad affermata,
nelle microstazioni più favorevoli, laddove la copertura al
suolo delle chiome è ridotta ed il suolo non è coperto da
vegetazione erbacea.

L’intervento di martellata mira principalmente a
favorire i nuclei di rinnovazione di abete bianco, abete
rosso e faggio già presenti e con ottimi accrescimenti
longitudinali. Il prelievo delle piante viene limitato solo
a tali nuclei per non ridurre eccessivamente la densità
del popolamento poiché questa è già prossima ai valori
dettati dalle esigenze minime.

Le piante abbattute sono disposte lungo le curve di livello
all’interno dell’apertura presente, direzionate lungo la
massima pendenza, in modo da ridurre il danneggiamento
dei nuclei di rinnovazione posti alle quote inferiori.
Il movimento dei tronchi a terra può inoltre favorire la
rottura del cotico erboso particolarmente compatto e
continuo nell’area creando condizioni di suolo minerale
favorevole alla germinazione dei semi.

Nel lungo periodo è ipotizzabile un nuovo intervento che
miri ad incrementare ulteriormente la complessità della
struttura verticale, in nuovi settori dell’area, attraverso
l’apertura di buche per favorire l’ingresso di luce al suolo e
la rottura del cotico erboso attraverso l’esbosco.
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